mercoledì 7 ottobre 2020

Ecco le novità del Dpcm: dalle mascherine all'aperto all'estensione dell'app Immuni.

 















Persone in piazza di Spagna a Roma ANSA/CLAUDIO PERI.

Ecco tutte le misure. Atteso stamani il Cdm per la proroga al 31 gennaio dello stato d' emergenza. Ma per il dpcm sulle misure anticontagio potrebbero volerci tempi più lunghi.

Obbligo della mascherina anche all'aperto, tampone per chi arriva da otto Paesi europei ad alto contagio, rafforzamento e proroga dell'app Immuni. Sono alcune delle novità che il governo si prepara ad approvare con un decreto Covid, che disegna la cornice normativa delle misure anti contagio, e un nuovo dpcm della durata di un mese che definirà nello specifico gli interventi. La bozza del decreto legge, nell'allungare l'orizzonte temporale delle norme al 31 gennaio 2021 alla luce della proroga dello stato di emergenza, tratteggia già alcune delle novità: la principale è l'obbligo di mascherine all'aperto. Per chi viola le disposizioni restano multe salate.
MASCHERINE ALL'APERTO - E' la stretta decisa dal governo per contrastare la seconda ondata di contagi. La mascherine diventano obbligatorie anche "all'aperto allorché si sia in prossimità di altre persone non conviventi". Vengono fatti salvi "i protocolli anti contagio previsti per specifiche attività economiche e produttive, nonché le linee guida per il consumo di cibi e bevande". Il divieto non riguarda i bambini sotto i sei anni, chi fa sport e le persone con patologie e disabilità non compatibili con l'uso della mascherina.
REGOLE ANTI CONTAGIO - Restano le norme anti contagio in vigore fin dall'inizio della pandemia: distanziamento fisico di almeno un metro, divieto di assembramento, rispetto delle misure igieniche a partire dal lavaggio delle mani, obbligo di stare a casa con più di 37,5 di febbre.
APP IMMUNI - La piattaforma unica nazionale Immuni per l'allerta dei soggetti venuti in contatto con persone positive al Covid potrà restare operativa fino al 31 dicembre 2021 (non più il 31 dicembre 2020). Dopo quel termine tutti i dati personali dovranno essere "cancellati o resi definitivamente anonimi". Immuni potrà anche dialogare con altre piattaforme europee, dunque il tracciamento continuerà anche all'estero per chi viaggia in Europa.
LAVORO E CINEMA - Con la proroga dello stato di emergenza resta anche l'incentivo allo smart working per tutti i lavori che possano applicarlo. Resta l'obbligo di rispettare i protocolli di sicurezza definiti per la riapertura dei luoghi di lavoro, di ristoranti e locali. Per cinema, teatri e concerti resta il limite di 200 persone per gli spettacoli al chiuso e 1000 persone per quelli all'aperto.
LE MULTE - Vanno da 400 euro a 1000 euro - ad oggi - le multe per chi non rispetti le limitazioni imposte dalle regole anti contagio. In una prima fase del lockdown il tetto massimo era di 3000 euro ma poi a maggio il Parlamento ha ridotto le sanzioni massime. Chi ha contratto il Covid ma non rispetta la quarantena può incorrere in una sanzione penale con l'arresto da 3 a 18 mesi, oltre che in un'ammenda da 500 a 5.000 euro.
PALETTI ALLE REGIONI - Le regioni, in base al nuovo decreto legge Covid, possono adottare solo misure anti contagio più restrittive di quelle disposte dai dpcm del governo. Possono adottarne di "ampliative", quindi più permissive, solo nei casi in cui i dpcm espressamente lo prevedano e previo parere conforme del comitato tecnico-scientifico. In ogni caso le Regioni devono "informare contestualmente il ministero della Salute".
TAMPONI OBBLIGATORI - Chi arriva in Italia da Gran Bretagna, Olanda e Belgio dovrà sottoporsi al tampone obbligatorio. LAd oggi l'obbligo del test molecolare o antigenico con il tampone è previsto per chi arriva da Croazia, Grecia, Malta, Spagna, oltre che da Parigi e altre sette regioni della Francia. 

L’affaire Vaticano e il broker: 4 inchieste dei pm di Milano. - Gianni Barbacetto

 












Le manovre di Torzi - I magistrati indagano su società lussemburghesi.

