martedì 4 febbraio 2020

Il Movimento e la battaglia contro il vecchio regime. - Tommaso Merlo



La battaglia contro il vecchio regime è solo all’inizio. Lo dimostrano le imboscate sui vitalizi, sul taglio dei parlamentari, sulla prescrizione e poi ancora la difesa dei Benetton e con essi di tutta la sottocultura lobbistica che agisce dietro alle quinte dei vecchi partiti e della stampa organica. Il vecchio regime sta lottando strenuamente per tornare ad abbuffarsi e se continua così presto riuscirà nel suo intento. Eppure, in molti sembrano aver già abbandonato la battaglia per il cambiamento. Come se avessero confuso il fischio d’inizio con quello della fine. Sono passati poco meno di due anni da quello storico 4 marzo. Un nonnulla nella parabola di una repubblica, eppure l’entusiasmo sembra inspiegabilmente già scemato e il vecchio regime sta rialzando la testa con sempre maggiore arroganza. Perché pensa che la sbornia movimentista stia passando e ben presto la porcilaia potrà riprendere il suo tran-tran. Il Movimento 5 Stelle ha approvato molte leggi importanti ed innovative, ha fatto tutto il possibile tenendo conto della necessità di cooperare coi vecchi partiti e cioè con chi l’Italia l’ha devastata e oggi dice di volerla sistemare. Ha fatto tutto il possibile avendo tutti contro. Eppure sta soccombendo mentre i vecchi partiti risorgono. Un paradosso. Ma un motivo c’è. Il Movimento non è riuscito ad intaccare i pilastri su cui si regge il vecchio regime che ha quindi potuto reagire e ribaltare lo scenario politico a suo favore. Per colpa prima della Lega e poi del Pd, il Movimento non è riuscito a disinfestare l’Italia dai conflitti d’interessi, non è riuscito a stroncare l’informazione serva delle lobby ed introdurre una vera libertà di stampa, non è riuscito a vincere il parassitismo dei gruppi di potere e la cultura politico mafiosa che ancora impregna ogni anfratto di questo paese, non è riuscito a scalzare le vecchie caste che ancora imperano ai vertici di ogni settore. Lega e Pd non gliel’hanno concesso. Basti pensare alla mancata riforma dell’editoria, oppure al tentativo andato male di cambiare paradigma di sviluppo smettendola con le grandi opere e puntando a quelle utili e alla manutenzione, basti pensare alla via crucis delle concessioni autostradali quando in un paese sano i Benetton sarebbero tornati a filare pullover il giorno dopo il Morandi, basti pensare al casino scatenato attorno ai privilegi e all’impunità dei ricchi e dei potenti, basti pensare alla ferocia dell’informazione e della politica di regime contro il Movimento. E così, non avendo fatto saltare i cardini su cui si regge il vecchio regime, il Movimento si è ritrovato contro una forza più potente di lui che fin dal 4 marzo ha lavorato strenuamente nelle retrovie per distruggerlo. Rovinandogli l’immagine, infamando i suoi portavoce, piantando zizzania, sminuendone i traguardi raggiunti e dipingendolo come un progetto politico illusorio e fallimentare rispetto alla seria ed affidabile politica tradizionale, facendo passare il messaggio che una alternativa non sia possibile. Un’immensa opera mistificatrice e restauratrice che rischia di avere successo per colpa di tutti quelli che hanno mollato, che hanno confuso il fischio d’inizio con quello della fine. Tra loro molti cittadini che si son fatti infinocchiare, che hanno finito per abboccare a qualche zuppa riscaldata o si son rifugiati nell’indifferenza. Ma tra loro anche portavoce che hanno rotto le file permettendo al proprio misero ego di mettersi di mezzo. Malpancisti, taccagni, traditori, primedonne e sgualdrine che hanno indebolito la forza del Movimento. Per riuscire nell’impresa di ribaltare uno dei regimi più mafiosi, elitari e marci del mondo occidentale, il Movimento doveva poter contare su tutti i milioni di voti che lo hanno votato il 4 marzo e su un gruppo di portavoce granitico. Ma non tutto è perduto. Questo perché il vecchio regime non solo non ha fatto mea culpa ma non è riuscito a proporre nulla di nuovo, vuole solo tornare indietro ad abbuffarsi. Questo rende il modello e i contenuti del Movimento ancora politicamente attuali e vincenti. E la battaglia per il cambiamento solo all’inizio.

