venerdì 11 settembre 2020

Delitto Willy omicidio volontario? Importanti le abitudini degli indiziati.

 Il dolore per la morte di Willy

Gentile Fatto, non sono un giurista. Sono un cittadino come tanti. E tuttavia io penso che se più persone picchiano in modo brutale un ragazzo, con calci e pugni, in faccia, in testa e in altre parti del corpo, ripetutamente anche col ragazzo ormai a terra, fino a provocargli la morte quasi immediata, il reato di cui gli assassini dovrebbero essere accusati è “omicidio volontario” e non “omicidio preterintenzionale” (non volevamo ucciderlo). Come semplice cittadino attendo il processo. Povero ragazzo e povera famiglia. Tutta la mia solidarietà. Cordiali saluti.

Prof. Luigi Roselli

Gentile professore, è verosimile che la questione da lei sollevata se la porranno, sviluppando l’indagine, anche i magistrati competenti. Come sempre, si tratta di applicare le norme generali sull’omicidio adattandole al caso specifico, cioè alla ricostruzione del fatto materiale commesso. Stando alle brutali modalità con le quali è stata provocata la morte del giovane Willy Monteiro Duarte (che lei ha ben riassunto in base alle cronache), sarebbe assurda ogni ipotesi di semplice imprudenza, negligenza o imperizia e quindi di omicidio colposo. L’alternativa principale è fra omicidio preterintenzionale (quando si colpisce a morte qualcuno che però non si voleva uccidere) e omicidio volontario o doloso , che si ha quando si colpisce per uccidere. C’è però un’altra possibilità, quella dell’omicidio volontario con dolo cosiddetto eventuale o indiretto. Nella graduazione dell’intensità del dolo in relazione alla rappresentazione volitivo-conoscitiva del soggetto, dottrina e giurisprudenza hanno individuato la fattispecie della “accettazione del rischio”. Vale a dire che quando si accerta che il soggetto si è rappresentato seriamente la possibilità che si verifichi l’evento morte e tuttavia ha deciso di agire lo stesso, accettando tale rischio, l’omicidio può ritenersi doloso e quindi volontario, ma con dolo – appunto – eventuale. Un peso nelle valutazioni dei magistrati potrà indubbiamente avere anche la circostanza che due degli indiziati sono esperti praticanti di una disciplina “sportiva” etichettata come MMA: un mix di calci , pugni , colpi di karate e arti marziali assortite, che poco si confà con il ruolo di pacieri che i due si sono ritagliati nel primo interrogatorio. Sta di fatto che l’immenso sdegno e il ribrezzo suscitati dalla vicenda sono sacrosanti. E tuttavia persino nel tremendo e orribile caso cui si riferisce la lettera, è giocoforza ricordare – tecnicamente – la presunzione di non colpevolezza.

Gian Carlo Caselli

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/11/delitto-willy-omicidio-volontario-importanti-le-abitudini-degli-indiziati/5927880/

La Sinistra per Salvini. - Marco Travaglio

Cos'è di destra? Cos'è di sinistra?

Dopo il “va’ a cagare” di Roberto Saviano a Nicola Zingaretti perché il Pd (con 188 voti a 13) osa tenere posizione del Pci-Pds-Ulivo-Ds-Pd degli ultimi 40 anni sul taglio dei parlamentari, si sono ufficialmente aperte le iscrizioni al nuovo partito “Sinistra per Salvini a sua insaputa” (di Salvini, ma anche della Sinistra medesima). Il tesseramento sarà però riservato ai soli meritevoli, previa rigorosa selezione dei requisiti, di cui anticipiamo qui un breve manuale-decalogo di istruzioni.

1. Al solo sentir nominare Giuseppe Conte, assumere un’espressione infastidita, malmostosa e sarcastica da “Che ci tocca vedere e come siamo caduti in basso, signora mia!”. Praticamente la stessa di Salvini, Maglie e Capezzone.

2. Sul referendum per il taglio dei parlamentari, annunciare un No a prescindere e poi restare sul vago: il problema è un altro, ci serve ben altro, c’è modo e modo, risparmiare è una vergogna (e poi si risparmia poco), con tutto quel che succede nel mondo, quel taglio non aiuta i poveri e i disoccupati e i malati di Sla, insomma non se ne può più. Alla mala parata, buttare lì parole come “populismo”, “antipolitica”, “antiparlamentarismo” e “rappresentanza”, che si portano su tutto. Omaggiare i Padri costituenti del 1948, sperando che nessuno si ricordi che i 945 parlamentari li decise la Dc nel ’63 per moltiplicare le poltrone. E, alle obiezioni di Carlassare, Zagrebelsky, Onida, De Siervo, Zaccaria e altre scartine, opporre i solidi argomenti dell’ultimo giureconsulto reclutato da Repubblica: Billy Costacurta.

