martedì 17 novembre 2020

In Lombardia basta che paghi 450 euro per “curarti a casa”. - Andrea Sparaciari

 

“Un tampone rapido a domicilio 75 euro; tre tamponi fatti nello stesso domicilio, solo 55”. È una delle offerte che da giorni i privati propongono ai sospetti Covid-positivi lombardi. Un odioso mercato della salute, raccontato già dal Fatto, e alimentato dall’inefficienza pubblica e dalla volontà di fare cassa dei gruppi privati. E così, al lombardo sfibrato da settimane di attesa di una chiamata dell’Ats per un tampone che non arriva mai, non resta che andare in Rete, scorrere i tariffari e fissare un appuntamento. Preparando i soldi. Per un molecolare naso-faringeo si va dai 125 euro di Multimedica, ai 120 del Centro Diagnostico Italiano, passando per i 90 di Auxologico e Gruppo San Donato, fino alla più “economica” Humanitas, 57 euro. E, siccome la sanità lombarda (“la ex migliore d’Italia”) oggi non riesce ad assicurare nemmeno uno straccio di visita domiciliare, ecco che ci pensa il privato, come raccontato ieri da Tpi.it. Il Gruppo San Donato propone un pacchetto su misura: con 90 euro assicura al paziente Covid un primo consulto medico da remoto – video o telefonico –, 15 minuti di visita. Con l’aggiunta di ulteriori 450 euro, fornisce una visita “specialistica” nella propria abitazione con tanto di esame del sangue, radiografia toracica, saturazione e referto finale. Eventualmente c’è la presa in carico, ma quella non rientra nel pacchetto, il cui pagamento comunque deve essere effettuato in anticipo.

Il San Raffaele offre cioè a pagamento ciò che ogni Usca assicura gratis a ciascun cittadino nelle regioni dove sono state attivate. Ma, siccome le Usca l’assessore Giulio Gallera non le ha attivate, in Lombardia ci si arrangia. Cioè si paga. Chi può. Chi non può pagare, attende. Una degenerazione estrema che ha fatto insorgere associazioni –Medicina Democratica che è tornata a chiedere il commissariamento della sanità lombarda – e le opposizioni. Il capogruppo M5S Massimo De Rosa presenterà oggi una mozione per chiedere un calmiere ai prezzi delle prestazioni dei privati, a partire dai tamponi. Pietro Bussolati del Pd aveva chiesto dieci giorni fa che test e tamponi fatti privatamente fossero rimborsati dalla Regione. Inascoltato.

E, intanto, il privato incassa. Non solo, il Pirellone ha anche deciso di riversare sulle loro strutture una serie di prestazioni non legate al Covid, sottraendole alle quelle pubbliche. Un esempio, la cardiochirurgia: con la delibera del 21 ottobre scorso (confermata il 2 novembre) è stata dirottata quasi in toto su San Raffaele, Policlinico San Donato e Monzino. Solo la cardiochirurgia dell’ospedale pubblico di Legnano resta aperta. Idem per l’oncologia, indirizzata in massima parte allo Ieo.

Ma perché questa operazione che lascia al pubblico i pazienti Covid e ai privati il resto (e una quota minoritaria di positivi)? Perché i conti dei privati non vanno bene: in parte perché il “turismo sanitario” da altre regioni si è praticamente azzerato; in parte perché per loro i pazienti Covid rappresentano una diminuzione degli incassi, visto che assicurano rimborsi più bassi. Molto meglio fare tamponi e vaccini a pagamento e continuare ad effettuare più operazioni possibile, compatibilmente col livello quattro di emergenza che ha quasi azzerato la chirurgia elettiva.