Marco Revelli: “La prescrizione, i privilegi, i Benetton, Craxi, le urla anti-Davigo degli avvocati e altri segnali di regresso.”- Silvia Truzzi



Vitalizi, prescrizione, Craxi statista e Davigo rinnegato: tira un’arietta di restaurazione? Per capire come e perché abbiamo interpellato Marco Revelli, sociologo e professore all’Università del Piemonte orientale. Che comincia così: “Passata la grande paura di un precipizio autoritario – la vittoria di Matteo Salvini in Emilia-Romagna avrebbe avuto un terribile effetto domino – riemerge una deriva che risiede saldamente nell’autobiografia della nostra nazione”.
A quale deriva si riferisce? A quella restauratrice di una politica opaca e compromissoria. Un modo di concepire l’agire pubblico come inevitabilmente contaminato da corruzione e privilegi. Un’idea bassa della politica che dagli anni 90 ha connotato trasversalmente il cattivo bipolarismo italiano, evidente nel polo berlusconiano ma non estranea al centrosinistra.
Il Senato ripristinerà i vitalizi così come li abbiamo sempre conosciuti, senza la sforbiciata imposta dal ricalcolo su base contributiva in vigore dal gennaio 2019. Sono un aspetto forse secondario anche se significativo di un cattivo costume. Sono un tema di agitazione politica soprattutto in un momento di crisi e scontento popolare. Indicano certamente un privilegio di casta, anche se naturalmente non incidono più di tanto sul bilancio dello Stato. Quel che colpisce è la sordità di quella parte di classe politica che li difende verso la sensibilità del popolo. Abolirli sarebbe un buon segnale verso un elettorato in buona misura esasperato e che non smette di manifestare con l’astensione il proprio disamore.
Il partito di Berlusconi pluriprescritto vorrebbe giocare la carta del referendum contro la nuova legge sulla prescrizione. Mi pare un tentativo di schierarsi da parte degli imputati privilegiati: non so quanto i cittadini li seguiranno in caso di referendum… Una volta che il processo è iniziato la prescrizione è a mio avviso scarsamente difendibile. Lo è da una lobby, quella degli avvocati, che sulla tendenza a prolungare i processi fino a farli sfociare in un nulla di fatto in qualche caso ha costruito la propria fortuna. Mi riferisco soprattutto agli avvocati che hanno assistito uomini di potere come Berlusconi: quante ne ha scampate di condanne grazie alla prescrizione? Onestamente non credo che il rimedio contro la lunghezza dei processi, che pure è un problema, sia la prescrizione. Per un innocente l’idea di non essere condannato grazie alla prescrizione è un affronto.
Che pensa del balletto su Autostrade? Una vicenda surreale. Le barricate che vengono erette contro la revoca, che a me sembra un provvedimento dovuto non solo di fronte alla tragedia del ponte Morandi, costata la vita a 43 persone e in cui sono emerse in modo scandaloso le responsabilità dei concessionari. È dovuto anche di fronte allo stato deprecabile della manutenzione dell’intera rete autostradale. Di fronte a queste inadempienze la revoca, o l’annullamento, mi pare un provvedimento sacrosanto. Non farlo sarebbe una difesa d’ufficio di gestori che non hanno rispettato il contratto.
Le Camere penali volevano impedire a Piercamillo Davigo, inviato dal Csm, di parlare all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario a Milano. Un comportamento che esprime una concezione mercantile della professione: più che alla giustizia si pensa all’impunità dei propri clienti. È una brutta reazione corporativa, che tradisce quello che dovrebbe essere il mandato sociale della professione di avvocato.
C’è un clima di riabilitazione della figura di Craxi? Sì, si è sedimentata – a destra come a sinistra – l’idea che Tangentopoli è stato un incidente di percorso determinato da un manipolo di giacobini fanatici, i magistrati del pool, che non sapevano come va il mondo. Perché la politica è quella incarnata da Craxi e poi da Berlusconi. Ho trovato grottesco il pellegrinaggio ad Hammamet: il sindaco di Bergamo, la delegazione ufficiale di Forza Italia, Pittella.… Mi hanno colpito molto le parole di Giancarlo Giorgetti – erede del partito del cappio – che ha detto che nel suo pantheon ci sono Craxi, Sturzo e Bossi. Con questo povero Sturzo a far la parte del Cristo tra i due ladroni. Hanno costruito un pezzo del loro capitale politico su quei cappi, che naturalmente nessun magistrato di Mani Pulite si sarebbe mai sognato di avallare: ecco cos’è il trasformismo.
Torniamo al passato? Nell’area che va dall’Italia Viva renziana al Pd riconfigurato da Zingaretti, passata la grande paura di Salvini, si fa finta che tutto possa tornare come prima. Questa grande voglia di bipolarismo mi pare nasconda una grande voglia di Seconda Repubblica. Che è stato un sistema malato di corruzione e consociativismo transpolare, cioè di collusione tra i due poli che ha tagliato fuori il sentimento popolare. Temo si voglia tornare a quel demi-monde che si pensava finito nel 2011. È un errore catastrofico in un universo politico così frammentato. Anche il maggioritario sarebbe una catastrofe perché è un sistema che frustra la domanda di rappresentanza, anche considerando il taglio del numero dei parlamentari. Scansato il mostro Salvini, i nuovi mostri sono il ritorno al passato con bipolarismo e maggioritario.

