venerdì 22 gennaio 2016

Boschi: si riapre l'istruttoria sul pm Roberto Rossi, dopo l'inchiesta di Panorama. - Pier Luigi Boschi, già indagato (e prosciolto) sei anni fa.



Il Csm vuole chiarire la posizione del magistrato che, come riportato dal nostro giornale, archiviò le accuse nei confronti del padre del ministro.


Giornata nera per il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, titolare delle inchieste su Banca Etruria. Il comportamento del pm è finito al vaglio del Procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati. E la Prima Commissione del Csm ha riaperto l'istruttoria sul suo conto.
A mettere nei guai il procuratore, le indagini svolte negli anni passati su Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme Maria Elena ed ex vice presidente di Banca Etruria. Procedimenti conclusi con due richieste di archiviazione ma di cui il pm non aveva fatto cenno nelle sue audizioni davanti ai consiglieri del Csm, ai quali aveva invece assicurato di non conoscere "nessuno della famiglia Boschi". 
Poi è arrivato il servizio di copertina del nostro giornale, in edicola da oggi, in cui si racconta delle indagini di Rossi su Pierluigi Boschi per turbativa d'asta e estorsione, andate avanti dal 2007 sino al 2014 e che sarebbero state legate alla compravendita di una grande tenuta agricola dell'Università di Firenze. 
Venuto a conoscenza del nostro servizio, Rossi ha pensato di giocare d'anticipo inviando una lettera al Csm in cui ha scritto di essersi occupato in passato di procedimenti riguardanti Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme Maria Elena ed ex vice presidente di Banca Etruria, ma ha confermato di non aver mai avuto occasione di incontrarlo.
Nella sua lettera Rossi parlerebbe di più procedimenti, sui quali ora la Commissione (che solo due giorni fa aveva deciso di archiviare il fascicolo che lo riguarda) intende fare approfondimenti, accogliendo all'unanimità la richiesta del laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin: verificare quali vicende hanno riguardato e che esito hanno avuto. Il primo passo sarà a richiesta di informazioni e della documentazione relativa al Procuratore generale di Firenze, l'organo di vertice del distretto.
Balduzzi (Csm): "Ulteriori approfondimenti istruttori"
"Ascoltare di nuovo il procuratore Rossi? Per ora no: lo abbiamo sentito due volte e abbiamo ricevuto da lui tre comunicazioni scritte". Lo dice il presidente della Prima Commissione del Csm Renato Balduzzi, che spiega come la lettera fatta recapitare a Palazzo dei Marescialli, in cui Rossi parla di precedenti procedimenti penali riguardanti Pierluigi Boschi dei quali aveva avuto occasione di occuparsi sia il "fatto nuovo", che ha spinto oggi la Commissione a "sospendere la delibera di archiviazione e a procedere ad ulteriori approfondimenti istruttori".
"Dobbiamo conoscere quali sono queste vicende e quale esito hanno avuto" dice Balduzzi, precisando che nella lettera il procuratore fornisce anche chiarimenti sul "disallineamento" tra quanto sta emergendo e le sue dichiarazioni nell'audizione di dicembre davanti al Csm. L'ottica dell'intervento della Commissione non cambia: "garantire la massima serenità alla procura di Arezzo".
Il senatore Giarrusso (M5S): "Dopo l'inchiesta di Panorama Boschi deve dimettersi"
"Non solo Banca Etruria e massoneria deviata. Ora su papà Boschi arrivano anche le ombre, carte della DDA alla mano di aver fatto affari con uomini legati alla 'ndrangheta. A questo punto il ministro Maria Elena Boschi deve rassegnare le dimissioni, perché una pesantissima e insopportabile ombra politica aleggia sulla sua famiglia ed anche su tutte le false riforme che hanno distrutto la Costituzione repubblicana. Del resto la riforma Boschi non sarebbe mai passate senza gli accordi ed i voti del plurinquisito Denis Verdini". Lo scrive in una nota il capogruppo M5S Senato Mario Giarrusso, "dopo la pubblicazione delle notizie che nel 2007 Pierluigi Boschi portò a termine un grosso affare immobiliare insieme a un socio calabrese, Francesco Saporito, che secondo la DDA di Firenze era legato alla 'ndrangheta crotonese". Il senatore pentastellato fa riferimento ad un'inchiesta pubblicata dal settimanale Panorama. "Di questo argomento se ne dovrà far carico anche la Commissione d'inchiesta parlamentare antimafia", conclude il capogruppo M5S. (ANSA)

Pier Luigi Boschi, già indagato (e prosciolto) sei anni fa.


