mercoledì 15 settembre 2021

Salvini: 'Una centrale nucleare in Lombardia? Nessun problema'.

 

Lo afferma il leader della Lega a Radio anch'io su Radio Rai.


"Metterei una centrale nucleare in Lombardia? Che problema c'è". Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini a Radio anch'io su Radio Rai.  "La Svezia di Greta ha 8 centrali.

Ci sono centrali nei centri storici di grandi città: a Copenaghen c'è un termovalorizzatore in centro città, con una pista di sci", aggiunge. 

"Aspettiamo la proposta sul green pass. Non commento i se, se c'è il contatto con il pubblico avrebbe senso, altrimenti se uno è chiuso nel suo ufficio che senso avrebbe? Ma ripeto, non commento i se, aspetto il testo. Occorre equilibro, non ci sto alle tifoserie", afferma inoltre il leader della Lega.

"Per non far alzare la bolletta, il governo deve abbassare le tasse - dice Salvini - Chi paga 100 euro, la maggioranza di quei 100 euro sono costi come l'Iva. Il governo deve ridurre l'Iva".

ANSA


Il tizio ha dimenticato che noi italiani abbiamo scelto di non usufruire dell'energia nucleare con un regolare referendum?
Lo ha solo dimenticato o sostiene di poter decidere come meglio crede a nome di tutti gli italiani?
Questo discutibile, irresponsabile ed insulso personaggio dovrebbe essere espulso dalla politica per evitare che continui a fare danni...
c.

L’Europa smentisce Cingolani. La CO2 c’entra poco con i rincari. Altro che costi troppo alti per la transizione energetica. Le maxi-bollette si contrastano con il Green Deal. - Laura Tecce

 

Che prezzi di gas ed elettricità siano ai massimi storici, sia per problemi legati alla carenza di offerta sia per effetto del rialzo senza precedenti del costo delle quote di CO2, è un dato di fatto. Come è un fatto che il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani parlando di aumenti in bolletta elettrica del 40%, peraltro senza attendere i dati ufficiali, abbia terrorizzato cittadini e imprese (leggi l’articolo): dal governo dei “migliori” sarebbe auspicabile avere quantomeno la prospettiva di soluzioni alle criticità evidenziate e la capacità di affrontare i problemi superando eventuali ostacoli.

Inevitabili, dunque, le polemiche e i distinguo su quanto affermato dal ministro. In particolare sono i 5Stelle, da sempre sensibili ai temi della sostenibilità, ad auspicare che il processo di transizione ecologica sia completato il più velocemente possibile accelerando l’istallazione delle fonti rinnovabili, l’unico modo per evitare sorprese in bolletta.

MISURE NON CHIACCHERE. “Non c’è tempo da perdere: bisogna varare subito misure adeguate a proteggere famiglie e imprese dall’impennata del costo dell’energia che si ripercuote sulle bollette”, affermano in una nota i deputati del Movimento in commissione Attività produttive, elencando una serie di misure formulate dal capogruppo a Montecitorio Davide Crippa, fra le quali un maggiore ricorso ai fondi derivanti dal maggior gettito prodotto dalle aste Co2 in modo da abbassare i costi a carico dei cittadini o – come accade in la Spagna – istituendo un fondo destinato a coprire gli oneri delle rinnovabili finanziato dai venditori di tutti i settori energetici non rinnovabili.

In ogni caso, quanto sta accadendo sui mercati dell’energia dimostra ancora una volta la necessità di abbandonare le fonti fossili e di puntare con decisione sulle ecoenergie: a fornire in questo senso un assist formidabile ci ha pensato ieri il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue e responsabile per le politiche climatiche Frans Timmermans.