Andrea Scanzi: “Non solo Santori e gaffe: le sardine sono molto altro”



Lasciandosi fotografare accanto a Luciano Benetton, le quattro Sardine fondatrici hanno commesso un errore allucinante. Oliviero Toscani, che ovviamente se la sta ridendo un mondo, ha detto che quelle foto dovevano rimanere private. Figurarsi: nulla, a certi livelli, resta privato.
Quando ho messo in scena Il cazzaro verde a Bologna il 22 gennaio, ho invitato tutti e quattro. Sarebbero venuti, ma non appena hanno saputo che in platea c’era anche Bonaccini hanno cambiato idea per non farsi strumentalizzare. Alla fine è venuta solo Giulia Trappoloni, non come Sardina ma come nata in provincia di Arezzo (come me). Anche i muri sapevano che le Sardine avrebbero votato Bonaccini, ma ho apprezzato il loro rigore. Quel rigore che non c’è stato con Benetton. Se è lecito visitare Fabrica, il “centro per sovversivi” creato da Toscani per dar spazio alle giovani eccellenze italiane, farsi fotografare (per giunta sorridenti) fianco a fianco con Luciano Benetton è irricevibile. E regala argomenti a chi, rosicando e delirando, sostiene che le Sardine siano un esperimento di laboratorio creato da Prodi e Pd.
Le Sardine non esistono, come recita il titolo del loro libro in uscita per Einaudi: “Non esistono” nel senso che sono tutti e nessuno. Elettori Pd, 5 Stelle, sinistra radicale, astenuti: persone unite anzitutto dal non volersi far evirare da Salvini. Mattia Santori, autoproclamatosi leader, ha ammesso a fatica l’errore dopo le critiche arrivate anche da Sardine colleghe (Jasmine Cristallo, vicina a Potere al Popolo). Bene. Ma non basta, perché Santori sta diventando per molti “antipatico a prescindere”. Da Floris è riuscito a farsi demolire da Senaldi e Sallusti. Quando è salito sul palco di piazza San Giovanni, di fronte a una folla meravigliosamente smisurata, ha indossato la faccia compiaciuta del rappresentante d’istituto che occupa a caso la palestra, per poi espettorare punti programmatici puerili: roba tipo “i politici non devono dire parolacce” (sticazzi!). Lercio lo ha ritratto mentre è al ristorante con la faccia assorta: “Mattia Santori sorpreso a fissare un menu per ore si giustifica: ‘Per ora so cosa non voglio!’”. Recensione strepitosa: Santori è a oggi perfetto come icona di milf e politically correct, ma non appena deve esibire contenuti denota lo stesso spessore delle sogliole anoressiche.
Peraltro Santori è un ex (ex?) renziano che il 4 dicembre voto sì perché voleva il cambiamento (sic). Somiglia più a Calenda che a Berlinguer, e non si capisce perché uno così debba sintetizzare mediaticamente un’esperienza così bella. Come ha scritto Paolo Flores d’Arcais su MicroMega: “L’endorsement al governo – a cui non chiedete nulla di scomodo – e la foto testimonial con i Benetton – perché farvi strumentalizzare? – sono due atti incoerenti con l’esplosione di speranze che avete suscitato. Il vostro non voler essere ‘divisivi’ assomiglia troppo al non dispiacere a nessuno. Il no a Salvini non basta”.
Santori ha un futuro assicurato da parlamentare (mi gioco una palla che sarà in Parlamento al prossimo giro), ma le Sardine non possono essere solo lui. Il loro è un movimento carsico, che se diventa soggetto politico non andrà oltre un futuro da costola minore del Pd, ma che nella società civile può continuare ad avere un ruolo nobilissimo: quello di sentinella e catalizzatore democratico di indignazione. Con Benetton siete stati ingenui, gonzi e coglioni. Ci sta: siete dentro un ingranaggio più grande di voi. Ora, però, diteci non solo cosa non volete: ma pure cosa volete. Partendo, magari, da revoca concessioni e prescrizione.

