sabato 3 maggio 2014

Alluvione nelle Marche.

Jesi - (Adnkronos) - L'uomo è deceduto in seguito a un malore nella sua casa a Senigallia. Impossibili i soccorsi via terra a causa degli allagamenti. All'arrivo dell'eliambulanza non c'era più nulla da fare. Situazione critica in tutta nella provincia di Ancona (Foto Video Youreporter). Salvato uno jesino di 86 anni: era rimasto bloccato nell'auto in un sottopassoWeek-end instabile sull'Italia

Roma, 3 mag. (Adnkronos) - Allerta maltempo nelle Marche. Un anziano è morto sabato pomeriggio dopo aver accusato un malore nella sua casa a Senigallia. L'uomo è stato soccorso da un'eliambulanza perché i soccorsi via terra erano impossibili a causa della situazione delle strade, dopo il violento nubifragio che si è abbattuto sulla zona, ma per l'anziano non c'è stato nulla da fare.
La situazione resta critica in tutta nella provincia di Ancona e in particolare a Senigallia dove diverse zone della città sono allagate.
Sono più di 100 le unità dei vigili del fuoco impegnate nei soccorsi nella zona di Senigallia: 42 sono arrivate da comandi fuori regione, 10 da altri comandi delle Marche, 80 dal comando di Ancona. Sul posto sono operative le squadre di soccorritori acquatici con battelli pneumatici dai comandi di Ravenna, Venezia e Lucca e due elicotteri dei vigili del fuoco dei nuclei di Pescara e Bologna.
Le precipitazioni che venerdì notte hanno colpito la provincia di Ancona hanno provocato allagamenti e smottamenti in quasi tutta la Vallesina. In particolare sono state chiuse le seguenti strade: Sp 36 Montecarottese per smottamenti; Via Montelatiere di San Marcello per una frana; Via Fontedamo di Jesi per allagamenti.
Allagamenti ed esondazioni sono stati segnalati in vari punti di Chiaravalle. Alle 5.30 a via Fontedamo di Jesi un anziano jesino di 86 anni è stato salvato dai carabinieri mentre era rimasto bloccato con la propria auto in un sottopasso completamente allagato. Pochi minuti prima era stata segnalata al 112 una vettura in balia delle acque in quel sottopasso.
Giunti sul posto i militari dell'Aliquota Radiomobile di Jesi hanno visto una Fiat Multipla che si spostava lateralmente verso i pilastri spinta dalla forza delle acque. La vettura era invasa dalle acque fino a metà. I militari si sono accorti che all'interno c'era un uomo e sono entrati in acqua per raggiungere il veicolo.
Nonostante le difficoltà legate all'acqua alta più di un metro e alla corrente formatasi, i militari sono riusciti a salvare l'anziano, trovato in stato confusionale e con un principio di ipotermia. L'uomo è stato visitato e sta bene.


venerdì 2 maggio 2014

Lusi condannato a 8 anni. Rutelli, giustizia è fatta

L'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi è stato condannato ad otto anni di reclusione per essersi appropriato di oltre 25 milioni di euro di fondi destinati al partito. Lo ha deciso il tribunale di Roma.
I giudici della IV sezione penale hanno assolto Lusi dall'accusa di associazione a delinquere ma per l'ex tesoriere Dl resta, oltre alla condanna per appropriazione indebita, anche quella relativa all'accusa di calunnia ai danni di Francesco Rutelli.
Il tribunale di Roma ha condannato anche gli altri tre imputati. In particolare, condanne per i commercialisti Mario Montecchia (a tre anni e 6 mesi) e Giovanni Sebastio (a due anni e 8 mesi). Condanna anche ad un anno e 2 mesi per l'ex collaboratrice Diana Ferri per la quale la procura aveva chiesto l'assoluzione.
"Giustizia è fatta. Vengono dimostrate le esclusive responsabilità dell'ex tesoriere e dei suoi complici, e la nostra totale onestà, di politici e persone perbene". Così Francesco Rutelli commenta la condanna di Luigi Lusi. "Con la condanna di Lusi per calunnia nei miei confronti, si spazzano via tutti i veleni che furono diffusi".