Un fenomeno che gli attuali vertici della sanità lombarda sembra non abbiano alcuna intenzione di arginare. Del resto, non è un mistero che per la campagna elettorale del 2018 Gallera ricevette erogazioni liberali proprio dalla galassia della sanità privata, come rivelato dal Fatto. Secondo la “Dichiarazione e rendiconto candidato Gallera Giulio”, tra i suoi sostenitori spicca la “Fondazione sanità futura”, la quale staccò un assegno da 10 mila euro. Il board di quella fondazione raccoglie i big della sanità privata, concorrenti sul mercato, ma uniti nella lobby: il presidente è il prof. Gabriele Pelissero, presidente del San Raffaele e vice presidente dell’Università Vita-Salute San Raffaele, nonché presidente Nazionale di Aiop, l’Associazione italiana di ospedalità privata. Vicepresidente è invece Dario Beretta, dg dell’Istituto Clinico San Siro (Gruppo San Donato) e attuale presidente di Aiop.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/17/in-lombardia-basta-che-paghi-450-euro-per-curarti-a-casa/6006139/

lunedì 16 novembre 2020

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Processo alle invenzioni. “Travaglio cambia idea su Berlusconi: ‘Non è un mafioso, è un padre della Patria’” (Frank Cimini, Riformista, 13.11). Questo non sta per niente bene.

La prevalenza del cretino. “Nella sua follia da camicia di forza, Travaglio dà dei cretini ai critici del Gov. Esempio raro nelle democrazie occidentali, più che diffuso nei regimi. Siamo al Suslov style, o meglio banana style. Dal leccaculismo a Conte, ad apostrofare o criminalizzare il dissenso: triste fine” (Augusto Minzolini, Twitter, 13.11). Mi sa che questo si candida al titolo mondiale.

Scassese. “Proroga dell’emergenza o proroga dell’impotenza? O peggio ancora proroga dell’incapacità? Emergenza non c’è… In questa situazione, dichiarare uno stato di emergenza è eccessivo, non serve per fronteggiare questa situazione, serve soltanto perché all’interno della macchina statale c’è un’impotenza nell’affrontare i problemi ordinari. In Italia abbiamo sempre bisogno di dichiarare un’emergenza per fare cose ordinarie” (Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, Omnibus, 5.10). “’In vista del Natale, le raccomandazioni non bastano, servono norme chiare e buon senso’: il suggerimento di Sabino Cassese al governo” (Messaggero, 14.1). Ma questo ancora parla?

Lo Statista. “Quei pm spero siano in malafede” (Matteo Renzi, leader e senatore Iv, Il Dubbio, 10.11). Ci vuole proprio tutti come lui.

San Totò Martire. “I miei anni di dolore in carcere. Ora lavoro a una Dc nuova. Oggi vorrei costruire ponti materiali e simbolici” (Totò Cuffaro, condannato definitivo a 7 anni per favoreggiamento alla mafia, Riformista, 14.11). Grazie, come se avessimo accettato.

Ritmi. “Le Regioni di destra vengono punite e quelle di sinistra no. Bloccano la Lombardia e non la Campania. Il pistolero De Luca dov’è finito? Dice che la Campania è in emergenza e poi è zona gialla. Non so ‘sti logaritmi dove li prendono” (Flavio Briatore, La Zanzara, Radio 24, 5.11). Per lui gli algoritmi sono ritmi delle alghe.

Specie animali. “Ho dato disposizione di convocare i rappresentanti dei 2.450 veterinari in Veneto per fare i tamponi. L’uomo è un mammifero, tutti i mammiferi hanno sette vertebre cervicali, allattano il nascituro, che siano dei volatili, o dei pesci: il delfino è un mammifero, il pipistrello è un mammifero, ad esempio…” (Luca Zaia, Lega, presidente Regione Veneto, 3.11). Persino il governatore è un mammifero.

Forchettoni. “Stavolta non buttiamo via i soldi dell’Europa” (Roberto Formigoni, condannato definitivo a 5 anni e 10 mesi per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al finanziamento illecito per 6.6 milioni di euro di tangenti, Libero, 9.11). Giusto: diamoli a lui.

Estrazioni del Lotto. “Inarrestabile crollo di Conte. Cosa rivela questo sondaggio. Il premier viene bocciato: la gestione dell’emergenza Coronavirus gli ha fatto perdere consenso. E gli italiani non vogliono il governo giallorosso” (il Giornale, 31.10). “Giuseppe Conte, il sondaggio di Cartabianca: dpcm, crollo del gradimento in sette giorni” (Libero, 4.11). “Il premier perde ancora consensi. Gli italiani si stanno infuriando… Quando la gente si sente tradita ti viene a prendere sotto casa” (Alessandra Ghisleri, sondaggista, intervista a Libero, 9.11). “Sondaggi politici Ipsos: Conte, il gradimento risale al 60% (+1%), poi Speranza al 38% e Meloni al 35%” (Messaggero, 13.11). Alessa’, magna tranquilla.

