giovedì 27 febbraio 2020

Un mistero sotto il Sombrero. - Davide Coero Borga



Sopra la calotta e la tesa della galassia a forma di cappello M104, il telescopio spaziale Hubble fotografa una straordinaria abbondanza di stelle ricche di elementi pesanti. Un’anomalia forse prodotta dalla fusione di enormi galassie e di cui oggi sembra non restare traccia.
Un’inspiegabile abbondanza di stelle ricche di elementi pesanti. E un altrettanto anomala mancanza di vecchie stelle anemiche che, al contrario, è comune trovare in aloni di grandi galassie come questa. 
M104, ribattezzata dagli astronomi Sombrero per via della forma a tesa larga tipica del copricapo messicano, è un’anomalia
L’alone di luce che circonda la calotta della galassia a forma di cappello, fotografato in dettaglio dal telescopio spaziale Hubble ed evidenziato nell’immagine dal riquadro bianco, mostra una miriade di stelle, migliaia di singole stelle (riquadro giallo). Una popolazione che va aumentando man mano che ci si avvicina al disco della galassia (riquadro blu).
Nelle galassie simili a Sombrero gli ammassi globulari di questo tipo contengono stelle povere di metalli (i corpi ricchi di metalli pesanti si concentrano nel disco di una galassia e nel rigonfiamento centrale). Qui, viceversa, le stelle ne sono ricche, come se la galassia che le ospita fosse figlia di una fusione fra enormi galassie avvenuta qualche miliardo di anni fa. Un genere di spiegazione che mal si adatta a quanto si può vedere attraverso un telescopio: un disco galattico e un alone privo di segni di discontinuità.
Eppure, sotto l’elegante Sombrero dalla larga tesa e dai bordi lisci, potrebbe nascondersi un passato turbolento
D’altra parte «Sombrero è sempre stata una galassia un po’ particolare, ed è anche questa sua particolarità a renderla interessante», confessa Paul Goudfrooij dello Space Telescope Science Institute (Stsci) di Baltimora, nel Maryland. «L’abbondanza di elementi pesanti nelle stelle che compongono l’alone della galassia ci conferma che Sombrero ha ancora molto da svelare circa la sua formazione ed evoluzione».
La galassia Sombrero mal si adatta alle definizioni, dunque. Né ellittica, né spirale. Bensì un ibrido che gli astronomi devono tener d’occhio e che potranno studiare più approfonditamente grazie al Wide Field Infrared Survey Telescope o al James Webb.
Nel frattempo i dati raccolti da Hubble sono stati dati in pasto ai computer, che grazie a sofisticati modelli qualche risposta l’hanno prodotta: Sombreroa differenza della nostra Via Lattea, non ha avuto un processo di accrescimento regolare e distribuito nel tempo ma è il prodotto di una fusione di due o più galassie gigantesche. C’è un bel trambusto nel passato di Sombrero, insomma. Anche se non si vede.

Bolle di metano e grossi buchi, l’Artico si sta sciogliendo. Ed è irriconoscibile!. - Germana Carillo

artico buchi permafrost

Sotto i ghiacci (o quello che rimane) del Polo Nord è intrappolato un potente gas serra. Intrappolato ancora per poco perché il metano, è di questo che si tratta, sta per fuoriuscire del tutto, con la sua mole 25 volte più dannosa della CO2.
A lanciare l’allarme è un nuovo studio pubblicato su Science Advances, che parte da un dato: all’incirca un terzo del carbonio presente sul Pianeta, intrappolato nel Mar Glaciale Artico sotto forma di metano e CO2, è sul punto di liberarsi in atmosfera.
Se il permafrost si scioglie a causa del riscaldamento globale è proprio questa la conseguenza che ci dovevamo attendere: il metano intrappolato in bolle al suo interno esce fuori, entra in atmosfera e accresce in un circolo vizioso ulteriormente l’effetto serra.
Tuttavia il rilascio avviene a ritmi non significativi per impensierirci davvero, per il momento”, dice a News Week Brett Thornton, del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Stoccolma, coordinatore dello studio.

Il permafrost si sta sciogliendo.

