Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 1 febbraio 2014
venerdì 31 gennaio 2014
Taranto – Mutazioni genetiche nel Mar Grande.
Lo scienziato, nel corso dell’esplorazione dei fondali del Mar Grande, ha prelevato un’asteroidea (volgarmente chiamata stella marina) dal numero abnorme di braccia, solitamente 5.
In questo caso le braccia erano ben 19, cosa del tutto anomala nell’anatomia di questa specie comune, l’Asteroidea Phylum Echinodermata.
La mutazione genetica sembrerebbe causata da una crescita esponenziale di cellule in fase G1, sotto l’influenza di composti organici eterociclici (diossine), solitamente derivati dalla lavorazione dei metalli.
Erano già noti episodi di cronaca locale in cui erano state rilevate tracce di diossina nei mitili e in alcuni derivati animali (latte, uova), ma per la prima volta ci troviamo di fronte ad una vera e propria mutazione genetica che ricorda i pesci a tre occhi presenti nel cartone animato Simpson, frequentatori del lago adiacente alla centrale nucleare.
Il team del Dott. Golconti ha preferito non pronunciarsi in merito alla causa scatenante della mutazione genetica e il motivo di una così massiccia presenza di diossina nell’organismo dell’animale, ma ovviamente è appurato che un impianto siderurgico sorga a pochi passi dal luogo del ritrovamento.
Ulteriori esami sull’organismo dell’animale dal numero di braccia abnormi fornirà nuovi dettagli sul caso.
Ulteriori esami sull’organismo dell’animale dal numero di braccia abnormi fornirà nuovi dettagli sul caso.
Sara Costimaci – Scienze e Tecnologia
L’Agenzia Italiana del Farmaco ritira dal commercio 9 farmaci: “Chi li ha in casa è invitato a non usarli”.
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha ritirato, appena qualche settimana fa, dal commercio farmaci della Geymonat riscontrati con difetti di fabbricazione: pare ci sia un quantitativo di principio attivo diverso o inferiore a quello approvato dall’agenzia e indicato sul bugiardino del farmaco.
L’Aifa avverte: “Chi si trovasse ad avere in casa uno o più di questi farmaci è invitato a non usarli”.
E’ proprio l’Aifa ad emettere un provvedimento di sospensione dell’autorizzazione, rilasciata alla Società Geymonat S.p.A., per la produzione di medicinali elencati di seguito.
E’ proprio l’Aifa ad emettere un provvedimento di sospensione dell’autorizzazione, rilasciata alla Società Geymonat S.p.A., per la produzione di medicinali elencati di seguito.
Elenco dei farmaci oggetto di divieto di utilizzo:
ALVENEX 450 mg compresse 20 compresse
ALVENEX 450 mg polvere per sospensione orale 20 bustine
Indicazioni: Sintomi attribuibili ad insufficienza venosa; stati di fragilità capillare.
ALVENEX 450 mg polvere per sospensione orale 20 bustine
Indicazioni: Sintomi attribuibili ad insufficienza venosa; stati di fragilità capillare.
GASTROGEL 2 g/10 ml gel orale 30 bustine 10 ml
Indicazioni: Ulcera gastrica, ulcera duodenale; gastrite acuta, gastriti croniche sintomatiche; gastropatie da FANS (antiinfiammatori non steroidei), esofagite da reflusso.
Indicazioni: Ulcera gastrica, ulcera duodenale; gastrite acuta, gastriti croniche sintomatiche; gastropatie da FANS (antiinfiammatori non steroidei), esofagite da reflusso.
SUCRATE 2 g gel orale 30 bustine 10 ml
Indicazioni: Ulcera gastrica, ulcera duodenale; gastrite acuta, gastriti croniche sintomatiche, gastropatie da FANS (antiinfiammatori non steroidei), esofagite da reflusso.
Indicazioni: Ulcera gastrica, ulcera duodenale; gastrite acuta, gastriti croniche sintomatiche, gastropatie da FANS (antiinfiammatori non steroidei), esofagite da reflusso.
INTRAFER 50 mg/ml, gocce orali, soluzione flacone 30 ml
INTRAFER 100 mg/5ml soluzione orale 10 contenitori monodose da 5 ml
INTRAFER 50 mg/ml gocce orali, soluzione flacone da 50 ml
Indicazioni: Terapia degli stati latenti o manifesti da carenza di ferro. In particolare: anemie da carenza di ferro o aumentata necessità di ferro, soprattutto in gravidanza e allattamento, nei prematuri, nei lattanti, nei bambini piccoli e dopo emorragie.
INTRAFER 100 mg/5ml soluzione orale 10 contenitori monodose da 5 ml
INTRAFER 50 mg/ml gocce orali, soluzione flacone da 50 ml
Indicazioni: Terapia degli stati latenti o manifesti da carenza di ferro. In particolare: anemie da carenza di ferro o aumentata necessità di ferro, soprattutto in gravidanza e allattamento, nei prematuri, nei lattanti, nei bambini piccoli e dopo emorragie.
