martedì 22 settembre 2020

Il 6 a 0 che è diventato 3 a 3, i voti persi dalla Lega e quelli presi da Luca Zaia: ecco perché Matteo Salvini è lo sconfitto di queste elezioni. - Giuseppe Pipitone












Doveva essere un cappotto e invece le Regionali si sono trasformare in un pareggio. Un 3 a 3 che per come è maturato vale come una sconfitta per l'uomo che nell'agosto di un anno fa faceva cadere il governo chiedendo "pieni poteri". Il Carroccio perde consensi ovunque rispetto alle Europee. In Puglia e Campania rischia addirittura di essere la terza forza della coalizione: superata da Fdi, è testa a testa con Forza Italia. Per l'ex ministro dell'Interno si apre anche un fronte interno col governatore del Veneto che da solo prende il triplo rispetto ai voti della lista ufficiale del partito.

“Se dovessi fare un pronostico? Dico che vinceremo 7 a 0. Ci stiamo lavorando”. Qualcosa nel lavoro di Matteo Salvini deve essere andato storto. Esattamente 15 giorni dopo quell’incauta previsione l’atteso trionfo alle regionali non è arrivato. Niente cappotto, niente 7 a 0. Anzi: non è arrivata neanche una vittoria netta. È più che altro un pareggio, ma da come è maturato vale come una sconfitta per l’uomo che nell’agosto di un anno fa faceva cadere il governo chiedendo “pieni poteri“. Il segretario della Lega avrebbe voluto parlare da Firenze, dove aveva annunciato la sua presenza in caso di vittoria di Susanna Ceccardi. Alla fine è stato costretto a rimanere a Milano. In via Bellerio è comparso dopo le 19 per commentare l’unica vittoria certa del suo partito: quella alle suppletive per due collegi del Senato in Sardegna e Veneto. Per il resto ha provato a gettare la palla in tribuna. Ha parlato delle 15 regioni su 20 in mano al centrodestra, ha definito le Marche come un’ex regione rossa, nonostante siano state amministrate dalla Dc dal 1972 al ‘ 95, ha esultato per la Lega sopra il 60% in Veneto, anche se cinquanta di quei punti percentuali sono andati alla lista personale di Luca Zaia. L’alternativa era votare la Lega vera, quella col suo nome nel simbolo: i veneti, leghisti doc, hanno fatto capire in modo chiaro come la pensano.

Il cappotto che è diventato pareggio – Sarà anche per questo se di 7 a 0, cappotti e pronostici Salvini non parla più. “Abbiamo vinto in alcune regioni e perso in altre, sarebbe stupido prendere in giro chi ha problemi reali. Se perdi perdi, i cittadini hanno sempre ragione”, ammetterà poi in serata. Un estremo tentativo di abbozzare, ma è evidente che i piani fossero diversi. Il centrodestra tiene il Veneto e la Liguria e riesce a strappare le Marche al centrosinistra. Ma straperde in Campania e soprattutto in Puglia e Toscana, dove Michele Emiliano ed Eugenio Giani smentiscono i sondaggi della vigilia battendo nettamente Raffaele Fitto e Susanna Ceccardi. Ci sarebbe anche la Val d’Aosta, dove la Lega è data in vantaggio dagli exit poll: il segretario lo fa notare subito dopo aver parlato di suppletive, dimenticando che si tratta di una Regione che ha poco più di centomila abitanti. Senza considerare che la legge elettorale locale è un proporzionale puro: i cittadini non eleggono direttamente il governatore, che potrebbe pure non essere un leghista alla fine dello scrutinio. Più che un 4 a 3, dunque, l’esito di queste regionali è al momento un tre pari che soddisfa maggiormente le forze che sostengono il governo. Il Pd tiene le regioni del Sud e sventa l’avanzata della Lega in Toscana: dopo l’Emilia è un’altra vittoria dall’alto valore simbolico. Il Movimento 5 stelle va molto male alle Regionali (ormai una consuetudine) ma può festeggiare il trionfo dei Sì al referendum sul taglio dei Parlamentari, una riforma-bandiera di entrambi i governi guidati da Giuseppe Conte.

