sabato 17 novembre 2012

USALA: "MERCOLEDÌ 21 NOVEMBRE ALLE 16, ECCO L'ORA DELLA MIA MORTE". BALDUZZI: "SPERO NELLA RAGIONEVOLEZZA".




“Lunedì sera partiamo per Roma, in nave: io, mia moglie e due assistenti. Mercoledì mattina, alle 9.30, ci piazziamo davanti al Ministero dell’Economia, in via XX Settembre. Aspetto che i ministri mi ricevano e mi diano notizie sugli stanziamenti. Se la situazione non si sblocca, alle 16 non ricarico più le batterie degli strumenti che mi tengono in vita. L’avevo promesso e lo faccio. Noi sardi abbiamo una parola sola”. 
Salvatore Usala, malato di Sla gravissimo, inchiodato nel suo letto di Monserrato dal 2004, lo aveva promesso: “Se il 21 novembre i soldi del Governo non arrivano sono pronto a morire in diretta tv”. Un’azione di protesta destinata a diventare un inferno per i ministri Fornero e Balduzzi che poche settimane fa erano volati fin nella sua casa di Monserrato per cercare di trovare un accordo. Anche in quel caso, però, nessun risultato. “Non ce ne facciamo niente della loro elemosina, quei 200 milioni per i malati non autosufficienti che ci hanno proposto sono una vergogna, un insulto”.
A casa Usala, intanto, i preparativi per la trasferta romana sono quasi conclusi. Chiesti i permessi in Questura, acquistati i biglietti del traghetto Cagliari-
Civitavecchia, preparate le borse con tutte le apparecchiature, pronto il pulmino che porterà i quattro in continente. “Questo viaggio per noi è un sacrificio- commenta Giuseppina, instancabile compagna di Salvatore- Oltre alle spese di diverse migliaia di euro che dobbiamo sostenere di tasca nostra, c’è la fatica e il dolore di Tore costretto a spostamenti così complicati. Non è facile viaggiare in queste condizioni: devo portare i ventilatori, gli aspiratori, i sondini, le pappe, le medicine, l’apparecchio per la pressione. Ci costringono a questo ennesimo gesto di protesta, evidentemente non hanno capito che non stavamo scherzando”.
Intanto sabato pomeriggio è arrivata anche la risposta del ministro della saluta Balduzzi: "Spero prevalga la ragionevolezza, perché gli impegni del governo sono stati mantenuti. Abbiamo confermato lo stanziamento dei fondi delle non autosufficienze inclusa la Sla.  Il rifinanziamento del fondo per le politiche sociali e i fondi per le patologie neuro degenerative nel riparto destinato alla sanità ci sono". Balduzzi ha aggiunto che "l'ordinamento sta facendo il massimo sforzo nei confronti di queste persone e della loro lotta, si può fare di più ma in questa situazione è già stato fatto moltissimo".

Donatella Percivale

È morto Patrick Edlinger, addio al dieu dell’arrampicata.


LA PALUD-SUR-VERDON, Francia – Patrick Edlinger è morto ieri, 16 novembre, all’età di 52 anni. Pochissime sono al momento le notizie sulle dinamiche dei fatti, ma in base a quanto appreso su alcuni giornali francesi – ma ancora da confermare – , il leggendario arrampicatore francese sarebbe stato trovato privo di vita nella sua casa.
A dare l’annuncio ieri sera è stato il giornale Le Dauphiné Libéré, ma in breve tempo la notizia ha fatto il giro della stampa francese e poi estera. Edlinger doveva prendere parte giovedì prossimo alla rassegna Rencontres du cinéma de montagne di Grenoble, dove sarebbe stato ospite insieme al suo film “La vie au bout des doigts et Opéra vertical”.
Edlinger era nato il 15 luglio del 1960 a Dax, ma ha legato il suo nome alle verticali pareti del Verdon, di cui è diventato un simbolo. È stato uno dei climber più forti della storia, in particolare negli anni ’80 quando gli fu dato il soprannome di “dieu dell’escalade libre”. È diventato famoso nel mondo per le sue salite solitarie, in libera e slegato.
“Ho iniziato ad arrampicare in free solo perchè quando ho cominciato non c’era nessuno che arrampicava con me – ci aveva detto nel 2009 quando lo abbiamo intervistato in occasione del Trento FilmFestival -, e quindi non potevo che arrampicare in solitaria. Le solitarie però sono anche le mie preferite, rappresentano il modo più puro di arrampicare. E’ quello il momento in cui attraverso la scalata scopri te stesso e diventi consapevole di alcune cose che altrimenti non scopriresti”.
“L’arrampicata per me è un modo di vivere non solo uno sport – diceva Edlinger -. E’ un pretesto per girare il mondo, per trovare nuovi posti e nuova gente. La cosa più importante è restare libero per tutta la vita, questo è il mio vero programma per il futuro”.

