venerdì 18 dicembre 2020

Così nasce un oceano. In Etiopia si allarga una crepa che spaccherà l’Africa in due. - Marielle Bussolati

 

La crepa nella regione di Afar in Etiopia.

In una delle aree più calde del Pianeta, la regione di Afar che si trova in Etiopia, si è aperta nella terra una crepa lunga circa 60 chilometri e larga 8. Qui la temperatura di giorno arriva a 55 gradi, di notte 35, ma questo non influisce su quanto sta accadendo. Non è neppure il risultato di uno sprofondamento, o di un movimento tellurico, ma qualcosa di ben più grande. I geologi hanno infatti trovato le evidenze che in questo punto, stiamo assistendo alla nascita un intero oceano, una massa d’acqua così grande che in qualche milione di anni quel deserto sarà diventato un gigantesco mare.

Qui c’è  la congiunzione tra tre zolle tettoniche, quella araba, quella della Nubia e quella della Somalia, che stanno lentamente allontanandosi una dall’altra. Formano una sorta di y. Il punto di incontro è tra Gibuti e l’Eritrea (e Afar è a poco più di 50 chilometri), la gamba lunga forma la Rift Valley che si estende per 6 mila chilometri a sud, il braccio sinistro va dal mar Rosso alla penisola del Sinai, quello destro forma la dorsale di Aden.

La voragine si approfondirà poco a poco, si allargherà, diventerà un lago, poi un mare, infine un enorme oceano che spaccherà l’Africa in due. Per completare il processo ci vorranno da 5 a 10 milioni di anni, ma il risultato sarà una geografia completamente diversa.

 

La regione di Afar, in Etiopia. Qui si sta aprendo una frattura tra le placche tettoniche che darà origine a un nuovo oceano. Francois Martel/AFP via Getty Images

La fessura era stata notata una prima volta nel 2005 e in realtà il suo movimento è stato tutt’altro che lento: si era aperta di colpo, nel giro di 10 giorni era avvenuto l’equivalente di centinaia di anni di movimento tettonico.

Solo ora, grazie ai rilevamenti satellitari, si è potuto capire cosa sta accadendo. I ricercatori dell’Università di Leeds che stanno studiando il fenomeno, sono sicuri che stia nascendo un oceano perché il tipo di materiale che si sta formando non corrisponde alla crosta terrestre ma a quella oceanica.

Negli ultimi 30 milioni di anni la placca araba si è mossa verso nord, creando il Mar Rosso e il Golfo di Aden su quella che un tempo era un terra senza soluzione di continuità. Anche la placca somala si sta allungando e spostandosi da quella nubiana, allungandosi attraverso l’Etiopia e anche il Kenya. Ma nessuno sapeva esattamente cosa causava questi spostamenti.

Alcuni geologi pensavano fossero provocati da un flusso di rocce superfuse che risalgono dal mantello sotto l’Africa orientale. Ma i rilevamenti con Gps combinati con indagini satellitari hanno fornito un altro quadro.

Molto probabilmente nelle profondità il magma sta formando una sorta di palla che ha una tensione superficiale così forte che potrebbe scoppiare da un momento all’altro.

Ogni singola placca in realtà si muove a velocità diverse. Quelle africane viaggiano a mezzo centimetro all’anno,  quella araba a oltre 2. Tra loro si creano forze combinate che danno origine a una dorsale oceanica.

Tutto questo farà sì che il golfo di Aden e il mar Rosso allagheranno la regione di Afar allungandosi verso la Rift Valley, isolando questa parte dell’Africa orientale. L’Etiopia, la Somalia andranno dunque a formare una nuova isola al largo dell’oceano Indiano.

Ci sono conferme di quanto sta succedendo anche dal lago di lava dell’Erta Ale, una montagna dell’Afar. Il movimento magmatico fornisce altre informazioni che indicano una intera riconversione futura della zona. E’ infatti formato da masse superficiali e questo significa di nuovo che l’acqua invaderà.

80 milioni di anni fa allo stesso modo si è formato l’oceano Atlantico settentrionale, ma non sempre i meccanismi in atto portano allo stesso risultato. A volte altri movimenti di frappongono e modificano il disegno. Per esempio il sistema di rift medio continentale, una spaccatura lunga 2 mila chilometri situata al centro del continente nord americano e nella porzione centro-meridionale della placca nordamericana, poteva essere il tentativo di separare il continente americano circa 1,1 miliardi di anni fa, ma il processo fallì e l’America è rimasta una.