TESTO ENANT IM 1 f ml 100 mg
TESTO ENANT 250 mg/2 ml soluzione iniettabile per uso intramuscolare 1 fiala da 2 ml
Indicazioni: Castrazione, eunucoidismo, ipogenitalismo, criptorchidismo, turbe della potenza sessuale e oligospermia; metropatie, fibromiomatosi uterina e talune forme di carcinoma mammario della donna, come coadiuvante.
TESTO ENANT 250 mg/2 ml soluzione iniettabile per uso intramuscolare 1 fiala da 2 ml
Indicazioni: Castrazione, eunucoidismo, ipogenitalismo, criptorchidismo, turbe della potenza sessuale e oligospermia; metropatie, fibromiomatosi uterina e talune forme di carcinoma mammario della donna, come coadiuvante.
NABUSER 30 compresse rivestite 1 g
NABUSER 30 bustine 1 g
Indicazioni: Artrite reumatoide, osteoartrosi, spondilite anchilosante, artropatia gottosa, reumatismo extraarticolare. Affezioni periarticolari, come: borsiti, tendiniti, sinoviti e tenosinoviti, periartrite scapolomerale. Processi infiammatori acuti inclusi quelli muscolo-scheletrici, lesioni da sport.
NABUSER 30 bustine 1 g
Indicazioni: Artrite reumatoide, osteoartrosi, spondilite anchilosante, artropatia gottosa, reumatismo extraarticolare. Affezioni periarticolari, come: borsiti, tendiniti, sinoviti e tenosinoviti, periartrite scapolomerale. Processi infiammatori acuti inclusi quelli muscolo-scheletrici, lesioni da sport.
CITOGEL 2g/10 ml gel orale 30 bustine da 10 ml
Indicazioni: Ulcera gastrica, ulcera duodenale; gastrite acuta, gastriti croniche sintomatiche; gastropatie da FANS (antiinfiammatori non steroidei); esofagite da reflusso.
Indicazioni: Ulcera gastrica, ulcera duodenale; gastrite acuta, gastriti croniche sintomatiche; gastropatie da FANS (antiinfiammatori non steroidei); esofagite da reflusso.
ECOMÌ 1% crema tubo 30 grammi
ECOMÌ 1% emulsione cutanea 1 flacone 30 ml
ECOMÌ 1% polvere cutanea flacone 30 g
ECOMÌ 150 mg ovuli 6 ovuli
ECOMÌ 100 mg soluzione vaginale 5 contenitori monodose 10 ml
ECOMÌ 100 mg soluzione vaginale 5 contenitori monodose 150 ml
Indicazioni: Uso dermatologico: crema, latte, polvere.
Infezioni dermatologiche di origine micotica e batterica, sensibili al chemioterapico.
Uso ginecologico: ovuli, soluzione, lavanda pronta.
Infezioni vulvovaginali di origine micotica e batterica, sensibili al chemioterapico.
ECOMÌ 1% emulsione cutanea 1 flacone 30 ml
ECOMÌ 1% polvere cutanea flacone 30 g
ECOMÌ 150 mg ovuli 6 ovuli
ECOMÌ 100 mg soluzione vaginale 5 contenitori monodose 10 ml
ECOMÌ 100 mg soluzione vaginale 5 contenitori monodose 150 ml
Indicazioni: Uso dermatologico: crema, latte, polvere.
Infezioni dermatologiche di origine micotica e batterica, sensibili al chemioterapico.
Uso ginecologico: ovuli, soluzione, lavanda pronta.
Infezioni vulvovaginali di origine micotica e batterica, sensibili al chemioterapico.
VENOSMINE 4% crema tubo 40 g
VENOSMINE 450 mg compresse 20 compresse
VENOSMINE 450 mg polvere per sospensione orale 20 bustine
Indicazioni: Coadiuvante nel trattamento delle varici e delle complicazioni flebitiche, delle emorroidi interne ed esterne e, in genere, negli stati di fragilità capillare e nelle loro manifestazioni (ecchimosi, ematomi, porpora, emorragie delle gengive).
VENOSMINE 450 mg compresse 20 compresse
VENOSMINE 450 mg polvere per sospensione orale 20 bustine
Indicazioni: Coadiuvante nel trattamento delle varici e delle complicazioni flebitiche, delle emorroidi interne ed esterne e, in genere, negli stati di fragilità capillare e nelle loro manifestazioni (ecchimosi, ematomi, porpora, emorragie delle gengive).
