martedì 30 marzo 2021

L’effetto Brian. - Marco Travaglio

 

Giuro che non ce l’ho con Draghi. Scrivo per il suo bene, alla luce dei sondaggi che lo danno in calo per colpa non sua (è lì da un mese e mezzo), ma dei suoi amici di lingua che si stanno rivelando i suoi peggiori nemici. Mi spiego: se tutti scrivono ogni giorno che “accelera sui vaccini” col famoso “cambio di passo” e le inoculazioni traccheggiano, la gente non pensa che sia per le poche dosi e per le solite Regioni: pensa di avere scambiato un freno a mano per un acceleratore, cioè che sia colpa sua. Se poi qualunque banalità esca dalla sua bocca (quandoque bonus dormitat Homerus, ed era Omero) diventa una frase geniale ed epocale, nessuno si accorgerà di quelle geniali ed epocali. È l’effetto Brian di Nazareth, il personaggio dei Monty Python scambiato per il Messia da una turba di squilibrati che gridavano al miracolo per qualunque sua banalità, anche se diceva che le bacche di ginepro crescono sui cespugli di ginepro. Se i media annunciano il “blocco delle esportazioni dei vaccini”, “scoperto il deposito segreto dei vaccini ad Anagni”, “lo schiaffo di Anagni” come se AstraZenaca fosse papa Bonifacio VIII e Draghi fosse Gino Bombaci, la gente pensa di aver risolto il problema: valle a spiegare che le fiale erano ad Anagni perché dovevano essere ad Anagni e tutto continua come prima.

Se Draghi dice che il Mezzogiorno è importante, sai che novità: lo dicevano già Franchetti e Sonnino nel 1876. Giusto, per carità, ma aprirci paginoni con titoli roboanti tipo “Draghi, missione Sud: ‘La ripresa dell’Italia passa dal meridione’” (sempre Rep) e “Draghi: spinta per il Mezzogiorno” (Corriere) fa ridere. Se “Letta parla con Draghi” (Foglio) è normale, ci parlano in tanti, mica gli è apparsa la Madonna. Domenica mi ha affascinato, rapito, paralizzato un’intera pagina del Corriere dal titolo: “Il messaggio di Draghi a (tutti) i partiti: se mi convince un’idea intendo seguirla” (sottinteso: mecojoni!). L’ho letto e riletto, girato e rigirato. Ma – confesso la mia inadeguatezza – non sono proprio riuscito a capire dove fosse il lampo di genio. Anche a me, nel mio piccolo, capita di seguire le idee che mi convincono e, viceversa, di ignorare quelle che non mi convincono. Anzi, dirò di più: mi parrebbe strano il contrario e mi preoccuperei se il Premier Migliore seguisse idee che non lo convincono. Ma non mi sono mai sognato di candidarmi a Bankitalia, alla Bce o a Palazzo Chigi per così poco. E ho il vago sospetto che lo stesso atteggiamento mentale che condivido con Draghi ci accomuni ad alcuni miliardi di esseri umani. Poi, certo, ci sono pure gli spiriti bizzarri che seguono rigorosamente ed esclusivamente le idee che non li convincono. Ma non si può avere tutto, dalla vita.

IlFattoQuotidiano

Sicilia, blitz dei carabinieri: "I dati dei contagi falsificati per non fare scattare la zona rossa". Tre arresti, avviso di garanzia per l'assessore Razza. - Salvo Palazzolo

L'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza (palazzotto

 L'inchiesta, condotta dalla procura e dai carabinieri di Trapani con il Nas di Palermo, si basa su intercettazioni che sono andate avanti fra novembre e marzo di quest'anno. Il gip: "Musumeci ingannato".