La crepa è molto interessante perché in pratica rende possibile lo studio di quello che accade sui fondali oceanici stando in terraferma e a livello del suolo. Inoltre qui la litosfera si sta distendendo a una velocità tale che permette rapide misurazioni. Quando il fondo della fossa raggiungerà la profondità del mare, le acque la invaderanno e il mondo cambierà.

https://it.businessinsider.com/afar-etiopia-nascita-nuovo-oceano-africa-orientale/?fbclid=IwAR3YxVnO_NAh_9pU-4gffkigJEhIajjCVsOgWGuBEb8N5j04VuhuWbj81nY

La “Stato Spa” cresce ancora. Vale 116 mld tra luci e ombre. - Nicola Borzi

 

Panoramica - Dai colossi agli hotel. È il 1° azionista in Borsa e col Covid entrerà in molte imprese. Ma non si sa con quale strategia.

La recessione innescata dal Covid spinge la presenza dello Stato nell’economia. D’altronde l’Italia è il Paese del capitalismo senza capitali, dove gli imprenditori sono sempre pronti a privatizzare i profitti negli anni buoni e a pubblicizzare le perdite in quelli di vacche magre. Già oggi le sole partecipazioni del Tesoro nelle imprese, dirette e indirette, valgono 116 miliardi. Troppi, pochi? Difficile dirlo. Ma di certo a breve cresceranno di altri 44.

La mano pubblica agisce nell’economia da oltre un secolo e mezzo: già nel 1861 lo Stato controllava il Monte dei Paschi di Siena, il San Paolo di Torino, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia. Risale al 1912 la fondazione dell’Istituto nazionale delle assicurazioni, al 1926 quella dell’Agip. “Quando lo chiuderemo questo convalescenziario?” chiese Mussolini il 23 gennaio 1933 alla firma del decreto istitutivo dell’Iri. L’Istituto per la ricostruzione industriale avrebbe dovuto essere temporaneo e invece sopravvisse al duce e al fascismo, prosperò durante tutta la prima Repubblica toccando il suo apice nel 1983 e scomparve solo nel 2002, un decennio dopo l’avvio della stagione delle privatizzazioni.

La ragnatela di imprese e settori.

Oggi lo “Stato padrone” spazia dalle banche (Mps, Mediocredito Centrale, Popolare di Bari) ai trasporti (Fs, Anas), dalle reti elettriche (Terna, Gse) a quelle di telecomunicazioni (Tim, Open Fiber), dal petrolio (Eni, Snam, Saipem) all’elettricità (Enel) e all’energia (Italgas), dall’acciaio (Ilva) alle navi (Fincantieri), dalle linee aeree (Alitalia) al traffico aereo (Enav) e alla difesa (Leonardo), dall’elettronica (Stm) ai media (Rai) e alle Poste, dalla Zecca alla finanza e alle assicurazioni (Amco, Sace, Simest). Sono in mano pubblica imprese alimentari (Inalca, Pomì), della moda (Versace), costruzioni (WeBuild), turismo (Rocco Forte, Th Resort), aeroporti (Napoli, Bologna, Torino, Alghero, Milano), farmaci (Kedrion), meccanica (Valvitalia), impiantistica (AnsaldoEnergia), agricoltura (Bonifiche Ferraresi), immobiliare (Eur, Arexpo, Manifattura Tabacchi, Manifatture Milano).

Lo Stato padrone ha forme diverse: dalle partecipazioni dirette del Tesoro a quelle indirette attraverso Cdp, Invitalia ed enti locali. Cambiano la tipologia dei fondi impiegati, da quelli pubblici del Mef a quelli della raccolta postale (Cdp) e le responsabilità. Il governo ha una missione politica di indirizzo sui settori strategici, Cdp è un mix tra un fondo sovrano e un operatore di private equity, cui corrispondono non solo le responsabilità civili e penali tipiche di una società privata, ma anche quelle soggette al controllo della Corte dei Conti.

Quanto vale lo Stato padrone.

