martedì 13 dicembre 2016

La cabala della politica. - Michele Ainis

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C'È UN folletto, c'è un diavolo burlone dietro questa crisi di governo. Le prove? Basta mettere in sequenza i fatti. O i numeri, che si ripetono come in una giostra. Dal 12.4 (voto finale della Camera sulla riforma costituzionale) al 4.12 (voto popolare al referendum) fino al 24.1 (voto della Consulta sull'Italicum). Insomma: 1, 2, 4. I primi tre numeri, ma senza il tre.
E SENZA l'ausilio di Minerva, dea della ragione. Anzi: con una serie di distorsioni logiche, se non di veri e propri paradossi. Sono almeno sette, come i peccati capitali.

Primo: le dimissioni. 

Renzi le avrebbe rassegnate su due piedi, subito dopo il ko del referendum; Mattarella gli ha chiesto d'aspettare l'approvazione della legge di bilancio. Sicché quest'ultima, a sua volta, è stata timbrata dal Senato su due piedi, o meglio nello spazio di due giorni. Dimostrando così che il bicameralismo paritario non è affatto un intralcio, che il Senato non è affatto un freno. Dipende dal pilota, non dal motore. E il pilota, in questo caso, è come se si fosse dimesso per due volte: da palazzo Chigi e dalla sua riforma.

Secondo: la fiducia. 

Quella posta dall'esecutivo sulla legge di bilancio, che il 9 dicembre ha ottenuto l'assenso di 173 senatori. Ora, la "questione di fiducia " è un po' un ricatto verso i parlamentari della maggioranza: o votate quel tal provvedimento - dice il governo - oppure mi dimetto. Invece stavolta la fiducia serviva per accelerare le dimissioni, non per scongiurarle. Più che una minaccia, recava una promessa. Sicché i senatori si sono trovati nella singolare condizione d'approvare una fiducia per esprimere sfiducia.

Terzo: le consultazioni al Quirinale. 

Dove hanno sfilato 23 delegazioni, un record. Eppure questo Parlamento è figlio del Porcellum, il supermaggioritario bocciato poi dalla Consulta. Morale della favola: nessun maggioritario frappone un argine alla disgregazione, quando gli eletti disfano gruppi e partiti in Parlamento (263 cambi di casacca nella legislatura in corso, altro record). Bisognerebbe correggere il divieto di mandato imperativo, come propongono all'unisono Grillo, Renzi, Berlusconi; ma guarda caso, questa è l'unica riforma che non ci hanno sottoposto.
Quarto: la legge elettorale. Cambierà, ma come? Difficile inventare l'ennesimo modello: il tempo è poco, gli ingegneri sono esausti. Non resta che rivolgersi al mercatino dell'usato, dove si trovano due sistemi bell'e pronti: il proporzionale della prima Repubblica; il Mattarellum con cui ha esordito la seconda. Il nostro prossimo passo sarà il passo del gambero.

Quinto: la Consulta. 

È un giocatore di riserva, ma può segnare il gol che decide la partita. Succederà se le forze politiche non riusciranno a licenziare la riforma dell'Italicum, come nel 2013 non riuscirono a mettersi d'accordo sul superamento del Porcellum. A quel punto intervennero i giudici costituzionali (sentenza n. 1 del 2014); e nacque il Consultellum, tutt'ora vigente nei soli riguardi del Senato. Dopotutto, si tratta semplicemente di replicare l'esperienza. Ma se le leggi elettorali le scrive la Consulta, significa che il Parlamento non ci serve, dunque non ci servono elezioni, dunque non ci servono leggi elettorali. Più che una sentenza, un rompicapo.

Sesto: la legislatura. 

Subito al voto, chiede l'opposizione di destra e di sinistra. Anche con l'Italicum, aggiungono i più spericolati. Ballottaggio alla Camera, proporzionale al Senato: che sarà mai? Sarà un sistema schizofrenico, con esiti opposti nelle due assemblee legislative. E sarà un Carnevale della democrazia, con quel ballottaggio alla Camera dove non si vince nulla, perché le poltrone di governo si vincono in Senato. Urge un corso di lezioni sulle elezioni.

Settimo: il nuovo esecutivo. 

Nuovo? Rimane inalterata la formula politica (il centro del Pd alleato coi centristi) nonché la maggioranza dei ministri. A occhio e croce, parrebbe casomai un rimpasto, per usare un'etichetta dei bei tempi andati. Ovvero la sostituzione di qualche giocatore nella squadra di governo, ma senza porre in discussione il rapporto fiduciario, senza aprire una crisi formale. E se la sostituzione tocca al presidente del Consiglio? Anche in questo caso, non mancano precedenti illustri. Febbraio 1849: Gioberti si trovò costretto a fare le valigie, mentre i suoi ministri rimasero tutti al proprio posto, sorretti da unanime consenso. In quell'occasione, insomma, fu rimpastato il solo presidente del Consiglio. Ecco perciò svelato il senso di tutti questi bizzarri avvenimenti: erano l'antipasto del rimpasto.

http://www.repubblica.it/politica/2016/12/13/news/la_cabala_della_politica-154024805/