Silenzio sul referendum – Forse è proprio per questo motivo che Salvini, nella sua conferenza stampa, non commenta l’esito della consultazione referendaria. Il leader del Carroccio ha sempre detto di voler votare Sì al taglio ma con scarsissimo slancio. “La Lega vota sì. Ma noi non siamo una caserma e se qualcuno vuole votare in modo diverso lo faccia“, ha ripetuto più volte l’ex ministro dell’Interno. Che da una parte si è appellato alla “coerenza” per giustificare il suo sì, ma dall’altra sapeva che un eventuale e improbabile vittoria del No sarebbe stata utile in chiave anti governativa. Per questo ha lasciato che gli altri leader del Carroccio – come per esempio Giancarlo Giorgetti – si esprimessero pubblicamente contro la riforma: una sorta di campagna parallela che non ha dato i frutti sperati. La strada scelta da Salvini sul taglio, in pratica, era destinata a finire in un vicolo cieco: per questo di referendum ha cercato di parlare il meno possibile. “Prendo atto del fatto che il popolo ritiene che ci siano 300 parlamentari di troppo in Parlamento e che la prima forza politica presente numericamente in Parlamento non esiste più in alcune regioni italiane ma lascio a loro la riflessione”, si è limitato a dire, attaccando i 5 stelle. E siccome qualcuno dei suoi parla già di Parlamento delegittimato, il segretario ha messo le mani avanti: le elezioni anticipate “non le chiedevo ieri e non le chiedo oggi. Prima ci sono meglio è, ma non per le elezioni regionali e il referendum”. Praticamente un’ammissione di come il voto di domenica e lunedì abbia rafforzato la maggioranza di governo.

Toscana, la madre di tutte le sconfitte – La vittoria del Sì, nei piani di Salvini, doveva essere oscurata dall’avanzata del suo partito nelle Regioni. Soprattutto una: la Toscana, storica regione rossa dove aveva chiesto e ottenuto il posto di aspirante governatore. Ha scelto la sua pupilla, Susanna Ceccardi, quintessenza del salvinismo in una regione da sempre a sinistra: doveva essere la madre di tutte le battaglie, capace di valere da sola quanto due o tre vittorie. Una sfida che somigliava molto a quella in Emilia Romagna. Proprio per evitare un finale simile Salvini ha tentato di cambiare approccio: ha condotto una campagna elettorale più moderata, tentando di abbassare i toni, depurando l’immagine della Ceccardi da simboli che ricordassero ai toscani lo spadone di Alberto da Giussano. Grafiche neutre e niente campanelli suonati nei quartieri popolari per accusare – a favor di telecamera – i figli degli inquilini di spaccio di droga: non è bastato. I sondaggi della vigilia sembravano pure promettenti, ma alla fine la Toscana non è mai stata in bilico. Come in Emilia, la sfida su cui Salvini aveva puntato tutto, la madre di tutte le battaglie, è andata persa. E pure la Lega ha fatto un balzo indietro, parecchio sostanzioso. In Toscana alle Europee del 2019 aveva preso il 31%, tallonando il Pd, al 33. Oggi – a spoglio ancora in corso – è data al 21 con i dem oltre il 34.

Il derby in Veneto finisce 3 a 0 per Zaia – Il Carroccio perde consensi anche in Liguria, dove è dato sul 16%, tre punti dietro al Pd e ben 8 rispetto a Cambiamo, la lista del governatore rieletto Giovanni Toti. Nel maggio del 2019, nella stessa regione, Salvini aveva preso il 34%, dieci punti in più rispetto ai dem. Nelle Marche, l’unica regione che la destra scippa al centrosinistra, il governatore è Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni prende il 19, con la Lega al 22, ma la lista più votata è rischia di essere di nuovo il Pd che è dato al 24: un anno e mezzo fa il Carroccio era il primo partito col 38%, 15 punti in più rispetto ai dem. Persino il risultato in Veneto rischia di apparire come una beffa pericolosa per il segretario. Nella Regione che da un ventennio è serbatoio di voti per la Lega la riconferma di Luca Zaia a larga maggioranza era scontata. Il voto, però, era atteso soprattutto per il derby interno al Carroccio: la lista del governatore, incoronato da tutti i sondaggi come il leader leghista più popolare del Paese, contro quella ufficiale che porta nel simbolo il nome del segretario. È finita con un 3 a 0 per Zaia nel senso che il governatore da solo ha preso quasi il 50%, con la Lega ufficiale al 15. “In Veneto siamo oltre al 60%. Io non temo e non soffro nessuna competizione interna, che Zaia sia uno dei governatori più amati è un motivo di vanto”, ha provato a esultare Salvini. Che però aveva voluto nella propria lista quasi tutti gli assessori uscenti: una manovra evidentemente tesa a non farsi surclassare da Zaia. Come pure lo stesso evidente obiettivo aveva la lettera inviata da Lorenzo Fontana ai segretari delle oltre 400 sezioni del Carroccio: l’invito del commissario del partito, senza troppo garbo, era di votare la lista ufficiale della Lega Salvini Veneto e non quella Zaia Presidente. Quella missiva non deve essere stata troppo convincente. E ora, dietro a sorrisi e frasi di circostanza, il governatore ne approfitta per togliersi qualche sassolino: “La lista del presidente? Intercetta il consenso che non va al partito“. In via Bellerio a qualcuno saranno fischiate le orecchie.

