mercoledì 11 novembre 2020

Carrai e quei soldi dal Togo. Open, i donatori nel mirino. - Antonio Massari e Valeria Pacelli

 

Firenze - Altri guai per l’amico di Renzi e la moglie: riciclaggio.

Non ci sono solo nomi importanti della politica, come quello di Matteo Renzi o degli ex ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti. L’indagine della procura di Firenze sulla Fondazione Open potrebbe allargarsi ai finanziatori, a coloro che negli anni scorsi hanno elargito donazioni a quella che è stata la cassaforte del renzismo. I magistrati fiorentini ritengono che la Open sia stata “un’articolazione politico-organizzativa del Pd (corrente renziana)” e vogliono andare avanti su questa strada. Tanto che nel mirino della Procura ora potrebbero finire alcuni finanziatori. Non tutti ovviamente. Finanziare una fondazione non è un reato, il problema sorge quando le donazioni non vengono iscritte a bilancio. Quindi la lista di chi finisce sotto accusa potrebbe allungarsi.

Nel frattempo sono già stati iscritti nel registro degli indagati Renzi, Lotti e Boschi: sono tutti accusati di finanziamento illecito. Secondo i pm, dal 2012 al 2018 hanno ricevuto 7,2 milioni di euro, in violazione della norma sul finanziamento illecito ai partiti. “Somme – riporta il capo di imputazione – dirette a sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana”. “E comunque – è scritto nell’invito a comparire – perché Renzi, Lotti e Boschi ricevevano dalla Fondazione contributi in forma diretta e indiretta, in violazione della normativa”. In quanto membri del consiglio direttivo della Open in questa indagine sono accusati di finanziamento illecito anche l’avvocato Alberto Bianchi e Marco Carrai, l’imprenditore ritenuto molto vicino a Renzi.

Per Carrai non è l’unica indagine in cui è coinvolto. Lo ha anticipato ieri Il Corriere Fiorentino: è accusato di concorso in riciclaggio con la moglie Francesca Campana Comparini. Secondo il quotidiano, le indagini sarebbero partite dopo che nel corso di un controllo all’aeroporto di Firenze furono trovati 160mila euro in contanti a una passeggera originaria del Togo in arrivo nel capoluogo toscano. Dalle stesse indagini sarebbe emerso che il denaro sarebbe stato destinato alla moglie di Carrai, per il pagamento dell’affitto di un appartamento di sua proprietà nel centro di Firenze. Secondo l’accusa, riporta sempre Il Corriere Fiorentino, il contratto di locazione dell’abitazione sarebbe stato fittizio, e sarebbe servito per far arrivare il denaro dal Togo in Italia. La Procura sta cercando di ricostruire il movimento di quel denaro. La difesa di Carrai, riferisce il quotidiano, sostiene che sia tutto lecito, dal momento che sarebbe stato lo stesso Carrai a chiedere informazioni su come fare arrivare quel denaro dal Togo senza incorrere in sanzioni.

Francesca Campana Comparini, classe ’88, è nota a Firenze anche per essere l’organizzatrice del Festival delle religioni, un appuntamento annuale dagli importanti ospiti. Nel 2019 c’era per esempio il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin e ovviamente il sindaco Dario Nardella. Il festival è “copromosso dal comune di Firenze” con il contributo della Fondazione Cr Firenze, un ente senza scopo di lucro che tra i consiglieri del cda annovera proprio il marito Marco. Sono storie fiorentine queste. Quelle della procura invece sono invece indagini penali. Che Renzi sembra star mal digerendo. Dopo le affermazioni del leader di Italia Viva dei giorni scorsi, una quindicina di consiglieri del Csm hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela dei magistrati di Firenze. L’ex premier, insorgono i togati del Csm, “ha definito i magistrati della Procura di Firenze come ‘ossessionati’, mossi da ‘ansia di visibilità’, e ai quali ‘la ribalta mediatica piace più del giudizio di merito’. Si tratta di dichiarazioni che destano preoccupazione in quanto con esse vengono attribuiti ai magistrati intenti e finalità diverse e distorte rispetto all’accertamento della verità”.

Quelli di Renzi, continuano i magistrati, sono comportamenti che appaiono “lesivi del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria”. Renzi, però, respinge le accuse. “Nessuna guerra di religione” di berlusconiana memoria assicura, anche perché, è il ragionamento, fare di tutta l’erba un fascio impedisce un’analisi seria, serena e serrata dei singoli procedimenti.