L’immenso ghiacciaio dell’Antartide in seria difficoltà. - Robert Hunziker

antartica
La crisi del riscaldamento globale sembra stia peggiorando sempre più velocemente. L’Antartide è oggi sotto i riflettori con una sconvolgente ricerca nuova di zecca, dagli sviluppi raccapriccianti.
Se si sciogliesse integralmente l’intera Antartide, provocherebbe un innalzamento del livello del mare di circa 60 m (200’), ma questo non succederà durante il nostro corso di vita. È troppo grande e richiederebbe decisamente troppo riscaldamento e davvero troppo tempo. Ma un collasso di una parte significante dell’Antartide, come l’Antartide occidentale, ha il potenziale, secondo la nuova ricerca, per sommergere Miami e New York durante le nostre vite attuali. È la prima volta questa, in cui delle osservazioni scientifiche giungono ufficialmente alla conclusione che una catastrofe così orrenda sia possibile, così presto!
Miami Beach è già costretta a sollevare le strade di mezzo metro (2 piedi) a causa delle persistenti inondazioni dopo le esperienze del passato. Inoltre, un mare in crescita è la vendetta del riscaldamento globale per le sconsiderate, arroganti, presuntuosamente eccessive antropogeniche (causate dall’uomo) emissioni di CO2 di combustibile fossile.
Le nuove spaventose scoperte includono il ghiacciaio di Pine Island, l’oggetto del lavoro di ricerca di Seongsu Jeong, Ian M. Howat, Jeremy N. Basis, Accelerated Ice Shelf Rifting and Retreat at Pine Island Glacier, West Antarctica, Geophysical Research Letters, 28 November 2016 (Accelerazione della frattura di una calotta di ghiaccio e arretramento nel ghiacciaio di Pine Island, Antartide occidentale, Geophysical Research Letters, 28 November 2016).
Il tenore dell’articolo di Jeong, dovrebbe spaventare a morte chiunque dubiti della solennità e della potenza dietro l’accelerazione del riscaldamento globale. Si dà il caso che il ghiacciaio di Pine Island fosse già la più grande massa al mondo di irreversibile scioglimento di ghiaccio, prima che questa nuova ricerca venisse alla luce, ma la tempistica è sempre stata un po’ confusa. Adesso, con questa nuova analisi, la tempistica sta assumendo una nuova preoccupante dimensione.
Ecco il problema: secondo Ian Howat, professore associato di Scienze della Terra presso l’Università statale dell’Ohio: “questa sorta di formazione di fratture causa un altro meccanismo di arretramento rapido di questi ghiacciai, aggiungendo la probabilità che si possano vedere collassi significanti nell’Antartide occidentale durante la nostra esistenza” (Fonte: Pam Frost Gorder, La rottura della calotta di ghiaccio dell’Antartico occidentale dall’interno, Università statale dell’Ohio, 28 Nov 2016). (Source, Pam Frost Gorder, West Antarctic Ice Shelf Breaking Up From the Inside Out, The Ohio State University, Nov. 28, 2016).
Questa è una minaccia di riscaldamento globale completamente nuova. È grande, veramente grande! È la prima volta che i ricercatori danno testimonianza di “profonde fratture sotto la superficie” che si aprono nel ghiaccio dell’Antartico. “ Questo implica che qualcosa abbia indebolito il centro della calotta di ghiaccio, con la spiegazione più probabile di un crepaccio scioltosi al livello di sostrato roccioso da un oceano riscaldato”, Ibid. La base della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale giace sotto il livello del mare, in questo modo l’acqua calda dell’oceano può introdursi all’interno, inosservata.
Un oceano riscaldato appare come la causa di come l’oceano abbia assorbito il 90% del calore della Terra, aiutando a proteggere le creature sulla terraferma, come gli umani, da un reale surriscaldamento dannoso. Ma, si raccoglie ciò che si semina, come è stato dimostrato in Antartide; tutto questo calore mondiale ci si sta ritorcendo contro sotto grandi, grosse lastre di ghiaccio.
Qui le differenze rispetto alle ricerche del passato: le fratture si formano generalmente ai margini delle calotte di ghiaccio, dando vita agli iceberg, ma non in profondità e all’interno, come invece evidenzia questa nuova scoperta. Inoltre, la frattura in questione è all’interno a circa 32 km (20 miglia). Il Ghiacciaio di Pine Island (tenendo le dita incrociate) funziona come misura di protezione, trattenendo grandi porzioni di ghiaccio dell’Antartide occidentale dal riversarsi nel mare. Il Ghiacciaio di Pine Island è come un portiere di hockey per una parte delle lastre di ghiaccio del Massiccio dell’Antartide occidentale, l’ultima linea di difesa, che previene il collasso parziale delle grandi lastre di ghiaccio, che causerebbero un grande tonfo inimmaginabile, di grandezza inconcepibile!
Un anno fa, Science Magazine ha pubblicato il seguente articolo: “Just a Nudge Could Collapse West Antarctic Ice Sheet, Raise Sea Levels 3 Meters,” Science, Nov. 2, 2015 ( “Solo un colpetto potrebbe portare al collasso delle lastre di ghiaccio dell’Antartide occidentale, si solleva di 3 metri il livello del mare”, Science 2 Nov. 2015). Il paragrafo di apertura dell’articolo dichiara: “Non serve molto a causare il crollo totale della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale, ed una volta iniziato, non si fermerà. Nell’ultimo anno, molti articoli hanno evidenziato la vulnerabilità della lastra di ghiaccio che ricopre la parte occidentale del continente, suggerendo che il suo crollo sia inevitabile, e probabilmente già in corso. Adesso, un nuovo modello mostra proprio come questa valanga possa realizzarsi. Una quantità relativamente piccola di scioglimento nel corso di pochi decenni, dice l’autore, porterà inesorabilmente alla destabilizzazione dell’intera lastra di ghiaccio ed all’aumento del livello del mare di più di tre metri”. Questo era prima, circa un anno fa, ma adesso le circostanze sembra si stiano accelerando…
Con questa nuova scoperta, la tempistica per il collasso della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale è del tutto inquietante. In precedenza i ricercatori pensavano a decenni e secoli. Adesso, “all’interno delle nostre vite attuali”.
Presupponendo che non sia già troppo tardi, mai prima d’ora nella storia mondiale è stato importante avere una forte leadership in USA, per fare qualunque cosa sia necessaria per tamponare un cambio climatico incombente, un cataclisma del riscaldamento globale. È in gioco il nostro stile di vita.
In base a queste linee, la scienza che studia il clima è inspiegabilmente simile al rilevamento degli asteroidi vicini alla Terra, che nel corso dei millenni si sono occasionalmente scontrati con la terra, annientando ad esempio, i poveri ed indifesi dinosauri. Se un asteroide vicino alla Terra è progettato per urtare, forse un certo tipo di dispiegamento può prevenire il grande schianto dall’annientamento della vita sul pianeta. Perciò, ponendo la domanda più grande: Quale dispiegamento ferma le lastre di ghiaccio dal collasso?