3. Rimuovere dai propri scaffali libracci come La Casta di Stella e Rizzo (2007), non sia mai che si notino sullo sfondo nelle dirette tivù. Se interrogati sul punto, negare di averli mai letti e, tanto meno, condivisi. Il silenzio sul referendum dei due autori aiuterà prima o poi a credere che non siano mai stati neppure scritti.

4. Ricordare che Grillo, con i suoi Vaffa contro i condannati in Parlamento, è volgare e violento, mentre Saviano, col suo “va’ a cagare” all’incensurato Zingaretti, è elegante e delicato.

5. Ripetere che i 5Stelle sono di destra come la Lega, Di Maio è uguale a Salvini e il Pd, alleandosi col M5S, è diventato di destra: invece prima, con l’Innominabile, il Jobs Act, la Buona scuola, i tagli alla sanità, le leggi pro-evasori, l’Italicum, il Rosatellum e la Costituzione Boschi- Verdini, era terzinternazionalista. In caso di obiezioni, citare i dl Sicurezza (senza dire che Salvini li ha copiati dai compagni socialisti spagnoli) ed evitare di menzionare Reddito di cittadinanza, dl Dignità, Anticorruzione, blocca-prescrizione, manette agli evasori, rimborsi ai truffati dalle banche, bonus ai bisognosi, cacciata dei Benetton.

Sennò poi la gente pensa che abbiano fatto più cose di sinistra i 5Stelle in 2 anni che la sinistra in 40.

6. Leggere e memorizzare gli editoriali di Molinari, di Giannini, di Damilano, di De Angelis, di Folli, di Franco, di Cassese, dei due Merlo e di due Feltri su tre. Poi, se restano dubbi, usare come bussole Orfini, Zanda, Casini e Violante e Finocchiaro, che portano sempre buono.

7. Nei momenti di perplessità, ripetere alcuni mantra auto-rassicuranti perché auto-avveranti: “Le scuole non riapriranno mai più perché la Azzolina è un’incapace”, “Il Recovery Plan non verrà mai presentato e perderemo tutti e 209 i miliardi del Recovery Fund perché Conte è un cialtrone”, “I boss non li scarcerano i giudici di sorveglianza, ma quel mafioso di Bonafede che ha fatto la vera trattativa Stato-mafia: l’ha detto quel programma dove urlano tutti”, “La Lamorgese è peggio di Salvini”, “Il Pd deve tornare a sinistra con Gori o Bonaccini, così magari rientrano pure i renziani e Calenda, e Bonomi si iscrive”, “I 5 Stelle sono morti”, “Salvini, comunque la si pensi, è un grande politico”, “Di Maio faceva il bibitaro”, “De Benedetti è di sinistra”, “Con Forza Italia si deve dialogare perché è piena di competenti”, “La classe dirigente della Lega al Nord è piena di amministratori validi”, “Il governo ha gestito benino il lockdown, ma era facile”, “I Dpcm sono eversivi”, “Ci hanno nascosto i piani pandemici”, “Le discoteche le ha riaperte il governo”, “Basta bonus a pioggia”, “Vietare i licenziamenti è incostituzionale e danneggia la ripresa”, “Aspettiamoci i forconi, le sommosse, le rivolte sociali e i moti di piazza a settembre, massimo a ottobre”, “Conte cade la sera del 21 settembre, anzi domani”.

8. Nel tempo libero, come hobby, elogiare Draghi e la Cartabia, senza dimenticare Amato, Cassese, Cottarelli e Bertolaso, come “riserve della Repubblica”, pronunciandone i nomi con aria estasiata, occhi trasognati, mani giunte e un filo di bavetta alla bocca. Così la gente penserà che, se cade Conte, tutti si precipiteranno in massa a votare le riserve della Repubblica anziché i titolari Salvini, Meloni&C.

9. Non domandarsi mai come si fa a combattere le destre avendo gli stessi nemici, cioè sparando sullo stesso premier e lo stesso governo su cui sparano anche Salvini e la Meloni: potrebbe affacciarsi qualche dubbio sul concetto di combattere Salvini e la Meloni.