Dal produttore al consumatore. “Blair: ‘Sconfitto Trump, ora la nuova sfida è al populismo di sinistra’” (Repubblica, 13.11). Quello che ha creato lui.

Le pazze risate. “Trump ha perso, ma il trumpismo ha vinto. Donald dovreste farlo Papa. Ora l’Italia voti e cacci questi intrallazzatori” (Edward Luttwak, politologo, La Verità, 9.11). Mo’ me lo segno.

Il titolo della settimana/1. “Ne ammazza più l’auto che il coronavirus” (Libero, 15.11). Come nel film Johnny Stecchino: “Il problema è il traffico”.

Il titolo della settimana/2. “30mila intellettuali contro il governo” (Libero, 13.11). Solo 30mila intellettuali? Ma non saranno un po’ pochini?

Il titolo della settimana/3. “Il processo a Mimmo Lucano rivela solo l’attacco politico. Delle accuse all’ex sindaco di Riace avversato da Lega e Cinque stelle resta zero” (Domani, 12.11). Le famigerate toghe gialloverdi.

Il titolo della settimana/4. “Dai pm giustizia a orologeria per il destino di Autostrade. Arresti usati illegalmente per condizionare la trattativa del governo con Aspi” (Piero Sansonetti, il Giornale, 13.11). Uahahahahahahah.

I titoli della settimana/5. “Non svuotare le carceri è folle: Rita Bernardini digiuna” (Riformista, 13.11). “Emergenza Covid. Scarcerare 20 mila persone subito è l’unica soluzione” (Sansonetti, ibidem, 14.11). Geniale: noi per non contagiarci stiamo dentro, loro per non contagiarsi vanno fuori.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/16/ma-mi-faccia-il-piacere-210/6004707/

Covid, Moderna: “Nostro vaccino ha una efficacia pari al 94,%”. Il composto “stabile tra 2 e 8 gradi per 30 giorni”. Ecco come funziona.

 

"Dall’inizio di gennaio, abbiamo inseguito questo virus con l’intento di proteggere il maggior numero possibile di persone in tutto il mondo. Da sempre sappiamo che ogni giorno è importante. Questa analisi preliminare del nostro studio di Fase 3 ci ha dato la prima conferma clinica che il nostro vaccino può prevenire Covid-19, incluse le forme gravi", ha dichiarato Stéphane Bancel, amministratore delegato della casa farmaceutica.

Dopo Pfizer-Biontech anche Moderna ha annunciato in un comunicato che il suo vaccino contro il Covid ha una efficacia superiore del 90%. Precisamente la casa farmaceutica Usa ha dichiarato che l’efficacia è pari al 94.5%. Entrambi i candidati sono stati sviluppati con una innovativa tecnica di bioingegneria ovvero sulla tecnologia dell’mRna, la molecola che serve alla produzione della proteina Spike di Sars Cov 2 che permette al virus di infettare le cellule umane. “Questi sono ovviamente risultati molto entusiasmanti- commenta lo scienziato Anthony Fauci, citato da Cnn – È il meglio che si possa pensare: il 94,5% è davvero eccezionale”.

Il vaccino fa sapere l’azienda Usa è distribuibile “utilizzando l’infrastruttura di somministrazione e stoccaggio del vaccino ampiamente disponibile e non è richiesta alcuna diluizione prima della vaccinazione. Riteniamo che i nostri investimenti nella tecnologia di distribuzione dell’mRNA e nello sviluppo del processo di produzione ci permetteranno di conservare e spedire il nostro candidato vaccino contro il Covid 19 a temperature che si trovano comunemente nei congelatori e nei frigoriferi farmaceutici prontamente disponibili“, ha dichiarato Juan Andres, Chief Technical Operations and Quality Officer. “Siamo lieti di presentare queste condizioni di stabilità estesa per l’mRNA-1273 alle autorità per l’approvazione. La possibilità di conservare il nostro vaccino fino a 6 mesi a -20° C, inclusi fino a 30 giorni in condizioni normali di frigorifero dopo lo scongelamento, è uno sviluppo importante e consentirebbe una distribuzione più semplice e una maggiore flessibilità per facilitare una vaccinazione su più ampia scala negli Stati Uniti e in altre parti del mondo”. Una volta fuori dal frigorifero, il vaccino Moderna può essere conservato a temperatura ambiente per 12 ore.

