mercoledì 4 novembre 2020

Conte "resiste" alle Regioni e firma il nuovo Dpcm. Nodo ristori.

 

Vertice notturno a palazzo Chigi. Parrucchieri aperti nelle zone rosse.

Il premier Giuseppe Conte resiste all'ultimo pressing delle Regioni e, a tarda notte, firma il Dpcm che istituisce un regime di chiusure differenziate a seconda della fascia di rischio contagio alla quale appartiene una Regione. Una riunione finale tra il capo del governo, i capi delegazione, i ministri Francesco Boccia, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli e il sottosegretario Riccardo Fraccaro mette un punto a "singolar tenzone" tra l'esecutivo e le Regioni. Poche le concessioni del primo alle seconde, con un appendice: il capitolo ristori che, su pressing dei governatori, Conte sarà costretto ad allargare rispetto alle previsioni di qualche ora fa. In una lettera inviata da Boccia e dal titolare della Salute Roberto Speranza alle Regioni i due ministri rispondono ai rilievi inviati sul Dpcm. Sull'elaborazione dei dati - decisiva per stabilire in quale fascia di rischio collocare una Regione - il decreto "garantisce il coinvolgimento" delle Regioni stesse, spiega il governo. Non solo, infatti, i governatori partecipano alla cabina di regia sull'emergenza sanitaria ma nel Dpcm si precisa che il ministero della Salute emetterà le ordinanze di chiusura "sentiti" i presidenti delle Regioni, si sottolinea nella lettera. La missiva, sulla richiesta di ristori, assicura: il decreto sarà varato in settimana, le erogazioni saranno "tempestive". Ma ora, a Conte, Gualtieri e Patuanelli spetterà trovare nelle prossime ore i soldi necessari a mitigare la rabbia di commercianti, ristoratori, gestori di bar delle zone rosse: tutti destinati a chiudere per almeno due settimane. "Non vanifichiamo lo sforzo di tutte quelle categorie che in questo momento hanno ridotto la propria attività", avverte il titolare degli Esteri Luigi Di Maio. La cifra di 1,5 miliardi probabilmente non basterà. E il rebus si complica perché, anche volendo, i tempi per chiedere un nuovo scostamento di bilancio sono strettissimi mentre, solo erogando risorse dopo il 10 dicembre queste potranno essere inserite nelle spese del 2021. E il 10 dicembre, per le Regioni, è troppo tardi. Non solo. Al Mef e al Mise spetterà la complessa modulazione della platea dei destinatari ai ristori in un decreto che mette in campo chiusure "a fisarmonica". E c'è da riaffrontare anche il tema dei congedi parentali, destinati ad allargarsi con la Dad dalla seconda media in poi prevista per le Regioni nello scenario 4. Pochissime, invece, le limature al testo. I 21 parametri per classificare il livello di rischio di una Regione non cambiano, così come l'impianto delle chiusure. Rispetto alla bozza del pomeriggio c'è però una novità: barbieri e parrucchieri potranno restare aperti anche nelle Regioni "rosse".

Ecco le nuove misure, secondo quanto prevede la bozza del Dpcm. 

Coprifuoco dalle 22 - "Dalle ore 22.00 alle ore 5.00 sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È in ogni caso fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche, per tutto l'arco della giornata, di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi". E' quanto si legge in una prima bozza, ancora provvisoria, del Dpcm.

Stop agli spostamenti in aree a rischio  - Nelle aree ad alto rischio che ricadono negli scenari 3 e 4 indicati nel documento dell'Iss - quelle caratterizzate da uno scenario di 'elevata gravità e quelle nelle quali ci sono situazioni di massima gravità - "è vietato ogni spostamento in entrata e uscita dai territori". Può riguardare intere "Regioni o parti di esse". La differenza tra le zone che ricadono nello scenario 3 e in quelle che rientrano nel 4 sta nel fatto che in queste ultime sono vietati anche gli spostamenti "all'interno dei medesimi territori", dunque a livello comunale e provinciale.

