mercoledì 7 settembre 2016

L'impatto planetario che portò il carbonio sulla Terra.

Rappresentazione artistica della collisione fra la Terra e un pianeta simile a Mercurio (fonte:  Passwaters/Rice University based on original courtesy of NASA/JPL-Caltech)   
Rappresentazione artistica della collisione fra la Terra e un pianeta simile a Mercurio 
(fonte: Passwaters/Rice University based on original courtesy of NASA/JPL-Caltech)

Miliardi di anni fa, l'impatto della Terra primordiale con un pianeta allo stato embrionale simile a Mercurio ha arricchito il mantello terrestre di carbonio, ponendo le basi per lo sviluppo della vita. Lo dimostra un modello sviluppato da simulazioni in laboratorio in condizioni di temperatura e pressione elevate, simili quelle presenti all'interno dei pianeti(red)


Tutto o quasi il carbonio che è alla base della vita sulla Terra deriva da una collisione avvenuta 4,4 miliardi di anni fa tra il nostro pianeta e un pianeta allo stato embrionale simile a Mercurio. È quanto emerge da uno studio pubblicato su “Nature Geoscience” da Rajdeep Dasgupta e colleghi della Rice University di Houston e della Woods Hole Oceanographic Institution a Woods Hole, in Massachusetts.


La scoperta mette fine a una questione dibattuta da molti anni sullo sviluppo della vita sulla Terra, dato che la maggior parte del carbonio che contiene avrebbe dovuto disperdersi nello spazio nelle fasi primordiali di evoluzione del nostro pianeta o rimanere intrappolato nel nucleo.

Il nucleo terrestre è costituito per la maggior parte da ferro, che rende conto di circa un terzo della massa del pianeta. Il mantello, ricco in silicati, rende conto invece dei rimanenti due terzi e si estende per poco meno di 3000 chilometri al di sotto della superficie terrestre. Crosta e atmosfera della Terra sono così sottili che rendono conto di meno dell'uno per cento della massa planetaria.

Mantello, atmosfera e crosta si scambiano costantemente elementi chimici, compresi quelli necessari alla vita. Ma se l'iniziale distribuzione di carbonio è evaporata nello spazio o si è concentrata nel nucleo, da dove viene il carbonio che si osserva nel mantello e nella biosfera?

“Un'idea largamente condivisa è che gli elementi volatili come carbonio, zolfo, azoto e idrogeno si sono aggiunti dopo la formazione finale del nucleo terrestre”, ha spiegato Yuan Li, che ha collaborato allo studio. “Questi elementi sarebbero arrivati sulla Terra con meteoriti e comete più di 100 milioni di anni dopo la formazione del sistema solare, evitando l'intenso calore dell'oceano di magma che ricopriva la Terra 

nelle epoche precedenti; il problema di questa ipotesi è che sebbene renda conto dell'abbondanza di molti di questi elementi, non ci sono meteoriti noti in grado di produrre il rapporto di elementi volatili osservati nella porzione di silicati del nostro pianeta”.

Da molti anni, Dasgupta e colleghi cercano di elaborare un modello che spieghi l'abbondanza di carbonio e di altri elementi nel mantello. Grazie a una pressa idraulica, in laboratorio ricreano le condizioni di alta pressione e alta temperatura presenti all'interno della Terra, fino a circa 300 chilometri di profondità, oppure in corrispondenza dell'interfaccia nucleo-mantello di piccoli pianeti rocciosi come Mercurio.

A partire dal 2013, in particolare, gli sforzi di questo gruppo di ricerca sono stati dedicati a capire in che modo possa diminuire l'affinità del ferro per il carbonio. E quindi a spiegare perché questo elemento non è rimasto confinato nel nucleo. L'ispirazione è venuta dalla constatazione che Marte ha un nucleo ricco di zolfo, e che quello di Mercurio è ricco di silicio. Da qui l'ipotesi che questi elementi possano essere presenti anche nel nucleo terrestre, sfidando la visione corrente secondo cui esso sarebbe costituito solo da ferro, nichel e carbonio.

Gli esperimenti hanno dato ora i loro frutti. Hanno infatti rivelato che il carbonio potrebbe essere stato escluso dal nucleo e relegato nel mantello di silicati se le leghe di ferro nel nucleo fossero state ricche sia di silicio sia di zolfo. “I dati cruciali hanno mostrato in che modo la ripartizione del carbonio tra le porzioni metalliche e di silicati dei pianeti di tipo terrestre cambia in funzione di variabili come temperatura, pressione e contenuto di zolfo e di silicio”, ha aggiunto Li.

Una volta spiegato come si distribuisce il carbonio tra nucleo e mantello, non restava che trovare una fonte plausibile per l'abbondanza osservata di questo elemento.

“Uno scenario che spiega il rapporto tra carbonio e zolfo e l'abbondanza del carbonio è quello di un pianeta embrionale simile a Mercurio, che aveva già un nucleo ricco di silicio, entrato in collisione con la Terra, da cui alla fine è stato assorbito”, ha concluso Dasgupta. “La dinamica dell'evento è stata tale che il nucleo di questo pianeta potrebbe essere finito direttamente nel nucleo della Terra, mentre il mantello ricco di carbonio si sarebbe miscelato con quello del nostro pianeta”.




Rappresentazione grafica della collisione fra la Terra e un pianeta in formazione simile a Mercurio (fonte: Rajdeep Dasgupta]


"LA NUOVA DEMOCRAZIA. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa" di Antonella Randazzo - recensione di Roberto Renzetti

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   LA NUOVA DEMOCRAZIA. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa - 
   Antonella Randazzo (Zambon Editore, 2007)

Con la sconfitta del nazifascismo abbiamo creduto di esserci liberati dai più pericolosi criminali. Ma oggi, alla luce di nuovi documenti e di nuove testimonianze, possiamo sostenere che così non è. I crimini sono stati soltanto spostati dall'Europa alle aree del Terzo Mondo, col pretesto di "portare la libertà" ai popoli. In nome della libertà e della democrazia sono stati commessi innumerevoli crimini e genocidi. 


Il titolo "La Nuova Democrazia", riprende la definizione che il dittatore Augusto Pinochet dette alla nuova situazione cilena creatasi dopo il massacro di migliaia di persone e la soppressione del governo eletto democraticamente di Salvator Allende. La Nuova Democrazia è una "democrazia senza popolo". Le "Nuove Democrazie" sono oggi tantissime, attuate e ancora, tragicamente, da attuare. 


