mercoledì 1 marzo 2017

Nuovo sistema planetario e forme di vita intelligenti, è solo questione di tempo. - Vladimiro Bibolotti

Nuovo sistema planetario e forme di vita intelligenti, è solo questione di tempo

Spettacolare conferenza della Nasa per confermare la scoperta di sette pianeti a 39 anni luce dal nostro sistema solare che orbiterebbero attorno a una stella, una Nana Rossa ultrafredda denominata Trappist 1, tre dei quali rientranti nella cosiddetta “fascia di abitabilità”. Come al solito la suggestione principale oltre la tipologia o la morfologia dei pianeti, riguarda la probabilità della presenza di acqua allo stato liquido e quindi la scoperta di trovare terre simili alla nostra e magari forme di vita anche intelligente. Ma se così fosse stato il bailamme generato per l’evento sarebbe stato certamente diverso e probabilmente avrebbe coinvolto anche le Nazioni Unite.
In realtà come ha affermato Thomas Zurbuchen, capo del Direttorato Missioni scientifiche della Nasa, nella conferenza stampa di Washington: “Per la prima volta abbiamo scoperto il maggior numero di pianeti di tipo terrestre attorno a una singola stella, e per la prima volta siamo stati capaci di misurarli. Questa scoperta ci dà un suggerimento: trovare una seconda terra non è più una questione di se, ma di quando“.
Quest’ultima notizia giunge a distanza di una settimana dall’altra importante notizia riguardante il nostro sistema solare: il 16 febbraio scorso la Nasa annunciava infatti, di aver individuato per la prima volta in modo inequivocabile tracce di materiale organico sulla superficie del pianeta nano Cerere. Tali composti possono essere considerati i “mattoni della vita” e sarebbero nati spontaneamente, cioè senza lo svilupparsi di quel processo previsto dalla teoria della Panspermia cosmica: piccole comete o meteoriti potrebbero aver contaminato il terreno inseminando la superficie.
Altra importante scoperta, quella fatta con il telescopio Kepler che ha portato il numero delle galassie da duecento miliardi a duemila miliardi elevando esponenzialmente il numero dei pianeti di tipo terrestre abitabili nella nostra Via Lattea dove le stime arrivano a calcolarne circa 60 miliardi. Un calcolo percentuale che permette anche al più pessimista dei ricercatori di elevare a centinaia di migliaia le possibilità di trovare non più solo sulla Terra, civiltà intelligenti magari tecnologicamente evolute.
Forse è questa la svolta della Nasa che in breve tempo ha prodotto una serie di conferenze mirate a creare interesse circa la possibilità e la scoperta di terre abitabili o abitate. Quasi in sincronia, bisogna ricordare le esternazioni del fisico Stephen Hawking, secondo cui la sopravvivenza del genere umano (prevista ancora per massimo 1000 anni) dipende dalla possibilità di trasferimento su altri pianeti simili alla Terra.
Se si aggiungono anche le nuove missioni previste per il 2022 sulle lune di Giove per trovare forme di vita sotto gli oceani, dobbiamo pensare che gli scienziati della Nasa, del Seti e di altre agenzie spaziali, stiano preparando l’opinione pubblica alla notizia della scoperta di forme di vita magari intelligenti nella nostra galassia.
Intanto sulle ali dell’entusiasmo anche il nostro astronauta Paolo Nespoli citando la statistica dei grandi numeri, subito dopo la conferenza di Washington, ha affermato: “E’ ormai sicuro che non siamo soli”.

Consip, arrestato Alfredo Romeo.

 © ANSA

Contestato episodio di corruzione, ordinata custodia in carcere.

(ANSA) - ROMA, 1 MAR - L'imprenditore campano Alfredo Romeo è stato arrestato questa mattina dai carabinieri e dalla guardia di Finanza in relazione ad un episodio di corruzione nell' ambito dell' inchiesta Consip. Nei confronti di Romeo il gip del tribunale di Roma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento è stato eseguito dal comando Carabinieri tutela ambiente, dai militari dell' Arma di Napoli e dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Napoli.


lunedì 27 febbraio 2017

Eutanasia, morto dj Fabo. L'ultimo viaggio in Svizzera.