Al Sud è tornata la Lega Nord  Peggio, molto peggio, è andata al Sud. In Campania alle Europee il Carroccio era testa a testa col Pd al 19%: adesso è poco oltre il 5, una percentuale che somiglia ai voti presi da quelle parti prima della svolta nazionalista. Il partito di Salvini, tra l’altro, rischia pure di essere la forza più debole della coalizione, visto che Fdi e Forza Italia sono avanti di alcuni decimali. Nella Regione che ha rieletto Vincenzo De Luca, Salvini viene surclassato pure dalla lista del Movimento 5 stelle (che è data al 13) e perfino da Italia viva di Matteo Renzi (al 6). Stesso copione in Puglia: il Carroccio è dato al 8%, battuto nettamente da Fdi, al 13,3, e testa a testa con Forza Italia, al 9. Anche qui il partito di Salvini viene superato dai 5 stelle e perde una quantità gigantesca di consenso rispetto al 2019, quando fu scelto dal 25% dei pugliesi. Insomma: Fitto e Caldoro saranno stati pure candidati sgraditi al segretario, che però alla prova del voto ha comunque fatto una magra figura. È pure lì dove Salvini ha imposto la sua candidata – Ceccardi in Toscana – alla fine ha perso nettamente. In più – a guardare la media nazionale – il crollo che da diversi mesi viene accreditato dai sondaggi alla Lega sembra essere reale. “Un conto è il voto delle regionali con tante liste e un altro quello delle Europee: non sono comparabili“, è l’estrema giustificazione del segretario, che da tempo minimizza la caduta del suo consenso solo come un effetto dell’emergenza coronavirus. Ma il lockdown è finito da tempo e dalle Regionali non è arrivato alcun cappotto e neanche un 7 a 0. Piuttosto un pareggio che per Salvini ha il sapore di una sconfitta personale: la Lega continua a perdere terreno e l’unico governatore eletto dal Carroccio è il principale indiziato alla sua successione. Dalla richiesta dei “pieni poteri” sono passati solo 13 mesi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/22/il-6-a-0-che-e-diventato-3-a-3-i-voti-persi-dalla-lega-e-quelli-presi-da-luca-zaia-ecco-perche-matteo-salvini-e-lo-sconfitto-di-queste-elezioni/5938807/

Quel paese là. - Marco Travaglio

 


Anche stavolta, come nel 2016 quando descrisse un intero Paese in festa per la grande riforma Renzi-Verdini, l’intera stampa italiana ha azzeccato le previsioni su un intero Paese schifato o indifferente sul taglio dei parlamentari voluto dai putribondi grillini (e dagli altri partiti che se lo sono rimangiato). Il Paese dei giornaloni è sempre lo stesso: solo che non è l’Italia.

Disastro. “Il Pd e il pasticcio del referendum… Disastro incombente” (Stefano Folli, Repubblica, 4.8). Come no.

Traballa. “Il fronte del No fa traballare Conte” (Claudia Fusani, Riformista, 7.8). Brrr che paura.

Trionfo. “Chi lo dice che vince il Sì? Nelle Regioni al voto può trionfare il No” (Rif, 13.8). Sicuro.

La voglia matta. “C’è una strana voglia di No nell’aria” (Francesco Damato, Dubbio, 22.8). Ma proprio da arraparsi.

Tentazione. “Nasce la tentazione del No che può distruggere i grillini” (Giornale, 22.8). Sarà fatto.

Solo soletto. “Di Maio in tour per votare Sì. Ma è una traversata solitaria” (Stampa, 24.8). Da solo col 70%.

Galassia. “Il fronte del No a sinistra dà il via alla mobilitazione. Un’ampia galassia lavora a una mascherina con il logo” (Rep, 24.8). Per nascondersi meglio.

Tiresia. “Vincerà il Sì ma senza grande distacco. Bassa affluenza” (Roberto D’Alimonte, Stampa, 28.8). Ammazza che genio.

Onda lunga. “Nel Paese cresce il fronte del No. L’onda lunga del No. Costituzionalisti. Nomi storici della sinistra. Intellettuali. Amministratori locali. Così cresce l’opposizione contro il taglio” (Espresso, 30.8). Fuochisti, macchinisti, frenatori, uomini di fatica!

Il mini-indovino. “Brunetta: ‘La sconfitta a settembre manderà a casa il governo’” (Giorn, 31.8). Mo’ me lo segno.

Kamikaze. “Di Maio kamikaze per il Sì” (Giorn, 31.8). Se diceva No faceva un figurone.

Flop. “Paura contagio ai seggi, affluenza in caduta libera. Referendum verso il flop. Partecipazione stimata al 30% ma solo per le Amministrative” (Messaggero, 31.8). Ovvio.

Inferno. “Prevedo l’autunno più infernale di sempre. Sento aria di elezioni” (Paolo Mieli, Verità, 31.8). Pure io.