La7, “Ha il pass disabili ma è irregolare”: la denuncia nei confronti del vicesindaco (Lega) di Ferrara. I video in cui corre e va in bicicletta.



Ha il pass disabili, dopo un incidente avvenuto nel 2006, ma irregolare. È la denuncia fatta da Piazzapulita (che ha raccolto quella dell’ex responsabile dell’Ufficio Benessere ambientale, Fausto Bertoncelli) al vicesindaco della Lega di Ferrara, Nicola Lodi, detto Naomo. Nel servizio andato in onda su La7 si vede Lodi correre dietro ai migranti, andare in bicicletta mentre insegue presunti spacciatori e percorrere le strade della città su uno slittino trainato, probabilmente, da un’auto. Il vicesindaco, come aveva rivelato IlFattoQuotidiano.itvive in una casa popolare nonostante uno stipendio da 4.800 euro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/01/la7-ha-il-pass-disabili-ma-e-irregolare-la-denuncia-nei-confronti-del-vicesindaco-lega-di-ferrara-i-video-in-cui-corre-e-va-in-bicicletta/5692233/?fbclid=IwAR0X1c2Gwskmyb26zzWyM0ZWzGi--3oB0LBrwUE7P86fdXSIDGYbvXrRwCs

Ma mi faccia il piacere - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 3 Febbraio.

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Duri d’orecchio. “Gli avvocati stufi di dover ascoltare Davigo” (Filippo Facci, Libero, 30.1). Rischiano di imparare qualcosa.

L’ideona. “‘La prescrizione di Bonafede intasa il sistema’. L’allarme della Cassazione agita il governo” (La Stampa, 1.2). “Cassazione, i dubbi sulla riforma: senza prescrizione rischio paralisi” (Corriere della sera, 1.2). “Prescrizione vuol dire paralisi giudiziaria” (il Foglio, 1.2). Giusto: contro l’intasamento e la paralisi, prescrizione obbligatoria per tutti i processi.

Noi siamo scienza. “La migliore arma per fermare l’epidemia è isolare chi ha contratto l’infezione” (Roberto Burioni, virologo, La Stampa, 1.2). Fortuna che ci sono scienziati come lui, sennò non ci arrivava nessuno.