Nell'ultimo audio: 'Sono qui senza l'aiuto del mio Stato'. Cappato: 'Ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un Paese che non è il suo'.

'Dj Fabo e' morto alle 11,40, ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un paese che non e' il suo''. A dare la notizia è Marco Cappato sul suo profilo Facebook. Nella struttura svizzera dove Fabiano è morto - la clinica Dignitas di Forck - ci sono la mamma, la fidanzata e alcuni amici.

Fabiano Antoniano, questo il nome del 39enne tetraplegico e cieco dall'estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale, aveva chiesto al tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni di accompagnarlo in Svizzera, in una clinica specializzata. 
"Fabo è libero - affermano Marco Cappato e Filomena Gallo della Associazione Luca Coscioni - e la politica ha perso. L'esilio della morte è una condanna incivile. Compito dello Stato è assistere i cittadini, non costringerli a rifugiarsi in soluzioni illegali per affrontare una disperazione data dall'impossibilità di decidere della propria vita morte. Chiediamo che il Parlamento affronti la questione del fine vita per ridurre le conseguenze devastanti che questo vuoto normativo ha sulla pelle della gente".
"Sono finalmente arrivato in Svizzera - aveva detto stamani Fabiano nel suo ultimo audio - e ci sono arrivato purtroppo con le mie forze e non con l'aiuto dello Stato. Grazie a Marco Cappato per avermi sollevato da un inferno fatto di dolore".  Con Fabo c'è Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni. 
"Grazie a te Fabo", è la risposta di Marco Cappato, che ora - secondo Filomena Gallo, segretario dell'associazione Coscioni - rischia fino a 12 anni di carcere. Gallo ha ricordato come molti malati siano "costretti ad emigrare per ottenere l'eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che ciò richiede, fino a 10mila euro". 

Fabiano Antoniani aveva 39 anni ed era tetraplegico e cieco dall'estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale. L'Associazione Coscioni era già in precedenza intervenuta in casi simili, e quello di Antoniani è il sesto di cui si ha notizia. Cappato aveva annunciato di aver accettato di aiutare Fabo ricevendo subito centinaia di commenti e condivisioni.
Tutti messaggi per DJ Fabio, anche sul suo profilo social, di saluto, affetto, commozione, tristezza, "auguri di buon viaggio". Ma anche critiche allo "Stato sordo". A questi si sono aggiunti però anche gli appelli come quelli di Dj Aniceto, "per favore vivi", e di Matteo Nassigh, 19 anni, disabile gravissimo dalla nascita, pubblicato stamani sull'Avvenire: "non chiedere di morire, noi non possiamo correre ma siamo pensiero, e il pensiero migliora il mondo". 