Nel Mar Glaciale Artico, il riscaldamento climatico sta sciogliendo il permafrost: la temperatura media annua nel circolo polare artico è passata dai -2°C del 1880, ai circa +1.75°C di fine 2019.
Bloccato sotto quella specie di copertura si trova una delle maggiori riserve naturali di metano del Pianeta prodotto dalla decomposizione anaerobica di materia organica, “prevalentemente radici, altre parti vegetali o resti animali che, sotto l’azione degli agenti atmosferici e dei millenni, si sono decomposte e sono rimaste imprigionate sotto strati di ghiaccio profondi fino ad 80 metri”, come dice Kevin Schaefer, del National Snow & Ice Data Center (Nsidc).
Per capire a cosa l’Artico in questo momento stia andando incontro, gli studiosi hanno usato le misurazioni dei flussi di metano atmosferico acquisite durante la spedizione scientifica internazionale Swerus-C3: la nave rompighiaccio svedese Oden ha percorso circa 6mila chilometri attraverso il Mar Glaciale Artico, partendo dalla città di Tromsø nell’estremo Nord della Norvegia, per arrivare a Barrow, in Alaska.
Lungo il viaggio, i ricercatori hanno dimostrato l’esistenza di alcuni hotspot in cui le emissioni di metano hanno picchi fino a 25 volte più elevati rispetto alla media, in aree ben localizzate nei Mari di Laptev, dei Ciukci e della Siberia orientale.
Si tratta di posti in cui delle “bolle di metano” esplodono in atmosfera man mano che vengono portate in superficie dallo scioglimento del ghiaccio: è il cosiddetto termocarsismo, che però secondo gli scienziati non è ancora rilevante a livello globale e a un ritmo non ancora elevato.
Ma quello stesso termocarsismo, sta provocando, secondo studio pubblicato su Nature Geosciences, dei grandi buchi appaiono nel terreno, provocando frane e facendo cascare alberi. Pensiamo che la tundra ne sia priva, ma in realtà l’area è coperta da foreste boreali. E il panorama sta cambiando drasticamente nel giro di mesi.
Le superfici si bucherellano e somigliano a quelle che si trovano nelle regioni carsiche: nel momento in cui il ghiaccio che tratteneva il terreno si scioglie, il suolo subisce un collasso e si formano veri e propri buchi che si riempiono d’acqua (alimentando lo scioglimento).
Artico buchi©Nature Geosciences
Tutto ciò, secondo i dati, poco più di un secolo fa accadeva solo in una superficie di 905 chilometri quadrati, il 5% della regione artica e, secondo gli studiosi, se non cambierà nulla il termocarsismo potrà triplicare e i chilometri potranno diventare 1,6 milioni entro il 2100 e 2,5 entro il 2300. L’Artico diverrà così un autentico colabrodo.

I Nas all’ospedale di Codogno. Conte non aveva sbagliato mira. La Procura indaga sulla diffusione del Coronavirus. Ispezioni dei Carabinieri in tre strutture del Lodigiano. - Davide Manlio Ruffolo