L’Italicum è un Troiaium. Ed ecco perché. - Andrea Scanzi
Questa nuova legge elettorale è così brutta che, se la vedesse Giacomo Acerbo, in confronto si sentirebbe quasi democratico. L’Italicum, anzi Troiaium, sancisce con orgoglio una palese stortura: una forza minoritaria avrà la maggioranza. A questo allegro abominio, che consente alle coalizioni di prendere anche i voti dei piccoli partiti che non hanno superato la soglia, non era arrivato neanche Mussolini con la legge elettorale approvata il 18 novembre 1923.
Perché il Troiaium fa schifo? Potrei rispondere: “Perché ne sono entusiasti Boschi e Faraone“, e già questo basterebbe, ma voglio andare oltre. Purtroppo fa schifo per motivi molto più seri.
Perché il Troiaium fa schifo? Potrei rispondere: “Perché ne sono entusiasti Boschi e Faraone“, e già questo basterebbe, ma voglio andare oltre. Purtroppo fa schifo per motivi molto più seri.
1) Perché è stata scritta da Verdini, noto giglio di campo. Siamo passati da Calderoli a Verdini: un po’ come uscire dal morbillo ed esultare perché adesso abbiamo solo la varicella.
2) Perché è stata scritta per fare felice un condannatopregiudicatodecaduto eccetera, e in effetti se Berlusconi se la fosse scritta da solo non gli sarebbe venuta così bene.
3) Perché è stata varata non con l’idea di essere giusta, ma con l’idea di “essere”. E basta. Renzi, pardon Matteo Peppo Pig, ne ha bisogno per poter dire: “Visto? Io sono l’uomo del fare”. Che poi lui faccia bischerate e non riforme, è dato secondario. Per lui e per i media, che – quasi tutti – lo stanno esaltando come se fosse non il nuovo Mister Bean ma il nuovo Blair (e comunque, se lo chiedete oggi a un inglese, anche Blair da quelle parti non è che sia ritenuto ‘sto gran complimento).
4) Perché l’unico obiettivo dichiarato è violentare la natura degli italiani, politicamente frammentati più di un pensiero di Giovanardi, e dunque mai e poi mai riducibili al bipolarismo (o meglio: gli italiani sono spesso bipolari, ma in senso psichiatrico. Non politico). Questo è un paese come minimo a ripartizione tripolare e il Ministro Mauro si è lasciato sfuggire che l’unico obiettivo è uccidere i 5 Stelle. Un obiettivo che non può riuscire, perché una forza ampiamente sopra il 20 percento non puoi distruggerla: ma limitarla sì (A margine. Più la cosiddetta “casta” agisce così, più porta voti al M5S. Questi qua sono tanto miopi quanto arroganti).
5) Perché mantiene tutte, ma proprio tutte, le storture del Porcellum: il premio di maggioranza, che scatta al 37% ma pur sempre scatta (e regala un premio abnorme); lo sbarramento, con cifre esose e spietate (ma con eccezioni mirate, e poi ci arrivo); e la mancanza delle preferenze, più volte promesse da Matteo Peppo Pig. In compenso ci sono ancora le liste bloccate, anzi i listini bloccatini: toh, che miglioramento.
6) Perché questa legge uccide tutte le forze che stanno sotto l’8% e non accettano di coalizzarsi. L’unico “merito” del Troiaium è quello di garantire governabilità. Se però garantisci governabilità, hai bisogno come il pane di forze minori di opposizione che fungano da guardia della democrazia. Se le isoli, queste forze diventano extraparlamentari. E l’Italia sa quanto siano pericolosi i tempi in cui la protesta esce dall’alveo istituzionale e diviene pressoché interamente extraparlamentare (mi rendo conto che sia un passaggio troppo difficile per Renzi, che ha impiegato 8 giorni per capire i testi di Jo Squillo. Qualcuno glielo spieghi, forse ci arriva).
7) Perché questa legge costringe le frattaglie destrorse (Fratelli d’Italia, Alfaniani, Storaciani, Salviniani, Pizzettari) a riunirsi col Condannato, che magari si farà rappresentare dalla figlia ma comunque starà sempre lì. E se tutti tornano da lui, lui può rivincere. Cosa che, ovviamente, renderebbe molto felice Renzi, che di fronte al suo Maestro suole abbandonarsi come un’adolescente davanti a Vaporidis.
8 ) Perché questa legge vorrebbe essere spietata con le forze minori, ma non lo è. Infatti esistono già il salva-Lega (si entra in Parlamento se si raggiunge il 9% in almeno tre regioni), il salva-Vendola-Comefosseantani (si viene recuperati in qualità di prima forza sotto lo sbarramento ma alleati con Renzi), il salva-Meloni (idem come sopra). Dunque il bipolarismo continuerà ad essere finto, e poltronisti di centro, destra e sinistra saranno sempre lì. Casini compreso, che uno scranno lo troverà senz’altro, magari tra gli alfaniani.
9) Perché mantiene in vita la porcata più grande di tutte: le multicandidature. Un regalo agli alfaniani, ma più in generale a tutti i gattopardi della politica italiana. Questo aspetto, e purtroppo non è l’unico, rende il Troiaium non solo orripilante ma pure palesemente incostituzionale.