Negli ultimi cinque mesi, in Sicilia, i dati dei contagi sarebbero cresciuti più volte in modo preoccupante, nessuno l'ha mai saputo. Quei dati allarmanti sarebbero stati nascosti dai vertici dell'assessorato alla Salute. Alterando i numeri dei positivi e dei tamponi, per mantenere l'indice sotto i livelli di guardia. E' un'accusa pesante quella mossa dalla procura di Trapani: questa mattina, i carabinieri del comando provinciale e del Nas hanno notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari, a una dirigente generale della Regione e a due suoi collaboratori. L'assessore Ruggero Razza ha ricevuto un avviso di garanzia e un invito a comparire, per essere interrogato. Tutti sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico. Sono quaranta gli episodi contestati, l'ultimo risale al 19 marzo.

Ai domiciliari sono andati Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, il braccio destro dell'assessore Razza; Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell'assessorato.

A chiedere il provvedimento sono stati il procuratore facente funzione di Trapani Maurizio Agnello e le sostitute Sara Morri e Francesca Urbani. L'ordinanza di custodia cautelare è del gip di Trapani Caterina Brignone, che ha riconosciuto la fondatezza della ricostruzione dei pm e la necessità di intervenire d'urgenza, ma si è poi dichiarata incompetente - così come segnalato dalla procura - trasmettendo gli atti a Palermo. Secondo il giudice per le indagini preliminari, ci si trova di fronte a "un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci, che anzi - scrive il gip - pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite".

Nell'inchiesta risultano indagati anche il vice capo di gabinetto dell'assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Maria Letizia Di Liberti.

Coronavirus, dati falsificati: l'indagine.

L'inchiesta che scuote adesso la Sicilia è nata per caso. L'anno scorso, i carabinieri indagavano su un laboratorio di Alcamo che avrebbe rilasciato centinaia di tamponi errati: negativi invece che positivi. I pm hanno deciso di fare un approfondimento all'assessorato regionale alla Sanità, attivando alcune intercettazioni. E sono emerse le prime conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. Conversazioni che si sarebbero ripetute con cadenza preoccupante. A gestire i dati era Maria Letizia Di Liberti, uno dei volti storici della burocrazia regionale, in servizio dal 1992, stimata dalle varie maggioranze e opposizioni che si sono succedute nel tempo per il suo ruolo di tecnico, unica ombra nella carriera un'inchiesta per peculato nel 2018, per alcune indennità non dovute.

Coronavirus, dati falsificati: la dirigente.

Nei mesi più intensi della pandemia, la dirigente generale Maria Letizia Di Liberti aveva avviato una battaglia per mettere ordine al caos imperante nella raccolta dei dati su contagi e tamponi. A novembre, aveva scritto una nota dai toni perentori a tutte le aziende sanitarie. Iniziava così: "L'omissione o l'incompleta registrazione dei dati sulla piattaforma informatica da parte dei soggetti coinvolti nel processo di esecuzione e/o analisi dei tamponi, costituisce una grave inadempienza che rischia di compromettere la qualità delle analisi e delle valutazioni sull'andamento dell'epidemia e, conseguentemente, di indurre  i decisori ad attuare misure di contenimento non proporzionate al quadro reale epidemiologico". E, adesso, è lei accusata di avere omesso e alterato quei dati. Ma perché l'avrebbe fatto? Per un qualche interesse personale o di carriera? Per compiacere il suo assessore? Per coprire alcune vistose falle nell'organizzazione della sanità siciliana?

I magistrati hanno disposto l’acquisizione di telefonini, computer, server dell’assessorato. Naturalmente, una copia. La complessa macchina della sanità non può fermarsi in questo momento di emergenza sanitaria. Ma è necessario capire cosa è accaduto. E, soprattutto, scoprire quali dati sono stati nascosti. L'inchiesta è appena all'inizio.

LaRepubblica

lunedì 29 marzo 2021

Le sue costose missioni estere non sono affari privati. - Gad Lerner

 

Negli ambienti finanziari milanesi gira da un po’ la voce che Matteo Renzi sia prossimo a cambiar mestiere. La carriera politica fungerebbe da trampolino per incarichi più remunerativi, già testimoniati dal repentino incremento dei suoi redditi. Ma finché Renzi è senatore, e in particolare membro della Commissione Difesa, cui spetta di occuparsi di interessi vitali della nazione, s’impone a lui di adempiere “con disciplina e onore” alla funzione pubblica assegnatagli (articolo 54 della Costituzione).