In zone a massimo rischio chiusi anche i negozi - Stop anche alle attività dei negozi e mercati nelle regioni, province e comuni a massimo rischio. Lo prevede la bozza del Dpcm all'articolo 1 ter. "Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari". Il provvedimento ferma anche i mercati, tutte le attività di bar e ristorazione (salvo la consegna a domicilio l'asporto consentito fino alle 22) e le attività sportive. Resta invece consentita l'attività motoria "in prossimità della propria abitazione" e con obbligo della mascherina e l'attività sportiva "esclusivamente all'aperto e in forma individuale". Per le aree ad alto rischio, dunque nelle zone arancioni, restano invece aperti i negozi ma chiudono bar e ristoranti. Limitato in queste zone anche "ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici e privati in un comune diverso da quello di residenza" salvo esigenze di lavoro, studio, salute e necessità.

La bozza del nuovo Dpcm prevede che a bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale sia consentito "un coefficiente di riempimento non superiore al 50 per cento"; ciò con esclusione, però, del "trasporto scolastico dedicato".

Smart working ai massimi livelli possibili, sia nella Pubblica amministrazione sia nel settore privato, e ingressi differenziati del personale. In particolare, le pubbliche amministrazioni (salvo il personale sanitario e chi è impegnato nell'emergenza) dovranno assicurare "le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l'effettività del servizio erogato" e "con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione". Sarà compito di ciascun dirigente di garantire il massimo livello di smart working. La bozza di Dpcm contiene anche la "forte raccomandazione" dell'utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati.

Mascherina obbligatoria alle elementari e medie  - La mascherina sarà obbligatoria a scuola per i bambini delle elementari e delle medie, anche quando sono seduti al banco.  "L'attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l'infanzia continua a svolgersi in presenza -si legge nel testo - con uso obbligatorio di dispostivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina".

Stop alle crociere - Al fine di contrastare il diffondersi del coronavirus, la bozza prevede lo stop dei servizi di crociera da parte delle navi passeggeri di bandiera italiana. Il provvedimento fa salve le crociere in atto entro l'8 novembre. E' inoltre consentito alle navi di bandiera estera impiegate in servizi di crociera l'ingresso nei porti italiani esclusivamente ai fini della sosta 'inoperosa'.

Stop ai concorsi tranne per personale della sanità - E' prevista la "sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all'esercizio delle professioni, a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica ovvero in cui la commissione ritenga di procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto, nonché ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario, ivi compresi, ove richiesti, gli esami di Stato e di abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo e di quelli per il personale della protezione civile". Lo stop ai concorsi era stato previsto dal governo in una prima bozza del Dpcm del 24/10 salvo stralciare il comma successivamente, su richiesta delle Regioni.

Nei circoli sportivi vietato l'uso degli spogliatoi -  La bozza del nuovo Dpcm non chiude i circoli sportivi nei territori nazionali non soggetti a ulteriori restrizioni (come nelle zone rosse) ma vieta l'uso degli spogliatoi. L'articolo 1, comma f, ricorda che "sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi". "Ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere svolte all'aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall'Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana, con la prescrizione che è interdetto l'uso di spogliatoi interni a detti circoli".

Nelle zone rosse la bozza del Dpcm prevede la sospensione delle attività sportive, comprese quelle presso centri e circoli sportivi, anche se svolte all'aperto. E' solo consentito "svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo" di mascherine. Si può inoltre svolgere "attività sportiva esclusivamente all'aperto ed in forma individuale".

Il presidente Vda: il Governo ha ascoltato poco le Regioni - "Il Governo ha ascoltato poco le Regioni, a partire dai ristori per arrivare fino ai congedi parentali. Nella bozza del Dpcm si specificano bene i divieti ma poco le misure a favore della cittadinanza". Lo ha detto il Presidente della Regione Valle d'Aosta, Erik Lavevaz. Per quanto riguarda le nuove possibili misure restrittive nella regione alpina, a rischio di diventare 'zona rossa', Lavevaz ha ammesso che "il coprifuoco già adottato non basterà".

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/11/03/la-sottosegretaria-zampa-il-nuovo-dpcm-entro-stasera-_5b8730cd-c800-451a-9ec7-6fb29a84f2bd.html

Conte ha firmato il nuovo Dpcm: ecco le nuove misure anti-Covid. Il testo sarà in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre.

 

Ci sarà il regime differenziato che divide l’Italia in tre fasce di rischio contagio. Il testo conferma le restrizioni e le chiusure previste dall'ultima bozza. Tra le poche modifiche, i parrucchieri potranno restare aperti anche nelle zone rosse.

