mercoledì 3 ottobre 2012

ALBERTO BAGNAI - CE LO CHIEDE L'EUROPA



Prendetevi tutto il week-end, se necessario, per guardare l'intervista che avete voluto e reso possibile voi, con il vostro desiderio di conoscenza e il vostro contributo. Grazie! E diffondete...

http://www.byoblu.com/post/2012/07/06/Alberto-Bagnai-ce-lo-chiede-lEuropa!.aspx

Arrestato l'amministratore di «Tributi Italia», sottratti ai comuni 100 milioni di tasse.

Giuseppe Saggese in una foto del Secolo XIX
Giuseppe Saggese in una foto del Secolo XIX

In manette a Chiavari per peculato Giuseppe Saggese, per l'accusa avrebbe sottratto personalmente 20 milioni.


Doveva essere, secondo alcuni, l'alternativa comunale «buona» ad Equitalia. Ma in realtà non si è rivelata tale. L'amministratore di fatto della «Tributi Italia spa», società concessionaria per la riscossione dei tributi in oltre 400 comuni, è stato infatti arrestato dalla Guardia di Finanza che ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Chiavari.
LA VICENDA - Le accuse nei confronti di Giuseppe Saggese , 52 anni di Rapallo, sono peculato, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute certificate e omesso versamento Iva. La società di consulenza, registrata come «Tributi Italia spa», operava, come detto, su oltre 400 comuni in tutta la penisola. Si occupava su incarico del comune della riscossione delle tasse locali (Ici, Tosap, ecc...). Ma, una volta incassate le somme (al netto di quanto le spettava per l'incarico ricevuto), anzichè riversarle nelle casse dei comuni le tratteneva sui propri conti. Attraverso rapporti con altre società, tutte riconducibili a Saggese, quei fondi poi «sparivano» a beneficio di quest'ultimo.
L'ACCUSA - Secondo l'accusa la società, in amministrazione straordinaria con un commissario, avrebbe operato fino al 2010 riscuotendo imposte, mai versate ai comuni, per oltre cento milioni. Saggese, in particolare, avrebbe personalmente sottratto alla società circa 20 milioni. Contestualmente all'arresto di Saggese, la procura ha anche disposto il sequestro per equivalente di 9 milioni e diverse perquisizioni a Rapallo, Recco, Cogorno (in provincia di Genova), Genova, Roma e Borgonovo del Tidone (Piacenza) nei confronti di altri soggetti indagati, tra cui quattro nei confronti dei quali è stato disposto l'obbligo di dimora.
SPESE PAZZE - Secondo l'accusa Saggese con i soldi presi ai cittadini e non versati ai comuni, non avrebbe badato a spese, con prelievi giornalieri dai conti della società anche di 10.000 euro, autovetture di lusso, yacht ed aerei privati, soggiorni in località prestigiose, feste mondane e concerti di musica. Molti dei circa 1000 dipendenti di «Tributi Italia spa» sono stati licenziati, molti altri sono in cassa integrazione, mentre alcuni comuni sono arrivati sull'orlo del dissesto finanziario. L'impresa di riscossione, a causa delle numerose denunce presentate nei suoi confronti da parte di vari comuni vittime delle sottrazioni e che gli avevano anche revocato le concessioni per l'esazione tributaria, è entrata in stato d'insolvenza, venendo, conseguentemente, dichiarata fallita dal Tribunale di Roma.
IL MECCANISMO - Ma come concretamente venivano dal punto di vista contabile sottratti i soldi alla società di riscossione? Gli approfondimenti investigativi, sono stati concentrati sulle operazioni con le «imprese collegate», spesso documentate come consulenze o piani di riorganizzazione aziendale, verificando, altresì, alcune operazioni societarie di natura straordinaria, come aumenti di capitale e costituzione di nuove società, risultate funzionali, anche queste, a distrarre ingenti somme. Una delle consulenze, per le quali è stato corrisposto un compenso di circa 2 milioni di euro, ha riguardato l'acquisizione di una società di riscossione brindisina, già indebitata per circa 43 milioni di euro; tale operazione ha comportato un irreparabile pregiudizio per il patrimonio della «Tributi Italia».

Ah, ah, ah...come dargli torto?