10) Perché i cittadini continueranno a non poter scegliere, ma dovranno – bene che vada – avallare e ingoiare un altro Parlamento di nominati. Concludendo: fa piacere che questo Troiaium piaccia così tanto alle Boschi e ai Faraone, ma in tutta onestà esistono perversioni migliori. Molto migliori.
Imu-Bankitalia: se il governo e le banche diventano soci in affari. - Loretta Napoleoni
Questa settimana l’Italia ha regalato al mondo un bellissimo esempio di economia occulta. Il decreto approvato su Bankitalia ed Imu sembra uscito da un manuale di dietrologia economico-finanziaria. Gli elementi ci sono tutti: un accordo tra classi politiche e banche, che viene fatto passare per una manovra per evitare che i cittadini paghino una tassa odiosa, imposta da Bruxelles: la tassa sulla casa; un sistema di informazione al servizio di questi stessi politici, che ha sapientemente insabbiato la verità e divulgato informazioni false; un Parlamento, fatta eccezione per il Movimento 5 Stelle e dei Fratelli d’Italia, che ha fatto gli interessi propri, corporativi e di casta, invece che quelli della popolazione che dovrebbe rappresentare; individui preposti ad istituzioni democratiche che le rendono strumenti di potere nelle proprie mani ed in quelle del governo.
Vediamo di analizzare per una volta tanto i fatti.
Non c’è stata alcuna privatizzazione di Bankitalia per il semplice motivo che questa banca è già stata privatizzata nel 1992 quando Mario Draghi ha venduto gran parte dei nostri gioielli di famiglia. E’ stato allora le banche di diritto pubblico azioniste di Bankitalia sono passate in mano privata senza che gli acquirenti contribuissero un solo centesimo al capitale della Banca d’Italia.
La proposta approvata del governo Letta era quella di aumentare il valore dei pacchetti azionari attraverso la ricapitalizzazione di Bankitalia il cui capitale era ancora fermo ai valori del 1936, e cioè circa 156 mila euro, pari a 300 milioni di vecchie lire. Gli aumenti di capitale ortodossi si fanno chiedendo ai soci di aumentare il capitale investito nell’impresa, quelli non ortodossi e truffaldini si fanno con giochetti contabili.
Il governo Letta ha concesso alla Banca d’Italia di usare 7,5 miliardi di euro delle riserve statutarie per aumentare il proprio capitale. Le riserve statutarie sono in monete estere ed appartengono al patrimonio dello Stato, non al capitale della banca centrale. Bankitalia gestisce questo patrimonio come una qualsiasi banca gestisce quello dei propri correntisti. A sua volta le riserve statutarie appartengono alla nazione Italia, sono soldi accumulati per noi, è una parte della nostra ricchezza monetaria.
Quindi, va bene che una parte sia servita a non farci pagare l’Imu, sono soldi nostri, i nostri risparmi e ci possiamo fare ciò che vogliamo. Il problema si pone quando 4 di questi miliardi vengono usati esclusivamente per aumentare il capitale di Bankitalia e, quindi, per far salire il valore delle azioni degli azionisti, e cioè banche private. Adesso immaginate che la vostra banca faccia una cosa del genere e voi vi ritroviate con i risparmi dimezzati mentre gli azionisti della banca si ritrovano con azioni maggiorate di valore che vanno subito a vendere realizzando un profitto pari alla vostra perdita. Sarebbe uno scandalo epocale. Ebbene questo hanno fatto il governo e il Parlamento e questo l’opposizione voleva evitare.
Vi chiederete ma perché il governo fa questo regalo alle banche? E la risposta è semplice: chi pensate che dal 2010 ad oggi acquista ogni mese i titoli di Stato necessari per ripagare l’interesse sul debito? Sempre loro, anche e soprattutto con i nostri soldi. Le banche hanno troppi pochi capitali ed il 2014 è l’anno dei controlli e delle nuove regole imposte da Bruxelles sulla capitalizzazione del sistema bancario. Insomma, il debito richiede che governo e banche siano soci in affari, anche quando questo business va contro gli interessi del paese.
Il sistema di contabilità bancarie e finanziaria offre ampie possibilità per imbrogliare il prossimo, è per questo che esiste l’informazione e l’opposizione, ma se la prima è complice e la seconda viene stoppata, o meglio ghigliottinata, allora le cose si fanno serie.