Il mondo di oggi è tutt'altro che liberato da coloro che si arrogano il potere di commettere crimini, nel nome di un'ideologia che trova nel profitto e nel potere il suo unico Dio. 

Questa sconcertante realtà ci viene resa incomprensibile dai media, che mostrano immagini raccapriccianti di bambini in fin di vita per la fame e non ci spiegano a cosa tutto ciò è dovuto.
Impediscono l'emergere del paradosso di un Occidente che si professa evoluto e scientificamente avanzato, ma che non è capace di salvare molti esseri umani dalla morte per fame. Corpi di immigrati vengono mostrati galleggianti, senza vita, nello Stretto di Gibilterra, ma non ci spiegano le ragioni politiche ed economiche che costringono queste persone a fuggire dal loro Paese rischiando la morte. I media ci mostrano guerre e guerriglie ma non ci dicono chi produce e vende le armi che rendono possibile tutto ciò. 


E' arrivato il momento di mettere tutti i tasselli del puzzle al loro posto, per rendere possibile la totale comprensione della realtà. E per dire chi sono i responsabili dei crimini.
Questo libro fa luce sulle cause dei problemi più gravi che vessano l'umanità. Senza reticenze indica le cause e i suoi responsabili.
Leggendo questo libro il lettore imparerà inoltre a conoscere fenomeni economici che le facoltà di economia si guardano bene dall'insegnare: il principale merito di quest'opera è quello di aver finalmente spiegato in termini comprensibili il geniale e perverso meccanismo attraverso il quale un pugno di finanzieri nordamericani tiene in ostaggio i cittadini USA e del resto del mondo facendo pagare ai popoli oppressi persino gli stessi costi della repressione di cui essi sono vittime. 


Lo sapevate che la famosa "Federal Reserve Bank" non è né federale né pubblica, bensì di proprietà privata del gruppo Rockfeller?

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Nonostante il libro faccia impietosamente luce sugli orrori di cui alcuni esseri umani sono capaci, le conclusioni non sono pessimistiche. Al contrario, l'idea di fondo è che scovare i crimini sia il primo passo per non renderli impuniti e per realizzare un mondo migliore. Il libro non individua soltanto i crimini del gigante imperiale, ma anche i suoi piedi d'argilla.
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Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all'Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Diritti Umani e di Storia Coloniale. Ha pubblicato "In Africa Andammo. Gli Orrori negati dell'Africa italiana" (2005 - Bonanno Edizioni). Ha vinto il Premio Ibiskos 2005 con il saggio "Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta. Nel 2006 ha pubblicato "Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa 1870-1 943", (Kaos edizioni).


http://www.fisicamente.net/portale/modules/lykos_reviews/index.php?op=r&rev_id=6&cat_id=5

Chi è la vittima ideale del narcisista? Il suo esatto contrario, l’empatico. - Anna Maria Sepe

vittima narcisista

In genere, il narcisista sceglie come vittima una persona sensibile ed empatica. Si tratta del suo esatto opposto, perché un narcisista è incapace di empatia.

Il narciso viene attratto da un empatico/a perché è invidioso?

Perché è affascinato dalle qualità che a lui/lei mancano e che cerca disperatamente di imitare? Perchè si rende conto che tutti ammirano e apprezzano la sensibilità e la bontà della gente dotata di empatia? O perché una persona empatica è facile da manipolare e una volta asservita sarà spontaneamente incline a dare al narcisista il nutrimento emotivo di cui ha tanto bisogno? Tutte e tre le cose.
Una persona empatica è una persona comune ma con una capacità di percezione e istinto maggiore della media. I ricercatori già dagli anni ’90 hanno messo in relazione l’empatia con l’intelligenza emozionale: gli empatici hanno la capacità di ascoltare le proprie emozioni, di ascoltare le altre persone e di sentire le emozioni altrui, di esprimere le emozioni in modo produttivo, e di gestirle in modo sano e proattivo.
La gente è attratta dalle persone empatiche (che sono circa il 40% della popolazione, fortunatamente) perché costoro sono compassionevoli; purtroppo però questo significa anche che gli empatici fanno molta fatica a concepire che esistano persone diverse da loro, ovvero incapaci di relazionarsi alle emozioni altrui.
A volte chi è empatico si trova a essere eccessivamente sfruttato dagli altri, e fa fatica a trovare un equilibrio tra la sua capacità di dare agli altri e il bisogno di salvaguardarsi e dire di no. In genere gli empatici sono onesti e aderiscono ai propri principi nonostante le pressioni sociali, quindi possono essere visti come potenziali persone problematiche in un gruppo.
Un leader narciso, in qualsiasi gruppo di persone, intuisce a prima vista quando si trova davanti a un empatico che non riuscirà a inglobare nella schiera dei suoi “schiavetti”! Ma a causa dei buoni sentimenti dell’empatico, ne farà oggetto di bullismo e mobbing, tanto per assicurarsi che questa persona onesta e indipendente non intralci i suoi piani di potere.
Spesso anche le persone non narcisiste ma semplicemente apatiche invidiano e cercano di danneggiare le persone empatiche, percependole come una minaccia al loro quieto vivere o al loro accodarsi a un narciso leader, dal quale traggono benefici.
In genere, i leader narcisi non attaccano direttamente la persona empatica, quando hanno una schiera di “schiavi” apatici a disposizione; si limitano a orchestrare il bullismo o mobbing da dietro le quinte. Tuttavia, quando si tratta di una relazione amorosa o di amicizia o collaborazione, il narcisista mette in atto una serie di azioni intese a legare a sé la persona empatica, per poi vampirizzarla.
In un contesto 1 a 1, infatti, per il narcisista è molto meglio avere un empatico come vittima, rispetto a una persona nella media. Questo perché la persona empatica è naturalmente portata a farsi carico dei problemi altrui e cercherà di fare stare bene il narcisista, facendo di tutto per soddisfarlo.
Inizialmente quindi il narcisista si vende molto bene all’empatico, fingendo di essere una vittima, chiedendo aiuto e appoggio emotivo, o mostrandosi ammirevole e valoroso. L’empatico può innamorarsi o semplicemente provare affetto e compassione per il personaggio recitato dal narciso, e quindi impiegherà le sue energie in quello che gli sembra una giusta causa, diventando la fonte primaria di nutrimento narcisistico, anche dopo che il narcisista avrà smesso di recitare il personaggio meraviglioso iniziale.

Quando l’empatico diventa vittima del narciso, è ridotto al rango di co-dipendente.

