sabato 29 maggio 2021

Prima casa, zero imposte ai giovani che acquistano: ecco i requisiti. - Angela Busani

 

Tributi eliminati, età, Isee, sanzioni: quali sono gli aspetti da tenere in considerazione per poter acquistare la prima casa con le agevolazioni previste dal decreto Sostegni-bis.

La compravendita della “prima casa” e il mutuo stipulato per finanziarla sono esenti da imposizione se sono stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022 da persone con meno di 36enni il cui Isee sia non superiore a euro 40mila annui. Lo dispone l’articolo 64, commi 6-8, del Dl 73/21 (Sostegni-bis).
Vediamo in sintesi quali sono i tributi eliminati e quali sono i requisiti per ottenere l’agevolazione.

1. I tributi eliminati.

Nelle compravendite non imponibili a Iva la norma azzera le imposte di registro, ipotecaria e catastale (restano l’imposta di bollo, le tasse ipotecarie e i tributi speciali catastali, per totali 320 euro). Nelle compravendite imponibili a Iva, le imposte di registro, ipotecaria e catastale dovrebbero essere azzerate (per il vero, il comma 7 non lo dice, ma lo si potrebbe desumere con una lettura combinata dei commi 6 e 7) mentre restano, anche qui, il bollo, le tasse ipotecarie e i tributi catastali (320 euro). L’Iva deve essere pagata al venditore, ma l’acquirente matura un credito d’imposta (non rimborsabile) da spendere:

● per pagare imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni e donazioni dovute su atti e denunce presentati dopo la data di acquisizione del credito;

● per pagare l’Irpef dovuta in base alla dichiarazione dei redditi da presentare successivamente alla data dell’acquisto;

● per compensare somme dovute a titolo di ritenute d’acconto, di contributi previdenziali o assistenziali o di premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali.

Nei mutui, la norma azzera l’imposta sostitutiva e le imposte di registro, ipotecaria e di bollo.

2. Il requisito dell’età

La legge, usando un gergo più commerciale che giuridico e, inoltre, difficilmente interpretabile, concede il beneficio ai «soggetti che non hanno ancora compiuto trentasei anni di età nell’anno in cui l’atto è rogitato».

Pare di capire che la norma sia stata scritta (e debba leggersi) con lo scopo di applicarsi al soggetto che non abbia compiuto 36 anni nel giorno del contratto.
Anche se una lettura testuale porta a ritenere che chi stipula nel 2021 deve compiere 36 anni dal 2022 in avanti e chi stipula nel 2022 li debba compiere dal 2023 in avanti.
Così, se Tizio stipula in giugno 2021 e compie 36 anni nel dicembre 2021 non avrebbe l’agevolazione, mentre ce l’avrebbe chi stipula in dicembre 2021 e compie 36 anni nel gennaio 2022.

3. L’Isee

Il requisito dell’Isee inferiore a 40mila euro è previsto nel comma 6 (compravendite non imponibili a Iva) e nel comma 8 (contratti di mutuo), mentre non è previsto nel comma 7 (compravendite imponibili a Iva): ma si tratta di una evidente imperfezione del legislatore perché il beneficio sarebbe sfruttabile anche da chi abbia un Isee milionario. L’agevolazione dovrebbe essere applicabile anche all’acquisto compiuto da due persone comprese in due diversi Isee, i quali siano ciascuno di importo inferiore a 40mila euro, ma insieme di importo superiore.

4. Assenza requisiti

Appare abbastanza ovvio che se uno degli acquirenti ha i requisiti e altro acquirente ne sia privo, il beneficio si applica alla sola parte di valore imponibile riferibile all’acquirente dotato dei requisiti richiesti.

5. Le pertinenze

La legge parla di “prime case” e non menziona le pertinenze (cantine, soffitte, autorimesse). Anche qui appare abbastanza ovvio ritenere che la sorte della pertinenza segua quella del bene principale al cui servizio la pertinenza è posta, e ciò sia per la regola generale di cui all’articolo 818 del Codice civile sia per la ragione che il beneficio prima casa agevola espressamente la compravendita delle pertinenze dell’abitazione.

6. Il contratto preliminare

La norma concerne «gli atti traslativi a titolo oneroso» (e, quindi, compravendite, assegnazioni a soci, permute, dazioni in pagamento, transazioni, rendite vitalizie) ma non concerne i contratti preliminari: per questi ultimi restano dovute l’imposta di registro (3% per gli acconti e 0,50% per le caparre confirmatorie), l’imposta ipotecaria 200 euro, l’imposta di bollo (155 euro) e la tassa ipotecaria (35 euro).

7. Le sanzioni

Chi chiede l’agevolazione senza averne diritto subisce il recupero della tassazione ordinaria aumentata del 30%.

IlSole24Ore - Illustrazione di Giorgio De Marinis

Family offices, l’impero oscuro da 6.000 miliardi nel mirino delle authority. - Marco Valsania

Illustrazione di Giorgio De Marinis/Il Sole 24 Ore

Dopo il crack Archegos, scattano le inchieste della procura federale su rapporti con le banche, rischi sistemici e regole nulle. La saga di Mr. Hwang.

