domenica 7 febbraio 2021

Nuovo Devoto-Draghi. - Marco Travaglio

 

Ammucchiata. Classica definizione per un governo che mettesse insieme destra, centro e sinistra, europeisti e antieuropeisti, flat tax e patrimoniale, porti chiusi e aperti, un nove volte prescritto e gli abolitori della prescrizione, un corruttore seriale e gli autori della Spazzacorrotti, un frodatore fiscale e i fautori delle manette agli evasori, propugnatori dei sussidi e avversari del Sussidistan, Confindustria e quelli del Reddito di cittadinanza-salario minimo-decreto Dignità, autori dei Dpcm e nemici dei Dpcm, partigiani anti-dittatura sanitaria e dittatori sanitari, “chiudere tutto” e “riaprire tutto”, ambientalisti e cementificatori, Greta e Attila, No Triv e trivellatori, No Tav e partito dei cantieri, antimafia e Dell’Utri-Cosentino-Giggino ’a Purpetta. Ma ora si chiama “unità nazionale” e “salute pubblica”. Draghi è come Dash: lava più bianco.

Bibitaro. Luigi Di Maio prima dell’avvento di Draghi. Ora invece è “il ministro che ha svolto un lavoro di raccordo proficuo nel preparare un governo Draghi spesso sfuggito ai media” (Gianni Riotta). Quindi non erano bibite: era Dom Pérignon Rosé Vintage 2000.

Compravendita. Se a Conte mancano quattro voti al Senato per la maggioranza assoluta dopo la fiducia di tutto il Parlamento e spera in quattro voltagabbana spaventati dalle urne, è “compravendita”. Se Draghi trova interi partiti voltagabbana spaventati dalle urne per far nascere il suo governo, è “salvare il Paese”.

Crisi. Se un governo lavora meglio del resto dell’Ue su Covid, vaccini e scuola, strappa 209 miliardi di Recovery e poi viene fatto esplodere da un kamikaze col 2%, la colpa non è del kamikaze col 2%: è del governo fatto esplodere, cioè delle vittime. E si chiama “fallimento di Conte” e “crisi di sistema” (Cacciari&Giannini).

Faccia (ci mettiamo la). Espressione salviniana che sta per “mettiamo il culo su un paio di poltrone perché abbiamo la faccia come il medesimo”.

Fascisti, antieuropei, populisti, razzisti, sovranisti. Sono la Lega e FdI secondo il Pd, LeU, Iv e Stampubblica. Ma se vanno con Draghi, scatta l’amnistia: “In 24 ore Salvini è diventato europeista!” (Orlando). Non è la sinistra che deve vergognarsi di governare con lui: è lui che è diventato buono. Ora può salire sulla nave di Carola a prendere il sole con Delrio, Orfini, Fratoianni e Faraone. Fino al prossimo sbarco.

Generali. “Non si cambiano i generali in guerra”, disse sette giorni fa Mattarella. Ora li cambia tutti: o la guerra è finita, o “i tedeschi si sono alleati con gli americani” (Sordi, Tutti a casa).

Incoerenza. Pd e LeU che dicono “mai con Salvini” e poi ci vanno. Il M5S che dice “mai con B.” e poi ci va (e viceversa).
La Lega che dice “mai con Pd e M5S” e poi ci va. Tutti classici modelli di incoerenza. Ma non se c’è Draghi. “Che populisti nazionalisti di M5S e Lega maturino verso posizioni raziocinanti, progressiste, europee è un bene per il Paese. Maturare è la miglior virtù in politica, pessimo intignare negli errori per falsa ‘coerenza’. Non irrideteli, ma spronateli sulla giusta strada” (Riotta). La libera stampa è pregata di sostituire “incoerenza” con “falsa coerenza”, “bene per il Paese”, “virtù”, “giusta strada”.

Incompetenti. Tutti i ministri dei governi non-Draghi. Ma, se gli stessi emigrano nel governo Draghi, diventano premi Nobel ad honorem. Per contagio.
Migliori (governo dei). Il segnale convenuto sarà Giggino ’a Purpetta che fa la dichiarazione di voto per la fiducia a Draghi.