L’ASSIST DALL’UE. Illustrando alla plenaria del Parlamento Ue il pacchetto presentato a luglio per rendere la legislazione comunitaria idonea all’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 – tappa intermedia verso la neutralità climatica al 2050 – Timmermans ha spiegato che le ragioni dell’aumento consistente del prezzo delle bollette dipendono dal rincaro del gas, non dai costi imposti sulla CO2 per decarbonizzare, non mancando però di sottolineare il rischio che “Le misure Ue del Green Deal possano portare ad un aggravamento delle disuguaglianze sociali, in particolare con l’aumento dei costi dell’energia, se questi non verranno compensati da politiche di redistribuzione appropriate da parte degli Stati membri”.

Ergo: il compito della politica è quello di distribuire equamente gli oneri e assicurare che l’effetto sui prezzi non ricada sui più vulnerabili. “Ci sono delle scelte che gli Stati membri possono fare – spiega – ad esempio ridurre l’Iva, ridurre le tasse sull’energia o dare un sostegno diretto alle famiglie per affrontare i rincari dell’energia”. Dal numero due di Palazzo Berlaymont arriva poi un velato riferimento a chi agita lo spettro dei rincari delle bollette come se fosse una evento immodificabile: “Invece che essere paralizzati dall’aumento dei prezzi dell’energia, questo dovrebbe essere uno stimolo ad accelerare la transizione verso le energie rinnovabili approfittando del fatto che i prezzi delle rinnovabili sono rimasti bassi e stabili”.

E invece è proprio il ministro della Transizione ecologica italiano a farne un ennesimo motivo per evidenziare le difficoltà della transizione e non i vantaggi. Peraltro, evidenzia Timmermans, “Se avessimo fatto il Green Deal cinque anni fa non saremmo in questa situazione perché saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale”. Molto più dirette le associazioni Wwf, Greenpeace e Legambiente che – in una nota congiunta – invitano apertamente il ministro Cingolani a “Misurare le parole, a esporre i fatti in modo completo e non per battute e soprattutto a svolgere il compito cui è stato chiamato, cioè attuare la transizione ecologica”, sottolineando come “Questo stillicidio di dichiarazioni che nulla hanno a che fare con il Pnrr e la transizione ecologica impedisce di affrontare la transizione in modo sistemico”.

LA NOTIZIA

martedì 14 settembre 2021

Qui rido io. - Marco Travaglio

 

Leggo l’editoriale di prima pagina su Repubblica, “L’Occidente collabori con Cina e Russia”, e quasi cado dalla sedia. Ma stiamo scherzando? Un mese fa, quando lo disse Conte per l’Afghanistan, e ancor prima quando lo praticò da premier firmando gli accordi per la Via della Seta e il 5G e predicando in Parlamento una politica estera “multilaterale”, mancò poco che gli atlantisti de noantri lo lapidassero per alto tradimento. Eccolo lì, il grillino servo di Putin e Xi Jinping, quello che vuole venderci a Mosca e Pechino e farci espellere dalla Nato, l’“avvocato dei tagliagole” che “sta coi Talebani” (Libero), arrapato dal “fascino dei kalashnikov” (Rep). Intanto gli stessi lo dipingevano pure come il cameriere di Trump, cioè del presidente Usa, ma si sa, la coerenza per i nostri Nando Mericoni è un optional. E giù attacchi renziani e destrorsi in Parlamento. E giù tweet dei nostri americani a Roma, da Riotta a Iacoboni. E giù inchieste su “Giuseppi” e i nostri 007 complici di Trump nel Russiagate, come avrebbe presto dimostrato il celebre “rapporto Barr” (purtroppo mai visto). E giù retroscena sui famosi hacker russi che truccano le elezioni in mezzo mondo e sugli spioni putiniani travestiti da medici che fingevano di aiutarci contro il Covid a Bergamo mentre ci rubavano segreti scientifici e militari per il vaccino Sputnik.