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“Senza protettori non entri”: odissee da ricercatori precari. - Roberto Rotunno


 

Il rapporto - Interviste a centinaia di studiosi in università ed enti: minacce, baronato e maltrattamenti. Solo promesse non mantenute.

“In uno dei colloqui che ho provato a fare per vincere un dottorato, il presidente della commissione mi ha detto che, se non c’è un professore che mi vuole, non ha senso nemmeno presentarmi”. Chi parla è un ricercatore dell’Università di Padova, uno tra i tanti studiosi che alcune settimane fa hanno risposto all’indagine sul baronato del mondo accademico italiano promossa dal Comitato precari ricercatori universitari (Cpru). La sua è solo una delle centinaia di storie.

Quello venuto fuori è un mondo caratterizzato spesso da ricatti, discriminazioni, promesse non mantenute e professionalità non valorizzate. Più della metà degli intervistati lavora in università, gli altri in enti pubblici (epr), aziende e istituti di cura. Mentre tutti aspettano che la ricerca compia l’ultimo passo alla conquista del vaccino contro il Covid, nel nostro Paese il settore resta castrato dalle scarse risorse che ha a disposizione e finisce per demotivare chi ne fa parte. Tanto che l’83,3% degli intervistati ha detto di guardare con preoccupazione al futuro e il 49,5% si sente semplicemente sfruttato.

L’impressione che emerge dal report è che molti docenti tendano a premiare obbedienza e fedeltà piuttosto che la bravura. “Ho lavorato nella ricerca per dieci anni dopo il dottorato – racconta una ricercatrice – mi è sempre stato detto che in futuro si sarebbero aperte opportunità in Università, ma non si è mai presentata la possibilità di partecipare a concorsi”. Quasi il 36% ha detto di essere stato ingannato da false promesse che riguardano presunti avanzamenti di carriera. C’è poi la quotidianità. Il 38% dichiara di aver subito minacce, di essere stato demansionato, denigrato o isolato da parte dei superiori (quindi dal docente o da un dirigente nel caso degli enti di ricerca). Quasi il 15% delle donne, inoltre, sostiene di aver subito discriminazioni di genere. “In Università venivo chiamata con appellativi come cucciola, piccola, occhi belli, a fronte di colleghi uomini chiamati per cognome”, ricorda una ricercatrice. È andata peggio a chi ha affrontato una gravidanza: “Quando ho comunicato al mio capo che aspettavo un bambino – si legge su uno dei questionari – mi ha creato problemi e ha minacciato di sostituirmi se le cose non fossero tornate come prima. E ora, infatti, faccio i salti mortali per garantire più di otto ore al giorno, lavorando anche da casa”.

Praticamente tutti sostengono di essere in servizio per un tempo superiore a quello previsto dai contratti, e il 44,4% lo fa perché si sente obbligato e teme ripercussioni.

Le carriere sono frammentate, in genere si parte con un dottorato dopo la laurea, poi si passa a un assegno di ricerca e si spera di accedere in un nuovo concorso. Tra un passaggio e l’altro, tanti buchi che spesso si traducono in lavoro gratuito per non perdersi per strada. “Dopo il dottorato – racconta una ricercatrice – non ho percepito la retribuzione per dieci mesi in attesa di un assegno all’Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn)”. “Il problema – fa notare un collega dell’Università di Bologna – sono quelli che definisco i ‘progetti trappola’. Enormi, complessi, affidati da istituzioni prestigiose a una sola persona abbandonata a se stessa. Mi è successo la prima volta dieci anni fa, quando, terminata la borsa di studio annuale, non c’è stato il rinnovo. Pertanto nel secondo anno non sono stato pagato”. Secondo il rapporto a demotivare i ricercatori precari si sono soprattutto i mancati riconoscimenti, a partire dalle citazioni scomparse dalle pubblicazioni a cui però contribuiscono per la gran parte. “Non ho potuto nemmeno inserire il mio nome su un progetto di ricerca basato su una mia idea”, ha risposto una studiosa della Sapienza. Il 61,5% degli assegnisti dice che ha lavorato durante il lockdown senza che questo sia stato riconosciuto.