Il dibattito sulle norme in materia di eutanasia è stato avviato in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013 e attualmente vi sono sei proposte di legge (una di iniziativa popolare presentata proprio dalla Coscioni) che dovrebbero confluire in un unico testo di legge, ma è tutto fermo da un anno. Va invece un po' più spedito il ddl sul Biotestamento, ma è stato proprio il terzo rinvio all'approdo in Aula alla Camera a determinare l'appello di due giorni fa di DJ Fabo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per "sbloccare lo Stato di impasse voluto dai parlamentari". Da parte del Quirinale, però, finora non sono arrivati commenti.
In un video-appello del mese scorso "Fabo per vivere #LiberiFinoAllaFine", Antoniani, che si era rivolto all'Associazione Luca Coscioni per arrivare "al cuore della politica", spiegava di "non essere depresso e di mantenere tutt'ora il senso dell'ironia", ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: "immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni". 
Non è noto in quale clinica svizzera si sia recato Dj Fabio, ma nella confederazione elvetica organizzazioni quali Exit et Dignitas forniscono un'assistenza al suicidio nel quadro previsto da un articolo del Codice penale in virtù del quale l'assistenza al suicidio non è punibile se non vi sono "motivi egoistici". 
Cappato in un video sul suo profilo Facebook ha spiegato questa sera di essere "in Svizzera con Fabiano Antoniani che oggi ha avuto la sua prima visita medica e domani mattina farà la seconda, per controllare le sue condizioni fisiche e anche per confermare eventualmente la sua volontà di ottenere l'assistenza medica alla morte volontaria". "Un tipo di aiuto e di assistenza - ha sottolineato - che dovrebbe essere riconosciuta a tutti i cittadini ovunque invece di condannare e costringere persone a questa sorta di esilio della morte che ritengo debba essere al più presto superato". 
Beppino Englaro, padre di Eluana e protagonista di una lunga battaglia per il diritto all'autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà, sostiene che "L'eutanasia è una questione che tutte le nazioni civili devono affrontare, con la quale prima o poi ogni paese deve fare i conti e anche il nostro Parlamento deve dare delle risposte". Alberto Gambino, giurista cattolico e presidente dell'associazione Scienza & Vita, vicina alla Cei, dal canto suo ha però invitato a distinguere tra la vicenda di DJ Fabo, "che merita pietà" e "lascia senza parole", e la proposta di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento: "è strumentale fare come i Radicali, che legano le due cose per chiedere l'approvazione veloce della legge in Italia".
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2017/02/26/eutanasia-dj-fabo-in-una-clinica-svizzera-per-morire_d947c70b-df83-477d-afea-588c0aec4f92.html

Ogni uomo potrà definirsi emancipato solo quando potrà decidere di vivere la propria vita pienamente e non sarà più costretto a viverla male per l'egoismo di chi lo circonda.

Cetta.

domenica 26 febbraio 2017

Privatizzazioni, in 25 anni venduti 'gioielli di famiglia' per 168,5 mld.

Privatizzazioni, in 25 anni venduti 'gioielli di famiglia' per 168,5 mld

I gioielli della 'famiglia' italiana hanno fatto incassare, in 25 anni, 168,5 miliardi di euro. 

La quota maggiore arriva dalle operazioni effettuate dal ministero dell'Economia, che dal primo gennaio 2004 al 30 settembre 2016 ha realizzato 60 operazioni per un totale di 110,1 miliardi di euro. Poi ci sono le privatizzazioni realizzate dall'Iri-Fintecna, che vanno dal luglio 1992 al novembre 2012, che ammontano a 58,4 miliardi. I dati sono contenuti nella relazione del Mef al Parlamento, sulle operazioni di cessione delle partecipazioni in società controllate dallo Stato, ed elaborati dall'Adnkronos.

L'anno d'oro delle privatizzazioni è stato il 1997, quando vennero cedute quote di società per un totale di 19,2 miliardi di euro, con la cessione del 29,18% della Telecom (11,5 mld) e del 18,2% dell'Eni (6,6 mld) tra le maggiori 'donatrici'. Due anni dopo, nel 1999, lo Stato venderà un'alta quota consistente delle sue 'proprietà', per un totale di 18,3 miliardi, incassati per la maggior parte grazie alla cessione del 32,4% del capitale Enel (16,2 mld).

La quota restante è stata incassata, per la maggior parte, con la cessione del 100% di Mediocredito centrale. Altro anno importante per le dismissioni è stato il 2003, quando sono stati raccimolati 16,6 miliardi di euro, sommando diverse operazioni di dismissione tra cui le più rilevanti sono: Eni (la cessione del 10% ha fatto incassare 5,3 mld), Enel (cessione del 16,9% pari a 5,3 mld), Poste italiane (35% della quota ceduta e 2,5 mld incassati), Ente tabacchi (100% venduto per 2,3 mld), Cdp (30% della quota di capitale ceduta per 1 mld).

Al confronto le operazioni degli ultimi anni, come gli 8,8 miliardi del 2012, non possono competere. Il 100% della Sace ha fatto incassare 6 miliardi di euro, mentre il 100% di Fintecna ha portato nelle casse dello Stato 2,5 miliardi.