Sorpresa. “Inaugurazione dell’anno giudiziario: a sorpresa spunta De Vito, imputato per lo stadio” (Repubblica-cronaca di Roma, 2.2). Nessuna sorpresa di Repubblica, invece, per la presenza all’Anno giudiziario milanese del sindaco Giuseppe Sala, condannato a 6 mesi in primo grado per falso in atto pubblico.

Promesso? “Salvini: ‘Io rifarei tutto’” (Il Messaggero, 28.1). Oh, mi raccomando, l’hai promesso eh?!

Resurrezioni. “La morte dei Cinquestelle resuscita Autostrade” (Libero, 29.1). I 43 morti ancora no.

Garantisti. “Processare Bonafede” (il Foglio, 28.1). “Gli avvocati arrestano Davigo e Bonafede” (il Giornale, 2.2). E questi sono i garantisti. Poi ci sono i giustizialisti.

Moderati. “La sinistra ha attuato una mobilitazione degna dei tempi andati, si è vista in tv gente di più di cento anni portata ai seggi, disabili accompagnati con i pulmini…” (Attilio Fontana, Lega, governatore della Lombardia, 28.1). E questi sono i moderati. Poi ci sono gli estremisti.

Tradizioni famigliari. “Sulla prescrizione sto con Forza Italia, noi non siamo per le manette” (Matteo Renzi, segretario Iv, repubblica.it, 1.2). Ma papà ti manda solo?

Se c’ero dormivo. “Italia Viva non c’era in Emilia perché me l’ha chiesto Boanaccini” (Renzi, La Stampa, 28.1). Sennò sai che trionfo. E in Calabria chi te l’ha chiesto?

Macedonia alla calabrese. “Santelli in trincea: ‘Caccerò i mandarini’” (il Giornale, 28.1). Ma non toccatele il Banana.

Agende. “Il Pd a Conte: ora cambiamo agenda” (La Stampa, 28.1). Nazareno Gabrielli.

Il giureconsulto. “Il capo della magistratura dice che l’abolizione della prescrizione è una stupidaggine” (Piero Sansonetti, Tagadà, La7, 31.1). “Davigo non ne sa moltissimo di diritto” (Sansonetti, il Riformista, 28.1). “Davigo, poco noto come giurista ma notissimo come personaggio Tv” (Sansonetti, ibidem, 31.1). Parla il giurista che crede che la magistratura abbia un capo.

Riflessi prontissimi. “Io senatrice ho deciso di lasciare i 5Stelle anche per lo strappo sulla prescrizione” (Silvia Vono, senatrice passata dal M5S a Iv, Il Dubbio, 31.1). Poverina, non si era accorta che i 5Stelle sono contro la prescrizione da quando sono nati.

Grasso che cola. “‘Deriso perché ero obeso’, Filippo Sensi in Aula racconta la sua storia” (Ansa, 29.1). “Bullismo, il deputato Sensi si sfoga in Aula: ‘Ciccione, così mi insultavano da bambino’” (Il Messaggero, 29.1). “Ho perso 40 chili e ora sono il simbolo dei grassi bullizzati” (Sensi, deputato Pd ed ex portavoce di Renzi, intervista a Repubblica, 30.1). “Sensi: il testo completo del discorso” (corriere.it, 30.1). “Quando mi chiamavano Cicciobomba” (Sensi, intervista a Vanity Fair, 31.1). “Le parole di Sensi: un aiuto concreto per i ragazzi che soffrono” (La Stampa, 1.2). Senza offesa per nessuno: esticazzi?

Autoritratto. “I 5 Stelle non hanno più nulla da dire. Sono stati al governo con tutto e il contrario di tutto e non han combinato niente” (Federico Pizzarotti, sindaco di Parma eletto dal M5S, poi passato al centrosinistra, Repubblica, 27.1). Quindi si sente ancora un 5Stelle.