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martedì 2 ottobre 2012

Scoperto un villaggio megalitico. Stilo come Stonehenge. - Elia Fiorenza

Scoperto un villaggio megalitico. Stilo come Stonehenge

STILO (RC) - Inghiottita da una fitta vegetazione dalle parti di Ferdinandea, una sommità del gran bosco di Stilo, che fa da confine con le tre province di Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia, dorme di un sonno millenario. Il leggendario e dimenticato “villaggio megalitico”. Un susseguirsi di “statue giganti” irregolari con simboli particolari, alcuni dei quali, forse, cuneiformi. Protetto dal suo sottobosco impenetrabile, è di fatto isolato. In pochissimi possono affermare di averlo visto. Arrivarci è un’impresa ardua. Nella stagione fredda diventa impossibile. Gli unici momenti favorevoli sono l’inizio della primavera, quando la flora non è ancora esuberante e la fine dell’estate, quando cioè il terreno è più facilmente leggibile. Non esiste una mulattiera percorribile: rovi e alberi intrecciati a mo’ di labirinto sbarrano più volte l'ascesa sul ripido versante e non è raro sentire sibilare le vipere. È un posto fuori dal tempo e non alla portata della semplice curiosità dei camminatori feriali. Ma è questo l’aspetto più affascinante, che attira l’attenzione e la curiosità. Un mondo nel mondo. E ancor più sorprendente è il fatto che queste difficoltà non hanno fermato due giovani studiosi stilesi, Mario e Alfina Tassone. L’arduità del luogo non ha impedito la scoperta a questi due esperti subacquei, di fama internazionale, appassionati di storia locale e responsabili del Diving Center “Punta Stilo” (http://www.divingcenterpuntastilo.it), istituito circa vent’anni fa nella “Città del Sole” dell’illustre frate domenicano Tommaso Campanella. Qualche voce era giunta alle loro orecchie, ma ad incuriosirli sono state proprio le misteriose geometrie visibili tramite mappe, ricerche documentali e numeriche, programmi di immagini satellitari come Google Earth. E proprio tramite questi strumenti alla mano, Mario e Alfina hanno deciso di sfidare il bosco di Stilo con il dottor Giuseppe Oliva dell’Università della Calabria e con alcuni membri dell’associazione Misteryhunters tra cui i dottori Gioia Aurelio, Gerardo Coppola e Roberto Iera, avventurandosi tra boschi di castagno, lecci e faggi e rovi spinosi per poter mirare questo tesoro nascosto, al segreto dell’incontaminato bosco a cavallo tra le Serre e l’Aspromonte. Là, in cima, c’è la testimonianza probabilmente di un’antica presenza umana: un grande villaggio di pietre forse granitiche con evidenti tracce di quarzo, perfettamente evidenti. Esattamente sono tre le località tutte consecutive che devono essere oggetto di subitanei studi approfonditi. Lì vicino poi c’è anche una piattaforma di pietra semi sepolta con impressa una figura parallelepipeda, intensamente scolpita nella roccia. Una serie di simboli, incisi nelle pietra, potrebbe avvalorare la tesi di unità e continuità riguardo l’appartenenza a popolazioni simili o con una origine comune che li hanno realizzati. I simboli sono: la spirale, il rombo o losanga, i segni a coppella, il labirinto. In tutta le aree dove si conservano i resti dei complessi in pietra in genere, secondo alcuni studiosi, il terreno possiede degli “strani poteri”, in grado di influenzare il corso della vita delle piante, degli animali e degli uomini. Come, ad esempio, la crescita rapida e abbondante dei vegetali, la fecondità accertata di uomini e animali, una sorta di benessere psico-fisico delle persone a contatto con la pietra. Di sicuro, oltre ai primi uomini del neolitico, ed ai tagliatori di pietra (come si nota da tracce visibili), questo luogo potrebbe essere stato (o lo è ancora) punto di incontro di misteriosi raggruppamenti spirituali. «Non mi sento di dare una datazione o un’attribuzione a tutto ciò - spiega Mario Tassone -, ritengo sia necessaria un’attenzione particolare al sito da parte delle Università e della Soprintendenza. Ma l’idea che nel cuore del bosco si celi da decine di secoli un villaggio megalitico mi emoziona». 

