giovedì 5 novembre 2020

Nuovo dpcm, ecco quali Regioni sono area gialla, arancione e rossa e cosa succede. Conte: “Con misure uniche nazionali effetto negativo”. -

 

Il presidente del Consiglio ha illustrato la nuova mappa dell'Italia divisa in tre aree di rischio: nell’area gialla, con criticità moderata, ci sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, Province di Trento e Bolzano. Nell'arancione, con criticità elevata, invece, ci sono Puglia e Sicilia. Quindi quelle rosse, a rischio massimo: la Lombardia, il Piemonte, la Val d'Aosta e la Calabria. "Non ci sono regioni in aree verdi, il virus corre veloce - ha detto il premier - Il nuovo Dpcm entrerà in vigore il 6 novembre fino al 3 dicembre: se, all’esito delle misure, una Regione dovesse rientrare in condizioni di stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un regime di misure meno restrittive".

Si salvano la Liguria e la Campania, finisce a sorpresa in area arancione la Sicilia mentre viene confermata la zona rossa per la Lombardia, il Piemonte, la Val d’Aosta, con l’ultima novità della Calabria. È questa la divisione dell’Italia in tre aree di rischio ai tempi del coronavirus. Ad annunciare al Paese la suddivisione delle Regioni è stato Giuseppe Conte, in una conferenza stampa annunciata nel tardo pomeriggio. Poco prima da Palazzo Chigi avevano annunciato che il Dpcm approvato la scorsa notte sarebbe entrato in vigore solo venerdì 6 novembre, e non il 5 come annunciato fino ad oggi. E dunque da venerdì fino al 3 dicembre il contagio verrà combattuto con un nuovo sistema di norme proporzionale a una serie di parametri, che si basano sui dati delle curve epidemiologiche. “Non abbiamo alternative, dobbiamo abbassare la curve. Comprendiamo il disagio e la rabbia”, sono le parole dell’inquilino di Palazzo Chigi.

“Rischio che molte regioni superino soglia terapie intensive” –“Mi chiedono se sono ottimista. Non sto pensando a veglioni, cene natalizie, cenoni, balli. Ma se arriviamo al Natale con un certo margine di serenità anche la fiducia nei consumi può trarne beneficio”, ha concesso alla fine il premier. “Il virus da noi, ma in tutta Europa, sta correndo forte, anche violento. Nell’ultima settimana è quasi raddoppiato il numero di nuovi casi rispetto a quella precedente. L’Rt è aumentato sino a 1,7 come media nazionale, in alcune regioni vuol dire che è anche superiore”, era stato invece l’incipit scelto da Conte per l’incontro coi giornalisti. “Rispetto alle persone contagiate – ha aggiunto – sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero di persone ricoverate ma c’è l’alta probabilità che molte regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche”. Insomma: l’epidemia non si ferma e per questo motivo il governo ha dovuto mettere mano alle nuove norme. L’esecutivo ne discute da giorni con le Regioni: un confronto duro, con alcuni governatori – come Attilio Fontana – che hanno chiesto più volte misure uniche nazionali, e non la suddivisione in diverse aree di rischio. “Oggi, rispetto alla prima ondata, abbiamo un piano articolato di monitoraggio costruito su 21 parametri, che è la nostra bussola e ci dice dove intervenire, con misure meno o più restrittive. Se invece avessimo adottato misure uniche su tutto il territorio avremmo avuto un duplice effetto negativo, adottando da una parte misure non sufficientemente efficaci nelle aree a maggior rischio e dall’altra per introdurne in maniera irragionevolmente restrittive”, ha detto il capo dell’esecutivo.

La nuova mappa del Paese – Accompagnato dai grafici, il premier ha poi illustrato una nuova cartina dell’Italia che risulta divisa in tre aree, gialla, arancione e rossa: come mai non ci sono aree verdi? “Non ci sono regioni in aree verdi, il virus corre veloce. Il nuovo Dpcm entrerà in vigore il 6 novembre fino al 3 dicembre: se, all’esito delle misure, una Regione dovesse rientrare in condizioni di stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un regime di misure meno restrittive, ce lo auguriamo tutti”, ha chiarito Conte prima di spiegare quali Regioni appartengono a ogni diversa zona: nell’area gialla, con criticità moderata, ci sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, Province di Trento e Bolzano. Nell’arancione, con criticità elevata, invece, ci sono Puglia e Sicilia. Quindi quelle rosse, a rischio massimo: la Lombardia, il Piemonte, la Val d’Aosta e la Calabria.