Ospedale di Codogno

Stai a vedere che il premier Giuseppe Conte non aveva esagerato a puntare il dito contro la sanità lombarda. Un sospetto, beninteso tutto da dimostrare, a cui ha risposto piccato il governatore leghista Attilio Fontana (finito intanto in quarantena dopo che una sua stretta collaboratrice è risultata positiva al tampone) ma che sembra esser stato preso sul serio dalla Procura di Lodi. Già perché proprio ieri i magistrati hanno aperto un’inchiesta conoscitiva sulle dinamiche di diffusione del coronavirus e sulle procedure adottate negli ospedali di Codogno, Casalpusterlengo e Lodi, e hanno anche inviato i Nas dei carabinieri di Cremona per ispezionare i tre nosocomi in cui si sono registrate le presunte inefficienze. Una mossa che ha il dichiarato scopo di prevenire ulteriori contagi, comprendendo – qualora ce ne siano stati – i possibili errori commessi dalla macchina di prevenzione e controllo.
GRAVE RITARDO. A far scattare il sospetto che la gestione dell’emergenza non sia stata del tutto puntuale, c’è soprattutto il caso del paziente 1. Si tratta del 38enne di Codogno che, come emerso in queste ore, il 19 febbraio entra in Pronto Soccorso con i sintomi del coronavirus. Peccato che nell’ospedale nessuno consideri questa possibilità, così l’uomo finisce in un normale reparto dove lo vanno a trovare parenti e amici. Ma passate 36 ore e con l’aggravarsi dei sintomi, il 38enne viene sottoposto al test del tampone che, come noto, è risultato positivo. Non solo. A suggerire che qualcosa non abbia funzionato è anche chi nelle zone rosse del Lodigiano ci lavora. “Gli operatori sanitari non possono essere messi in pericolo“, spiega il segretario del sindacato Anaao-Assomed, Carlo Palermo, “perché vuol dire mettere in pericolo la salute di tutti. Il fatto che siano stati chiusi l’ospedale di Codogno, quello di Schiavonia e che ci sia stato un dermatologo del Policlinico di Milano contagiato, significa che la fase ospedaliera non è stata curata abbastanza: nei reparti sono entrati soggetti infettati”.
Proprio per questo, spiega il sindacalista, “è urgente rendersi conto degli errori fatti perché tutte le Regioni si facciano trovare preparate”. Ma c’è di più perché, sempre secondo Palermo, “ci sono arrivate segnalazioni dai nostri iscritti di mancanza dei cosiddetti dispositivi di protezione individuale, quindi: mascherine, occhiali, sovra-camici e guanti. Impossibile fornire numeri precisi, ma il solo fatto che il virus abbiamo infettato gli ospedali testimonia che le denunce erano fondate”. Proprio partendo da queste segnalazioni, le Regioni si stanno organizzando garantendo che i “rifornimenti sono in arrivo”.
LO SCANDALO DEL TAMPONE. Come se non bastasse e a riprova che qualcosa sembra proprio non aver funzionato, c’è lo scoop del giornalista Antonino Monteleone andato in onda nella puntata di ieri de Le Iene. Il cronista si è messo in contatto con una persona di Codogno che nonostante abiti nello stesso edificio del paziente 1, e sia entrato in contatto con un altro contagiato ricoverato al Sacco di Milano, da oltre sette giorni contatta vanamente il 112 per ricevere assistenza. “È una settimana che ho febbre e quindi da domenica scorsa quando ho saputo dell’esplosione del virus, proprio nel mio paese, ho chiamato il mio medico curante” che “mi ha indirizzato immediatamente al 112, dicendomi che lui non mi avrebbe accolto nel suo studio e non sarebbe venuto nemmeno a casa mia a visitarmi” spiega l’uomo al giornalista. Sempre secondo il racconto dell’ammalato: “Ho chiamato più volte i numeri dell’emergenza ma nessuno ancora è venuto a farmi il tampone”.

Ufo, boom avvistamenti in Puglia: raddoppiati dall'anno precedente. - Gianpaolo Balsamo


Si tratta di oggetti volanti non identificati. Il presidente del Centro ufologico mediterraneo: «Andiamoci cauti, non è detto che ogni Ufo sia un'astronave aliena.»   

Ufo, boom di avvistamenti nei cieli pugliesi: nel 2019, segnalano gli esperti del Cufom (Centro ufologico mediterraneo) le segnalazioni di oggetti volanti non identificati sono raddoppiate rispetto all’anno precedente e, tra le sei province pugliesi, quella salentina sembra essere quella maggiormente interessata dal fenomeno. È quanto sostiene il presidente del Centro Ufologico Mediterraneo, Angelo Carannante, che grazie alle attività di avvistamento fatte dal Centro nel corso degli anni, evidenzia che la presenza di oggetti volanti, constatata anche da persone comuni, è molto forte nel territorio della provincia di Lecce.

E non è un caso che «oggetti non identificati» siano stati avvistati nel «tacco» d’Italia anche agli inizi del 2020. Lo scorso 9 gennaio, per esempio, uno strano oggetto è stato avvistato a Miggiano.
Altra segnalazione di Ufo è stata registrata a Trepuzzi il 9 dicembre 2019, quando alcuni oggetti volanti non identificati hanno ruotato a cerchio, a bassa quota, rincorrendosi l’un altro: il caso è ancora sotto indagine per escludere ipotesi convenzionali come fari di discoteche o laser o altro.