Il tutto su Stampa e poi su Rep di Sambuca Molinari, l’ameregano per eccellenza. Ma anche sul Foglio del rag. Cerasa (“Più Draghi e meno Dragone”). Poi lo scandalo degli scandali: Grillo va a trovare l’ambasciatore cinese a Roma e vuole portarci Conte (che non ci va). Minzolingua: “Il fattore C, lo strano legame tra i grillini e la Cina”. E Rep: “Il M5S filocinese, una spina per il Pd” che deve tenersi a distanza e stringersi vieppiù a FI&Lega. La quale Lega “guarda con apprensione al previsto incontro di Conte e Grillo con l’ambasciatore cinese”. A giugno. Poi il 3 settembre Salvini incontra e selfa l’ambasciatore cinese ed esce estasiato (“piena condivisione”). E niente più apprensione nella Lega e sui giornaloni. Tantomeno quando Draghi telefona a Putin e a Xi per coinvolgerli nel dialogo coi talebani e nel G20 su Kabul (finora senza esiti). Anzi, lì lo sdegno si tramuta in saliva sul “pragmatismo di Draghi”, anzi Dragone. Ieri la resa finale al nemico: “L’Occidente collabori con Russia e Cina”. Dopo la Via della Seta, la Via di Damasco. Tre sole spiegazioni possibili. 

1) Draghi, con quella bocca, può dire ciò che vuole, tanto la lingua gliela prestano i giornaloni. 

2) La Russia e la Cina con cui ora dobbiamo collaborare sono solo omonime di quelli a cui volevano venderci Conte&C. 

3) Quel diavolo di Giuseppi, zitto zitto, ha espugnato anche Repubblica.

ILFQ

BUON VIAGGIO SENATUR - Rino Ingarozza

 

"Sono contro l'obbligo vaccinale perché quest'obbligo esiste solo in Turkmenistan e Tagikistan".