Il conto alla rovescia clicca inesorabile: e non è solo virtuale! - Sergio Di Cori Modigliani



Sono finiti nei guai da soli e lo sanno benissimo.
Nonostante abbiano in mano (e in pugno) l'intero sistema nazionale delle comunicazioni, sono sconcertati davanti alle impietose cifre dei sondaggi che li danno in caduta verticale.
Un dato, per loro, incomprensibile.
Oltre che inconcepibile.
Avendo ormai interrotto ogni contatto con l'autentica realtà del paese, l'attuale classe politica dirigente dei partiti assiste attonita al proprio disfacimento. Si stupiscono del fatto che, tutto ciò, avvenga e si verifichi nella più totale indifferenza di gran parte della popolazione. 
L'hanno voluta indifferente, quando ne hanno bisogno non c'è: questi sono i risultati.
I partiti decotti hanno intenzionalmente e strategicamente attuato un piano di genocidio culturale delle coscienze degli italiani per addormentarli.
Purtroppo, riuscendoci alla perfezione.
Ora che avrebbero bisogno di gente sveglia, intelligente, dotata, meritevole e competente, quindi in grado di sfornare idee vincenti, buone soluzioni, novità pragmatiche efficaci, non hanno nessuno a disposizione.

Stanno davvero nei guai.
Silvio Berlusconi (tra tutti i soci delle premiate aziende partitiche l'uomo di comunicazione più abile nel captare con le sue antenne di lunga esperienza ciò che sta accadendo) ha giustamente iniziato a litigare con tutti. Lo capisco. Ha ragione. Anche io, al suo posto, prenderei le distanze dai suoi compagni di merenda. Le proverà, quindi, tutte, a costo di apparire nudo su MTV con Dudù che indossa un cappottino di pelouche promettendo cotillons e ricchi premi a chiunque e chicchessia.. 
Si inventeranno di tutto, ed è ciò che stanno facendo.
Ma non funziona.
I sondaggi parlano chiaro.
E i poteri forti che li sostengono, dato che non sono degli enti di beneficenza che finanziano specifiche persone perchè le trovano simpatiche o affascinanti, stanno iniziando a prendere le distanze. E' uno dei punti che il numero 1 del fondo finanziario internazionale "Black Rock", Mr. Larry Fink, deve aver spiegato a Matteo Renzi con severo cipiglio (immagino) nel colloquio riservato che hanno avuto ieri l'altro per un paio di orette a Firenze. 
Mr. Fink è una persona che siede su un budget di circa 6.000 miliardi di euro, superiore al pil dell'intera Unione Europea, Germania esclusa. Si occupa di "wealth management", cioè amministra patrimoni dei super ricchi. Non vuole nè pubblicità nè visibilità, e detesta che si parli di lui. Non va in giro a far visita alla gente, anche perchè, di solito, ci sono emiri, sceicchi, principi, superboss mafiosi, latitanti di svariata natura e celebri capitani d'industria che vanno da lui e si buttano in ginocchio ai suoi piedi sperando di essere messi nella lista dei suoi clienti. 
Come mai è venuto in Italia a parlare con il governo?
Di che?
I più acuti analisti di mercato, sul Wall Street Journal, sul Financial Times, su Le Monde Diplomatique segnalano il grave malumore dei veri big really big che si rendono conto della totale incapacità dei vari Berlusconi, Renzi, Alfano, Napolitano, ormai incapaci di garantire la tenuta del paese. I grandi uomini d'affari non hanno ideologia, nè sentimenti personali, badano al sodo. E per loro, è chiaro ciò che sta accadendo in Italia.
C'è ancora una parte sonnacchiosa del paese che non l'ha capito, ma cominciano a svegliarsi anche loro dalla narcolessia sociale e dalla telesione cerebrale.
Gli indici statistici dei sondaggi parlano chiaro: Forza Italia scende ancora, il PD perde ormai la media di 2 punti in percentuale a settimana e il M5s cresce dovunque, insieme all'astensione.
I gestori del potere oligarchico si sono resi conto che gli astenuti, in verità, sono nella stragrande maggioranza loro ex elettori, schifati all'inverosimile, che non credono più in nulla, in nessuno, e non credono neppure a una parola di quanto viene loro detto ogni santo giorno sui quotidiani, nei talk show, nei manifesti elettorali. Solo in Piemonte e in Lombardia, Forza Italia perde il 20% del suo elettorato e il PD ne perde il 10%.
I più intelligenti e furbi, sia dentro Forza Italia che dentro al PD, stanno infilando la porta d'uscita per poter dire, nel prossimo domani che ci attende, "io però avevo preso le distanze prima che...". 
Così va il mondo.
Ed e' sempre andato così, nei momenti di grande cambiamento epocale. 
Chi gestisce il potere, proprio perchè auto-riflettente, non ha la possibilità di comprendere ciò che accade nella realtà. Sono circondati da un personale ottuso e compiacente, al quale viene richiesta soltanto deferenza servile, in cambio di prebende e privilegi. Quindi, non sono in grado di avere una lettura delle cose aderente alla situazione reale perchè nessuno glie lo spiega per bene. Se ne accorgono soltanto dopo, quando ormai è troppo tardi.