Incubo. “L’incubo al Nazareno: il replay del 2009, quando Veltroni si dimise dopo la sconfitta in Sardegna” (manifesto, 2.9). Te credo.

Paura. “Il fronte del No fa paura. Da Malan a Orfini, da Giachetti ai dissidenti grillini: ‘La gente ha capito’” (Rif, 2.9). Già, l’ha capito.

Corpo. “Come evidenzia il sondaggio Demos per Repubblica, il fronte del No prende corpo” (Rep, 2.9). E anima.

Via subito. “Berlusconi archivia già Conte: dimettiti prima delle Regionali” (Gior, 2.9). Così anticipi.

Pari e patta. “Il pasticcio referendum senza vinti né vincitori” (Carlo Nordio, Mess, 7.9). Ti piacerebbe.

L’oracolo di Delfi. “Il prof D’Alimonte prevede un vantaggio del No in Toscana del 52% contro 48. E descrive una crescente rimonta del No nazionale” (Folli, Rep, 8.9). Mejo de Nostradamus.

Choc. “Referendum: sondaggio choc, rimonta del No”. “D’Alimonte: impennata dei contrari. Anche Mannheimer registra il trend: ‘Partita aperta’. Ghisleri: recuperati 10 punti in 1 mese” (Gior, 8.9). È solo l’inizio.

Rimonta. “Cosa significa la rimonta del No” (Folli, Rep, 9.9). Che è una cazzata?

Stato d’animo. “Colpisce la costante ripresa del No, testimoniata da autorevoli sondaggisti e soprattutto da uno stato d’animo indefinibile che si coglie in giro per il Paese” (Folli, ibidem). Colpisce alla testa.

Contagio. “Il Pd rischia l’isolamento”. “Sembra che il No sia contagiosissimo” (Ellekappa, Rep, 10.9). Una strage.

Calvario. “…quale calvario attende la maggioranza nel caso, un po’ meno probabile dopo la rimonta del No, di approvazione del taglio” (Sorgi, Stam, 11.9). Ah saperlo.

Saviano scuote. “Saviano scuote il Pd. Dubbi anche tra gli elettori del Sì. La rimonta del No c’è ed è palpabile, viaggia nelle parole degli analisti più che sui numeri” (Rep, 11.9). Palpa, palpa.

Il fenomeno. “Referendum, nel No un Paese che cambia… La differenza fra la vivacità del fronte del No e la staticità del partito del Sì: è la cartina al tornasole di un’Italia politica che sta cambiando perché il populismo è in calo… È questo cambiamento di umore e sentimento nel Paese la significativa novità con cui tutti i leader e partiti dovranno fare i conti” (Maurizio Molinari, Rep, 13.9). Ecco, bravo, fai i conti.

Fuori mercato. “Doveva passare come un plebiscito… Invece contro il taglio dei parlamentari è cresciuta la mobilitazione nella società. Antipolitica fuori mercato. Dove il M5S trionfò vince una rabbiosa indifferenza. Più della metà delle persone non sa neppure che si voterà” (Espr, 13.9). Invece ha votato con rabbiosa indifferenza per i giornali del No.

Spallata. “Il No tenta il centrodestra. Dai militanti l’invito a dare la spallata al governo” (Francesco Verderami, Corr, 15.9). È fatta.

La sensitiva. “Colgo segnali di risveglio in chi è contrario al taglio dei parlamentari. Il risultato sarà molto più sorprendente di quanto si poteva attendere” (Emma Bonino, Stam,18.9). Cucù! Sorpresona!