Il nome può dir poco. Bill Hwang, finanziere sui cinquant'anni. Di qualche fama, nei salotti di Wall Street, per il pedigree tra gli hedge fund e perché sfiorato da scandali. Ma senza mai attirare troppa attenzione. Fino a quando, per le banche globali, non è diventato l'uomo da dieci miliardi di dollari. O meglio, l'uomo che ha scavato un buco da dieci miliardi nei loro conti con la crisi di Archegos, il suo family office americano schiacciato da una spirale di scommesse finite male e default sulle margin calls. E ha innescato adesso, settimane dopo il fattaccio di fine marzo, una vera e propria spirale di nuove inchieste, da parte della procura federale, della Sec e del Congresso sul rapporto tra finanza visibile e invisibile, tra banche e società ad alto rischio, che possono sollevare lo spettro di nuove vulnerabilità del sistema finanziario e stimolare la necessità di nuove regolamentazioni. 

Ombre dal passato.

Andiamo con ordine. Lo shock ha aperto uno spiraglio su una nuova quanto finora occulta sfida per la stabilità dei mercati. Capace di riportare alla memoria il crack dell'hedge LTCM nel 1998, o degli hedge che affondarono Bear Stearns alla vigilia della bufera del 2008. La nuova incognita? La scarsissima trasparenza di un altro angolo dell'alta finanza, quello appunto dei “family offices”. Chiamarlo angolo è davvero un eufemismo: i loro asset superano i seimila miliardi, doppiando il settore degli hedge. E di intimità familiare ha ben poco: è popolato da società con capitali sì di famiglia, ma con strategie che possono essere mutuate dalla finanza più aggressiva. Con una differenza: che ai family office è stato permesso, di diritto o di fatto, di sfuggire a ogni supervisione.

Regulators nervosi.

Archegos non ha spalancato voragini di crisi globali. Ma, avvertono nervosi i regulators, potrebbe essere andata bene. Un ripetersi di episodi simili minaccia di finire diversamente. L'ammissione è di Dan Berkovitz, commissario Cftc, con la Sec una delle authority leader sul mercato americane: ha proposto giri di vite denunciando che “per l'integrità dei mercati occorre essere consci e in grado di monitorare le attività di grandi family office”.Non basta: la Sec, sotto la leadership più aggressiva di Gary Gensler da poco installato da Joe Biden, adesso esamina nuovi requisiti e obblighi di presentare documentazione su attività e posizioni.

In scena la procura di Manhattan e il Congresso. 

La procura federale di Manhattan, parte del Dipartimento della Giustizia, ha inviato adesso richieste di informazioni a numerose società di Wall Street cha hanno fornito credito o sostegno a Archegos, a volte poi bruciate dalle conseguenze: da Credit Suisse a Ubs, da Goldman Sachs a Morgan Stanley. Anche il Congresso ci riflette: la Commissione Servizi Finanziari della Camera ha ipotizzato la richiesta quantomeno di filing confidenziali alle autorità. Il senatore democratico Elizabeth Warren, nemesi dell'alta finanza, ha detto che “Archegos ha avuto tutte le caratteristiche di una situazione pericolosa fondi non regolamentati, derivativi opachi, trading in dark pool private, elevato indebitamento e un protagonista che era sfuggito alle sanzioni della Sec”. E ha invocato “trasparenza e aumentata supervisione per evitare che il prossimo tracollo di un fondo trascini con sé l'economia”. Durante un'audizione al Senato, Warren ha pesantemente rimproverato anche Randal Quarles, vicechairman della Federal Reserve e attuale incaricato della supervisione bancaria. 

Le ripercussioni del crack. 

Perché le scosse inflitte da Archegos, se non sistemiche, si sono fatte sentire. Titoli media e tech di ogni latitudine, da ViacomCbs e Discovery a Baidu e Tencent, hanno sofferto sotto una pioggia di “liquidazioni” delle enormi posizioni accumulate del fondo. Né queste, come indicato, sono bastate a evitare ingenti perdite a prestigiose banche che avevano sostenuto il fondo: Credit Suisse e Nomura hanno riportato passivi miliardari, Morgan Stanley e Ubs da centinaia di milioni. 

Un’eccezione?

C'è tuttora chi considera Archegos un'eccezione. Bill Hwang era un enfant prodige degli hedge, che dopo un Mba a Carnegie Mellon si era distinto sotto l'ala del pioniere del settore Julian Robertson e del suo Tiger Management. La sua carriera si era però poi dipanata tra accuse di insider trading, patteggiamenti con la Sec e temporanee messe al bando dal trading a Hong Kong. Archiviate quelle “turbolenze”, Hwang era riemerso nei panni di artefice del proprio family office. Qui nasce il problema che rende difficile sostenere la tesi dell'eccezione. Più della storia personale hanno potuto le legittime mosse di Hwang nelle nuove vesti.

La strategia di Hwang.