Cosa si può fare e cosa no – Cosa si potrà fare nelle varie aree? Lo ha spiegato sempre Conte: nelle aree gialle oltre alle limitazioni previste dal precedente Dpcm – coprifuoco alle 22, musei chiusi, è prevista la didattica a distanza per le superiori e mascherina obbligatoria dai 6 anni in su per chi resta in presenza- stop ai concorsi e centri commerciali chiusi nei weekend. I mezzi di trasporto possono essere riempiti solo a metà. In Puglia e Sicilia, oltre alle misure “gialle” sono vietati gli spostamenti dai territori e nei territori, compresi i comuni; stop anche ai ristoranti. In Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta: vietato ogni spostamento anche nel proprio comune salvo che per ragioni di lavoro, necessità o salute. Si fermano anche i negozi, tranne le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità (salvi i parrucchieri, chiusi i centri estetici). Ferme le attività sportive anche all’aperto e gli eventi e le competizioni organizzate dagli enti di promozione sportiva, salvo quelle riconosciute da Coni e dal Cip: possibile solo passeggiare in prossimità di casa con la mascherina o fare sport solo all’aperto e da soli. Per quanto riguarda la scuola, nelle zone rosse restano in presenza solo asili, elementari e prima media. “La scuola deve essere un presidio, quindi tra quelle misure il fatto di mandare in Dad degli studenti è un fatto che pesa molto al governo. E appena la curva rientrerà sotto controllo una delle prime misure sarà restituire la didattica in presenza a quanti più alunni possibili”, ha detto il presidente del consiglio. Dove servirà, invece, l’autocertificazione? “E’ collegata ai divieti. Nelle zone rosse quando si esce di casa va l’autocertificazione, così come tra Regioni e Comuni”.

“Le conseguenze sono automatiche”- Una suddivisione, quella delle Regioni, che farà discutere. E infatti se da una parte c’è la Campania, che nonostante sia area gialla domani confermerà la sospensione della didattica in presenza per le scuole primarie e secondarie, d’altra c’è la Lombardia di Fontana, che oggi ha polemizzato col governo sostenendo che la divisione sia stata operata sulla base di dati di 10 giorni fa. “Le ordinanze del ministro della Salute non saranno arbitrarie o discrezionali perché recepiranno l’esito del monitoraggio periodico effettuato congiuntamente” con i “rappresentanti delle Regioni”, ha spiegato Conte. “E’ – ha aggiunto – chiaro che il ministro della Salute ha adottato un’ordinanza assolutamente aggiornata rispetto all’esito del monitoraggio, però tenete conto, io non sono un tecnico, ma considerate che il monitoraggio non fotografa un dato che arriva stamattina, ma è aggiornato a un dato precedente”. Conte ha puntualizzato che “una volta condiviso l’impianto” delle misure restrittive “le conseguenze sono automatiche, perché basate su criteri predefiniti e oggettivi che sfuggono da qualsiasi contrattazione. Non si può negoziare o contrattare sulla pelle dei cittadini, non lo farà Speranza né i presidenti delle singole regioni, il contraddittorio ci sarà, perché le ordinanze vengono fatte sentito il presidente, ma non negoziato con il presidente”. Il premier ha insisto molto su questo punto: “Le Regioni non sono un alter ego di questo sistema, sono parte integrante del sistema di monitoraggio. Contribuiscono a leggere e interpretare i dati. Le Regioni sono parte integrante quindi. E il confronto deve avvenire con comunità scientifica e cittadini, sono loro che in questo momento sono fuori da questo sistema”.