È arrivata poco prima della mezzanotte la firma del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Dpcm con le nuove misure anti-Covid, che sarà in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre. Il decreto verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale in mattinata. Pochissime le limature al testo, che conferma le restrizioni e le chiusure previste dall’ultima bozza. Resta, quindi, il regime differenziato che divide l’Italia in tre fasce di rischio contagio (da verde a rosso), determinate a seconda dei 20 parametri elencati nel testo. Tra le poche modifiche apportate, ci sono quelle sui parrucchieri: restano aperti anche nei territori che rientrano nelle zone “rosse”, contrariamente a quanto previsto nella bozza del pomeriggio. Confermato il coprifuoco dalle 22 alle 5 e il ritorno dell’autocertificazione, così come i trasporti al 50%. Per la scuola, didattica a distanza per i ragazzi delle superiori, mentre la mascherina diventa obbligatoria al banco anche per i più piccoli. In settimana, arriverà anche un apposito decreto legge per l’erogazione dei ristori alle attività colpite dalle restrizioni.

Le misure nazionali: il coprifuoco – Ecco quali restrizioni erano previste nell’ultima bozza del decreto: la misura principale riguarda il coprifuoco, anticipato alle 22. Fino alle 5 del mattino si potrà circolare solo per motivi di salute, lavoro o altre urgenze, da documentare tramite autocertificazione. Sul fronte del trasporto pubblico locale, su gomma e su rotaia, tutti i mezzi torneranno a una capienza massima del 50%. Chiusi i musei e stop ai centri commerciali nei weekend.

Scuola e concorsi – È prevista la didattica a distanza al 100% alle superiori. Nelle scuole elementari e medie, dove si continuerà in presenza, la mascherina diventa obbligatoria anche al banco, “salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili”. Ci sarà anche la sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte dei concorsi pubblici e privati e degli esami di abilitazione alle professioni, “a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari o in modalità telematica”.

Regioni a rischio alto (“arancioni”) – Nelle Regioni “arancioni” (fascia di rischio medio), oltre alle misure nazionali, ci saranno inoltre la serrata di bar e ristoranti e il divieto di “ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici e privati in un comune diverso da quello di residenza” salvo esigenze di lavoro, studio, salute e necessità. Resta consentito accompagnare i ragazzi a scuola.

Regioni a rischio massimo (“rosse”) – In quelle “rosse” è previsto il blocco totale della mobilità interna ed esterna: si va verso un lockdown, simile a quello di marzo. Verranno chiusi i negozi al dettaglio, tranne alimentari, farmacie, edicole, e anche i mercati di generi non alimentari. Divieto di “ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, nonché all’interno dei medesimi, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”. È sempre consentito il rientro nel proprio comune di domicilio o residenza e la possibilità di accompagnare i propri figli a scuola. Si potranno fare passeggiate in prossimità della propria abitazione, nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di mascherina. Continuerà la didattica in presenza per la scuola dell’infanziaelementare e prima media.

La firma del Dpcm – L’ok definitivo al testo arriva al termine della riunione in videoconferenza tra il premier Conte, i capidelegazione della maggioranza, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Erano collegati anche i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, al lavoro sul Decreto ristori bis che dovrà accompagnare il varo del nuovo Dpcm. Fonti qualificate di governo sottolineano che l’impianto del Dpcm “resta quello”. “È stata un’intensa giornata di lavoro con Regioni e Enti locali caratterizzata da confronto continuo e leale collaborazione. I contributi arrivati da Regioni ed Enti locali sono assolutamente costruttivi“, ha detto il ministro Boccia al termine del lungo confronto avvenuto in questi giorni di preparazione del testo del nuovo Dpcm. “Dal governo sono state elaborate e trasmesse indicazioni chiare per le misure nazionali e per le restrizioni potenziali da attuare, in automatico, nei territori ritenuti in condizioni sanitarie più critiche. Così come saranno automatici e tempestivi tutti i ristori per le attività colpite”.