All’ultima chiusura di Borsa di venerdì scorso, le partecipazioni dirette del Tesoro nelle quotate Eni (4,34%), Mps (68,25%), Enel (23,59%), Enav (53,28%), Leonardo (30,2%) e Poste (29,26%) valevano 27,2 miliardi, 19,7 nel solo gigante elettrico. Poi ci sono le partecipazioni indirette nelle quotate RayWay e StMicroelectronics per altri 4,7 miliardi. A queste si aggiungono, secondo calcoli effettuati dall’Università Bocconi, altri 84,7 miliardi di valore delle società non quotate controllate dal Tesoro: 50 miliardi Fs e Anas, Cdp per 30 miliardi, e poi Amco (gestione crediti in sofferenza), Rai, Invitalia, Gse, Poligrafico dello Stato, Eur, Gse. Il totale vale 116,6 miliardi. Il dividendo incassato dal Tesoro per l’esercizio 2019 è stato di 4,7 miliardi, -33% su base annua, ma si è consolato con la maxicedola da 7,8 miliardi che gli ha versato la Banca d’Italia, pure se l’istituto è totalmente indipendente.

Cdp, primo azionista della Borsa Italiana.

Cassa depositi e prestiti, controllata per l’82,77% dal Tesoro con il resto in mano alle fondazioni bancarie, con asset totali per 474 miliardi è il terzo operatore finanziario in Italia dopo Intesa Sanpaolo e UniCredit. La sua raccolta è rappresentata soprattutto dai depositi di quasi 30 milioni di clienti delle Poste. Ha depositato 154,6 miliardi sul conto di Tesoreria dello Stato, che le fruttano assai poco, ma possiede redditizie partecipazioni a Piazza Affari: si va dal 25,96% di Eni al 35% di Poste, dal 9,89% di Tim alle quote in Terna, Snam, Itagas, Saipem, Fincantieri, Trevi Finanziaria Industriale, WeBuild (la vecchia Salini Impregilo) e Bonifiche Ferraresi. Cdp ha il controllo di Terna, Snam, Italgas e Fincantieri, è presente nel board senza controllo in Saipem, WeBuild e Bonifiche Ferraresi, mentre non siede nei cda di Eni, Tim e Poste. Questo tesoro vale 23,7 miliardi, 19,6 dei quali riferibili al Tesoro, e rende Cdp il primo investitore a Piazza Affari con il 4,6% della capitalizzazione complessiva delle 40 società dell’indice Ftse Mib (peraltro Cdp diventerà azionista del nuovo gruppo che ingloberà la Borsa: Euronext) .

Ma questa è solo la punta dell’iceberg. L’Istat il 19 febbraio scorso ha censito i dati riferiti al 2017 delle società partecipate dallo Stato e da Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane. Si tratta di un esercito di 6.310 imprese attive con 847mila addetti. Le aziende sono calate del 4%, gli occupati sono rimasti stabili. Le imprese controllate dal settore pubblico hanno creato un valore aggiunto di 58 miliardi (+4,4% sul 2016), il 7,5% del totale nazionale realizzato nello stesso anno dall’industria e dai servizi (779 miliardi).

Non è tutto oro quello che luccica.

Non sempre però il capitalismo di Stato funziona. A fine ottobre il governo ha firmato il decreto per vendere la quota del 68,25% posseduta in Mps e pagata 5,4 miliardi nel 2017 dall’esecutivo Gentiloni, che in Borsa ora vale meno di un miliardo. Anche l’investimento di Cdp nel 10% di Tim per bloccare i francesi di Vivendi, costato un miliardo, ora vale appena 600 milioni. Ci sono poi operazioni delle quali sfugge la ratio: che senso ha avuto per Cdp acquistare il 20% di Bonifiche Ferraresi, maggiore società agricola italiana e unica del settore quotata in Borsa in Europa? Perché, tra le tante imprese del turismo, Cdp ha investito negli hotel Rocco Forte (con sede in Inghilterra)? C’è chi ricorda lo scivolone del sostegno di Cdp al gruppo Valtur, al cui patron Carmelo Patti e ai suoi eredi nel 2018 la Dia confiscò 1,5 miliardi per legami con la mafia. E perché investire nei plasmaderivati della Kedrion della famiglia Marcucci? I maligni sottolineano i ruoli dei fratelli Marialina, ex vicepresidente Pd della Toscana, e Andrea, capogruppo Pd al Senato.