Un poker d’indagini e una rogatoria arrivata dal Vaticano: anche la Procura di Milano entra nella partita delle inchieste che stanno scuotendo la Santa Sede. Sotto la lente dei magistrati milanesi è finito uno dei finanzieri protagonisti degli affari promossi da monsignor Giovanni Angelo Becciu e dai suoi collaboratori presso gli Affari generali della Segreteria di Stato vaticana. È quel Gianluigi Torzi che nel 2018 sostituisce Raffaele Mincione, altro mago della finanza offshore, nella gestione dell’ormai famoso palazzo di Londra al numero 60 di Sloane Avenue, fonte – secondo gli investigatori vaticani – di perdite milionarie.

Ci sono ben quattro fascicoli sugli affari di Torzi aperti a Milano sulle scrivanie di quattro diversi sostituti procuratori, per reati che vanno dalla truffa alla bancarotta. Il più antico, di molto precedente alle indagini vaticane, riguarda il crac di Banca Mb, saltata nel 2012. Il più recente, aperto a luglio, nasce invece da una rogatoria inviata dal Vaticano. Riguarda proprio il ruolo di Torzi nella gestione dell’immobile londinese, ex sede dei magazzini Harrods. Le due indagini milanesi hanno un personaggio in comune: l’avvocato Nicola Squillace, con studio a Milano, a un indirizzo un tempo molto noto, quello dello studio Libonati-Jaeger, fondato dal suocero di Squillace, Pier Giusto Jaeger. Squillace è stato in passato indagato proprio per la bancarotta Mb, come poi anche Torzi. Oggi invece i magistrati stanno cercando di ricostruire le operazioni dalla Gutt sa, società lussemburghese di Torzi che viene alla ribalta nel 2018. Il 15 agosto di quell’anno, Becciu viene rimosso dal suo incarico e mandato a pensare ai beati, come prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Lo sostituisce agli Affari generali della Segreteria di Stato l’arcivescovo venezuelano monsignor Edgar Peña Parra. Nel novembre del 2018, il nuovo arrivato mette alla porta Mincione, accusato di aver provocato pesanti perdite alle finanze vaticane. A prendere il suo posto arriva Torzi con la Gutt. Lo assiste, da Milano, l’avvocato Squillace. Ora l’indagine della Procura milanese, in risposta alla rogatoria vaticana, dovrà ricostruire l’operazione per i promotori di giustizia Giampiero Milano e Alessandro Diddi, i “pm del papa”, fornendo loro anche i documenti sequestrati a Squillace.

Torzi era entrato nell’operazione a fine 2018, quando la Santa Sede aveva cercato di venire in possesso del palazzo londinese, liquidando con 40 milioni le quote del fondo Athena Capital Global Opportunities di Mincione, che aveva avviato con Becciu l’affare di Sloane Avenue nel 2014. Torzi, entrato in partita, aveva ceduto al Vaticano 30 mila azioni della Gutt senza diritto di voto, mantenendo per sé 1.000 azioni con diritto di voto, che gli avevano permesso di mantenere il controllo del palazzo. Per cederle al Vaticano aveva chiesto 30 milioni, ma ne aveva ottenuti solo 15. Poi, il 5 giugno, era stato arrestato dalle autorità vaticane, con l’accusa di estorsione. Si fa ora strada l’ipotesi che i 30 milioni chiesti al Vaticano servissero a Torzi per chiudere un’operazione con la Popolare di Bari. È quella raccontata dal Fatto Quotidiano nel luglio 2019: Vincenzo De Bustis, allora consigliere delegato della banca pugliese, aveva annunciato l’arrivo di titoli per 30 milioni sottoscritti da una società maltese, la Muse Ventures Ltd, fondata da Torzi con un capitale di soli 1.200 euro. I 30 milioni non arrivano a Bari. In compenso, arrivano gli allarmi del servizio antiriciclaggio della Popolare di Bari, che sottolineano la “sproporzione tra i mezzi propri del sottoscrittore” (la Muse) “e l’importo della sottoscrizione dei titoli”; rilevano che “l’anagrafica e l’identificazione della società in discorso”, cioè la maltese Muse di Torzi, “risultano incomplete, essendo carenti le informazioni relative al titolare effettivo e al codice fiscale”; e che l’amministratore di Muse, Gianluigi Torzi, insieme al padre Enrico, è presente “nelle liste mondiali di bad press (WorldCheck) per diverse indagini a suo carico”. L’operazione con questo personaggio è classificata “ad alto rischio” e con “evidenza antiriciclaggio negativa”. Bloccato a Bari, Torzi ci prova comunque a Roma. Ora i nodi vengono al pettine a Milano.