L’empatico è tendenzialmente ingenuo e fa una fatica incredibile a capacitarsi del fatto che esistano persone prive di scrupoli, di etica, di buoni sentimenti e di morale. Quindi cercherà in tutti i modi di tenere le fette di salame sugli occhi e di non notare le discrepanze tra il personaggio favoloso recitato dal narciso e il vero, orribile essere che trapela qua e là man mano che la relazione con il narciso procede.
L’empatico cerca disperatamente di continuare a credere all’esistenza di quella persona meravigliosa, altrimenti tutte le sue convinzioni si dimostreranno sbagliate e gli crollerà il mondo addosso.
Nel frattempo, il narciso dà la colpa delle proprie malefatte all’empatico, che secondo lui non gli fornisce abbastanza amore e adorazione e chissà che altro: altrimenti, sostiene, il narciso sarebbe sereno e continuerebbe a essere la persona meravigliosa dei primi tempi.
L’empatico ci crede e si addossa tutte le colpe per i problemi del narciso e della relazione. Quindi si convince che per sanare la situazione, lui o lei debba dare, dare sempre di più, fino ad essere totalmente prosciugato.
A questo punto, l’empatico in genere finisce sull’orlo del suicidio o dei comportamenti autodistruttivi, e il narciso se ne sbarazza non appena trova una nuova vittima fresca e “succosa”.
Morale: se sei un empatico, stai alla larga dai narcisi. A maggior ragione se hai una storia di codipendenza o genitori narcisi. Leggi, informati, impara come riconoscerli e come gestirli, impara a prenderti cura di te stesso/a e soprattutto a dedicare la tua empatia alle cause degne.
Non tutto e tutti vanno aiutati; incanala le tue dote di sensibilità e compassione in un lavoro adatto o in un volontariato, piuttosto. E esercitati a discernere e dire di no.

lunedì 5 settembre 2016

IL LENTO DECLINO DELL'IDEALE OLIMPICO. UNA SELVAGGIA MERCIFICAZIONE. - Chems Eddine CHITOUR



Rio 2016 - dia-Rio Olimpico: i campioni non tradiscono, ma il Brasile è indifferente


"Lo sport è rivelatore di come va il mondo, permette agli Stati di mettersi in mostra. Da tempo – e ancora oggi – esso è posto al servizio dalle ragioni di Stato"- 
Valérie Fourneyron, rapporto all’Assemblea nazionale francese

Ho potuto costatare che a fare incetta di medaglie sono per lo più i paesi avanzati scientificamente. È questo lo spirito olimpico? Mi sono poi accorto che lo sciovinismo se non addirittura il razzismo e il nazionalismo sono state le cose meglio distribuite in questi giochi. Nessun paese importante ne ha fatto a meno. L’abbiamo visto nella crociata antirussa. Inoltre, non è sacrilego pensare che il peso specifico di ciascuna nazione intervenga indirettamente nelle decisioni dei giudici a cui si devono talvolta giudizi controversi. Infine veniamo a sapere che alcuni responsabili del CIO si sono dati alla rivendita di biglietti.

Siamo lontani dall’ideale dei giochi olimpici dell’epoca greca. Per la cronaca, ai primi giochi olimpici dell’era moderna presero parte 245 atleti rappresentanti di 14 paesi. Gli atleti – non le atlete – disputarono 43 prove tra atletica, lotta, sollevamento pesi, ginnastica, nuoto, tiro, ciclismo e scherma. Discipline di resistenza, corse di velocità, giavellotto e disco. Da allora sono state aggiunte diverse dozzine di discipline per nulla appannaggio dei paesi poco all’avanguardia in campo tecnologico, 28 discipline, tra le quali due nuove. Il prato accomuna queste ultime. Il 2016 è stato l’anno di un grande debutto – per il rugby a sette, giudicato più spettacolare (e più facile da organizzare) – e di un grande ritorno, quello del golf, assente dal 1904. A fianco di sport tradizionali quali l’atletica, il nuoto, gli sport di lotta o la ginnastica, se ne sono aggiunti degli altri: pentathlon moderno, vela, hockey su prato o la BMX, presente dall’edizione di Pechino del 2008. L’edizione dei giochi olimpici di Tokio, nel 2020, darà spazio ad altri cinque sport: karate, baseball, surf, arrampicata e skateboard. Ne approfitteranno quei paesi in cui tali sport sono già radicati. Perché non aggiungere sport nazionali quali la corsa dei cammelli, versione poco mondana della corsa dei cavalli? Lo sport non coincide con l’Occidente, ma si è scartato tutti ciò che non è occidentale. È vero che le corse dei cavalli le troviamo in Egitto nel VI secolo, la pratica del polo nella Cina del VII e VIII secolo o a Cordova nell’IX secolo, le corse dei carri a Costantinopoli nel X secolo, le competizioni di lotta nel XII secolo in Bretagna, le famose giostre medioevali dal XIII al XVI secolo e così altre attività sportive. Ma è evidente che negli attuali giochi olimpici la maggior parte delle discipline «moderne» escluda in toto quei paesi che non hanno né le strutture né il clima adatto né il rilievo e la geografia. Non è ai sahariani che bisogna parlare di canoa kayak o di sci. Inoltre, quando si aggiungono discipline fortemente tecnologiche, nello stesso tempo si scarta la maggior parte dei paesi che non ne dispone. Basti pensare che i giochi olimpici difficilmente potranno svolgersi nei paesi del Sud. Inoltre non è mai stata presa in considerazione la cooperazione tra più paesi.

Rio in cifre: la dismisura
Siamo arrivati a 10.500 atleti, 50 volte di più. I giochi di Rio sono i primi a tenersi nel continente sudamericano. Dal 1896 trenta edizioni hanno avuto luogo in Europa, America del Nord, Asia, Oceania (Australia) o in America centrale (Città del Messico). Tutti i paesi che non hanno accesso all’acqua in forma di fiume, mare, e semplici piscine, non avrà atleti impegnati in questi sport. Il budget stimato per l’organizzazione dei giochi di Rio è di 10 miliardi di euro. Con una riduzione di circa 2 miliardi rispetto ai giochi di Londra. 5130 medaglie finanziate per il 57% da privati e per il 43% da denaro pubblico. 3,5 miliardi di spettatori per la cerimonia d’apertura. Circa 2000 eventi sportivi. A ciascun campione olimpico francese toccheranno 50.000 euro, in caso di oro. 20.000 per una medaglia d’argento e 13.000 per l’ultima piazza del podio. Per gli atleti americani 22.000 euro per una medaglia d’oro e 330.000 euro per gli atleti azeri. Non sappiamo cosa abbiano promesso le autorità algerine. Infine i giochi di Rio hanno goduto della protezione dell’ISDS, compagnia israeliana presieduta da Leo Gleser, venditore di armi ed ex agente del Mossad, per un budget di 2 miliardi di dollari.