10. Non domandarsi come mai, se questo governo è nemico della sinistra, lo è pure di Confindustria e dei gruppi Fiat-Fca, Berlusconi, De Benedetti, Caltagirone, Riffeser, Angelucci, Romeo e dei loro house organ: potrebbe sopraggiungere qualche dubbio sul concetto di sinistra. E pure di destra.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/11/la-sinistra-per-salvini/5927848/

giovedì 10 settembre 2020

La fogna web: non aprite quei tombini. - Antonio Padellaro

 Tombini come arieti per la spaccata, il video - Il Populista

L’altra sera nel suo tg, Enrico Mentana, dopo aver mandato il video di quel Di Folco che vomita insulti contro il povero Willy, si chiedeva come sia possibile che roba del genere continui a circolare sul web senza che nessuno intervenga. Qualche giorno prima, anche Carlo Verdone ha detto qualcosa che andava detto, a proposito dell’esasperazione del politically correct che – soprattutto nel mondo dell’arte – “è una patologia fortemente limitante della libertà d’espressione”.

Il rapporto tra le due affermazioni mi sembra chiaro. Per cui se Verdone mostra nel suo ultimo film il fondoschiena di sua figlia con gli slip, ecco i soliti critici occhiuti saltare su col ditino alzato. Una forma di censura, ci avverte, che in qualche modo può “incatenare” registi e sceneggiatori inducendoli all’autocensura (“avremo meno battute, non si potrà dire nulla, faremo meno ridere”). Mentre quell’altra feccia umana che si firma Gabriele Bianchi può tranquillamente congratularsi in Rete con gli assassini di Colleferro, tra gli applausi della fogna (“come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzé, siete degli eroi”). Una differenza di trattamento abbastanza evidente. Poiché i sacerdoti del politicamente corretto, esercitano una forma d’ipocrisia distruttiva, ricattatrice e dunque antieconomica e fuori mercato. Come del resto accade a ogni genere di spettacolo che giunga al pubblico stravolto, mutilato, castrato nella sua creatività.

Mentre i Di Folco & compari agiscono nel libero mercato globale dell’orrore, dove a prevalere è sempre la merce più infame e disgustosa. Tanto che spesso sembrano obbedire, come in certe pellicole porno, a copioni predefiniti dove l’accanimento razziale e l’oltraggio di genere (donne, gay) si accompagna al tipico insulto politico: “Buonisti di merda”. Più questi snuff movie appariranno osceni e disumani, e più clic faranno. E (non giriamoci intorno) più contatti generano mercato in Rete, e dunque più pubblicità, e dunque più quattrini (e grossi titoli-spot sui giornali).

È un particolare genere d’intrattenimento difficile da sanzionare. Uno, perché coperto quasi sempre dall’anonimato. Due, perché il sorcio che finisce in trappola provvede subito a piagnucolare sincero pentimento (o la superpanzana di qualcuno che gli ha smerdato lo smartphone a sua insaputa). Con un buon avvocato rischia al massimo una multa. Perciò (e con Mentana sfondo una porta aperta), la sola, efficace difesa contro i miasmi della cloaca web e degli odiatori di mestiere sono dei robusti tombini che non andrebbero mai sollevati. Mentre, caro Verdone, l’unico rimedio contro i bigotti della correttezza è farli incazzare ancora di più, con le tue strepitose e scorrettissime battute.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/10/la-fogna-web-non-aprite-quei-tombini/5926679/

In India record di contagi, 95.735 in 24 ore.

 Test contro il coronavirus in Assam, India © EPA

Il bilancio sale a 4.465.863, i morti sono 75.062.

L'India ha registrato 95.735 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore: si tratta di un nuovo record giornaliero che porta il bilancio complessivo dei contagi a quota 4.465.863. Lo ha reso noto il ministero della Sanità, secondo quanto riporta la Cnn. Allo stesso tempo, sono stati segnalati ulteriori 1.172 decessi, per un totale di 75.062 vittime dall'inizio della pandemia.
Anche New Delhi ha segnato ieri un nuovo record giornaliero con altre 4.039 infezioni, mentre i morti sono stati 20: nel complesso finora la capitale registra oltre 200mila contagi e 4.638 morti.