McGovern: l’America fa paura, come la Germania nel 1933.

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Donald Trump dovrebbe “perdonare” gli americani per la loro ignoranza e condurre «un assalto frontale contro il “New York Times” e il “Wall Street Journal”, che ai cittadini hanno raccontato il contrario della verità». Se farà davvero un accordo strategico con Putin, il neopresidente «dimostrerà la sua serietà». Parola di Ray McGovern, ex dirigente della Cia. «Non sappiamo se Trump riuscirà a governare in modo indipendente dall’establishment: Jimmy Carter ci provò, ma non ci riuscì». L’unica buona notizia è che Hillary ha perso: «Si allontana così il rischio di una guerra nucleare», che McGovern – curatore del briefing quotidiano alla Casa Bianca dal 1963 fino al 1990 – giudicava concreto, con la Clinton al comando. Ma non c’è da stare allegri: «La situazione ricorda quella della Germania all’indomani dell’incendio del Reichstag nel 1933, che lanciò Hitler». Il problema? «Gli americani vivono sotto minaccia, dall’11 Settembre». Prima Bush, poi Obama, hanno calpestato la Costituzione in nome della sicurezza. E tutto, sulla base di rischi inventati di sana pianta, come le inesistenti armi di Saddam. Pessimo affare: l’America è nei guai, quindi anche il mondo. C’è solo da sperare che Trump sia sincero, e che non venga mangiato vivo dal super-potere.

«Credo che a breve vedremo di che pasta è fatto, Donald Trump», dice McGovern a Giulietto Chiesa, in una video-intervista concessa a “Pandora Tv”. «A parire dall’11 settembre 2001 – dice – gli americani si sentono spaventati, in pericolo: ed è stato 
Ray McGovern
l’establishment ad alimentare queste paure». Ora tocca a Trump: riuscirà a non farsi spolpare subito da Wall Street e dal Pentagono? A quanto sembra, le aperture verso la Russia lo confermerebbero. Poi c’è il fronte interno: «Le elezioni si vincono e si perdono sulle questioni economiche». Ufficialmente, «il tasso di disoccupazione è tornato ai livelli di oltre dieci anni fa, ma le persone sono ancora senza lavoro, o costrette a fare due lavori». Trump ha intercettato il malumore della gente comune, che «si sente abbandonata, non gli piace quello che ha fatto il governo e ha sentito di non contare nulla». Ma la propaganda di Trump – sessismo, razzismo – è stata violenta: «Quello che mi fa paura è che ci troviamo in una situazione non molto diversa da quella che si manifestò dopo l’incendio del Reichstag», dice McGovern. E le premesse per l’esasperazione popolare, aggiunge, portano la firma di Bush e Obama.


A partire dall’11 Settembre, insiste Ray McGovern, negli Usa sta prendendo piede una reazione simile a quella della Germania alla vigilia sdel nazismo: «La gente normale è spaventata e crede che la Costituzione debba fare un passo indietro per lasciare spazio a “nuove leggi”: i tedeschi le chiamarono “leggi d’emergenza”, noi Patriot Act. Leggi che infrangono la Costituzione». Ci vogliono anni prima che la Carta stabilisca che sono incostituzionali, ma «nel frattempo, molta viene viene arrestata e incarcerata, illegalmente». Per esempio, il presidente Obama può ancora arrestare qualcuno senza neppure un processo e sbatterlo a Guantanamo, fintanto che è in corso la “guerra al terrorismo”. «Sarebbe legale? No. E’ stata varata, questa legge? No, ma è stata scritta. Quindi, potrebbe essere considerata legale». Nessuno è più libero di criticare il governo, insiste l’ex alto funzionario Cia. «E’ una cosa maledettamente seria. E’ sui libri, è scritta, e ha già un effetto deterrente su ciò che le persone fanno o dicono». Lo stesso Obama ha sorvolato ripetutamente la Costituzione: «Come la mettiamo coi i “presunti terroristi” che il presidente ha ordinato di uccidere in Afghanistan e in Pakistan? Alcuni di loro erano cittadini americani, 
Eric Holder
sono stati privati della loro vita senza un regolare processo. Ma il ministro della giustizia di Obama, Eric Holder, diceva: no, noi non lo facciamo, il giusto processo, lo facciamo già qui alla Casa Bianca, senza bisogno di nessun tribunale».


«La cosa più triste», aggiunge McGovern, è che negli Usa «la professione legale si comporta in modo vergognoso: approva la tortura». Tutto merito di «un pugno di avvocati», che hanno dato il loro ok nel silenzio generale dei colleghi, «tutti molto riluttanti, troppo impegnati col loro prossimo ricco contratto». Persino gli psicologi, «utilizzati per avallare le tesi di Bush, dissero che non c’erano state torture: avevano corrotto anche loro». Ma, in compenso, «l’ordine degli psicologi li radiò dall’albo». Lo fecero «perché vincolati alla stessa regola dei medici: non fare del male». McGovern rivendica la “pulizia” di interi settori dell’intelligence: «Sapevamo, anche prima della guerra in Iraq, che le prove delle armi di distruzione di massa di Al-Qaeda e Saddam Hussein erano solo vecchi stracci, cioè che non esistevano. Lo abbiamo fatto presente, ma il presidente voleva la sua guerra, e così è stato». E la stampa? Non pervenuta: si è allienata al potere. Da allora è diventata il megafono della Casa Bianca, prima sotto Bush e poi con Obama. 
                                          «I media hanno 
Trump
raccontato agli americani che la Russia ha “invaso” la Crimea il 23 febbraio 2014, anziché dire la verità: e cioè che noi, gli Stati Uniti, il giorno prima avevamo fatto un colpo di Stato in Ucraina contro la Russia».