BACHA BAZI: IL DRAMMA DEI BAMBINI AFGHANI RAPITI, ABUSATI E COSTRETTI A VESTIRSI DA DONNA. - Dominella Trunfio

bacha_bazi

Vengono adescati per strada, rapiti o comprati dai ricchi signori che li costringono a ballare travestiti da donne e a soddisfare i loro bisogni sessuali. Sono i Bacha-Bazi, i “bambini per gioco”, le vittime della pedofilia che ancora viene tollerata in Afghanistan.
Per la prima volta, le autorità pensano all’introduzione di severe sanzioni contro i Bacha Bazi, una pratica molto diffusa soprattutto nel sud del paese. I ragazzini tra gli otto e i quattordici anni, sono costretti a indossare abiti femminili, a cantare e ballare durante le feste per intrattenere uomini adulti.
Letteralmente Bacha Bazi, significa appunto 'bambino per gioco' che tradotto vuol dire giocattoli nelle mani di persone senza scrupoli, che non hanno un’altra definizione se non quella di pedofili. Bambini e adolescenti che vengono rapiti per strada o negli orfanotrofi o ancora che sono venduti dalle loro stesse famiglia a causa della povertà dilagante.
Adesso, nel codice penale afgano dovrebbe essere finalmente introdotto il reato con pene dai sette anni di carcere per violenza sessuale fino alla condanna a morte per gli abusi su più di un ragazzo.
L’intero capitolo sulla criminalizzazione dei Bacha Bazi dovrebbe già essere adottato dal mese di marzo. Un passo significativo anche perché, le stesse vittime non potranno essere perseguite dalla legge per prostituzione o con l’accusa di omosessualità (considerati entrambi reati in Afghanistan).
Le autorità locali garantiscono che la nuova normativa non lascerà spazio a riserve e che all’entrata in vigore, la forma di schiavitù sessuale e di istigazione alla prostituzione minorile saranno punibili.

Ma chi sono questi uomini che sfruttano dei ragazzini innocenti?

Comandanti di polizia, militari, politici e membri di famiglie molto ricche. Tenere un bachas è simbolo di benessere, i bambini sono schiavi di proprietà, agghindati con vestiti femminili, trucco e campane ai piedi.
Nessuno finora ha avuto il coraggio di opporsi a loro, le famiglie troppo povere sono succubi di una condizione paradossale e disgustosa denunciata nel 2010 dal giornalista Najibullah Quraishi, nel documentario “The dancing boy of Afghanistan”. Dall’altro canto, in un paese devastato da decenni di guerra, violenze di questo tipo vengono sottaciute e alimentate nelle zone controllate dai telebani.
Può capitare, infatti, che gli stessi talebani adeschino bambini da addestrare che una volta in casa dei ricchi signori, sono costretti anche a farsi autoesplodere. Una sottomissione totale perché nessuno dei bacha ha mai avuto il coraggio di denunciare il proprio aguzzino. Il perché è molto semplice, oltre le violenze subite i ragazzi potrebbero essere accusati di omosessualità, reato punito anche con la pena di morte.
All’età di 18 anni i Bacha-Bazi vengono liberati, ma dopo anni di violenze la loro vita è segnata per sempre e il loro futuro è fatto di esclusione sociale e discriminazione.

IRPEF: scaglioni e aliquote 2017. - Noemi Ricci

Risultati immagini per scaglioni irpef


Guida alle aliquote IRPEF 2017 per la tassazione sui redditi del 2016, dal 23% al 43% in cinque scaglioni, in attesa della Riforma 2018 che modificherà i criteri per applicarle nei modelli di dichiarazione dei redditi, compreso il 730 precompilato.