Mes. Prima a non volerlo erano quei puzzoni di Conte, 5S, Lega e FdI (oltre a tutta l’Ue). Ora pare non lo chieda neppure Draghi. Ma il suo modo di non chiederlo è ben diverso da quello degli altri: un no europeista, molto tecnico.

Paletti. Avete più sentito parlare di prescrizione, Servizi, Mes, Ponte, task force, 4 ministeri, Boschi, Bellanova, via Gualtieri, Bonafede, Azzolina, Arcuri, Tridico, Parisi, Benassi? Ecco, appunto.

Programmi. Un tempo si diceva: prima i programmi, poi le formule e i nomi. Errore, prendere nota: prima i nomi e le formule, poi i programmi, se resta tempo.

Ritardi. Se Iv dal 5 dicembre a oggi blocca il Recovery Plan da presentare il 30 aprile, “Conte è in ritardo col Recovery”. Se le consultazioni di Draghi vanno a rilento per due o tre giri e il Recovery Plan non se lo fila nessuno, niente fretta. Anzi, siamo in anticipo.

Spread. Conte lo ereditò a 237 punti (1.6.2018) e lo lascia a 105 (3.2.2021), ma nessuno se ne accorse. Con Draghi è sceso da 105 a 98 e tutti gridano al miracolo (“Spread verso quota 50”, arrotondando un po’). Il famoso spread intermittente.

Trasformismo. Se Conte e i 5Stelle governano prima con la Lega e poi con Pd e LeU, è “trasformismo”. Se Draghi governa contemporaneamente con 5Stelle, Lega, Pd e LeU, è “coesione”.

Vulnus democratico. Sinonimo di Conte, reo di essersi confrontato col Parlamento 37 volte in 16 mesi e di aver fatto il Recovery Plan in 19 riunioni fra i ministri. Ma ora, con un governo nato sul Colle all’insaputa del Parlamento e un premier mai indicato da alcun partito, da appoggiare al buio, “prendere o lasciare”, il vulnus è sanato.

Zingaretti. Segretario del Pd inviso ai Saviano e alle Concite in quanto troppo destrorso, sbiadito, “ologramma” perché stava con i putribondi Conte&5Stelle anziché con Enrico Berlinguer. Invece, ora che governa pure con Salvini, è Che Guevara.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/07/nuovo-devoto-draghi/6092995/

Dopo la crisi Renzi sostiene di essere “rilassato e felice”. Far cadere Conte? “Un sacrificio personale.”

 

Il leader di Italia Viva, intervistato da Qn, sostiene che "Conte non era la persona giusta per spendere 209 miliardi. Draghi sì". Per questo, facendo cadere l'esecutivo, "ho fatto un sacrificio personale per il bene del Paese". Ora si vuole godere un po' di riposo: "Io ho già remato - dice - adesso voglio rifiatare. Ho bisogno di stare un po' nella mia Firenze."

“Rilassato” e “felice“, dopo che “ho fatto un sacrificio personale per il bene del Paese”. Matteo Renzi, intervistato da Qn, descrive così il suo stato d’animo dopo aver provocato la crisi di governo che ha portato alla fine del Conte 2 e al nascente esecutivo guidato da Mario Draghi. Il leader di Italia Viva fornisce poi l’ennesima versione sui presunti motivi che lo hanno portato a spaccare la maggioranza e poi a silurare il tentativo di un Conte ter. “È semplice – sostiene – All’Italia arrivano 209 miliardi, tanti soldi quanti mai ne abbiamo avuti: e secondo me Conte non era la persona giusta per spenderli. Draghi sì”.

“Quando abbiamo aperto la crisi, nessuno ne capiva il motivo. Si dava per scontato che la pandemia dovesse chiudere ogni spazio di dibattito politico. E io non riuscivo a spiegare il senso di quello che stavamo facendo”, dice Renzi a Qn. Ha sempre negato che fosse un problema “personale” con Conte, ma ora che c’è Draghi il leader di Iv è “rilassato” e “felice”. “Si è chiusa per me la partita più difficile della mia esperienza politica. Anche umanamente“, aggiunge. “Mi sono preso un sacco di insulti, dicevano che pensavo ai posti da ministro”, afferma, invece “oggi chiunque capisce che Italia Viva, nella coalizione di governo, conta molto meno di prima. È ovvio che in una maggioranza più ampia abbiamo meno potere interdittivo. Ma io sono molto più felice adesso. Ho fatto un sacrificio personale per il bene del Paese”, sostiene Renzi. Gli altri partiti che hanno partecipato ai tavoli con Italia Via raccontano una storia diversa: ““Da parte di Renzi c’era solo la questione delle poltrone.