Il composto trasmette istruzioni genetiche alle cellule per rendere gli antigeni della proteina Spike specifici per il virus, le cellule seguono le istruzioni per produrre le proteine o gli antigeni, che possono poi essere visualizzati sulla superficie cellulare e riconosciuti dal sistema immunitario dell’individuo vaccinato, che genera una risposta immunitaria all’antigene del vaccino.

Intanto l’Ema (Agenzia europea del farmaco) ha iniziato ad analizzare i dati del vaccino Moderna. Si è deciso di partire, fa sapere l’agenzia, con la procedura del rolling review, primo passo dell’iter di approvazione, sulla base dei risultati preliminari degli studi non clinici e dei primi studi clinici fatti sugli adulti, che sembrano indicare che il vaccino stimoli la produzione di anticorpi e cellule immunitarie T contro il virus SarsCov2. Il Comitato dei farmaci di uso umano (Chmp) dell’Ema quindi ha iniziato a valutare il primo gruppo di dati sul vaccino di Moderna Biotech Spain, che arrivano dai test di laboratorio.

Tutti i dati disponibili sulla sicurezza del vaccino e sulla sua qualità (ingredienti, modo di produzione, stabilità e condizioni di conservazione) saranno rivisti dall’Ema non appena saranno resi disponibili. La rolling review continuerà finché non ci saranno abbastanza dati per sostenere una richiesta di autorizzazione alla vendita del vaccino. L’Ema, precisa in una nota, valuterà il vaccino secondo i consueti standard di efficacia, sicurezza e qualità ma il processo dovrebbe essere più breve del normale grazie al tempo guadagnato con la rolling review. L’Agenzia europea aveva già attivato questa procedura all’inizio di ottobre per il vaccino anti-Covid-19 messo a punto da AstraZeneca e dall’università di Oxford. E naturalmente quello di Pfizer.

La prima analisi preliminare ha visto 95 partecipanti con casi confermati di Covid-19. La notizia arriva nel giorno dell’avvio della revisione accelerata sul vaccino da parte dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. Il lavoro illustrato oggi ha analizzato anche i casi gravi di Covid-19: sono stati inclusi in particolare 11 casi gravi (come definiti nel protocollo di studio) in questa prima analisi ad interim. “Tutti gli 11 casi si sono verificati nel gruppo trattato con placebo e nessuno nel gruppo vaccinato con mRna-1273”. I 95 casi di Covid-19 includevano 15 over 65 e 20 partecipanti appartenenti a minoranze. Sulla base di questi dati, Moderna intende presentare la richiesta d’autorizzazione all’uso d’emergenza alla Food and Drug Administration Usa “nelle prossime settimane”. “Questo è un momento cruciale per lo sviluppo del nostro candidato al vaccino contro il Covid-19. Dall’inizio di gennaio, abbiamo inseguito questo virus con l’intento di proteggere il maggior numero possibile di persone in tutto il mondo. Da sempre sappiamo che ogni giorno è importante. Questa analisi preliminare del nostro studio di Fase 3 ci ha dato la prima conferma clinica che il nostro vaccino può prevenire Covid-19, incluse le forme gravi”, ha dichiarato Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/16/covid-moderna-nostro-vaccino-ha-una-efficacia-pari-al-94-il-composto-stabile-tra-2-e-8-gradi-per-30-giorni/6005216/

domenica 15 novembre 2020

De Luca si “compra” letti vuoti nelle cliniche private. - Vincenzo Iurillo

 

Business - Mille euro a posto e in anticipo: si indaga.