Doping, cinismo e merchandising
Juan Antonio Samaranch, presidente CIO dal 1980 al 2001, ha preparato la mercificazione dei giochi e fatto dei giochi un’impresa molto redditizia: le entrate del movimento olimpico si sono centuplicate anche grazie alla corruzione e alla mercificazione. Noi dove siamo? Secondo Sebastien Nadot, siamo più che mai in presenza di una crisi valoriale. Dottore Ehess: «doping, cinismo politico, commercio oltraggioso dei diritti umani universali: lo sport, almeno quello di cui si parla e che vorremmo continuare ad amare, è in pessimo stato. Che lo si voglia o meno, la politica e la diplomazia hanno pesantemente piegato lo sport ai propri meccanismi. Lo sport placa le tensioni internazionali se si vuol credere all’ateniese Tucidide che descriveva i giochi olimpici del 428 a.C. come «un’occasione per favorire i contatti diplomatici in tempi di tregua sacra». I giochi olimpici di Barcellona nel 1992 hanno dato il via alla svolta commerciale. Diversi sono gli attori coinvolti: gli sportivi, gli spettatori-consumatori, i cittadini, i politici, le autorità internazionali dello sport, gli agenti economici e commerciali».

Il body shopping degli atleti
Generalmente nessun paese, se ne ha i mezzi, rinuncia a barare. Questo accade attraverso il depauperamento delle elite sportive dei paesi poveri in un processo noto come «body shopping» anche se quest’espressione veniva usata in partenza per indicare un’immigrazione voluta e non subita. In mancanza di un forte sentimento di appartenenza, questi paesi poveri non hanno mezzi per trattenere i propri atleti né per competere economicamente con i paesi ricchi che comprano i loro atleti offrendogli laudi compensi.
Come suona l’inno nazionale francese o inglese cantato da un cinese o da un ceceno arrivati come atleti off-shore che non conoscono la lingua del paese che li accoglie? Andiamo verso un nazionalismo al ribasso su cui è permesso chiudere un occhio. L’abbiamo riconosciuto nei presentatori che faticano a pronunciare il nome di quegli atleti che, in caso di fallimento, non rinunceranno a biasimare. Ricacciandoli così nelle stesse condizioni che hanno lasciato. Si parla con cattiveria del Qatar e della sua «legione straniera» di pallamano, si dimentica di dire che la squadra francese del 1998 – lo slogan dell’epoca era nero bianco blu – come quella del 2016 era composta principalmente da francesi d’origine straniera. Nero, nero, nero, avrebbe detto l’ineffabile Alain Finkielkraut denunciando il fatto e invitando a ritrovare lo spirito di Alesia anche se lui stesso è nato all’estero, e nessuno andrebbe a dirgli che è un francese nato all’estero.
È evidente che la maggior parte dei paesi occidentali sfrutti l’immigrazione anche in ambito sportivo. La proporzione può arrivare fino al 20%. Paradossalmente i paesi dell’Est e specialmente la Russia non si danno al body shopping. Altre sono le nazioni che se ne servono. Naturalizzata francese, la giocatrice di ping-pong Xue Li disputerà i suoi secondi giochi olimpici a Rio. Molto fiera di rappresentare il proprio paese d’adozione nel quale vive da undici anni. Nel 1994 la naturalizzazione danese di Wilson Kipketer, corridore keniota, aveva aperto la via. Nella squadra francese di Rio una quarantina di atleti non sono nati in Francia. «Dei 396 atleti che difenderanno i colori blu-bianco-rosso a Rio, scrive Cedric Callier, alcuni sono nati all’estero. Ciò che non impedisce al Qatar e alla sua imponente … legione straniera (ben tre quarti degli atleti del Qatar sono il frutto di una massiccia politica di naturalizzazione) di dichiararsi fieri e ben integrati. Operazione che ha provocato un’importante levata di scudi. Ultimo esempio? Al tempo dei recenti campionati europei di atletica, la Turchia ha conquistato 12 medaglie, 10 delle quali da parte di atleti nati fuori dal territorio turco! Giocatore-simbolo della pallamano francese, il campione olimpico Nikola Karabatic è nato a Nis, in Serbia. La judoka (medaglia di bronzo) Gévrise Émane, a Yaoundé, in Camerun. A Rio altri atleti naturalizzati hanno rappresentato fieramente la Francia. Come Zelimkhan Khadjiev, l’unico lottatore francese tra gli uomini. Amore per la maglia francese condiviso dalla ventenne Tamara Horacek, riserva della squadra francese di pallamano. Così Kseniya Moustafaeva, bielorussa d’origine, è la sola rappresentante francese nella ginnastica ritmica: «Ho iniziato a praticare ginnastica nel mio paese a 4 anni e sono arrivata qui che ne avevo 5».

L’ideale olimpico, la politica e la sfortuna del mondo
In un contributo precedente «i giochi olimpici; la guerra con altri mezzi» avevo scritto in merito all’esclusione della Russia per sospetto doping considerandola l’occasione per l’Occidente di punire la Russia per la sua indipendenza e il suo rifiuto di obbedire all’Impero. Risultato: la delegazione russa è stata privata di 110 atleti e nonostante questo si è posizionata quarta nel medagliere. Fa venire alla mente i giochi di Mosca boicottati dai paesi occidentali e quelli di Sochi dove la pressione fu enorme. Lo stesso è accaduto per quelli di Los Angeles boicottati dall’Urss. Il CIO stesso si è immerso nella politica dando vita a un’equipe olimpica costituita da rifugiati registrati come apolidi per sottrarli al loro paese d’origine e a cui è stato dato uno statuto … Il che dimostra come si possa fare politica attraverso lo sport.