La sua è stata una strategia fatta di aggressive puntate, trading ad alta velocità, ricorso a rischiosi derivati. Cresciuta sulla flessibilità di poter contare non solo su asset per forse 10 miliardi ma su una potenza di fuoco da almeno 50 miliardi, grazie al leverage ottenuto da banche sempre a caccia di business e commissioni per far brillare i profitti. Secondo alcune stime il portafoglio di Archegos, coperto da misteri e segreti, all'apice era arrivato a cento miliardi.Se i family office sono stati concepiti per preservare e gestire sobriamente le fortune dei super-ricchi - beneficenza, pianificazione fiscale e eredità – oggi sono in grado di vestire l'armatura di fanti d'assalto, anzi di truppe speciali senza i lacci e lacciuoli di regole di engagement.

Il boom dei family offices.

La loro influenza, grazie a questa libertà di movimento, è cresciuta a vista d'occhio: il 69% dei protagonisti è nata negli ultimi vent'anni, il 40% dal 2017. EY ne ha censiti oltre diecimila, una lista più lunga della somma dei fondi private equity e di venture capital. La citata stima di asset globali per seimila miliardi è di Campden Research. In media vantano 1,6 miliardi di asset, con i principali 121 che rappresentano 142,4 miliardi nei calcoli di UBS. Le loro strategie, suggerisce il caso Archegos, si sono evolute di pari passo, da tranquille posizioni di lungo periodo in azioni e obbligazioni a scommesse rischiose. Ad opera di talenti sottratti spesso a banche, gestori e private equity abituati ad avventure. E con numerosi finanzieri che hanno scelto volutamente la strada del family office proprio per agire senza pressioni né di regulators, né di capitali esterni.

I vuoti di regolamentazione.

Nonostante questa ascesa, hanno ugualmente continuato a operare lontano da occhi indiscreti. Centri finanziari globali, da Singapore a Hong Kong e Dubai, lasciano loro ampi margini di manovra. Anche negli Stati Uniti spiccano i vuoti normativi. Una deregulation che viene da lontano: non erano tenuti a registrarsi presso la Sec, grazie a una legge del 1940, l'Investment Advisers Act, che esentava le società con meno di 15 clienti. E anche prima della recente mano leggera sulla finanza di Donald Trump, la riforma Dodd-Frank aveva cancellato l'originale scappatoia riproponendone però una apposita per i family office e preservandone il diritto all'oscurità.Questa sorta di “passaporto diplomatico” è offerto a chi ricade nella definizione Sec: ogni società che fornisca consulenza su investimenti a clienti familiari, del tutto posseduta da clienti familiari e esclusivamente controllata da membri e entità della famiglia, che non offre servizi di adviser al pubblico. Può coinvolgere discendenti lineari, coniugi, adozioni, chi ha antenati comuni fino a dieci generazioni. Contano dipendenti chiave, con cariche esecutive, direttori di board, trustees, partners o coinvolti in attività di investimento per un anno.

I derivati ad alto rischio.

Il nodo cruciale è che oggi questi nuovi protagonisti, accanto a mancati obblighi quali la formale registrazione, si avvantaggiano sempre più di stratagemmi per aggirare anche le regole teoricamente applicabili, quali una comunicazione delle partecipazioni acquisite in gruppi quotati. Tra questi metodi, usato senza freni da Archegos, il ricorso a derivati con le banche-broker, quali i “total return swaps”. Contratti che permettono al fondo di scommettere sulla performance dei titoli senza possederli, con le banche che formalmente li tengono invece in bilancio. Archegos ha potuto così operare del tutto inosservato tra i regulators. E probabilmente con le stesse singole banche “complici” degli eccessi ignare dell'insieme dell'esposizione e degli eccessi.

Lo slalom tra 13D e 13F.

Il fondo, con una simile rete di sofisticati strumenti, è sfuggito senza difficoltà a norme Sec quali la 13D, la comunicazione entro 10 giorni di quote sopra il 5% e di qulaunque successivo cambiamento “materiale”. O la 13F, che ai gestori con oltre cento milioni richiede un rapporto trimestrale su tutte le loro equity holdings. Per fare un confronto: tradizionali hedge fund, per i critici già trattati con guanti di velluto, devono non solo registrarsi con la Sec e rispettare simili regole ma dar conto di struttura della proprietà, asset in gestione, relazioni con le banche, dati sulle operazioni. Norme esistono anche per private funds con più di 150 milioni in asset, che inoltrano alla Sec un documento, il PF, su tipologia e dimensioni di attività. E dati non pubblici sono chiesti e trasmessi allo Stability Oversight Council, che monitora rischi vecchi e nuovi per il sistema finanziario. E' una trasparenza che oggi potrebbe diventare all'ordine del giorno anche per l'angolo oscuro dei family office. Dove ha gettato luce inquietante Hwang, il più potente finanziere che mai nessuno aveva sentito nominare.

IlSole24Ore

Recovery Plan, così saranno spesi dall’Italia i primi 25 miliardi. - Dino Pesole

 

Fondi erogati già a fine luglio: la road map dalla giustizia al fisco, dalla pubblica amministrazione alla concorrenza. 