I pazienti Covid arrivano col contagocce. Ma per le cliniche private nella Campania del governatore Vincenzo De Luca, “nelle more” di un decreto ristori in via di approvazione, sarebbe già tutto pronto per liquidare in anticipo posti letto Covid ancora vuoti e prestazioni sanitarie ancora non erogate. Come a marzo. Nonostante le polemiche di allora, e i dubbi della Guardia di Finanza sulla legittimità dei pagamenti, e la conseguente indagine della Corte dei conti su un presunto danno erariale da quasi 20 milioni di euro in favore di 56 case di cura.

Eppure ci risiamo. Il filo diretto tra la Regione Campania e le cliniche private si rinnova tra le pieghe di un documento dell’Unità di crisi anticoronavirus che il Fatto ha potuto consultare. Risale al 27 ottobre, è la lettera di manifestazione di disponibilità all’allestimento di posti letto Covid rivolta ad Aiop ed Aris, le associazioni di categoria delle case di cura private, per fronteggiare la seconda ondata dell’epidemia. Con il tariffario: 1000 euro per posto di terapia intensiva non occupato, 360 euro per posto di media intensità di cura non occupato, 180 euro per posto di degenza a bassa intensità di cura non occupato. Somme “a titolo di acconto” e “salvo conguaglio”.

“Per come è scritto il documento, si rischia di pagare due volte questi posti letto Covid vuoti, dalla Regione e dal governo ‘ai sensi dell’emanando decreto’ che il Parlamento ancora non ha approvato e dove ci sarà battaglia per introdurre un obbligo di rendicontazione”, afferma Valeria Ciarambino (M5s), vicepresidente del consiglio regionale campano. Ciarambino e la Cgil Campania sono gli autori degli esposti che hanno dato il via alle indagini della Corte dei conti durante la prima ondata di marzo. Allora fu predisposto un accordo valido per tre mesi che offriva alle cliniche private 700 euro per ogni giornata di degenza in terapia sub intensiva e 1200 per la terapia intensiva ma soprattutto si riconosceva il 95 per cento del budget mensile assegnato ogni anno alle singole cliniche a prescindere dal valore reale della produzione.

Coinvolgere la sanità privata nella guerra al virus è una mossa necessaria, vista la sofferenza della sanità pubblica. Le cliniche campane hanno risposto all’appello “offrendo circa 1500 posti letto in pochissimi giorni”, scrive il presidente di Aiop Campania Sergio Crispino in una nota all’Unità di crisi, che però sottolinea l’anomalia tutta campana dell’ordine di sospendere ogni attività di elezione e ambulatoriale. “Disposizione che per le Case di cura merita di essere rivista – parole di Crispino – in quanto in nessuna parte del Paese è stata adottata, ed invece sono state adottate disposizioni più coerenti con la possibilità assistenziale delle Case di cura che hanno indotto a indirizzare i pazienti non Covid dalle strutture pubbliche alle strutture accreditate, per consentire alle prime di poter allestire i posti letto disponibili per contrastare l’emergenza epidemiologica”. Sintesi: chi ha bisogno di curarsi di altro non sa più dove andare. E i privati, senza degenti ordinari, reclamano ristori adeguati.

Intanto il carteggio con l’Unità di crisi ha accolto la richiesta Aiop che il trasporto dei malati Covid in clinica avvenga a cura del servizio pubblico. Ma ne arrivano? “I medici – sostiene Ciarambino – ci riferiscono che dai privati arrivano solo pochi pazienti Covid non critici, prima accolti presso i pronto soccorso e le strutture pubbliche e poi trasferiti da loro. Ecco perché gli ospedali sono allo stremo”. Fonti dell’Unità di crisi replicano: “Le tariffe dell’accordo coi privati sono quelle nazionali e non vengono applicate per i posti di terapia intensiva, a più alto costo, in quanto al momento non c’è bisogno”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/15/de-luca-si-compra-letti-vuoti-nelle-cliniche-private/6004047/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-11-15