Il precariato, dunque, resta una condizione non solo contrattuale. Del resto il proliferare di contratti a termine non è stato sconfitto nemmeno dalla legge Madia, che a partire dal 2017 ha avviato le stabilizzazioni negli enti pubblici di ricerca. A oltre tre anni, oggi solo nel Cnr, il più grosso, sono ancora circa 400 i precari storici che aspettano l’assunzione. “Servono nuovi fondi per completare le stabilizzazioni – spiegano dalla UilRua – e bisogna anche creare un nuovo piano di reclutamento che non ripeta il circolo vizioso”. Infatti, nel frattempo si sono già create nuove sacche di precari storici che rivendicheranno un posto fisso.

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Il Cazzaro Bianco. - Marco Travaglio

Tutto è relativo. Infatti è bastata la sola esistenza in vita di Donald Trump per trasformare Joe Biden nel nuovo Abramo Lincoln e la vice Kamala Harris (vedi pagina 14) nella versione femminile di Martin Luther King. Ma, per evitare sorprese in futuro, è bene conservare un pizzico di memoria sul passato. Tre anni fa La Stampa ancora diretta dallo yankee Molinari era impegnatissima a dimostrare che Putin truccava le elezioni in tutto il mondo, convincendo a colpi di hacker, troll e fake news centinaia di milioni di abitanti del pianeta a votare i cattivi sovranisti al posto dei soliti buoni. E titolò tutta giuliva: “Biden: ‘Così il Cremlino interferì nel referendum italiano. Mosca sostiene Lega e M5S’”. Ecco perchè l’Innominabile aveva perso il referendum e Palazzo Chigi: non perché la sua riforma e il suo governo facessero pena ai più, ma perchè l’aveva deciso Vladimir. Che aveva già telecomandato l’elezione di Trump, il voto sulla Brexit e non solo. L’articolo di Biden sulla rivista Foreign Affairs, anticipato da La Stampa, svelava il fallito tentativo di pilotare le elezioni francesi del 2017 e “passi simili per influenzare le campagne politiche in vari Paesi Ue: i referendum in Olanda (integrazione dell’Ucraina in Europa), in Italia e in Spagna (secessione catalana)”.

Il fatto che Referenzum si fosse tenuto sei mesi prima delle Presidenziali francesi, era solo un dettaglio. Del resto all’epoca il vecchio Joe era considerato in patria un buontempone specializzato in gaffe: appena apriva bocca perdeva una preziosa occasione per tacere. Tipo quando aveva definito Obama “un nero pulito in grado di parlare in modo articolato” e sostenuto che in America “il 47% dei poveri sono scansafatiche”. Infatti lo presero sul serio giusto l’Innominabile e La Stampa, nella speranza che gli italiani abboccassero al suo allarme sullo “sforzo russo per sostenere il movimento nazionalista della Lega Nord e quello populista dei 5 Stelle alle prossime elezioni”. A colpi di fake news e persino di “corruzione” (il cazzaro non specificava di chi). Nessuno spiegò perché mai lo zio Vlady avrebbe dovuto scaricare i suoi amici italiani, cioè B. (che gli aveva appena regalato un copripiumone per il compleanno) e l’Innominabile (che si era opposto alle nuove sanzioni anti-Russia chieste da mezza Ue). Poi si sa come andò: Putin convinse 10,7 milioni di italiani che era ora di rottamare il renzismo votando 5Stelle e altri 5,7 a pensionare B. votando Salvini, come se non ci fossero già arrivati da soli. Ora si attendono lumi da Biden e dalle sue cheerleader italiote sulle ultime presidenziali: com’è che ha vinto lui ed è il presidente più votato di sempre? S’è alleato coi russi o, niente niente, Putin s’è distratto un attimo?

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martedì 10 novembre 2020

Armatori, gas e cliniche: chi finanzia mr. donazioni. - Valeria Bianchi e Stefano Vergine

 

È stato il politico italiano più finanziato dai privati quest’anno. Su Giovanni Toti hanno scommesso parecchie imprese con grandi interessi in regione. Lo dicono i rendiconti del suo comitato elettorale. Da gennaio a settembre, il Comitato Giovanni Toti ha ricevuto 530mila euro dai privati, una cifra che i partiti non riescono a racimolare in un intero anno.