Cartelli di pericolo.



L'installazione di decine di cartelli stradali con la segnalazione di pericolo per caduta lacrimogeni è stata realizzata questa notte a Roma lungo Via Arenula proprio di fronte al Ministero della Giustizia. In questo modo pedoni e automobilisti possono essere avvisati di cadute accidentali di gas urticanti provenienti dal Ministero di cui è però incerta la provenienza. E' la prima azione artistica del gruppo 00KK (zerozerokappakappa) che con questa azione intende rendere un servizio ai cittadini romani dopo gli avvenimenti del 14 Novembre.

http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2372701819119034825#editor/target=post;postID=6071762695629794832

Egitto, treno investe scuolabus 47 bambini muoiono a Manfalut.



Le vittime avevano un'età compresa tra i quattro e sei anni ed erano diretti in gita scolastica. Morti anche due adulti. Il passaggio a livello era aperto perché l'addetto al passaggio si era addormentato quando il mezzo attraversava i binari. Aperta un'inchiesta, si dimettono il ministro dei trasporti e il capo delle ferrovie.

IL CAIRO - Quel passaggio a livello era aperto. Non doveva. A trasformare l'entusiamo di 60 bambini egiziani in gita scolastica in una tragedia, è stato un colpo di sonno dell'addetto al passaggio al livello della città. Nello scontro tra lo scuolabus e un treno in corsa hanno perso la vita quarantasette piccoli di età compresa tra i quattro e i sei anni e due adulti. La tragedia è avvenuta nel villaggio di al-Mandara, a Manfalut, a 356 chilometri a sud del Cairo, nella provincia centrale di Assiut. Altri 13 bambini sono rimasti feriti in modo non grave, secondo quanto ha poi precisato dal governatore della provincia, Yehya Keshk.

Tutte le ricostruzioni concordano: il passaggio a livello non era chiuso quando il mezzo scolastico lo ha attraversato. L'addetto al passaggio a livello, che si era addormentato sul posto di lavoro e non aveva azionato le sbarre, è stato arrestato. Ahmed Youssef, un automobilista che si trovava sul luogo dell'incidente al momento della tragedia, ha dichiarato che il bus è stato trascinato per oltre un chilometro, prima che il treno riuscisse a fermarsi.

Il ministro dei trasporti egiziano, Rachad al Metini, e il capo dell'Autorità per le ferrovie hanno rassegnato le dimissioni al presidente Moahmed Morsi, che ha dichiarato che tutti i responsabili saranno puniti. Il primo ministro Hisham Kandil ha aperto un’inchiesta.
 
Il presidente egiziano ha ordinato al primo ministro, ai ministri della Difesa e della Salute e al governatore di Assiut "di offrire tutta l'assistenza possibile alle famiglie delle vittime". "Vi sono molti morti e feriti fra i ragazzi. Li stiamo contando e trasferendo negli ospedali", ha riferito un portavoce del ministero della Sanità, Mamdouh al-Weshahi. Il governatore di Assiut ha inviato "un'equipe di 45 medici sul luogo dell'incidente per soccorrere i bambini feriti".

Il primo ministro egiziano Hesham Kandil e il ministro degli Interni Ahmed Gamal sono diretti verso il luogo dello scontro. Intanto sta montando la rabbia tra le famiglie e i locali che cercano i sopravvissuti, insultano i funzionari e gridano contro Morsi. Uno degli abitanti del villaggio, Sheik Mohammed Hassan, ha detto che il governo dovrebbe essere più attento ai problemi interni, invece di concentrare la sua attenzione sulla violenza nella vicina Gaza. "Il sangue delle persone di Assiut è più importante di Gaza".
           
In Egitto gli incidenti stradali e ferroviari sono frequenti a causa delle insufficienti misure di sicurezza. Il più grave disastro ferroviario risale al 2002, quando nell'incendio di un treno che collegava Il Caito a Luxor morirono 376 persone.

Grillo: "Noi garanzia contro l'eversione Anticipano il voto perché hanno paura".


Grillo: "Noi garanzia contro l'eversione Anticipano il voto perché hanno paura"

Grillo ad Aosta


Il leader del Movimento 5 stelle ad Aosta per il comizio di chiusura della campagna per il referendum contro un pirogassificatore. Attacchi ai politici e ai giornalisti. "Siamo la prima forza politica in Italia".