Andando indietro nel tempo, invece, come dimenticare sempre in tema di avvistamenti quello storico di un presunto «disco volante a Manduria, nel Tarantino, il 26 agosto 2012?
Interessante fu anche l’ufo del Salento del 13 novembre 2015, quando fu ripreso in video una sfera che si muoveva tra le nuvole e che ad un certo punto sembrò tornare indietro per un breve tratto.
Il 14 maggio 2011, invece, a Cassano delle Murge, mentre una persona fotografava un aereo con tanto di scia chimica, si accorse della presenza di un vero e proprio disco volante scuro nei pressi della voluminosa scia lasciata dal velivolo. Uno spettacolare oggetto sigariforme, forse con sporgenze laterali (ali?), venne fotografato a Monte Sant’Angelo mentre si librava nel cielo azzurro alle spalle di inconsapevoli testimoni.

Insomma, gli alieni stanno dunque invadendo la Puglia? «Andiamoci cauti – risponde il presidente del Centro ufologico mediterraneo, Angelo Carannante, ente che studia, con approccio scientifico, il fenomeno degli avvistamenti di Ufo.
«Innanzitutto - spiega - vale la pena ricordare che l’acronimo “Ufo” significa «Unidentify Flying Object“, ossia “oggetto volante non identificato”. Questo significa che non ogni oggetto che non viene identificato sia necessariamente un’astronave aliena: può trattarsi di un pallone sonda, di un drone, di un riflesso o riverbero della luce, addirittura di una macchia sul monitor. Bisogna comprendere che cosa sono davvero gli Ufo: il nostro Centro ufologico mediterraneo li studia oramai da un decennio sulla base delle segnalazioni che ci arrivano da ogni parte d’Italia. Ben diversi sono invece gli “Ifo” (Identified Flying Object), cioè oggetti ben identificati e “battezzati”».

Come mai c’è tanta omertà in merito al fenomeno Ufo? «Guardi, lei ha toccato un tasto davvero delicato dell’ufologia. Chi dichiara di aver avvistato un ufo è visto come un pazzo o come qualcuno che ha fumato qualcosa o ha bevuto molto. Lo ritengo un aspetto incredibile. Tantissime persone, è pur vero, credono al dio della loro religione o all’oroscopo proprio per atto di fede. Invece, quando si parla di ufo, è il caso di dirlo,… apriti cielo. Oggetti materiali che volano sulle nostre teste e di cui rifiutiamo l’esistenza, nonostante siano filmati, fotografati, rilevati dai radar, magari visti in un solo momento da migliaia di persone. In realtà c’è molta reticenza. In Italia, il fenomeno Ufo, mi creda, a differenza di altri paesi è visto come un problema di ordine pubblico, tanto è vero che alcune forze dell’ordine sono dotate di registri degli avvistamenti Ufo.

Grosse agenzie di stampa italiane, non vogliono più pubblicare i nostri avvistamenti. Cover up? Probabile. Poi, stranamente pubblicano notizie di avvistamento ufo o di ufologia in generale, che riguardano l’estero. La cosa non le sembra strana?»

Presidente Carannante, è possibile che dietro al fenomeno Ufo ci sia una realtà extraterrestre? Perché le immagini degli ufo non sono mai nitide?
«Non solo è possibile, ma è probabile, anche se non per tutti gli avvistamenti, la stragrande maggioranza dei quali è spiegabile con fenomeni convenzionali (astri, sky lantern, satelliti, volatili, aerei, fenomeni naturali, ecc.). Tuttavia, alcune volte proprio non si riesce a trovare spiegazioni ed i fenomeni presentano caratteristiche “intelligenti” nel senso che gli Ufo sembrano guidati o teleguidati da qualcuno, interagendo, non di rado, con i testimoni.
Non mancano testimonianze di incontri con strani esseri, molto difficili da provare. Non esistono, poi, immagini nitide di ufo, perché gli oggetti volanti non identificati, nella grande maggioranza dei casi sono lontani in cielo. Consideri poi la difficoltà di inquadrarli, ad esempio, con un cellulare. Mettiamo ancora la non grande qualità delle fotocamere, la distanza dell’oggetto, l’inevitabile movimento del braccio dell’operatore, gli intensi campi energetici da cui sono avvolti gli ufo. Insomma tutti fattori che non permettono di avere immagini chiare. Guardi paradossalmente, quando vede immagini di bellissimi dischi volanti su internet, dove regnano i fake, allora l’avvistamento al 99% è falso».