Dopo aver lasciato Forza Italia per fondare Cambiamo, Toti si è ricandidato alla guida della Liguria a fine settembre e ha fatto il pieno di donazioni da aziende. Molte delle quali interessate, per ovvie ragioni commerciali, alle decisioni del governatore e del suo fedelissimo Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità che gestisce tutti i porti più importanti della Liguria. A partire proprio da quello di Genova, interessato da un piano di rilancio che, varato per contrastare il crollo del Ponte Morandi, dovrebbe portare sullo scalo più di 1 miliardo di euro di investimenti, in buona parte pubblici.

Aponte l’imprenditore italo-Svizzero.

Gianluigi Aponte è uno dei più importanti armatori al mondo, patron del gruppo internazionale Msc oltreché che dalla compagnia di navigazione italiana Gnv. Attraverso una delle sue società, la Agenzia Marittima Le Navi, ad agosto di quest’anno l’imprenditore campano con residenza svizzera ha donato 10mila euro a Toti. Spiccioli, per un uomo a cui Forbes attribuisce un patrimonio da 8,7 miliardi di dollari, ma pur sempre utili per la campagna elettorale del governatore. Tanto più che Aponte ha recentemente beneficiato di un generoso contratto pubblico: 1,2 milioni di euro pagati dalla Regione Liguria alla sua Gnv per utilizzare, da metà marzo alla fine di aprile, un traghetto della compagnia come ospedale galleggiante per i positivi al Covid.

Ma tra i finanziatori di Toti c’è anche la concorrenza: la famiglia Grimaldi, attiva sia sul porto di Genova che su quello di Savona, ha donato infatti 13mila euro al comitato elettorale di Toti. Mentre ha scelto di scommettere 50mila euro il Gruppo Messina, che a Genova è di casa: ha in concessione un terminal del porto da oltre 300mila metri quadri e ha appena fatto entrare nel proprio capitale con il 49% delle quote proprio la Msc di Aponte. Altri 5mila euro sono arrivati dalla famiglia di armatori Fratelli Cosulich, e poi da parecchie altre aziende che hanno interessi nello scalo genovese. Scorrendo i rendiconti pubblici si contano 10mila euro dalla C.M.A. Sistemi Antincendio; 10mila dalla Rimorchiatori Riuniti; 40mila euro da aziende della holding Gin (Grandi riparazioni navali) – Officine Meccaniche Navali (15mila), Fonderie San Giorgio (15mila), Ortec (5mila) e Gerolamo Scorza (5mila) – che con la Regione hanno a che fare necessariamente per il rinnovo delle concessioni.

Mense e petrolieri quei 54mila euro prima delle elezioni

Una delle donazioni più generose è arrivata però dalla famiglia Costantino, proprietaria di Europam, un gruppo energetico che spazia dalle forniture di gas e luce alle pompe di benzina, con 250 impianti di rifornimento e circa mezzo migliaio di dipendenti. Appalti pubblici e forniture private. Attraverso le loro aziende i Costantino hanno regalato 54.500 euro a Toti poco prima delle ultime regionali in Liguria. Già nel 2017 la famiglia di petrolieri genovesi aveva infatti donato 80mila euro al Comitato Change di Toti, finito in un’inchiesta della procura di Genova. “Io sono libero di finanziare i politici che a mio avviso possono migliorare le condizioni del popolo degli abitanti e delle imprese, questo non significa che l’ho fatto per avere qualcosa in cambio”, ha spiegato lo scorso gennaio Mario Maria Costantino, presidente di Europam.

Un altro contributo importante è arrivato da Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter e patron dell’omonimo gruppo della ristorazione aziendale. Il 21 luglio la Pellegrini Spa ha infatti staccato un assegno da 30mila euro per la campagna elettorale del governatore ligure. Due giorni più tardi il gruppo milanese ha annunciato la firma di un accordo economico molto importante: l’acquisto della Industrial Food Mense, azienda molto presente in Liguria grazie a parecchi contratti di fornitura pubblici, da Fincantieri a Leonardo, da Ansaldo Energia a Hitachi fino alla Amt, la municipalizzata di Genova che gestisce il trasporto pubblico in città.