Così parlò Matteo Salvini.
Giusto, vero.
Io, concettualmente, sono contrario agli obblighi. In tutti i campi. Anche se mi rendo conto che, a volte, sono, eccezionalmente, inevitabili.
Ma non è di questo che voglio parlare. Tutte le opinioni vanno rispettate.
Vorrei dire a Salvini che, da altre parti, esistono anche altre cose che in Italia non ci sono e, altresì, non esistono delle cose che in Italia ci sono o, come nel caso che dirò più avanti, cose che non c'erano ma ora ci sono, perché ci siamo adeguati.
In pratica, se devi prendere ad esempio quello che succede nel mondo, le regole di altre parti, lo si dovrebbe fare per tutte le cose e non solo per quelle che fanno comodo. Mi sembra una cosa talmente evidente che non ci vuole una laurea, un'intelligenza sopraffina, una persona attenta, per capirlo.
In pratica è una cosa che anche uno come Salvini dovrebbe capire (forse un po' meno i suoi elettori).
Entriamo nello specifico.
Caro Salvinuccio,
ricordo perfettamente che quando, insistentemente, perché sfuggivi la domanda, ti hanno chiesto se eri d'accordo al ripristino del vitalizio a Formigoni hai, testualmente, risposto: "'Se lo prevede la legge, è giusto". Anche stizzito.
Vorrei ricordarti che la legge prevedeva un'altra cosa (esattamente il contrario) ed è stata la commissione del Senato a ripristinare il vitalizio e sai chi c'era in commissione? I tuoi compari di partito e quelli di Forza Italia.
Poi vorrei anche ricordarti che grazie a te e a Forza Italia sono stati ridati i finanziamenti all'editoria. Tanto per.
Quindi, se proprio non volevi ridare il vitalizio ai condannati, bastava che dicessi ai tuoi uomini di votare contro. Ergo: Sei stato tu a ridare il vitalizio ai condannati, perché lo hai voluto tu e non perché lo prevedeva la legge. Forse solo in Turkmenistan e Tagikistan danno 7.000 euro (o l'equivalente nella loro moneta) a uno che ha rubato soldi pubblici.
Mi dirai, come hai detto, "Ma mica possiamo farlo morire di fame" riferendoti a Formigoni. Certo che no.
Poteva sempre fare domanda per il RDC, così poteva campare. In alternativa poteva fare il cameriere, per 600 euro al mese, visto che come hai detto tu è una cifra da accettare, perché congrua.
O, ancora, poteva emigrare in Turkmenistan o in Tagikistan. Semplice, no?
Ora sei con la bava alla bocca, insieme a quell'altra scienziata del nulla e quell'altra nullità col Kefiah in testa, perché l'unica legge che vorresti abolire è quella che, guarda caso c'è in quasi tutto il mondo, tranne che in Turkmenistan e Tagikistan (per semplificare) ed è il reddito di cittadinanza.
Qualcosa non torna. E non torna perché stai facendo una guerra per togliere il "'pane" a milioni di persone dopo aver dato "il carburante" per lo yacht, ai ricchi. Capisci?
Ti ricordo, ancora, che quasi in tutto il mondo, quando uno ruba, specialmente se ruba alla collettività, approfittando del suo ruolo, finisce in galera. Se poi a rubare è un partito, in galera ci finisce il suo segretario. Per esempio se, in Europa, un partito dovesse rubare (è solo un esempio) 49 milioni alla collettività, il suo segretario di quel momento storico e tutti quelli ritenuti responsabili, finirebbero in galera.
Sono invece certo (ma è solo una mia convinzione) che se un partito italiano dovesse rubare 49 milioni (una cifra a caso) ci si accontenterebbe di chiedere indietro i soldi in, diciamo 80 anni (ma anche questa è una mia supposizione) e il suo segretario verrebbe premiato con un seggio in Senato. Forse solo in Turkmenistan e Tagikistan, è così.
Altra cosa sono le accise sulla benzina. Quelle accise che sono state utili nei momenti difficili per alcune zone, colpite, per esempio, da terremoti e che, passata l'emergenza, non avrebbero più avuto ragion d'esistere. Non ci sono in nessuna parte del mondo.
Certo, capisco, nessun Governo le ha mai tolte, ma è anche vero che nessuno ha mai detto "è la prima cosa che farò se vado al Governo".
Solo uno l'ha detto e poi non l'ha fatto. Indovina chi è?
Forse solo in Turkmenistan e Tagikistan, lo si può fare.
Andando avanti, ti ricordo che in tutti i Paesi democratici, l'obiettivo delle leggi elettorali è quello di dare, con certezza, un Governo e non quello di colpire un partito o un Movimento che "fa paura". In tutti i Paesi si "gareggia" onestamente e non inquinando le regole. Capisci?
È quello che avete fatto in Italia con il Rosatellum.
In tutto il mondo, tranne, forse, in Turkmenistan e Tagikistan, le regole sono eque per tutti.
Infine vorrei ricordati che nessun Paese del mondo, tranne forse il Turkmenistan e Tagikistan (sempre per semplificare) si sognerebbe di candidare a Presidente della Repubblica o per qualsiasi altra carica istituzionale, un pregiudicato.
Quindi, come vedi, le cose che vanno bene, secondo le nostre convinzioni, si possono mantenere, mentre quelle che non vanno, si possono cambiare.
Guarda caso, però, l'unica cosa che vorresti cambiare è una misura che solo in pochi Paesi, come, per esempio, il Turkmenistan e il Tagikistan, non c'è. L'unica cosa fatta pensando al popolo, da trent'anni a questa parte e cioè il Reddito di cittadinanza.
Concludendo, il Turkmenistan e Tagikistan sono sempre lì, mica si spostano a seconda del tuo interesse o piacimento, altrimenti, visto che sono più le cose che ti aggradano, in questi Paesi, che quelle che non ti aggradano, qualche malpensante ti potrebbe dire: "'Ma perché non ti trasferisci lì?"
Buon viaggio, Senatur.

Rino Ingarozza (14/09/2021)

lunedì 13 settembre 2021

Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

Gombloddo! “Battaglia sul nucleare verde (sic, ndr). Cingolani a Cernobbio attacca: ‘C’è chi vuole farmi fallire’” (Repubblica, 5.9). Non fare il modesto: ci stai riuscendo benissimo da solo.

Attentato! “L’unica didattica a distanza che ha funzionato in questi anni è quella di Sergio Mattarella… la sua funzione educativa e maieutica verso la politica…” (Stefano Cappellini, Repubblica, 6.9). Sì, però piano con la saliva, se no poi affoga.