In Francia sono 32 le scuole e 524 le classi che sono state chiuse finora dalla riapertura del 1 settembre: lo ha comunicato il portavoce del governo, Gabriel Attal, parlando questa mattina alla tv BFM. Attal ha precisato che gli istituti che hanno dovuto chiudere sono "lo 0,05%" del totale sul territorio.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/09/10/coronavirus-india-record-di-95.735-casi-in-24-ore_7e25054d-f8db-434e-90db-74e5189e84c5.html

“Il premier? È il migliore possibile” A “Giuseppi” solo applausi e sorrisi. - Luca De Carolis

 “Il premier? È il migliore possibile” A “Giuseppi” solo applausi e sorrisi

La prima volta - Il marziano senza cravatta alla prova del popolo Pd, tra bandiere non più rosse.

Il marziano che arriva da Roma per una volta non ha la cravatta. Meglio un po’ meno dandy, avrà pensato Giuseppe Conte prima di atterrare tra bandiere non più solo rosse e profumi di tigelle e cappelletti. Arriva in un pianeta che non sarebbe il suo, eppure sono solo applausi e sorrisi per il presidente del Consiglio, l’Ospite con la O maiuscola, quella delle serate con i giornalisti e le telecamere e i cassieri che ridono. “Grande pres” urlano a Conte quando alle 20.40 entra alla festa dell’Unità di Modena. È un debutto, forse l’ultimo che gli restava da fare nei due anni e qualcosa da premier.

Ma tutto fila liscio nell’Emilia che è sempre lei, disciplinata. Conte, di ritorno da Beirut, concede qualche selfie e saluta a lungo la folla. Tanti militanti ma anche curiosi, come Melissa, commessa di Sassuolo che lo mette in chiaro: “Sei un giornalista? Scrivilo che a me Conte piace anche come uomo, e poi avrei voluto vedere gli altri con il Covid, chissà che avrebbero fatto al suo posto”. Certo, “anche Matteo Salvini non mi dispiace” ammette. Ma va benissimo anche così a Conte. Gli urlano “bravo” in diversi dalla folla. Neanche una nuvola. Gli operai di un’azienda locale specializzata in trattori, la Goldoni Arbos, erano davanti la festa con i loro volantini, perché i compratori cinesi sembrano voler sbaraccare. L’assessore regionale al Lavoro li ha rassicurati. E allora tutto bene. Si intuisce già dal pomeriggio, quando la festa è un cantiere nel quotidiano allestimento. Un militante che ha 60 anni e forse più semina disinfettante sul tavolo del ristorante tipico, circondato da scritte che reclamizzano la crostata all’amarena, l’erbazzone dolce e le immancabili tigelle. “Giuseppe Conte? È il migliore possibile al momento, alternative non ne abbiamo davvero” riassume con il tono di chi ne ha visti anche troppi di leader. In poche sillabe, è l’umore della base del Pd che anima l’evento. Gente a cui Conte piace anche perché di questi tempi è meglio farselo piacere, visto che il partito è al governo, le destre lì fuori già mordono e il premier che tiene tutto assieme si presenta bene. “Lo accoglieremo bene” giurano ore prima del suo arrivo la signora che mette le tovaglie come uno dei cuochi, Maurizio: 81 anni, berrettino bianco e bermuda, “e 47 anni ininterrotti di servizio a questa festa, il Covid me lo mangio”. Prima di andare in pensione faceva il sindacalista della Cgil, ora giustifica così il suo placet a Conte: “La dialettica marxista ci insegna che la società evolve e con esse deve evolvere l’analisi: quindi bene lui e bene il rapporto con i Cinque Stelle, se stanno con noi al governo vuol dire che sono cambiati”. Ma questo premier, qualche difetto ce lo avrà… Maurizio sorride come un gatto soriano: “Doveva stare più attento nel rapporto con la Lega. Poi sa, io verso gli avvocati ho sempre nutrito qualche pregiudizio, ma si supera tutto. Piuttosto Conte deve prendere il Mes, è il primo consiglio che gli darei”. Due signori, dentro un altro ristorante, apparecchiano. Hanno evidente voglia di dirlo, al cronista: “Ora è tempo di amicizia con tutti e di solidarietà, bisogna parlare con i grillini. Conte magari neppure lo voteremmo, però ora va appoggiato”.