La lettera alle Regioni – In una lettera inviata prima della firma del Dpcm alle Regioni dai ministri Boccia e Roberto Speranza, in risposta ai rilievi dei territori, si legge che il coinvolgimento delle Regioni e delle Province autonome è “ampiamente garantito dalla partecipazione diretta delle stesse in seno alla Cabina di regia” sull’emergenza sanitaria “nonché dall’iter procedimentale costruito che contempla l’adozione, da parte del Ministro della salute, delle relative ordinanze, sentiti i Presidenti delle regioni interessate”. Per quanto riguarda le misure economiche e i ristori delle attività economiche oggetto di restrizioni, i ministri assicurano che “in questa settimana verrà approvato dal Consiglio dei Ministri un apposito decreto legge, che prevederà la tempestiva erogazione delle risorse”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/04/conte-ha-firmato-il-nuovo-dpcm-ecco-le-nuove-misure-anti-covid-il-testo-sara-in-vigore-dal-5-novembre-al-3-dicembre/5990741/

Conti correnti. L’assalto (interessato) dei giornali agli italiani “ignoranti” che lasciano i soldi in banca. - Beppe Scienza

 

Molti italiani tengono soldi fermi sui loro conti, in banca o alla Posta. Se poi un titolo scade, non lo reinvestono. È un comportamento diffuso anche in altri Paesi, soprattutto dopo l’arrivo del coronavirus. Ma in Italia chi fa così è bersaglio di giornalisti economici e presunti esperti che lo accusano di ignoranza e incompetenza, di essere privo di educazione finanziaria o, meglio, di financial literacy, che fa molto più fine. Tutto falso. La verità è che a costoro dà fastidio che i risparmiatori oppongano resistenza a banche, assicuratori e cosiddetti consulenti che vogliono rifilargli opachi fondi comuni, polizze e fondi pensione trappola, certificati rischiosi e compagnia brutta. Stando agli ultimi dati, famiglie e imprese a settmebre avevano depositati in banca 1.682 miliardi

Tenere liquidità sul conto – e anche parecchia – è soprattutto ora un comportamento prudente che tutela dai rischi di perdite, possibili, probabili o addirittura sicure, cui va incontro chi dà retta ai consigli di banche o venditori porta a porta. Ciò vale soprattutto ora che il rendimento di mercato del denaro è vicino a zero e, per fortuna, anche l’inflazione, per cui i soldi non si deprezzano. Rendimenti nulli e prezzi fermi, non è il paradiso ma neppure l’inferno.

Per spaventare i risparmiatori circolano sulla stampa e in Rete dati e discorsi manipolatori. Uno è la perdita del 28% in potere d’acquisto che avrebbe subito chi ha tenuto risparmi non investiti per vent’anni. Ma nel 2000 non veniva in mente a nessuno di tenere a lungo soldi infruttiferi. Già solo coi buoni postali si poteva ottenere il 5,05% annuo netto composto; e trovarsi ora con un capitale più che raddoppiato in termini reali. Altroché perdita del 28%!

È nell’attuale contesto, diversissimo, che molti sono tentati dal lasciare i soldi sul conto. E fanno bene a cedere a tale tentazione. Ma mica s’impegnano per vent’anni. Tenere i soldi liquidi, significa anche poterne cambiare la destinazione ogni momento.

Attualmente è poi bassissimo il pericolo che la banca fallisca, anche a prescindere dal fondo di autotutela dei depositi. Volendo una sicurezza ancora maggiore ci sono i contanti, costantemente consigliati dalla banca centrale tedesca (Bundesbank). Poi, più comodi, i buoni fruttiferi postali con cui uno si riprende integralmente quanto ha versato, anche quando i bolli superano gli interessi.

Non parliamo poi dell’indicazione, spesso ammantata di scientificità, di tenere in liquidità solo l’equivalente delle spese di 2-3 mesi. E uno dopo come tirerà avanti, trovandosi senza introiti per la perdita del lavoro o della clientela, in particolare dopo l’arrivo del coronavirus?

Infine si legge che bisogna investire i propri soldi, affinché l’economia giri. Ma allora va bene anche farseli rubare, perché i ladri normalmente spendono subito il maltolto e perciò fanno girare l’economia come una trottola.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/02/conti-correnti-lassalto-interessato-dei-giornali-agli-italiani-ignoranti-che-lasciano-i-soldi-in-banca/5987830/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=il-fatto-economico&utm_term=2020-11-02

30ENNE ASTROFISICO DI FONDI SCOPRE NOVITÀ SUL BUCO NERO DELLA GALASSIA. - Orazio Ruggieri

 

Si chiama Giacomo Fragione, 30 anni, originario di Fondi: un suo articolo di approfondimento scientifico sul buco nero gli è valso una importante pubblicazione.