Ignobili. “Craxi è un punto di riferimento della sinistra riformista. Berlinguer è stato un grande leader, ma aveva ragione Craxi. Renzi ha avuto la capacità di rendere maggioritarie quelle idee. Ad Hammamet non sono andato per impegni elettorali, ma ho spedito un sms affettuoso a Bobo. Il primo comizio che ho visto è stato di Bettino, avevo 13 anni. Indimenticabile” (Luciano Nobili, deputato Iv, la Verità, 201). Povero ragazzo: da certi traumi infantili non ti riprendi più.

Il titolo della settimana/1. “Vince il Pd riformista, perde il Pd delle Procure” (Il Riformista, 28.1). Uahahahahaah.

Il titolo della settimana/2. “Diliberto a Wuhan, città del virus: ‘È meno sporca di Roma’” (Libero, 30.1). “Ormai a Bogotà dicono: ‘Non siamo mica a Roma’” (il Foglio, 30.1). Poi dicono che la stampa satirica è morta.

La Giustizia è l'ordine virtuoso dei rapporti umani, una virtù morale. - La prescrizione è l'esatto contrario.

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Partendo dal principio che la giustizia si ottiene solo quando un reato viene punito e i piatti della bilancia si allineano, tutto ciò che va ad intralciare questo delicato, ma utile meccanismo, va abolito perchè andrebbe a svilire, annichilire il senso stesso della giustizia.
La prescrizione potrebbe essere utile solo nei paesi che rispettano la legge intesa come giustizia, che è "l'ordine virtuoso dei rapporti umani", e non l'adoperano come mezzo per allungare i processi ed uscire indenni da pene e condanne, se colpevoli.
La legge, pertanto, diventa giustizia solo se la mentalità di chi l'adopera è leale ed onesta, viceversa, nelle mani dei disonesti diventa anch'essa strumento di strapotere ed ingiustizia.
E noi italiani non rientriamo nella categoria degli onesti, mi pare.
Inoltre permettere che vengano prescritte cause penali come l'omicidio, o la grande evasione fiscale, o la pedofilia, o gli attentati alla vita pubblica, o l'aver procurato un disastro ambientale...ed altro non è giustizia, è solo ingiustizia.

Quindi, quando parliamo di prescrizione, cerchiamo di ricordare che la nostra storia è ricca di colpevoli usciti indenni da procedimenti penali perché prescritti.
Chi vuole mantenere la prescrizione ha scheletri nell'armadio e vuole difendere se stesso da eventuali processi che si profilerebbero all'orizzonte se si scoprissero gli altarini.
La prescrizione, infine, è utile solo agli azzeccagarbugli che, protraendo i processi per quisquilie di nessuna importanza, oltre a guadagnare ingenti somme di denaro, probabilmente neanche dichiarate, danno ai loro assistiti, colpevoli di reati, la possibilità di uscirne indenni.
La prescrizione in Italia va abolita!
C.

Molecola contro osteoporosi, la firma di una ricercatrice barese. - Francesca Di Tommaso

Molecola contro osteoporosi, la firma di una ricercatrice barese
La scienziata barese Maria Grano.