Il lato oscuro di Pierre de Coubertin medaglia d’oro di razzismo
Coloro che si interessano della storia recente dei giochi, non potranno fare a meno di evidenziare come il barone Pierre de Coubertin, inventore dei giochi, fosse un fiero sostenitore dell’ineguaglianza delle razze. Nato alla fine del secolo in Francia, ispirato dai Renan e dai Gobineau, cantori insieme a Jules Ferry delle razze superiori, «il barone aveva un culto per la forza fisica e credeva nella necessità di una selezione naturale atta a eliminare i più deboli. I suoi giochi olimpici dovevano permettere una colonizzazione sportiva e dimostrare la superiorità della razza bianca sulle altre». Per Daniel Salvatore Shiffer: «De Coubertin stesso, nelle sue memorie (1936), si vantava di essere un «fanatico colonialista» «Le razze hanno valori differenti e alla razza bianca, d’essenza superiore, tutte le altre devono obbedire» Tanto che Coubertin, per coronare il tutto, considera lo sport il mezzo migliore per preparare la gioventù alla guerra: «Il giovane sportivo sarà evidentemente più predisposto a partire (per la guerra) rispetto ai suoi avi. E quando si è preparati per qualcosa, si fa più volentieri».

I giochi olimpici e le buone cause
Oltre alle strumentalizzazioni politiche, i giochi sono stati usati anche per sostenere delle buone cause. Per l’emancipazione dei popoli. Per la cronaca, dei giochi di Città del Messico del 1968, ci si ricorda dei famosi pugni inguantati alzati verso il cielo dei duecentisti americani Tommy Smith e John Carlos. Nessuno ha prestato attenzione al terzo corridore e pertanto scrive Riccardo Gazzaniga … «Potrebbe essere lui il vero eroe della scena. (…) Bianco, immobile sul secondo gradino del podio. 

Non alza il pugno verso il cielo (…) Tant’è che pensavo che quest’uomo, nella sua rigidità, rappresentasse l’archetipo del conservatore bianco che così esprime la sua resistenza al cambiamento che Smith e Carlos invocano silenziosamente dietro di lui (…). In realtà l’uomo bianco della foto, quello che non alza il braccio, potrebbe essere il vero protagonista di quella serata estiva del 1968. Si chiamava Peter Norman, era australiano e quella sera aveva corso come un matto, tagliando il traguardo in un incredibile 20 secondi e 06». «Il razzismo e la segregazione, prosegue l’autore, erano estremamente violenti in Australia, non solo contro i Neri, ma anche contro le popolazioni aborigene. I due afroamericani hanno chiesto a Norman se credesse nei diritti umani. Lui rispose di sì. «Gli abbiamo riferito cosa avremmo fatto, racconterà più tardi John Carlos. Mi aspettavo di vedere della paura negli occhi di Norman … Al contrario abbiamo visto dell’amore». Norman ha semplicemente risposto: «Sarò con voi». Smith e Carlos avevano deciso di salire sul podio a piedi nudi per simboleggiare la povertà che colpisce la maggior parte delle persone di colore. Avrebbero sfoggiato il distintivo del Progetto olimpico per i diritti dell’uomo, un movimento di atleti impegnati nella lotta per l’uguaglianza. Appena prima di salire sul podio, Smith e Carlos si resero conto di avere solo un paio di guanti. Volevano rinunciare a questo simbolo, ma è Norman che ha insistito consigliando loro di portarne uno ciascuno. Se guardate bene la foto, vi accorgerete che anche Norman porta il distintivo del Progetto olimpico per i diritti dell’uomo, spillato sul cuore. I tre atleti sono saliti sul podio, il resto è Storia catturata dalla potenza di una foto ormai nota in tutto mondo». «Ciò che si sa meno è che Peter Norman ha subito pesanti conseguenze. Per aver dato il proprio sostegno ai due uomini, ha dovuto dire addio a una promettente carriera. Delle semplici scuse gli avrebbero consentito di continuare (…) Ma non l’ha fatto. Col tempo Smith e Carlos sono diventati dei veri e proprio eroi avendo difeso contro tutti la causa dell’uguaglianza razziale. In California è stata eretta una statua dedicata ai due uomini con il pugno alzato … Solo l’australiano non compare. Peter Norman muore nel 2006 a Melbourne in Australia. In occasione dei suoi funerali i due sprinter americani hanno voluto portare la bara. Non dimentichiamo Peter Norman, eroe senza guanto, cancellato dalla Storia, che non ha mai smesso di lottare per l’uguaglianza degli uomini».

La debacle dello sport in Algeria
In Algeria lo sport è ancora un’utopia. I rari successi conseguiti sono indipendenti delle politiche del potere. È per proprie capacità che Boulmerka, Morcelli, Benida Merah hanno conquistato l’oro olimpico; non lo devono alle politiche dello Stato. Per la cronaca Boughera El-Ouafi, algerino di Ouled Djellal, vicino a Biskra, era un atleta fuori norma. Conquistò la medaglia d’oro alla maratona dei giochi olimpici del 1928, organizzati ad Amsterdam, nei Paesi bassi. Come al solito gli algerini dovranno pregare per avere visibilità a Rio. Non ci sarà il miracolo perché una rondine non fa primavera. Perché? Perché abbiamo sempre lavorato nell’effimero. Perché? Con solo dieci milioni di giovani del sistema scolastico avremmo potuto costruire un sistema sportivo. Ma ci affidiamo ancora all’uomo della provvidenza perché il sentimento nazionale è scomparso. Tutto si paga. Abbiamo l’impressione che il ministero della gioventù e dello sport coincida con una squadra nazionale praticamente off-shore. Lo sport dovrebbe essere praticato in maniera intensiva nelle scuole. Ricordiamo che la maggior parte degli atleti americani proviene dalle università. Dovremmo fare un serio esame di coscienza. È l’unico mezzo per riconquistare la gioventù e affrontare le competizioni restituendo visibilità dell’Algeria.

Come possiamo concludere?
Ritroviamo la stessa influenza dei ricchi in un evento sportivo che pretende di essere ecumenico. Il medagliere non significa niente, e il trionfalismo costante reca con sé qualcosa di immorale e meschino. Siamo in diritto di dubitare della rilevanza di questi giochi, destinati al fallimento. Più veloce più alto più lontano è uno slogan a cui nessuno ormai crede dato che dall’inizio i giochi sono falsificati dal doping e dalla mediatizzazione che si regge su un merchandising mischiato a un nazionalismo perverso che avvantaggia solo le oligarchie finanziarie che tirano i fili. Quando le luci si spengono i cittadini lusingati dal nazionalismo perverso, ritornano a una quotidianità amara. Pitagora aveva sicuramente ragione: «Lo spettacolo del mondo assomiglia a quello dei giochi olimpici: alcuni ci commerciano, alcuni pagano in prima persona, altri si accontentano di guardare». È chiaro che coloro che commerciano non sono interessati al valore dell’avvenimento. Così va il mondo.