Il compagno Biscione. “I pm belve su Berlusconi: vogliono il suo scalpo. Il Pd lo candidi al Colle, così la politica si riprende il primato” (Piero Sansonetti, intervista al Giornale, 11.9). E lui uno strapuntino fisso a Mediaset.

Com’era verde la mia Betulla. “Eravamo tutti americani, ora lo siamo molto meno” (Renato Farina, Libero, 11.9). Veramente, più che americano, tu eri del Sismi.

Lombardi alla prima crociata. “Gelo di Roberta Lombardi su Raggi: ‘Io a Roma apolide dal 2016. Al ballottaggio con Gualtieri. Va preparato il dopo-Virginia’” (Messaggero, 9.11). Ma il dopo-Roberta mai?

Volare oh oh. “A Roma Michetti vola, anche contro la macchina del fango” (Giornale, 11.9). Infatti, a ogni confronto con gli altri candidati, scappa.

Maestri di giornalismo. “Perchè quello di Assange non è vero giornalismo d’inchiesta” (Aldo Grasso, Corriere della sera, 8.9). Vuoi mettere invece quello di Grasso.

Ahi che dolor! “Mi è caduto un mito e la cosa mi dispiace enormemente perchè il prof. Barbero è simpatico” (Grasso, ibidem, 11.9). Sono bei problemi: e adesso come facciamo?

La patente. “Anche Barbero, dopo Cacciari, Agamben e Vattimo, nobili intellettuali della Vieux Gauche, dà dignità e dunque – malgrado lui, malgrado loro– legittimità a una battaglia che in piazza degenera nella fascisteria della Nouvelle Droite” (Francesco Merlo, Repubblica, 8.9). Barbero, Agamben, Vattimo e pure Barbero: tutti fasci.

À la guerre comme à la guerre. “Boicottiamo Barbero e gli altri evasori vaccinali” (Domani, 9.11). Basta libri di storia: solo geografia e scienze.

Gente di poca fede. “L’ultima del processo Ruby ter. Il pm non crede che il Cav sia malato” (Libero, 9.9). Chissà come mai.

Un apostrofo rosa. “Raccontiamo i suoi flop e Gratteri si offende: noi non baciamo anelli” (Tiziana Maiolo, Riformista, 9.11). Meglio le mani.

Amori tossici. “Mi innamorai di Matteo Renzi, ma rifiutai di fargli da ministro” (Oscar Farinetti, Corriere della sera, 8.9). Già innamorarsi bastava e avanzava.

Il Piccolo Fratello. “Il talento di Mr. Renzi. ‘Sono felice qui’, dice, e se la misura della felicità è l’energia, l’entusiasmo, la generosità nel concedersi a selfie, autografi e domande, allora sì, Matteo Renzi è felice. Pare a tratti persino pacificato. Una passeggiata sui monti con il senatore di Iv e gli studenti della sua Scuola di formazione politica, tra vertigini, porte scorrevoli, dichiarazioni di felicità, ammissioni e idee sul futuro dell’ex ‘fratello piccolo’ degli italiani” (Paola Peduzzi, Foglio, 6.9). Non so voi, ma io mi sento tanto figlio unico.

Polli del Balcone. “Mentre la Cina agisce l’Europa non c’è e sa solo discutere. L’idea di andare in guerra è fuori dai nostri radar… Occorrono 15mila soldati Ue: ma chi decide come utilizzarli?” (Ernesto Galli della Loggia, Giornale, 9.9). Non so voi, ma io lo farei decidere a Galli della Loggia.

Canti orfinici. “Caro Bettini, Draghi salva l’Italia e tu vuoi cacciarlo? Roba da matti” (Matteo Orfini, deputato Pd, Riformista, 9.9). Ci si vede dal solito notaio.