L’espansione continuerà: il “patrimonio destinato”.

Ma la presenza pubblica si estenderà ancora. Venerdì scorso lo Stato ha firmato con ArcelorMittal l’accordo per riacquistare il 50% dell’Ilva di Taranto (salirà poi al 60%, con una spesa di 1,1 miliardi). La nuova Alitalia, rifinanziata dal Tesoro con 3 miliardi, tornerà a volare. Poi c’è il piano di Cdp per rilevare l’88,06% di Autostrade per l’Italia detenuto da Atlantia insieme a Blackston e Macquarie (si parla di offerte intorno agli 8 miliardi). Se poi Mps si fondesse con UniCredit, il Tesoro diverrebbe socio di riferimento del nuovo gruppo bancario. Lo stesso avverrebbe se invece Mps si unisse a Mediocredito Centrale, controllata di Invitalia, che a sua volta ha investito 900 milioni per salvare Popolare di Bari. Cdp lavora poi alla fusione tra Open Fiber, la società di reti a banda larga di cui controlla il 50% (l’altra metà è dell’Enel), con Tim, di cui possiede quasi il 10%, ma il progetto avanza a rilento.

Non è finita qui: complice la crisi causata dalla pandemia, aumentano le imprese che vedranno un ingresso dello Stato. Il decreto Rilancio ha previsto che, per “attuare interventi e operazioni di sostegno e rilancio del sistema economico”, Cdp possa costituire un “patrimonio destinato” da 44 miliardi in cui confluiranno “beni e rapporti del Tesoro” finanziati con obbligazioni di scopo emesse da Cdp. Alcuni osservatori, però, pongono due quesiti: qual è la visione degli obiettivi di sviluppo, qual è la logica di lungo termine di questo piano? Il Parlamento avrà un reale potere di controllo o le imprese “salvate” saranno scelte solo dal Tesoro e dai vertici di Cdp, nominati dal governo? Il nuovo capitalismo di Stato che avanza pare destinato a durare a lungo, ma dovrebbe darsi una visione d’insieme, che per ora manca.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/14/la-stato-spa-cresce-ancora-vale-116-mld-tra-luci-e-ombre/6036106/

Il bicarbonato e i suoi mille usi in casa.

 

Il bicarbonato e i suoi mille usi in casa

Mille e mille usi del bicarbonato di sodio in casa.

Il bicabonato di sodio (chiamato anche idrogenocarbonato di sodio o carbonato acido di sodio o carbonato monosodico) è un sale bianco conosciuto da tutti per i suoi mille utilizzi in casa. Si può usare per tantissime cose: dall'igiene personale alla pulizia della frutta e della verdura, dal lavaggio della biancheria in lavatrice, alla capacità di assorbire gli odori. L'altro elemento grazie al quale il bicarbonato è uno splendido alleato in casa è il suo costo irrisorio. Ecco di seguito alcuni usi meno noti del bicarbonato di sodio.

Come utilizzare il bicarbonato in altri mille modi meno noti.