In democrazia ciò comprende anche il dovere della trasparenza: le sue costose missioni all’estero, che siano retribuite o solo rimborsate da terzi, non possono essere considerate un affare privato. Renzi è un ex presidente del Consiglio, tuttora segretario di un partito che fa parte del governo in carica. Anziché querelare i giornalisti, deve ancora spiegarci cos’è andato a fare a Dubai non più tardi di tre settimane fa in compagnia di Marco Carrai, console onorario d’Israele per il Nord Italia. Né può giustificare il suo ossequioso dialogo pubblico col principe saudita Muhammad bin Salman del gennaio scorso falsificando il rapporto Cia che ne indicava le responsabilità di mandante dell’omicidio Khashoggi. Che si tratti di viaggi d’affari o di un non meglio precisato ruolo nell’ambito dei cosiddetti Accordi di Abramo, la faccenda ci riguarda.

La presenza di Renzi ieri ai box del Gp di Formula 1 in Bahrein si configura come uno sberleffo oltraggioso di fronte a un paese chiuso per lockdown. Trincerarsi dietro al rispetto formale delle regole equivale solo a un’ostentazione di privilegio.

Ci aspettiamo che la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, voglia chiedergliene conto nella seduta di martedì prossimo.

IlFattoQuotidiano

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Animal House. “Differenze clamorose tra Lombardia e Lazio? Da noi non girano i cinghiali…” (Ignazio La Russa, senatore FdI, sulla campagna vaccinale nella sua Lombardia, 23.3). Solo i somari.

Telefono azzurro. “Finito di vaccinare l’ultimo lombardo torno negli spogliatoi e ricomincio a fare il nonno” (Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale per la Regione Lombardia, Corriere della Sera, 23.3). Lo dice per tranquillizzare i nipotini.

Lui può. “La Direttiva del servizio sanitario della Lombardia: ‘Ospedali, occupatevi soltanto del Corona’” (Libero, pag. 4 in alto a sinistra, 25.3). “Berlusconi torna a casa dopo tre giorni di ricovero al San Raffaele di Milano per accertamenti di routine” (Libero, pag. 4 in alto a destra, 25.3). Non sappia la destra ciò che fa la sinistra.

Consenso. “Se ancora non fosse chiaro, a Draghi non interessa né del consenso, né delle beghe tra i partiti. A lui interessa portare a casa i risultati. Scusate se è poco” (Myrta Merlino, Twitter, 26.3). Non avere elettori aiuta.

Memoria. “Draghi la libertà delle parole, Conte (e Casalino) parole in libertà” (Marco Follini, Twitter, 26.3). E Follini ex vicepremier di Berlusconi.

Carrette&cravatte. “In Italia è già iniziata la cravatta mania per le conferenze stampa di Draghi” (David Carretta, giornalista Agi, Twitter, 26.3). Sì, ma occhio alla bava che te la macchia, la cravatta.

Monsieur de Pompadur. “Super Mario parla da vero leader europeo. Toni asciutto, scevro dalla retorica pomposa” (Augusto Minzolini, Giornale, 27.3). Quella ce la mette la tua Minzolingua, molto pomposa, pure troppo.

Provincia di Lecco. “Ci sarebbero molte ragioni per leccarsi i baffi dopo aver ascoltato le risposte fornite ieri da Mario Draghi…” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 27.3). Poi, non trovando i baffi, ha optato per i piedi.

Almeno. “I tanti che meditano su Draghi capo dello Stato dovrebbero considerare quanto sarebbe più significativo vedere l’Italia di nuovo protagonista o co-protagonista in Europa grazie al governo da lui guidato almeno fino al 2023” (Stefano Folli, Repubblica, 27.3). E dopo che si fa: si aboliscono le elezioni?