Il nostro paese è indebitato perché, per decine di anni, la nostra politica ha governato in modo "irresponsabile", per non infierire.
Ora, che una parte di essa vorrebbe rimediare agli errori del passato e sanare la situazione, non può farlo perchè ha il 90% della stampa corrotta contro che le rema contro.
E' assurdo, ma è la realtà che stiamo vivendo.
Io non oso pensare a che cosa sarebbe successo se al posto di Conte avessimo avuto uno dei soliti del passato; sicuramente percentuali altissime di contagiati, ospedali stracolmi di infettati bisognosi di terapie intensive, tracolli finanziari e corruzione dilagante, tutte cose che avrebbero contribuito ad aumentare il debito pubblico.
Debito pubblico che è a carico nostro, in quanto cittadini italiani.
I nostri amministratori, infatti, responsabili del disastro, non solo non lo pagano, ma, strano a dirsi, come per miracolo, diventano più ricchi.
Fateci caso.
Cetta.

Va in ospedale e muore, sull'auto una sfilza di multe.

 

Sul tergicristallo di un'auto parcheggiata di fronte all'ospedale di Piacenza, due cartelli a penna. Sul primo è scritto: "Il signor Mosconi, proprietario della vettura, è ricoverato in medicina d'urgenza".

Sul secondo, completato anche da una fotografia: "Il signor Mosconi è deceduto". Accanto il biglietto del parchimetro del 14 settembre e una sfilza di multe inzuppate di pioggia e annerite dallo smog. È la storia di Giuseppe Mosconi, 68 anni, pensionato lodigiano morto il 16 ottobre all'ospedale di Piacenza, raccontata questa mattina dal quotidiano Libertà.
    Il 14 settembre l'uomo, che viveva solo, si sente male e da Fombio (Lodi) in macchina raggiunge l'ospedale di Piacenza, dove muore circa un mese dopo il ricovero. In strada resta però la sua auto, una Mercedes grigia posteggiata negli spazi a pagamento, che viene tappezzata di multe. Nonostante i due cartelli che raccontano la fine di una storia di "ordinaria solitudine". Il fratello al telefono spiega che lui e Giuseppe si erano allontanati da tempo e dice di non sapere chi possa aver messo i cartelli sulla sua macchina. "A settembre - racconta - era corso in ospedale a Piacenza da solo, aveva qualche problema di salute. I medici mi hanno chiamato, ma non ho potuto andare a visitarlo per colpa dell'emergenza Covid.
Dopo la sua morte, l'auto è rimasta nel posteggio".

https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2020/11/14/va-in-ospedale-e-muore-sullauto-una-sfilza-di-multe_d2f85026-1f30-4bfa-b199-821fe9bcf793.html

Esame di immaturità. - Marco Travaglio

 

Vorrei tanto che fosse vera una delle balle che si raccontano sul mio conto: e cioè che sarei il capo occulto, o addirittura palese, dei 5Stelle. Almeno capirei qualcosa dei loro Stati generali, che si tengono via web causa Covid: prima sui territori, ieri e oggi a livello nazionale. Da gennaio, uscito Di Maio, non hanno un capo eletto dalla base, ma un reggente di transizione, Vito Crimi, che in dieci mesi è invecchiato di dieci anni appresso alle beghe da asilo Mariuccia di galli e galletti. Fra qualche giorno verrà eletto dagl’iscritti un vertice collegiale di 5 persone (ma qualcuno ne vorrebbe 7). E questa è l’unica buona notizia: il partito di maggioranza relativa, principale azionista del governo Conte, non può più restare acefalo. Le altre sono pessime. Grillo è distante e silente, anche se non si esclude un colpo di teatro in extremis. Casaleggio jr. s’è tirato fuori perché “è già stato tutto deciso” e tra chi “scrive le regole” c’è chi “non le rispetta” (qualche bonifico in ritardo): cioè ha capito che non può decidere tutto lui e l’orientamento maggioritario è quello di usare la piattaforma Rousseau come struttura di servizio e non più come segreteria-ombra e cassa-ombra. La Appendino, candidata ideale al nuovo direttorio, l’ha impallinata un giudice con una sentenza lunare, ma soprattutto l’incapacità del M5S di riammetterla dopo l’autosospensione, alla luce dei fatti oggetto della condanna che non ledono minimamente la sua moralità (una posta del bilancio comunale inserita nell’anno sbagliato). Di Battista non ha ancora detto se si candida; però vuole un M5S equidistante da centrodestra e centrosinistra, ma senza far cadere il governo M5S-centrosinistra; paragona gli (ex?) amici ministri all’Udeur, anche se Mastella alla Giustizia debuttò con l’indulto e Bonafede con la Spazzacorrotti, la blocca-prescrizione, il nuovo voto di scambio e le manette agli evasori; e chiede, come Casaleggio, che non si deroghi al limite dei due mandati e si pubblichino i risultati del voto dell’altroieri dove pare sia arrivato primo (ma non era l’elezione del capo politico, né un concorso di bellezza: soltanto la scelta dei 30 relatori che parleranno oggi).