Per i vialoni tra gli stand Andrea, 20 anni. Cammina con il pass dell’organizzazione al collo e raccomanda a tutti di rimettersi la mascherina. “Alcuni ti mandano a cagare” ammette senza rancore. Lo sai che sei uno dei pochissimi giovani, qui? “Sì, ma io ci sono cresciuto alla festa, sono qui per aiutare”. E Conte? Pausa, stilettata: “Non credo in lui come in nessun politico, sono qui perché è meglio esserci”. Ore dopo, il Conte senza cravatta sale su un palco di fronte a 200 persone, distanziate ovviamente, sulle note di Piazza Grande di Lucio Dalla (cantata da Tosca). E ringrazia, per davvero: “Grazie per gli applausi sentiti e calorosi”. Le mani gliele battono ancora, spesso, durante l’intervista con Maria Latella. Racconta pure e a lungo della spiegazione al figlio di 13 anni, Niccolò, su come comportarsi a scuola in tempi di pandemia. Lo fa per difendersi preventivamente dalla rogna delle rogne. E la platea approva. Perché il marziano bisogna tenerselo stretto.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/09/il-premier-e-il-migliore-possibile-a-giuseppi-solo-applausi-e-sorrisi/5925414/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=ore-19&utm_term=2020-09-09

Conte e la memoria corta degli italiani. - Roberta Labonia

 

E ci risiamo. Vi ricordate la caccia ai furbetti del reddito di cittadinanza (peraltro prontamente sgamati dall’INPS), che, fino a che la peste Covid-19 non ci ha colpito, era diventato lo sport nazionale del giornalismo italiano? Fiancheggiatore com’è noto, da sempre, dei poteri forti, il giornalista medio di sistema ha vissuto l’ introduzione di questa legge di civiltà, come l’assicurare un reddito minimo ai cittadini in povertà, come un sopruso, tutta ciccia sottratta a Confindustria e alle rapaci mani dei suoi padroni. Non imprenditori ma, bensì, “prenditori” di Stato.Ebbene, ora la stessa tecnica, guidati dalle sapienti mani dei soliti “padroni del vapore” (B., Agnelli/Elkan, Cairo, Caltagirone, De Benedetti, Benetton etc, etc.), nonché dall’ “onorevole” politica politicante in Parlamento e nei tanti corpi intermedi in cui si affastella il nostro apparato statale (a proposito, ma a quando una bella sforbiciata magari, che so, partendo dalle Regioni?), la stanno applicando alla scuola. Fra i giornalecchini in queste ore si è ingaggiato un nuovo gioco: è tutto un affannarsi alla ricerca di Istituti scolastici talmente lasciati negli anni al degrado, da non essere nelle condizioni, nonostante le risorse eccezionali messe a disposizione dall’attuale Governo, di poter aprire in sicurezza, in vigenza di pandemia, ai loro alunni. Rare eccezioni, ma che purtroppo ci sono, è inutile negarlo, tanto è il loro stato d’abbandono incancrenitosi negli anni. Con la solita tecnica sfascista che mira a sminuire agli occhi degli elettori azioni di governo esemplari, come quella memorabile di aver immesso (finalmente!) nuove risorse nella scuola per 7 miliardi, l’immagine che si sta contrabbandando in queste ore a reti e testate unificate (salvo rare eccezioni per i pochi informati), è quella di un Governo inefficiente e di una ministra incapace (e certo, un insegnante come Lucia Azzolina messa a fare il ministro della Scuola in Italia è vista con sospetto, vuoi mettere una sindacalista come la Fedeli che si fregiava di una terza media… forse? E si arriva all’assurdo di vedere all’opera il galoppino di redazione di turno che, affiancato dall’operatore scafato, mostra al pubblico ludibrio un plesso scolastico fatiscente il cui accesso è ostruito dalle erbacce. La povera preside, intervistata, ammette l’inevitabile: la prossima settimana non sarà in grado di riaprire la scuola in sicurezza. Il risultato del fallimento di una intera classe politica dell’ultimo trentennio spacciato mediaticamente come l’emblema della gestione fallimentare dell’attuale Governo. Il risultato di decenni di politiche predatorie perpetrate dai governi precedenti è, con tecnica mistificatoria e truffaldina, scaricato dai media su Giuseppe Conte e i suoi ministri che non ne hanno la responsabilità ma che, anzi, stanno raccogliendo in tempi record i cocci di una costola dello Stato da tempo immemore fratturata, per ricostruirla.Cosa che, onestà intellettuale impone di dire, non si fa nell’arco di un anno ne’ di due ne’, tanto meno, nell’arco di una manciata di mesi in costanza di un emergenza sanitaria, per giunta. Gli Istituti scolastici statali, in Italia, tralasciando l’altro cancro tutto italiano della strutturale carenza di personale docente, sono circa 45mila, la stragrande maggioranza dei quali costruiti negli anni 60/70, molti dei quali tutt’ora non rispettano i criteri minimi antisismici (quante ne vogliamo di tragedie compiute o sfiorate per lo sfondamento di tetti scolastici negli ultimi decenni?). A chi ancora oggi si riempie la bocca di Tav, Mose e Stretti di Messina, sono questi i dati che gli si dovrebbe sbattere in faccia. Questa è la più grande delle opere da realizzare nel nostro Paese dopo la riqualificazione e la messa in sicurezza del nostro martoriato territorio! L’importante, a cui dovrebbe guardare un cittadino elettore avveduto, per giudicare l’attuale e qualsiasi altro governo, è se siano state poste le basi affinché queste reali, improcrastinabili, vere grandi opere, questa ricostruzione, possa avvenire e vigilare affinché avvenga. Tanti, troppi, abboccano all’amo di politici che usano il diversivo di accusare il loro avversario dei loro stessi fallimenti.Troppi, ingiustificatamente, irrazionalmente troppi (al netto di quelli che ci mangiano, che almeno una scusa ce l’hanno), che ancora credono a chi oggi promette l’impossibile ma che, quando gliene è stata data l’opportunità, non ha saputo o voluto realizzare neanche il possibile, cioè l’ordinata gestione di un Paese. Non è la cattiva politica il male peggiore dell’Italia, è la memoria corta degli italiani.