Il fattore tempo gioca in questo caso un ruolo decisivo. E a Bruxelles l’impegno assunto dal presidente del Consiglio Mario Draghi ad approvare entro maggio le nuove norme in materia di governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sulle semplificazioni viene valutato come la precondizione essenziale per l’erogazione della prima tranche dei fondi del Next Generation Eu.

Passaggio comunque decisivo per dare corpo e sostanza all'intero percorso di riforme e investimenti che vedrà impegnato il nostro Paese da qui al 2026, per un ammontare complessivo di stanziamenti che, se si include anche il fondo complementare da oltre 30 miliardi disposto dal Governo, raggiungerà la cifra di 248 miliardi, l’importo più consistente tra i paesi europei.

La road map

Con il via libera alle misure relative alla governance e alle semplificazioni, di fatto si mette in moto il convoglio. La navigazione si annuncia tutt’altro che agevole, soprattutto quando (e avverrà a breve) si entrerà nel merito delle riforme da presentare in Parlamento e a Bruxelles. Dalla giustizia al fisco, dalla pubblica amministrazione alla concorrenza: tutte materie ad alto potenziale politico/elettorale, che metteranno a dura prova la coalizione allargata a gran parte delle forze politiche, con l’esclusione di Fratelli d’Italia, che sostiene il Governo. La road map a Bruxelles prevede che si parta con la prima emissione di bond da parte della Commissione europea nelle prossime settimane, così da poter inviare agli Stati membri la prima tranche di risorse, sotto forma di un anticipo pari a circa il 13% del totale. Nel caso dell’Italia, si tratta di circa 25 miliardi che saranno erogati probabilmente già a fine luglio.

Le prime riforme attese entro l’autunno

Secondo quanto ha annunciato lo stesso Draghi, entro luglio verrà presentato in Parlamento il disegno di legge delega sulla riforma fiscale che terrà conto dei risultati dell’indagine conoscitiva avviata dalle competenti commissioni di Camera e Senato.
Poi verrà nominata una commissione ad hoc, sul modello di quella che diede avvio nel 1973 alla “grande riforma” del nostro sistema tributario.
L’aspettativa è che dal prossimo anno si possa partire con i primi decreti attuativi, a patto che si riesca a individuare una via di sintesi tra le diverse e divergenti proposte che sono state messe in campo finora all'interno della maggioranza (soprattutto quelle della Lega e del Pd).
La riforma del fisco è fondamentale, anche se non direttamente connessa ai finanziamenti europei. Trattandosi di una riforma strutturale e di sistema, le fonti di finanziamento andranno individuate all'interno del Bilancio dello Stato: quindi si prospetta un mix di risparmi sul versante della spesa corrente, e di maggiori entrate garantite dai proventi della lotta all’evasione e dalla revisione delle cosiddette “tax expenditures”.

Giustizia e amministrazione pubblica in primo piano

Da diversi anni, la Commissione europea nelle raccomandazioni inviate al nostro Paese, ha posto l’accento sull’urgenza di riforme ritenute prioritarie: giustizia e amministrazione pubblica in primo piano.
Nel Pnrr il Governo ammette che nonostante i progressi degli ultimi anni, «permangono ritardi eccessivi». In media sono necessari oltre 500 giorni per concludere un procedimento civile in primo grado, a fronte dei circa 200 in Germania.
L’intenzione è di rivedere l’organizzazione degli uffici giudiziari, semplificare il rito processuale in primo grado e in appello, dare attuazione al processo telematico.
Il Governo intende ridurre «l’inaccettabile arretrato presente nelle aule dei tribunali, e creare i presupposti per evitare che se ne formi di nuovo. L’obiettivo finale è ridurre i tempi dei processi del 40% per il settore civile e almeno del 25% per il penale».

Quanto alla pubblica amministrazione, si punta a intervenire sul fronte delle assunzioni e dei concorsi, mediante una razionalizzazione delle procedure di assunzione e una programmazione degli organici mirata a fornire servizi efficienti a imprese e cittadini. Poi il tema fondamentale della semplificazione del quadro normativo e procedurale e della digitalizzazione, «con investimenti in tecnologia, la creazione di unità dedicate alle semplificazione dei processi e la riorganizzazione degli uffici».
Sul fronte della concorrenza, il Piano punta a intervenire sulle norme «che creano rendite di posizione e incidono negativamente sul benessere dei cittadini».
A questo fine «assume un ruolo cruciale la legge annuale sulla concorrenza prevista nell'ordinamento nazionale dal 2009, ma realizzata solo una volta nel 2017».