Sanità privata 10 mila da Villa Montallegro

Pietro Colucci, a capo del gruppo Waste Italia, gestore di una discarica a Vado Ligure, ha regalato 9 mila euro a Toti. Il suo nome è emerso nell’inchiesta giudiziaria sul Comitato Change per via di una segnalazione di operazione sospetta dell’Antiriciclaggio di Banca d’Italia. Tra le donazioni provenienti dal settore sanitario spiccano i 10mila euro della Villa Montallegro, clinica privata genovese di rilievo nazionale. Non è un mistero che da tempo Toti porti avanti una politica di apertura alla sanità privata in Liguria, progetti per ora congelati dopo l’emergenza coronavirus.

Massimo Pollio è il fondatore del progetto filantropico Flying Angels, che organizza viaggi per bambini malati che necessitano di cure in Europa. A marzo, in piena emergenza Covid, attraverso una sua società, la Imagro, ha fornito un lotto da 170mila euro di mascherine ad Alisa, stazione appaltante della sanità in Liguria. La stessa Imagro ha donato 20mila euro al comitato elettorale del presidente della Regione.

Aep Costruzioni sta realizzando la prima storica Esselunga della Liguria, nel quartiere genovese di Albaro. In un post dell’agosto scorso il presidente della Regione posava davanti al cantiere dove sorgerà il nuovo complesso: “Più concorrenza vuol dire prezzi più bassi, più soldi che restano nelle tasche delle famiglie”. Aep Costruzioni intanto ha versato 50mila euro sui conti del Comitato Toti. La San Lorenzo Spa lo ha sovvenzionato invece con 30mila euro. È una delle società interessate al progetto Miglio Blu, a La Spezia: un investimento da 4 milioni di euro annunciato nel giugno scorso, che prevede la creazione di un distretto nautico e una riqualificazione urbanistica. Qualche donazione è arrivata anche da privati cittadini. Ha versato 3.450 euro Sandro Biasotti, senatore ed ex presidente della Regione Liguria, fondatore della catena di concessionarie Autobi. E Marco Vinicius Amaral Garcia, che ha regalato 10mila euro.

È il direttore di Terre di Luni, parte del gruppo energetico Canarbino: sta sviluppando un progetto di riqualificazione edilizia ad Ameglia, in provincia di La Spezia.

Contattati per un commento sui possibili conflitti d’interessi dei suoi finanziatori, dallo staff del governatore fanno sapere che “non ci sia evidenza di alcun conflitto di interessi: tutti i finanziamenti risultano inoltre regolarmente registrati, e dichiarati, come previsto dalla normativa vigente”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/10/armatori-gas-e-cliniche-chi-finanzia-mr-donazioni/5997873/

Canzoni stonate sul Covid. - Gaetano Pedullà

 

Mentre Angela dalla spiaggia di Mondello ci canta che non ce n’è Coviddi (nella foto), con lo stesso sprezzo del ridicolo di un altro urlatore che però si esibisce al Papeete, altre cinque regioni – Abruzzo, Liguria, Umbria, Basilicata e Toscana – diventano zona arancione, e oggi la stessa sorte può toccare alla Campania. A precedere erano state venerdì scorso Sicilia e Puglia (arancioni) con Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta zone rosse. In un Paese che dunque ha sotto gli occhi di tutti la gravità della situazione, impazzano ugualmente negazionisti, fancazzisti e sobillatori di piazza, con l’incredibile seguito di idioti che poi si assembrano agli aperitivi, o di politicanti con i loro giornali di complemento che alimentano la paura e la frustrazione di chi è in difficoltà economica.

A questi agitatori si sono rivolti il Presidente della Repubblica, il Governo, molte istituzioni, uomini di cultura, personaggi pubblici, chiedendo una tregua mentre il Paese sta combattendo una guerra terribile, con i medici al fronte e migliaia di morti dall’inizio della pandemia. Tutto inutile. Neppure la scomparsa di tanti protagonisti del nostro tempo, campioni dello sport e artisti adorati, o i racconti angosciati di chi è finito in rianimazione e non si sa come ce l’ha fatta a uscirne, riescono a mettere in pausa la polemica politica. Un virus meno letale del Covid, certo, ma di cui allo stesso modo non ci riusciamo a liberare, con l’effetto di aumentare la confusione e il disorientamento di tutti.