Ancora la figura di un italiano brilla nel firmamento della scienza di tutto il mondo. E si tratta del giovanissimo e prestigioso astrofisico Giacomo Fragione di Fondi una cui pubblicazione, curata con il collega statunitense, prof. Abraham Loeb di Harvard, è terminata su una rivista americana specializzata, “The American Astronomical Society”, il giorno 1 ottobre scorso.

Si tratta di una ricerca condotta nell’ambito astrofisico e segna una tappa tanto significativa in questo campo scientifico. Il dott. Fragione, trenta anni appena e dopo alcune esperienze professionali in alcuni stati del mondo, tra i quali Israele, sta operando da qualche anno negli Stati Uniti d’America. E proprio la scrupolosa serietà con cui porta avanti le sue ricerche gli è valsa la proposta a occupare il ruolo di docente presso l’Università Northwestern di Chicago.

Comprensibile, quindi, la soddisfazione di parenti, colleghi, amici e concittadini perché il nome di un fondano ha riproposto, nella positività dei risultati, la fioritura di geni che si registra nella città pontina. Ed è significativo il fatto che sia stato estrapolato un passaggio del lavoro dei due studiosi per farne significativa contezza per quanti, seppur numericamente limitati per la particolarità di questa branca di cultura che vede pochi “iniziati” alla sua comprensione, hanno avuto la curiosità di cogliere il significato della nuova teoria. 

ESTRATTO – La rotazione del buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea è stata finora scarsamente misurata. Poniamo un limite superiore alla rotazione di SgrA*, basato sulla distribuzione spaziale delle S-stelle, che sono disposte su due dischi inclinati di un angolo di circa 45° rispetto al piano Galattico. Richiedendo che la precessione di trascinamento non abbia avuto abbastanza tempo per mescolare il momento angolare orbitale delle S-stelle, lo spin del buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea può essere limitato a meno di 0.1. Un limite superiore allo spin di SgrA* basato su orbite stellarti nelle sue vicinanze”.

Subito dopo l’inserzione sulla rivista specifica, la BBC nazionale di quel paese ha coinvolto i due in una esaustiva intervista, che ha raccolto un grande successo di ascolto.


https://latinatu.it/30enne-astrofisico-di-fondi-scopre-novita-sul-buco-nero-della-galassia/?fbclid=IwAR1Mr6jdpN_sgpfl1RqyM1HUSFl8V_N-7LUuiUy-okFAPrdBDuyP1nQ-HFM

martedì 3 novembre 2020

L’opposizione senza decenza invoca le urne. - Antonio Padellaro

 

Funziona così: la peggiore opposizione d’Europa dice al governo ammalato di Covid, ok ti diamo una mano a gestire sia la crisi sanitaria (soprattutto nelle Regioni guidate dalla destra) sia le tensioni sociali, ma in cambio vogliamo le elezioni anticipate nella primavera prossima. Giorgia Meloni aveva detto qualcosa di molto simile una settimana fa e dunque questa dovrebbe essere la reale posta in gioco, che tuttavia pone alcuni interrogativi di elementare decenza. Dice la Costituzione che le Camere possono essere sciolte anticipatamente su iniziativa dal capo dello Stato, e non da questo o da quel partito in un mercato delle vacche. Decisione che Sergio Mattarella sarebbe costretto a prendere solo se messo di fronte a una paralisi istituzionale senza soluzione, e con l’assenso della grande maggioranza dei partiti presenti in Parlamento. Se anche Conte e il Pd si piegassero al diktat, cosa tutta da dimostrare, non si vede per quale motivo dovrebbero farlo i 5stelle, la cui maggioranza relativa di oggi nessun sondaggio conferma che ci sarà anche domani. Per non parlare dell’Italia Viva di Matteo Renzi, partitino di palazzo destinato a defungere in “Italia Morta”, anche qui sondaggi alla mano. Per non parlare della pletora di ex grillini, ed ex tutto, barricati nel Gruppo misto che al prossimo giro torneranno alle consuete occupazioni (qualcuno dovrà addirittura trovarsi un lavoro) visto che difficilmente saranno ricandidati. Per quale cervellotica ragione, infine, l’attuale maggioranza dovrebbe tagliarsi gli attributi: 

1) rinunciando a eleggere il presidente della Repubblica all’inizio del 2021; 

2) spianando la strada a un nuovo Parlamento dove la destra avrebbe probabilmente un peso maggiore rispetto a oggi; 

3) consentendo così a un fronte di stampo sovranista di mandare al Quirinale il proprio uomo di fiducia? 