***

In quella che potrebbe rivelarsi essere una grande scoperta, Mario e Alfina Tassone con alcuni studenti e ricercatori dell’Unical hanno trovato, nel sito, una struttura simile a una piramide, di notevole dimensioni e di epoca sconosciuta. La costruzione presenta una fabbricazione uniforme in pietra e malta e nel centro della medesima, quasi collocata con un preciso significato, svetta una pietra forse granitica di forma e irregolare grandezza. Certamente i primi elementi raccolti, circa la costruzione della piramide, portano a ritenere che essa sia opera dell’uomo. Nella storia in genere oltre a essere simbolo della carboneria e della massoneria, la Piramide simboleggiava una scala, mezzo di tramite per la salita verso il cielo. La base della Piramide è un quadrato, che esprime il perfezionamento. Il 4 raddoppiato diventa 8, il numero della Conoscenza. Due quadrati formano un rettangolo, o quadrolungo, simbolo dello spazio organizzato, creato e sacralizzato. La simbologia del quadrato è ricca, ed esprime il principio della progressione. È la figura geometrica della perfezione. Esso corrisponde alla terra, alla stabilità, alla sostanza, all’immutabilità. Il Mistero Divino si esprime attraverso 3 + 1 = 4 (3 è Dio, 4 il Mondo). I quattro triangoli che partono dal quadrato di base della Piramide terminano con Uno, il piramidion (la sommità), ovvero il divino. Dio è Uno nella sostanza e tre nel mondo. Il simbolo quinario è basato sull’associazione del quadrato e del suo centro (4 + 1). Il centro è piramidion. Inoltre esprime le radiazioni solari raffigurate da un fascio triangolare di raggi provenienti dal sole. La Piramide concentra quindi il calore e la luce divina, canalizzandoli verso i corpi posti in essa (l’iniziato). «Chiedendo informazioni sul luogo ci venne indicato - affermano i due scopritori - che vi è una strada che si chiama “U Triangulu” al limite delle tre province. Non solo. Nell’area vi sono tre grandi massi di pietre che lo perimetrano: Pietra Spada; Pietra del Caricatore; Pietra del Boario».
«A questo punto ci siamo resi conto che questi siti potevano avere a che fare con il sito Megalitico di Nardodipace, da lì poco distante. L’allineamento di vari siti storici e preistorici, in linee dritte attraverso la campagna fu notato per la prima volta nel XIX secolo» continuano Mario e AlfinaTassone. «Ma fu il libro di Alfred Watins The Old Straight Track, pubblicato nel 1925 che fece conoscere questo fenomeno a un pubblico più vasto. Watkins - affermano - aveva scoperto una vasta rete di allineamenti che includeva terrapieni, menhir, monumenti circolari, circoli di pietre preistorici, chiese medioevali e simili. Egli chiamò questi allineamenti, che di solito corrono per parecchie miglia, “ley”». Da qui «Watkins presenta le prove dell’esistenza di ley in molte parti dell’Inghilterra e Galles. Da allora, altri ricercatori hanno di mostrato che gli allineamenti sono identificabili in tutta la Gran Bretagna e l’Irlanda. In verità, esistono indicazioni di fenomeni analoghi in altre parti del mondo, come per esempio le famose linee di Nazca in Perù e gli allineamenti in direzione di Pueblo Alto nel Chaco Canyon in New Mexico». La scoperta adesso solleverà una serie di domande, come ad esempio quelle riguardanti il modo in cui queste enormi pietre siano state portate fino in quel luogo sperduto chi le abbia portate e lo scopo della costruzione di queste strutture che certamente poco sanno di fenomeno naturale. Inoltre, se la datazione fosse corretta, allora esso sarebbe antico quanto la civiltà neolitica? E poi perché finora nessuno dei ricercatori ha mai trovato o menzionato questa civiltà? Mario e Alfina Tassone, che continuano incessantemente i loro certosini studi, chiedono ora di trovare risposte a queste domande.


http://portale.calabriaora.it/Dettaglio.asp?id=7920

Diaz, la Cassazione: «La condotta della polizia ha screditato l'Italia in tutto il mondo».




Depositate le motivazioni della sentenza che ha decapitato gli ex vertici della polizia per le violenze durante il G8 di Genova.