VITA INTELLIGENTE SUL «PIANETA ROSSO».

La Puglia non è solo la regione con un numero maggiore di avvistamenti Ufo. Dalla Puglia, infatti, prende origine una nuova sconvolgete ipotesi che riguarda Marte, da anni nel mirino degli scienziati. Dopo Venere e Giove, infatti, è proprio Marte il pianeta più facilmente individuabile dalla Terra per via della grande luminosità relativa e del caratteristico colore rosso.
Ebbene, secondo uno studioso pugliese, l’ing. Ennio Piccaluga, originario di San Severo e componente dello staff scientifico del Centro Ufologico Mediterraneo, su Marte ci sono state alcune città. Distrutte, forse, da un immane cataclisma ma ci sono. «Per ora non ce lo diranno – spiega Piccaluga – ma noi lo sappiamo». L’ingegnere, d’altra parte, non è nuovo a simili anticipazioni scientifiche. Infatti, contrariamente a quanto sosteneva la scienza ufficiale che identificava Marte come un corpo desolato, privo di espressioni biologiche, già nell’anno 2007, a seguito dei suoi studi e delle sue ricerche, Piccaluga scriveva su un giornale tematico («Area 51» allora in edicola) che su Marte c’era acqua salata. La NASA lo ha scoperto ufficialmente nel 2015, dopo ben 8 anni.

Nei giorni scorsi, l’ing. Piccaluga insieme al presidente del Cufom, Angelo Carannante, proprio a San Severo ha tenuto una conferenza di «Esoarcheologia» (archeologia fuori del pianeta Terra) relativa a presumibili resti di antiche città marziane organizzata dall’Archeoclub di San Severo.
Il pubblico, è inutile dirlo, è stato numeroso e incuriosito. Si è parlato del «pianeta rosso» e di come Marte sia ormai un campo di battaglia tra i sostenitori di una vita aliena su di esso e la schiera opposta decisamente negazionista.
«Il fatto, decisamente provato e quindi incontrovertibile – ha spiegato l’ing. Piccaluga che ha anche mostrato foto e filmati relative alle ultime scoperte sul pianeta nostro vicino - è che in alcune zone di Marte, sembra che tutto sia a pezzi come se in passato vi sia stata una catastrofe naturale o addirittura dovuta a guerre tra opposte fazioni che alla fine avrebbe spazzato via finanche l’atmosfera del pianeta rosso. Fra gli argomenti più convincenti, le foto dei vari rover (un veicolo adibito al trasporto su un corpo celeste) (Curiosity, Opportunity, ecc.) che scorrazzano sul pianeta rosso, ma anche le foto originali NASA inviate a Terra dalla sonda “MRO” (Mars Reconnaissance Orbiter), foto in altissima risoluzione e ricche di particolari sconcertanti fra cui, appunto, tracce che sembrano rappresentare resti di antiche città in rovina».

Su Marte, secondo l’esperto di San Severo ed autore di diversi libri («Ossimoro Marte», «Ritorno su Lahmu») sarebbe stato fotografato di tutto: statue (per tutte: la famosa «sirenetta»), piramidi, strutture regolari che farebbero pensare a costruzioni, sfere sospese, artefatti, ingranaggi, addirittura apparenti animali.
Dunque, secondo il ricercatore originario di san Severo, si su Marte ci sarebbero state delle città che sono state abbandonate in tempi passati, dopo un ipotetico, grande cataclisma che sembrerebbe aver colpito il pianeta rosso circa 10mila anni fa (teoria VAS, Velikovski Ackerman Spedicato). All’epoca, secondo questi ricercatori, Marte era forse un pianeta lussureggiante, ricco di vita e di oceani profondi migliaia di metri. Queste presumibili città erano quindi subacquee, site a circa 3000 metri di profondità, nella località marziana denominata dalla Nasa «Chaos di Atlantide».