Se così stanno le cose, sembra evidente che quello avanzato dall’opposizione (ma Forza Italia, destinata all’estinzione se si tornasse al voto, che ne pensa?) sia un negoziato impossibile, utile solo a dire a Mattarella ‘noi ci abbiamo provato sono quelli là che si arroccano’. E in modo da lasciare sulle spalle del premier Conte e del governo l’intero carico delle misure gravose e impopolari imposte dalla pandemia. Insomma, più che una soluzione per affrontare l’emergenza, ha l’aria di una partita di poker giocata sulla salute degli italiani.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/03/lopposizione-senza-decenza-invoca-le-urne/5989377/

Denis Verdini condannato in Cassazione per il crack del Credito fiorentino: 6 anni e mezzo. Adesso dovrà andare in carcere.

 

La suprema corte ha confermato la condanna di secondo grado, scontandola di quattro mesi dichiarati prescritti. L’ex parlamentare può andare in cella almeno per i prossimi mesi. Colpa dell’età: l’8 maggio 2021, infatti, compie 70 anni e solo da quel momento potrà chiedere di scontare la condanna agli arresti domiciliari. L'avvocato Coppi: "E' un uomo molto forte e molto coraggioso e quindi pensiamo che saprà affrontare virilmente questa prova".

Denis Verdini andrà in carcere. Almeno per qualche mese. La Cassazione infatti ha confermato la condanna d’appello per l’ex senatore di Forza Italia, che dunque è stato dichiarato colpevole in via definitiva per la bancarotta del Credito cooperativo fiorentino. I 6 anni e 10 mesi del secondo grado sono diventati sei anni e mezzo visto che quattro mesi sono andati in fumo a causa della prescrizione.

La sentenza della Cassazione – La quinta sezione penale della Cassazione, presieduta da Paolo Antonio Bruno, non ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale, Pasquale Fimiani, che, nell’udienza di ieri, aveva chiesto per Verdini un nuovo processo d’Appello sollecitando l’annullamento con rinvio per numerosi episodi relativi alla bancarotta. Dichiarata la prescrizione, come richiesto anche dalla Procura Generale, per i reati di truffa relativi ai contributi all’editori degli anni 2010-11. Per questa vicenda Verdini è stato condannato sia in primo che in secondo grado insieme ad altri 15 imputati: il 3 luglio 2018 la Corte d’Appello di Firenze lo aveva condannato a sei anni e dieci mesi di reclusione, riducendo la pena inflitta in primo grado che era stata di nove anni. Una sentenza che arriva dopo due rinvii dell’udienza davanti alla suprema Corte a causa dell’emergenza coronavirus: inizialmente prevista per lo scorso marzo, l’udienza era slittata prima al 17 luglio e con un nuovo rinvio disposto per poter discutere, che ha trascinato la sentenza fino a oggi.

L’avvocato Coppi: “Andrà in carcere, è un uomo coraggioso” – Adesso per l’inventore di Ala, il gruppo parlamentare nato al Senato per sostenere il governo Renzi, si apriranno le porte del carcere. Colpa dell’età: sarà solo l’8 maggio del 2021, infatti, che Verdini comprirà 70 anni, limite d’età che gli consentirebbe di scontare la pena agli arresti domiciliari. L’ex senatore, dunque, finirà in prigione almeno fino a maggio: i sei anni e mezzo di condanna, tra l’altro, lo escludono dalle norme per abbassare la pressione nelle carceri e combattere il contagio del coronavirus. Possono chiedere di andare ai domiciliari, infatti, solo i detenuti con un residuo di pena da scontare inferiore ai 18 mesi. Ora la Cassazione dovrà notificare il dispositivo della sentenza dei giudici della quinta sezione penale alla Procura Generale di Firenze competente per l’esecuzione della pena. “Siamo profondamente delusi, sia perché il ricorso che avevamo proposto a noi sembrava fondato, sia soprattutto perché ieri il procuratore generale in un intervento molto motivato e molto persuasivo aveva chiesto l’accoglimento in larga parte dei nostri motivi di ricorso”, ha detto l’avvocato Franco Coppi, difensore di Verdini. Che ha confermato la detenzione penitenziaria per il suo assistito. “Purtroppo – dice Coppi – a questo punto mi pare che non ci siano esiti diversi. Per fortuna è un uomo molto forte e molto coraggioso e quindi pensiamo che saprà affrontare virilmente questa prova”.