Le Vacciniadi/1. “Agli anziani chiediamo scusa. Sui vaccini ora si corre” (Letizia Moratti, vicepresidente e assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Repubblica, 24.3). Chi arriva primo, anche in carrozzella, vince una dose.

Le Vacciniadi/2. “Sull’attività di vaccinazione non soffriamo di complessi di inferiorità e rivendichiamo con orgoglio il lavoro che stiamo portando avanti” (Letizia Moratti, Foglio, 27.3). Nel campo dell’avanspettacolo.

Ritardi. “Travaglio ha scritto che certe cose le capisce anche ‘un bambino ritardato’… Voglio solo che si sappia che questa cultura di odio, di aggressione, di violenza verbale è una vergogna” (Matteo Renzi, senatore e leader Iv, 25.3). Vero, ma purtroppo gli adulti ritardati certe cose proprio non le capiscono.

Sostegni. “Decreto Sostegni, la discontinuità di Draghi” (Giampaolo Galli, Riformista, 23.3). Vuoi mettere: prima lo stesso decreto si chiamava Ristori.

Salvataggi. “Stanno arrivando milioni di dosi, ora un patto di salvezza nazionale” (Maria Stella Gelmini, ministra FI agli Affari regionali, La Stampa, 23.3), Dalla Gelmini, si spera.

Rimbalzo. “L’apprezzamento dell’esecutivo e del presidente Draghi… risulta in flessione… diminuisce di 6 punti per il governo e di 7 punti per il premier. Più che la fine della luna di miele … si può parlare di una sorta di ‘rimbalzo tecnico’” (Nando Pagnoncelli, Corriere della sera, 27.3). Tipo il rimbalzo tecnico di Willy Coyote quando precipita dal dirupo, con la nuvoletta.

L’ideona. “Processo mediatico, l’Italia deride l’Ue e la Costituzione. Dal 2016 saremmo tenuti a recepire il testo che vieta ai pm di additare gli imputati come colpevoli. Lo impone pure la Carta. Ma il M5S non vuole” (Giorgio Spangher, Il Dubbio, 25.3). Vostro onore, premesso che l’imputato è innocente perchè non posso additarlo come colpevole, sennò poi Spangher s’incazza, chiedo che sia condannato all’ergastolo.

Il titolo della settimana/1. “Così le Procure bloccano le vaccinazioni” (Foglio, 24.3). Ah ecco perchè non arrivano i vaccini: i soliti pm No Vax.

Il titolo della settimana/2. “Con Draghi la svolta, ma avrei preferito senza Lega” (Giuliano Pisapia, ex deputato Rifondazione Comunista, ex sindaco arancione, ex legale di parte civile contro Silvio Berlusconi, ora eurodeputato Pd, Corriere della sera, 26.3). Però, dài, meno male che Silvio c’è.

Il titolo della settimana/3. “In 3 anni liberazione condizionale solo per 38 ergastolani” (Il Dubbio, 23.3). Un po’ pochini: ci vorrebbe la liberazione incondizionale. O incondizionata.

Il titolo della settimana/4. “Non lascio Italia Viva: noi decisivi nel 2023” (Renzi, Messaggero, 26.3). Uahahhaahhahah.

ILFattoQuotidiano


F1: Renzi nel paddock in Bahrain,

Matteo Renzi ha assistito al Gran Premio del Bahrain. Il leader di Iv è stato inquadrato in diretta Tv nel paddock. Il presidente della Federazione internazionale dell'automobile (Fia) Jean Todt ha pubblicato una foto sul suo profilo Twitter

Scatto di Jean Todt. Polemiche sui social, leader Iv ribatte: 'I miei viaggi non costano al contribuente'.


Matteo Renzi ha assistito al Gran Premio del Bahrain. Il leader di Iv è stato inquadrato in diretta Tv nel paddock.

