giovedì 11 marzo 2021

Bancarotta delle cooperative, i genitori di Renzi a processo. - Valeria Pacelli

 

Non solo Consip per T. - Padre e madre di Matteo in aula il 1° giugno.

Il 1º giugno, i genitori di Matteo Renzi si ritroveranno ad affrontare un nuovo processo. Quello che li vedrà imputati a Firenze con l’accusa di bancarotta fraudolenta di tre cooperative di cui, secondo i magistrati, Laura Bovoli e Tiziano Renzi sono stati, ma per anni passati, amministratori di fatto. Il decreto che dispone il rinvio a giudizio è stato emesso ieri mattina dal giudice dell’udienza preliminare, Giampaolo Boninsegna. È l’epilogo di un’inchiesta che a febbraio del 2019 portò Renzi senior e la moglie agli arresti domiciliari (misura revocata dal Tribunale del Riesame dopo 18 giorni).

Ieri il gup ha disposto il processo anche per altri 14 imputati, tra legali rappresentanti delle coop, componenti dei cda e imprenditori. E durante l’udienza preliminare, ha patteggiato una pena a 6 mesi di reclusione l’imprenditore ligure Mariano Massone, accusato di bancarotta fraudolenta.

Al centro del processo dunque ci sono tre cooperative: la “Delivery Service”, la “Europe Service” e la “Marmodiv”. Secondo la Procura – come ha ricostruito il pm Luca Turco nella memoria depositata in udienza preliminare – si tratta di “società cooperative” che “sono state costituite essenzialmente per consentire alla srl ‘Chil Post/Eventi6’ di avere a disposizione manodopera, senza essere gravata di oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati in capo alle cooperative stesse”. “Il modus operandi adottato da Tiziano Renzi e Laura Bovoli – si legge ancora nella memoria del pm – (…) è consistito nel costituire e nell’avvalersi” delle tre cooperative, “sorte in successione temporale e ciascuna destinata all’abbandono con il proprio carico debitorio, non appena raggiunto uno stato di difficoltà economica, sostituita da una nuova cooperativa, all’uopo costituita”.

Ma vediamo quali sono le accuse mosse dalla Procura.

La bancarotta fraudolenta è il reato contestato anche ai coniugi Renzi e ad altri imputati: per quanto riguarda la Delivery Service, secondo l’impianto della Procura, con altri – tra cui Roberto Bargilli, l’autista del camper di Matteo Renzi per le primarie del 2012 e dal 2009 al 2010 componente nel Cda della cooperativa – “cagionavano il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare gli oneri previdenziali e le imposte”. Nel caso della Europe Service, dichiarata fallita nel 2018, invece, per l’accusa i Renzi con altri, “sottraevano, con lo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, i libri e altre scritture contabili”. In entrambe le cooperative il padre e la madre di Matteo Renzi sono ritenuti, ma per gli anni passati, amministratori di fatto.

C’è poi il capitolo Marmodiv, dichiarata fallita nel marzo 2019. In questo caso ai genitori dell’ex premier è stata contestata la dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti e poi l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per “consentire alla srl ‘Eventi6’ l’evasione delle imposte sui redditi”. Inoltre, secondo i pm, Renzi, Bovoli, Giuseppe Mincuzzi (presidente del Cda della Marmodiv dal 2016 al 2018) e Daniele Goglio (“amministratore di fatto dal 15 marzo 2018”) “concorrevano a cagionare il dissesto” della Marmodiv “esponendo, al fine di conseguire un ingiusto profitto, nel bilancio di esercizio al dicembre 2017, (…) nell’attivo patrimoniale, crediti per ‘fatture da emettere’ non corrispondenti al vero” per più di 370 mila euro.

E questo è il quadro accusatorio, che la difesa dei Renzi ritiene completamente infondato. “La decisione del gup era attesa visto il tipo di vaglio a cui questo è chiamato per legge – hanno affermato ieri i legali dei genitori dell’ex premier –. È però emersa già dalle carte la prova della infondatezza del castello accusatorio, il cui accertamento necessariamente dovrà avvenire in dibattimento. Confidiamo quindi di poter confutare la tesi inquisitoria in tale sede”.

Quello che dunque inizierà il 1º giugno non è l’unico processo che Tiziano Renzi e Laura Bovoli dovranno affrontare. Dovrà essere infatti discusso in Appello un altro processo in cui sono imputati: nell’ottobre del 2019 entrambi sono stati condannati a un anno e nove mesi di reclusione. L’accusa è di aver emesso tramite due società – la Eventi6 e la Party Srl – due fatture per operazioni inesistenti. Sentenza contro la quale i legali dei Renzi hanno fatto ricorso.

Il solo Tiziano Renzi ha poi un’altra grana giudiziaria da risolvere, stavolta a Roma. Il 26 aprile si terrà l’udienza preliminare di uno dei filoni dell’inchiesta Consip. Il padre del leader di Italia Viva, è accusato di traffico di influenze e turbativa d’asta in merito a due gare: l’appalto Fm4 indetto da Consip (del valore 2,7 miliardi di euro) e la gara per i servizi di pulizia bandita da Grandi Stazioni.

Per Tiziano Renzi la Procura aveva chiesto l’archiviazione, respinta dal gip. In primavera si saprà se nella Capitale il “babbo” sarà prosciolto o dovrà affrontare un processo. Come a Firenze.

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