Oggi ogni italiano è più povero di 7,5 miliardi di riserve statutarie, 3,5 miliardi gli hanno evitato di pagare l’Imu, gli altri sono stati fagocitati dalle banche. Se agli italiani questo do ut des sta bene, allora gli editoriali usciti sulla carta stampata ed anche in digitale in difesa del governo, del Parlamento, delle istituzioni e così via hanno ragione, se invece agli italiani questo scambio non piace allora è arrivato il momento di smettere di frignare e di lamentarsi della crisi, della disoccupazione perché mai come oggi il detto ‘Governo Ladro’ è stato più vero. E’ ora di spegnere il televisore, chiudere l’iPad, staccarsi da Facebook e Twitter, basta con le parole, gli insulti, le bugie e le illusioni, basta anche con la vita virtuale, è ora di fare qualcosa di concreto, di mobilitarsi per cambiare un sistema politico che qualcuno prima di me ha giustamente definito di stampo mafioso.
martedì 28 gennaio 2014
Alla Camera i deputati M5s cercano di salvare la Banca d'Italia dall'attacco concentrato dei nemici della indipendenza della Repubblica. Informarsi e informare è un dovere civico dell'intera cittadinanza. - Sergio Di Cori Modigliani
Insorgono tutti.
Ottimo segno.
L'intera classe politica parlamentare, dal PD a Forza Italia, da Lista Monti a Sel, stanno attaccando oggi il movimento a cinque stelle pretendendo, addirittura, che vengano presi provvedimenti contro per "vilipendio nei confronti dello Stato e delle istituzioni".
Tutto ciò, sta accadendo oggi, martedì 28 Gennaio 2014, perchè non sanno più come fermare il "costruzionismo" dei deputati pentastellati alla Camera, estrema soluzione consentita dalla Legge per impedire che la Banca d'Italia -la cassaforte della Repubblica Italiana e quindi dell'intera cittadinanza- venga regalata ai privati, alle banche, consegnando definitivamente il paese nelle mani di....non si sa.
Di chi vogliono loro, di chi paga meglio le consorterie dell'oligarchia medioevale del privilegio garantito..
Dirottati a chiacchierare sulla legge elettorale e su altre questioni, in questo momento minime, l'intera sinistra, centro, e destra parlamentare, sono schierate a difesa degli interessi privati di banchieri stranieri che stanno approfittando della neghittosità, negligenza, e autentico tradimento da parte della nostra dirigenza politica, per impossessarsi del forziere di Stato.
I deputati di M5s sono l'unica rappresentanza parlamentare che in questo momento, alla Camera, stanno difendendo il diritto del popolo italiano a non vendere la Banca d'Italia ai privati.
Il debito è pubblico, quindi la Banca d'Italia deve rimanere pubblica.
Lo capisce anche un bambino.
Ma di che cosa si tratta, in effetti?
Vediamo di spiegarlo con le parole di persone più esperte di me.
SIAMO ANCORA IN TEMPO PER FERMARLI!
LA PIÙ GRANDE PORCATA DELLA PARTITOCRAZIA ITALIANA ED EUROPEA
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli stranieri!"
Lucio Di Gaetano
Ecco Il Passaparola di Lucio di Gaetano, ex-dipendente Banca d'Italia, già pubblicato sul blog di Beppe Grillo in data 13 dicembre 2013.
Ecco Il Passaparola di Lucio di Gaetano, ex-dipendente Banca d'Italia, già pubblicato sul blog di Beppe Grillo in data 13 dicembre 2013.
"Sono Lucio Di Gaetano, nella vita mi sono sempre occupato di banche, per cinque anni ho lavorato in Banca di Italia, per altri sette ho lavorato nel settore privato e ora faccio il consulente di azienda.
Sono qui per parlarvi della fregatura che il governo Letta, di nascosto, mentre si dichiarava la decadenza di Berlusconi ha fatto a danno di tutti gli italiani, attraverso il decreto sulla rivalutazione delle quote della banca di Italia, per avere 900 milioni di Euro senza sforare il tre per cento del deficit. Ne regaleremo 450 all’anno agli azionisti della Banca di Italia, che come sapete sono privati.
Ma facciamo un passo indietro, perché la banca di Italia nella governance ha azionisti privati? Perché c’è questa situazione da mondo di Oz dove un istituto di diritto pubblico è partecipato da banche private che sono detenute da fondazioni controllate dai partiti?
La Banca di Italia nasce nel 1893 ed è completamente detenuta da azionisti privati, all’epoca si usava così. Nel '26 il governo fascista la pubblicizza e espropria i suoi azionisti.
Successivamente le quote del capitale della Banca di Italia vengono cedute alle banche, nel frattempo pubblicizzate a causa della crisi degli anni '30. Nel '93, a seguito della crisi finanziaria il governo Amato concepisce un mostro giuridico, la privatizzazione delle banche italiane mediante la'attribuzione delle loro quote di controllo alle fondazioni nominate dai partiti.
Il grosso del capitale viene quotato in borsa e di conseguenza oggi ci troviamo nell’azionariato della Banca di Italia, banche che agiscono con logiche di soggetti privati.