(6.10.2020)

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/06/laffaire-vaticano-e-il-broker-4-inchieste-dei-pm-di-milano/5955795/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-10-06

martedì 6 ottobre 2020

Nobel per la Fisica 2020, premiati gli scienziati che studiano i buchi neri: Roger Penrose, Reinhard Genzel e Andrea Ghez.

 













Il Comitato dei Nobel ha attribuito questo premio alla scoperta "dei più oscuri misteri dell’universo". Penrose ha lavorato a lungo con il cosmologo Stephen Hawking, morto due anni fa.

Il premio Nobel per la Fisica 2020 è stato assegnato a Roger Penrose, “per aver scoperto che la formazione di un buco nero è una chiara predizione della teoria generale della relatività” e congiuntamente a Reinhard Genzel e Andrea Ghez “per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio al centro della nostra galassia”. Il Comitato dei Nobel ha attribuito questo premio alla scoperta “dei più oscuri misteri dell’universo”. Penrose ha lavorato a lungo con il cosmologo Stephen Hawking, morto due anni fa.



Penrose (a sinistra nella foto), che è anche matematico e filosofo, ha ottenuto il dottorato a Cambridge University e ha svolto ricerca a Princeton e Syracuse. È stato ricercatore al King’s College (1961-63) e poi professore di matematica applicata al Birkbeck College di Londra, ha insegnato a Oxford. Nel corso della sua carriera ha ottenuto premi e riconoscimenti, tra i quali: la Eddington Medal insieme a Hawking, la Royal Medal, la Dirac Medal , la Einstein Medal, il Naylor Prize e la De Morgan Medal (2004). Ordine al merito nel 2000, ha ricevuto lauree honoris causa da varie università.

Genzel è nato nel 1952 in Germania, a Bad Homburg vor der Höhe. Si è laureato nel 1978 nell’Università tedesca di Bonn e in seguito ha diretto l’Istituto Max Planck per la Fisica Extraterrestre. In seguito si è trasferito negli Stati Uniti per insegnare nell’Università della California a Berkeley. La più giovane dei premiati, Andrea Ghez, è nata nel 1965 negli Stati Uniti, a New York, e nel 1992 si è laureata presso il California Institute of Technology (Caltech). Attualmente insegna nell’Università della California a Los Angeles.

Il prestigioso premio è stato assegnato a coloro che studiano “i fenomeni più esotici dell’Universo”: Penrose ha mostrato che la Teoria generale della relatività porta alla formazione di buchi neri, e mentre Genzel e Ghez hanno scoperto che un oggetto invisibile ed estremamente pesante governa le orbite delle stelle al centro della nostra galassia. Un buco nero supermassiccio è l’unica spiegazione attualmente nota, sottolinea l’Accademia reale svedese delle Scienze che quest’anno ha dovuto annunciare il più prestigioso riconoscimento scientifico online a causa della pandemia di coronavirus. L’Accademia reale svedese delle Scienze ha assegnato il riconoscimento da 10 milioni di corone svedesi metà a “Roger Penrose che ha utilizzato metodi matematici ingegnosi per dimostrare che i buchi neri sono una diretta conseguenza della teoria della relatività generale di Albert Einstein. Lo stesso Einstein non credeva che i buchi neri esistessero davvero, questi mostri super-pesanti che catturano tutto ciò che li entra. Niente può sfuggire, nemmeno la luce” sottolinea l’Accademia.

“Nel gennaio 1965, dieci anni dopo la morte di Einstein, Roger Penrose dimostrò che i buchi neri possono davvero formarsi e li descrisse in dettaglio; nel loro cuore, i buchi neri nascondono una singolarità in cui tutte le leggi conosciute della natura cessano. Il suo articolo innovativo è ancora considerato il contributo più importante alla teoria della relatività generale dai tempi di Einstein” riferisce l’Accademia reale svedese delle Scienze. Gli altri due scienziati insigniti del Nobel, a cui è andata pari merito l’altra metà, gli altri 5 milioni di corone di svedesi, a Reinhard Genzel e Andrea Ghez, che “guidano ciascuno un gruppo di astronomi che, dall’inizio degli anni ’90, si è concentrato su una regione chiamata Sagittarius A * al centro della nostra galassia”. “Le orbite delle stelle più luminose più vicine al centro della Via Lattea sono state mappate con crescente precisione. Le misurazioni di questi due gruppi concordano, trovando entrambi un oggetto estremamente pesante e invisibile che attira l’accozzaglia di stelle, facendole correre a velocità vertiginose. Circa quattro milioni di masse solari sono raggruppate in una regione non più grande del nostro sistema solare”.