  • Bicchieri e calici splendenti.  Per combattere le macchie di vino e di calcare riempite i calici o i bicchieri di acqua tiepida ed aggiungete un cucchiaino di bicarbonato; passateli delicatamente con una spugnetta non abrasiva e risciacquateli con cura: torneranno a splendere.
  • Teglie e piatto del microonde perfetto. Cospargete la teglia o il piatto rotante con il bicarbonato, lasciando riposare per alcuni minuti. A questo punto unite quattro parti d'acqua ad una d'aceto bianco e versate il composto nella teglia o spruzzatelo sul piatto. Il bicarbonato comincerà a frizzare, scrostando l’unto dalla superficie. Risciacquate e ammirate il risultato.
  • Potenziare l’azione del detersivo in lavatrice. Per aumentare l'efficienza del detersivo aggiungete un cucchiaino di bicarbonato nel cestello.in questo modo si combatteranno anche i cattivi odori e aumenterà la morbidezza e brillantezza dei capi lavati.
  • Pulire i colini. Come pulire in maniera efficace i colini a maglia stretta che si usano in cucina? Lasciandoli bollire in una pentola con acqua e un cucchiaio di bicarbonato.
  • Kit da palestra senza odori. Il cattivo odore che impregna i vestiti e le attrezzature che si usano in palestra è particolarmente difficile da eliminare anche dopo vari lavaggi. Provate a pulire borsoni e zaini con una pasta fatta da acqua e bicarbonato e lasciate a bagno gli abiti sportivi bacinella con acqua e bicarbonato prima di lavarli con il lavaggio tradizionale.
  • Fughe delle mattonelle splendenti. Create una pastella solida con acqua e bicarbonato. Lasciatela in posa sulle fughe delle piastrelle per almeno 4-6 ore, poi rimuovete con un panno in microfibra e il vedrete sparire il nero tra le mattonelle.
  • Frigo senza odori. Per eliminare i cattivi odori dal frigorifero provate a posizionare sul ripiano più alto dentro al frigo una ciotola piena di bicarbonato, curando di cambiarla ogni due mesi. Assorbirà gli odori sgradevoli e ne impedirà la formazione, igienizzando anche il vostro frigorifero e mantenendolo pulito.
  • Sturare le tubature. Versate una tazza di bicarbonato e mezza di aceto per liberare lo scarico in quindici minuti. In alternativa, fate bollire un litro e mezzo di acqua in una pentola, mescolate a parte 150 grammi di bicarbonato e 150 grammi di sale fino; gettate il composto nel tubo di scarico e subito dopo l’acqua bollente.
  • Via gli odori dalla lettiera del gatto. Quando cambiate la sabbia nella lettiera del gatto, pulitela bene e cospargetene il fondo con una tazza di bicarbonato, che poi coprirete ancora con la nuova sabbiolina. La stessa tecnica può essere usata per le lettiere dei criceti per la pulizia delle mangiatoie degli uccellini.
  • Cesta della biancheria sporca… profumata. Il bicarbonato è in grado di assorbire i cattivi odori. Per deodorare a lungo la cesta della biancheria, usate un sacchettino di tulle con dentro del bicarbonato. In questo modo si ridurrà anche la carica batterica, prevenendo la formazione di umidità e muffe. Se la cesta è di plastica o vimini, potete pulirla periodicamente con una soluzione di bicarbonato e acqua calda da strofinare bene su tutta la superficie.
  • Materasso macchiato. Spesso capita che sul materasso rimangano delle macchie o aloni. Per eliminarli, sciogliete un po’ di bicarbonato in acqua calda (due cucchiai per un litro d’acqua) e imbevete un panno di cotone o microfibra nella soluzione. Passatelo delicatamente sulla macchia o su tutto il materasso. Per igienizzare l’intero materasso cospargetene l’intera superficie a secco con un colino, in modo da renderlo uniforme, senza versarne troppo. Lasciate agire per qualche ora e poi rimuovete i residui con l’aspirapolvere. Acari, batteri e cattivi odori spariranno.
  • Contro gli acari. Per eliminare gli acari dai cuscini cospargeteli di bicarbonato lasciandolo agire per una notte intera, poi rimuovere il tutto con l’aspirapolvere. Così facendo, oltre a igienizzare il cuscino, rimuoverete anche i cattivi odori dall’aspirapolvere.
  • Contro la muffa. Il bicarbonato, infine, è utile anche per rimuovere i residui di muffa su pareti o su mobili. Preparate una soluzione con due cucchiai di bicarbonato, 700 ml di acqua, due cucchiai di acqua ossigenata da 30-40 volumi e due cucchiai di sale fino. Spruzzatelo con un vaporizzatore e lasciatelo agire, rimuovendo i residui di muffa con l’ausilio di uno spazzolino o di una spugnetta.



https://www.lecceprima.it/casa/usi-bicarbonato-consigli.html?fbclid=IwAR1Q3V-FUsTDPGQJe9DpoK8VAcqThJXob5DfOiyMu5Dz0c_sYUsHgLIrhXU

Ponte Genova, la procura ipotizza il reato di "crollo doloso". -

 

Nuove accuse sulla base delle indagini sulle barriere fono assorbenti pericolose.

Per il crollo del Morandi (14 agosto 2018, 43 morti) la Procura ipotizza anche il reato di «crollo di costruzioni o altri disastri dolosi».