La vicenda della banca – Per la vicenda del crack del Credito fiorentino, Verdini è accusato in pratica di aver concesso finanziamenti e crediti milionari senza “garanzie”, sulla base di contratti preliminari di compravendite ritenute fittizie. Soldi che, per la procura di Firenze venivano dati a “persone ritenute vicine” a Verdini stesso sulla base di “documentazione carente e in assenza di adeguata istruttoria”. In totale, secondo la magistratura il volume d’affari, ricostruito dai carabinieri dei Ros fiorentino, sarebbe stato pari a “un importo di circa 100 milioni di euro” di finanziamenti deliberati dal cda del Credito i cui membri, secondo quanto ricostruito nell’avviso di chiusura indagini “partecipavano all’associazione svolgendo il loro ruolo di consiglieri quali meri esecutori delle determinazioni del Verdini”. In sintesi secondo l’accusa, Verdini decideva a chi dare, e quanto, mentre gli altri si limitavano a ratificare “senza sollevare alcuna obiezione”. A dare il via all’indagine, la relazione dei commissari di Bankitalia che in 1.500 pagine avevano riassunto lo stato di salute del Credito fiorentino e le anomalie riscontrate.

Tutti gli altri guai giudiziari – Con la sentenza di oggi si mette un punto solo a una delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto Verdini. L’ex coordinatore del Popolo della Libertà, infatti, ha anche un’altra condanna, al momento solo in primo grado: quella a cinque anni per la bancarotta della Società toscana di Edizioni, che pubblicava il Giornale di Toscana. Rischia inoltre un altro processo, per turbativa d’asta e concussione: poche settimane fa la procura di Roma ha chiuso le indagini sul suo conto, nell’ambito di uno dei filoni del processo Consip. In altre vicende è uscito assolto, come nel caso dell’inchiesta romana sulla compravendita del palazzo di via della Stamperia, per la quale era accusato di finanziamento illecito. E’ stato riconcosciuto non colpevole anche dall’accusa di far parte della cosiddetta P3, ritenuta dai pm romani un’organizzazione segreta in grado di condizionare il funzionamento degli organi costituzionali. Nello stesso processo era accusato anche di finanziamento illecito, reato per il quale in primo grado è stato condannato a un anno e tre mesi di reclusione. Ma solo per una parte del denaro incassato. Il restante è stato dichiarato prescritto, come pure l’abuso d’ufficio. Il processo è in corso in Appello, ma anche l’unica ipotesi di reato rimasta in piedi è ormai prescritta. Sempre grazie alla prescrizione si è salvato per il caso del processo sulla Scuola dei marescialli, un filone dell’indagine Grandi eventi della Procura di Firenze.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/03/denis-verdini-condannato-in-cassazione-per-il-crack-del-credito-fiorentino-6-anni-e-mezzo-adesso-dovra-andare-in-carcere/5989995/

Terapie intensive vicine alla soglia critica del 30% di occupazione: in 8 Regioni è già rischio collasso. – La diretta.

 

In cima alla 'lista nera' c'è la Valle d’Aosta che ha toccato ormai il 60% di saturazione dei suoi posti letto in rianimazione, seguita da Umbria al 47%, Lombardia e provincia autonoma di Bolzano (42%). Numeri che arrivano sul tavolo del governo, alle trattative finali con i governatori per l'approvazione del nuovo dpcm. Anelli (Federazione medici): "Seconda ondata rischia di essere uno tsunami, malati Covid riducono la possibilità di garantire le cure agli altri".