L'ultima trovata di Berlusconi-PD-Scelta Civica va al di là di qualunque commento, ed è la seguente: nel decreto sul lavoro presentato dal governo c'è un emendamento firmato di persona da Berlusconi, evento che lui ha fortemente voluto per dare un segnale al paese che -nella sua mente obnubilata- dovrebbe essere di grande impatto, ovvero dimostrare che nonostante sia decaduto come senatore, sia un pregiudicato a tutti gli effetti e sia stato definito "legalmente inabile all'esercizio dei pubblici uffici in ogni sua forma" lui scrive le leggi perchè fa quello che gli pare. Questo fondamentale e osceno dettaglio, va da sè, non è stato propagandato dal PD, ma la notizia è circolata, provocando delle forti reazioni anche da parte di persone estremamente moderate.
Questo specifico particolare non è piaciuto a chi deve investire in Italia, non è piaciuto ai membri che contano nelle commissioni importanti del parlamento europeo, perchè identificano la Repubblica Italiana come una nazione in cui la legalità è stata formalmente cancellata e l'esercizio del Diritto soppresso. Ascoltare alcuni commento in giro per il mondo, oggi, è stato davvero triste. Neanche in Costa Rica nel 1973 accadevano eventi del genere, in quella che allora veniva chiamata -con giusto disprezzo folcloristico- "la repubblica delle banane", definizione che indicava una modalità dell'esecutivo identica a quella del governo italiano attualmente in carica.
Le persone ciniche e indifferenti che se ne fregano, seguiteranno a fregarsene.
Ma la parte sana della nazione si è ormai svegliata e comincia perfino a ragionare.
Certamente non nei talk show televisivi.
Ma la buona notizia è che li guardano sempre meno persone. Non se ne può più.
L'intelligente, abile, e super furbo Santoro, ha preso atto della situazione e sta chiudendo in questi giorni l'accordo per il suo rientro in Rai. Chi lo sa, forse finirà per fare una trasmissione che si occupa di giardinaggio. 
Per il momento se ne va, perchè nel frattempo se n'è andato il pubblico. 
Giovanni Floris anche ha perso almeno il 10% del suo pubblico, ma lui ancora resiste. 
Luca Telese, Corrado Formigli, Nicola Porro, parlano ormai da soli. 
Conchita de Gregorio aveva lanciato un suo nuovo talk show che ha retto soltanto tre puntate. 
Il potere non capisce come mai.
Io sì.
Il mio ottimismo caratteriale è stato premiato.
Bravi italiani. Una volta tanto, dà gusto e fa piacere fare i complimenti ai propri concittadini.
Si sono stufati.
Ci hanno messo un po' troppo a capirlo, ma meglio tardi che mai.
E i sondaggi parlano chiaro, perchè quelli sono dati statistici neutri e non fanno sconti.
Inventeranno di tutto, nelle prossime tre settimane, perchè sanno che se il M5s vince le elezioni europee in Italia, la cittadinanza italiana comincerà ad organizzarsi "formalmente e legalmente" per andare a presentare il conto a Bruxelles, a Strasburgo, a Francoforte, a Berlino.
Passando per il Quirinale e per Palazzo Chigi.
E' penoso (lo dico come italiano) essere testimoni dell'infantile affanno con il quale, da Maurizio Gasparri a Corradino Mineo, fanno a gara per cercare di metterci una toppa, di salvare una barca che fa acqua da tutte le parti.
Gli indici statistici dei sondaggi sono impietosi perchè sono impietose le cifre vere sull'Italia rilasciate dagli uffici dell'Unione Europea: l'Italia è l'unica nazione dei 27 paesi che andrà indietro, l'unica in cui la disoccupazione aumenterà, l'istruzione e la cultura decresceranno, l'unico paese dell'Unione in cui l'innovazione tecnologica e la ricerca scientifica non vengono neppure contemplate in sede d'esame; l'unica nazione in cui diminuisce la spesa per i beni culturali e per la diffusione dell'istruzione; ed è chiaro a tutti che dei 120 miliardi di euro di debito nei confronti delle piccole e medie aziende, la Pubblica Amministrazione non verserà un bel nulla. Monti ne aveva stanziati 40, di miliardi di euro "da devolvere subito con effetto immediato" (marzo 2013): non è partito neppure un euro; Letta ne aveva stanziati "25 subito e 25 alla fine di settembre 2013 per chiudere il saldo entro la prima metà del 2014" (maggio 2013): non è partito neppure un euro. Renzi ha annunciato al paese che "intanto cominciamo da oggi a pagare i debiti alle aziende, perchè i 25 miliardi precedentemente stanziati da Letta sono già in viaggio da questa mattina" (2 Marzo 2014). Non è mai partito neppure un euro.