La posizione di Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente di Banca Etruria, è al vaglio della Procura di Arezzo insieme a quella di altri membri del disciolto consiglio d’amministrazione. Non sarebbe comunque la prima volta che il padre del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, si trova indagato.
Nel numero in edicola da domani, giovedì 21 gennaio, il settimanale Panorama ricostruisce nei dettagli una vicenda giudiziaria risalente a sei anni fa, nella quale Boschi padre fu indagato ad Arezzo per i reati di turbativa d’asta ed estorsione, e venne per due volte prosciolto su richiesta del magistrato Roberto Rossi, oggi divenuto procuratore della città toscana, nonché lo stesso magistrato che oggi indaga sul dissesto di Banca Etruria e che è stato consulente del governo Renzi.
La vicenda, che fino al 2014 coinvolse Pier Luigi Boschi e altri otto indagati, riguardava la compravendita, nel 2007, di una grande tenuta agricola posseduta dall’Università di Firenze. Malgrado il proscioglimento, restano senza risposta due domande, relative a 250 mila euro in contanti che un successivo acquirente di parte della tenuta affermò di avere personalmente consegnato a Boschi. Da una parte non si sa dove siano effettivamente finiti quei soldi, ma non si sa nemmeno perché la Procura di Arezzo non abbia mai indagato per calunnia chi affermava fossero stati versati.

Cosa sono le accise dell’energia elettrica. - Come leggere la bolletta elettrica. - Alessandro Fuda




Parlando di bollette, elettricità ed energia in genere, spesso si sente parlare delle accise. 

Cosa sono le accise dell’energia elettrica? Chiariamo subito una cosa: le accise sono delle tasse, gestite dall’agenzia delle dogane, che non riguardano solo l’energia elettrica, ma riguardano una moltitudine di altri prodotti di uso quotidiano, sia in ambito domestico che industriale.

Ecco cosa sono le accise: quelle più conosciute sono quelle relative agli alcolici, ai tabacchi ed all’energia elettrica, ma si pagano accise anche per la benzina, petrolio, olii combustibili, gas, carbone, bitumi, bevande fermentate, ecc..
Per quanto riguarda l’energia elettrica, le aliquote definite per le  accise sono differenziate in genere per scaglioni progressivi di consumo, per esempio: per Kwh consumati o per metri cubi di gas consumato. Le accise sull’energia elettrica ed il gas, inoltre, sono differenziate per tipo di consumi: civili o industriali.

Attenzione, però: l’accisa non è l’Iva, altra imposta con la quale viene spesso confusa. L’Iva (imposta sul valore aggiunto) dipende dal valore dei prodotti o dei servizi acquistati, l’accisa invece dipende dalla quantità di beni o servizi acquistati dall’utente finale.
Il settore oggi maggiormente sottoposto al regime delle accise è quello dell’ energia: energia elettrica, termica ed i loro combustibili (gas, petrolio, carbone, ecc…). Infatti chi paga le bollette legge, tra le numerose voci di costo, addebiti anche per le accise e per le eventuali addizionali regionali o comunali.

Come mai ci sono queste imposte e da dove derivano? In passato questa tassa prendeva il nome di tassa di fabbricazione,  non si applica però al momento della produzione del prodotto o del servizio, ma al momento della vendita del  bene o del servizio all’utente finale. L’accisa sulla bolletta dell’energia elettrica (ma non solo su questa) é per lo Stato una entrata fiscale rilevante e se inizialmente era applicata solo al petrolio e ai suoi derivati (carburanti) , nel tempo si é estesa al settore dell’ energia elettrica e ad altri beni di consumo.
Come possiamo controllare l’accisa in una bolletta elettrica?
Innanzitutto: puoi vedere qui come si legge la bolletta elettrica. E’ molto semplice: la troverete in lista tra le diverse voci di costo ed è a volte insieme alle addizionali regionali e comunali ed ovviamente è nella sezione relativa alle imposte.
Le accise sono delle imposte e, come tali, sono soggette a continui aggiornamenti. A quanto ammontano le accise per il 2014? 