Che tesse ancora le lodi di Draghi: il suo governo, di cui ancora non si conoscono né ministri né programma, sarà “una straordinaria occasione, e non solo perché sapremo come spendere i soldi del Recovery. Draghi potrà fare dell’Italia una guida europea. Ci pensi: la Merkel scade in settembre di quest’anno e Macron nell’aprile dell’anno prossimo, anche se mi auguro che verrà rieletto. La nostra legislatura scade nel marzo del 2023. Ecco, in questo periodo la figura più forte in Europa sarà il presidente del Consiglio italiano”. “L’Italia – aggiunge ancora Renzi – ora ha tutto per uscire dalla crisi. Ha i soldi e ha la guida giusta. Se tutti remiamo nella stessa direzione ce la faremo”. Non Renzi, che si vuole godere un po’ di riposo: “Io ho già remato – dice – adesso voglio rifiatare un po’. Ora ho bisogno di stare un po’ nella mia Firenze“.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/07/dopo-la-crisi-renzi-sostiene-di-essere-rilassato-e-felice-far-cadere-conte-un-sacrificio-personale/6093090/?fbclid=IwAR2q_KOQajOcgtJgSIMJ_XISnBzBG1Xhiyv3DPrzmteVDEK5wt8tAoEJA1Y



Un essere spregevole sotto tutti i punti di vista.

Sono convinta che abbia agito agli ordini di qualcuno al quale non piaceva l'indirizzo che stava prendendo il Governo - ostico nei confronti dei corrotti e dei disonesti - e che abbia incassato promesse di incarichi munificenti in cambio del tradimento perpetrato a nostro danno.

Lui è la prova che siamo governati dalla parte peggiore del paese.

Ghiacci Himalaya precipitano in un fiume, si temono 150 morti.

Himalaia - Foto ANSA


Una parte di un ghiacciaio dell'Himalaya si è staccato ed è precipitato in un fiume indiano, provocando l'innalzamento delle acque che hanno travolto ponti e strade, superando una diga.
Finora sono tre le vittime accertate e 150 dispersi, secondo quanto riferito dalla polizia indiana.

Si tratterebbe degli operai che lavorano in una centrale elettrica sommersa dall'acqua.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/02/07/ghiacci-himalaya-precipitano-in-un-fiume-si-temono-vittime_d965f4b6-259b-4970-888d-de8e7859fe9e.html


Non è bastato Grillo, non basta la Greta Thumberg, non bastano gli ecologisti di tutti i tempi ad arrestare la distruzione totale della terra che ci ospita!
I capitalisti, con la loro cupa cupidigia, mangiano tutto, finiranno col mangiarsi a vicenda...


sabato 6 febbraio 2021

Governo, la diretta – In corso l’incontro tra Beppe Grillo, la delegazione M5s e Draghi. La Lega ha già detto Sì: “Noi ci siamo senza condizioni.”

 

DIRETTA ORA PER ORA - Alle 11 il presidente incaricato ha ricevuto la delegazione del Carroccio e Matteo Salvini. Poi toccherà al Movimento 5 stelle.

La Lega è disponibile a partecipare al governo Draghi “senza condizioni“. Ora tocca alla delegazione del Movimento 5 stelle che, poco prima, si è riunita con Beppe Grillo, Giuseppe Conte e Daviide Casaleggio. Il garante ha pubblicato un post con le cinque proposte che farà al presidente del Consiglio incaricato: tutte riguardando l’ambiente. Oggi il presidente del Consiglio incaricato chiude il primo giro di consultazioni con i partiti.

