La crisi del Movimento è anche colpa dei cittadini che lo compongono. Nessuno escluso. Come quei cittadini che dalla sera del 4 marzo son tornati sul loro divano. Altro che partecipazione, altro di rimboccarsi le maniche e fare la propria parte. Si sono rituffati nell’indifferenza e alle elezioni locali non si son degnati neanche di votare. Tra loro molti cittadini esasperati per cui il Movimento era l’ultima spiaggia ed è bastato qualche schizzo di fango per farli arrendere. Molti si son fatti ingannare dalla stampa in mano ai nemici del Movimento, alla faccia del sapersi informare e ragionare con la propria testa. Altri invece pensavano che il Movimento avesse la bacchetta magica e risolvesse tutti i loro problemi in un batter d’occhio. Come prometteva di fare la vecchia politica salvo poi farsi gli affari propri. Cittadini che si son messi a fare gli schizzinosi. Per decenni sono stati umiliati da una politica corrotta e autoreferenziale e adesso che in soli due anni il Movimento ha realizzato senza rubare gran parte di quello che ha promesso, alzano il nasino all’insù e danno tutto per scontato. Come se avessero rimosso da che paese provengono. Come se confondessero la politica col Padreterno. Ma ci sono anche molti cittadini che il 4 marzo non sapevano né cosa votassero né perché. Cittadini saliti per sbaglio sul treno giallo del Movimento e che sono scesi alla prima stazione. Tra loro molti terrapiattisti de noialtri e negazionisti anche del proprio senno. La crisi del Movimento è però anche colpa di cittadini che han continuato a credere nel progetto e a partecipare ma che strada facendo sono ricaduti nei vizietti della vecchia politica. Tipo quelli che si dichiaravano post-ideologici e quando il Movimento era alleato con la Lega gli andava bene, adesso che è alleato col Pd si scandalizzano e sbattono la porta. O viceversa. I post ideologici a chiacchiere. Oppure quelli che son scivolati nel personalismo e si son messi a tifare per quel portavoce o per quell’altro. Dividendo così la base e generando pseudo correnti e spifferi che alla lunga hanno indebolito il Movimento. Vizietti della vecchia egopolitica a cui alcuni portavoce si son prestati con un protagonismo che gli ha garantito visibilità e peso ma che ha danneggiato un Movimento che ha sempre fatto della sua compattezza e della sua concentrazione sulle cose da fare, la sua forza. Un Movimento nato per essere leader di se stesso e in cui contano i programmi e non chi li realizza. Concetti profondi. Culturali. Che riguardano il modo d’intendere la politica e la propria cittadinanza. Concetti che molti attivisti sia a casa che nei palazzi sembrano aver scordato. L’egopolitica ha ostacolato il dialogo tra portavoce ed attivisti e generato uno strisciante complottismo interno. Una cultura del sospetto che ha scatenato tempeste sul nulla e ha offerto alibi ai traditori e armi ai nemici. Ma nulla è ancora perduto, anzi. Gli Stati Generali sono una storica occasione di rilancio. Il Movimento ha ancora un enorme potenziale politico. Merito delle cose realizzate che alla lunga pagheranno anche in un paese autolesionista e fazioso come il nostro. Merito delle cose ancora da realizzare che sono ancora moltissime in un paese martoriato dalla malapolitica come il nostro. Merito dei nemici del Movimento che non hanno imparato nulla dal 4 marzo e alle prossime politiche si ripresenteranno con le solite stucchevoli facce costringendo molti elettori a fare il bis a 5 stelle. Quanto all’egopolitica, grazie al limite dei due mandati i portavoce che sono all’ultimo giro di giostra se la porteranno a casa con loro. Gli Stati Generali sono davvero una storica occasione di rilancio. Questo a patto che si ammetta come la crisi del Movimento sia anche colpa dei cittadini che lo compongono. Nessuno escluso.
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