Non soltanto manca la volontà politica.
Ma non ci sono, al governo, le persone atte e adatte per impostare una qualsivoglia manovra.
Questa non è una crisi.
E' l'inizio dello sfaldamento definitivo di un sistema basato sulla corruttela, sulla manipolazione, sulla esaltazione del privilegio garantito a pochi dai partiti-aziende, che sta implodendo sotto gli occhi di tutti.

Se ne accorgerebbe anche un bambino.
Ma la Storia ci insegna che i detentori corrotti di un potere corrotto sono sempre gli ultimi ad accorgersi quando la mura del Palazzo cominciano a sbriciolarsi sulle loro teste.
Pensano sempre di poterla far franca.
Poi, si arriva a un punto di non ritorno e quel sistema salta.
E' accaduto allo scià Pahlevi in Iran, a Menem in Argentina, a Craxi e Andreotti, a Mussolini, a Nixon. Capiterà anche a questi signori che ancora per poco ci governano.
Indignarsi o scandalizzarsi per ciò che fanno ormai è inutile.
Basta avere un po' di pazienza e restare attenti.
Un paese in cui i governanti nascondono ai propri cittadini che fanno redigere le leggi a un delinquente pregiudicato è un paese destinato alla sua distruzione o a un poderoso e rigoglioso ribaltamento dello status quo.
Quest'estate ci sarà davvero da divertirsi, forse stiamo per ritornare ad essere un Bel Paese.
Il 25 maggio c'è il referendum: o questa gente qui o cittadini normali che vogliono un paese normale. 


http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/05/il-conto-alla-rovescia-clicca.html

Stephen Hawking: spiega perchè Dio non esiste.





Alla gente che mi chiede se fu dio a creare l’universo, rispondo che la domanda in sé non ha senso. Il tempo non esisteva prima del big bang, quindi non c’era un tempo in cui dio potesse creare l’universo, è come chiedere indicazioni stradali per il confine della Terra: la Terra è una sfera, non ha i bordi di una tavola, dunque cercarli sarebbe assolutamente inutile. Ciascuno di noi è libero di credere ciò che vuole. Dal mio punto di vista la spiegazione più semplice è che non ci sia alcun dio, nessuno ha creato l’universo e nessuno decide il nostro destino. Questo mi porta a una rivelazione profonda: probabilmente non esiste il paradiso né una vita ultraterrena, abbiamo solo questa vita per apprezzare il grande disegno dell’universo, e io di questa vita sono estremamente grato.