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Peter Norman, Tommy Smith e John Carlos

Professor Chems Eddine Chitour
Fonte: www.legrandsoir.info
Link: http://www.legrandsoir.info/les-jeux-olympiques-du-xxeme-siecle-la-guerre-par-d-autres-moyens.html
28.07.2016

Traduizione per www.comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16843

Fertility day.

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Il lavoro, lo sappiamo e constatiamo giornalmente, non è facile trovarlo; ci sono padri di famiglia che si suicidano perchè non hanno un lavoro e non possono mantenere la famiglia.
Ma chi ci governa non lo sa, lo ignora o gira la testa dall'altra parte.
Al femminile il problema del lavoro raddoppia, triplica. E quando si riesce a trovare qualcosa si tratta di lavori usuranti, mal pagati, con turni assurdi che comprendono anche le festività e le domeniche.
Capita, pertanto che, se in una coppia lavorano entrambi, diventa difficile anche avere tempo per stare insieme. Figuriarsi le complicazioni che si presentano quando c'è di mezzo un figlio!
E, mentre fino ad oggi le coppie con figli potevano contare sull'aiuto morale e materiale delle nonne andate in pensione in età possibile, d'ora in poi non potranno più far affidamento su di loro, perché anche le nonne saranno costrette a continuare a lavorare fino alla vecchiaia inoltrata.
Pertanto, sarei curiosa di conoscere il motivo alquanto sadico che ha spinto la Lorenzin ad istituire la giornata del "fertility day".
Mancanza di tatto?
Mancanza di informazione?
Puro sadismo?
Accordo con la categoria di ginecologi?
Mi piacerebbe capire con quale criterio è stato affidato ad una tale incompetente un dicastero di importanza rilevante come quello della sanità.

E, francamente, lo dico con convinzione assoluta, io non mi sento rappresentata dai loschi individui che si sono appropriati delle stanze del parlamento come se fosse casa loro. E spero fermamente che presto, molto presto, vadano a farsi fottere il più lontano possibile.
Io non mi sognerei mai di presentarmi in politica, ritengo che governare comporti una responsabilità troppo grande per le mie prerogative, ma noto con dispiacere che chi ci governa è molto meno preparato di me.

La mia si chiama Dignità, la loro non so.

Cetta.

sabato 3 settembre 2016

Coul de sac o pantano? Meditiamo

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Per eliminare un errore bisogna conoscere l'errore.
Quindi, per capire perché siamo in recessione economica, dovremmo conoscere il motivo che l'ha causata.
Poiché il governo è l'organo a cui è stato demandato l'incarico di provvedere ad amministrare i conti del paese, è lo stesso governo che dovrebbe cercare l'errore, provvedere a correggerlo e, infine, provvedere a punire severamente chi l'ha prodotto e hanno costretto , al contempo, i cittadini a subirne le conseguenze devastanti.
Ma essendo, esso stesso governo, il soggetto causante dell'errore, pare improbabile che, dopo aver scoperto l'errore, proceda a punirsi severamente.
Siamo in un coul de sac?
A me sembra improbabile che chi ha causato il disastro economico per incapacità a governare o per mancanza totale di onestà mentale o materiale, sia in grado di fare ammenda e riportare il paese in auge;
credo, pertanto, che sia giunto il momento di voltare pagina e riprendere in mano la situazione: noi siamo la sovranità,noi siamo il sostentamento economico del paese, noi abbiamo, quindi, il diritto di decidere chi ci dovrà rappresentare e, chi ci dovrà rappresentare, non dovrà mai agire senza aver ottenuto la nostra approvazione,
E' vergognoso e indecoroso, infatti, dover constatare che, pur essendo in regime di democrazia, ogni contestazione popolare venga sedata con la forza, con la coercizione.
E' vergognoso ed indecoroso che oligarchi non eletti dai cittadini abbiano potere decisionale su questioni importanti che riguardano tutto il paese.
E' vergognoso ed indecoroso che, con sadismo inusitato, questi stessi oligarchi non eletti dai noi, impongano sacrifici a noi che li manteniamo nel lusso smodato in cui hanno scelto di vivere senza la nostra approvazione.
Non non siamo in un semplice coul de sac, siamo in un pantano dal quale non riusciamo ad uscire perchè gli stessi oligarchi non eletti da noi hanno varato, nel frattempo, leggi ignobili, parimenti alla loro ignobiltà, che assicurano loro vita eterna in parlamento.
Tra questi ci sono personaggi che non hanno mai lavorato nella loro vita, hanno sempre bazzicato in politica ricavandone grossi e lauti guadagni, e potere decisionale anche al di fuori dell'ambito governativo. Si sono arricchiti sulle nostre spalle, ci hanno rubato il lavoro, privati dei diritti.
Siamo diventati nulla, meno di nulla.

Meditiamo.

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Cetta 

venerdì 2 settembre 2016

Case prefabbricate in legno: costi, benefici e normative..

Immagine di anteprima per: Costi, benefici e normative delle case prefabbricate in legno

Quali sono i benefici di una casa prefabbricata in legno? 


Questi prefabbricati rappresentano una soluzione costruttiva moderna e affidabile, una valida alternativa ai tradizionali sistemi in muratura. Il mercato di queste case sta conoscendo una lenta ma continua crescita, anche nel settore dell’usato e del chiavi in mano. 
Le case prefabbricate in legno sono particolarmente apprezzate perché considerate case “green”, hanno infatti un impatto ambientale praticamente nullo, e permettono di conseguire un forte risparmio energetico. Risparmio realizzabile grazie alle tecniche di costruzione che vedono l’utilizzo di pareti termoisolanti e l’inserimento di impianti di energia rinnovabile, come gli impianti fotovoltaici, le stufe a pellet.
Parlando di costi e spese preventivate, è utile sottolineare una forte differenza fra le due edilizie. Le case in legno si realizzano con poche settimane di lavori in cantiere, per questa tipologia di edifici è sufficiente assemblare gli elementi già precedentemente costruiti.
Tutti i tempi, e i collegati costi, tipici di una tradizionale costruzione di edifici in muratura si riducono così enormemente. Costi che hanno l’ulteriore pregio di non subire variazioni in corso d’opera, sono tendenzialmente fissi; in quanto precedentemente concordati. Il vostro consuntivo finale non lieviterà come in genere accade per le costruzioni in muratura.
Il materiale di costruzione delle case prefabbricate in legno rappresenta, infine, indubbiamente un’altro punto a favore. Oltre a permettere un’ottima coibentazione termoacustica, il legno è molto resistente in presenza di fenomeni sismici dato che è costituito da una fibra elastica che modifica la sua forma ma non subisce troppe alterazioni. Garantisce perciò in queste situazioni di pericolo un livello di sicurezza e stabilità veramente ottimo. 