Ma perché i governi e gli enti spaziali non ci dicono nulla? «Per la stessa ragione per cui mantengono il segreto sugli ufo, per mantenere la pace sociale e non destabilizzare la società di fronte alla realtà di esseri provenienti da altri mondi», risponde il presidente del Cufom, Angelo Carannante. «Sia ben chiaro, le prove definitive di queste ipotesi “marziane” si avranno quando sbarcheremo su Marte con equipaggi umani e lo esploreremo approfonditamente».

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/video/gdm-tv/1207568/ufo-boom-di-avvistamenti-in-puglia.html?fbclid=IwAR3nMnk7eTQ_s0JDSg7Azh4VNgWagv1KhHOzb74ADSV7MMJ9JIBr9k9htI8

martedì 25 febbraio 2020

Arrestato consigliere regionale di FdI.

 © ANSA

Scambio elettorale politico-mafioso. Manette al consigliere regionale di FdI Creazzo, appena eletto in Calabria.

Il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Domenico Creazzo, eletto nella consultazione elettorale del 26 gennaio scorso e sindaco di Sant'Eufemia d'Aspromonte, è tra le 65 persone arrestate dalla Polizia nell'ambito dell'operazione Eyphemos, contro la 'ndrangheta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Le ordinanze di custodia cautelare riguardano capi storici, elementi di vertice e affiliati di un "locale" di 'ndrangheta dipendente dalla cosca Alvaro di Sinopoli, considerata tra le più attive e potenti dell'organizzazione criminale. La Dda, inoltre, ha chiesto l'autorizzazione a procedere per l'arresto del senatore di Forza Italia Marco Siclari, anch'egli coinvolto nell'operazione. 
Per 53 delle persone coinvolte è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre le restanti 12 sono ai domiciliari. Sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, vari reati in materia di armi e di droga, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la 'ndrangheta e di scambio elettorale politico mafioso.
Creazzo "ha coltivato e realizzato - riferiscono in una nota stampa gli investigatori - il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali del gennaio 2020. A tale scopo si è rivolto alla 'ndrangheta, e in particolare a Domenico Laurendi, dapprima attraverso il fratello Antonino Creazzo, in grado di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici".
Anche per Siclari l'ipotesi di reato è scambio elettorale politico-mafioso. A mettere in contatto il parlamentare con Laurendi sarebbe stato Giuseppe Galletta Antonio, medico ed ex consigliere provinciale di FI a Reggio Calabria. "Con l'intermediazione di Galletta - scrivono gli inquirenti - Siclari accettava la promessa di procurare voti da parte del Laurendi in cambio di soddisfare gli interessi e le esigenze della associazione mafiosa. Tra i primi vantaggi ottenuti su richiesta del clan, il trasferimento di Annalisa Zoccali, parente di Natale Lupoi, cognato degli Alvaro, una dipendente delle Poste italiane, a Messina. Con l'aggravante del fatto che Marco Siclari, a seguito dell'accordo, era stato eletto nella relativa consultazione elettorale politica".
Siclari è stato eletto al Senato nel collegio uninominale n.4 della Calabria con una percentuale del 39,59%, riuscendo ad ottenere a Sant'Eufemia d'Aspromonte 782 voti, pari al 46,10%, mentre nel limitrofo Comune di Sinopoli 435 voti, pari al 63,41%. 
Tra gli arrestati ci sono poi il vicesindaco e il presidente del Consiglio comunale di Sant'Eufemia d'Aspromonte, Cosimo Idà e Angelo Alati. Il vicesindaco Idà, in particolare, secondo l'accusa, avrebbe svolto il ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell'associazione mafiosa, artefice di diverse affiliazioni che avevano determinato un forte attrito con le altre componenti del "locale" di 'ndrangheta eufemiese e l'alterazione degli equilibri nei rapporti di forza tra le varie fazioni interne. Alati, invece, è indicato quale mastro di giornata della cosca. Ci sono poi il responsabile dell'Ufficio tecnico comunale, Domenico Luppino, ingegnere, referente della cosca in relazione agli appalti pubblici del Comune; e Domenico Forgione, inteso "Dominique", consigliere comunale di minoranza, che aveva il compito, secondo l'accusa, di monitorare gli appalti del Comune per consentire l'infiltrazione da parte delle imprese riconducibili alla 'ndrangheta.
Quelli del m5s migrano negli altri partiti, quelli degli altri partiti migrano nelle patrie galere... C.