Stephen Hawking


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giovedì 1 maggio 2014

PER SCHIFICIO - Marco Travaglio - Il Fatto Q.-1 maggio 2014





Con tutto il rispetto per i malati di Alzheimer, si può dire che la scelta dei giudici sul servizio sociale di B. non poteva essere più azzeccata. Soltanto a persone prive di memoria la presenza di un simile badante, sia pure per appena quattro ore a settimana, può risultare tollerabile e scongiurare reazioni scomposte e gesti inconsulti fra i beneficiari, cioè fra le vittime. Quando gli storici del futuro cercheranno una spiegazione plausibile a quest’ultimo ventennio di storia italiana, penseranno a qualcosa di simile a un’epidemia di Alzheimer che obnubilò milioni di italiani, portandoli a sopportare e addirittura a votare una simile classe politica. Sarebbe ingiusto però circoscrivere il misterioso contagio agli elettori di Forza Italia, che secondo i sondaggi sono il 17-18%, cioè gli stessi che un anno fa votarono Pdl (22%), detratti i transfughi di Ncd (5%). Prendete per esempio Renato Schifani, con rispetto parlando.

L’altro giorno ha presentato un esposto all’Agcom per denunciare tutte le reti televisive in chiaro, da quelle Rai a quelle Mediaset a La7, perché a suo dire violerebbero la par condicio oscurando il Nuovo Centro Destra a vantaggio dei partiti maggiori. Pare si tratti dello stesso Schifani, chiedendo scusa alle signore, che il 15 febbraio 2000, quando il centrosinistra approvò la legge sulla par condicio, dichiarò: “La par condicio è una legge che ci allontana dall’Europa e ci avvicina al regime. La maggioranza vuol mettere il bavaglio alle opposizioni con una legge che fa dell’Italia l’unico Paese europeo in cui l’accesso al mezzo televisivo sarà paritario a tutti i partiti e non graduato, come nelle grandi democrazie. Le sinistre sferrano un duro colpo alla libertà di comunicazione, comprimono uno dei valori essenziali della democrazia, si macchiano di concorso esterno in comunismo e introducono regole tipiche di regimi totalitari”. Ciò che lo Schifani, parlando con pardon, non poteva proprio sopportare era che tutte le liste avessero diritto agli stessi spazi televisivi in campagna elettorale, senza riguardo per quelle che alle elezioni precedenti avevano preso più voti. Un principio che, se fosse valso nel 1994, avrebbe tagliato fuori Forza Italia da tutte le tv, visto che era appena nata. Ma il nostro sincero democratico se ne infischiava bellamente: tanto ormai Forza Italia c’era, e peggio per gli altri.

Così lo Schifani tornava sullo stesso concetto a ogni elezione. “La legge sulla par condicio – spiegò il 29 marzo 2008 – l’abbiamo sempre contestata perché appiattisce l’informazione ponendo sullo stesso piano piccoli e grandi partiti, con il rischio di deformare il consenso”. E il 2 febbraio 2013, mentre il Cainano imperversava a reti unificate, rincarò: “La legge sulla par condicio è ignobile”. Poi, il 18 novembre 2013, lasciò Forza Italia e aderì al Ncd. E subito uscì dal cono di luce dell’impero berlusconiano, che scoprì addirittura le sue vicende giudiziarie e lo restituì al suo peso specifico naturale: cioè zero. Fu così che il “principe del foro del recupero crediti”, come lo chiamava Filippo Mancuso, s’innamorò perdutamente della par condicio, specie nella parte che tutela i partitini. E così, mentre Angelino Jolie scopre di colpo la “macchina del fango” che tanto gli garbava quando inzaccherava gli altri, Schifani con rispetto parlando tuona contro “la grave violazione ai principi del pluralismo, della par condicio e della parità di accesso ai mezzi di informazione nei telegiornali e nei programmi di approfondimento di Rai, Mediaset e La7” a causa dei “ridotti tempi di notizia e di parola dedicati al Nuovo Centro Destra rispetto a quelli fruiti (sic) dalle altre forze politiche impegnate nella stessa competizione elettorale”. E invoca addirittura “i provvedimenti di legge”: pene esemplari per leso Ncd. Il tutto in base a una legge che ancora l’anno scorso giudicava “ignobile”. Bei tempi quando diceva che, con la par condicio, “le sinistre si macchiano di concorso esterno in comunismo”. Lui, comunque, s’è portato avanti col lavoro: infatti è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche per marcare la differenza fra il Nuovo Centro Destra e quello vecchio.