Risorse solo con progetti e riforme effettivamente attuati

Il meccanismo del Next Generation Eu prevede che l’erogazione delle tranche semestrali dei fondi sia condizionato al puntuale rispetto del cronoprogramma concordato con Bruxelles. Vi sarà un confronto costante tra i tecnici della Commissione e il ministero dell’Economia, con la regia “a geometria variabile” di Palazzo Chigi.
La garanzia offerta dallo stesso Draghi è fondamentale per rendere credibili gli impegni assunti dal Governo e realizzare le riforme e gli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza.
Servirà anche a prevenire possibili obiezioni in corso d’opera sull'effettiva capacità del nostro Paese di tener fede agli impegni assunti, ed evitare che scatti il cosiddetto “freno di emergenza”, in sostanza il meccanismo contenuto nelle linee guida e nel meccanismo stesso del Recovery Fund che può anche condurre alla sospensione momentanea dei fondi.
Altro elemento, anch’esso fondamentale, da non sottovalutare è che dall’esito del Programma italiano dipende in sostanza il destino dell'intero piano europeo da 750 miliardi.

IlSole24Ore - Illustrazione di Giorgio De Marinis 

Zona bianca, cosa si può fare dal 1° giugno: salta il coprifuoco, resta obbligo della mascherina. - Nicoletta Cottone

 

I punti chiave

Italia verso la fascia bianca. Si inizia con tre regioni: dal 31 maggio in zona bianca Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna. Il 7 giugno sarà la volta di Abruzzo, Liguria e Veneto. Poi, il 14 giugno, in bianco anche Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Umbria e provincia autonoma di Trento. Ecco un piccolo vademecum con domande e risposte su cosa si può fare in zona bianca e cosa no.

BAR

É consentita la consumazione al banco nei bar? La consumazione al banco è consentita, ma è necessario assicurare una distanza interpersonale di almeno un metro tra i clienti.

CENTRI COMMERCIALI.

I centri commerciali sono aperti nel fine settimana? Sì, i centri commerciali sono stati riaperti nei fine settimana dal 22 maggio 2021, anche in zona gialla. Le riaperture hanno interessato gli esercizi commerciali all’interno dei mercati e dei centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali e altre strutture assimilabili.

CENTRI CULTURALI, SOCIALI E RICREATIVI.

Possono riaprire i centri sociali e culturali? É previsto che in zona bianca possano restare aperti centri culturali, centri sociali e centri ricreativi. Riaperture che invece in zona gialla scatteranno dal 1° luglio.

COPRIFUOCO

In zona bianca resta in vigore il coprifuoco? No, il coprifuoco non è in vigore in fascia bianca, quindi si può liberamente circolare.

DISCOTECHE

Posso andare in discoteca? Sì, ma senza ballare. Si potrà ascoltare la musica, mangiare o bere, ma resta vietato ballare.

DISTANZIAMENTO

É ancora previsto il rispetto del distanziamento? Sì, resta in vigore l’obbligo di distanziamento interpersonale, con l’obiettivo di evitare gli assembramenti. Resta l’uso obbligatorio della mascherina all’aperto quando non si può mantenere la distanza e al chiuso nei luoghi pubblici. Prevista la sanificazione nei luoghi chiusi e una corretta aerazione.


FESTE

Posso organizzare una festa? Sì, si possono organizzare feste, comprese quelle che si tengono dopo le cerimonie civili e religiose. Gli ospiti dovranno però essere in possesso del green pass che spetta al completamento del ciclo vaccinale. L’ultimo decreto del governo Draghi del 18 maggio ha sancito che la certificazione verde spetta anche a 15 giorni dalla somministrazione della prima dose di Astrazeneca, Pfizer o Moderna (valida fino all’effettuazione della seconda dose). Altrimenti per il pass verde occorre avere il certificato di avvenuta guarigione dal Covid-19 o di fine isolamento, certificazione rilasciata dalla struttura ospedaliera in cui è avvenuto il ricovero, dalla Asl o dai medici di medicina generale. Altrimenti è necessario produrre il referto con risultato negativo di un tampone eseguito nelle 48 ore precedenti l’evento. Il nuovo decreto del 18 maggio ha portato a 9 mesi la validità del green pass per chi ha completato il ciclo vaccinale. Mentre è stato deciso di rilasciare una certificazione anche a coloro che hanno effettuato solo la prima dose. In zona gialla le feste sono permesse dal 15 giugno.

GIOCO

Sono aperte le sale giochi? Sì, in zona bianca sono aperte sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò. Riaperture che invece in zona gialla avverranno il 1° luglio.

MASCHERINA.

Devo portare ancora la mascherina? Sì, anche in zona bianca resta l’obbligo di usare la mascherina, all’aperto quando non si può mantenere la distanza e al chiuso nei luoghi pubblici. Non hanno l'obbligo di indossare le mascherine i bambini di età inferiore ai sei anni, le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina e chi deve comunicare con un disabile in modo che non cosnete l’uso della mascherina. Esentate anche le persone che stanno svolgendo attività sportiva.

PARCHI DI DIVERTIMENTO

Posso portare i miei figli in un parco di divertimento? Sì, in area bianca possono stare aperti parchi tematici e di divertimento. In zona gialla invece riapriranno il 15 giugno.