Il Movimento 5 stelle vero baluardo contro l'eversione, primo partito del Paese, una forza che fa paura alla vecchia politica, "ultima speranza di una rivoluzione senza violenza". Beppe Grillo risponde alle accuse da una piazza di Aosta in cui 4.000 persone sfidano il gelo per assistere al comizio di chiusura della campagna referendaria contro la costruzione di un pirogassificatore per il trattamento dei rifiuti della regione. Il suo è come sempre un discorso dai toni accesi, fatto di attacchi alle varie "caste" e di promesse di cambiamento e di democrazia diretta. 

"Se non ci fosse il Movimento 5 stelle in Italia arriverebbero gli eversivi, quelli veri. Noi abbiamo riempito un vuoto. Negli altri Stati ci sono le albe dorate, in Francia c'è Le Pen, in Ungheria e in mezza Europa ci sono i nazisti", dice Grillo. E ancora: il Movimento 5 stelle è "solo all'inizio. E' un virus che non si ferma più, è la dimostrazione che la politica senza soldi funziona. Siamo la prima forza politica in Italia, siamo l'ultima speranza di una rivoluzione senza violenza, siamo una barriera protettiva tra lo Stato e la gente". 

Il freddo pungente non impedisce a Grillo di lanciare invettive. La prima contro i giornalisti, prima del comizio-show: "Perché non fate i giornalisti veri? Ogni tanto andate a fare un'inchiesta". Poi rivolgendosi a una inviata de La 7: "Siete della Telecom, perché non fate un bel servizio sul buco di 200  milioni che avete". Quindi corregge il tiro: "Io non ce l'ho con voi, ma voi siete dei tramiti e io non parlo con i tramiti ma parlo con la gente".

L'attacco più pesante è per i politici. "Io in Parlamento? Non potrei, io sono un delinquente - afferma a margine del comizio - Ma mi ci vedete a me a Roma con Cicchitto, o con Gasparri o con Fini che mi dice 'ha facoltà di parlare'? Non potrei starci dieci minuti". "Se andremo in Parlamento, ci andranno persone scelte dalla Rete, professionisti, gente onesta, per bene, educata, con un'etica. Io non so ancora chi ci andrà, saranno votate in Rete".

E quando i giornalisti gli chiedono che cosa pensi dell'ipotesi di accorpare regionali e politiche, il leader del Movimento 5 stelle risponde: "Se facessero le elezioni domani, noi saremmo in difficoltà perché dobbiamo raccogliere le firme mentre i partiti no. Per questo stanno cercando di anticipare. Hanno paura. Se Schifani si lascia scappare che possiamo arrivare all'80% o sta delirando o ha informazioni che noi non abbiamo".

Durante il comizione Grillo insiste molto sul fatto che la casta teme il Movimento. Anche a proposito di un possibile premio di maggioranza al 42,5% nella nuova legge elettorale: "Vogliono mettere questo per non farci entrare, ma possono mettere quello che vogliono, noi arriveremo all'80% degli italiani che vogliono cambiare". E aggiunge: "Noi vogliamo entrare in Parlamento per modificare la Costituzione. Vogliamo inserire nella Costituzione il referendum propositivo senza quorum e rendere obbligatoria la discussione in Parlamento delle leggi di iniziativa popolare che possono essere proposte con 50 mila firme, se poi il Parlamento dice no si va al referendum". Per realizzare la sua missione, il Movimento 5 stelle "si dà 25 anni di tempo perché la politica è una visione" e "ci vuole una rivoluzione del pensiero".

Quanto alle eventuali alleanze, Grillo chiude a la porta ad Antonio Di Pietro: "Con lui non c'è mai stato idillio politico, c'è un rapporto di amicizia ma politicamente siamo distanti anni luce".

Nella fredda serata di Aosta c'è spazio anche per i dissidenti dell'Emilia Romagna, Federica Salsi e Giovanni Favia, mai menzionati in modo esplicito e liquidati come "ragazzi che sono al secondo mandato e si stanno agitando perché non hanno più carriera". "Il nostro movimento - ripete Grillo - ha quattro regole e devi rispettarle. Se sei eletto come consigliere la tua carriera finisce da consigliere, se le regole non ti vanno bene puoi andare nel Pd o nel Pdl".