Le accise dell’energia elettrica per il 2014

Come è utile sapere cosa sono le accise dell’energia elettrica, è altrettanto utile sapere a quanto ammontano queste imposte.
Vediamo le aliquote per il 2014.
Per le abitazioni le accise per il 2014 son fissate a 0,0227 euro per ogni kwh di elettricità acquistato in bolletta.
Per altri locali ed altri luoghi diversi dalle abitazioni, invece, l’imposta viene differenziata per scaglioni di consumo:
  • per consumi fino a 200 mila kwh/mese è di 0,0125 €/Kwh
  • per consumi da 200 mila fino a un milione e 200 mila kwh/mese è di 0,0075 €/kwh
  • per consumi oltre il milione e 200 mila kwh/mese è di 0,0125 €/kwh per i primi 200 mila kwh. Per i kwh successivi le grandi aziende energivore pagano un fisso “forfetario” di 4.820 euro/mese.
E’ interessante notare come, all’aumentare dei consumi mensili, l’imposta unitaria diminuisca, fino ad arrivare ad un importo forfetario di circa 5mila euro/mese per le mega aziende energivore.
Per chi volesse approfondire: le aliquote dell’imposta sono riportate nell’Allegato 1 al Testo Unico sulle Accise (D. Lgsl n. 504/1995 e successivi aggiornamenti). Le agevolazioni sono elencate nell’art. 52, sempre del Testo Unico. Ulteriori approfondimenti si trovano sul sito dell’Agenzia delle Dogane.



Come leggere la bolletta elettrica.


Il costo complessivo della bolletta elettrica è costituito da alcuni fattori principali: quota energiaquota relativa al servizio di reteonere generale di sistema e tutte le tasse e imposte annesse.
L’energia incide per il 60 per cento sulla bolletta elettrica
La quota energia, ovvero il prezzo dell’energia, è il componente che maggiormente incide sull’importo totale della bolletta. L’incidenza per un fruitore medio è di circa il 60 per cento del totale. In particolare è il costo che si riferisce alle spese sostenute dal venditore per l’acquisto e la vendita dell’energia elettrica all’utente finale.
Per il costo della quantità di energia consumata, bisogna qui fare un distinguo:
  • per i clienti che hanno optato per il libero mercato i costi dell’energia sono definiti dal fornitore scelto, nel contratto di fornitura. Su questo componente, infatti, incide la concorrenza sul mercato tra i vari venditori
  • per i clienti che non hanno optato per il libero mercato, ovvero gli utenti in regime di maggior tutela (o salvaguardia), valgono invece le tariffe stabilite dall’ Aeeg, che vengono aggiornate e ridefinite ogni tre mesi, indicizzandole alle variazioni di prezzo del mercato internazionale.
Per gli utenti che hanno optato per un fornitore “privato”, quindi, la compravendita di energia include, oltre al prezzo dell’energia consumata, la quota fissa del servizio di vendita, che è il corrispettivo fisso annuale (non dipendente dai consumi) relativo ai costi di commercializzazione. E’ in pratica il fattore di reale guadagno del venditore / fornitore.

