PERUGIA - Alla vergogna della protesta messa in atto dai calciatori, la beffa di chiamare “sciopero” questa messa in scena. Credo che sia umiliante per milioni di lavoratori che in Italia, per difendere o rivendicare i propri diritti, quando fanno sciopero devono conoscere una decurtazione dello stipendio spesso proibitiva per se stessi e per la propria famiglia, mentre i calciatori che non conoscono la stessa penalizzazione, guadagnano con lo stipendio di un mese quanto un operaio guadagna in dieci anni.
Sono spesso i lavoratori più attivi nella difesa dei diritti di tutti, che nella situazioni di crisi, pagano per primi le conseguenze del proprio atteggiamento con la perdita del proprio posto di lavoro. È proprio per questo motivo che considero ancora più grave che l’insulto alla crisi rappresentato dalla protesta dei calciatori, avvenga proprio nel momento in cui la manovra economica del governo, nel consentire alla contrattazione aziendale la deroga alla legge ed ai contratti nazionali, di fatto getta le basi per permettere anche la deroga all’articolo 18, che impedisce il licenziamento senza giusta causa.
Il mio pensiero, in qualità di Portavoce Regionale dell’Italia dei Valori, nonché in relazione alla delega assessorile alle Politiche del Lavoro presso la Provincia di Perugia, è di considerare che l’unico sciopero di cui in questi giorni è giusto che si parli è quello del 6 settembre.
Lo sciopero generale del 6 settembre è necessario per contrastare una manovra economica a carattere depressivo, iniqua, che chiede sacrifici ai lavoratori dipendenti che non possono certo evadere le tasse, ai pensionati, ai servizi che gli enti locali già hanno difficoltà a garantire alla comunità, ai diritti dei lavoratori.
Per le motivazioni di cui sopra, aderisco allo sciopero del 6 settembre, anche per evitare che una Governo incapace di colpire gli evasori fiscali, i possessori di grandi rendite finanziarie e patrimoniali, pensi di confondere le idee della gente con la proposta di chiudere qualche provincia e qualche comune e che magari approfitti anche della protesta dei calciatori per non far parlare della grave situazione in cui versa il paese.
Aviano Rossi
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