Il leader del 5 stelle parla anche degli scontri di mercoledì scorso: "Deve finire questa guerra tra poveri. Io non ho mai visto i poliziotti manganellare un politico corrotto o un banchiere, ma ho sempre visto manganellare studenti, agricoltori e operai". "Vedo gente che guadagna 1.200 euro al mese - continua - manganellare studenti, operai, pastori, agricoltori. Deve finire questo. Abbiamo bisogno di un incontro tra polizia e cittadini, quartiere per quartiere, per decidere di quale sicurezza c'è bisogno".


http://www.repubblica.it/politica/2012/11/17/news/grillo_comizio_aosta-46822760/

venerdì 16 novembre 2012

Israel e la sua shoah l'olocaust contro i palestinesi. - Miguel Olivares

Foto: I$rael  e la sua $hoah l'olocau$t contro i palestinesi.:

"Determinare la terra d’Israele è l’essenza del sionismo. Senza determinazione, noi non realizziamo il sionismo. E’ semplice.”
-- Yitzhak Shamir,su Maariv, 02/21/1997

"[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe.”
Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts’," su  New Statesman, 25 giugno 1982.

"(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura.”
-- Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d’Israele in un discorso ai coloni ebrei,  New York Times, 1 aprile 1988
Menachem Begin,Primo Ministro d’Israele, 1977 – 1983

"[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe.”
Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts’," su  New Statesman, 25 giugno 1982.


"Determinare la terra d’Israele è l’essenza del sionismo. Senza determinazione, noi non realizziamo il sionismo. E’ semplice.”
-- Yitzhak Shamir,su Maariv, 02/21/1997

"[I palestines

i] sono bestie che camminano su due gambe.”
Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts’," su New Statesman, 25 giugno 1982.

"(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura.”
-- Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d’Israele in un discorso ai coloni ebrei, New York Times, 1 aprile 1988
Menachem Begin,Primo Ministro d’Israele, 1977 – 1983.


Formigoni, sfuriata dalla Parodi contro la portavoce. Lei: “No comment”. - Eleonora Bianchini


Formigoni, sfuriata dalla Parodi contro la portavoce. Lei: “No comment”


Il governatore della Regione Lombardia avrebbe minacciato di licenziamento Gaia Carretta dopo un'intervista negli studi di La7 che non era stata di suo gradimento perché aveva dedicato troppo spazio alle vicende giudiziarie che coinvolgono lui e il Pirellone.

“Non confermo e non smentisco”. Gaia Carretta, portavoce del presidente uscente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, si trincera dietro un no comment rispetto alla bagarre raccontata da Corriere.it e avvenuta questa mattina negli studi di La7 per la trasmissione di Cristina Parodi, prima registrata poi andata in onda oggi pomeriggio alle 14. Il ‘Celeste’, che alcuni mesi fa aveva lasciato lo studio di Markette evitando di rispondere alle domande sulle firme false, era stato intervistato dalla giornalista. Ma non ha gradito l’attenzione concentrata intorno alle vicende giudiziarie che riguardano lui la Regione, recentemente travolta dallo scandalo dei voti della ‘ndrangheta
L’intervista si è svolta regolarmente e la reazione scomposta del governatore è arrivata solo al termine della registrazione. “Tu adesso stai qui e spacchi la faccia a Cristina Parodi e a questa banda e a questi giornalisti”, ha detto Formigoni a Carretta, minacciando il licenziamento se non l’avesse fatto. Poi si è rivolto a Francesca Filiasi, tra gli autori del programma, a cui ha detto: ’Avete fatto solo cagate!’. Una ricostruzione che Filiasi conferma. “Al termine dell’intervista mi sono avvicinata a lui e alla portavoce. Ma non mi ha fatto parlare”, dice. “Carretta era visibilmente provata. In più, poco dopo, lui ha abbandonato lo studio e se n’è andato da solo, senza di lei”.
Ma quali sono gli argomenti che hanno infastidito così tanto Formigoni? “Non saprei – osserva l’autrice – avrebbe voluto più domande sulla politica, ma non c’è stato il tempo. Si trattava semplicemente di un’intervista, un confronto senza domande concordate. Noi facciamo il nostro mestiere – conclude – ed evidentemente questa volta l’abbiamo fatto bene”. Cristina Parodi non ha assistito di persona e quando le è stato riferito quanto accaduto, è rimasta sbalordita visto che ”l’intervista si era conclusa con una stretta di mano e un sorriso”. Ma se la giornalista era assente, a vedere la reazione del Celeste c’erano autori, fonici e tecnici. Una decina di persone in tutto, tra cui Paolo Limiti.
Raggiunta da ilfattoquotidiano.it, Carretta taglia corto: “Non rispondo”, ha detto. Questo episodio ha cambiato il rapporto col governatore? “L’ho già detto – ribadisce -: non voglio fare dichiarazioni sulla vicenda, che riguarda anche la mia vita personale. Credo che un portavoce debba avere meno visibilità possibile e per quanto mi riguarda, non voglio averne in questo caso”.