Coronavirus: sette le vittime in Italia, crescono ancora i contagiati. Turista bergamasca positiva a Palermo.

Risultato immagini per turista bergamasca a palermo

Stop gite e uscite scolastiche fino 15/3. Esperti Ue, rischio alto in aree focolaio.

E' risultata positiva al coronavirus la turista di Bergamo in vacanza a Palermo che ieri sera è stata ricoverata nell'ospedale Cervello per i controlli dopo aver mostrato sintomi influenzali. Lo conferma la Regione siciliana che dice: "Abbiamo un sospetto caso positivo risultato tale all'esame del tampone". E' stata disposta la quarantena per il gruppo di amici della donna e per le persone che sono state a stretto contatto coi turisti. Questo è il primo caso di coronavirus accertato nel Sud Italia.
In campo l'esercito nella zona rossa del Lodigiano - Sono passati da 15 a 35 i check point che presidiano la parte del Lodigiano interessata dall'emergenza coronavirus. Lo riferisce il capitano Michele Capone, comandante del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Lodi. L'ufficiale spiega che "i check point sono sensibilmente aumentati sul perimetro della cinturazione e alcuni sono stati allestiti anche all'interno della zona rossa". Sul posto è arrivato anche personale dell'Esercito.
Negativi casi sospetti in Val d'Aosta - "Al momento non esistono casi di coronavirus, nemmeno sospetti, in Valle d'Aosta". Lo comunica il Governo della Regione autonoma Valle d'Aosta dopo i risultati, giunti stanotte, degli esami sui tamponi dei sei casi sospetti che sono stati eseguiti in laboratori di Milano e Torino. "Tutti i test hanno dato esito negativo", si legge in una nota. L'emergenza coronavirus è gestita da un'unità di crisi istituita dalla Protezione civile, con l'Usl della Valle d'Aosta e con la Centrale unica del soccorso.

Pianeta in corsa sull’orlo della distruzione. - Maura Sandri


Impressione artistica di un gioviano caldo in orbita vicino a una stella. Crediti: Università di Warwick / Mark Garlick.