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UN INFILTRATO NEL MIGLIORE DEI MONDI: AMAZON, LO SFRUTTAMENTO CON IL SORRISO. - SAMIR HASSAN

amazon

Intervista. «En Amazonie. Un infiltrato nel migliore dei mondi»: il giornalista e scrittore Jean-Baptiste Malet racconta le tremende condizioni lavorative del gigante del commercio online che ha provato sulla sua stessa pelle. «Percorrevo oltre 20km a notte tra gli enormi scaffali».

La logi­stica è dive­nuto il set­tore pro­dut­tivo più stra­te­gico per il pro­fitto delle grandi mul­ti­na­zio­nali. La mobi­lità del capi­tale, non solo nella sua acce­zione finan­zia­ria ma nei ter­mini di tra­sporto su gomma, è il campo in cui si sta gio­cando la nuova par­tita degli imperi eco­no­mici. Rispetto alle forme clas­si­che del lavoro, così come le abbiamo cono­sciute nella seconda metà del secolo scorso, oggi la pro­du­zione viene costan­te­mente delo­ca­liz­zata: infrange con­fini e assolda nuovi schiavi del mer­cato, caval­cando ine­so­ra­bile verso est. Ato­mizza, aliena e sfrutta. Nono­stante i sor­risi dei mana­ger, le favole sull’economia buona ma malata e l’accattivante sim­pa­tia di cui sem­brano godere oggi alcune nuove potenze com­mer­ciali.

Come Ama­zon. «Il sor­riso sulle sca­tole di Ama­zon non è certo quello di chi ci lavora, nono­stante uno dei must dell’azienda sia pro­prio quello di inse­rire i suoi dipen­denti in una socia­lità arti­fi­ciale, fatta di regole, codici e senso di appar­te­nenza: la solita lita­nia dell’essere una “grande fami­glia”».

Ama­zon non è però solo un’azienda: «è un sistema di pro­du­zione unico», afferma Jean-Baptiste Malet, gio­vane repor­ter fran­cese in Ita­lia per pre­sen­tare il suo libro En Ama­zo­nie. Un infil­trato nel “migliore dei mondi” (Kogoi Edi­zioni).
L’incontro è avve­nuto durante la fiera della pic­cola edi­toria a Roma. Oggetto dell’intervista è stato l’universo cono­sciuto durante la sua inchie­sta: una pre­ziosa testi­mo­nianza rico­struita dopo essersi fatto assu­mere (tra­mite agen­zia inte­ri­nale) dal colosso dell’«e-commerce» durante le festi­vità nata­li­zie dello scorso anno.

«Sono stati 3 mesi molto intensi. Facevo il pic­ker nel turno di notte, 8 ore con due pause da 20 minuti; per­cor­revo oltre 20km a notte tra gli enormi scaf­fali dell’han­gar di Mon­té­li­mar, nel dipar­ti­mento della Drôme. Ma il pro­blema reale non era solo la stan­chezza. Era riu­scire a man­te­nere i livelli di pro­dut­ti­vità richiesti».