Diritto allo studio. “Vaccini, pressing sull’obbligo. L’ipotesi si rafforza dopo la linea dura varata da Biden. Palazzo Chigi studia il piano per attuarlo, un mese per decidere” (Repubblica, 11.9). Come sarebbe “ipotesi”, “studia”, “un mese per decidere”? SuperMario l’ha annunciato solennemente il 3 settembre: non si era detto che Lui parla solo a cose fatte?

La parola all’esperto. “Se oggi la corsa per il Colle è vissuta come una partita a due tra Mattarella e Draghi, è perchè oggi fuori da questo schema si intravede solo il caos” (Francesco Verderami, Corriere della sera, 9.9). Uahahahahahah.

La parola all’esperta. “Montanelli comprò una sposa ragazzina… E la violentò più volte. Sappiamo anche questo, è stato lui a raccontare che lei non voleva” (Maaza Mengiste, “scrittrice”, Repubblica, 9.11). Montanelli non l’ha mai raccontato e non è mai avvenuto: Destà, la presunta stuprata, quando si risposò ed ebbe tre figli, chiamò Indro il primogenito. È la famosa la campagna di Rep contro le fake news.

Il titolo della settimana/1. “Afghanistan e ddl Zan: Salvini in Vaticano in cerca di una sponda” (Repubblica, 11.9). Pensa che l’Afghanistan sia un fiume.

Il titolo della settimana/2. “Emergenza fisco. Fermate le tasse” (Giornale, 9.9). Cavaliere, è lei?

Il titolo della settimana/3. “Appello a Mattarella. Riabiliti Berlusconi per riunire il Paese” (Alessandro Sallusti, Libero, 7.9). Ma soprattutto accorpare il Quirinale e San Vittore.

ILFQ

Una pagina del “Corriere” per gli 80 anni di Dell’Utri. - Valeria Pacelli

 

“Un omaggio a un vecchio amico”, che prende la forma di un’intera pagina sul Corriere della Sera, perché quello di ieri non era un compleanno qualunque. Marcello Dell’Utri, ex dirigente di Publitalia, ex fondatore di Forza Italia, ex senatore con nel curriculum una condanna definitiva (e già scontata) per concorso esterno, ha compiuto 80 anni.

E proprio da coloro che lo hanno conosciuto e ne hanno condiviso una parte del percorso in Publitalia è arrivata l’iniziativa: un augurio che ha preso le sembianze di un avviso a pagamento sul quotidiano di via Solferino. Circa 200 firme intorno alla scritta “Auguri caro Marcello” a caratteri cubitali.

L’idea è partita da una pagina Facebook che raccoglie ex dirigenti e lavoratori di Publitalia. “Sono tutti ex dipendenti dell’azienda rimasti amici di Marcello – spiega uno dei firmatari –. Sono vecchi dirigenti, impiegati e qualche segretaria che hanno deciso di fargli gli auguri in maniera abbastanza visibile”. Ma, viene ribadito più volte, “l’azienda non c’entra nulla e allo stesso modo il partito”. E quanto è costato questo regalo? “La cifra da versare non mi è stata ancora comunicata. Mi risulta che costi parecchio, però sono sempre 200 firme, eh”. E via dunque con la colletta, ma ci tiene a sottolineare chi ha firmato “è solo una cosa fra amici, non c’è bisogno di strumentalizzare”. Non è la prima volta che il Corriere pubblica avvisi a pagamento (come quello di ieri) su Dell’Utri. Era già successo nel giugno del 2014 quando era apparsa una pagina “Al tuo fianco, Marcello”, costellata da messaggi. All’epoca l’ex senatore era detenuto a Parma e ci fu una reazione del Comitato di redazione, con i giornalisti che criticarono la scelta della direzione di accettare la pagina. Ieri di nuovo, e tra tra i firmatari del “tanti auguri” non sono mancati Giancarlo Galan, ex governatore veneto ed ex ministro (che ha patteggiato una pena a due anni e 10 mesi nell’inchiesta Mose). E ancora: l’ex sottosegretario Giancarlo Innocenzi Botti e l’ex senatore Massimo Palmizio. Volevano far sentire la propria vicinanza a Dell’Utri, il quale – racconta chi lo sente spesso – “da tempo non ha rapporti né con il partito né con l’azienda”. Condannato in via definitiva a sette anni per concorso esterno, a dicembre 2019 l’ex senatore è tornato in libertà dopo aver scontato poco meno di sei anni grazie alla liberazione anticipata. Ora vive a Milano, “si occupa solo delle vere passioni: i libri antichi. È un vero collezionista e lo hanno anche assolto…” racconta un ex collega di partito facendo riferimento a un’indagine napoletana: Dell’Utri accusato di una presunta appropriazione di tredici volumi della Biblioteca dei Girolamini di Napoli a gennaio è stato assolto. C’è poi la grana della condanna a 12 anni in primo grado nell’ambito del processo sulla Trattativa. La sentenza d’appello è attesa per il 20 settembre, nel frattempo l’ex senatore ha potuto trascorrere un compleanno sereno.