Così Regioni, partiti di opposizione, plotoni di virologi, opinionisti e giornalisti irresponsabili stanno sfregiando il buonsenso, moltiplicando l’ansia e dividendo le energie necessarie per rafforzare la Sanità, fare arrivare prima possibile i sostegni finanziari previsti dallo Stato e accompagnare il Paese verso un’uscita più veloce possibile da questa tragedia. Poi ci sarà tempo per litigare e recriminare. Ma adesso questo livello di conflittualità non è più normale dialettica tra forze parlamentari e – se vogliamo abusare del termine – culturali, ma alto tradimento degli italiani che dalla classe dirigente si aspettano serietà e non collaborazione col nemico. E che nemico!

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/canzoni-stonate-sul-covid/

The Donald non è matto, ma un uomo pericoloso. - Gad Lerner

 

L’esercizio di diagnosi psichiatriche a distanza è ripreso a pieno ritmo dacché Donald Trump, a urne ancora aperte, si è messo a twittare: “Ho vinto queste elezioni, e di molto”. Dichiarandosi vittima di una macchinazione pianificata addirittura con milioni di schede false, senza riscontro alcuno.

Anche in Italia non sono mancate interpretazioni di autorevoli esperti sul delirio di onnipotenza da cui sarebbe afflitto l’inquilino che si rifiuta di sloggiare dalla Casa Bianca. Lo scrittore Gianrico Carofiglio, sul Domani, chiama in causa gli specialisti di salute mentale per sostenere che Trump crederebbe sul serio di avere vinto, in quanto affetto da una sindrome che lo induce a adattare la realtà a una visione grandiosa di sé. Lo psicanalista Massimo Recalcati, su La Stampa, ricorre alla categoria classica della ferita narcisistica: Trump rincorrerebbe affannosamente l’immagine ideale di se stesso nello specchio del suo narcisismo. Ammetto di non avere competenze in merito, ma ci andrei piano. La campagna di delegittimazione del voto americano è scattata con perfetto tempismo in base a un calcolo assolutamente razionale. Trump si accinge a fronteggiare una mole tale di indagini giudiziarie e fiscali che gravano su di lui, una volta spossessato dell’immunità che la carica istituzionale gli ha garantito, da obbligarlo a predisporre una forza d’urto sufficiente a proteggerlo in futuro. La sopravvivenza del trumpismo come movimento antipolitico organizzato è l’unico salvacondotto su cui potrà contare, per non uscire stritolato dall’avventura presidenziale.

Ricordate quando Berlusconi impose ai suoi centurioni di coprirsi di ridicolo votando che la minorenne Ruby fosse nipote di Mubarak? Se avesse ammesso la propria sconfitta, Trump sarebbe politicamente già morto. Sbaglierò, ma a me pare tutt’altro che scemo. Ciò lo rende ancor più pericoloso.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/10/the-donald-non-e-matto-ma-un-uomo-pericoloso/5997899/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-11-10

Palermo covid, Ospedale Civico. - Salvatore Bucchieri

 

Avete visto il servizio di Casa Minutella  dall'area covid del PS civico? (link nei commenti)

Quello che di straordinario si vede nel servizio è scioccante.

Tutti i posti di intensiva e sub-intensiva occupati da pazienti in ossigeno terapia.

Le fonti di ossigeno ove non bastevoli suddivise per due malati.

Pazienti in trattamento con maschere e caschi per la ventilazione non invasiva.
Praticamente un area di pronto soccorso trasformata in sub-intensiva e intensiva.

Non è una novità che quell'area sia così piena, succede ogni anno e maggiormente in periodo influenzale (che in atto qui non è ancora iniziato), ma quelli sono tutti malati #COVID19 e no non è normale!

Quello che è più triste è che un paziente proprio quel giorno non ce l'abbia fatta e i familiari, grati e rincuorati per l'assistenza ricevuta dal loro caro, ringrazino Minutella e il personale e richiedano le immagini in chiaro perché sono le ultime immagini del loro caro.

Non lo rivedranno mai piú.
Sono in isolamento anche loro.

Io ringrazio loro per le belle parole rivolte ai colleghi e ringrazio i colleghi per quello che fanno.

Ringrazio 
Massimo Minutella e la sua troupe per aver dato visibilità alla realtà cui molti non credono (alcuni incresciosi commenti li trovate a destra in foto) e aver dato lustro al lavoro del personale sanitario e non che si sta facendo in quattro per fronteggiare una situazione catastrofica.


Ringrazio se la sorte o la perizia mi porterà a non contrarre questo virus.

Ringrazio di non essere, come quelli che commentano a destra, una sciagura per l'umanità.

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