Sono previsti incentivi e bonus fiscali per la costruzione di case prefabbricate in legno?
Purtroppo no. Non sono previsti incentivi e bonus fiscali per la costruzione di case prefabbricate in legno, a prescindere dal materiale utilizzato, assenza che si giustifica con l’inasprimento delle normative in materia di risparmio energetico degli edifici preesistenti. La premialità può essere prevista solo in ambito locale (regionale o comunale) e solitamente è limitata a bonus di cubatura a fronte di classi energetiche di eccellenza, superiori ai limiti delle leggi nazionali in materia.
Gli unici bonus previsti a livello nazionale al momento si rivolgono ad interventi su edifici già esistenti, si rivolgono in particolare ad opere di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica degli edifici, incentivi previsti con il D.L. 63/2013 inserito nella legge di stabilità 2014 e confermati tutt'ora. 

Esiste una normativa per le case prefabbricate in legno?
Qualsiasi opera edilizia, che sia in muratura o in legno, prefabbricata o non, è sottoposta alla normativa edilizia e urbanistica vigente. Non sono previste deroghe alle regole generali specificamente rivolte alle case prefabbricate in legno.
Regole universalmente applicabili che prevedono la richiesta del Permesso di Costruire o la presentazione di una DIA (Denuncia di Inizio Attività) al Comune redatta da un tecnico abilitato (Geometra, Architetto, Ingegnere). Regole generali, o meglio Regolamento Edilizio, che ogni Comune stabilisce autonomamente; le normative quindi varieranno in base al luogo in cui l’opera dovrà essere realizzata.

La soluzione ideale per il raggiungimento di un alto livello di risparmio energetico
Il legno è un materiale edile naturale, rinnovabile e che garantisce un eccellente isolamento termico sia estivo sia invernale. Grazie all'efficienza energetica delle case in legno potete risparmiare moltissimo sulla bolletta, volendo dare una cifra, con le case in lengo potete risparmiare fino all’80% sul consumo annuale di un’abitazione. Ovvero un valore che tende al raggiungimento di quel livello zero fissato dall’Unione Europea, per i futuri costruttori di case private e pubbliche, con la direttiva Europea 2010/31/CE.

casa prefabbricata

Permessi e pratiche burocratiche delle case prefabbricate in legno.
Molti pensano che non siano richiesti molti permessi e pratiche burocratiche per le case prefabbricate in legno. In realtà, se l’edificio in questione è destinato ad uso abitativo, necessita di una concessione edilizia come tutte le altre case. Sarà necessario perciò affidarsi ad un geometra, architetto (o ingegnere) per il progetto, le relazioni tecniche e tutto quello previsto per la concessione nel comune di pertinenza. Così come per le case in muratura che per quelle in legno vale, l’obbligo di non costruire su terreni agricoli o soggetti al vincolo paesaggistico. 

Qual è il costo delle case prefabbricate in legno al mq? Quanto può lievitare durante i lavori?
Ad oggi le costruzioni in legno che si basano su pareti intelaiate, a basso consumo, hanno costi per l’acquirente finale che oscillano da una soglia minima di 1250 euro a 1800 euro al metro quadro chiavi in mano, con una media che si attesta sui 1400-1500 euro. Il prezzo delle case prefabbricate in legno ovviamente dipende strettamente dai tanti fattori qualitativi che è possibile personalizzare. 
Escluso il terreno e gli oneri inerenti il suo acquisto, le voci da considerare per un preventivo sono davvero tante e differenti, una lista di spese ulteriori che può incidere anche per il 30% sul costo finale delle case prefabbricate e di cui è bene tenere conto:

• Opere da impresa: realizzazione della platea in cemento armato su cui viene ancorata la casa prefabbricata in legno, realizzazione di un eventuale interrato, costruzione di muretti , recinzioni, cancelli o pensiline, costruzione di vie d’accesso o vialetti o marciapiedi attorno allo stabile, gli allacciamenti alle reti pubbliche di luce, gas-metano e telefono;

• Spese tecniche: sono costituite da vari aspetti come spese per il progetto esecutivo, direzione lavori, coordinamento per la sicurezza sia in fase di progettazione sia in fase di esecuzione dei lavori, direzione dei lavori in cemento armato, relazione del geologo,certificazione energeticacertificazione acustica, collaudo delle strutture. 
Prestazioni che in parte possono essere svolte da uno stesso tecnico, mentre per le rimanenti è necessario rivolgersi a più figure professionali specializzate, per esempio un geologo o un ingegnere. E’ bene richiedere al tecnico sempre un preventivo dettagliato e calcolare quale sia l’Iva da aggiungere a tale spesa e ricordarsi che in genere essa è una spesa aggiuntiva, quasi mai detraibile a livello di tasse;

• Spese accessorie ed imprevisti vari ne fanno parte tutte quelle spese aggiuntive che sicuramente nel corso del tempo si vanno a sommare alle precedenti, ad esempio eventuali bolli non preventivati, permessi in più da richiedere, altre certificazioni da ottenere. Si possono considerare in questa voce tutta una serie di altre spese necessarie come quelle per il trasloco se ci si rivolge a una ditta specializzata, spese di affitto se l’appartamento vecchio si è venduto prima che finissero i lavori della nuova casa, apertura di nuove utenze per i contatori, spese per un eventuale mutuo o per la fideiussione, acquisto dei mobili nuovi, ecc.
Una volta contabilizzati tutti preventivi per case prefabbricate in legno, l’esborso economico non aumenterà in corso d’opera. Un pregio universalmente riconosciuto alle case prefabbricate in legno è per l’appunto quello del “prezzo certo”. Il principio consiste nel partire da un costo minimo a cui è possibile aggiungere gli accessori desiderati, sino a giungere ad una completa personalizzazione del prodotto. Accordi e preventivi definiti nel dettaglio precontrattualmente, ovvero acquirente che si troverà a firmare un contratto pressoché blindato e che lo garantirà sulla cifra che poi effettivamente dovrà versare.