Per fortuna il mostro in passato è stato in qualche modo limitato, perché? Perché la ripartizione degli utili prodotti dalla Banca di Italia è sempre stata riservata in minima parte ai suoi azionisti privati, non più dello 0,5 per cento delle riserve, che ammontano più o meno a 22 miliardi di Euro. Per cui anni buoni e anni cattivi non hanno consentito agli azionisti di prendere più di 50 - 70 milioni di Euro all’anno dal capitale della Banca di Italia, che non si è mosso dalla cifra originaria di 156 mila Euro con cui era stato valorizzato.
Nel 2005 il governo Berlusconi fa per miracolo una legge giusta e stabilisce che le quote nel capitale della Banca di Italia, detenute da soggetti non pubblici debbano passare entro tre anni allo Stato. Sono passati otto anni e quella legge è rimasta inattuata.
Il 27 novembre notte tempo, mentre il Parlamento dichiara la decadenza di Berlusconi e tutti i cittadini sono distratti, Saccomanni fa una clamorosa marcia indietro, con un decreto leggestabilisce che la Banca di Italia non sarà più destinata a diventare un istituto di diritto pubblico detenuto dallo Stato, ma una public company, ovvero una società a azionariato diffuso con azionisti tutti privati.
Inoltre, il capitale della Banca di Italia passerà dagli attuali 156 mila Euro a 7,5 miliardi di Euro, con un forte vantaggio patrimoniale per tutti partecipanti, che saranno obbligati a pagare una imposta, per di più agevolata, del 12%, e avranno, poi, tutto il tempo per eseguire l’obbligo di vendita della quota eccedente il 5% eventualmente detenuta, con una fortissima plusvalenza.
E torniamo alla fregatura di cui parlavamo all’inizio, la cosa più importante è che fino a oggi la Banca di Italia non poteva distribuire un utile superiore al 10% dell’attuale capitale sociale, di 156 mila Euro, più una quota delle riserve, che per prassi non superava mai lo 0,5 per cento all’anno.
Nel progetto del governo Letta questo limite viene alzato al 6% del nuovo capitale sociale di 7,5 miliardi di Euro, vale a dire ben 450 milioni di utili distribuibili all’anno.
Non è cosa di poco conto, perché se i grandi banchieri possono brindare a champagne i cittadini non hanno proprio nulla da festeggiare! Quei 450 milioni, se non fossero dati ai banchieri privati andrebbero dritti nelle casse dello Stato. Come è stato fino a oggi.
Ma non finisce qui, anzi la fine è peggio dell’inizio, perché un’altra incredibile novità di questo magnifico progetto è che le quote della Banca di Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari.
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli stranieri!
Interessa? Passate parola. testo di Lucio di Gaetano.
Qui di seguito, invece, ripropongo il post di Giorgio Gustavo Rosso, un imprenditore genovese di successo, attivo nel campo editoriale in quel di Cesena, che spiega con accalorata passione civica di che si tratta.
VOGLIONO REGALARE IL PATRIMONIO DI CENTINAIA DI MILIARDI DELLA BANCA D’ITALIA AI BANCHIERI PRIVATI ITALIANI E STRANIERI.
Dopo il Porcellum di Calderoli, Berlusconi e Casini del 2005, domani 21 gennaio 2014 arriva LA PIU’ GRANDE PORCATA di Saccomanni con Letta, Alfano e Renzi.
Se oggi 28 gennaio 2014 la Camera dei Deputati approverà il Decreto Legge n. 133, il ministro dell’Economia Saccomanni, insieme a Letta Alfano e Renzi regaleranno centinaia di miliardi di euro degli italiani ai banchieri che non hanno alcun diritto sull’immenso patrimonio della Banca d’Italia, oro immobili e diritti di signoraggio inclusi.
Il Decreto 133 è in evidente contrasto con la Costituzione Italiana*
Il Decreto 133 è in contrasto con la legge n. 262 del 2005, che stabilisce il ritorno allo Stato Italiano delle quote della Banca d’Italia**
IL PIÙ GRANDE CONFLITTO D’INTERESSI VIENE DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA FABRIZIO SACCOMANNI, infatti il Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Letta è un banchiere, scelto dai banchieri a rappresentarli, e con questo Decreto Legge regalerà la Banca d’Italia e il suo patrimonio di centinaia di miliardi di euro ai banchieri che lo hanno scelto. Il Decreto Legge 133 è incostituzionale, è contro la legge 262 del 2005, va contro la natura pubblica della Banca d’Italia, va contro l’interesse degli italiani per favorire gli interessi dei banchieri privati e delle assicurazioni private italiane e straniere che hanno scelto Saccomanni prima come Direttore Generale della Banca d’Italia e poi come Ministro dell’Economia del Governo Letta. Fabrizio Saccomanni non è mai stato eletto e da decine d’anni è ai vertici del sistema bancario italiano e internazionale. Per questo Fabrizio Saccomanni non può più fare il Ministro dell’Economia e non deve essergli consentito di regalare la Banca d’Italia ai suoi amici banchieri.