Riuscirà Trump a imporre una narrazione veritiera degli eventi? Sarebbe bello, sospira McGovern, dopo che la Clinton ha definito “killer” un leader come Putin, sostenuto da oltre l’80% dei russi. «Credo che Trump ce la possa fare», dice l’ex dirigente Cia, ma dovrà dire ai grandi media: «Ci avete mentito, non ci avete riportato i fatti reali e i problemi dell’Europa». Trump ha l’opportunità di smentire il mainstream, facendo un accordo con Putin. Gli europei? Ne saranno disorientati: «La cattiva notizia, per loro, sarà che dovranno spendere di più per la loro difesa. Ma la buona notizia è che la gente si chiederà: perché?». Già: se la Russia non è più una minaccia, perché investire ancora nella Nato? Allora, dice McGovern, sulla stampa americana cominceremmo a leggere cose del tipo “ok, avevamo esagerato: è vero, non abbiamo più bisogno di incrementare la difesa”. «Se hai a che fare con un popolo che non è stato nutrito di informazioni corrette, devi cominciare a farlo. E Trump lo può fare». Funzionerebbe: «La stampa lo seguirà e dirà: ah è vero, la Russia non è poi così male. Putin? Sta parlando col nostro presidente, quindi non dev’essere così cattivo». Ma lo stesso McGovern è il primo a sapere che, prima, bisogna fare i conti con l’oste: «La stampa è controllata dalle mega-corporations che fanno soldi con l’industria delle armi».

La lista dei nuovi ministri del governo Gentiloni.

Paolo Gentiloni © ANSA

Ecco la NUOVA SQUADRA DI GOVERNO
Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni
Sottosegretario alla presidenza: Maria Elena Boschi

Ministri senza portafoglio
Anna Finocchiaro: Rapporti con il Parlamento
Marianna Madia: Pubblica Amministrazione
Enrico Costa: Affari Regionali
Claudio De Vincenti: Coesione Territoriale e Mezzogiorno
Luca Lotti: Sport con deleghe su editoria e Cipe

Ministri con portafoglio
Angelino Alfano: Esteri
Marco Minniti: Interno 

Andrea Orlando: Giustizia
Roberta Pinotti: Difesa
Pier Carlo Padoan: Economia
Carlo Calenda: Sviluppo Economico
Maurizio Martina: Agricoltura
Gianluca Galletti: Ambiente
Graziano Delrio: Infrastrutture
Beatrice Lorenzin: Salute
Dario Franceschini: Cultura
Valeria Fedeli: Istruzione
Giuliano Poletti: Lavoro.
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/12/12/la-lista-dei-nuovi-ministri-del-governo-gentiloni_fd98f1a3-9b4f-40fb-b076-dca63a134140.html

(PD: De Vincenti, Minniti, Orlando, Pinotti, Calenda, Delrio, Galletti, Fedeli, Martina, Franceschini, Finocchiaro, Madia, Lotti, Boschi - NdC: Alfano, Lorenzin, Costa - Indipendenti: Poletti, Padoan).  

domenica 11 dicembre 2016

I debiti nei confronti dell'Inps passano agli eredi?

I debiti nei confronti dell'Inps passano agli eredi?

Non solo agli eredi si trasmettono tutti i debiti contributivi Inps ma questi sono anche gravati di relative sanzioni. Lo ha chiarito l'istituto di previdenza con la circolare numero 165 del 22 agosto 2001. Ma resta sempre la possibilità di rinunciare all'eredità: scelta conveniente quando, complessivamente, i debiti del defunto (compresi quelli contributivi) sono superiori ai crediti.
La Cassazione, riporta 'StudioCataldi', "con la sentenza numero 562/2000, aveva precisato che il debito ereditario cui si riferisce l'articolo 752 del codice civile è quello esistente in capo al 'de cuius' al momento della sua morte e ricomprende non solo la somma capitale ma anche gli interessi 'il cui maturarsi giorno per giorno non trova un limite temporale nella morte del debitore'".
Del resto, continua il sito di diritto, "l'intrasmissibilità agli eredi di un'obbligazione pecuniaria si ha solo quando essa rientra tra le situazioni giuridiche obbligatorie strettamente inerenti alla persona del titolare e, in quanto tali, destinate a cessare con la morte dell'obbligato".
Insomma, si sottolinea, "se il de cuius è inadempiente nei confronti dell'Inps, l'erede non potrà far altro che pagare". Ma se si rinuncia all'eredità, conclude 'Studio Cataldi', questa scelta può far cessare "tutti gli effetti che si sono verificati nei suoi confronti a seguito dell'apertura della successione e può restare, di conseguenza, completamente estraneo al fenomeno successorio, manlevandosi anche dal pagamento di quanto dovuto all'Inps".

http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2016/12/10/debiti-nei-confronti-dell-inps-passano-agli-eredi_WpzN3q0D0RO1cd5PbMdkxN.html

Come detrarre le spese sanitarie.