RISTORANTI

Quali sono le regole per mangiare al ristorante? Al momento si riapre subito anche al chiuso, ma nel rispetto dei protocolli vigenti. Quindi tavoli al massimo per 4 persone, a meno che i commensali non siano conviventi (allo studio un allentamento della misura). É necessario adottare misure per evitare assembramenti al di fuori del locale. Viene raccomandato l’accesso tramite prenotazione (ma è consentito anche senza se gli spazi lo consentono. I tavoli devono essere disposti garantendo ai clienti una distanza di almeno un metro. I clienti devono indossare la mascherina, tranne quando bevono o mangiano. Deeve essere favorita la consultazione di menù online o plastificati (e quindi disinfettabili dopo l’uso) o cartacei a perdere. Al termine di ogni servizio devono essere pulite e disinfettate tutte le superfici. Resta l’obbligo di esporre un cartello che indichi il numero massimo di persone che possono essere contemporaneamente presenti nei locali. Dal 1° giugno anche in area gialla sarà consentito il consumo di cibi e bevande anche all'interno dei locali.

SCI

Posso andare a sciare? Sì, gli impianti dei comprensori sciistici hanno riaperto dal 22 maggio 2021, anche in zona gialla, nel rispetto linee guida adottate.

ZONA BIANCA.

Come viene stabilito l’ingresso in zona bianca? Sono in zona bianca le regioni che si collocano in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio basso, dove si manifesta una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti. Restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto, comprese le manifestazioni fieristiche, i congressi, le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso, e la partecipazione di pubblico agli eventi e alle competizioni sportive. La modifica delle misure è esaminata dal Tavolo tecnico permanente al ministero dellla Salute, composto da un rappresentante del Comitato tecnico-scientifico, da un rappresentante dell'Istituto superiore di sanità e da un rappresentante delle regioni e province autonome interessate.

IlSole24Ore

2019, la Lega sapeva: “Renzi lo farà cadere”. - Marco Travaglio

 

Il colloquio riservato tra il banchiere e l’ex leader Ds. E l’audio del leghista Grimoldi 1 mese dopo il Conte-2.

21 ottobre 2019, interno giorno. Siamo a Milano, nella Sala Commissioni del “Pirellone”, sede del Consiglio regionale della Lombardia. Paolo Grimoldi, deputato della Lega, segretario della Lega Lombarda e fedelissimo di Salvini, riunisce un gruppo di consiglieri regionali del partito e li aggiorna sulla situazione politica nazionale. Non sa che in quella sala tutte le conversazioni sono registrate. Il Carroccio ha perso il potere da due mesi e mezzo, dopo la crisi del Papeete e la nascita del Conte-2, propiziata paradossalmente proprio da Renzi. Il governo giallorosa ha giurato il 5 settembre.

Ma già il 17, dodici giorni dopo, il Rignanese ha mollato il Pd con una quarantina di parlamentari e si è fatto un partitino tutto suo, per ricominciare a manovrare contro il suo governo. Vuole rovesciarlo a fine anno, subito dopo la legge di Bilancio. E con chi fa sponda? Proprio con il Matteo leghista, grazie anche alla mediazione del paraninfo Denis Verdini, il plurimputato ex capatàz forzista in procinto di finire in galera, direttore editoriale del gruppo Angelucci, quasi suocero di Salvini (la figlia Francesca è la fidanzata di Matteo), nonché conterraneo e amico di Renzi fin dai tempi in cui questi era sindaco di Firenze, nonché coimputato di Tiziano Renzi nel processo Consip per traffico di influenze e turbativa d’asta.

I due Matteo s’incontrano, si parlano in gran segreto e mettono a punto il timing dell’agguato a Conte per l’inizio del 2020, mentre in pubblico fingono di attaccarsi un giorno sì e l’altro pure. Il 15 ottobre Renzi sfida addirittura Salvini a Porta a Porta e l’altro accetta: 90 minuti di botte da orbi arbitrati da Bruno Vespa.

Ma è tutta scena. Che cosa bolle davvero nel loro pentolone lo rivela l’onorevole Grimoldi ai consiglieri leghisti esattamente sei giorni dopo: “Che cosa volevo dirvi di politicamente rilevante? Che riteniamo che Conte abbia i giorni contati. Questo non vuol dire che riusciremo ad andare a votare come vogliamo. Ma molto probabilmente, dopo la legge di Stabilità, Renzi in testa ma non solo Renzi andranno a batter cassa per avere ulteriori spazi politici”.

Sono informazioni riservate, di cui non c’è traccia sui giornali. Il governo è nato da un mese e mezzo e nessuno immagina che, al netto di qualche scaramuccia fra 5 Stelle e Pd da una parte e Iv dall’altra sulle tasse “green”, sia già agli sgoccioli. Evidentemente Grimoldi ha saputo tutto da Salvini o dai pochi altri ammessi al suo inner circle. Il deputato spiega il movente che spinge Renzi a liberarsi del premier: “Molto probabilmente Conte verrà sacrificato sull’altare degli interessi di chi tiene in piedi questo governo e vuole avere spazio politico, cosa che non mi dispiace assolutamente, anzi, però tant’è”.