Tutte le terapie intensive degli ospedali italiani sono vicinissime alla soglia del 30% di posti letto occupati da pazienti Covid-19, definita “critica” dal ministero della Salute. La media italiana si attesta infatti al 28%, ma è allarme rosso in 8 Regioni, che l’hanno già ampiamente superata. In cima alla ‘lista nera’ la Valle d’Aosta che ha toccato ormai il 60% di saturazione dei suoi posti letto in rianimazione, seguita da Umbria al 47%, Lombardia e provincia autonoma di Bolzano (42%), Toscana (39%), Marche (35%), Piemonte (34%) e Campania (33%).È quanto emerge dai dati, aggiornati al 2 novembre, elaborati dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi Sanitari regionali. Numeri che atterrano direttamente sul tavolo del governo, alle prese con le fasi finali della trattativa con i governatori per il varo del nuovo dpcm atteso in serata. E che avranno un peso (insieme all’indice di contagio Rt) nella scelta di quali Regioni inserire in una delle tre fasce di rischio previste dall’esecutivo per evitare un lockdown su scala nazionale.

Tra le Regioni vicine alla soglia del 30% ci sono anche la Liguria (27% di posti letto occupati) e l’Emilia Romagna (25%), mentre PugliaSardegna e Sicilia registrano un 24% di occupazione dei posti letto di terapia intensiva. CalabriaLazioAbruzzo e provincia autonoma di Trento si attestano intorno al 22%, seguite da Friuli Venezia Giulia (21%), Basilicata (20%) e all’ultimo posto il Veneto con il 16% di posti occupati. Il problema è che l’andamento della curva delle ultime settimane rischia di portare a saturazione anche questi territori, al netto degli ulteriori posti letto ancora attivabili in base alla dotazione di ventilatori polmonari e altre attrezzature fornite dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri alle Regioni. In Veneto, dove nelle ultime 24 ore sono stati registrati 2.298 nuovi casi e 31 decessi, il governatore Luca Zaia ha chiarito che si prevedono “giorni impegnativi per le terapie intensive: ieri abbiamo ‘caricato’ 12 nuovi pazienti, oggi a metà giornata ce ne sono già una decina. Quindi – ha tenuto a sottolineare – ci stiamo avvicinando alla fase più acuta dell’epidemia”.

Torna a lanciare l’allarme sull’impatto del Covid sugli ospedali anche Filippo Anelli, il presidente della Federazione degli Ordini dei medici italiani. “La preoccupazione dei medici è che questa seconda ondata non sia una mareggiata, ma uno tsunami che potrebbe travolgere il sistema sanitario. Per questo chiediamo al governo misure più aggressive”, si legge in un post su Facebook. “Il problema oggi – sostiene – riguarda la tenuta del sistema sanitario, perché l’occupazione progressiva dei posti da parte di malati Covid riduce via via la possibilità di garantire cure agli altri ammalati. Andando avanti così, la situazione potrebbe sfuggirci di mano”. D’altronde i dati dei contagi parlano chiaro: ieri, anche se in numeri assoluti i nuovi casi sono diminuiti rispetto al weekend, il tasso di positività sui tamponi effettuati è rimasto invariato. Allo stesso tempo la pressione sugli ospedali è continuata ad aumentare: attualmente sono 2.022 i pazienti assistiti in terapia intensiva in tutto il Paese, di cui 435 solo in Lombardia. I posti letto occupati nei reparti Covid, invece, sono 19.840. Un andamento che, in assenza di nuove misure, rischia di portare diverse Regioni – Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna – alla saturazione al 100% dei posti letto in ospedale, di fatto paralizzando il sistema sanitario. Da qui la decisione del governo di ricorrere a un nuovo dpcm con regole ancora più stringenti, fino al “lockdown light” alla tedesca (così l’ha definito la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa) per le Regioni più colpite dalla pandemia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/03/terapie-intensive-vicine-alla-soglia-critica-del-30-di-occupazione-in-8-regioni-e-gia-rischio-collasso-i-dati/5989926/

La colpa, naturalmente, è di Salvini e dei negazionisti che hanno manifestato contro le restrizioni emanate dal Governo, scorrazzando lungo le strade senza mascherine.
Io chiedo di essere protetta, è un mio diritto, come è un mio diritto esercitare libertà di movimento, pertanto chiedo agli organi preposti:
di far rispettare le leggi, e di punire adeguatamente chi non le rispetta, perchè mi priva della libertà di movimento, provoca danni all'economia, e mette a rischio le strutture ospedaliere già sature di ricoverati per coronavirus.
C.