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/22/quel-paese-la/5939354/

lunedì 21 settembre 2020

Tutto dipende. - Massimo Erbetti












Tutto dipende da che punto guardi il mondo... nessuno ha ragione e nessuno torto, non è mai tutto bianco o tutto nero. Tutto dipende dalla prospettiva con cui si guardano le cose...se entrambi siamo nello stesso luogo, ma ad altezze diverse, vedremo il mondo in maniera diversa...se io mi trovo ai piedi di un grattacielo e mi guardo intorno, cosa vedo? Negozi, auto parcheggiate, gente che cammina e sentirò il rumore del traffico, gente che parla...se subito dopo salgo sul tetto dello stesso grattacielo, pur essendo nello stesso identico posto, il mondo che mi circonda, sarà totalmente diverso..vedrò i tetti delle case, l'orizzonte, che prima era invisibile perché coperto dai palazzi e i rumori che sentivo dal basso spariranno...eppure sono nello stesso identico punto del mondo...questo è quello che sta capitando a chi si sente deluso dal movimento...alcuni sono rimasti in strada altri sono saliti sul tetto. C'è chi è convinto che se il movimento fosse rimasto "puro" (cosa di cui poi parlerò in un'altra occasione) avremmo avuto più consensi, ma era possibile ciò? Sarebbe servito a qualcosa? Avremmo raggiunto quel fatidico 41%? E se non fosse successo? Cosa sarebbe accaduto? Ha senso avere un alto consenso, se poi quel consenso non ti permette di fare nulla? Perché poi alla fine di questo si tratta...la politica, o meglio il consenso politico, oggi purtroppo è volatile, lo dimostra il fatto che noi avevamo due anni fa il 33% ed oggi forse la metà, ma anche la lega appena un anno fa aveva almeno il 13% in più..cosa accadrà fra un anno? O magari nel 2023? Nessuno di noi può prevederlo, magari il movimento non esisterà più, o magari si...ma poco conta questo, quello che voglio dire è che ad un certo punto della vita bisogna fare delle scelte e noi abbiamo scelto di allearci, prima con la lega e poi con il PD... Giusto, sbagliato? Puntare il dito non serve a nulla, così "abbiamo" deciso...e badate bene ho detto abbiamo, nonostante io abbia votato in maniera contraria alla prima alleanza, essere del movimento significa anche accettare le scelte della maggioranza e farle comunque proprie, anche se si è in disaccordo (lo dico per quelli che la democrazia è sacra solo se gli altri la pensano come noi). Poi però c'è da dire che in seguito, mi sono ricreduto, l'alleanza (non importa quale) ci ha permesso di fare cose, magari piccole, ma di farle e questo secondo me è positivo...una su tutte il RdC...quante persone abbiamo tolto dalla disperazione con il reddito? Valeva la pena provare e sperare di prendere un ipotetico 40% che magari non sarebbe arrivato mai? E nel frattempo quanti disperati non avrebbero avuto di che mangiare? Ad un certo punto, nella vita, si diventa grandi e si debbono fare delle scelte, a volte sofferte, che non ci piacciono, ma bisogna farle e io seppur contrario per principio, oggi benedico quelle alleanze, perché qualcuno ne ha beneficiato. Abbiamo sbagliato? Non siamo stati capiti? Non mi interessa, non è una gara, non c'è chi vince e chi perde, la politica per come la vedo io, è fare qualcosa di buono e secondo me, di buono ne abbiamo fatto e anche tanto. Abbiamo perso consensi? Si vero, ma io non sono qui per il consenso, ma per fare cose... Ricordate? Uno dei grillini per eccellenza diceva: "non vogliamo il vostro voto"...oggi invece vogliamo solo voti...solo consenso. Certo è che il consenso ti dà la possibilità di fare cose e senza non fai nulla...ma qui però, ritorniamo al discorso iniziale...devi avere il 40% per farle da solo e se non ci arrivi, non fai nulla...vivrai per sempre con la speranza di arrivarci...e nel frattempo? La gente muore di fame..

Altro esempio: In tempi non sospetti e cioè quando di consenso ne avevamo tanto, tantissimo...a livello locale, non ne avevamo comunque...su 8000 comuni, che ci sono in Italia, ne abbiamo amministrati appena 50..che non fa nemmeno media, è un numero irrilevante, lo zero virgola, come mai? Non siamo stati bravi? O c'è dell'altro? Sicuramente c'è altro molto altro....voto di scambio...coalizioni infinite...una legge elettorale sbagliata..ecc ecc...ma come le cambi le cose dall'opposizione? Per cambiarle devi governare, se non governi, non cambi nulla...e ritorniamo al punto di partenza...il 40%...quel 40% che forse se...che magari... che un giorno... che che che..che era, rimane e rimarrà un miraggio...che avremmo dovuto provare a prendere...si certo, ma se non ci fossimo riusciti? Vi ricordo che mentre noi avremmo dovuto provarci, c'era gente che moriva di fame e ora fortunatamente, grazie a noi, non ci muore più...a volte è facile parlare e lo è ancor di più quando non si vivono le cose, è facile dire: proviamoci, quando non si ha fame...c'è gente che ha fame oggi e non può aspettare che noi arriviamo al 40%...tutto dipende...da che punto guardi il mondo...

https://news.google.com/topstories?tab=wn&hl=it&gl=IT&ceid=IT:it

Forse è davvero possibile attraversare i buchi neri rotanti per viaggiare attraverso lo spazio. - GAURAV KHANNA per The conversation
















Uno degli scenari più popolari della fantascienza utilizza i buchi neri come portali per un’altra dimensione o tempo o universo. Questa fantasia potrebbe essere più vicina alla realtà di quanto immaginato in precedenza.

buchi neri sono forse gli oggetti più misteriosi nell’universo. Nascono come conseguenza della gravità che comprime una stella morente senza limiti, arrivando a formare una singolarità; in pratica, un’intera stella viene compressa in un singolo punto producendo un oggetto con una densità infinita.

