domenica 24 marzo 2013

Metro gratis per i militanti del Pdl. L'Atac: paga il partito. Il Pd: vergogna




Alemanno: esempio per il futuro. Sassoli: l'Atac non può essere l'autonoleggio di Berlusconi. Miccoli: quanto è costato?

ROMA - Metro gratis per i manifestanti del Pdl. I tornelli di alcune stazioni della metropolitana di Roma sono rimasti aperti oggi per consentire ai militanti del partito di Silvio Berlusconi di viaggiare senza biglietto. Lo conferma l'Atac, che precisa: il Pdl si è impegnato a pagare il conto con un forfait. Cifre sul costo del servizio però ufficialmente l'azienda di trasporto pubblico romana non ne fornisce, anche se si parla di un anticipo del Pdl al Campidoglio di circa 60 mila euro per tutti i servizi collegati alla manifestazione, pulizie comprese. Il conto finale invece si dovrebbe aggirare, sempre in totale, a 100mila euro, fra Atac e Ama. Il Pd protesta: l'Atac non può essere l'autonoleggio di Berlusconi, vergogna.

«Oggi la metro dalle 10.00 alle 15.00 è gratis. Lo sapete perchè? C'e' la manifestazione di Silvio!», ha scritto al Messaggero Gady Funaro. «Siamo arrivati qui senza pagare la metropolitana», confermano alcune signore che hanno partecipato alla manifestazione. L'Atac ha aperto i tornelli in tre stazioni della linea A (Anagnina Cinecittà e Subaugusta) e tre della B (Eur Palasport Santa Maria del Soccorso e Pietralata) per permettere il trasferimento dei manifestanti dai pullman a piazza del Popolo, dove ha parlato Silvio Berlusconi. Stessa cosa per il deflusso in altre tre fermate della A (Spagna Barberini e Lepanto). 

L'apertura dei tornelli ha innescato anche liti e tensione in alcune fermate della metro dove invece cittadini e turisti pagano il biglietto. 

Metro presa d'assalto. Centinaia e centinaia di militanti del Pdl dopo il comizio di Berlusconi hanno preso d'assalto le fermate Spagna e Piazza del Popolo della metropolitana. A Spagna un cordone di agenti di polizia ha scaglionato le persone all'ingresso per cercare di evitare una calca eccessiva.

«Il Pdl si è fatto carico delle spese di alcuni servizi straordinari per lo svolgimento della manifestazione prevista per oggi in Piazza del Popolo alle ore 15, per non gravare eccessivamente sulle casse del Comune di Roma», ha comunicato l'ufficio stampa del Pdl. «Il partito ha ritenuto opportuno incaricarsi di tutte le spese relative al piano Ama, per il ripristino del decoro urbano della piazza, e al pagamento del piano sanitario predisposto per la sicurezza dei partecipanti alla manifestazione per garantire il regolare afflusso e deflusso dei manifestanti - si legge ancora in una nota -. Il Pdl ha provveduto, inoltre, al pagamento dei costi necessari per l'istituzione del servizio navette Atac, per un totale di 80 mezzi, e per l'intensificazione del servizio di metropolitana, con la predisposizione di due convogli in più sulla Linea A e tre sulla Linea B».

Alemanno: esempio per il futuro. «Questa è la prima manifestazione di un partito politico di cui viene integralmente pagata l'organizzazione dell'evento», sostiene il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Non c'è nessun costo a carico per il comune di Roma - ha aggiunto - il Pdl ha pagato l'Ama, l'Atac per i loro servizi e finalmente ha attuato una richiesta che facevamo da tempo. Cioè quando ci sono grandi manifestazioni di partito o di sindacati si deve far fronte alle spese che sennò graverebbero sulla cittadinanza. Questo - ha concluso Alemanno - dovrebbe essere preso d'esempio per il futuro».