L’imposizione fiscale sul reddito delle persone fisiche IRPEF – imposta diretta e progressiva, proporzionale all’effettiva entità di tutti i redditi percepiti dal contribuente che, di conseguenza, la versa per il periodo d’imposta di riferimento e in funzione degli scaglioni di reddito nel quale rientra, corrispondendo al Fisco il dovuto in base alla relativa aliquota IRPEF - anche per quest’anno è rimasta invariata: le aliquote sono rimaste invariate per il 2017, tra il 23% e il 43%, in attesa di cambiare dal 2018, quando si dovrebbe completare la Riforma del Fisco annunciata dall’ex-governo Renzi. Vedremo se il governo Gentiloni, finché resterà in carica, manterrà questo progetto o apporterà modifiche.

=>Leggi di più sulle aliquote IRPEF

Detrazioni fiscali

Ricordiamo ai contribuenti che – anche nella dichiarazione dei redditi precompilata - il Governo ha mantenuto le detrazioni fiscali al 19%, proporzionali ai consueti scaglioni di reddito, dopo che nel 2013 il Ddl di Stabilità aveva in un primo momento ridotto le aliquote IRPEF dei primi due scaglioni di reddito, abolendo in un secondo momento il taglio, lasciando invariate le aliquote per ogni scaglione e dirottando verso altre imposte l’intervento di Governo.

I scaglione

Reddito tra 0 e 15.000 euro
Il primo scaglione IRPEF coinvolge i contribuenti con un reddito compreso tra 0 euro e 15.000 euro. In questo caso l’aliquota IRPEF è del 23%, che corrisponde – nel caso di massimo reddito per questa fascia – ad una tassazione di 3.450 euro.
Facendo un rapido calcolo, nella prima fascia sono ricompresi tutti i lavoratori che percepiscono un reddito non superiore a 1.250 euro.

=> Guida al calcolo IRPEF nella dichiarazione dei redditi

II scaglione

Reddito tra 15.001 e 28.000 euro
Il secondo scaglione IRPEF è quello che comprende i redditi tra da 15.001 euro a 28.000 euro. L’aliquota riservata a questa fascia è del 27%, con una tassazione – nel caso di reddito più alto – di 6.960 euro. Sono rappresentati da tale categoria le persone con reddito mensile non superiore a 2.335 euro.
È importante evidenziare che a partire dal secondo scaglione in poi (quindi in caso di reddito maggiore rispetto a quello con aliquota base), si applica l’aliquota successiva solo per la parte eccedente di reddito.

=> Scarica il modello per calcolare l’IRPEF con Excel

III scaglione

Reddito tra 28.001 e 55.000 euro
Il terzo scaglione di reddito è quello compreso tra 28.001 euro e 55.000 euro, per contribuenti con un reddito massimo di 4.583 euro. L’aliquota IRPEF è fissata al 38% sulla soglia eccedente la seconda, (ossia si applica il 38% solo per la quota di reddito che supera i 28mila euro, ai quali si applica l’aliquota precedente del 27%). In questo caso, la quota IRPEF sarà pari a 17.220 euro in caso di reddito più alto.

IV scaglione

Reddito tra 55.001 e 75.000 euro
Il quarto scaglione IRPEF coinvolge tutti i contribuenti da 55.001 euro a 75.000 euro, che presentano un reddito mensile non superiore a 6.250 euro. Per questi contribuenti, l’aliquota IRPEF sulla quota eccedente il precedente scaglione è del 41% e di conseguenza l’onere fiscale più alto sarà pari a 25.420 euro.

V scaglione

Reddito sopra i 75.000 euro
Oltre i 75.000 euro di reddito, ovvero per il quinto ed ultimo scaglione di reddito, l’aliquota IRPEF è pari al 43%. I contribuenti facoltosi, che percepiscono un reddito annuo eccedente i 75 mila euro, ovvero oltre 6.250 euro mensili dovranno corrispondere 25.420 euro più il 43% sul reddito eccedente.