“Nonostante tutto i mercati ci danno fiducia” – Conte ha parlato anche di altro. È tornato sull’invito all’opposizione per una cabina di regia bipartisan. “Le opposizioni hanno fatto una scelta di rifiutare un tavolo di confronto, non parlo di cabina di regia. che potrebbe far pensare alla condivisione di tutte le responsabilità invece ho detto che se ci ripensano il tavolo di confronto ci sarà ma il governo si assume le proprie responsabilità, state tranquilli. Con piena distinzione dei ruoli”, ha detto il capo del governo. “Ma avvertiamo l’esigenza che in una sfida così drammatica tutti possano quantomeno condividere informazioni, cogliere lo spirito e le finalità delle proposte poi spetta alle opposizioni decidere, l’invito è sempre lì”, aggiunge Conte. Che poi parla anche di affari interni alla sua maggioranza, come per esempio le richieste di un rimpasto: “In realtà non mi è stato chiesto da nessuna forza politica di operare dei rimpasti e, se mi permettete, data anche la criticità dell’intero Paese mi sembra che il team possa interessare poco ai cittadini. Non interessa particolarmente me ma non sta a cuore i cittadini. Ho chiesto un incontro per valutare quali siano la priorità. La gestione della pandemia ci assorbe ma dobbiamo pensare al futuro, al Recovery Plan, anche ad altre iniziative di rilievo costituzionale che possiamo assumere”. Il premier, poi, è ottimista dal punto di vista economico: “Nonostante quello che stiamo attraversando i mercati ci danno fiducia. E’ un segnale importante. Io non so se la stima reale è -9% dobbiamo vedere, ma se riusciamo a contenere il contagio, noi qualche spesa in più ce la possiamo permettere, in termini di fiducia e di ripresa dei consumi”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/04/nuovo-dpcm-ecco-quali-regioni-sono-area-gialla-arancione-e-rossa-e-cosa-succede-conte-con-misure-uniche-nazionali-effetto-negativo/5992333/

Le 5 fasi del complottista [La Vignetta] - Sparatrap

 

https://fattodavoi.ilfattoquotidiano.it/contributo/le-5-fasi-del-complottista-la-vignetta/

Quali sono i 21 indicatori su cui si baserà il governo per le chiusure regionali. - Stefano Rizzuti

 

Il prossimo dpcm permetterà di suddividere l’Italia in tre diverse aree, differenziate sulla base del rischio epidemiologico territoriale e con l’applicazione di diverse misure. Per stabilire in quale area dovrà andare ogni Regione si terrà conto non solo dell’indice Rt, ma di ben 21 indicatori individuati dai tecnici e dal ministero della Salute negli scorsi mesi. Vediamo quali sono.

Tre scenari, differenziati sulla base delle diverse aree regionali e della situazione epidemiologica in ognuna di esse. Una zona rossa, una arancione e una gialla. Utili per individuare le misure da mettere in campo in ogni Regione per contrastare la diffusione del Coronavirus. Le disposizioni saranno contenute nel prossimo dpcm e potranno portare fino a un lockdown in alcune Regioni, a partire da Piemonte, Lombardia e Calabria, quelle ritenute più a rischio. Per collocare ogni Regione in un’area verranno utilizzati alcuni indicatori. Non solo l’indice Rt, ma ben 21 indicatori individuati dal Cts e dal ministero della Salute che sono stati introdotti con un decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, il 30 aprile, quando l’Italia era alle prese con il primo lockdown. Gli indicatori erano stati individuati per le “attività di monitoraggio del rischio sanitario”.

Quali sono i 21 indicatori.

Il decreto di aprile individua 21 indicatori da tenere sempre d’occhio per valutare la situazione epidemiologica di ogni singolo territorio. I 21 indicatori sono suddivisi in tre diverse categorie: indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio; indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari. Andiamo a vedere quali sono questi indicatori a cui fa riferimento il governo.

Gli indicatori riguardanti la capacità di monitoraggio.

I primi sei indicatori riguardano il “processo sulla capacità di monitoraggio”. Andiamo a vedere quali sono, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale del 30 aprile:

1) Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

2) Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

3) Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

4) Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

5) Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).

6) Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).

Gli indicatori sulla capacità diagnostica e sulla gestione dei contatti.

Altri sei indicatori sono stati individuati in riferimento al “processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”:

7) Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.

8) Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.

9) Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).

10) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracìng.

11) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.

12) Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.

Gli indicatori sulla trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari.

Gli ultimi indicatori, ben nove, sono quelli “di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari”:

13) Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.

14) Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).

15) Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).

16) Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.

17) Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).

18) Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.

19) Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).

20) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.

21) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19

https://www.fanpage.it/politica/quali-sono-i-21-indicatori-su-cui-si-basera-il-governo-per-le-chiusure-regionali/

Denis santo subito. - Marco Travaglio
















Non sappiamo chi è il nuovo presidente Usa perché aspettiamo i postini. Non sappiamo quali sono le zone rosse, arancioni e gialle, perché aspettiamo il ministero, l’Iss, il Cts, gli sgovernatori, i sindaci e il divino Otelma. Ma una certezza l’abbiamo: Verdini martire. Condannato in Cassazione a 6 anni e 6 mesi per la bancarotta fraudolenta del Credito cooperativo fiorentino (32 “distrazioni”, cioè 32 furti ai risparmiatori per favorire gli amichetti suoi) e prescritto in extremis per truffa allo Stato sui i fondi pubblici all’editoria, era uno dei pochi berlusconiani rimasti a piede libero. Ma ha provveduto lui stesso a colmare l’inspiegabile ritardo, consegnandosi a Rebibbia prima che i carabinieri andassero a prenderlo. E l’ha fatto senza un lamento, perché non è un piagnucolone e perché, conoscendosi, sapeva benissimo che sarebbe finito lì (anche la scelta dei portafortuna, dal Caimano all’Innominabile al Cazzaro, non ha giovato). Ma a lacrimare al suo posto ci pensano i giornalisti increduli per lo scandalo di un pregiudicato in galera. Il suo amico Giuliano Ferrara, del cui Foglio Verdini fu editore coi soldi di B. e soprattutto nostri, strilla contro “la logica delle manette”, senza spiegare in quale Paese un condannato a 78 mesi resta a piede libero. Ma da lui c’era poco da attendersi: il suo bacio è un apostrofo rosa tra le parole “ti” e “arresto” (Craxi ad Hammamet, B. a Cesano Boscone, Dell’Utri, Previti e Verdini a Rebibbia).

Strepitoso invece Mattia Feltri, quello che aspetta sempre la Cassazione e poi, quando arriva la Cassazione, non gli va bene lo stesso. Premette: “Non so nulla del processo”, anche se “Ferrara lo definisce brutale e spicciativo” senza saper nulla del processo. Ma proprio perché non sa nulla del processo, e se ne vanta, Feltri jr. rimpiange gli abbracci di Denis che “spalancava le tanaglie e mi rinserrava dentro”. E “prova un dolore intenso”: non per le vittime del crac Ccf finite sul lastrico, ma per il bancarottiere-truffatore a cui “voglio molto bene” perché prima della Stampa lavorava al Foglio gestito da Verdini a spese dei contribuenti (prima di passare all’edizione toscana del Giornale e infine al gruppo Libero-Il Tempo del sen. Angelucci). Roba che può accadere solo in Italia: all’estero è conflitto d’interessi. Ma ora, proprio grazie al conflitto d’interessi, mezza stampa lo beatifica. Il Giornale arriva a scrivere che, al suo arrivo a Rebibbia, i giudici dovevano “respingerlo” per evitare che sconti la pena “a contatto col carcere e col virus” (notoriamente circoscritto alle patrie galere), come peraltro fanno 60mila detenuti che non sono mai stati senatori, banchieri ed editori. Diceva Trilussa: “La serva è ladra e la padrona è cleptomane”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/05/denis-santo-subito/5992461/

Ancora tu... - Rino Ingarozza










 








"Un governo di dilettanti e di incapaci".