Dentro il Movimento la discussione però rimane molto accesa. Luigi Di Maio ha aperto la giornata ribadendo che “i 5 stelle saranno responsabili”. Perché “la posta in gioco e altissima” e il garante “sa sempre guardare lontano”. Sulla linea opposta l’ex deputato Alessandro Di Battista, che ha ribadito il suo no a quello che per lui rimane “l’apostolo delle élite” e a un governo che per lui rimane un “assembramento pericoloso” anche per la presenza di Forza Italia: “Con loro mai”.

Salvini a Draghi: “Noi non poniamo condizioni. C’è condivisione sui temi” – Anche la Lega (dopo Pd, Fi, Leu e Italia viva) ha dato la sua disponibilità e senza porre condizioni. Dopo giorni in cui è oscillato tra “o noi o Grillo” e il “tutti i partiti dentro come nel dopoguerra”, oggi al presidente del Consiglio incaricato il leader del Carroccio ha detto: “Noi non poniamo condizioni. Altri lo fanno, noi nessuna condizione né su persone né sulle idee. Il bene del Paese deve superare interesse personale e partitico. Io preferisco esserci e controllare. Preferisco essere nella stanza dove si decide piuttosto che stare dove si assiste ad esempio nella stanza dove si deciderà come spendere i 209 miliardi del recovery”. Parlando dei temi, Salvini ha detto di aver “trovato una sensibilità comune”: “Nessuna tassa, semmai una pace fiscale per aiutare i cittadini. Molto tempo è stato impegnato sui temi di sviluppo, crescita, cantieri, ripartenza, edilizia e opere pubbliche. Credo sia fondamentale per ridare lavoro, ad esempio dalla Tav al ponte sullo Stretto, dal Brennero alla Pedemontana fino a sviluppo dei porti”. Quindi “noi siamo a disposizione“. E sui ministri? “Sull’idea di squadra non siamo noi a chiedere, non abbiamo chiesto posti, lasciamo a Draghi decidere come organizzare la squadra. Semplicemente essendo il primo partito, non accettiamo che altri dicano: ‘Loro no!’ perché significa dire no all’Italia, specie sentirselo dire da chi ha il 2%. Comunque credo che Draghi saprà amalgamare e coinvolgere tutti”.

Di Maio: “Movimento 5 Stelle sarà responsabile” – Chi ha ribadito la disponibilità del Movimento al dialogo è stato Luigi Di Maio: “Draghi ha un profilo prestigioso. Adesso è arrivato il tempo del debito buono”, ha detto alla Stampa. E non ha chiuso all’ingresso della Lega nel futuro esecutivo esprimendo stima per Giancarlo Giorgetti, ma anche per “alcuni esponenti di Forza Italia” con i quali ha rapporti “cordiali e costruttivi”. “Ho chiesto maturità e responsabilità istituzionale perché lo dobbiamo al capo dello Stato ma soprattutto al Paese. In ballo c’è il futuro di tutti“. Quanto a Draghi, “ha indubbiamente un profilo prestigioso, tra l’altro ha una prospettiva economica diversa da quella di Monti. Abbiamo detto che lo ascolteremo, è giusto farlo. E lo faremo partendo dai temi”. Se sarà richiesto, come successo per il Conte I e il Conte II, si voterà su Rousseau. Quanto a un sì a un governo tecnico, “abbiamo ribadito più volte la necessità di un governo politico, le regole della democrazia sono chiare, le forze politiche in Parlamento sono espressione della volontà popolare”. Intanto, dice ancora, “aspetto l’esito delle consultazioni. Ma non possiamo nasconderci dietro ai pregiudizi o rinchiuderci nell’ipocrisia. Il M5s ha intrapreso un percorso di maturità, sta acquisendo a mio avviso una nuova credibilità e non deve aver paura dei cambiamenti. Siamo noi stessi l’essenza del cambiamento, abbiamo stravolto lo scacchiere politico degli ultimi dieci anni, ora abbiamo una grande responsabilità. Ascoltare per difendere ciò in cui si crede non significa vendersi o compromettersi, significa usare la testa e riflettere. E comunque saranno i parlamentari a decidere”.