La singolarità provoca un buco nel tessuto dello spaziotempo stesso, forse aprendo un’opportunità per il viaggio nell’iperspazio, una scorciatoia, cioè, attraverso lo spaziotempo che consente di attraversare distanze su scala cosmica in un breve periodo.

I ricercatori finora hanno ritenuto che qualsiasi veicolo spaziale che tentasse di utilizzare un buco nero come un portale di questo tipo finirebbe per soccombere alle particolari leggi che regolano i buchi neri. L’ambiente caldo e  denso della singolarità e, soprattutto le maree provocate dagli effetti gravitazionali, stirerebbero e comprimerebbero una navicella alla navicella, prima di vaporizzarla completamente.

Volare attraverso un buco nero.

Il mio team all’università Dartmouth del Massachusetts  e un collega del Georgia Gwinnett College hanno dimostrato che non tutti i buchi neri vengono creati nello stesso modo e non tutti sono uguali.

Se il buco nero noto come Sagittario A*, situato al centro della nostra galassia, fosse grande e rotante, allora le prospettive per un veicolo spaziale cambierebbero drasticamenteQuesto perché la singolarità che un veicolo spaziale dovrebbe affrontare sarebbe molto delicata e potrebbe consentire un attraversamento pacifico. La ragione per cui questo sarebbe possibile è che la singolarità rilevante all’interno di un buco nero rotante è tecnicamente “debole“, e quindi non danneggia gli oggetti che interagiscono con esso.

In un primo momento, questo fatto può sembrare controintuitivo. Ma si può pensare ad esso come analogo all’esperienza comune di passare rapidamente il proprio dito attraverso la fiamma di quasi 2000 gradi di una candela, senza bruciarsi.

La mia collega Lior Burko e io abbiamo studiato la fisica dei buchi neri per oltre due decenni.

Nel 2016, la mia studentessa in corso di dottorato, Caroline Mallary, ispirata dal film di successo di Christopher Nolan Interstellar, ha deciso di provare se Cooper (il personaggio di Matthew McConaughey), avrebbe potuto sopravvivere al tuffo dentro Gargantua, un buco nero fittizio, supermassiccio e in rapida rotazione, grande circa 100 milioni volte la massa del nostro sole.

Interstellar era basato su un libro scritto dall’astrofisico vincitore del premio Nobel Kip Thorne e le proprietà fisiche di Gargantua sono fondamentali per la trama di questo film di Hollywood.

Basandosi sul lavoro svolto dal fisico Amos Ori due decenni prima, e armato delle sue forti capacità computazionali, Mallary costruì un modello in grado di valutare la maggior parte degli effetti fisici essenziali su un veicolo spaziale, o qualsiasi oggetto di grandi dimensioni, che cada dentro un buco nero rotante grande come Sagittario A *.

La scoperta fu che in tutte le condizioni un oggetto che cade in un buco nero rotante non avrebbe esperienza di effetti infinitamente grandi sul passaggio attraverso la cosiddetta singolarità dell’orizzonte interno del buco nero.

Questa è la singolarità che un oggetto che entra in un buco nero rotante non può evitare.

Non solo, nelle giuste circostanze, questi effetti possono essere piccoli o trascurabili, consentendo un passaggio piuttosto confortevole attraverso la singolarità. In effetti, non ci possono essere effetti evidenti sull’oggetto che cade. Ciò aumenta la fattibilità dell’utilizzo di buchi neri rotanti di grandi dimensioni come portali per il viaggio nell’iperspazio.

Mallary scoprì anche una caratteristica che non era stata pienamente apprezzata prima: il fatto che gli effetti della singolarità nel contesto di un buco nero rotante comporterebbero un rapido aumento dei cicli di dilatazione e compressione sulla navicella spaziale.

Ma per i buchi neri molto grandi come Gargantua, la forza di questo effetto sarebbe molto piccola, al punto che la navicella spaziale e gli individui a bordo non la rileverebbero nemmeno.








Lo sforzo fisico su una nave spaziale mentre entra in un buco nero – aumenta drammaticamente ma non cresce indefinitamente. Pertanto, un veicolo spaziale può sopravvivere. (Khanna / UMassD)

Il punto cruciale è che questi effetti non aumentano senza limite; in effetti, rimangono finiti, anche se gli stress sulla navicella spaziale tendono a crescere indefinitamente mentre si avvicina al buco nero.

Ci sono alcuni importanti assunti di semplificazione e caveat risultanti nel contesto del modello di Mallary. L’ipotesi principale è che il buco nero preso in considerazione sia completamente isolato e quindi non soggetto a disturbi costanti da parte di una sorgente come un’altra stella nelle sue vicinanze o persino da una radiazione in entrata.