Le nuove accuse arrivano sulla base dello sviluppo delle indagini sulle barriere fonoassorbenti pericolose che hanno portato a scoprire come gli ex vertici di Aspi abbiano voluto risparmiare sulla manutenzione della rete per accrescere gli utili del gruppo Atlantia, abbiano falsificato atti per nascondere i mancati restyling e fossero consapevoli del pericolo. Attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, disastro colposo e omicidio colposo plurimo.

71 gli indagati. Lo riportano vari quotidiani

«Questa contestazione - spiegano dalla Procura - non significa che hanno volutamente fatto crollare il viadotto ma che hanno messo insieme una serie di comportamenti dolosi come la mancata manutenzione o la realizzazione di falsi verbali, tali da portare al crollo dello stesso». E il reato doloso, rispetto a quello colposo, ha pene molto più severe. «Si rischia un massimo di dodici anni contro i cinque del reato colposo», viene precisato. «Ovviamente le formalizzazioni della Procura potrebbero essere poi cambiate dai giudici in sede di processo», viene spiegato.

Per contestare il crollo doloso serve un fatto diretto. E per i pm quel fatto è la mancata manutenzione e gli atti falsi. La scorsa settimana dall'analisi delle carte del tribunale del Riesame era emerso come la Procura contestasse anche il reato di falso. Anche questa nuova imputazione - così come il crollo doloso - è stata messa nera su bianco dei giudici nello spiegare perché le intercettazioni telefoniche effettuate proprio nell'indagine per il viadotto crollato siano rilevanti anche per le barriere fonoassorbenti, filone di inchiesta, quest'ultimo che nei giorni scorsi aveva portato agli arresti domiciliari l'ex Ad di Aspi e Atlantia, Giovanni Castellucci, l'ex direttore delle operazioni centrali di Aspi Paolo Berti, e Michele Donferri Mitelli, ex direttore delle manutenzioni di Aspi. Gli ex vertici di Autostrade secondo l'accusa avevano messo in atto falsi rapporti per nascondere «l'assenza di reali ispezioni» e per «nascondere la sottovalutazione dei reali vizi accertabili».
Intanto emerge che Donferri Mitelli e Berti, dopo il crollo del Morandi furono promossi "per non accusare Castellucci. Il primo fu mandato in una società spagnola controllata dai Benetton, il secondo venne destinato ad occuparsi di appalti per Aeroporti di Roma spa.

https://www.ansa.it/liguria/notizie/2020/12/18/ponte-genova-la-procura-ipotizza-il-reato-di-crollo-doloso_4579e4a2-a014-4171-9467-98fa89cd2eb6.html

I have a dream: vaffa al bullo da “Giuseppi”. - Antonio Padellaro

 

I have a dream, ho fatto un sogno: Giuseppe Conte che sfancula Matteo Renzi nell’aula del Senato, come fece con l’altro Matteo in quell’indimenticabile (per me, ma penso anche per voi) 20 agosto 2019. Direte: ma che volgarità, che mancanza di stile, di rispetto per i lettori e per le istituzioni, vergogna! Tutto vero, tutto giusto, mi vergogno, chiedo perdono, ma provateci voi a censurare i sogni, soprattutto i bei sogni, al culmine di un crescendo (stavo per scrivere orgasmo) narrativo. Quando dormi non è che puoi intervenire sui dialoghi, non è che stai girando un film, non è che puoi dire fermi tutti e sostituire la pessima espressione di cui sopra con un’altra più civile, come per esempio: mandare al diavolo, a quel paese, bacchettare, rimproverare (che, diciamolo, non possiedono la stessa efficacia).