Un buco nero, che ‘pesa’ circa 4 milioni di masse solari, tutte concentrate in una sola regione non più grande del nostro sistema solare. “Il loro lavoro è pionieristico, ci ha dato la maggiore prova mai raccolta di un buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea”. Grazie ai telescopi più grandi del mondo, Genzel e Ghez hanno potuto vedere attraverso le enormi nuvole di gas e polvere interstellare, creato nuove tecniche per compensare la distorsione causata dalla nostra atmosfera e costruito strumenti unici, dedicandosi completamente a questa ricerca a lungo termine. “Ho provato dubbio, ma anche eccitazione” ha detto la professoressa Ghez, la quarta donna a ricevere il Premio Nobel per la Fisica, alla domanda su cosa avesse provato nel notare un oggetto sconosciuto nella Via Lattea. “Mai come adesso si può comprendere l’importanza dello studio della scienza e dei fenomeni del mondo. Sono onorata di aver ricevuto il premio, accetto con piacere la responsabilità di ispirare altre donne a studiare nel campo”.

(foto ilFQ)

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/06/nobel-per-la-fisica-2020-premiati-gli-scienziati-che-studiano-i-buchi-neri-roger-penrose-reinhard-genzel-e-andrea-ghez/5956165/

Buco dell'ozono, raggiunta massima estensione.

 













Lo strato di ozono stratosferico è il nostro 'scudo' dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose.

Il buco dell’ozono nel 2020 ha raggiunto la sua massima estensione, sia in profondità che in ampiezza. Lo affermano gli scienziati di Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio da parte della Commissione Europea. È stato osservato che le concentrazioni di ozono stratosferico si sono ridotte a valori prossimi allo zero in Antartide intorno ai 20-25 km di altitudine (50-100 hPa), con la profondità dello strato di ozono appena inferiore a 100 unità Dobson, circa un terzo del valore medio. Ciò è stato causato da un vortice polare forte, stabile e freddo.

“Il modo in cui si sviluppano cambiamenti nel buco dell’ozono ogni anno è molto variabile - spiega Vincent-Henry Peuch, direttore di Copernicus Atmosphere Monitoring Service - Il buco dell’ozono del 2020 assomiglia a quello del 2018, il quale era anch'esso abbastanza grande e tra i primi della classifica degli ultimi quindici anni. Con i raggi del sole che sono tornati verso il Polo Sud nelle ultime settimane, abbiamo assistito a una continua riduzione dell'ozono nell'area".

Dopo il buco dell'ozono insolitamente piccolo e di breve durata nel 2019, favorito da condizioni meteorologiche speciali, "ne stiamo registrando uno piuttosto grande anche quest'anno, il che conferma che dobbiamo continuare ad applicare il protocollo di Montreal che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono”. Poiché lo strato di ozono stratosferico funge da scudo, proteggendo dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose, è della massima importanza monitorare i cambiamenti.

“Cams monitora continuamente il buco dell’ozono per fornire informazioni sulla sua estensione e grandezza ogni anno quando esso si sviluppa e si rigenera - aggiunge Vincent-Henri Peuch - Stiamo fornendo previsioni sulle concentrazioni di ozono stratosferico fino a cinque giorni in anticipo. Monitoriamo anche la quantità di radiazioni UV che raggiungono la superficie terrestre, che dipendono anche dalle nuvole e dagli aerosol nell'atmosfera".

Come è formato il buco dell’ozono? Le sostanze contenenti cloro e bromo si accumulano all'interno del vortice polare dove rimangono chimicamente inattive al buio. Le temperature nel vortice possono scendere a -78 gradi Celsius e si possono formare cristalli di ghiaccio nelle nubi stratosferiche polari, che svolgono un ruolo importante nelle reazioni chimiche. Quando il sole sorge sopra il polo la sua energia rilascia atomi di cloro e bromo chimicamente attivi nel vortice, i quali distruggono rapidamente le molecole di ozono portando alla formazione del buco.

(foto adnkronos)

Scoperti in Egitto 59 sarcofagi in legno di 2.500 anni fa.

 














A Saqqara, necropoli dell'antica Menfi, patrimonio dell'Unesco.

