mercoledì 20 novembre 2013

Rimborsopoli, parte il processo a 6 giorni dal voto. - Fabrizio Di Vito

Vi presento il neo governatore della basilicata Marcello Pittella:
POTENZA- La settimana che porta alle elezioni regionali inizia con l’udienza preliminare del processo sulla “Rimborsopoli” lucana, l’inchiesta che, di fatto, ha provocato in Basilicata un terremoto politico senza precedenti.
A sei giorni dalla tornata elettorale (un voto anticipato scaturito dalle dimissioni del governatore De Filippo proprio in seguito agli sviluppi dell’inchiesta), 34 tra attuali ed ex consiglieri regionali, questa mattina dovranno presentarsi davanti al gup Petrocelli. Su di loro (gli indagati in tutto sono 40) pende la richiesta di rinvio a giudizio avanzata nello scorso mese di luglio dai pubblici ministeri Francesco Basentini e Sergio Marotta. La maxi-inchiesta aveva portato, lo scorso 24 aprile, agli arresti domiciliari gli allora assessori Vincenzo Viti (Pd) e Rosa Mastrosimone (Idv) e il capogruppo del Pdl, Nicola Pagliuca. Gli accertamenti di carabinieri, guardia di finanza e polizia si erano concentrati sul biennio 2010-2011, a cavallo tra la scorsa e l’attuale legislatura. Gli indagati dovranno rispondere di peculato e false attestazioni perché accusati di aver indebitamente percepito rimborsi per migliaia di euro. Fra le persone per le quali il gup dovrà decidere ci sono anche i presidenti della giunta e del consiglio regionale, Vito De Filippo e Vincenzo Santochirico e il candidato governatore del centrosinistra, Marcello Pittella. Rispetto ad altre, la loro è una posizione abbastanza marginale che riguarda soprattutto l’acquisto di francobolli e giornali e alcune cene.
Nato e cresciuto in politica, figlio di un senatore, fratello del vicepresidente vicario del Parlamento Europeo, laureatosi in medicina a soli 26 anni, (e qui sorgono dubbi su come si sia laureato), a soli 5 anni dalla laurea diviene consigliere a Lauria. Praticamente, non ha mai svolto, fortunatamente, la sua professione di medico chirurgo. Naturalmente, essendo nato e cresciuto in politica, ha pensato che tutto gli fosse dovuto.

Vendola: accuse, risate e arrampicate sugli specchi. - Peter Gomez

Quando, sia pure con 24 ore di ritardo, aveva detto di vergognarsi per aver “riso di quel giornalista che faceva il suo mestiere” pensavamo che Nichi Vendola avesse abbandonato ogni goffa velleità da arrampicatore sugli specchi. Dopo il tempo delle querele e delle mancate dimissioni pareva finalmente arrivato quello delle scuse e delle spiegazioni. Purtroppo ci sbagliavamo.
Davanti al suo consiglio regionale il governatore pugliese ci ricasca. E, tra lo stridore delle unghie, ci accusa come un Berlusconi qualsiasi di aver truccato le carte. Afferma che l’ilare e ossequiosa chiacchierata col responsabile delle relazioni esterne dell’Ilva, Girolamo Archinà, è stata montata dailfattoquotidiano.it “allungando” il tempo delle sue risate. Sostiene che c’è stato qualche “ritocco” perché nella telefonata c’era qualche “problema”. E dice di averlo scoperto “solo stanotte perché io e il mio avvocato non avevamo il file audio di quella intercettazione”.
Vale la pena di ricordare al leader di Sinistra ecologia e libertà che il sonoro della telefonata integrale è stata pubblicato contestualmente al servizio in cui venivano mostrate le immagini della “scena fantastica” che lo aveva fatto “ridere un quarto d’ora”: spezzoni del video in cui si vede Archinà strappare il microfono a un cronista locale colpevole solo di aver posto a Emilio Riva le domande sui morti per tumore. Il servizio, in cui sono stati rispettati i tempi delle risate e della pause, è statocorredato di cartelli esplicativi e montato per rendere agevole al lettore la comprensione dell’accaduto. E, esattamente come si fa in ogni pezzo di cronaca giudiziaria, nella stessa pagina e nello stesso momento, è stato pubblicata anche la documentazione processuale originale, in questo caso l’audio integrale.
Nichi Vendola, insomma, non dice il vero. E lo fa perché se lo può permettere.
In qualsiasi democrazia matura il primo e più importante potere di controllo è rappresentato non dalla stampa o dalla magistratura. Dove la democrazia funziona a controllare l’operato di chi governa sono le opposizioni. Ma in Puglia, come in gran parte d’Italia, le opposizioni latitano. Regolarmente. Anche perché qui il centrodestra ancor più della maggioranza di sinistra è abituato ad andare a braccetto con gli inquinatori dell’Ilva.
Così il governatore può presentarsi davanti ai consiglieri regionali e accusare ilfattoquotidiano.it senza che nessuno durante otto ore di dibattito lo contraddica o presenti una mozione di sfiducia. Il capogruppo del Pdl si limita a una generica richiesta di dimissioni. Quello di Sel, Michele Losappio, più volte intercettato con Archinà, ovviamente lo difende. Ma finisce per strafare e definisce il nostro scoop “una cosa organizzata da estremisti grillini”. Gli altri non parlano o parlano (quasi) d’altro. I consiglieri stanno ben attenti a non chiedere perché dagli atti depositati nell’inchiesta che vede Vendola indagato per concussione emergano molti particolari curiosi. Per esempio decine e decine di amichevoli telefonate del responsabile delle relazioni esterne Ilva a politici di ogni colore, ordine e grado, più un singolare sms inviato alla vigilia di Pasqua 2010 da Onofrio Introna, attuale presidente del consiglio regionale: “Ringrazio per il prezioso sostegno alla mia rielezione”.
Non sarà per particolari come questi che la politica in Italia demanda ormai regolarmente alla magistratura il compito di selezionare le proprie classi dirigenti? Il dubbio viene. A scioglierlo a questo punto può essere solo Nichi Vendola. In pubblico gli rinnoviamo l’invito che i nostri giornalisti gli hanno già fatto pervenire in privato: venga alla web tv del Fatto per discutere in diretta streaming di Ilva e di libertà cronaca, di comportamenti e non di reati. Non lo aggrediremo, ne può star certo. Il microfono non gli verrà strappato.  
Senza risate abbiamo solo qualche civile ed educata domanda da porgli.