Riforma del Fisco

Dal 2018, nell’ambito della Riforma del Fisco, si dovrebbe attuare una revisione degli scaglioni IRPEF. L’idea sarebbe di prevedere quattro aliquote:
  • 0%, no tax area per chi che redditi fino ad 8mila euro l’anno;
  • 27,5% fino a 15mila euro;
  • 31,5% fino a 28mila euro;
  • 42/43% oltre 28mila euro.
Sul fronte delle detrazioni si pensa di fissarle a 1000 euro per il lavoro dipendente (800 per i pensionati), 200 euro per il lavoro autonomo. Ma è tutto ancora de definire.
http://www.pmi.it/impresa/contabilita-e-fisco/articolo/52519/irpef-scaglioni-e-aliquote.html

Da notare come aumentano i punti tra il 2° E 3° scaglione, mentre aumentano di pochissimo tra il 3° e il 4°.
E da notare come aumenterà ulteriormente dalla 3^ fascia in poi....
Le studiano tutte per metterci in difficoltà.
Inoltra, chi supera i 28mila euro, quindi anche il fratello di Alfano che ne guadagna 200mila, subiranno la stessa tassazione.
E stiamo parlando di riforme effettuate da un governo di sinistra.

Cetta

Sono ex burocrati di Ars e Regione Ecco i cinquanta pensionati d'oro. - Accursio Sabella

ars, burocrati, busalacchi, campo, di bella, dirigenti, felice crosta, pier carmelo russo, regione, sansone, scimemi, tomasello, Politica

Ex dirigenti, segretari generali e prossimi candidati alle elezioni regionali. Tutti i nomi.


PALERMO - Costano tanto. E lo abbiamo detto. Circa 700 milioni di euro l'anno. Ma chi c'è dietro i numeri? Quali facce si nascondono dietro le prestigiosissime pensioni di Assemblea regionale e Regione? Eccoli i nomi di chi in questi anni ha goduto, dopo aver lasciato i ranghi delle pubbliche amministrazioni regionali, di pensioni superiori ai 140 mila euro lordi. In qualche caso, si arriva persino a 260 mila euro. E dietro ogni nome, c'è una storia.

Ars, le misteriose pensioni dei segretari generali

A Palazzo dei Normanni, una di queste pensioni è ancora avvolta da un fitto mistero: è quella dell'ultimo segretario generale dell'Ars, Sebastiano Di Bella. E celato dalle nubi è stato per lungo tempo il suo stipendio, mai reso noto pubblicamente dall'Assemblea regionale. E così, non resta che affidarsi a quanto dichiarato dal presidente della Regione Crocetta, che ha parlato di 600 mila euro annui. Che si tradurranno in una pensione non molto distante da quelle cifre e si è già tramutato in una buonuscita milionaria. Insomma, una uscita di scena ricca e anche molto tempestiva. Giunta proprio poco prima dell'arrivo dei nuovi tetti a stipendi e pensioni, fissati a 240 mila euro. Prima di Di Bella, era stato il turno del suo predecessore, Giovanni Tomasello. In questo caso la liquidazione è stata di “appena” mezzo milione. Mentre la pensione, giunta all'età di 57 anni, dovrebbe oscillare attorno ai 12 mila euro netti al mese. Superiori ai 200 mila euro anche le pensioni degli altri segretari generali andati in quiescenza, da Silvio Liotta a Gianliborio Mazzola. In alcuni di questi casi, le liquidazioni hanno sfiorato i due milioni di euro.

Il caso Crosta

Era diventato un caso nazionale, invece, la pensione di Felice Crosta, ex dirigente dell'Agenzia regionale per l'acqua e i rifiuti ai tempi del governatore Cuffaro. Una pensione record da 1.400 euro al giorno, frutto di un mega-stipendio da 460 mila euro l'anno, guadagnato per pochi mesi prima della pensione, ma poi tornato utile come base pensionabile in forza a una legge che l'Assemblea regionale siciliana varò proprio alla vigilia della sua nomina. Una pensione-monstre, contro la quale si oppose il governo Lombardo. "Non si tratta certo di un regalo, io ho lavorato per 45 anni", spiegò Crosta. Nel 2010, in primo grado, la Corte dei Conti ha riconosciuto il suo diritto, ma in appello ha ribaltato il verdetto, stabilendo che al manager pubblico spettava "soltanto" una pensione commisurata all'indennità percepita prima del brevissimo "compito" assegnatogli da Cuffaro: 227mila euro, circa la metà del vitalizio percepito fino a quel momento. Oggi Crosta sta restituendo a poco a poco le somme “illegittimamente” ricevute.