Di Battista: “Mai in un governo sostenuto da Forza Italia” – Chiusura totale invece da parte di Di Battista: “Se fossi in Parlamento non darei la fiducia al presidente Draghi”, ha ribadito oggi. Questo per il passato di Draghi “da Direttore generale del Tesoro (privatizzazioni, svendita patrimonio industriale pubblico italiano, contratti derivati) e da Governatore di Banca d’Italia”. Per Di Battista il problema è proprio la formazione di governo che sarà creata: “Tuttavia il punto non è neppure lui. Io non potrò mai avallare un’accozzaglia al governo che potrebbe andare da Leu alla Lega. Tutti dentro perché nessuno ha intenzione di fare opposizione. Oltretutto in democrazia l’opposizione serve, è necessaria”. Per quanto mi riguarda io non posso accettare “un assembramento parlamentare” così pericoloso. Non lo posso accettare perché la stragrande maggioranza delle forze politiche che si stanno inchinando al tredicesimo apostolo non rappresenta le mie idee”. Al momento l’unico partito che dirà no alla fiducia è Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni. Tra i partiti indigesti per Di Battista c’è proprio Forza Italia. “Il 9 febbraio del 2018, lessi ad Arcore la sentenza di condanna definitiva di Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia. Quella sentenza dimostra il pagamento di ingenti somme di denaro da parte di Berlusconi a Cosa Nostra. Pochi mesi dopo, un’altra sentenza, quella sulla Trattativa Stato Mafia (I grado) ha confermato il fatto che B. continuò a pagare ingenti somme di denaro a Cosa Nostra palermitana anche dopo essere stato eletto Presidente del Consiglio”. Per questo, ha concluso, “io non ce la faccio. Io non sosterrò mai un governo sostenuto da Forza Italia“.

CRONACA ORA PER ORA

12.20 – Delegazione M5s si sposta per l’incontro con Draghi
Ma ci sono i giornalisti? Perché siete lì?”. Così Beppe Grillo, muovendo dalla sala Tatarella di Montecitorio diretto nella Biblioteca per incontrare Mario Draghi, rivolgendosi ai giornalisti della stampa parlamentare che attendono la fine della riunione M5S che ha preceduto l’incontro con il premier incaricato.

11.44 – Salvini: “Non abbiamo posto condizioni”
“Noi non poniamo condizioni. Altri lo fanno, noi nessuna condizione né su persone né sulle idee. Il bene del paese deve superare interesse personale e partitico”.Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini al termine dell’incontro con Draghi.

11.40 – Salvini: “Nessuna tassa, semmai una pace fiscale”
“Nessuna tassa, semmai una pace fiscale per aiutare i cittadini. Molto tempo lo abbiamo impiegato sullo sviluppo e crescita”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini al termine dell’incontro con Draghi.

11.20 – Vertice M5s alla Camera: ci sono Grillo, Conte, Crimi e Casaleggio
È iniziato, nella sala Tatarella della Camera, il vertice del Movimento 5 Stelle prima delle consultazioni con il presidente incaricato, Mario Draghi. Alla riunione sono presenti il garante, Beppe Grillo, il premier uscente, Giuseppe Conte, il capo politico, Vito Crimi, tutta la squadra dei ministri e i capigruppo di Camera e Senato. Inoltre, partecipa anche il presidente dell’associazione Rousseau, Davide Casaleggio.

11 – Conte: “Primo giorno da leader? Non mi risulta”
Il primo giorno da leader del Movimento? ”Non mi risulta…”. Così il premier uscente Giuseppe Conte, intercettato dai cronisti prima del suo arrivo a Montecitorio per il vertice dei big M5S. A chi gli chiede se ora l’attenda un nuovo inizio, “lo saprete…”, risponde con un sorriso prima di infilarsi nell’auto che lo ha condotto alla Camera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/06/governo-la-diretta-in-corso-lincontro-tra-beppe-grillo-la-delegazione-m5s-e-draghi-la-lega-ha-gia-detto-si-noi-ci-siamo-senza-condizioni/6092321/