Il presidente della Federazione internazionale dell'automobile (Fia) Jean Todt ha pubblicato una foto su Twitter insieme a "sua Altezza Reale il Principe Salman ben Hamad Al Khalifa, Principe Ereditario e Primo Ministro del Bahrain e Matteo Renzi". Sui social sono arrivati commenti critici: "Un intero Paese in zona rossa mentre lui si gode il Gran Premio di Formula 1 in Bahrein", scrive qualcuno. Oppure: "Sarà là per motivi di lavoro", ironizza un altro utente.  

Con una nota del suo ufficio stampa "Matteo Renzi fa sapere che è abituato alle polemiche contro di lui ma che ha come sempre rispettato tutte le norme e martedì sarà in aula a fare il suo lavoro per intervenire sul Family Act. Inutile dire che i viaggi di Renzi riguardano Renzi e non costano un centesimo al contribuente". 

Ansa

domenica 28 marzo 2021

La Russa fa entrare i fascisti in Senato per lo sfratto di FN. - Ilaria Proietti

 

Istituzioni - Mercoledì il vicepresidente di Palazzo Madama ha accolto Fiore e Castellino. Che occupano le sedi di FdI.

Senato, interno giorno: un mercoledì da leoni per Ignazio La Russa. Ché ha appena finito di incalzare in aula Mario Draghi sulla partita dei vaccini lo invita a far valere la sua autorevolezza in Europa. “Altrimenti – dice il numero 2 del partito di Giorgia Meloni – andrebbe benissimo un Conte qualsiasi”. Il clima si surriscalda, La Russa si svocia e ancora non è niente. Perché la giornata per lui è lunga: lo attende l’incontro con quelli di Forza Nuova che sono venuti a trovarlo in Senato dove è vicepresidente, giusto un gradino sotto Maria Elisabetta Alberti Casellati.

E allora ecco La Russa che fa accomodare i suoi ospiti nella saletta attigua all’ingresso principale di Palazzo Madama. Chi sono? L’ex europarlamentare Roberto Fiore, alle spalle una condanna poi prescritta per banda armata e associazione sovversiva. E Giuliano Castellino suo sodale in Forza Nuova e apostolo no-mask, a cui la questura di Roma ha inflitto la sorveglianza speciale con divieto di partecipare a pubbliche riunioni senza l’autorizzazione perché ritenuto soggetto pericoloso. Che ci facevano mercoledì a Palazzo?

Sono reduci da appena pochi giorni dall’occupazione della sede storica del Movimento sociale oggi assegnata a FdI di via Livorno a Roma. Al grido di battaglia, “è giunta l’ora di una nuova marcia che vede uomini e donne di nuovo uniti e decisi a riconquistare spazi”. Spazi che fanno litigare.

In via Livorno la faccenda si è chiusa bene, diciamo così. Perché subìto l’assedio, i meloniani avevano chiamato la polizia e si era temuto il peggio. Ma poi La Russa si era messo al telefono con Fiore e lo aveva convinto a sgombrare insieme a Castellino e a tutti gli altri. Con le buone e con la promessa di incontrarsi al più presto per risolvere una questione che si trascina da tempo: la sede di via Paisiello ai Parioli occupata da FN da anni e di cui la Fondazione di An vorrebbe al più presto rientrare in possesso.

Fiore non la molla. Forse lo farebbe sempre che la Fondazione (che ha in pancia un patrimonio ingente di lasciti e donazioni), si convincesse ad assegnargli un’altra sede. Certo non una qualunque: un posto che rappresenti qualcosa per la destra italiana.

“Prima di parlarne devono innanzitutto sgomberare via Paisiello che avevamo in origine concesso a Francesco Storace per ospitare la redazione del suo giornale. Storace poi ci aveva restituito le chiavi, ma nel frattempo l’immobile era stato occupato abusivamente da Forza Nuova. Per 17 volte l’ufficiale giudiziario ha tentato l’accesso: questo prima del Covid che ha bloccato tutto. Insomma, finora, per un motivo o per un altro non è stato possibile eseguire lo sfratto e vorremmo evitare di ricorrere alla forza pubblica”, dice La Russa, ripercorrendo la vicenda e le ragioni dell’incontro di mercoledì che a Palazzo Madama non è passato inosservato.