https://infosannio.com/2020/09/10/conte-e-la-memoria-corta-degli-italiani/

Ora d’aria per il No. - Marco Travaglio

 Fabrizio Barini on Twitter: "Tutti schierati per il NO al referendum  costituzionale sul taglio dei parlamentari. La sinistra ha smesso di  rappresentare la speranza per mettersi al servizio dei poteri forti.  #IoVotoSI…

Nel 2004 fece scalpore il caso di Michele Martinelli, sindaco uscente di Capannori (Lucca) che, trovandosi momentaneamente agli arresti domiciliari per corruzione in campagna elettorale, dava appuntamento ai concittadini ogni giorno alle ore 18 in punto sotto casa sua per i suoi comizi dalla finestra o dal balcone. Il fatto che fosse di FI fece meno scalpore, tanto più che allora il centrodestra si faceva chiamare Casa delle Libertà, ovviamente provvisoria. Infatti, sotto le sue finestre, oltre ai numerosi fan, elettori e complici a piede libero, solevano radunarsi i candidati della sua lista per ascoltare compunti le omelie del galeotto casalingo, anche sulla legalità e l’etica. Una volta, mentre lui concionava dal balcone, il capetto di An annunciò un’interpellanza all’ingegner ministro Castelli perché inviasse gli ispettori alla Procura di Lucca che si era permessa di arrestare un sindaco sospettato di mazzette (e poi condannato sino in Cassazione). Alla fine, non si sa come, Martinelli perse le elezioni e arrivò un incensurato. Ora, con qualche variante, la storia si ripete. Roberto Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi per associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito (tangenti per almeno 6,6 milioni da due cliniche private in cambio di 250 milioni di fondi pubblici), quindi scarcerato e spedito ai domiciliari dopo appena 5 mesi da un giudice di sorveglianza che confonde i mesi con gli anni, farà campagna elettorale per il No al taglio dei parlamentari. E non dovrà neppure disturbarsi a comiziare dalla finestra o dal balcone.

Siccome siamo in Italia, 70 mesi di reclusione diventano 5 e pure il concetto di arresti domiciliari è piuttosto elastico: il noto pregiudicato ha due ore d’aria al giorno per andare a zonzo fuori casa (“Sfrutto ogni minuto per uscire: incontro la gente e tengo rapporti sperando di poterlo fare un giorno anche di più” ̀, minaccia sul Corriere). E ha deciso di impiegarle al meglio: facendo il testimonial del No, come se non bastassero altre mascotte del calibro di B., Cirino Pomicino, Sgarbi, Brunetta, Borghi, Bobo Craxi (a nome del padre), Monti, Casini, Orfini, Gori, Zanda, Finocchiaro, Violante, Panebianco, Cassese e tutto il cucuzzaro, giornaloni inclusi. La sua presenza come guest star della Maratona del No sabato a Milano non deve stupire: il popolare Forchettoni, dall’alto dei suoi 6 mandati parlamentari, 2 europei e 4 regionali, opina che “meno parlamentari vuol dire più potere ai capibastone dei partiti” (che finora, con 945 parlamentari, non contavano nulla). Adesso, se gli eletti scendono a 600, lui e quelli come lui hanno il 36,5% di possibilità in meno di entrare in Parlamento. E poi come fanno a rubare?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/10/ora-daria-per-il-no/5926632/