No, non s’interrompe un’emozione e dunque ho sognato Conte che inizia il suo intervento (quasi) con le stesse parole dell’altra volta: caro Matteo, minacciando la crisi di governo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al Paese. A questo punto ho visto Renzi sbiancare (io sogno a colori) mentre ricordo che intorno a lui alcuni senatori italivivi si accasciavano disperati sui banchi. È straordinario, mi sembrava di essere lì mentre il caro premier rappresentava il pensiero di molti italiani che rammento parola per parola: caro Matteo, io non mi faccio ricattare da te e dal tuo partitino personale magari in cambio di qualche poltrona di potere, non ho alcuna voglia di galleggiare, o di tirare a campare per qualche settimana, o qualche mese in attesa del tuo ennesimo avviso di sfratto. Ritengo che la sofferenza degli Italiani, i lutti che ogni giorno si sommano ai lutti, meritino rispetto. Se vuoi giocare a poker sulla pelle del Paese sappi che io non ci sto, e uscito da quest’aula andrò al Quirinale per dimettermi. E se dopo il mio gesto si andrà a elezioni anticipate, e se a vincere saranno Salvini e Meloni, vorrà dire che questo ci meritiamo, anzi vi meritate. Anche perché tu e i tuoi amici di Italia Viva andrete a casa e dovrete trovarvi un lavoro (questo per la verità l’ho aggiunto io, dopo). Qualcuno dirà che ho descritto il sogno di un irresponsabile. Forse, ma i sogni sono desideri e speravo tanto di non svegliarmi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/18/i-have-a-dream-vaffa-al-bullo-da-giuseppi/6041134/

Renzi fa il postino, Conte gelido. Il governo appeso a Italia Viva. - Luca De Carolis e Wanda Marra

 

Uno sfregio che dura mezz’ora. Il tempo di sedersi davanti al presidente del Consiglio e consegnargli “un documento”, a cui ora potrebbe essere appeso un governo. Più semplicemente, la lettera già pubblicata da Matteo Renzi su Facebook in mattinata. “Queste sono le nostre condizioni per rimanere nel governo e andare avanti, presidente” scandisce il capo di Italia Viva tra gli arazzi e i quadri di un luogo che ben conosce, Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte, l’avvocato seduto sulla poltrona che un tempo fu sua, ascolta e cerca di non tradire emozioni, magari di non abboccare. “Grazie per il contributo, l’avevo vista” risponde. Saluti e sorrisi tirati di circostanza.

E all’ora di cena l’incontro tra Conte e la delegazione di Italia Viva è già finito. Tradotto: l’esecutivo fa un altro passetto verso il burrone dopo un incontro breve e solo formalmente cortese. In cui Renzi lascia alla sua capodelegazione, Teresa Bellanova, il compito di sferrare un colpo a Conte: “Basta con questa storia che siamo noi l’anomalia: la vera anomalia è avere lo stesso premier in due governi di colore politico opposto”. Mentre il premier quasi invoca: “Va trovata una soluzione, la maggioranza non può cadere così, in una fase così delicata”. Eppure Bellanova lo ripete davanti a Chigi: “Ora aspettiamo le riflessioni del presidente e che ci faccia sapere se è possibile continuare”.

Ed è in quel “ci farà sapere” che c’è tutta la voglia di Iv di mostrare di poter tenere in bilico Conte e il governo. A cui Renzi chiede di ripensare radicalmente la task force immaginata dal premier per gestire i miliardi del Recovery Fund, e di prendere il Mes, eresia per i Cinque Stelle.

Oltre a insistere per la riforma del bicameralismo perfetto, a criticare la gestione dei trasporti nell’emergenza Covid, a “esortare” il premier a cedere la delega ai servizi segreti. Senza contare la trattativa coperta sulle nomine. Un percorso di botole immaginato dall’ex premier, che arriva a Palazzo Chigi un po’ prima delle 19 con il capogruppo in Senato, Davide Faraone. Entra dall’ingresso posteriore per schivare le telecamere, poco dopo il presidente di Iv, Ettore Rosato. Invece arrivano assieme l’altra capogruppo Maria Elena Boschi e le due ministre, Elena Bonetti e soprattutto Teresa Bellanova, la capodelegazione che con la sua trasferta a Bruxelles aveva fatto saltare l’incontro fissato originariamente per martedì. “Non ci ha dato ancora neppure la conferma della sua presenza al tavolo sulle misure anti Covid per Natale” ringhia una fonte di governo grillina poco prima del vertice, tanto per confermare l’aria che tira dentro i giallorosa. Da Iv più tardi arriva la rassicurazione che le ministre oggi andranno in Cdm. Del resto, raccontano, Renzi era stato tentato fino all’ultimo di disertare l’incontro di ieri sera, mandando avanti il resto della delegazione. E sarebbe stato un altro rumoroso schiaffo al premier. Più o meno come la lettera con le condizioni e le critiche per il premier pubblicata ieri su Facebook: molto più dura nella sua prima versione. Ma alla fine il fu rottamatore si presenta. Tanto ha già immaginato un altro sberleffo, da mettere in scena in pochi minuti. Ma Conte non si mostra sorpreso. “Ho già letto la lettera su Facebook…” dice con aria finta cordiale. Ed echeggia quanto aveva già detto ad Accordi&Disaccordi due sera fa: “Ho visto che da Iv mi mandano le loro richieste da tutte le tv, ma io non voglio rispondere dalla tv”. Comunque sia, da Chigi giurano che “l’incontro è stato positivo”. E precisano: “Conte riassumerà gli esiti dei confronti con le varie forze politiche per poi riaggiornarsi a un momento di sintesi finale”. Ovvero arriverà un vertice con i leader dei partiti di maggioranza. Nell’attesa Renzi in privato festeggia, convinto di aver fatto la mossa vincente. Mentre al Nazareno si preparano al prossimo giro.