ILFQ

domenica 12 settembre 2021

Colti sul Fatto. - Marco Travaglio


Noi giornalisti, si sa, siamo capaci di tutto. Infatti ieri ho letto l’anticipazione sul Corriere del prossimo libro di Sabino Cassese (ma me la pagherà). La prima reazione è stata domandarmi perché gli americani a Guantanamo, tra le varie forme di tortura per far cantare i loro prigionieri, non abbiano mai provato a leggergli qualche brano scelto di Cassese: quelli confesserebbero pure la Shoah. La seconda attiene alla tesi del libro, davvero sorprendente, per non dire sconvolgente, tanto è originale. Si domanda Cassese: se “gli intellettuali nutrono la democrazia”, e io modestamente lo nacqui, perché non mi si fila più nessuno? Si risponde Cassese: colpa dell’“epidemia dell’ignoranza” e del “trionfo dei populisti” che “pensano di poter fare a meno degli esperti”. Conclude Cassese: se la gente non mi dà retta, sfido che poi si sbaglia a votare; insomma “tempi bui, sia per gli intellettuali sia per i mezzi di cui si valgono”; dove andremo a finire, signora mia. Noi, pur notoriamente populisti e dunque ignoranti, siamo vicini al prof. Cassese nell’ora della prova. Ma segnaliamo sommessamente un piccolo equivoco sul concetto di intellettuale: che, da che mondo è mondo (e non Italia), è persona abbastanza colta da mettere in crisi le imposture del potere. Se invece è sempre dalla parte del potere per certificarne le bugie, è un giullare di corte, al massimo un servo erudito.

Se il prof. Cassese siede nel Cda di Atlantia (Benetton, Autostrade), ne esce con 700mila euro in saccoccia e poi scrive soffietti ai concessionari autostradali a edicole unificate, anche dopo i 43 morti sotto il ponte di Genova, ridergli in faccia non è ignoranza o populismo: è il minimo sindacale. Se il prof. Cassese paragona Conte a Orbán perché proroga lo stato d’emergenza Covid, paventando la dittatura sanitaria perché “senza emergenza non c’è stato di emergenza” e poi, quando lo proroga e riproroga Draghi, lo esalta come un sincero democratico e lo sprona financo a imporre l’obbligo vaccinale, che è un Tso per 5 milioni di persone, cosa deve pensare la gente, colta o ignorante che sia: che è un intellettuale o che è un voltagabbana un filo meno autorevole del divino Otelma? Si dirà: ma è un giudice emerito della Consulta! Sì, ma non è un’attenuante: è un’aggravante. È grazie a presunti intellettuali come lui che la gente preferisce i “populisti”. Fossero vivi Flaiano, Montanelli, Pasolini e Carmelo Bene, per citarne alcuni fra i più geniali e disparati, la categoria non sarebbe così sputtanata: il guaio è che sono rimasti i Cassese, talmente abituati a dividere il mondo fra chi dà retta ai Cassese e chi no, da non vedere che nessuno si fila più gli intellettuali da quando gli intellettuali sono loro. Per carità, tutta gente colta. Sul fatto.

ILFQ