Perché a vedere Fiore e Castellino in compagnia di La Russa al Senato a qualcuno è venuto il sangue agli occhi. “Abbiamo lasciato i documenti e fatto i pass come fa chiunque altro che abbia un appuntamento. Del resto non è la prima volta che entro nei Palazzi, non capisco lo scandalo. Sono fascista, e allora?”, dice Castellino, che sulla trattativa in corso con La Russa non fornisce dettagli. Gli si scuce di bocca giusto l’indispensabile per capire l’aria: “Le sedi della Fondazione sono state donate alla comunità di destra per fare politica, non per altro. Noi di Forza Nuova con l’occupazione del 2011 abbiamo salvato via Paisiello dalla svendita: c’era il rischio che facesse la fine della casa di Montecarlo”. E l’incontro al Senato? “Direi un posto sordo e grigio, ma tant’è. Ho fatto tutti i controlli e firmato il foglio Covid. Il braccialetto elettronico? Il metal detector non ha suonato perché non ce l’ho: sono sorvegliato speciale mica sto ai domiciliari”.

ILFattoQuotidiano

Il Merlo beccato: per dire “burino” a Conte inciampa su Teodosio & C. - Sergio Rinaldi Tufi

 

Un editoriale di Marco Travaglio (27 marzo) ci ricorda ancora una volta, citando una serie di inaudite denigrazioni di Conte, con che stampa abbiamo a che fare: ed è inutile ricordare a quelle “firme” eccellenti che Conte vola nei sondaggi, perché è proprio questo che scatena il loro rozzo livore. Rozzo? Rileggiamo Francesco Merlo su Repubblica:

"Conte è “come Teodosio che davvero credette di poter fare l’imperatore di Roma pur essendo un ispanico, un provinciale, un burino”. In realtà, è Merlo che crede di poter fare il giornalista pur essendo, apparentemente, un non-scolarizzato. Se avesse frequentato una qualsiasi scuola, avrebbe dovuto vedere sulle pareti della sua aula (un tempo c’era sempre) una carta dell’Impero Romano al massimo della sua espansione, cioè all’età di Traiano (98-117 d.C.): quello che il Senato definì “optimus princeps

”era anche lui nato in Spagna, ben prima di Teodosio. Dunque anche Traiano era un burino? E lo era anche il successore Adriano (117-138 d.C.), colui che riorganizzò quell’immenso territorio? Ma torniamo a Teodosio, imperatore fra 379 e 395. Era il difficilissimo periodo dell’impero tardoantico, ma riuscì a padroneggiare gli eventi: è noto come “Teodosio il Grande” (se lo annoti, Merlo). Nel 380 pubblicò un editto che obbligava i sudditi a vivere nel Cristianesimo. Non mancò (come molti, purtroppo) di macchiarsi le mani di sangue, ma era uno che volava alto: memorabili i suoi rapporti con Sant’Ambrogio, con cui condivise la lotta all’eresia ariana, ma con cui ebbe anche momenti di fortissima tensione. Praticò un’illuminata politica di buoni rapporti con i Barbari, accogliendoli all’interno dell’Impero e arruolandone molti nell’esercito. Poi potremmo aggiunger grossi interventi architettonici e urbanistici a Costantinopoli. Merlo, un consiglio non richiesto da parte di un attempato professore: smettetela, Lei e i Suoi colleghi, di sparare la prima cosa che vi passa per la testa, guidati da un solo criterio: più è odiosamente insultante, meglio è. Oltretutto non serve a nulla (si riguardi, appunto, i sondaggi). Buon lavoro.

IlFattoQuotidiano