Il caso Russo

Tra le pensioni d'oro della Regione ce n'è una andata a un pensionato “baby”: Pier Carmelo Russo è andato “a riposo” ad appena 47 anni, grazie alla famosa legge 104 che riguarda i parenti di persone che necessitano di assistenza. Ex segretario del Pci a Bagheria nei primi anni ’90, Russo ha fatto carriera come funzionario regionale, fino ad occupare il massimo livello burocratico dell'Isola: quello di segretario generale. Russo è andato in pensione nemmeno cinquantenne per accudire il padre malato, ma pochi giorni dopo è stato nominato da Raffaele Lombardo assessore all'Energia e Rifiuti del suo terzo governo. In compenso, Russo non ha mai percepito l'indennità assessoriale, che ha devoluto in beneficenza, scegliendo di contare 'solo' sulla sua pensione da 11 mila euro lordi al mese. Ma ha anche collaborato per anni, in qualità di consulente legale, con la Regione sulla vertenza milionaria relativa al fallito progetto dei termovalorizzatori voluto da Cuffaro e bocciato da Lombardo.

I pensionati a lavoro

Quello di Russo non è l'unico caso di pensionati chiamati a lavoro nonostante fossero andati poco prima a riposo. Antonino Scimemi, già dirigente del dipartimento alla Programmazione, poi direttore generale dei Beni Culturali e dell'Urbanistica in epoca cuffariana, ad esempio, rientrò tra le maglie della pubblica amministrazione dell'Isola in qualità di capo di gabinetto di Raffaele Lombardo (poi sostituito da Patrizia Monterosso). Scimemi ha fatto parte anche dei consigli d'amministrazione di Sicilia e-Servizi, Irfis Siciliacque e Italkali e nel 2007 è stato assessore comunale al centro storico a Palermo in quota Mpa e direttore generale della Provincia di Catania quando Lombardo era presidente.

Alfredo Liotta, ex dirigente generale del Dipartimento del personale, era andato in pensione alla fine del 2008, dopo 40 anni di servizio. Liotta poi fu nominato dell'allora assessore Caterina Chinnici, come capo di gabinetto, ma si dimise presto. Santino Cantarella, da dirigente di seconda fascia alla Motorizzazione civile di Catania è diventato direttore generale dell'Ente Acquedotti. Per lui, fino al 2010, oltre alla pensione, anche il ruolo di commissario straordinario dello Iacp (l'Istituto autonomo case popolari). Girolamo Di Vita guidò il Dipartimento bilancio e tesoro in epoca cuffariana per poi guidare l'Aran, l'ente che si occupa dei contratti dei regionali. Saverio Ciriminna era uno degli uomini più potenti della sanità siciliana. Dopo il pensionamento rientrò nel mondo della Sanità diventando il nuovo capo della Croce Rossa regionale. Tutti questi percepiscono oggi pensioni superiori ai 150 mila euro annui lordi.

Il pensionato candidato

C'è anche uno dei candidati alla corsa per la presidenza della Regione, tra i “pensionati d'oro”: si tratta di Francesco Paolo Busalacchi, ex direttore regionale alla Programmazione. Tra i nomi degli ex regionali destinatari di pensioni superiori ai 140 mila euro lordi poi ecco Luigi Castellucci, ex direttore generale della Sanità, tra i diversi ruoli ricoperti nell'amministrazione regionale, vanta anche quello di capo di gabinetto del presidente Lombardo. Tra i dirigenti eccellenti della Sanità dell'Isola, ad essere andati a riposo con ricche pensioni anche Michele Bagnato, Antonio Mira, Santo Amandorla. Tra gli ex dirigenti dell'assessorato alla Presidenza spunta il nome di Tullio Martella.