La distribuzione incide per il 15 per cento sulla bolletta elettrica
La seconda componente è relativa al servizio di rete. Il servizio di rete è l’insieme di tutte quelle infrastrutture che garantiscono la distribuzione dell’energia dal livello nazionale fino a scala locale. A tale servizio adempie il distributore elettrico (ad es. Enel distribuzione), che garantisce e monitora l’erogazione dell’energia dalla sua produzione fino ad arrivare al contatore dell’utente finale. Il servizio include anche il servizio di lettura dei consumi ed in complesso rappresenta, pressapoco, per un utente finale medio, il 15 per cento del costo della bolletta energetica.
Le relative voci che figurano in bolletta sono: la “quota fissa”, la “quota variabile” e la “quota potenza”.
A differenza della “quota energia”, per la quale il cliente può scegliere o non scegliere i prezzi di mercato, i costi dei servizi di rete sono stabiliti dall’Aeeg e sono omogenei in tutta Italia.
Gli oneri di sistema incidono per il 7 per cento sulla bolletta elettrica
La terza componente è costituita dagli Oneri generali di sistema che raccolgono in sé svariate “sotto-voci” divise in: Componenti A, Componenti UC, Componente MCT.
Lista delle Componenti e relative destinazioni d’uso:
A2Smantellamento delle centrali nucleari (e interventi territoriali di compensazione)
A3Promozione delle fonti rinnovabili e “assimilate“. In questa voce sono inclusi, ad es., i fondi per il pagamento degli incentivi al solare fotovoltaico
A4Finanziamento volti alle agevolazioni tariffarie
A5Finanziamento della Ricerca e Sviluppo
A6Copertura dei costi delle imprese sostenuti prima della liberalizzazione del mercato
ASFinanziamento delle tariffe tutelate (per utenti disagiati)
UC3Copertura dei meccanismi di perequazione dei servizi di trasmiss., distribuz, misura
UC4Integrazioni alle tariffe per le imprese elettriche minori
UC7Promozione dell’efficienza energetica nei consumi finali
MCTSmantellamento delle centrali nucleari (e interventi territoriali di compensazione)
Le imposte incidono per il 14 per cento sulla bolletta elettrica
Ultimo componente, ma terzo per incidenza, è quello relativo alle varie tassazioni:
  • l’ Accisa (o “imposta erariale di consumo”), e la relativa Addizionale, è applicata alla quantità di energia consumata ed è agevolata per i clienti che richiedono la fornitura per la “prima casa”
  • l’Iva al 10 per cento
Un’ultima novità per la lettura della bolletta elettrica
Un ultima considerazione è d’obbligo: dal 1 luglio 2010 sono entrate in vigore nuove tariffe biorarie sui prezzi dell’energia elettrica, per i clienti in regime di maggior tutela. Mentre prima questa opzione era facoltativa, ad oggi è condizione estesa a tutti i fruitori.
Questo regime tariffario prevede un costo minore dell’energia se consumata nei giorni lavorativi dalle 19.00 al 8.00 del mattino o nei sabati, domeniche o festivi (tutto il giorno). L’energia ha invece un prezzo maggiore durante le ore ed i giorni “produttivi” della settimana (dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 19.00).
Lo slittamento a queste nuove condizioni tariffarie è graduale ed automatico.

giovedì 21 gennaio 2016

Tasse e accise sui carburanti influiscono pesantemente sulla gestione dei nostri veicoli. - Girolamo Simonato


Quanto incidono le accise su un litro di benzina? Ecco una panoramica che cambierà per sempre il nostro concetto di fare il pieno all’automobile.