«Ci hanno tenuti sul filo per tre anni. Ma finalmente il brevetto americano è stato concesso». Una gran massa di capelli corvini e due occhi di carbone che brillano emozionati: la scienziata Maria Grano non nasconde la soddisfazione. La «sua» creatura, quella molecola Irisina che sconfigge l’osteoporosi, ha superato l’ultimo ostacolo burocratico per la vendita del farmaco in tutto il mondo.
«Dopo la concessione del brevetto italiano, nel 2016, ed europeo l’anno successivo, è arrivata la concessione statunitense. Dagli Usa ci hanno fatto soffrire: molte obiezioni benché i dati fossero inconfutabili - racconta Grano -. I ricercatori americani tendono a proteggere i brevetti interni. Ed erano un po’ piccati dal fatto che, benché fossero stati loro a scoprire l’Irisina, non avevano colto il suo ruolo primario nella lotta all’osteoporosi. Ora, aver ottenuto il brevetto americano significa che la vendita del farmaco, una volta sviluppato, può avvenire solo pagando il titolare del brevetto, ovvero l'università di Bari. Chiunque lo utilizzi per la cura dell'osteoporosi dovrà prendere accordi e dare le royaltes ad Uniba. Considerando che nel mondo gli osteoporotici sono oltre 200 milioni - continua la scienziata - si tratta di un mercato molto importante».
Maria Grano si è laureata a Bari. Qui dal 1987 si occupa di studi sul metabolismo osseo. Qui, dopo sette lunghi anni di precariato, è diventata ordinario di Istologia ed embriologia nella scuola di Medicina dell’ateneo barese e capo del team di ricerca. Quanti lavorano sull’Irisina? «Silvia Colucci, Giacomina Brunetti, Graziana Colaianni, Lorenzo Sanesi, Giuseppina Storlino, Giorgio Mori. Associati, ricercatori e dottorandi. L’80% donne - sorride Grano - in un laboratorio che lavora dalle nove del mattino alle nove di sera. Con una passione e un entusiasmo sorprendenti». Gli studi proseguono grazie ad un finanziamento regionale nell'ambito di un progetto chiamato «TecnoMedPuglia per la medicina di precisione». La produzione di un farmaco ha un percorso lunghissimo e costosissimo. «In pratica sono sempre in giro a divulgare la ricerca ma soprattutto a raccogliere fondi» chiosa Grano.
Da piccola, la scienziata nata ad Acri ma barese d’adozione, voleva fare il chimico. Nelle sue ricerche, l'Irisina compare nel 2012, quando questa molecola, prodotta dal muscolo durante l’esercizio fisico, viene scoperta da un gruppo di ricercatori di Harvard. E ad Harvard scoprono che Irisina trasforma il grasso bianco, cattivo, in grasso bruno, buono. Negli Usa, si apre così un nuovo mondo per la cura dell’obesità.
Maria Grano, invece, guarda oltre. E scopre che il ruolo principale dell'Irisina non è tanto sul grasso quanto sullo scheletro. Ha un’azione sia preventiva che curativa dell’osteoporosi. Fortifica le ossa, potrà cambiare la vita di anziani e malati che, impossibilitati a muoversi, non producono naturalmente la molecola. Il farmaco «farà attività fisica» al loro posto.
Dal 2000 la Grano coordina progetti di ricerca di Biomedicina spaziale per lo studio dell’osteoporosi e delle funzioni ossee in microgravità, in collaborazione con le Agenzie spaziali Asi, Esa e Nasa. «Gli astronauti, in assenza di gravità, perdono massa ossea e massa muscolare per assenza di peso -spiega la ricercatrice - Lo spazio rappresenta quindi per noi un laboratorio dove studiare l’osteoporosi. Anche perché nello spazio tutto avviene più rapidamente che sulla Terra. Per esempio, la massa ossea che perde un astronauta in un mese equivale più o meno a quello che un paziente, sulla Terra, perde in un anno». Ma le agenzie spaziali, che per un mese hanno ospitato a bordo della stazione spaziale internazionale partita dalla base Nasa di Cape Canaveral un esperimento in presenza di Irisina, sono interessati anche in prospettiva allo sviluppo della missione su Marte che prevede tempi lunghissimi di permanenza nello spazio.
I dati della missione di Cape Canaveral sono stati analizzati «Il lavoro non è stato ancora pubblicato ma vi posso assicurare - conclude Grano - che gli effetti di Irisina sono veramente impressionanti. Le cellule che fanno osso nello spazio senza trattamento si azzerano». L’agenzia spaziale europea ha finanziato un nuovo progetto. Quando si può ipotizzare la produzione del farmaco? «Gli studi su modelli animali di osteoporosi sono promettenti. Ora stiamo procedendo alla produzione industriale di Irisina, perché bisogna produrre una molecola pura, certificata - spiega Grano - Tra studi di tossicità e sperimentazione umana, presumibilmente nel 2025».