Dal sito della Banca d’Italia: la Banca d’Italia è la banca centrale della Repubblica italiana ed è parte del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell'Eurosistema. È un istituto di diritto pubblico.
Nell’esercizio delle proprie attribuzioni la Banca opera con autonomia e indipendenza, nel rispetto del principio di trasparenza, secondo le disposizioni della normativa comunitaria e nazionale.
Coerentemente con la natura pubblica delle funzioni svolte e consapevole dell’importanza dei propri compiti e responsabilità, l’Istituto cura la diffusione di dati e notizie con la massima ampiezza informativa.
Coerentemente con la natura pubblica delle funzioni svolte e consapevole dell’importanza dei propri compiti e responsabilità, l’Istituto cura la diffusione di dati e notizie con la massima ampiezza informativa.
Il patrimonio della Banca d’Italia, i suoi immobili, le tonnellate di lingotti d’oro (da soli valgono più di 100 miliardi di euro), le centinaia di miliardi di euro derivanti dalla stampa dei biglietti e delle monete sono degli italiani perché sono il risultato di oltre un secolo di attività pubblica della Banca d’Italia! Le banche e le assicurazioni private non hanno mai tirato fuori un solo euro per acquistare la Banca d’Italia, e quindi non hanno nessun diritto sulla Banca d’Italia!
In tutti i grandi paesi europei, Germania Francia Inghilterra e Spagna per prime, la banca centrale è di proprietà pubblica.
- ** Il Decreto in discussione martedì alla Camera va contro la Costituzione perché:
- I decreti legge devono avere requisiti di necessità e d’urgenza, altrimenti sono incostituzionali. La norma relativa al capitale della Banca d’Italia è evidentemente priva del requisito della necessità e urgenza, e quindi il Decreto 133 è incostituzionale.
- I decreti legge devono trattare materie omogenee altrimenti sono incostituzionali. Il Decreto Legge 133 tratta della tassazione dell’Imu e delle regole per la cessione di immobili pubblici: sono materie che non hanno nulla a che fare con la proprietà della Banca d’Italia!
- I decreti leggi non possono avere come argomento norme ordinamentali altrimenti sono incostituzionali. La norma relativa al capitale della Banca d’Italia invece è proprio una norma ordina mentale, e quindi non può essere oggetto di decretazione d’urgenza.
- A partire dal 2014, grazie al Decreto Legge 133, ogni anno i banchieri potranno impadronirsi di decine di miliardi di euro, derivanti dalla stampa degli euro che invece spettano a noi italiani, se la Banca d’Italia rimane pubblica.
- Mantenere la proprietà pubblica della Banca d’Italia è l’unica possibilità che abbiamo per potere ridiscutere il debito pubblico italiano e poi pagarlo.
- Per tutti questi motivi, da più parti è stata fatta richiesta al Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni di stralciare la parte relativa alla Banca d’Italia dal Decreto 133, ma l’ex Direttore Generale della Banca d’Italia, in grave e evidente conflitto d’interessi, si è opposto!
- * LEGGE 28 dicembre 2005, n.262 - Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari.
- TITOLO IV DISPOSIZIONI CONCERNENTI LE AUTORITA' DI VIGILANZA Capo I PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE E RAPPORTI FRA LE AUTORITA'
Art. 19. (Banca d'Italia) … 10. Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l'assetto proprietario della Banca d'Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.
PER SACCOMANNI E LETTA/ALFANO/RENZI DOPO LA BANCA D’ITALIA SARA’ IL TURNO DI POSTE ITALIANE, ENI, SNAM, TERNA, ENEL, FINMECCANICA, RAI, …
Dopo aver regalato la Banca d’Italia ai banchieri che lo hanno scelto, il banchiere Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha già progettato di “vendere” POSTE ITALIANE (inclusi i risparmi di milioni d’italiani) e poi ENI, TERNA, ENEL, FINMECCANICA, RAI, SNAM, che gestisce la rete di distribuzione del gas, mentre stiamo già rischiando di perdere la rete telefonica dopo la svendita di Telecom, più immobili e terreni pubblici. In questo modo il banchiere Saccomanni sta proseguendo la svendita delle migliori aziende italiane già in parte realizzata dai suoi colleghi banchieri che lo hanno preceduto al Ministero del Tesoro, dell’Economia o a capo del Governo, quando sono state privatizzate alcune delle più importanti aziende italiane nel campo alimentare, industriale e bancario a prezzi di saldo, e a tutto vantaggio dei paesi concorrenti dell’Italia.
Se non fermiamo Saccomanni e i banchieri che lo dirigono la rovina dell’Italia sarà completa e probabilmente irreversibile!
Non farti distrarre da Renzi e Berlusconi, difendi la Banca d’Italia da chi vuole rubarla agli italiani.