Gli astronomi dell'Università di Warwick hanno scoperto un esopianeta che orbita attorno a una stella in poco più di 18 ore, a una distanza che è solo il doppio del diametro della stella. Si tratta del periodo orbitale più breve mai osservato per un gioviano caldo. Tutti i dettagli su Mnras.
Gli astronomi dell’Università di Warwick hanno osservato un esopianeta che orbita attorno a una stella in poco più di 18 ore. Si tratta del periodo orbitale più breve mai osservato per un gioviano caldo, un gigante gassoso simile per dimensioni e composizione a Giove: un anno su questo pianeta trascorre in meno di un giorno terrestre!
La scoperta è descritta in un nuovo articolo pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society e gli scienziati ritengono che permetterà di capire se tali pianeti stiano andando incontro alla distruzione, cadendo verso i loro soli, oppure no.
Il pianeta in questione, chiamato Ngts-10b, si trova a circa 1000 anni luce di distanza dalla Terra ed è stato scoperto nell’ambito del Next-Generation Transit Survey (Ngts), una survey con l’obiettivo di rilevare esopianeti con dimensioni fino a quelle di Nettuno, usando il metodo dei transiti, che comporta l’osservazione delle stelle per rivelare un calo di luminosità, indice del passaggio del pianeta davanti alla stella.
In qualsiasi momento, la survey Ngts osserva 100 gradi quadrati di cielo, analizzando la luce di circa 100mila stelle. Di quelle 100mila stelle, questa in particolare ha attirato l’attenzione degli astronomi, a causa delle frequenti diminuzioni della sua luce causate dal pianeta che gli orbita intorno molto rapidamente.
«Siamo entusiasti di annunciare la scoperta di Ngts-10b, un pianeta delle dimensioni paragonabili a quelle di Giove, che orbita attorno a una stella non molto diversa dal Sole con un periodo estremamente breve», dice il primo autore dello studio, James McCormac, dell’Università di Warwick. «Siamo inoltre lieti che Ngts continui a spingere i confini della scienza che studia gli esopianeti, trovati con il metodo dei transiti, verso la scoperta di rare classi di pianeti extrasolari».
«Sebbene i gioviani caldi con brevi periodi orbitali (meno di 24 ore) siano i più facili da rilevare a causa delle loro grandi dimensioni e dei transiti frequenti», continua McCormac, «si sono dimostrati estremamente rari. Delle centinaia di gioviani caldi attualmente conosciuti, ce ne sono solo sette che hanno un periodo orbitale inferiore a un giorno».
Ngts-10b orbita così rapidamente perché è molto vicino al suo sole, a una distanza che è solo il doppio del diametro della stella. Prendendo come riferimento il nostro Sistema solare, è come se il pianeta fosse 27 volte più vicino al Sole di quanto lo sia Mercurio. Gli scienziati hanno notato che è pericolosamente vicino al punto nel quale le forze mareali della stella potrebbero distruggerlo.
Il pianeta probabilmente ha rotazione e rivoluzione sincrone, con un lato costantemente rivolto verso la stella e quindi molto caldo: gli astronomi stimano che la temperatura media sia superiore a 1000 gradi Celsius. La stella stessa è circa il 70 per cento del raggio del Sole e 1000 gradi più fredda, ossia circa 4000 gradi. Ngts-10b è anche un ottimo candidato per il James Webb Space Telescope, che potrà caratterizzarne l’atmosfera.
Usando la fotometria di transito, gli scienziati sanno che il pianeta è il 20 per cento più grande di Giove ed è solo due volte più massiccio, in accordo con le misure della velocità radiale, ed è osservato in un momento della sua vita che indubbiamente potrà aiutarci a rispondere alle domande sull’evoluzione (e la fine) di pianeti simili. I pianeti così grandi si formano in genere lontano dalla stella e poi migrano attraverso interazioni con il disco mentre si stanno ancora formando, o attraverso interazioni con ulteriori pianeti più evoluti. Gli astronomi si propongono di monitorare accuratamente Ngts-10b nel tempo, e continueranno a osservarlo nel prossimo decennio per determinare se rimarrà in questa orbita o spiraleggerà verso la stella, andando incontro alla sua morte.
«Si pensava che questi pianeti con orbite ultra-strette migrassero dai confini esterni dei loro sistemi solari e alla fine venissero consumati o distrutti dalla stella», aggiunge David Brown, coautore del lavoro. «O siamo stati veramente molto fortunati a catturarlo in questo breve periodo di tempo, oppure i processi attraverso i quali il pianeta migra verso la stella sono meno efficienti di quanto possiamo immaginare, nel qual caso è ragionevole pensare che possa vivere in questa configurazione per un periodo di tempo più lungo».
«Nei prossimi dieci anni, potrebbe essere possibile vedere questo pianeta spiraleggiare verso la stella», conclude Daniel Bayliss. «Saremo in grado di utilizzare Ngts per monitorare questo pianeta per oltre un decennio. Se vedessimo il periodo orbitale iniziare a diminuire e se il pianeta iniziasse a spiraleggiare, saremmo in grado di capire molti dettagli della sulla struttura che ancora non conosciamo».
«Tutto ciò che sappiamo sulla formazione dei pianeti ci dice che stelle e pianeti si formano nello stesso tempo. Il miglior modello che abbiamo suggerisce che la stella abbia circa dieci miliardi di anni e supponiamo che lo stesso valga per il pianeta. O lo stiamo vedendo nelle ultime fasi della sua vita, oppure in qualche modo è in grado di vivere in queste condizioni più a lungo di quanto dovrebbe».