Quante volte vi siete chiesti perché la benzina è sempre più cara, conoscendo che il prezzo del petrolio scende ?
La risposta è senza trascurare il fattore della propensione del consumatore rispetto alla domanda che il prezzo della benzina non si limita al costo del combustibile guadagno del gestore della pompa incluso, oltre a questo sono comprese Iva e accise.
Le accise sono tributi indiretti sotto forma di imposta sui consumi, sono calcolate in rapporto alla quantità e non del valore come accade per l’Iva. Riguardano principalmente carburanti, gas, energia elettrica, alcolici e tabacchi e sono per lo più imposte di scopo, cioè introdotte per raggiungere un certo scopo.
Quello che forse non sappiamo molto bene è che sul prezzo in Italia pesano “tasse misteriose” che resistono da oltre 70 anni e che il nostro caro Paese continua a farci pagare.
Il prezzo complessivo è composto da varie voci, quali il costo del prodotto raffinato, il trasporto primario, il costo di stoccaggio, le varie spese di ufficio e punto vendita, fino al margine per il gestore. Sembrerebbero molte, ma tutte queste voci che contemplano spese e guadagni per diversi soggetti ammontano solo al 30% del costo del carburante.
La verità di questo eccessivo aumento deriva dalle famose accise che pesano per il 52% sul costo totale.
Forse non tutti sapranno che il prezzo medio annuo della benzina nel 2012 è stato di 1,787 € facendo registrare il più alto valore corrente di sempre. Il record a prezzi attualizzati resta quello del 1977 quando un litro di verde si pagava 1,9€, mentre il gasolio “vince tutto” con il suo prezzo medi di 1,705 € al litro. Aumenti di prezzi che hanno costretto molti automobilisti a lasciare, in sempre più occasioni, l’auto in garage e a servirsi di strumenti per risparmiare qualche centesimo alla pompa.
Un’ascesa del prezzo dei carburanti dovuta essenzialmente alla crescente pressione fiscale, che per la prima volta nella storia ha superato la soglia di 1€ per litro. Mentre il prezzo medio industriale della verde ha subito un rincaro del 9%, nel 2012 è stato di 0,759€/l, le accise e l’IVA hanno goduto di un incremento del 20%.
Pensate, che la prima accise fù introdotta da Mussolini nel lontano 1935, pari a 1,90 lire al litro sulla benzina per finanziare la guerra di conquista dell’Abissinia. Poi nel corso degli anni ogni Governo ha deciso di imporre “balzelli” per ogni emergenza: dalla crisi di Suez (1956), al disastro del Vajont (1963), fino alle guerre in Libano e Bosnia.
E’ proprio grazie a queste accise che parte delle entrate vengono sostenute.
Dovremmo pagare un litro di verde 0.76 euro al litro, ma così non è per via della pressione fiscale (le accise benzina) che continua ad aumentare.
Ecco quindi l’elenco delle accise che quotidianamente paghiamo al distributore:
0,000981 euro: finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez del 1956;
0,00516 euro: ricostruzione post disastro del Vajont del 1963;
0,00516 euro: ricostruzione post alluvione di Firenze del 1966;
0,00516 euro: ricostruzione post terremoto del Belice del 1968;
0,0511 euro: ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976;
0,0387 euro: ricostruzione post terremoto dell’Irpinia del 1980;
0,106 euro: finanziamento della guerra del Libano del 1983;
0,0114 euro: finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
0,005 euro: acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,0051 euro: terremoto dell’Aquila del 2009;
da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (ma molti parlarono di “cinema di quarta categoria…”) nel 2011;
0,04 euro: arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011;
0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
0,02 euro: terremoti dell’Emilia del 2012;
In poche parole, sono 0.5 euro (IVA inclusa) di accise, sì perché anche l’IVA del 22% si paga. Inoltre dal 1999, le regioni possono imporre un’ulteriore accisa sulla benzina. Da ora in poi, vedrete diversamente il modo di fare il pieno.
Quindi le nostre auto sono dei gioielli, basti pensare che tra manutenzione, assicurazione, parcheggi, pedaggi e carburante, un’auto di media cilindrata “consuma” ogni anno oltre 4.500 euro. In pratica per le quattro ruote private se ne va circa il 13% del reddito complessivo delle famiglie italiane: soltanto per avere un tetto e per alimentarci spendiamo di più. Se si aggiungono circa 750 euro l’anno di costi sociali indiretti, ossia quelli derivanti dagli incidenti stradali o dall’inquinamento, il peso dell’auto sui bilanci diviene paradossale: per ogni tre euro spesi per alimentarci, ne spendiamo altri due per l’auto.
Leggi anche:

LA BELLISSIMA TRADIZIONE DELLE SCATOLE DI CARTONE DONATE AI NEONATI IN FINLANDIA. - Francesca Biagioli

scatola neonati finlandia c

In Finlandia, nazione che non a caso si è meritata il primo posto nella classifica dei paesi dove è meglio fare figli, c’è una tradizione molto interessante che riguarda i nuovi nati. A ciascuno dei piccoli cittadini venuti al mondo lo stato invia una scatola di cartone, ma cosa c’è dentro e a cosa serve? 
Si tratta di una consuetudine che va avanti da quasi 80 anni che fornisce non solo un benvenuto ai neonati ma anche un concreto aiuto ai neo genitori. La scatola, infatti, oltre a poter essere utilizzata per dormire i primissimi mesi (visto che è resistente e sufficientemente capiente), contiene tutto l'occorrente per i primi mesi di vita del neonato: materasso, coprimaterasso, lenzuola, piumino, copripiumino, coperta, asciugamano, calze e guanti, cappello, tute e tutine, libri, giocattoli per la dentizione e tanto altro.
scatola neonati finlandia2
Da notare la presenza poi di oggetti interessanti per la mamma: coppette lavabili per il reggiseno (si promuove in questo modo anche se in maniera indiretta l’allattamento al seno, tra l’altro nella scatola non sono presenti neanche ciucci e biberon) e preservativi (per evitare una imminente nuova gravidanza, ovviamente se indesiderata!).
Un occhio di riguardo anche per l’ambiente: nel kit sono inseriti infatti anche dei pannolini ma non gli usa e getta, bensì i lavabili, che anche noi vi consigliamo di sperimentare.
Un vero e proprio corredino per il nuovo nato, quello che generalmente sono i genitori stessi a preparare o gli amici e parenti che vogliono contribuire alla gioia della nascita con dei regali utili.
scatola neonati finlandia
C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare relativo a questa tradizione e riguarda l’abbattimento della mortalità infantile. Sembra infatti che i bimbi, oltre al fatto di apprezzare i sonni fatti all’interno dell’originale ma semplice culla, siano anche al sicuro. Da quando è nata l’iniziativa (nel lontano 1938) in Finlandia il tasso di mortalità è sceso ed è attualmente uno dei più bassi al mondo. Ciò sicuramente è dovuto, più che alla scatola in sè, al fatto che ogni neomamma che vuole riceverla in dono per il proprio bimbo deve obbligatoriamente sottoporsi ad almeno una visita medica prenatale. Gli esperti sostengono che iniziative come queste potrebbero aiutare a contrastare la mortalità infantile in diverse parti del mondo.
mortalita infantile finland
Questo utilissimo 'starter kit' per i genitori, conosciuto e ammirato in tutto il mondo, in realtà non ha ad oggi ottenuto un degno seguito in altri paesi. Sembra però che a breve lo riceveranno in dono anche le neomamme di Alberta, in Canada. In questo modo il governo locale spera di aumentare il benessere delle famiglie, fornendo almeno inizialmente generi di prima necessità per il bambino nell’ambito di un più ampio piano statale a sostegno delle famiglie.
Avere iniziative del genere in Italia è purtroppo ancora utopia. Ma non perdiamo la speranza di vedere anche da noi nei prossimi anni qualche nuova idea per sostenere concretamente le famiglie.