Manutenzione e garanzia delle case prefabbricate in legno.
Il legno è un materiale che è necessario sottoporre ad importanti interventi che ne prolunghino la vita e la stabilità, ma anche la bellezza. In genere le aziende che hanno costruito la casa in legno consegnano al cliente un libretto di manutenzione in cui sono annotate tutte le modalità di intervento per una corretta manutenzione e garanzia delle case prefabbricate in legno. Particolare rilievo viene dato al trattamento delle parti lignee dell’edificio con prodotti appositi, vernici o tutte le altre soluzioni utilizzabili per combattere l’azioni di alcuni insetti, per contrastare la comparsa di muffe e l’insorgere di incendi.
Tra i vari interventi tipicamente da effettuare è possibile elencare: la cura delle facciate, la manutenzione dei serramenti, il controllo della copertura dell’abitazione, la manutenzione di parti sporgenti del tetto, tettoie e porticati.
Prima di procedere ai lavori verifica se gli interventi sono conseguenti ad esigenze personali o a regolare manutenzione, oppure se siano dovuti a problemi costruttivi o progettuali. In quest’ultimo caso infatti ricorda che le aziende produttrici e costruttrici dei prefabbricati convenzionalmente offrono per i loro prodotti una garanzia a trent'anni, nonostante la presenza di un obbligo legislativo che prevede, per qualsiasi tipo di costruzione, una garanzia di "soli" dieci anni. A riconferma del fatto che le case prefabbricate in legno non sono casette mobili o smontabili, come alcuni credono, ma veri e propri edifici costruiti per durare negli anni, per essere abitati e per offrire tutti i comfort di cui si necessita.
E’ altrettanto importante ricordare che eventuali danni conseguenti ad un uso improprio dell’edificio e delle sue parti non rientrano di fatto nella tutela della garanzia offerta dall’azienda costruttrice. Perciò, saranno imputabili esclusivamente al proprietario della casa che non ha effettuato, o solo superficialmente, le necessarie opere di manutenzione.

Sicurezza e stabilità: 2 grandi pregi delle case prefabbricate in legno.

sicurezza prefabbricati

Oggi le case prefabbricate in legno sono realizzate con un legno di ottima qualità, solitamente proveniente dalle foreste di conifere, legno massiccio a cui si aggiungono supporti in acciaio o ferro per contribuire a migliorare l’impalcatura, ovvero la sicurezza e stabilità delle case prefabbricate in legno, infatti le case in lengo sono anche antisismiche. Si procede operativamente realizzando in primis la struttura portante, dopodiché le pareti vengono realizzate con dei pannelli che si accostano facilmente e si assemblano con estrema praticità. Oltre al sistema di pareti a telaio, si trova anche quello in XLAM (utilizzata per esempio da Prohouse) che permettono di realizzare edifici molto robusti che possono arrivare fino ad un altezza oltre i 10 piani.

Case prefabbricate in legno: difetti e rischi potenziali 
La costruzione di un edificio in bioedilizia può comportare problematiche sia di tipo strutturale, connesse alla progettazione e costruzione, sia di tipo tecnico, vale a dire legate alla tipologia di materiale usato in quanto derivanti dalle caratteristiche intrinseche del legno.
Tanti sono i difetti e i rischi potenziali elencabili tipici delle case prefabbricate in legno. Uno fra tutti consiste nella difficoltà di ripensamenti in corso d’opera; il montaggio della casa prefabbricata in legno è manutenzione fondamentalmente su misura, nel senso che i pannelli sono tutti già stati tagliati e preparati per l’assemblaggio secondo il progetto originario. A ciò si aggiunge il fatto che tutte le pareti di questi edifici sono portanti e quindi realizzare modifiche ad uno step successivo è un’impresa molto complicata.
I rischi potenziali di una casa prefabbricata in legno sono sostanzialmente tutti legati al materiale di costruzione: vi è il rischio legato al pericolo di incendio, quello connesso al deterioramento del materiale in seguito all’attacco da parte di insetti e i danni causabili dall’umidità.
Con riferimento al primo rischio, il legno è generalmente considerato come un materiale altamente infiammabile, ed in effetti il pericolo di incendi non è irreale. Ma se trattato correttamente, ovvero con le sostanze ignifughe o comunque con materiale che ritarda la propagazione della fiamma, questo pericolo può essere allontanato se non completamente scongiurato. 
Il legno è indubbiamente attaccabile dagli insetti, non a caso per proteggere le case prefabbricate in legno dall’attacco degli insetti xilofagi ormai tutti i fornitori di pannelli si sono prevenuti con adeguati sistemi difensivi fin dalla fase di lavorazione del legno. 
Il rischio legato all’umidità dell’aria è il più legato alla zona geografica in cui verrà costruita la casa in legno, in generale è bene prevedere un isolamento a cappotto il cui spessore e la cui composizione vanno valutati e scelti in base appunto alle caratteristiche meteoreologiche del territorio. Non a caso gli interventi di isolamento cappotto sono così diffusi in Nord Italia.

Case prefabbricate in legno chiavi in mano.
La casa prefabbricata in legno chiavi in mano è la soluzione completa, pronta per essere abitata e non a caso anche la più costosa. La soluzione ideale per chi desidera un’abitazione nuova in tempi rapidi: per la sua costruzione servono intorno ai tre mesi.
I prezzi delle prefabbricate chiavi in mano si possono calcolare soltanto indicativamente poiché ogni utente ha le sue necessità, i suoi obiettivi, i suoi gusti estetici. Esistono anche soluzioni non complete, solo con le mura o già con le divisioni interne e i pavimenti che costano un po' meno.

Esistono case prefabbricate in legno usate sul mercato?
La produzione delle case prefabbricate in legno viene fatta in genere in Austria e Germania o nei paesi dell’Est Europa ed è proprio qui che si registrano volumi di compravendita case prefabbricate in legno maggiori. In Italia il mercato è ancora giovane, nonostante ciò stanno sempre più emergendo negozi specializzati che propongono l’acquisto di case usate a costi molto interessanti. In particolare questo tipo di mercato riguarda le case prefabbricate in legno, di tipo mobile, ovvero quelle che è possibile smontare e riassemblare.
 Al momento della scelta è molto importante prestare attenzione alle condizioni delle strutture, del tetto e degli infissi. Da controllare ancora più dettagliatamente , inoltre, è lo stato di conservazione degli isolanti, assicurarsi che il cappotto risulti integro così come anche il manto di copertura ed, infine, che non siano presenti tarli, termiti, formiche, crepe o muffe sia internamente che esternamente all’edificio.


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