Andrea Scanzi.



Non mi piacciono l'ipocrisia e "gli appelli pubblici". 
Se devo dire qualcosa sulla Sardegna, lo faccio in privato. 
Per esempio telefonando personalmente ai tanti amici che ho in quelle terre così meravigliose. 
Se vi aspettate cose tipo "Solidarietà alla Sardegna, oggi un minuto di silenzio e niente post su Facebook", avete sbagliato pagina. 
Sono finzioni e paraculate che non mi appartengono. 
Se un personaggio pubblico non dovesse parlare o esprimere gioia (privata, ad esempio per il proprio libro che riscuote un inatteso successo) per rispetto delle tragedie, non dovrebbe parlare mai. 
In Filippine sono morte migliaia di persone, eppure non mi pare che su Facebook o altrove si sia sospeso il diritto alla sporadica gioia quotidiana, e dunque il diritto alla vita. 
Non mi piace l'ipocrisia. 

E mi piace ancora meno questa gigantesca pippa autoassolutoria secondo cui "è solo una calamità, non si poteva fare nulla". Certo che è una calamità. Certo che la Natura ci domina. Certo che "in 24 ore è caduta la pioggia di sei mesi" (ma accadde anche in Ogliastra nel 2004 e non finì così, e soprattutto fu la stessa cosa che disse Gabrielli dopo l'alluvione a Genova e alle Cinque Terre). 
Andrebbe però aggiunto che, per decenni, destra e sinistra hanno ammazzato (anche) la Sardegna con decine di milioni di metri cubi di cemento, reiterando una spaventosa propensione alla incuria e alla rapina del territorio. 
Andrebbe detto che l'Italia è un paese fatto di persone meravigliose (sì, spesso meravigliose) che volontariamente aiutano e si prodigano per ricostruire, ma anche di governanti che da decenni non fanno un benemerito cazzo per prevenire e costringono questo paese a vivere in una situazione di perenne emergenza e provvisorietà.
In Italia ci sono state 3500 morti in 50 anni per alluvioni. 

La sola alluvione di Genova ha provocato oltre un miliardo di danni. 
Come ricorda anche Ferruccio Sansa stamani sul Fatto, mettere in sicurezza il territorio sarebbe costato un quinto. 
Ma non avrebbe garantito uno spot egualmente redditizio in termini elettorali. 
Meglio (per esempio) spendere 10 miliardi per la Mestre-Orte tanto cara (anche) a Napolitano.
Io abbraccio forte gli amici sardi e mi riprometto di tornarci al più presto, ma al tempo stesso mi indigno - e mi arrabbio, anzi mi incazzo - per una politica che ha completamente e colpevolmente abdicato al proprio ruolo. 

E oltre le oscene lacrime di coccodrillo non va. 
Mai.