Sono parole dure quelle che si leggono nella motivazione della sentenza che il 5 luglio scorso ha confermato le condanne per gli ex vertici della polizia coinvolti nell'assalto alla scuola Diaz, dove alloggiavano i no-global e dichiarato prescritti i reati di lesioni gravi nei confronti di alcuni agenti imputati durante il G8 di Genova nel 2001. La condotta violenta della polizia nell'irruzione alla scuola Diaz ha «gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero». A sottolinearlo sono i giudici della quinta sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza con cui. La sentenza (n. 38085) è stata depositata ed è lunga 186 pagine. Le violenze della polizia e gli immotivati arresti di massa dei no-global inerti e innocenti, hanno «gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero».
LA MACELLERIA MESSICANA - Ma non solo. La Cassazione ha sottolineato che l'irruzione alla scuola Diaz di Genova fu «un puro esercizio di violenza» da parte della polizia, «di una gravità inusitata». E ancora:. «L'assoluta gravità - si legge nella sentenza numero 38085 - sta nel fatto che le violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all'evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta in manifesta attesa di disposizioni, così da potersi dire che s'era trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all'umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime». «Tutta l'operazione si è caratterizzata per il sistematico e ingiustificato uso della forza da parte di tutti gli operatori che hanno fatto irruzione nella scuola Diaz e la mancata indicazione, per via gerarchica (da Canterini a Fournier e da questi ai capi squadra, fino agli operatori), di ordini cui attenersi»
RISCATTO DI IMMAGINE - Secondo la Cassazione poi gli arresti sono stati condotti dalla polizia per riscattare la propria immagine «L'immagine della polizia doveva essere riscattata, essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano riguardato la città di Genova, e il riscatto sarebbe dovuto avvenire mediante l'effettuazione di arresti, ovviamente dove sussistenti i presupposti di legge». Questo, secondo la ricostruzione della Cassazione, il motivo per cui si decise l'irruzione alla scuola Diaz, avvenuta nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001.

Paradiso Tavolara: l’isola dei tesori vive sotto il mare










OLBIA. L’isola dei tesori ora non ha più segreti. La montagna di Tavolara si specchia vanitosa su uno specchio blu. Ma sotto il livello del mare c’è un universo incantato, praterie di Posidonia, distese di sabbia, gorgonie, coralli, costoni di granito. Un universo da vivere con il fiato sospeso. Ma che da oggi è un po’ meno misterioso. L’Area marina protetta ha realizzato una cartografia dettagliata tridimensionale di tutti i fondali intorno a Tavolara.
Un progetto ambizioso e di grande prestigio portato a termine grazie alla collaborazione alle strumentazioni, e ai fondi, della Conservatoria delle coste francesi, dell’Agenzia dell’acqua transalpina e della società Andromede. Il direttore dell’Area marina protetta, Augusto Navone, è riuscito nel miracolo di convincere i partner transalpini a puntare su Tavolara, all’interno del progetto Pim piccole isole del mediterraneo, per realizzare una cartografia hi-tech dei fondali. Ma l’attività di raccolta delle informazioni, andata avanti in diverse fasi, ha consentito anche di far conoscere con un’altra isola. Quella che vive sotto la pelle del mare, un serbatoio di biodiversità, di specie rare che vivono e crescono solo all’interno dell’Amp.
La cartografia fa capire quale è lo stato di salute dei fondali. Navone spiega che la situazione è buona, ma ci sono alcuni aspetti che dovranno essere rivisti. L’Amp fino a oggi ha sempre consentito alle imbarcazioni di gettare l’ancora nei fondali sabbiosi, ma i controlli non sono mai stati opprimenti. E più di qualcuno ha tradito la fiducia. Ci sono tratti di Posidonia in sofferenza. Colpa delle ancore selvagge. Per questo in futuro le aree in cui gettare l’ancora saranno indicate e fatte rispettare con molta più decisione. Vietata anche la pesca a traina, in particolare se fatta con i piombi guardiani. Le analisi dei fondali hanno portato alla luce molti rifiuti legati a questo tipo di attività.
Ma per il resto i fondali intorno a Tavolara sono un universo incantato. E grazie al lavoro portato avanti dal team di ricerca ora si conosce nei dettagli anche tutto quello che esiste oltre i 50 metri. Per ottenere le carte ad altissima definizione, che finiranno anche in un’applicazione per Iphone e Ipad, sono state utilizzate apparecchiature ad altissima tecnologia come il sonar laterale, ma c’è stata anche una attenta e continua ricerca sul campo. La tutela dell’Amp sarà ancora più efficace grazie a questo strumento fondamentale per conoscere il mondo sommerso.