Vengo anch’io, non tu no. - Marco Travaglio

È una fortuna che in Italia esista la libertà di stampa, altrimenti non sapremmo che Draghi a scuola “andava bene in matematica” e “non faceva la spia”, gioca a calcio “alla Di Bartolomei” ma va meglio col basket, “acquista i croccantini per il cane al supermercato”, “fulmina” la moglie che parla di politica, si presenta al Colle (ma anche altrove) con “look istituzionale” (mica a torso nudo, pinocchietto e infradito come i predecessori), “si mette in fila quando va a fare la spesa” (anziché abbattere gli altri avventori col bazooka), “apprezza i piatti della comune tradizione” perché è “normale” (sennò li sputerebbe), “fa la carità, ma di nascosto” e c’è già il primo miracolo: l’abbattimento dello spread con la sola forza del pensiero (peraltro di appena 7 punti, mentre i puzzoni di prima l’avevano portato nell’ultimo anno da 300 a 100, prima che il Rignanese lo rifacesse schizzare all’insù). Altro di lui non si sa, almeno come premier: cosa vuol fare, come e con chi, ma queste sono quisquilie. Infatti tutti rispondono per lui e danno per fatto un governo di natura, maggioranza, programma e durata ignoti (anche a Draghi, che però è una persona seria e infatti consulta e tace).

Nell’attesa, siamo andati a rileggerci l’ultimo discorso di Mattarella: “Mi appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica”. Ha detto proprio così: “tutte le forze politiche presenti in Parlamento”. Non maggioranza Ursula, Barbara, Maria Elena: nel governo entrano tutti quelli che vogliono. E ci mancherebbe che non fosse così: nelle consultazioni il nome di Draghi non l’aveva fatto nessun partito. Ora tutti s’affannano a dire sì o no a un governo del tutto sconosciuto, al buio. E a decidere chi entra e chi no. FdI no. FI sì. Pd e LeU entrano, ma non vogliono la Lega, mentre FI gli va benissimo. Salvini non vuole i 5Stelle, ma forse entra lo stesso “se c’è posto per noi”. I 5Stelle non s’è ben capito (e forse, prima di frantumarsi e suicidarsi a tavola con B. e i due Matteo, potrebbero astenersi o al massimo dare un appoggio esterno condizionato alle elezioni fra sei mesi o un anno e al mantenimento e alla realizzazione delle loro riforme, senza ministri propri, ma con garanti esterni tipo De Masi al Lavoro e Davigo alla Giustizia). Certo, più gente entra, più bestie si vedono, più il governo s’indebolisce: litigavano già i giallorosa, figurarsi con FI e magari la Lega. Ma la maggioranza non la decidono né Zinga, né Grillo, né B., né Salvini. Chi ciancia di “maggioranza Ursula” o “dei migliori” e gioca al “vengo anch’io, no tu no” tradisce le parole di Mattarella. Sempreché abbiano ancora un senso.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/06/vengo-anchio-non-tu-no/6092214/

L’uomo della strada sta con Conte e lo ringrazia. - Sergio Rinaldi Tufi

 

Ha ragione Antonio Padellaro (Il Fatto, 3 febbraio): dobbiamo un grazie a Conte. La cosiddetta “grande stampa” per la verità non ne sembra convinta: ne è convinto, invece, l’uomo della strada, quello che nei sondaggi designa il professore-avvocato come miglior premier europeo, insieme con Angela Merkel, nella lotta alla pandemia.

L’uomo della strada, però, è soprattutto sgomento. Credeva di aver capito che Renzi, ancora una volta, stesse facendo male a se stesso, e quello, con una serie di attacchi a mitraglia, ripete, in disordine e confusamente, le istruzioni ricevute dagli ambienti opachi e oscuri che lo pilotano (“ci interessano i contenuti, non le poltrone”: poi chiede due, tre, quattro ministeri), scompagina la maggioranza e induce Conte alle dimissioni. Ad averla vinta, dunque, è il Bomba, che intanto sta perfezionando in Arabia la sua nuova dimensione di traditore della Patria.

L’uomo della strada credeva anche di aver capito che il nome di Draghi fosse evocato come spauracchio, all’insaputa di Draghi stesso (figurarsi se un personaggio di quel genere si fa sponsorizzare da Renzi…), e invece dopo qualche giorno ecco Draghi che sale al Quirinale.