«Alemanno continua a dire che questa manifestazione del Pdl sarà a costo zero per il comune. Ci sembra una enorme bugia. Vorremmo sapere alla fine quanto effettivamente Alemanno farà pagare al suo partito, il Pdl, per aver concesso metro e navette gratis per i manifestanti. Vorremmo anche sapere a quanti soldi ha rinunciato l'Atac aprendo i tornelli della metro anche ai normali passeggeri e turisti che avrebbero pagato il servizio. Alemanno si dimostra sempre più un sindaco di parte. Dopo parentopoli ecco un altro caso in cui considera l'azienda comunale
"roba sua"», dichiara in una nota il segretario del pd Roma, Marco Miccoli.

«Lunedì presenterò un'interrogazione urgente per conoscere la portata dei pagamenti effettuati dal Pdl nei confronti dell'amministrazione comunale per coprire le mancate entrate derivanti dalla gratuità dei mezzi di trasporto pubblico per tutta la durata della manifestazione a Piazza del Popolo. Mi auguro di non trovarci ancora di fronte a un sindaco di parte che piega gli interessi dell'amministrazione pubblica a quelli del suo partito», aggiunge Umberto Marroni, capogruppo Pd e candidato alle primarie del centrosinistra per il sindaco di Roma.

«Che vergogna! Il trasporto pubblico è a pezzi, e l’Atac si trasforma in autonoleggio per Berlusconi - afferma David Sassoli, eurodeputato Pd candidato alle primarie del centrosinistra per il sindaco di Roma - Cosa è più urgente - continua - aumentare le corse e ridurre i tempi di percorrenza per cittadini e turisti, o allestire le navette per un comizio di partito?», si chiede Sassoli.

«La manifestazione "a costo zero" di Alemanno, è l'ennesima conferma della sconsiderata gestione di
questa amministrazione», afferma in una nota Paolo Gentiloni, esponente Pd candidato alle primarie del centrosinistra per il Comune di Roma. «Mentre continua a denunciare i tagli del Governo alla città, per accogliere il suo presidente, Alemanno ha deciso di aprire i tornelli della metropolitana, rendendola gratuita. Quanto è costato alla città il mancato introito di un sabato pomeriggio? Non è sufficiente che l'Atac assicuri che il Pdl si è impegnato a pagare il conto. Chiederò - prosegue Gentiloni - che vengano resi pubblici, non solo i costi di questa arbitraria decisione, ma anche il contratto scritto stipulato con l'azienda, per verificare che non ci siano state gravi violazioni. I romani non devono pagare i conti di Alemanno e del suo partito».

«Prima erano i manifesti, poi gli spot elettorali, ora Berlusconi paga di tasca propria anche la metropolitana per partecipare alle sue manifestazioni - commenta il parlamentare del Pd Antonio Misiani -. E' sempre più evidente l'asimmetria che si genera tra chi fa politica senza avere un miliardario alle spalle e quanti invece beneficiano di una persona che solo pochi giorni fa ha versato 15 milioni di tasca propria nelle casse del partito di cui è presidente e di fatto proprietario. Oggi ci siamo allontanati ancora un po’ dall'Europa, spostandoci di un altro passo verso quell'Italia che fu di Achille Lauro, dei voti comprati con i pacchi di pasta e con le mille lire divise a metà. La democrazia ha dei costi: che questi debbano essere contenuti evitando gli sprechi è fondamentale ma è altrettanto fondamentale che la possibilità di fare politica sia e resti appannaggio di tutti e venga sostenuta da tutti. Bisogna fare molta attenzione a non restringere la possibilità di partecipazione altrimenti si lascia il campo a ristrette oligarchie e a quel punto si parla di un'altra storia. Si tratta di una battaglia che il Pd intende portare avanti con determinazione».



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Casta, delibera per riassumere senza concorso i trombati al Parlamento.