Inu­tile dire che il libro di Malet, iro­nia della sorte, si trova anche su Ama­zon. Nulla di strano a pen­sarci bene: l’economia glo­bale inghiotte ogni pro­dotto, anche quelli che la cri­ti­cano. Para­fra­sando Hum­ph­rey Bogart nella cele­bre pel­li­cola di Richard Brooks L’ultima minac­cia, «è il capi­ta­li­smo, bel­lezza. Il capi­ta­li­smo! E tu non puoi farci niente. Niente».
Ama­zon si com­piace di offrire la pos­si­bi­lità ai suoi utenti di acqui­stare como­da­mente con pochi click. Cosa c’è die­tro lo schermo? Un’organizzazione del lavoro altret­tanto digitalizzata?
Il sito di Ama­zon è il fiore all’occhiello del pro­getto. Quello che è dif­fi­cile com­pren­dere dall’interfaccia è che quella è l’unica com­po­nente infor­ma­tiz­zata. Lo stoc­cag­gio, il carico e l’imballaggio di ogni pro­dotto è affi­dato alla fatica di chi ci lavora: mani che spo­stano, brac­cia che alzano e gambe che tra­spor­tano. Nes­suna crea­zione robo­tica.
Nei suoi sta­bi­li­menti il mas­simo dell’informatica pre­sente sono i tor­nelli dove si tim­bra il pro­prio badge, i car­relli e i ripe­ti­tori wifi che ci fis­sano dalle alte scaf­fa­la­ture su cui viene sti­pata la merce. Cam­mi­nando in un han­gar di Ama­zon ci si accorge che l’unica mac­china com­plessa che ci lavora è l’uomo.
Ama­zon viene pre­sen­tato come un nuovo modello pro­dut­tivo. È così?
Ama­zon uti­lizza in modo nuovo vec­chi modelli di gestione della pro­du­zione, tipici del XX secolo. Ma i poli indu­striali del Nove­cento, sep­pur legati a un’idea di mas­si­miz­za­zione del pro­fitto, per­met­te­vano ai dipen­denti un’autonomia rela­zio­nale, un’autogestione dei rap­porti per­so­nali. In Ama­zon que­sto non accade, anzi; c’è un forte con­trollo, inva­sivo, sia rispetto ai rap­porti per­so­nali che alla per­for­mance lavo­ra­tiva dei dipen­denti. Per­sino ai mana­ger non è richie­sta la loro effet­tiva pro­fes­sio­na­lità, la loro spe­ci­fica com­pe­tenza, ma uno sforzo con­giunto per con­trol­lare i livelli di pro­dut­ti­vità dei lavo­ra­tori subor­di­nati. Il lavoro e le intel­li­genze delle per­sone ven­gono sacri­fi­cati sull’altare della pro­dut­ti­vità e del con­trollo di que­sta pro­dut­ti­vità. Da que­sto punto di vista Ama­zon ha cam­biato la tra­di­zio­nale forma del lavoro.
Ma il punto forte di Ama­zon è la pre­ca­rietà dif­fusa. Inol­tre, apre i suoi sta­bi­li­menti in zone logi­sti­ca­mente ben ser­vite, ovvero è neces­sa­rio essere in pros­si­mità di una rete stra­dale efficiente. La zona indi­vi­duata deve inol­tre regi­strare un alto tasso di disoc­cu­pa­zione. Mag­giore è il tasso di disoc­cu­pa­zione, mag­giore è la con­cor­renza tra i lavo­ra­tori e minore il sala­rio di base. Infine, come le altre grandi mul­ti­na­zio­nali, sfrutta la bolla finan­zia­ria che ha ter­re­mo­tato l’economia glo­bale. Nei primi anni Ama­zon non gene­rava pro­fitti di rilievo, poi­ché si carat­te­riz­zava come inter­me­dia­rio di com­mer­cio e non come pro­dut­tore. Nono­stante ciò gli squali della finanza scel­sero di inve­stire sulle sue azioni.
Per­ché?
Il motivo è che anno dopo anno, spe­di­zione dopo spe­di­zione, il sistema Ama­zon stava distrug­gendo il pic­colo com­mer­cio indipendente.
Un esem­pio, dun­que, della «distru­zione crea­trice» cara a Schumpeter?
Sì. Chi inve­stiva sulle azioni di Ama­zon sapeva che una nuova eco­no­mia come quella avrebbe fago­ci­tato le reti com­mer­ciali di pros­si­mità nel giro di pochi anni, il che avrebbe per­messo all’impresa di Jeff Bezos di ope­rare, in un futuro molto pros­simo, in con­di­zione di asso­luto mono­po­lio.
Senza la Borsa, senza Wall Street, senza gli spe­cu­la­tori finan­ziari, Ama­zon sarebbe fal­lita nel giro di pochi anni.
Nella tua inchie­sta parli di un accu­rato mec­ca­ni­smo di con­trollo (che arriva a disporre anche di nume­rosi vigi­lan­tes) teso a svi­lup­pare nei lavo­ra­tori la con­vin­zione di essere ele­menti inter pares della fami­glia Amazon.…
È così. Il sistema di inte­gra­zione stu­diato da Ama­zon, e rias­sunto nel motto «work hard, have fun, make history» (lavora duro, sarai pre­miato, stai facendo la sto­ria), si muove lungo un dop­pio bina­rio. Da un lato il cosid­detto have fun, ovvero la pos­si­bi­lità per l’azienda di orga­niz­zare gra­tui­ta­mente la vita sociale dei dipen­denti den­tro lo sta­bi­li­mento, ren­dendo vana, inu­tile e costosa la pos­si­bi­lità di autor­ga­niz­zarla fuori dall’han­gar. Non tutti i lavo­ra­tori ne sono amma­liati, ma tutti usu­frui­scono di que­ste tro­vate: regali durante le festi­vità, spet­ta­coli, ini­zia­tive a sor­presa all’uscita dal turno, con­corsi interni e rico­no­sci­menti pub­blici per la bra­vura lavo­ra­tiva. Tutti orpelli che devono sal­dare la fedeltà del lavo­ra­tore all’azienda, spin­gen­dolo a dare il mas­simo in ter­mini di pro­dut­ti­vità. D‘altro canto, se non dovesse bastare la sud­di­tanza psi­co­lo­gica a «pla­smare» il lavo­ra­tore, la pre­senza del con­trollo diviene tan­gi­bile, mate­ria­liz­zan­dosi nelle per­qui­si­zioni cam­pio­na­rie ai lavo­ra­tori (per pos­si­bile tac­cheg­gio!), nell’essere trat­tato con sprez­zante fred­dezza dalla vigi­lanza, nel sen­tirsi pen­dere sul capo la spada di Damo­cle del con­trollo aziendale.
Quale com­po­si­zione sociale lavora tra gli scaffali?
In Fran­cia, dove ci sono 4 sta­bi­li­menti, ho avuto modo di cono­scere solo quanto avve­niva in quello di Mon­té­li­mar. In gene­rale posso dire che la situa­zione fran­cese è assai dif­fe­rente ad esem­pio da quella tede­sca, per­ché non c’è un cri­te­rio d’assunzione iden­tico per i diversi paesi. Men­tre in Ger­ma­nia lavo­rano in mag­gio­ranza gio­vani di diverse nazio­na­lità (per lo più greci, spa­gnoli, por­to­ghesi e tur­chi) e c’è una forte richie­sta di mano­do­pera (9 sta­bi­li­menti), in Fran­cia la mag­gior parte dei lavo­ra­tori sono gio­vani fran­cesi che hanno tra i 25 e i 30 anni. In par­ti­co­lare, per ciò che con­cerne lo sta­bi­li­mento di Mon­té­li­mar, i migranti sono pochi (e per lo più magh­re­bini); forse anche per­ché la zona della Drôme non ha un’economia così fio­rente e, tro­van­dosi nel cuore della Fran­cia, non è un pas­sag­gio tran­si­to­rio dei flussi migratori. 