In pratica Renzi – forte del controllo ferreo sui gruppi parlamentari del Pd, dove il neosegretario Nicola Zingaretti è in minoranza – prima sventa le elezioni anticipate con il Conte-2; e poi lavora per affossarlo e creare un altro governo, con un premier diverso (meno popolare e meno “grillino”) e una coalizione di larghe intese che gli consenta di giocare di sponda con gli amici di Forza Italia e della Lega. Un disegno che ha subito condiviso con Salvini: altrimenti Grimoldi non lo conoscerebbe fin nei minimi dettagli. Eccoli.

“Che cosa vogliono fare? È ovvio che Renzi, dall’alto del suo 3, 4 o 5 per cento, nonostante riesca a occupare mediaticamente ampi spazi, vuole rappresentare quell’area di persone normali… (mormorii in sala: qualcuno fa notare che a fregare la Lega è stato proprio Renzi, ndr). Sì, Renzi nemico numero 1! Però all’interno di questa maggioranza non gli riesce difficile cercare di apparire come quello più normale. Se gli altri parlano dei pesci rossi, di dare il carcere se sbagli una fattura, di mettere la tassa sulle merendine o sulle bibite zuccherate, nel momento in cui lui fa una battaglia normale per dire che vuole difendere le partite Iva e non vuole aumentare le tasse, sembra un genio all’interno di questa maggioranza”.

Altro che nemico numero 1: Renzi è la sponda ideale per la Lega, per esempio contro le tasse “green” che tanto allarmano Confindustria e i padroni padani. Lui sì che, nell’ottica leghista, è “normale”. E poi è un ottimo piede di porco per scardinare il governo. La Lega non otterrà le elezioni anticipate, ma il taxi Rignano-1 lo riporterà al potere. Ancora Grimoldi: “Zingaretti è in seria difficoltà, perché i gruppi parlamentari del Pd sono rimasti tali semplicemente perché Renzi gli ha detto di rimanere nel Pd. A cominciare dal capogruppo al Senato (Andrea Marcucci, ndr), ma anche alla Camera ne abbiamo diversi. Questi… lui l’ha già detto, lo abbiamo sentito ieri (incomprensibile, ndr)… non fa segreto che da qui alla fine dell’anno i gruppi di Italia Viva aumenteranno ampiamente: lui adesso sta cercando di fare campagna acquisti in Forza Italia e nei 5 Stelle. Col nuovo anno ne farà tornare all’ovile non pochi invece dal Pd, che sono lì momentaneamente congelati”.

Quindi Renzi ha detto a Salvini di tenersi pronto, perché a gennaio richiamerà le sue quinte colonne parcheggiate nel Pd, a partire dal capogruppo al Senato Marcucci, e sferrerà l’offensiva finale: “Si giocherà la partita per mettere un presidente del Consiglio quantomeno che a lui vada bene, e ovviamente si giocherà la partita per il presidente della Repubblica”.

Così la Lega non solo potrà rimettere piede al governo, uscendo dall’astinenza da potere cui l’ha condannata l’improvvida crisi del Papeete, ma parteciperà anche alla scelta del nuovo capo dello Stato. Che, grazie a Renzi, non sarà più appannaggio della maggioranza giallorosa a trazione 5 Stelle. Ma di una grande ammucchiata a trazione centrodestra. Poi ci si mette di mezzo il Covid-19, il piano dei due Matteo viene congelato e il Conticidio accantonato per cause di forza maggiore. Ma è solo rinviato di un anno.

Voi capite, cari lettori, quanto è difficile credere che il Conte-2 sia caduto da solo perché aveva fallito, visto che i due Matteo avevano già deciso di pugnalarlo appena nato nella culla?

IlFQ

La legge dei Migliori. - Marco Travaglio

 

Contravvenendo all’impegno preso ieri, ho letto i giornali. E – sorpresa! – nessuno di quelli che attaccavano Conte perché voleva assumere 300 tecnici nella task force a Palazzo Chigi per controllare gli appalti del Recovery ha attaccato Draghi perché vuole assumere 350 tecnici nella task force a Palazzo Chigi per controllare gli appalti del Recovery (salvo cambiare idea ieri). Strano, vero?

Ora immaginate che sarebbe accaduto se Domenico Arcuri, quand’era commissario, fosse stato fotografato mentre chiacchiera al chiuso con altri a distanza ravvicinata e senza mascherina e pranza in piedi in un locale chiuso (cose vietate a tutti gli altri italiani), per giunta in un buffet senza distanze di sicurezza in un assembramento di decine di persone (mentre i buffet, a noi comuni mortali, sono consentiti solo a distanza di 1 o 2 metri e senz’assembramenti). Tutti ne avrebbero preteso le immediate dimissioni, come peraltro hanno fatto anche se Arcuri non faceva nulla del genere. L’ha fatto ieri a Perugia, come ha documentato Tpi con le foto qui accanto, il generalissimo Figliuolo. Possiamo anticiparvi in esclusiva mondiale che nessuno chiederà la sua testa, anche per l’oggettiva difficoltà di trovarla.