Nella prima settimana di insediamento in parlamento, il Movimento 5 Stelle ha svelato l’esistenza di una vecchia delibera secondo la quale i gruppi parlamentari hanno a disposizione un budget. Il 55% di tale paniere va obbligatoriamente destinato all’assunzione di personale che già ha prestato servizio per i partiti. Lo ha rivelato il deputato del M5S Laura Castelli ai microfoni di Martina Proietti, inviata de “L’ultima parola”, su Rai Due. Questa delibera, adottata dalla Camera nel dicembre 2012, obbliga a riassumere senza concorso. Il tutto, quindi, fa pensare ad un astuto escamotage per sistemare le vecchie guardie lasciate fuori. Il personale include ex dipendenti di partiti rimasti fuori dal Parlamento, ora senza lavoro. Tra tutti spicca Gianfranco Polillo, sottosegretario del governo Monti, che proprio qualche giorno fa si è reso protagonista di uno scontro concitato col giornalista del Fatto Quotidiano, Fabrizio d’Esposito, e ha ammesso di essere entrato nel governo tecnico grazie anche a Fabrizio Cicchitto (Pdl). Martina Proietti cerca di chiedere lumi a Rosy Bindi (Pd), che all’epoca era all‘ufficio della Presidenza della Camera. “Non ho visto mai nulla, chieda ai questori” – risponde irritata il deputato Pd – “Se uno non vuol parlare, non parla perché le ho già risposto. Io non ho mai visto questa delibera“.

sabato 23 marzo 2013

Caselli su scontro Grasso-Travaglio: “Io ho subito un’ingiustizia”



“Non ho visto lo scontro tra Travaglio e Pietro Grasso, ma a me interessa soltanto il discorso della Procura Nazionale Antimafia, perché questa è storia”. 
Sono le parole del Procuratore Capo di Torino, Giancarlo Caselli, contattato telefonicamente dalla trasmissione “Un giorno da pecora”, su Radio Due. 
Io sostengo di aver subito un’ingiustizia” – afferma il magistrato – “ci fu una legge contro di me
Per due volte il Csm ha bandito un percorso per il successore di Vigna alla Dna, e per due volte con un intervento ad personam, per punirmi del processo che avevo fatto ad Andreotti, sono stato estromesso dal concorso“. 
E aggiunge: “La seconda volta accadde quando ero vicino al traguardo”. Caselli spiega: “Sia io, sia Grasso avevamo ricevuto tre voti, ma a quel punto interviene la legge contro la mia persona, vengo cancellato dal concorso e in plenum ci va soltanto Grasso”. 
E sottolinea: “Non so chi avrebbe vinto, io so solo che quella legge contro di me fu dichiarata incostituzionale. Ma intanto i giochi erano fatti”. Il magistrato poi ricorre a una metafora calcistica per spiegare quello che avvenne: “Diciamo che le regole del gioco sono state cambiate a partita iniziata, e il cambiamento è valso solo per una squadra. Non so se il capitano della squadra preferita avrebbe potuto rifiutare quell’aiuto” – conclude – “Il mondo del calcio non è mica quello della giustizia”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/03/22/caselli-su-scontro-grasso-travaglio-io-ho-subito-uningiustizia/225895/

ZERO AUGURI, BERSANI. - ILRIBELLE.COM



Napolitano dà l’incarico al segretario Pd: nella speranza, tutta loro, di imbastire un governo “ragionevole”

La mossa è pressoché obbligata, ma il presidente della Repubblica si sente in dovere di affiancarla con un lungo discorso (1). Il cui “titolo”, sul sito del Quirinale, recita «L’Italia deve darsi un governo operante nella pienezza dei suoi poteri; occorre assicurare la vitalità della nuova legislatura».

In altre circostanze le due frasi suonerebbero come delle perfette ovvietà. Nella situazione attuale, invece, assumono significati complessi e risonanze niente affatto tranquillizzanti.