Dopo la legge di Bilancio starà a Conte fare quello che il Pd gli ha chiesto (e che gli ricorda ieri, riproponendogli i suoi punti), ossia un patto di legislatura. E a quel punto dovrà valutare se è il caso di modificare la squadra. Un gioco dell’oca sempre più pericoloso per il premier e il suo governo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/18/renzi-fa-il-postino-conte-gelido-il-governo-appeso-a-italia-viva/6041098/

Maalox Day. - Marco Travaglio

 

E niente, è andata così. Doveva essere il D-Day dello Statista di Rignano, che ci lavorava da giorni a suon di credibili ultimatum, autorevoli broncetti della Boschi e probabili euromissioni della ministra bracciante, fino al papello con 20 richieste di riscatto per il rilascio del governo. Invece a guastargli la festa è arrivato il blitz di quegli incapaci di Conte e Di Maio per liberare i 18 pescatori in Libia, dopo lunghe trattative di quegli inetti dei servizi segreti da loro mal scelti e peggio guidati che bisognava al più presto affidare a Rosato (molto apprezzato da Le Carré) o a un altro James Bond. Colonna sonora: denti che rosicchiano fegati e cappelli alla Rockerduck. L’Innominabile, che passa la vita a fare polemiche soprattutto con i presunti alleati, invita gli altri a “non fare polemiche”. Rosato e gli altri italomorenti esaltano i servizi segreti per non nominare il premier e il ministro degli Esteri: se non liberano i pescatori è colpa loro, se li liberano è merito della Bellanova. La Fusani al seguito secerne bile su Twitter: “La domanda del giorno è: cosa Conte e Di Maio hanno dato o promesso al generale Haftar?” (chiedilo a Pio Pompa). Il Cazzaro Verde dice che “certe cose prima si fanno e poi si annunciano”, tipo quand’era ministro dell’Interno e annunciava gli arresti a Torino di 15 mafiosi nigeriani prima che li prendessero, così qualcuno se la dava a gambe. Gli stessi che accusavano il governo di non andare in Libia a riprenderli, ora che è andato in Libia a riprenderli tuonano contro la “passerella mediatica”, domandano perché ci han messo tanto e perché ci sono andati proprio Conte e Di Maio (dovevano mandarci la Bellanova, ma aveva pilates). Manca poco che si dica che i pescatori li hanno rapiti loro.

Ma le brutte notizie non sono finite. Pare che i primi vaccini arriveranno e verranno somministrati entro fine anno, come Conte e Speranza avevano annunciato fin da giugno, tra i fischi dei soliti “esperti”, che prevedevano tempi biblici di anni. Ancora a ottobre il Corriere intimava a Conte di scusarsi per “l’imperdonabile errore” di annunciare “un vaccino che non arriverà a dicembre, ma non prima dell’autunno 2021”. Ora si attendono le scuse del Corriere (buona questa).

E non basta. Il partito Covid Governo Ladro aveva appena finito di ricordarci che siamo i peggiori del mondo e moriremo tutti, poi s’è scoperto che: in Germania la curva dei contagi non fa che risalire da due settimane mentre la nostra non fa che scendere; la Spagna s’è scordata 30mila morti; il modello svedese del liberi tutti contro la dittatura sanitaria dei Dpcm è stato dichiarato ufficialmente fallito dal re.

Secondo voi, da zero a cento, quanto rosicano?

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