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Come ogni anno di questi tempi, in occasione della dichiarazione dei redditi, il contribuente è alle prese con la raccolta di ricevute, parcelle, fatture e scontrini relativi a spese sanitarie, di qualunque tipo (visite specialistiche, analisi cliniche, prestazioni chirurgiche, acquisto di farmaci, prestazioni specialistiche, ecc.), sostenute nel corso dell’anno precedente. Il motivo naturalmente è semplice: tutte queste spese, sostenute per sé e per i familiari a carico (coniuge, figli, genitori, generi e nuore, ecc.), possono essere detratte dall'Irpef, dunque un bel risparmio per il contribuente. La detrazione per spese sanitarie possono essere riportate sia  nel 730 che nel modello Unico Pf (precompilati o meno).
Importo delle detrazioni e franchigia.
La detrazione per spese sanitarie è stabilita nella misura del 19%. C’è tuttavia una franchigia di € 129,11. Questo significa che un contribuente che ha nel corso dell’anno ha sostenuto una spesa pari a 500,00 € per l'acquisto di farmaci e/o per ticket sui farmaci rimborsabili, può detrarre dall'imposta dovuta una somma pari al 19% di 370,89 € (differenza tra 500,00 € e 129,11 €), ossia 70,47 €.
La franchigia non si applica alle persone con handicap, le quali possono detrarre l’intero ammontare delle spese sostenute nel corso dell'anno.
Il contribuente può usufruire della detrazione del 19% anche rispetto a quelle spese sostenute dal familiare non fiscalmente a carico, sempre che quest’ultimo non dichiarai un reddito superiore ai 2.840 € per anno di imposta.
Il tetto massimo delle spese sanitarie detraibili al 19% è pari a 6.197,48 €  per ogni singolo anno di imposta. Oltre questa soglia e fino al limite di spesa nell'anno di 15.493,71 €, è possibile ripartire la detrazione in quattro quote annuali di pari importo. Il superamento del limite deve essere verificato considerando l'ammontare complessivo delle spese sostenute nell'anno, senza togliere la franchigia di 129,11 euro.
Quali spese si possono detrarre.
Indipendentemente dal fatto che siano state sostenute nell'ambito di prestazioni private o del Servizio Sanitario Nazionale (ticket), si possono detrarre le spese relative a: 
- analisi di laboratorio, radiologiche, di ricerca (TAC, Ecografia, Laser ecc.); 
- visite mediche generiche e specialistiche (compreso medico omeopata); 
- acquisto di farmaci (solo quelli classificati come "medicinali"); 
- ricoveri collegati a una operazione chirurgica o a degenze; 
- assistenza di infermieri e fisioterapisti (paramedici); 
- esami di laboratorio e cure prescritte da un medico; 
- cure dentistiche; 
- noleggio o acquisto di attrezzature sanitarie; 
- analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni; 
- ticket per spese sostenute tramite il Servizio Sanitario Nazionale; 
- spese per cure termali su prescrizione medica (escluso viaggio e soggiorno); 
- prestazioni rese da operatori abilitati alle professioni sanitarie riabilitative (fisioterapista, podologo, logopedista, terapista della psicomotricità dell’età evolutiva).
Si possono inoltre detrarre, purché accompagnati da prescrizione medica e scontrino parlante, le spese sostenute per l'acquisto di alcune protesi e ausili come gli occhiali da vista, le lenti a contatto, gli apparecchi per aerosol o per la misurazione della pressione, le calzature ortopediche, i plantari, i pannoloni per incontinenza, le siringhe, i materassi ortopedici e i materassi antidecubito, i test di gravidanza, di ovulazione e menopausa, ecc.
Così come si possono portare in detrazione le spese per la visita medica per il rinnovo patente di guida o quelle sostenute e rimborsate nell'ambito di una polizza sanitaria.
Portatori di handicap.
Come detto la detrazione del 19% si applica sull’intera spesa (senza togliere alcun importo) se questa riguarda i mezzi necessari per l’accompagnamento, la deambulazione, la locomozione e il sollevamento di portatori di handicap e l’acquisto di sussidi tecnici e informatici volti a facilitare la loro autosufficienza e possibilità di integrazione.
Spese veterinarie.
Le spese veterinarie sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per la pratica sportiva si possono detrarre oltre la franchigia di Euro 129,11 e fino ad un tetto di Euro 387,34.
Cosa non può essere portato in detrazione.
Non si possono detrarre le spese relative all'acquisto di:
parafarmaci, cioè ciò che sullo scontrino parlante non è indicato come medicinale o farmaco (Agenzia Entrate risoluzione n. 396/E del 22 ottobre 2008). La stessa risoluzione stabilisce che si possono detrarre unicamente medicine omeopatiche e fitoterapici approvati dall'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco); 
- gli integratori, anche se sono su prescrizione medica, e il latte artificiale perché classificato come alimento.
Non sono altresì detraibili le spese sostenute per:
- le prestazioni di chirurgia estetica o di medicina estetica non conseguenti ad incidenti, malattie o malformazioni congenite;
- il trasporto in ambulanza; 
- le prestazioni di un osteopata;
- i trattamenti di haloterapia o Grotte di sale;
- le prestazioni rese da un pedagogista;
- i danni arrecati da terzi (es. a seguito di un incidente stradale) già risarcite dal danneggiante o dalla compagnia assicurativa.
Documentazione da conservare.
Con lo scopo di alimentare i dati del 730 precompilato e dell'Unico Pf precompilato, dallo scorso anno sono le stesse strutture medico-sanitarie pubbliche e private a trasmettere direttamente all’Agenzia delle Entrate - attraverso il Sistema Tessera Sanitaria - le informazioni sulle spese sostenute dalle persone fisiche.
Nel 2015 hanno iniziato i medici chirurghi, gli odontoiatri e tutte le strutture accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale. A partire da quest’anno saranno tenute all’invio tutte le altre strutture, incluse quelle che erogano prestazioni ausiliarie della professione sanitaria (ottico, odontotecnico, fisioterapista, nutrizionista, ecc.).
Tutto ciò farebbe pensare che, ai fini della detrazione, non ci sia più bisogno di conservare la documentazione fiscale che certifica la spesa medico-sanitaria sostenuta (fattura, ricevuta, parcella quietanzata o scontrino). Pur tuttavia il nostro consiglio è di conservarla sempre, soprattutto se si provvede a modificare il modello 730/2016 o l'Unico Pf precompilati prima di trasmetterli telematicamente all’Agenzia delle Entrate.
Restando in tema di conservazione delle documentazione fiscale che certifica la spesa, va ricordato che per quanto riguarda l'acquisto di medicinali è necessario disporre dello "scontrino fiscale parlante", che riporti le seguenti indicazioni:
- l'intestazione della farmacia; 
- la natura del farmaco (è sufficiente che il documento di spesa rechi la dizione generica di “farmaco” o di “medicinale”); 
- il nome del medicinale (a partire dal 2010, su disposizione del Garante per la protezione dei dati personali, in sostituzione del nome viene riportato il codice alfanumerico posto sulla confezione di ogni medicinale); 
- il numero delle confezioni acquistate; 
- il codice fiscale del destinatario ovvero del soggetto che fruirà della detrazione.
Gli scontrini vanno conservati per 5 anni. Per evitare che si scoloriscano (ricordiamo che sono stampati su carta chimica), si consiglia di fotocopiarli o scannerizzarli e archiviarli sul proprio pc. Non è più obbligatorio invece conservare la fotocopia della ricetta rilasciata dal medico di base.
Per chi acquista protesi che non rientrano nei dispositivi medici, oltre alle relative fatture, ricevute o quietanze, deve conservare anche la prescrizione del medico curante. In alternativa alla prescrizione medica, il contribuente può rendere un'autocertificazione accompagnata da copia fotostatica del documento del sottoscrittore dove si attesta la necessità del contribuente o familiare a carico la necessità della protesi e la causa. Questo il fac simile da utilizzare.