Eccolo, ogni tanto esce allo scoperto. Ogni tanto se ne esce con qualche dichiarazione delle sue.
Prima scappa all'estero, alle prime difficoltà, poi rientra e spara sul governo. In pratica avremmo dovuto fare tutti come lui, seguire il suo esempio. Scappare nella nostra villa sul mare in Francia col nostro cane e la badante...pardon...compagna.
Chi di noi non ha una villa in Francia.
In un paese normale, questo esemplare di "spazzatura differenziata" sarebbe stato, da parecchio tempo, in galera a raccontare barzellette ai colleghi galeotti. In Italia, invece, è libero di pontificare, di spargere perle di saggezza, a destra e .....a destra. E si, perché solo quelli di destra possono ancora ascoltarlo. D'altra parte, molti di loro (almeno quelli di Forza Italia) devono a lui la visibilità di cui godono e, fatto non trascurabile, una discreta ricchezza. Personaggi anonimi che, senza di lui, sarebbero, assolutamente, in cerca di un lavoro o percettori di reddito di cittadinanza, dopo essere passati per il "bunga bunga".
Persino l'ex moglie aveva pregato i suoi amici di aiutarlo. Li aveva pregati di distoglierlo dalla tentazione di importunare le minorenni (parole sue).
"Stategli vicino" aveva detto.
Probabilmente, però, il messaggio è stato frainteso. Soprattutto dalle donne. Fraintesa la frase "stategli vicino".
Feste, festini, lettone di Putin (per le predilette), sculettamenti a palpazioni per le altre.
Berlusconi è un essere ignobile, vomitevole, che considera le donne degli oggetti. Venute al mondo solo per soddisfare le sue perversioni.
Ma la stessa cosa pensa degli uomini. Persone venute al mondo per "soddisfare" i suoi sporchi affari.
Giornalisti, artisti, politici, tutti al suo servizio. Persone senza un briciolo di dignità che si stendono per terra, come zerbini, al suo passare.
D'altra parte lo disse anche la "diversamente riciclata" Santanche'. Disse, testualmente: "Berlusconi vede noi donne, solo in posizione orizzontale". Evidentemente sapeva ciò che diceva.
È vergognoso vedere quotidianamente, ex vallette, ex ballerine, ex giornalisti, ex niente, seduti sugli scranni del parlamento italiano. Quando ci vanno, almeno. Alcuni non si sono mai visti. Hanno dato solo il loro codice iban, per l'accredito del loro lauto stipendio.
Addirittura, tutta la destra in coro, ha chiesto la grazia per poterlo riabilitare e candidarlo a Presidente della Repubblica.
Come se non bastassero tutti i danni che ha già fatto. Come se non bastasse aver provocato il continuo dileggiamento dell'Italia da parte degli altri paesi. Eravamo diventati lo zimbello d'Europa. E questi vorrebbero candidarlo a Presidente della Repubblica.
A fatica abbiamo riacquistato credibilità all'estero e adesso questi geni (del male) vorrebbero farcela perdere di nuovo.
Solo in Italia si può pensare di candidare un pregiudicato (ha frodato allo Stato 368 milioni di dollari) a Presidente della Repubblica. Uno che pagava la mafia, il leader di un partito fondato da un mafioso (Dell'Utri), dovrebbe ratificare le leggi contro di essa. Ma chi dobbiamo far ridere ancora? Il dittatore della Corea del nord?
Io divento matto, quando sento queste cose.
Questo individuo è entrato in politica dopo la condanna e la fuga all'estero di Bettino Craxi (chissà perché). È entrato in politica per fare i suoi interessi. Ha fatto di tutto. Decine di leggi porcate.
Leggittimo impedimento .
Lodo Alfano.
Depenalizzazione del falso in bilancio.
Legge sulle televisioni detta Legge Gasparri.
Legge salva Rete4.
Legge per il raddoppio del finanziamento pubblico ai partiti.
Legge di depenalizzazione per i partiti e per gli amministratori che ricevono e che danno dei finanziamenti in nero.
Abolizione della tassa di successione sopra i 350 milioni di lire.
Contributo statale per l'acquisto del decoder (il fratello li produceva).
E, dulcis in fundo......Ruby rubacuori, nipote di Mubarak (questa è la più romantica. Il cavaliere che cerca di salvare se stesso da interferenza in altri organi dello stato, e la sua dama, dall'accusa di "puttanismo'. Sembra una favola di Christian Andersen. Una favola d'altri tempi.
Devo andare avanti o bastano?
Leggi che ha fatto votare a tutti.
Alla Lega di Salvini, alla Meloni, a Gasparri, a La Russa, a tutti, insomma. A quelli che oggi dovrebbero stare in religioso silenzio e stipati "nell'angolo della vergogna" e che invece si atteggiano a novelli statisti che ..."so tutto io e voi non capite un caxxo".
Per non parlare del fatto che Forza Italia ha sempre avuto più indagati e condannati, che iscritti.
Ripeto, questo sarebbe dovuto essere il candidato della destra a Capo della Stato, nel caso in cui Mattarella gli avesse concesso la grazia.
Volevano addirittura farne un film.
Era già pronta la sceneggiatura :"Un condannato al colle" con Silvio Berlusconi (nella parte di se stesso), Giorgia Meloni nella duplice veste di first lady e di regista. Seduta su 'tre comode poltrone" da regista. Podotto da Matteo Salvini. Ad una condizione, però, che la spesa per girare il film, non avrebbe dovuto superare la somma di 49 milioni di euro.