Un ultimo esercizio. Sentite queste parole, riportate dall’Ansa: sul prossimo via libera dell’Ema al vaccino dai 12 anni in su, “speriamo domani ci sia il via, speriamo a immunizzare tutti i nostri ragazzi, è fondamentale non solo per essere a scuola ma anche dal prima e il dopo: si devono incontrare è giusto lo facciano, la scuola è già sicura”. E ancora: “Abbiamo predisposto tutto per un esame di maturità che sia tale: quest’anno abbiamo introdotto il fatto che da marzo i Consigli di istituto hanno predisposto un elaborato. Non è un esame a caso ma un esame che parte da uno scritto pensato, ragionato, discusso. È importante sapere scrivere, altrimenti non si sa parlare”. Sante parole, almeno le ultime nove. Il resto appartiene a un idioma finora sconosciuto, probabilmente di ceppo non indoeuropeo. Immaginate se a parlare così fosse stata Lucia Azzolina: apriti cielo. Invece per fortuna è il suo successore Patrizio Bianchi, non nuovo alle licenze poetiche, o prosaiche. Al giuramento, gli domandarono quando avesse saputo della nomina e lui rispose sicuro: “L’ho imparato ieri… Speriamo che faremo tutti bene”. Inezie, rispetto agli annunci sulla scuola che “sarà la prima a riaprire” e invece è stata la prima a richiudere”; o sulla fine dell’anno scolastico spostata “a fine giugno per recuperare le ore perse” e poi addirittura anticipata di una settimana. Ma nessuno dice niente. È la legge dei Migliori, detta anche del marchese del Grillo: io so’ io e voi nun siete un cazzo.

IlFQ

venerdì 28 maggio 2021

Eran 300… e sono 350. - Marco Travaglio

 

Oggi non leggerò i giornali perché già so cosa scriveranno. Le stesse cose che scrissero quando Conte, a dicembre, annunciò una cabina di regia a Palazzo Chigi con il Mef, il Mise, 6 manager e 300 tecnici per vigilare sulle opere del Recovery, come richiesto a pagina 33 delle Linee guida dell’Ue. I renziani, inorriditi, bloccarono il decreto e lo tennero in ostaggio un mese e mezzo fino alla crisi di governo. “Abbiamo tagliato 300 parlamentari e ora mettiamo 300 consulenti?”, tuonò l’Innominabile: “Grazie a noi il Parlamento non sarà commissariato”. Salvini: “Ma siamo matti, una task force di 300 persone?”. La Casellati: “Sul Recovery nessuna cabina di regia o gruppo di esperti può sostituirsi al Parlamento”. E il Sole 24 Ore: “Incredibile ma vero. Sei super manager e 300 tecnici per i fondi Ue”. Messina su Repubblica: “Più o meno gli stessi poteri che avevano i quadrumviri nell’ottobre del 1922: i quadrumviri di Mussolini alla marcia su Roma”. Sempre su Rep, Bei seppelliva “la prova muscolare (già fallita)… con quella pletora di manager che avrebbero commissariato di fatto sia i singoli ministri che la Pa”. Sul Corriere, Polito el Drito definiva “quasi una beffa la cabina di regia con 300 tecnici”. E Fu(r)bini: “Renzi non è il solo a trovare fuori luogo il tentativo di Conte di accentrare il controllo dei fondi”. Di nuovo il Rignanese: “No a inutili task force. Abbiamo fatto nascere questo governo per togliere i pieni poteri a Salvini, non per darli a Conte”. E Faraone, a pappagallo: “Basta con questi metodi. Abbiamo evitato che Salvini prendesse i pieni poteri, ma non per darli a Conte”. E Rosato, a stampino: “No a un esercito di burocrati al posto dei ministri”. Geremicca sulla Stampa: “Una piramide che Conte ha maturato in assoluta solitudine”. Le Brigate Partigiane De Benedetti dalla clandestinità, cioè su Domani: “Conte ha provato a prendersi quei ‘pieni poteri’ che il Parlamento ha negato a Salvini”. E l’emerito Cassese, sulle barricate: “Troppi poteri a una sola task force incomprensibile. È una soluzione rococò, denota sfiducia nello Stato”. L’Innominabile in tournée sul Paìs: “Conte non ha il mojito ma vuole pieni poteri come Salvini”. Poi, con un gesto estremo, ritirò le due ministre per salvarci dal “vulnus democratico” del tiranno Giuseppi che “vuole pieni poteri che non gli consentiremo e gli chiediamo di rispettare la Costituzione”.

Ora il dl Semplificazioni di Draghi prevede una cabina di regia a Palazzo Chigi per vigilare sulle opere del Recovery con non 300, ma “350 collaboratori, consulenti o esperti, anche estranei alla Pa”. E adesso chi li sente i due Matteo, i renziani sfusi, i Cassese, i Messina, i Fu(r)bini, i Bei, i Polito, i Geremicca e i debenedettini? Anzi, chi li ha sentiti?

ILFQ