I superpensionati che provengono dall'assessorato all'Agricoltura e alle Foreste sono invece il già citato Felice Crosta, Benedetto Lucchese e Ignazio Sciortino. Quest'ultimo nel 2008 si era candidato alla Camera, ma in posizione non eleggibile, con l'Mpa. Dall'assessorato ai Beni culturali provengono invece Marco Aurelio Lo Franco e Giuseppe Grado. Mentre tra i pensionati d'oro spunta anche un nome legato all'assessorato al Bilancio e Finanze: si tratta di Ercole Rabboni che ha chiuso la sua carriera alla Regione da dirigente generale alla Formazione. Ex dirigente dell'assessorato alla Cooperazione è Beniamino Landolina, dall'Industria proviene invece Michele Sarrica, che era stato anche capo di gabinetto dell'ex governatore Salvatore Cuffaro, nonché dell'ex assessore all'Industria Pippo Gianni. E ancora, la lunga lista dei pensionati d'oro si riempie coi nomi dell'ex segretario Gaetano Di Fresco, e degli ex dirigenti generali Domenico Pergolizzi, Agostino Porretto, Giovanni Sapienza, Americo Cernigliaro.

I fedelissimi dei presidenti

Tra i destinatari di assegni assai “pesanti” anche due ex dirigenti che, a vario titolo, sono stati tra i più graditi agli ultimi due governatori. Gesualdo Campo è stato infatti tra i burocrati più influenti durante l'era di Lombardo, e al centro anche di diverse polemiche. Mentre Vincenzo Sansone deve in qualche modo ringraziare il governo Crocetta: la scelta del governatore di nominarlo a capo del dipartimento tecnico ad appena un anno dalla pensione, ha consentito al burocrate stesso di calcolare il suo assegno sulla base di quel (ben remunerato) incarico di dirigente generale. Non era per niente amato dal governo in carica, invece, Marco Salerno. Fino a pochi mesi fa unico dirigente di prima fascia della Regione. Un titolo non sufficiente per ottenere incarichi di primo piano dal governo Crocetta, che invece l'ha “relegato” nell'ultima parte della sua carriera, al “Centro regionale del catalogo”. “Forse perché sono un bibliotecario” ironizzava un po' di tempo fa su Livesicilia.

Le altre pensioni d'oro

Tra i nomi dei pensionati d'oro spuntano anche quelli di Vincenzo GaliotoFrancesco Castaldi, ex dirigente dell'ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana; Francesco Castiglione ex capo dell'ufficio di Genio Civile di Agrigento poi alla guida dell'Ente Acquedotti Siciliano; Giorgio Colajanni, ex direttore all'Agenzia Regionale per i rifiuti e le acque; Antonino Colletti, ex ispettore generale dell’Azienda regionale foreste demaniali; Giuseppe Geraci, che è stato direttore ufficio idrografico regionale; Giuseppe Turturici, ex capo di gabinetto dei Lavori Pubblici. Godono delle invidiabilissime pensioni anche l'ex dirigente generale del Dipartimento della cooperazione, del commercio e dell'artigianato, Francesco Paolo Guerrera; l'ex dirigente generale del Dipartimento regionale ai Beni Culturali, Antonino Lumia; l'ex dirigente generale dell'ispettorato tecnico dell'assessorato ai Lavori Pubblici, Rosario Navarra Tramontana; l'ex segretario di giunta, Carmelo Ruffino; l'ex segretario generale di Palazzo d'Orléans, Gaetano Scaravilli. E ancora, ecco i nomi di Maria Teresa Ribaudo, Michele Cipolla, Maria Vitale, Piero Di Maggio, Castrense Marfia, Giovanni Arnone. Tutti in pensione. Tutti con un'indennità compresa tra i 132 mila e i 256 mila euro annui. 
Pensioni d'oro, in una Sicilia che è stata per tanto tempo terra di privilegi.