Questa ipotesi consente importanti semplificazioni e vale la pena notare che la maggior parte dei buchi neri sono circondati da materiale cosmico: polvere, gas, radiazioni. Pertanto, un’estensione naturale del lavorodi Mallary sarebbe quella di eseguire uno studio simile nel contesto di un buco nero astrofisico più realistico.

L’approccio di Mallary all’utilizzo di una simulazione al computer per esaminare gli effetti di un buco nero su un oggetto è molto comune nel campo della fisica dei buchi neri.

Inutile dire che non abbiamo la capacità di eseguire veri e propri esperimenti in o vicino ai buchi neri, quindi gli scienziati ricorrono alla teoria e alle simulazioni per comprenderne il funzionamento, facendo previsioni e nuove scoperte. La conversazione

Gaurav Khanna , professore di fisica, Università del Massachusetts Dartmouth.

Questo articolo è ripubblicato da The Conversation sotto una licenza Creative Commons. Leggi l’ articolo originale .

https://www.reccom.org/2019/01/10/forse-e-davvero-possibile-attraversare-i-buchi-neri-rotanti-per-viaggiare-attraverso-lo-spazio/

La sai l’ultima? - Tommaso Rodano

 

Il top della settimana Bordelli familiari, mance esorbitanti, altalene assassine, regali discutibili, gatti influencer e Selfini col braccio indolenzito (era ora).

Disastro Salvini ha un dolore alla spalla,
troppi selfie fanno male (anche) alla sua salute.

Prima o poi sarebbe dovuto succedere. La bulimia social di Matteo Salvini non poteva restare senza conseguenze, impunita. Dove non arrivano l’intelligenza, il senso della misura e le norme sanitarie sul divieto di assembramenti, arrivano i limiti fisiologici del corpo: i selfie ossessivi fanno male alla sua salute e ora il capo della Lega ha dolore alla spalla. L’indolenzimento si è manifestato pochi giorni fa a Bergamo, durante l’ennesimo comizio. Salvini, impegnato nella milionesima sessione di autoscatti senza mascherina insieme ai suoi fan, per una volta era costretto a tenere il braccio rigido, lungo il corpo. Una scena struggente: il capopopolo impedito nella sua arte migliore, privato della sua naturale elasticità, la qualità che l’ha reso un punto di riferimento della destra italiana. Selfini è un selfiestick-man, uno che è più a suo agio da bastoncino vivente che da ministro dell’Interno. “Ho preso tre muscoril”, ha detto, per far andare via il dolore. Ne va della sua credibilità politica.

Caserta Il regalo di nozze di un’avvocata alla praticante:
un coupon per un divorzio gratuito entro tre anni.
Se vi angosciano i matrimoni anche per tutte quelle spiacevoli formalità, tipo il regalo da fare agli sposi, potreste prendere esempio dall’avvocata Carmen Posillipo del Foro di Santa Maria Capua Venere, in provincia di Caserta. La nostra, specializzata in diritto di famiglia, è stata invitata al matrimonio della sua praticante Francesca. Carmen non si può definire una conformista: non le andava di regalare la classica busta con i soldi, troppo volgare; non le andava di mettersi a spulciare la lista di nozze, troppo scontato; non le andava di contribuire alla luna di miele, troppo anonimo. Allora le ha regalato un divorzio. O meglio un buono per una separazione consensuale o giudiziale gratuita della durata di tre anni. “L’ho fatto un po’ per gioco un po’ per scaramanzia”, ha scritto la spiritosa Carmen nel biglietto di auguri. Francesca però deve sbrigarsi a lasciare il marito: il buono scade. “Se supererà il limite di tre anni – dice l’avvocata – lo convertirò in denaro”. Si chiama classe.

Lombardia Viene sorpreso con una prostituta e dà alla polizia le generalità di suo fratello: si becca una multa di 10mila euro.
La famiglia prima di tutto. Un simpatico signore lombardo è stato sorpreso dalla polizia locale in compagnia di una prostituta in una strada della Bassa bergamasca. Il nostro eroe, per nulla intimorito dalle contestazioni degli uomini in divisa, ha pensato di uscire dagli impicci fingendo di essere un’altra persona: suo fratello. Infatti al momento di declinare le proprie generalità, ha fornito quelle dell’amato congiunto. Forse non tanto amato. Ce lo racconta Repubblica Milano. Non conosciamo molti altri dettagli di questa deliziosa vicenda, ma di certo l’ingegnoso tentativo di frode non è andato a segno: la polizia si è accorta che si trattava di un inganno maldestro. Così adesso il genio della Bassa non dovrà soltanto rispondere di atti osceni in luogo pubblico (insieme alla signorina che era con lui), ma pure di falsa attestazione a pubblico ufficiale. Insieme a una multa di 10mila euro.