L'#UnitàStrafallita

boschiunita.jpg
immagine: fotomontaggio del ministro Boschi che mostra l'unico modo possibile per leggere l'Unità
L'Unità è tornata in edicola dopo aver campato dal 1990 con 152.000.000 di euro di finanziamenti di Stato e dopo che i suoi debiti sono stati pagati con i nostri soldi: 107 milioni di euro pubblici. Anche la nuova gestione si sta rivelando fallimentare, nessuno compra la propaganda Pd, neppure gli stessi piddini: meno di 9.000 copie al giorno secondo le indiscrezioni. Una macchinetta del fango agli ordini del Bomba non può durare. I nuovi proprietari vogliono già venderla: troppi debiti. Pagheranno di nuovo i cittadini per la propaganda di regime?
"Non c'è pace per la nuova Unità rilanciata dal segretario del Pd e premier. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è tornato nelle edicole a giugno, diretto da Erasmo D'Angelis (ex Sottosegretario di Stato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sotto Enrico Letta, ndr)
Ma nelle ultime settimane il problema dei debiti della vecchia gestione ha messo in agitazione i nuovi proprietari: la nuova società Unità Srl, controllata all'80% da Pessina Costruzioni e al 19,05% dalla Fondazione Eyu del Partito democratico, non vorrebbe sobbarcarseli. O almeno non per intero.
Nelle ultime settimane Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, si sarebbe attivato per individuare un nuovo socio che sostenga l'operazione anche se, secondo il quotidiano Milano finanza, i rapporti tra lo stesso Bonifazi e i Pessina non sarebbero dei migliori. 
Il 18 dicembre scorso è stato chiuso il concordato preventivo messo a punto a settembre dai liquidatori della Nie, la vecchia società editrice, guidata dall’amministratore delegato Fabrizio Meli. I debiti erano pari a 32 milioni di euro, si è trovata la quadra per coprire una percentuale del 21% dell'ammontare complessivo, un buon risultato per un concordato. [...]
La situazione ora è bloccata e trovare un nuovo socio che si sobbarchi i debiti del passato e i costi per lo sviluppo futuro de l'Unità potrebbe risultare difficile. Anche perché dati ufficiali sulle vendite del quotidiano non ce ne sono, visto che la testata non è iscritta all'Ads.
Indiscrezioni raccontano che la diffusione sarebbe ben al di sotto delle 10 mila copie al giorno, un numero molto lontano dalle 20 mila che dovrebbero portare al break even nel giro di quattro anni.
Non solo. La raccolta pubblicitaria non decolla. E i costi di gestione, circa 30 giornalisti, compresi quelli della sede, sono onerosi." 

Stephen Hawking: "L'umanità rischia un letale autogol". L'allarme lanciato dallo scienziato.