La chiave di volta è innanzitutto nei verbi: in quei «deve» e «occorre» che cercano di mettere le mani avanti e di trasformare il libero confronto parlamentare – che dovrebbe svilupparsi solo ed esclusivamente sulla base degli impegni elettorali assunti dai rispettivi partiti nei confronti dei cittadini che li hanno votati – in una disponibilità quasi incondizionata a trovare un accordo purchessia. 

Il “titolo”, del resto, è una citazione tratta dal testo completo. E non a caso è preceduta, in quella sede, da queste parole: «L'essenziale è mostrare a noi stessi, all'Europa e alla comunità internazionale quanto apprezziamo e coltiviamo il valore della stabilità istituzionale, non minore di quello della stabilità finanziaria: da entrambi dipende il grado di affidabilità del nostro paese».

Chiaro: Napolitano, ovvero l’uomo che nel novembre 2011 ha imposto Mario Monti come presidente del Consiglio, tenta in ogni modo di rimettere insieme i cocci, lanciando allo stesso tempo un’ulteriore assicurazione di fedeltà a chi di dovere (la Troika) e un monito a chi dovrà decidere, nei prossimi giorni, se appoggiare oppure no gli sforzi di Bersani. 

Logiche, e sottomissioni, e grovigli di interessi, che su queste pagine abbiamo analizzato in lungo e in largo. Ribadiamone giusto un frammento, allora: per l’establishment andrebbe benissimo un governo di Grosse Koalition tra Pd e PdL, ma non possono formarlo, o almeno non subito, perché apparirebbe una scelta smaccatamente oligarchica. Inoltre, viste le molte fazioni che si annidano nell’uno e nell’altro schieramento, temono che l’eventuale intesa si sgretoli troppo in fretta. Delegittimando ancora di più l’intera impalcatura istituzionale e moltiplicando i fattori di instabilità.

Tornare alle urne sarà l’extrema ratio. A meno che nel frattempo il M5S abbia perso buona parte della sua credibilità, o del suo fascino, e si possa confidare nello scampato pericolo.

1) http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=35032 


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11641&mode=thread&order=0&thold=0

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Mega spese, commessi puniti, staff azzerato: arriva il tornado Brunetta, deputati Pdl in rivolta. - Carmelo Lopapa


Mega spese, commessi puniti, staff azzerato: arriva il tornado Brunetta, deputati Pdl in rivolta


Licenziati tutti i dipendenti, ha portato con sé quattro segretarie. Ai rapporti con la stampa l'ex "agente Betulla" Renato Farina. Gli insorti raccolgono firme per sfiduciarlo, lui minaccia le dimissioni. La Carfagna e la Lorenzin rinunciano al ruolo di vicecapogruppo: "Non con lui".

ROMA - La televisione per la sua stanza, da nuovo mega super capogruppo l'ha voluta enorme. Perché a lui tutto piace in grande. Venerdì 15 febbraio l'elezione di Renato Brunetta alla presidenza della squadra Pdl alla Camera non era ancora formalizzata - Silvio Berlusconi aveva appena imposto ai deputati la sua irrevocabile scelta contro tutto e tutti - che già l'ex ministro si era presentato nei locali al sesto piano che erano stati di Fabrizio Cicchitto e impartiva le nuove disposizioni. Via il vecchio (neanche tanto, sembra avesse un paio d'anni) Toshiba del suo predecessore. La segretaria ha convocato i commessi per ordinare un nuovo tv al plasma da 50 pollici: "Presto, anzi subito". Costo a carico dei fondi del gruppo. Con buona pace dei tagli ai costi.

Era solo il preludio di quel che in una settimana si sarebbe trasformato nel tornado Renato, abbattutosi sui deputati Pdl. Settimana tribolata dentro e fuori quelle stanze. A farne le spese, per primo, il commesso del piano, deferito ai superiori per una sorta di lesa maestà: accusato di non essersi alzato e non aver "nemmeno salutato" il nuovo capogruppo al suo passaggio. Scatta richiesta di provvedimento disciplinare, incidente che, va da sé, è morto di morte naturale sul tavolo di un costernato segretario generale di Montecitorio, Ugo Zampetti.