Regolette, formulette, schede, mandati, scontrini, quote sociali, piattaforme online: ma a chi interessa ‘sta sbobba? Siamo nel pieno di una pandemia mondiale che sta cambiando il pianeta e impone a tutti un nuovo Welfare, un nuovo ambientalismo, un nuovo modello di sviluppo. E i 5Stelle, cioè la forza politica italiana più attrezzata per storia e Dna a dare risposte innovative sul futuro, oltreché la spina dorsale del governo con un buon premier indicato da loro e una serie di buoni ministri, che fanno?

Si accapigliano su minutaglie da trapassato remoto che non fregano niente e non scaldano nessuno. Ieri, ai tavoli tematici, i 305 delegati hanno parlato di cose serie. E si spera che producano un nuovo programma all’altezza di questa fase drammatica e appassionante. Però, mediaticamente, chi ha la responsabilità di comunicare il percorso ha proposto all’opinione pubblica il solito spettacolo autoreferenziale di questioncine e ripicchine, tanto meschine quanto odiose e noiose. Proprio mentre al governo i 5Stelle danno prova di maturità e anche di capacità, nella gestione interna regrediscono all’infanzia, mostrando un’immaturità e un’inadeguatezza che ingigantiscono il vuoto lasciato dai due padri fondatori: l’uno distante, l’altro defunto. Nei momenti cruciali, Grillo e Gianroberto Casaleggio si erano sempre mostrati all’altezza del compito, dando prova di pragmatismo e flessibilità. Anche rispetto alle sacre regole interne che, non essendo i 10 Comandamenti o la Costituzione o il Codice penale, si possono cambiare o derogare, perché sono al servizio del Movimento (non viceversa). Una classe dirigente non si improvvisa: buttare a mare quella faticosamente formata in questi anni per il tabù del terzo mandato, o qualche scontrino in ritardo, o una sentenza su un bilancio comunale sbagliato, sarebbe follia. Basta spiegarlo e la base capirà, come l’ha già capito per la Raggi che si candida per la terza volta. Persino il più occhiuto custode delle regole, Casaleggio senior, era pronto a cambiarle per il bene del M5S: infatti nel 2015 pressò Di Battista perché si candidasse a sindaco di Roma, anche se per statuto non poteva farlo perchè era già deputato.

Oggi le ragioni per votare 5Stelle sono in parte diverse da quelle delle origini: onestà personale; sobrietà nei comportamenti politici; una leadership di persone competenti e perbene che non abbiano ancora ricoperto ruoli dirigenziali (modello Appendino o Patuanelli, per intenderci); una ritrovata unità interna con idee diverse e responsabilità comuni (anche con Di Battista o con un rappresentante della sua area); e soprattutto contenuti. È sui contenuti che ha senso “tornare alle origini”, cioè al radicalismo civico, ambientalista, legalitario, tecnologico e sociale dei primi Meetup, ribadendo e rimpolpando il programma iniziale delle 5 Stelle in pochi punti da attuare nei prossimi anni. Non sulle formulette tipo “terzo polo” che, per chi stava al governo con la Lega e ora col centrosinistra, fanno ridere i polli. Riusciranno i nostri eroi a ricordare chi sono e da dove vengono per capire dove andare? Lo sapremo presto. Il tempo per il colpo d’ala è poco: qualche giorno, non di più.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/15/esame-di-immaturita/6004034/

Autostrade mentì allo Stato che non ha mai controllato. - Carlo Di Foggia e Valeria Pacelli