SAQQARA - Un team di archeologi in Egitto ha annunciato di aver trovato nelle ultime settimane 59 sarcofagi di legno, ben conservati e sigillati, sepolti oltre 2.500 anni fa. Aprendone uno, il team ha rivelato resti mummificati avvolti in un sudario, con iscrizioni geroglifiche in colori vivaci. Il ritrovamento è avvenuto a sud del Cairo, a Saqqara, la necropoli dell'antica capitale egiziana di Menfi, patrimonio mondiale dell'Unesco.

Da quando il ritrovamento delle prime 13 bare è stato annunciato quasi tre settimane fa, ne sono state scoperte altre in altri pozzi, a profondità fino a 12 metri. E un numero imprecisato di sarcofagi potrebbe essere ancora sepolto lì, ha detto il ministro del turismo e delle antichità, Khaled al-Anani, sul sito, vicino alla piramide di Djoser di 4.700 anni. "Quindi questa non è la fine della scoperta, la considero piuttosto l'inizio della grande scoperta", ha detto. I sarcofagi, sigillati più di 2.500 anni fa, risalgono al tardo periodo dell'antico Egitto, circa dal VI o VII secolo aC, ha aggiunto il ministro.

Negli ultimi anni gli scavi a Saqqara hanno portato alla luce manufatti, serpenti mummificati, uccelli, scarabei e altri animali. Studi preliminari hanno indicato che i sarcofagi appartenevano probabilmente a sacerdoti, statisti anziani e figure di spicco nell'antica società egiziana della 26a dinastia, ha detto Anani. Tutte le bare saranno portate al Grand Egyptian Museum, di prossima apertura, sull'altopiano di Giza. 

L'apertura del Grande Museo Egizio, che è stata più volte ritardata, è prevista per il 2021. Il museo ospiterà migliaia di manufatti, che attraversano più epoche della storia dell'Egitto, dal periodo pre-dinastico al periodo greco-romano.

(foto ansa)

https://www.ansa.it/canale_viaggiart/it/notizie/mondo/2020/10/03/scoperti-in-egitto-59-sarcofagi-in-legno-di-2.500-anni-fa_cf164b2e-f29c-429c-84bf-f5ebfb4bbd63.html

Casellati prende il bazooka: ora deve andarsene. - Antonio Padellaro














Maria Elisabetta Alberti Casellati (per brevità MEAC) in fondo va capita. Per una donna capace e di temperamento, come lei probabilmente ritiene di essere, la presidenza del Senato può rappresentare una gabbia politica, sia pure dorata. E dunque, nell’intervista di ieri al Corriere della Sera, parlando dallo scranno più alto di Palazzo Madama, MEAC, proprio rispetto alla carica ricoperta, ha voluto essere molto di più, ma anche molto di meno. Molto di più poiché l’attacco frontale sferrato al governo Conte, nei toni e nei contenuti, forse non ha precedenti nella storia dei rapporti tra l’istituzione seconda carica della Repubblica e il potere esecutivo. Chi è infatti che affronta l’emergenza “mettendo toppe”? Chi, a proposito della “ripresa” adopera “tante parole e niente fatti”? Privo di “una visione strategica del Paese, di una visione lungimirante dello sviluppo”? Chi “nasconde la polvere sotto il tappeto” pensando per esempio di “risolvere i problemi strutturali della scuola con i banchi con le rotelle”? Chi “in mancanza di un ‘Progetto Italia’ rischia di trasformare l’eventuale bazooka dei fondi Ue in una pistola ad acqua”? Chi è che si rifiuta di “coinvolgere le opposizioni” sulle priorità per il Paese? E a chi la presidente del Senato si rivolge quando, a proposito della proroga dello stato d’emergenza, sentenzia: “Abbiamo bisogno di verità, non si può oscillare tra incertezze e paure in una confusione continua di dati”? Dunque se, come è evidente, MEAC ha deciso di sommare ai poteri che le conferisce la Costituzione anche quelli di capo dell’opposizione dovrebbe correttamente dichiararlo. Innanzitutto, all’assemblea che presiede non potendo più garantire l’indispensabile equidistanza che il suo ruolo impone. Dopodiché, sarebbe interessante vedere in che modo MEAC si dividerà i compiti con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, clamorosamente scavalcati a destra dal suo veemente j’accuse contro il governo giallorosa (per non parlare dei “moderati” di Forza Italia che l’hanno candidata e sostenuta). Ci sarebbe poi il problemuccio delle funzioni di presidente supplente della Repubblica, nel caso molto malaugurato in cui Sergio Mattarella fosse impossibilitato a svolgerle. Ipotesi da brividi che speriamo non si realizzi mai. Mentre di buono c’è che dopo un’intervista così “schierata” sembra evidente che le probabilità di vedere MEAC al Quirinale, con il voto di questo Parlamento, siano prossime allo zero (perciò siamo convinti che da oggi lei conti molto di meno).