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De Girolamo e incarichi Asl Benevento, “l’ex ministro nel registro degli indagati”. - Marco Lillo e Vincenzo Iurillo
L'avvocato: "Allo stato non risulta nessuna comunicazione in merito da parte della procura". L’improvvisa accelerazione di domenica sera, quando la deputata Ncd ha lasciato l’incarico di ministro delle Politiche Agricole, ha tenuto banco nei discorsi degli addetti ai lavori. Il motivo ufficiale traballava davanti a un dato: l’inchiesta della Procura di Benevento ha sterzato verso le vicende contenute nelle registrazioni di Felice Pisapia.
Non ci sono conferme ufficiali ma nemmeno smentite. L’ex ministro sarebbe indagato dalla Procura di Benevento. L’improvvisa accelerazione di domenica sera, quando Nunzia De Girolamo ha lasciato l’incarico di ministro delle Politiche Agricole, ha tenuto banco nei discorsi degli addetti ai lavori. Il motivo ufficiale (il governo non ha difeso la mia onorabilità) traballava davanti a un dato: l’inchiesta della Procura di Benevento sugli affari dell’Asl ha da giorni sterzato verso le vicende contenute nelle registrazioni a tratti difficilmente comprensibili di Felice Pisapia ma spiegate nei dettagli dalle inchieste del Fatto Quotidiano.
I magistrati hanno sentito una mezza dozzina di persone sulla storia del bar dell’ospedale Fatebenefratelli, infine affidato alla cugina e allo zio di Nunzia. E l’altro filone di indagine oggi dovrebbe entrare nel vivo. I pm Giovanni Tartaglia Polcini, Nicoletta Giammarino e Flavia Felaco hanno ascoltato la dirigente del Provveditorato Asl Emma Bianco e oggi sentiranno Giovanni de Masi, caposervizio provveditorato, sulla questione della gara da 4 milioni all’anno per il 118. Ed è stato anticipato a giovedì l’interrogatorio di Felice Pisapia. Forse porterà 30 ore di nuovi colloqui. In mattinata il procuratore capo Giuseppe Maddalena ha riuniti tutti gli inquirenti: i sostituti, il tenente colonnello della Finanza Luca Lauro, i due commercialisti Stefania Viscione e Massimo Zeno, firmatari della perizia sulle prime dodici pagine di trascrizioni delle conversazioni in villa De Girolamo ‘liberate’ dal segreto. Alcuni investigatori, di fronte alle domande dei giornalisti, lasciano filtrare ai cronisti consigli del tipo: “sarebbe più corretto scrivere che Nunzia De Girolamo non risulta indagata”.
L’avvocato dell’ex ministro, Angelo Leone, sottolinea però che “allo stato non risulta nessuna comunicazione in merito da parte della procura”. Nessuna comunicazione però non vuol dire che il deputato del Ncd non sia stato iscritto in segreto. Una cautela dovuta non solo al ruolo pubblico ma anche alle difficoltà dell’inchiesta che deve affrontare subito un paio di salite non da poco. Un investigatore, lontano dai taccuini, fa notare che c’è un problema di utilizzabilità della registrazione a tradimento che incastra l’ex ministro: è difficile usare una conversazione registrata di nascosto da un privato cittadino per ipotizzare reati contro un parlamentare. La legge non lo vieta. Ma sarebbe costituzionalmente dubbia un’interpretazione che permettesse di usare la registrazione ambientale fatta da un privato contro un deputato mentre certamente non è utilizzabile, senza autorizzazione della Camera, quella fatta da un pm. Ben diversa la posizione degli altri partecipanti alle riunioni del ‘direttorio’che non possono pretendere che si estenda alle loro parole l’immunità del deputato.
Quale reato potrebbe entrare in gioco? Il pm Giovanni Tartaglia Polcini nell’interrogatorio, mentre Felice Pisapia gli raccontava le manovre del cosiddetto (dal Gip Cusani) direttorio partitico-politico di cui facevano parte i collaboratori del ministro e i manager della Asl nel luglio 2012, ragiona ad alta voce con l’indagato sulle ipotesi di reato possibili: voto di scambio o almeno abuso di ufficio. C’è però un altro reato che potrebbe essere contestato: si chiama “induzione indebita a dare o promettere utilità”. È stato introdotto a novembre dalla legge Severino, n. 190 del 2012, che ha inserito dopo la concussione il nuovo articolo 319 quater che punisce “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità”. Grazie a una sentenza recente della Cassazione questo reato è ritenuto applicabile anche alle condotte precedenti al novembre 2012. Un magistrato che scrive sul Sole24Ore ha commentato quella sentenza: è proprio il pm Tartaglia Polcini. Se si considerasse applicabile quella norma, De Girolamo – è l’ipotesi -potrebbe essere considerata un pubblico ufficiale, in qualità di deputato, che abusa della sua qualità chiedendo di inviare i controlli all’ospedale per indurre il Fatebenefratelli a dare allo zio il bar.
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