Borse Gucci a spese del contribuente. - KLEINJUNG


Decadenza tardoromana dei politici italiani
I consiglieri del PdL alla Regione Lazio, pur essendo i meglio pagati del mondo, non hanno avuto remore a servirsi dei fondi stanziati per il gettito fiscale: spese per champagne, ostriche e borse firmate. E nessuno vuole ammetterlo.
L’Italia deve risparmiare e i cittadini italiani sono costretti a stringere la cinghia: più tasse e lavorare più a lungo, ma i deputati del consiglio regionale del Lazio sembrano curarsi poco di tutto ciò. Festeggiano a base di champagne e ostriche, organizzano feste in maschera ambientate nell’antica Roma, in cui si celebra, a spese dei contribuenti, Lucullo, il decadente generale romano.
“Che cosa dobbiamo pensare di una persona che guadagna 52.000 € netti al mese e poi va al supermercato a fare acquisti per 80.000 euro a spese del partito?” si chiede Pietro Senaldi del quotidiano Libero parlando di Franco Fiorito, ex capogruppo del Popolo della Libertà, presso il Consiglio Regionale del Lazio. “Pare che non ci sia alcun limite”, afferma Senaldi.
“Batman” percepiva 52.000 € al mese
Fiorito grazie a tutta una serie d’incarichi, anche di poco conto, fondi e sovvenzioni, è riuscito ad accumulare uno stipendio di 52.000 euro netti al mese, che di per sé è già uno scandalo, anche se apparentemente legalizzato. E solo perché Fiorito non ne poteva ricevere proprio più, che adesso si è dimesso da capogruppo del partito ed è diventato un caso da pubblico ministero: pare che abbia acquistato a spese del proprio partito case e automobili. Ma il politico dalla grossa stazza, a Roma conosciuto da tutti con il soprannome di “Batman”, non ha paura della prigione.
“Non ho mai preso neanche una lira del partito”, dice Fiorito. “Ho amministrato correttamente i fondi a me affidati, l’ho già dimostrato agli inquirenti, e non ho altro da aggiungere. Forse qualcuno ha commesso qualche sciocchezza, ma io no di certo”.
Nel corso dell’inchiesta è emerso che a ogni consigliere del PdL venivano messi a disposizione 100.000 euro – “per curare il rapporto tra elettori ed eletti”. In questo contesto sono saltate fuori ricevute per champagne e borse di Gucci e più della metà della spesa è stata documentata con false fatture.
Il Presidente si dice all’oscuro di tutto
La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini che dovrebbe essere stata a conoscenza del sistema, si dice all’oscuro di tutto e ieri ha invitato i consiglieri regionali ad un azzeramento “. Se non prendiamo delle drastiche decisioni, il malumore nei confronti della politica comporterà l’impossibilità per noi di continuare a rappresentare i nostri elettori”, ha detto Polverini in Consiglio. “Invito quindi a una profonda riflessione su ciò che diremo nei prossimi giorni e su ciò che stiamo facendo.”
In ogni caso: il parlamento regionale ha deciso di dimezzare le commissioni. Ciò significa meno gettoni di presenza e meno indennità per il presidente. Ma il problema di fondo non cambia, dice Senaldi: i partiti italiani sono sommersi da una vera e propria pioggia di denaro pubblico.
“200 milioni di euro l’anno e senza alcuna documentazione!” Il giornalista è sconcertato. “E ‘chiaro che poi uno va al ristorante con l’amica. Ci sono fondi versati a persone che non hanno alcun compito; e li devi spendere, altrimenti non arriva più nulla.”
Le Regioni italiane corrispondono ai Länder tedeschi, ma hanno molte meno competenze. I consiglieri regionali e i deputati italiani, oltre ai fondi a copertura delle spese per lo champagne e i festini del partito, percepiscono stipendi da fare invidia alla cancelliera tedesca. Forse Angela Merkel si ricorderà di tutto ciò quando dovrà decidere la prossima volta, in materia di aiuti per i paesi indebitati nella zona Euro.