sabato 10 dicembre 2016

Nella palude post-referendum c’è una vittima sacrificale: non certo Renzi, ma … Grillo. - Rosanna Spadini

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Il day after è arrivato e certo non abbiamo creduto alle lacrime da lumacone di Renzi, e nemmeno alle sue promesse da baro … al sabbatico per un anno di meditazioni Zen, o al ritiro definitivo dalla politica, oppure ancora alle elezioni anticipate. Con l’Italicum vincerebbero i 5 Stelle, quindi bisogna modificare la legge, perché i bari non rispettano le regole democratiche valide per tutti, ma le cambiano e le modulano secondo le proprie esigenze. La partita a poker Renzi l’ha persa, in realtà però il potere è come il banco del casinò, non perde mai, perché ha a disposizione le tv, megafoni amplificati alla cattura del consenso, che divulgano messaggi subliminali in gran quantità, così da confondere e disinformare.
Statura da elfo e stoffa da show man, Renzi ha perso, ma è già partita la controffensiva mediatica da parte del suo gruppo di potere, per ricomporre l’establishment, e risistemare la questione … il trasferimento di sovranità fuori dai parlamenti nazionali deve essere in qualche modo oscurato dai conflitti interni, alla ricerca di un’unità nazionale delle forze politiche schierate, inammissibile e improbabile.
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Probabilmente Mattarella farà di tutto per non sciogliere le camere, da buon democristiano, e traghetterà la casta verso un governo di scopo, e i motivi sono diversi, c’è una crisi bancaria in atto da risolvere, una legge di bilancio da produrre senza mance, e poi rassicurare i mercati, consegnare un segnale di stabilità all’UE … insomma problemi urgenti, che non possono tollerare una sospensione benché minima.
Il M5S naturalmente soffia sul fuoco e chiede elezioni anticipate, quindi nell’immediato post referendum  Di Maio dice «Ha perso la politica che crede che il reddito di cittadinanza, le proposte popolari siano soltanto utopia, noi da domani saremo al governo per creare una squadra di governo, un programma di governo, per un nostro futuro governo, è il momento di dire basta all’idea che una sola persona debba governare il paese, una legge costituzionale esiste già, se la deve modificare sarà la Corte Costituzionale a farlo, in questi giorni ci saranno dei correttivi per facilitare la continuazione dell’attività governativa, è finita l’epoca dei tweet che mandano al governo, è finita l’epoca delle scorciatoie, se noi andremo al governo ci andremo con il voto dei cittadini.»
E Di Battista ha aggiunto «Non ha vinto solo il M5S ma hanno vinto i cittadini tutti, noi abbiamo fatto il nostro dovere, un referendum senza quorum fornisce il dato che avete visto, ovvero che c’è il record degli elettori, noi ringraziamo tutti i cittadini che sono andati al voto, vorrei soltanto dirvi che è il momento di dire basta a chi dice che il movimento 5 stelle sia un movimento anti politico, se c’è un partito anti politico è quel partito che ha approvato con un parlamento incostituzionale una riforma antipolitica.»
Vabbè … utopia, reddito di cittadinanza, antipolitica … intanto il potere resta in mano alla casta, e i famigerati grillini sono trattati a pesci in faccia su tutti i network tv, che sembrano accanirsi nel presentarli come incapaci, inaffidabili, incompetenti, quindi sarebbe assurdo affidare loro il governo del Paese, data la “tragica” esperienza del governo di Roma … nonostante si siano battuti come leoni in tutte le piazze d’Italia a difesa della Costituzione, nonostante lo abbiano fatto con passione e senso civico, dato che la vittoria del NO si ritorce proprio contro il Movimento.
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Nel frattempo la casta piddina dopo un nanosecondo di sconcerto si rianima e riprende la solita ύβρις «Ripartiamo dal 40% di ieri! … Tutto è iniziato col 40% nel 2012, e poi abbiamo vinto col 40% nel 2014», il patetico tweet di Luca Lotti, sottosegretario a Palazzo Chigi, ma soprattutto da sempre braccio destro di Matteo Renzi «13 milioni e mezzo dei voti del SI’, rappresentano un capitale apparentemente blindato».
Ma Renzi è uno zòon politikòn, versatile e mutante nello zòon dello spettacolo, in una dimensione dove l’apparire trova la sua enfasi sullo schermo dei network, e raggiunge il suo massimo grado di esposizione tra i palinsesti giornalieri, per celare la vera essenza del potere. La botta è arrivata tosta, ma non credo inaspettata, quindi la nuova storytelling strategica riparte dalla seconda stagione e non promette nulla di buono.
Secondo Murray J. Edelman, politologo statunitense del ‘900, la politica è mossa da due sostanziali dinamiche, un mercato “strumentale” (occultato alla massa) ed uno “simbolico” (pubblico), interpretate a loro volta da tre differenti fattori, l’élite dominante, il popolo, e i gruppi di interesse, dove le lobby capitalistiche  influenzano l’operato dell’élite dominante, la quale  per assicurarsi il sostegno del pubblico massificato, offre alla massa simboli che la rassicurino, la commuovano o la spaventino. Lo spettacolo del mondo così com’è raccontato dai notiziari televisivi è un’essenziale sorgente di legittimazione per lo stato e dunque per il governo «là fuori ci sono terribili nemici e sfide complicate, per riuscire a vivere tranquilli qui dentro, nel salotto di casa dove il mondo è spettacolo, qualcuno deve pensarci per noi». (Constructing the Political Spectacle1988)