Il tempo di mettere piede nelle stanze del gruppo ed ecco il primo atto dell'economista prestato alla causa berlusconiana: l'azzeramento dell'intero staff in servizio. A nessuno dei 98 dipendenti della passata legislatura viene rinnovato il contratto, nemmeno ai 36 preventivati in ragione del drappello di deputati ridotto a un terzo. Drammi umani. Il centinaio di parlamentari che si presenta agli uffici del gruppo, trova completamente deserte le stanze al quarto, quinto e sesto piano di pertinenza Pdl. In compenso, hanno preso possesso delle sale del capogruppo quattro nuove segretarie che Brunetta ha già portato con sé dalla sua Free Foundation: adesso passeranno a carico del Pdl.
Alle altre assunzioni provvederà lui personalmente. Intanto, ha già richiamato in servizio Renato Farina (in ballo tra il ruolo di portavoce e capo ufficio stampa), proprio l'ex deputato e giornalista sospeso dall'Ordine in quanto referente dei servizi, nome in codice "Betulla".

Tra i deputati è già caos. L'ultima goccia quando Brunetta annuncia che sarebbero stati sorteggiati e non scelti gli scranni in aula e che sarebbe stata sua l'ultima parola sull'assegnazione nelle varie commissioni. In dieci minacciano di passare al misto. Così mercoledì sera Brunetta comunica a Palazzo Grazioli l'intenzione di dimettersi: "Ho tutto il gruppo contro, non si può lavorare". Fulminato tuttavia da Berlusconi, alla vigilia della salita al Colle per le consultazioni.

Venerdì il patatrac finale. Errore nella distribuzione dei voti e fallisce l'elezione di Laura Ravetto alla carica di segretario d'aula. In questo clima, Mara Carfagna e Beatrice Lorenzin hanno rinunciato alla carica di vice capogruppo ("Non con Brunetta"). La sola Gelmini, per spirito di servizio, starebbe valutando. Ma i deputati raccolgono firme per la clamorosa sfiducia. Verdini e Alfano promettono che lunedì affronteranno il caso. Prima che il gruppo tracolli.


Non c'è che dire...un ducetto, e non per carisma-negativo, ma per dimensione...

Arriva la smentita da Papa Bergoglio: “Sì ai matrimoni gay, purchè siano civili”.

Arriva la smentita da Papa Bergoglio. Sì ai matrimoni gay, purchè siano civili

A smentita di quello che è stato detto circa la presunta omofobia di Papa Bergoglio, il pontefice approverebbe le unioni civili omosessuali.


Redazione – 22 marzo 2013 Su Papa Bergoglio è già stato detto e scritto molto. Le ultime fonti lo vedrebbero un accanito oppositore delle unioni omosessuali, ma non tarda ad arrivare la smentita.
Si dice infatti che Papa Francesco, cercò nel 2010 di convincere i vescovi argentini ad approvare le unioni civili tra persone dello stesso sesso. La sua proposta fu però bocciata in tronco dagli altri esponenti ecclesiastici.
Il New York Times scrive: "In una situazione come quella dell'Argentina del 2010, in cui l'approvazione del matrimonio gay era ormai scontata, Papa Francesco ha cercato una sorta di compromesso fra i valori teorici della religione e le esigenze pratiche del popolo". 
A confermare l’apertura del Papa verso le unioni civili omosessuali è stato Marcelo Marquez, sostenitore dei diritti dei gay, che racconta di aver scritto una lettera a Bergoglio ancor prima della sua proclamazione a pontefice, avvenuta lo scorso 13 marzo, per parlargli dei problemi che vivevano ogni giorno gli omosessuali. La risposta del cardinale fu immediata: dopo un'ora gli telefonò dicendogli che credeva che i diritti degli omosessuali dovessero essere riconosciuti attraverso le unioni civili ma non con il matrimonio religioso.