PS.

In un mondo normale, dopo dichiarazioni di questo tenore, un presidente del Senato si dimetterebbe per dedicarsi più liberamente, e correttamente, alla politica attiva. Ma di normale qui non c’è proprio niente.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/06/casellati-prende-il-bazooka-ora-deve-andarsene/5955817/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-10-06

Fiki, Grilli e Morri: il Movimento 5S dilaniato dalle tribù. - Andrea Scanzi

 















Il Risiko dei 5 Stelle si arricchisce ogni giorno di una nuova fazione. Ognuno ha la sua corrente, ognuno ha la sua ricetta. E la tensione, spesso oltremodo masochista, è arrivata al parossismo con lo scontro (l’ennesimo) di domenica tra Davide Casaleggio e i vertici M5S. Proviamo a tracciare l’identikit delle varie compagini.

I Fiki. È la corrente di Fico, ma pure di Patuanelli. Per certi versi più contiani di Conte, per loro il dialogo con il Pd e più in generale con un centrosinistra derenzizzato è sempre stato naturale. Ora più che mai. Al tempo (funesto) del governo con la Lega erano in minoranza, mentre ora è invece il contrario. Agli Stati Generali partono favoriti, ma i talebani – che stanno alla politica come Marattin ai capelloni – non mancheranno mai di insultarli.

I Crimiani. Compagine di difficile individuazione, né talebana né sinistrata, né duropurista né realmente dialogante. In via teorica ha la reggenza della leadership, ma la esercita col carisma delle betulle timide. Ancorati al “6 politico”, vantano la presenza – tra gli altri – di Crimi e Lombardi, il Duo Streaming del 2013 (che per fortuna negli anni è cresciuto). Navigano a vista, e l’unica cosa che si è capita è che non sopportano Casaleggio Jr.

I Dimaiani. Versione più diplomatica, ma anche più forte, delle due precedenti categorie. Sono molto più dialoganti (col centrosinistra) dei Crimiani, ma lo sono anche un po’ meno dei Fiki. Due nomi? Di Maio e Bonafede. Agli Stati Generali faranno squadra coi Fiki, coi quali in passato non sono mancati gli scontri, e cercheranno un dialogo sempre più costante – benché non “organico” – con il cosiddetto “campo progressista” (cit. Bersani).

I Grilli. Sono quelli che condividono le posizioni del garante Beppe Grillo. Il quale, soprattutto in questi mesi, dovrà far sentire parecchio il suo peso. La sua parola. La sua visione.

I Morri. Non amano Di Maio, ma neanche Di Battista (non fino in fondo). Non vogliono il leader, ma una segreteria (diversa però da come la vorrebbe Di Maio). Hanno sempre detestato Salvini, ma adesso – pur preferendo il Pd al Cazzaro Verde – nicchiano di fronte a un’alleanza col centrosinistra. E alle Regionali vogliono continuare a correre da soli, perché – immagino – è meglio perdere da puri che vincere con le mani non del tutto intonse. Il loro nome di punta è Morra. Minoritari, ma agguerriti. E preparati.

I Dibattisti. Si rifanno a Casaleggio padre (ma pure figlio). Credono che la Lega sia il Male (dopo averci governato con ben poco imbarazzo), ma che il Pd non sia certo meglio. Hanno per leader Di Battista, che di fronte a un accordo “organico” con Zingaretti & soci se ne andrebbe. Le loro posizioni sfociano spesso nel paragonismo (nel senso di Gianluigi Paragone). Da settimane stanno ricevendo il plauso di Repubblica, Domani e perfino Mario Lavia, ma loro – senz’altro in buona fede – sono davvero convinti di incarnare il futuro del M5S. E non invece il trapassato remoto.

I Lezzisti. Versione marginale, oltranzista e massimalista dei Dibattisti, con cui non di rado amoreggiano. Litigiosi, rancorosi, pallosi. Strategicamente sono capre ripetenti e non ne hanno indovinata mai mezza (Tap, Ilva, etc). Però urlano parecchio. E tutto sommato fanno arredo.

La speranza, mentre impazza questa immensa canizza da Asilo Mariuccia, è che nel frattempo il Paese non vada in malora. Buon Risiko a tutti!!

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