 

I controlli su Autostrade per l’Italia da parte della vigilanza del Ministero delle Infrastrutture dal 2016 al 2019 sono stati “cartolari”, ossia si basavano sui documenti forniti dalla concessionaria. Peccato però che, come ricostruito nelle carte dell’inchiesta della Procura di Genova, nella documentazione inviata al Ministero la reale situazione delle barriere fonoassorbenti (per i pm pericolose e sostitute tardi) veniva occultata. Lo scrive il Gip di Genova Paola Faggioni nell’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari emessa per l’ex Ad di Autostrade Giovanni Castellucci e i manager Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti. L’inchiesta riguarda le barriere fonoassorbenti e antivento installate in tutta Italia da Aspi (il modello “Integautos”). Secondo le accuse, nonostante il vecchio management fosse consapevole della loro pericolosità non ha provveduto a sostituirle subito. Questo per evitare “gli ingentissimi costi che tali attività avrebbero comportato”.

Si deciderà di sostituirle solo a partire da gennaio scorso dopo che il consulente della procura di Genova, l’ingegnere Placido Migliorino, capo dell’ufficio ispettivo di Roma, stila una pesante perizia sulle criticità. Il tecnico fa a pezzi l’operato della concessionaria: errori progettuali; materiali di ancoraggio “non certificati” (sono “incollate col Vinavil”, dice un manager intercettato); difetti nella posa in opera; consegna al ministero di perizie incomplete; omissione degli atti di collaudo e via discorrendo. A parere di Migliorino, il problema poteva “essere risolto in maniera definitiva solo con l’integrale sostituzione”.

Il caso delle barriere è noto ad Aspi da novembre 2016, quando alcune si staccarono dal viadotto Rezza per il vento. Ma perché si è dovuto aspettare l’intervento dei pm? Mercoledì dal ministero hanno fatto sapere di aver “imposto il monitoraggio effettuato da società terze” perché “prima i controlli venivano effettuati da società interne agli stessi concessionari”, che nel caso di Aspi era Spea Engineering. E di aver istituto “l’agenzia di sicurezza Ansfisa” con 50 persone in più della direzione concessioni dedicate alla “verifica e all’approvazione dei programmi di manutenzione”. L’agenzia, voluta due anni fa dall’allora ministro Toninelli non è però ancora operativa ed è stata azzoppata da un emendamento che l’ha resa solo ‘promotrice’ della sicurezza e non ‘responsabile’ come pensato quando fu istituita.

Stando alle indagini di Genova, i documenti inviati da Aspi al ministero fornivano una visione distorta della condizione delle barriere. Il gip parla di “sistematico occultamento della situazione, attuato anche attraverso vari artifici quali l’abbassamento delle ribaltine adducendo motivi fittizi, il rialzo delle stesse nei casi nei quali le proteste richiamavano l’attenzione, l’omessa comunicazione delle problematiche allo Stato e addirittura anche il tentativo di aggiustamento di atti presso la Polizia Stradale”. Delle mancate comunicazioni al Ministero parla anche un ex responsabile dei lavori di Aspi. Ai pm dice – sintezza il gip – che “le disposizioni di servizio che ordinavano l’abbattimento delle ribaltine nell’area ligure sono state inviate al primo Tronco di Aspi e a Spea…, ma non al Mit”.

L’indagine della procura di Genova riguarda 30 km di barriere installate in Liguria da Autostrade (60 in tutta Italia), ma negli atti si parla di strutture molto più estese sul territorio. Per il Gip, da un’intercettazione, emerge che erano 400 i chilometri da adeguare. La domanda è: oltre la Liguria, ci sono altre tratte sulle quali intervenire? La palla passa al Ministero che potrebbe effettuare verifiche più estese e non “cartolari”, come fatto finora.

Intanto l’inchiesta complica la trattativa tra Atlantia e il governo per cedere il controllo di Aspi alla Cassa depositi e a due fondi speculativi. Mercoledì, dopo gli arresti, in un teso vertice video il Tesoro avrebbe fatto presente agli uomini della holding che il prezzo dovrà calare. Risposta: non se ne parla.

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