Dunque di simboli mediatici si nutre la mitologia della casta, di simboli si alimenta la dialettica oratoria e  gestuale del premier, alle prese con i prossimi scenari politici, che devono essere disinnescati uno dopo l’altro, dato che una soluzione definitiva non può esistere all’interno dell’Eurozona.
La sua narrazione propagandistica, fin dall’hashtag #enricostaisereno, è stata improntata alla massima spregiudicatezza … fomentare il bollore dell’acqua, finché la rana non fosse completamente bollita. Ma forse anche questa volta le sue dimissioni potrebbero rivelarsi un’operazione sagace e spregiudicata, che approfitta della sconfitta per mutarla clamorosamente nella palude più densa di questa strana crisi di governo.
Tre gravi problemi politico-economici da risolvere: la legge di bilancio (approvata a colpi di Fiducia in 48 ore, per la serie il bicameralismo e le sue lungaggini), la drammatica situazione del sistema bancario italiano (Monte dei Paschi), e la legge elettorale.
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Sulla questione legge di bilancio c’è una differenza sul deficit strutturale pari a un punto percentuale di PIL, circa €15 miliardi. La commissione europea aveva promesso una tregua fino al referendum ma ora richiederà aggiustamenti di bilancio con nuovi tagli o nuove tasse.
A Berlino già si parla di mandare la Troika in Italia, spiega in un’intervista Volker Wieland, uno dei consiglieri economici del governo tedesco che formano il consiglio dei Cinque Saggi. «Il nuovo esecutivo dovrebbe chiedere un programma di aiuti all’Esm» … «Il referendum sulla riforma costituzionale non ha modificato in alcun modo la situazione in Italia».   Il Meccanismo di stabilità europeo, altrimenti noto come Fondo Salva-Stati, sarebbe una sorta di commissariamento da parte della Commissione europea, della BCE e del FMI (chiamasi Troika).
Nei piani di Wieland «anche il FMI dovrebbe essere coinvolto nel programma di aiuti a sostegno dell’Italia …  da un lato rappresenterebbe uno scudo in caso di crisi debitoria in Italia e, dall’altro, ESM e FMI assieme potrebbero esercitare le giuste pressioni per sbloccare le riforme». Per Wieland, Renzi avrebbe sbagliato perché «ha legato il suo futuro politico alla riforma costituzionale invece di portare avanti riforme ambiziose sul mercato del lavoro, dei prodotti, dell’amministrazione pubblica e della giustizia … chiunque si troverà a governare il Paese in futuro, dovrà finalmente creare le condizioni economiche necessarie per una crescita sostenibile. L’Italia ha bisogno di una politica dell’offerta vicina al mercato». Quindi il commissariamento dell’Italia si avvicina, e sappiamo bene che questo comporterà tasse e balzelli, privatizzazioni e ulteriore svendita del patrimonio pubblico, così com’è accaduto in Grecia, dove sono stati svenduti porti e aeroporti ad aziende tedesche.
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Sulla questione banche e MPS le soluzioni di mercato sembra che non possano funzionare, probabilmente servirà un bail-in controllato e parziale con successivo intervento pubblico nel capitale. Mps è l’istituto bancario italiano che più di tutti risentirà della crisi politica post Renxit, che rende molto difficile assicurarsi un investimento da 1 miliardo di euro dal Qatar, per il piano di ricapitalizzazione. La banca soffre la crisi patrimoniale più grave in Europa, come hanno evidenziato gli ultimi stress test e, nel caso in cui il piano di ricapitalizzazione di Mps dovesse saltare, il Tesoro (primo socio con una quota di capitale del 4%) potrebbe ricorrere a un’operazione di nazionalizzazione della banca di Siena.
Per quanto riguarda l’Italicum va immediatamente cambiato, perché ai ballottaggi vincono sempre i 5 Stelle, quindi bisognerà aspettare la sentenza della Corte Costituzionale che ha rinviato la discussione sulla costituzionalità sulla legge a dopo il referendum, per poi discutere della nuova legge elettorale, che sarà categoricamente proporzionale, così costringerà alle ammucchiate partitiche ed esorcizzerà il rischio 5 Stelle. 
È la massima espressione della post-democrazia: la personalizzazione partitica delle regole democratiche.
Intanto lo scontro tra correnti del PD, nella palude delle 50 sfumature di grigio, nasce da un vero ginepraio inestricabile, e quando arriva Renzi, vince primarie, congresso, scalza Letta dal governo, dopo aver scalzato Bersani dal partito e rimescola la palude. I renziani passano saldamente in maggioranza e conquistano tutte le periferie, comprese le ex regioni rosse (Emilia con Bonaccini) tranne la Toscana. I lettiani, per quanto pochi, passano di fatto all’opposizione (Boccia), i Giovani Turchi (Orfini, Verducci, Orlando) dall’opposizione a Renzi (sostenevano Gianni Cuperlo, per la segreteria) passano in maggioranza, sfilandosi dal fronte delle opposizioni interne e arrivando a creare un asse con i renziani (Serracchiani su tutti). Il ruolo di Civati cresce, più mediaticamente che in quanto a numeri, contando su pochi parlamentari (Mineo, Casson, Ricchiuti e Vannino Chiti). L’area della minoranza bersaniana si frantuma, mentre i dalemiani si arroccano in posizione di sdegnosa retroguardia.