Instagram Il gatto senza occhi né pelo è una star del web:
in pochi giorni colleziona quasi novantamila followers.
Aggiungete un influencer al lungo elenco da Chiara Ferragni in giù. Trattasi stavolta di un felino, al secolo Jazzy Jasper. È uno di quei gatti che per loro natura hanno un aspetto peculiare, diciamo: gli sphynx sono quei mici grinzosi e senza pelo, dall’aria vagamente aliena. C’è chi li trova orribili e chi li ama molto, la loro razza è quotata e costosa. Jasper però ha qualcosa in più, anzi in meno: gli occhi. Una salute cagionevole e disgraziata l’ha portato a collezionare in pochi anni prima un herpes oculare, poi un’ulcera alla cornea, infine un ictus. Alla fine i bulbi gli sono stati rimossi completamente con un’operazione chirurgica. Il nostro è sopravvissuto e se la cava benissimo, si fa bastare l’olfatto. Abbiamo dunque un gatto senza pelo e senza occhi, cos’altro poteva succedergli? Diventare una star di Instagram. In pochi giorni la storia di Jasper ha ispirato, pare, un folto popolo di internauti. Al momento conta quasi 90mila followers, in continua ascesa. Roba da gatti.

New Jersey La mancia più generosa della storia:
una coppia regala la sua auto alla cameriera
Qual è la mancia più alta che avete mai lasciato in un ristorante? Difficilmente sarà all’altezza di quella con cui Lisa Ayala e Jason Medina hanno voluto omaggiare Lisa Mollett, la loro cameriera prediletta nella trattoria preferita, l’Empire Diner di Brooklawn, in New Jersey. I due avventori non si sono limitati a qualche moneta o banconota al tavolo, hanno fatto le cose in grande: le hanno regalato un’automobile, la loro vecchia Nissan Altima del 2006. Al termine dell’ennesimo pranzo della domenica, invece di chiedere due digestivi, la coppia ha consegnato alla cameriera un mazzo di chiavi e l’ha invitata a seguirli all’esterno, dove le hanno mostrato la “mancia”. Quando ha capito cosa stava succedendo, Lisa è scoppiata in lacrime. Qualche tempo prima aveva raccontato ai due clienti di avere avuto dei problemi con la sua auto e loro volevano fare qualcosa di carino per lei, che era rimasta senza lavoro per tre mesi nel periodo del lockdown. “Ci sono tante persone gentili – ha detto Lisa Mollett – ma non avevo mai visto una mancia così”.

Torino Un ragazzo di 24 anni rimane incastrato
nell’altalena e viene salvato dai vigili del fuoco.
Vi capita mai di osservare i giochi dei bambini nei parchi pubblici e sentire una voglia irrefrenabile di fiondarvi come aveste ancora quattro anni? Se la risposta è no siete degli insensibili, se la risposta è sì il protagonista di questa storia potrebbe diventare il vostro idolo. Un 24enne di Calise (Torino), travolto da un entusiasmo naif e una nostalgia canaglia, ha provato a espugnare la vecchia altalena del parco giochi locale (come ci informa il sito today.it). Limite di età per cavalcarla: 5 anni. La scelta si è rivelata tragica: il nostro, probabilmente alcolizzato e magari pure in sovrappeso, è rimasto incastrato nel sedile. Ma seriamente: per estrarlo sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Il giovane era in comitiva con gli amici, il fattaccio è avvenuto dopo la mezzanotte. Le operazioni di salvataggio sono state complesse: prima sono state tagliate le catene dell’altalena e poi, con un lavoro di fino, è stato aperto il seggiolino liberando il ragazzo. Che ha concluso la sua malinconica madeleine venendo identificato dai carabinieri.

Il titolo della settimana Il Giornale: “Denis il russo,
il mistero dell’uomo che ha smesso di invecchiare”.
Il titolo della settimana è una notizia dal valore imprescindibile che viene consegnata alla storia della stampa italiana dal Giornale di Alessandro Sallusti. Ecco il titolo: “Russia, il mistero dell’uomo che ha smesso di invecchiare”. Ci viene raccontata la condizione di Denis Vashurin, un uomo di 32 anni che ne dimostra 13. Notevole. Denis, ci spiegano, non riesce proprio a invecchiare. Per capirci – sottolinea giustamente il Giornale – è “un caso totalmente opposto rispetto alla vicenda di Harry, bimbo dello Yorkshire che invecchia 5 volte più rapidamente del normale”. Denis non ha la più pallida idea di cosa gli stia succedendo e evidentemente non ha sentito il bisogno nemmeno di rivolgersi a un medico che glielo spiegasse: “Tale singolare fenomeno, ha rimarcato, non gli avrebbe però creato problemi né nell’interazione con i suoi coetanei né per quanto riguarda il rendimento scolastico, dato che aveva buoni voti, anche in educazione fisica”. Non fa una piega.

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