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13300

Dal Giappone agli Usa: barca sulla spiaggia, è un relitto dallo tsunami?

Dal Giappone agli Usa: barca sulla spiaggia, è un relitto dallo tsunami?

Dal Giappone agli Usa: barca sulla spiaggia, è un relitto dallo tsunami?

Dal Giappone agli Usa: barca sulla spiaggia, è un relitto dallo tsunami?

Dal Giappone agli Usa: barca sulla spiaggia, è un relitto dallo tsunami?

Una scialuppa interamente ricoperta di vegetazione e strani organismi marini che gli scienziati stanno analizzando per prevenire eventuali rischi. Il misterioso relitto è riemerso dall'Oceano Pacifico vicino la spiaggia di Ocean Lake, nello stato di Washington, a nord della costa occidentale degli Stati Uniti. Su di esso ci sono iscrizioni in lingua asiatica su cui la polizia sta investigando e per questo è stata contattata anche l'Ambasciata giapponese. Secondo le autorità, l'imbarcazione potrebbe essere stata inghiottita dal violento tsunami che ha devastato il Giappone nel 2011 e riemersa solo ora dalle acque. Si tratta del secondo caso di ritrovamento in pochi giorni. Nella galleria, le foto dell'Ocean Shore Police Department.

http://www.repubblica.it/ambiente/2014/04/30/foto/dal_giappone_agli_usa_relitto_sulla_spiaggia_forse_viene_dallo_tusnami-84907698/1/?ref=fbpa#1