La cosiddetta “grande stampa” e molti politici assistono a tutto ciò leccandosi i baffi, come se la crisi fosse stata una rissa da cortile e non un doloroso e impari confronto fra un aggredito e un aggressore “pompato” da mega-interviste un po’ ovunque. Fa eccezione Giorgia Meloni che indica in Renzi il vero colpevole, anche se continua a osteggiare e a oltraggiare Conte.

D’altra parte Conte è troppo anomalo, si presenta con eleganza, non parla il politichese; è stato punto di equilibrio per un governo al cui interno c’era di tutto, e soprattutto si è trovato a fronteggiare una pandemia in un Paese in cui i precedenti governi hanno inferto alla sanità duri colpi. Particolarmente drammatica la situazione della Lombardia, sia per le scelte del passato (privilegiate le strutture private) sia per quelle del presente, dovute alla giunta a trazione leghista. Le drammatiche cifre dei contagi e dei decessi nella Regione influiscono pesantemente sul conteggio complessivo del Paese. Il segretario della Lega stessa, promotore a sua volta di ogni sorta di ammucchiate estive, imputa al governo centrale una situazione di cui lui e il suo partito sono ampiamente corresponsabili.

Conte fin dal principio non reagisce, o reagisce con compostezza. Una volta si ribella (eravamo all’inizio della pandemia), ed è bufera. Ricordate quando Salvini e Meloni lo accusavano si aver firmato nottetempo la richiesta del Mes, e lui in una conferenza stampa li sbugiardò? Si era difeso da un’accusa inconsistente (il Mes non è stato richiesto a tutt’oggi, vediamo che farà Draghi), peraltro espressa con i soliti toni sgradevoli e insultanti, ma ce ne era abbastanza perché Mentana si stracciasse le vesti (“se avessi saputo che avrebbe detto quelle cose non lo avrei mandato in onda”); a Meloni e Salvini furono addirittura concessi nei telegiornali spazi per la replica, peraltro male impiegati.

Su certi temi il comportamento dei media non è solo ingiusto, ma crea disinformazione. Molti fingono di dimenticare che i famosi miliardi del Recovery Fund non sono lì per caso, sono frutto del negoziato di Conte in Europa, dove evidentemente si trova a suo agio ed è bene accolto. E che dire del Recovery Plan? Quando Draghi curerà, con la sua indubbia sapienza, la versione definitiva, i sapientoni diranno: meno male che ha preso in mano la situazione, Conte era in ritardo, batteva la fiacca. Ma quale ritardo? La consegna del piano è richiesta ad aprile, e oggi (come Il Fatto ha già raccontato) di quel “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (detto anche Next Generation EU) esiste già una versione estremamente avanzata e accurata, redatta sotto la direzione del ministro Gualtieri. Scarichiamola da Internet (la si trova in numerosi siti): sarà interessante vedere quanto l’edizione definitiva sarà diversa, in che misura la nuova gestione sarà decisiva…

Stampa a parte, nei discorsi di questi giorni (conferimento dell’incarico da parte di Mattarella, accettazione da parte di Draghi, e via dicendo) quanti “grazie” avete sentito? Probabilmente pochi.

Patria ingrata? Presidente, l’uomo della strada è con lei, anche per la correttezza e per lo spirito di collaborazione con cui ha incontrato il suo successore. Sembra che, per il momento, non tornerà a fare soltanto l’avvocato e il professore…

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/06/luomo-della-strada-sta-con-conte-e-lo-ringrazia/6092243/

venerdì 5 febbraio 2021

Le richieste di Renzi umili e ragionevoli: dal Meb alla Arcuri. - Selvaggia Lucarelli

 

Oltre i tweet. I veri diktat dello statista di Rignano.

A un certo punto Matteo Renzi s’è stufato. Per giorni, il sentimento prevalente nell’opinione pubblica era quello di assoluto stupore nei confronti di una crisi di governo che, oltre al momento storico particolare, sembrava assolutamente priva di ragioni che non fossero l’ego di Renzi, “il suo odio per Conte” (cit. Giulio Gallera) o anche l’ego di Renzi. E questo, l’ego di Renzi, non poteva proprio accettarlo. Per cui l’ego di Renzi ha affidato a un tweet, pubblicato poco prima del discorso di Mattarella, le vere ragioni dello strappo: “Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta velocità, Anpal, Reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei Niet dei colleghi della ex maggioranza”.