https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482

Quasi amici. - Massimo Gramellini


Questa storia di Renzi che vuole fare fuori Letta per prenderne il posto è destituita di ogni fondamento. 
Il sospetto, suggerito dal caso Cancellieri, che su qualsiasi vicenda l’imminente segretario del Pd prenda sempre la posizione più urticante per il governo del Pd è quanto di più lontano ci possa essere dalla realtà. 
L’idea poi che Renzi, appiattendosi su Letta, abbia il timore di perdere le prossime elezioni europee e di finire rottamato in sei mesi, e perciò punti ad andare al voto per le politiche il più presto possibile, rientra nel novero delle ricostruzioni giornalistiche fantasiose. 
Il sindaco di Firenze, una volta conquistato il partito, sosterrà con forza il governo. 
Non vede l’ora. 
A condizione che Letta realizzi i pochi, semplici punti del programma che il nuovo Pd di Renzi gli indicherà: abolizione del Senato, delle Province, della disoccupazione giovanile e della fame nel mondo; riduzione del numero dei parlamentari e delle apparizioni in video della Camusso, abbattimento delle pensioni d’oro e indoramento delle pensioni abbattute dai precedenti governi, taglio delle tasse e accorciamento dei baffi e della spocchia di D’Alema, assunzione di un milione di dipendenti pubblici senza raccomandazioni e nel pieno rispetto dei parametri europei, superamento dell’effetto serra e degli ingorghi nei centri storici, assegnazione dello scudetto alla Fiorentina, ritrovamento della pietra filosofale. 

Naturalmente il segretario Renzi non sarà così ingeneroso da pretendere che queste piccole riforme vengano realizzate tutte di colpo, pena la caduta del governo. Letta avrà ben 48 ore di tempo a disposizione.  

Nas chiudono strutture disabili in tutta Italia.

ROMA - I carabinieri del Nas hanno chiuso 18 strutture per disabili e anziani, al termine di un maxicontrollo in tutta Italia per verificare le autorizzazioni ed il rispetto dei requisiti igienico-sanitari. In alcuni casi i militari hanno rinvenuto farmaci e cibi scaduti.
La task force istituita dal ministro Lorenzin ha segnalato 102 persone all'autorità giudiziaria e 174 a quella sanitaria, oltre ad aver accertato 174 violazioni penali e 251 amministrative.
Tre anziani ospitati in una Comunità di alloggio per anziani a Roma erano stati alloggiati in un seminterrato fatiscente, privo di abitabilità ed in pessime condizioni di manutenzione. la struttura è stata chiusa dai carabinieri del Nas durante la maxioperazione condotta in 1.000 strutture per disabili ed anziani in tutta Italia.
I tre anziani, in esubero rispetto alla capacità ricettiva della struttura, erano stipati in un seminterrato con pareti invase dall'umidità e con l'intonaco cadente. I carabinieri hanno trovato anche una donna allettata in evidente stato di disidratazione.
Per questo è stato avvertito il 118 che ha disposto il ricovero ospedaliero dell'anziana. Nell'ambito dell'ispezione, in un frigocongelatore a pozzetto, sono stati rinvenuti e sequestrati alimenti congelati (petti di pollo e spezzatino di vitella) privi di ogni documentazione nonché in cattivo stato di conservazione ed insudiciati perché privi di involucro protettivo. Il titolare della struttura è stato denunciato.
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martedì 19 novembre 2013

Ravel, il bolero.

Candele Originali da Regalare a Natale.



Che Natale è senza candele? Inoltre se non sapete cosa regalare perché non provate a farle? Saranno degli regali graditissimi e spenderete davvero poco per farle!!!
Ricicliamo!!!! E coinvolgiamo anche i bambini, tanto basta un po’ di accortezza per la cera calda e poi tanta fantasia!
Per cominciare vi servono delle candele bianche… o della cera in panetti bianca, che non sia aromatizzata. Degli stoppini, li trovate nei negozi di bricolage o fai da te.
Un vasetto di vetro oppure delle formine in cartone, come per esempio i brick del succo di frutta o del latte opportunamente tagliati e puliti.
E poi via alla fantasia: chicchi di caffè, gusci di frutta secca, conchiglie, semi, fiori secchi, cereali, fette di agrumi secche, lavanda, trifogli, fiocchetto perline… insomma quello che avete in casa.
Allora per cominciare vi dico subito che ci sono due modalità per procedere, la prima è quella che vi darà delle candele di cera classiche senza il vasetto.
Per prima cosa dovrete creare due dime (forme quadrate o rotonde) una più grande e una più piccola, in modo che la piccola entri nella grande e lasci un centimetro di spazio da riempire con la cera fusa. Mentre versate la cera tra le due dime, inserite anche gli oggetti che andranno a creare il decoro, i semi, i chicchi di caffè, le conchiglie….
Lasciate indurire la cera e poi sfilate la dima centrale e riempite il foro con la cera restante… ma prima inserite lo stoppino e mantenetelo sopra la candela con uno stecchino.
Quando la cera sarà completamente solidificata potrete togliere anche il cartone esterno e ammirare il vostro lavoro, con del nastro potrete cingere la candela e adagiandola su un bel piattino ecco fatto il regalo perfetto!!!
Per il secondo metodo, vi basterà mettere la cera nel vasetto e mentre la inserite, inserite anche gli oggetti decorativi, tipo fiori secchi, lavanda, fettine di agrumi…. per questa soluzione occorrono oggetti un po’ più grandi, perché coi semi non viene benissimo… Non dimenticate lo stoppino!!
Una volta solidificata la cera potrete infiocchettarla e usarla per decorare la tavola o per fare un bel regalo!
Nota Bene: per sciogliere la cera usate la tecnica del bagnomaria e fate attenzione che non vada in ebollizione….