HAWKING

La guerra nucleare, il riscaldamento globale. 
Stephen Hawking non ha dubbi: l’umanità è a rischio per colpa di una serie di pericoli che abbiamo creato noi stessi.
I progressi nella scienza e nella tecnologia, dice il professore, non sono sempre traguardi da festeggiare quando non si è in grado di gestirli e di capire quale limite non deve essere oltrepassato, perché è certo che sarà l'umanità stessa a creare nuovi presupposti affinché "le cose vadano male”.
“Anche se la probabilità di un disastro per il pianeta Terra in un dato anno può essere molto basso, diventa quasi una certezza nei prossimi mille o diecimila anni", ha detto Hawking alla Bbc, "A quel punto dovremmo aver colonizzato altri posti nello spazio, cosicché un disastro sulla Terra non significherebbe la fine della razza umana. Tuttavia prima dei prossimi cento anni non riusciremo mai a insediarci in luoghi sufficienti, quindi dobbiamo stare molto attenti in questo periodo”.
Da uno scienziato del calibro di Hawking non ci si aspetterebbe un freno sui progressi tecnologici, eppure già in precedenti occasioni aveva messo in allerta sui rischi dell’intelligenza artificiale, in grado di provocare l’estinzione della razza umana.
Le sue allerte il professore le rivolge soprattutto ai nuovi scienziati, ai quali al tempo stesso consiglia di mantenersi entusiasti per le meraviglie dell’Universo: “Non abbiamo intenzione di smettere di fare progressi. Dobbiamo riconoscere i pericoli e controllarli. Io sono un ottimista, credo che siamo in grado di farlo”.

Nuovi indizi sul nono pianeta, ai confini del Sistema Solare.

Rappresentazione artistica dell'ipotetico Pianeta Nove ai confini del Sistema Soalre (fonte: Caltech/R. Hurt)


La sua esistenza è indicata da calcoli, ma non è stato visto.


Ai confini del Sistema solare, avvolto nell'oscurità e troppo lontano per riflettere la luce del sole, si nasconderebbe il 'Pianeta Nove': lo indicano i calcoli pubblicati sull'Astronomical Journal da due 'cacciatori di pianeti', Michael Brown e Konstantin Batygin, entrambi dell'Istituto Californiano di Tecnologia (Caltech). Al momento ci sono soltanto i calcoli a indicare la presenza di un pianeta delle dimensioni di Nettuno, giudicati comunque solidi dalla comunità scientifica, ma il pianeta non è stato visto.


"Questi nuovi calcoli sono più solidi rispetto a quelli fatti in passato", ha detto all'ANSA Alessandro Morbidelli, dell'Osservatorio della Costa Azzurra, a Nizza. Per l'astrofisico Gianluca Masi, del Virtual Telescope, è "un risultato interessante e suggestivo, ma la risposta definitiva potrà darla soltanto la scoperta".

I calcoli di Brown e Batygin riguardano le orbite, stranamente allineate, di sei piccoli corpi celesti che si trovano oltre l'orbita di Nettuno, nella fascia di Kuiper. E' la stessa area in cui si trova Plutone, nono pianeta del Sistema Solare fino all'agosto 2006 e declassato a pianeta nano. Una bocciatura del quale era stato responsabile lo stesso Brown, dopo aver scoperto un altro pianeta nano dalla massa superiore a quella di Plutone, Eris.


I calcoli hanno escluso che il raggruppamento delle orbite potesse essere casuale: la probabilità che fosse così era di appena lo 0,007%, o 1 su 15.000. La simulazione suggerisce invece la presenza di un grande corpo celeste, delle dimensioni di Nettuno e con una massa pari a dieci volte quella della Terra, distante dal Sole fra 200 e mille Unità Astronomiche (vale a dire fra 200 e mille volte la distanza che separa Terra e Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri). Se il Pianeta Nove esistesse davvero, quindi, sarebbe un mondo ghiacciato e lontanissimo, che si sposta lentamente lungo un'orbita ellittica che lo tiene per la maggior parte del tempo molto distante dalla sua stella. A spingerlo tanto lontano sarebbero stati gli altri pianeti durante la loro formazione, avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa.

Gli stessi autori dei nuovi calcoli sono consapevoli che la loro non è ancora una scoperta: "Finchè non ci sarà un'individuazione diretta - ha detto Brown alla rivista Science - la nostra resta un'ipotesi, anche se un'ipotesi potenzialmente buona". .

http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2016/01/20/nuovi-indizi-sul-nono-pianeta-ai-confini-del-sistema-solare_abe85f8b-4ad2-4913-aaed-b416c3dba283.html