Ma tu pensa, davvero hanno detto no? Se il primo editore a ricevere il manoscritto del libro di Harry Potter fosse stato l’ego di Renzi, probabilmente l’ego di Renzi avrebbe sentenziato “Togli il maghetto, Voldemort, la scuola di magia, Albus Silente, lo sport sulle scope volanti e i genitori morti, ma per il resto è perfetto”.

Me lo immagino anche come curatore di una collana sulla cucina italiana. “Via la pizza, gli spaghetti, i tortellini, le lasagne, il panettone e il pesto. Il resto va bene”.

Tuttavia, dal momento che ci sta che nella sintesi in 280 caratteri si perda qualcosa, andiamo a vedere più nello specifico quali sono state le sue umili, ragionevoli richieste a Conte :

– Il MEB. Probabilmente quello sul Mes è un refuso dal momento che, più che l’accettazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, la prima urgenza di Renzi sembra l’accettazione di Maria Elena Boschi per la sua stabilità. Non scambiatela per un’ossessione, come non lo era quella di Dante per Beatrice. È una questione di merito e competenza, e quindi giustissima la Boschi alle Infrastrutture. O allo Sport, all’Agricoltura, alla Scuola, alla Giustizia. Perfetta anche per tutti i ministeri contemporaneamente, grazie a una speciale poltrona a rotelle brevettata personalmente dalla Azzolina.

– Grandi opere. “Il Tav? Non è un’opera dannosa, ma inutile. Soldi impiegati male. Rischia di essere un investimento fuori scala e fuori tempo”. “Continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli 8 miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per rendere più moderne e sicure!”. Parlava così, Matteo Renzi, un tempo. Ora che finalmente non deve più fingere di essere di sinistra, si è impuntato sull’esatto opposto. Sì al Tav, sennò salta il banco. Ma soprattutto sì al ponte sullo Stretto, con una piccola deviazione fino a Riyad, in modo che i protagonisti del nuovo rinascimento possano frequentarsi più spesso risparmiando sulla benzina del jet e sulle emissioni inquinanti. Che si sa, l’Arabia Saudita è la più grande fan del processo di allontanamento dal petrolio come fonte energetica: puntano a venderlo in bottiglie e a farcelo bere.

– Domenico Arcuri. Sul commissario, Matteo Renzi non sente ragioni. Lo detesta. A tal punto che c’era un disegno preciso, quello di punire non solo il commissario per l’emergenza Covid, ma pure Manuela Arcuri, per l’odiosa omonimia. Posto il veto sulla sua partecipazione a un eventuale remake di Carabinieri, Matteo Renzi ha chiesto a Conte che il ruolo dell’agente Paola Vitali venisse affidato a Maria Elena Boschi.

– La prescrizione. Modeste anche le sue pretese in tema di prescrizione. Matteo Renzi ha chiesto che per i processi per fatture false, traffico di influenze illecite e turbativa d’asta la prescrizione subentri a due giorni dall’inizio delle indagini preliminari. A chi lo ha accusato di voler dare una mano al padre, ha risposto che per tutti coloro in possesso di un certificato che attesti lo stato di paternità, lui vuole l’immunità parlamentare. A chi gli ha contestato che non si può prescrivere un reato se non è iniziato il processo, ha risposto: “Questo perché l’Italia è il nuovo Medioevo”.

– Alfonso Bonafede. In realtà Matteo Renzi ha molta stima nelle capacità professionali di Alfonso Bonafede, tanto che ha esplicitamente chiesto a Conte di rimuoverlo dall’incarico di ministro perché possa portare la sua esperienza all’estero, soprattutto nel mondo delle carceri. In particolare, aveva proposto per lui un incarico di rilievo in Russia: quello di assaggiatore del rancio di Navalny.

– Rocco Casalino. Non è affatto vero che Renzi ne abbia chiesto la testa su un vassoio d’argento. Sembra che la trattativa sia stata molto più modesta. Ne ha chiesto solo stinco, spalla e sottocoscia in un tegame da forno. Con patate.

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