mercoledì 4 novembre 2020

Il sonno della Regione. - Marco Travaglio

 

Ricordate i referendum di Maroni&Zaia per l’autonomia del Lombardo-Veneto? E le intemerate dei “governatori” del Pd a rimorchio, da Bonaccini a De Luca, per ottenere lo stesso risultato al tavolo col governo? “Padroni a casa nostra”, che bello! Basta centralismo, viva il federalismo, anzi l’autonomia, e mica un’autonomia qualunque: “dif-fe-ren-zia-ta”! Anni di propaganda si sono liquefatti nelle ultime riunioni degli sgovernatori con Mattarella, Conte e Speranza. Che non chiedevano la luna: solo il minimo sindacale di “leale collaborazione istituzionale” per condividere le nuove misure, differenziate (come l’autonomia) in base alle situazioni dei singoli territori. Anzi, di più: parametri da fissare insieme per far scattare in automatico le zone rosse o arancioni nelle aree che di volta in volta li superino. La risposta dei 21 presidenti è unanime: non vedo, non sento, non parlo. E sediziosa: noi non chiudiamo niente, se vuole lo faccia il governo, ma noi ci riserviamo il diritto di veto a furor di piazza.

E pazienza se la sanità è affare delle Regioni. E se l’art. 32 della legge 833/1978 (“Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale”) prevede espressamente che, in caso di emergenza sanitaria, “sono emesse dal presidente della giunta regionale o dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale”, mentre quel tipo di ordinanze spettano al ministro della Salute se investono “l’intero territorio nazionale o a parte di esso comprendente più regioni”. Il sindaco Sala legge i numeri dei contagi e dei ricoveri a Milano? Fontana, Gallera, Toti, Cirio, De Luca e il reggente calabrese Spirlì hanno idea di quel che accade nelle loro Regioni? Anziché straparlare sui social e imbrodarsi in tv e sui giornali, che aspettano ad ascoltare i medici e a fare ciò che la legge impone? E con che faccia chiedono nuovi poteri, se non esercitano neppure quelli che già hanno? La vulgata paracula dei media è che governo e Regioni giocano allo “scaricabarile”. Ma qui governo e Quirinale fanno il proprio dovere, chiamando ciascuno a rispettare la legge e ad assumersi le proprie responsabilità. Sono sgovernatori e sindaci che scaricano barile e poi chiamano “scaricabarile” il loro amato federalismo, per continuare a fare gli autonomisti col culo degli altri. Però non tutti i mali vengono per nuocere: la gente ne ha piene le scatole di questi conigli in fuga che autonomizzano i meriti e centralizzano le responsabilità. Se un domani qualche mente saggia proponesse di abolire le Regioni, farebbe il pieno di voti. Compresi i nostri.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/04/il-sonno-della-regione/5990674/

Stefano Buffagni

 

Ieri abbiamo ascoltato in Aula alla Camera il discorso (delirante) del deputato della Lega Claudio Borghi, il quale sosteneva che per la nostra Costituzione il diritto alla salute non fosse importante come il diritto al lavoro.

Oggi per fortuna ascoltiamo parole di ben altro spessore, quelle del premio Nobel Joseph Stiglitz, che risponde indirettamente alla boutade di Borghi, sottolineando come non esiste ripresa economica senza la salute.

Se non si tutela la salute dei cittadini, come si può pensare di far ripartire la nostra economia?
Da parte delle opposizioni abbiamo assistito in questi mesi ad atteggiamenti davvero irresponsabili, si è cercato di minimizzare l’emergenza e di sfruttare la paura delle persone per fare battaglia politica. Ma questa propaganda becera non ci porterà da nessuna parte.

Come dice lo stesso Stiglitz, è solo riponendo fiducia nella scienza e adottando misure di protezione e coesione sociale che sarà possibile gestire le conseguenze economiche di questa pandemia mondiale.
È quello che sta facendo il Governo italiano, introducendo misure a tutela della salute secondo le indicazioni del comitato scientifico, in linea con le azioni intraprese dagli altri paesi europei, e sostenere economicamente le categorie più colpite dalle restrizioni.
Continuiamo su questa strada: solo se saremo uniti e avremo un atteggiamento responsabile potremo pensare di superare l’emergenza e far ripartire velocemente la nostra economia. 

https://www.facebook.com/sbuffagni/photos/a.553907708008363/3564864283579342/