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L’Area riformista, il grosso della minoranza dem di derivazione bersaniana, si divide tra i più dialoganti (Roberto Speranza) e i duribersaniani D’Attorre, De Giorgis, Gotor, mentre Stefano Fassina gioca sempre più un ruolo autonomo. Il giglio magico, formato dal ministro Boschi, il sottosegretario Lotti, il portavoce Sensi e pochi altri (tra cui il ministro Madia, ex veltroniana), scontenta quasi tutti, renziani nuovi e vecchi, per la sua eccentricità. Da ultimo una nuova corrente, che conta quasi 80 parlamentari, ribattezzata dei catto-renziani perché l’elemento cattolico è quello più pronunciato, corrente voluta da Richetti, Rughetti e Delrio, ma che gode della benedizione del vicesegretario, Lorenzo Guerini (ex-dc ed ex-ppi a sua volta).
Difficile capire come andrà a finire la storytelling per la formazione del nuovo governo, non solo a Mattarella spetta l’ardua sentenza dentro la palude del renzismo dem. Ma le prospettive politiche per Renzi non sembrano comunque finite qui, ed anche se Renzi ha molteplici colpe, non pagherà per questo: ha voluto personalizzare il referendum proponendo una pessima riforma, confusa e disorganica, ha tentato di spaccare l’Italia in due, secondo il motto ben conosciuto divide et impera, ha cercato la deriva autoritaria sottraendo agli elettori l’elezione del Senato, ha evocato spettri apocalittici di crisi finanziarie alle porte, terrorizzando con l’eventualità di uno spread alle stelle, di mercati nel panico, ha sprecato sei mesi di campagna referendaria fallimentare, quando i problemi urgenti erano ben altri, e infine ha speso per tutta questa sceneggiata 300 milioni di euro buttati al vento.
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Nonostante tutto questo, nonostante il discorso strappalacrime drammatizzato con enfasi la sera della debacle (scritto da Alessandro Baricco), e benché abbia ripetutamente ricordato di volersi addirittura ritirare dalla politica, Renzi non se ne andrà … si è preso una breve pausa sabbatica per riordinare i progetti e se possibile spaccare il PD, ma sarà ben presto pronto a ritornare sulla scena, dato che the show must go on … e il suo apparato lobbistico di riferimento pretende risposte.
Anzi ha avanzato apertamente la pretesa che tutti i partiti dovrebbero assumersi le loro responsabilità (dopo che i guai li ha combinati lui), che quindi la modifica dell’Italicum ora dovrebbe diventare non solo un onore, ma anche un onere dei leader dell’opposizione. Insomma, un po’ come la favola del lupo e dell’agnello …
Nella palude dem lo show man batte tutti in carisma comunicativo mediatico, dialettica brillante, oratoria suggestiva, risposta pronta, ironia goliardica da boy scout d’antan … nessuno può sostituirlo in questo momento storico, all’interno di quella barcaccia melmosa ricolma di vecchi arnesi del PD non c’è alternativa a Renzi, perché la rottamazione mediatica è realmente avvenuta, e nella società della politica spettacolo solo lui è in grado di condurre lo show quotidiano e narcotizzare le disarmanti platee piddine, rubizze e plaudenti.
Renzi è giovane ed è molto astuto, quindi approfitterà del 41% dei Sì che ha comunque preso al referendum, per farsene vanto e ripartire, con un gruzzolo personale sostanzioso su cui lavorare nel prossimo anno di campagna elettorale, anche se fosse solo la metà riconducibile al suo progetto.
Il nuovo governo dovrà essere di scopo, progettato su scadenze ben precise: legge elettorale, salvataggio del sistema bancario al collasso, correzione della Legge di Stabilità che a marzo l’Ue boccerà, e dialogo più o meno incandescente con l’Eurogroup e la Troika …  tirando una lunga e delirante volata fino al 2018.
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Il renzismo per ora ha subito una battuta d’arresto, ma non può sparire, anzi si sta attrezzando per risorgere, perché è contaminato da un germe contaminante condiviso da due forze ideologicamente tracimanti: il mal celato fanatismo europeista da una parte, e il finanzcapitalismo tecnologico mediatico dall’altra. Il germe in questione ha un nome (euro) e una pluralità di declinazioni (Fmi, Bce, Ue, JP Morgan, Goldman Sachs, BlackRock) contrassegnate da un minimo comune denominatore: la dissoluzione della sovranità nazionale in un organismo imperialista europeo.
Proprio da ultimo è tornato sulla scena il badante della nipote di Mubarak, redivivo dall’ennesima mutazione transgenico cardiologica, rettiliano dal sangue freddo e dal piglio geniale, che si è messo a divulgare il nuovo credo politico, copiato pari pari dai 5 Stelle: uscita dall’euro, o moneta complementare, sovranità monetaria, stampare moneta per favorire la crescita economica … e come un avvoltoio, il nuovo governo delle larghe intese e delle coscienze stagnanti, calerà sulla cancrena del benessere sociale italiano, sostenendo la sua campagna demonizzante contro il M5S e Grillo in particolare, etichettato fascista, tiranno, ignorante, populista, massone e licantropo …
Ecco perché la vittoria del referendum si rivelerà un boomerang nei confronti dei 5 Stelle, troppo onesti e democratici per ambire alla guida del governo dell’Italia.