lunedì 14 marzo 2016

Abruzzo, i fiumi “malati” di salmonella. E l’azienda che dovrebbe vigilare è stata sanzionata per scarichi inquinanti. - Maurizio Di Fazio



Scarichi abusivi, sia civili che industriali in aumento. Depuratori fuori norma o ko. Discariche en plen air. L'ente, che si finanzia con le bollette dell'acqua e che dovrebbe aiutare a vigilare, ha ricevuto undici verbali di contestazione con sanzioni di decine di migliaia di euro.

Scarichi abusivi, sia civili che industriali in aumento. Depuratori fuori norma o ko. Discariche en plen air. I fiumi abruzzesi sono malati, affetti dalla salmonella e da altri agenti patogeni che si trasmettono all’uomo. Il loro inquinamento è pericoloso per la nostra salute e compromette la balneabilità delle acque, e così le stesse potenzialità turistiche di una regione baciata dai parchi nazionali, dalle montagne e da una costa lunghissima. L’estate è vicina, eppure manca ancora un’autentica e condivisa politica di risanamento ambientale. E latita anche una vera e sistematica operazione-trasparenza “attraverso la pubblicazione di tutti i dati sulla depurazione e la qualità delle acque in possesso di Arta (Agenzia regionale tutela ambiente), province e società di gestione; la divulgazione delle sanzioni elevate per gli scarichi non a norma; la pubblicazione dei progetti in corso o finanziati o in programma su un unico sito della Regione, con informazioni aggiornate sullo stato di avanzamento dei lavori”.
La denuncia arriva dal Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, che ha chiamato a raccolta in una mega-manifestazione oltre cinquanta tra comitati, associazioni e sigle sindacali, al grido di “Ora basta. Vogliamo mari e fiumi puliti”. “Stop a nuove captazioni: i fiumi non possono tollerare altri prelievi. Semaforo verde per un programma straordinario di controllo e bonifica dai rifiuti delle aree golenali, e per l’utilizzo anche di droni per scoprire gli inquinatori. Maggiori fondi alla depurazione e per il rinnovo delle reti idriche colabrodo” le altre richieste urgenti del Forum.
L’aggiornamento dei siti web istituzionali procede a singhiozzo, e a rilento, i monitoraggi sono a macchia di leopardo e pertanto per avere un quadro e una prospettiva d’insieme non resta che incrociare gli ultimi dati resi pubblici dall’Arta relativi al 2014. L’hanno fatto gli ambientalisti locali, scoprendo criticità allarmanti. “È venuto fuori che su 154 controlli per la ricerca di salmonella sulle acque superficiali, tra le province di PescaraL’Aquila e Chieti, ben 73 sono risultati positivi, pari al 47% del totale”. E si viene spesso a conoscenza di problemi igienico-sanitari fluviali solo quando un singolo sindaco dirama un’ordinanza di divieto di uso dell’acqua.
Anche la quantità appurata di escherichia coli (che può provocare vomito, diarrea acuta, crampi addominali…) era sovente al di sopra del tetto massimo consentito di 4 mila UFC/100 ml. “Il record è quello di Fosso La Raffia vicino Capistrello e Avezzano, con una punta di 1.100.000 UFC/100 ml”. Fiumi-cloaca, insomma, in certi tratti, considerata pure la presenza non occasionale di tracce di zincosolventi clorulaticadmio.
Secondo le ragioni di chi protesta, sul banco degli imputati ci sono i controllori politici e gli organi di gestione come l’Aca (Azienda comprensoriale acquedottistica). L’anno scorso quest’ente, che si finanzia con le bollette dell’acqua e che dovrebbe aiutare a vigilare sull’inquinamento del fiume, ha ricevuto undici verbali di contestazione con sanzioni di decine di migliaia di euro. Per scarichi reflui non autorizzati e per il superamento dei limiti di legge degli inquinanti fuoriusciti dagli scarichi. L’Aca è in concordato preventivo dal 2013, ed è in via di risanamento dalla montagna di debiti ereditati dalle precedenti gestioni, più di cento milioni di deficit: “Il partito dell’acqua ha scialacquato decine di milioni di euro – spiega al Fatto.it Augusto De Sanctis, del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua -. Soldi sottratti agli investimenti, e al risanamento dei fiumi”.

ARRIVA IN ITALIA LA SUPER RISONANZA PER BRUCIARE CELLULE TUMORALI!



Arriva una super risonanza in grado di bruciare le cellule del cancro. Il macchinario della risonanza magnetica è combinato con un macchinario che emette ultrasuoni ad altissima intensità focalizzandoli in un punto in modo da “bruciare” con precisione, in modo non invasivo e con l’assenza quasi totale di effetti collaterali.
Una vera e propria rivoluzione, quindi, quella che sta per approdare in Italia. La super risonanza verrà inaugurata presso l’Irst (Istituto scientifico romagnolo per la cura dei tumori): che consentirà – sottolinea Dino Amadori, direttore scientifico dell’Ircs – di dare al via ad una piano di ricerca per la diagnosi e cura dei tumori unico nel panorama internazionale.
L’Istituto, per i prossimi tre anni, porterà avanti tre progetti sperimentali per valutare l’accuratezza diagnostica, sicurezza, tollerabilità, comfort e costo-efficacia di questo tipo d’indagine, la capacità della risonanza nell’individuare i danni procurati al fegato dai farmaci chemioterapici e l’utilizzo degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità nel trattamento dalle metastasi ossee e del dolore. ‘La particolarità di questo strumento – spiega Amadori – chiamato Rm 3Tesla con sistema Hifu (High-Intensity Focused Ultrasound), è di avere una potenza doppia rispetto alla risonanza “standard” e ciò permette di “vedere” lesioni tumorali di solo un millimetro quando in genere sotto i 5 millimetri non sono monitorabili. Non solo, è possibile analizzare meglio i tessuti compresi quelli molli’.
 Non solo. La super risonanza è in grado di registrare gli aspetti di funzionamento degli organi: ‘Per esempio – continua – studiando il cervello si possono vedere le reazioni delle diverse aree al dolore e se ne può monitorare l’intensità. Ciò ci consentirà di curarlo meglio’.

Corruzione, tangenti in cambio di sentenze tributarie favorevoli: 4 arresti. - Ersilio Mattioni

Corruzione, tangenti in cambio di sentenze tributarie favorevoli: 4 arresti

Destinatari del provvedimento di custodia in carcere, eseguito dagli uomini delle Fiamme Gialle, sono stati Luigi Vassallo già detenuto a Opera nell’ambito della stessa inchiesta, un imprenditore, i giudici Luigi Pellini (commercialista) e Gianfranco Vignoli Rinaldi (avvocato). Per entrambi la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari.

Inchiesta sulla giustizia tributaria, un’altra mazzetta da 60mila euro e altri quattro arresti. La procura di Milano scoperchia “un vasto sistema di corruzione che coinvolge giudici tributari, professionisti e altri soggetti disposti a risolvere le proprie vertenze pagando (…) Un sistema che è stato utilizzato per azzerare complesse indagini della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle entrate”.
Le tangenti per addomesticare le sentenze venivano recapitate “a giudici compiacenti” attraverso “pacchi natalizi con decine di biglietti da 500 euro”. Così “si sono annullati accertamenti milionari”, scrivono i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta ‘Dredd’, Laura Pedio ed Eugenio Fusco.
Destinatari del provvedimento di custodia in carcere, eseguito questa mattina dagli uomini delle Fiamme Gialle, sono stati Luigi Vassallo (avvocato, professore universitario a Pavia e giudice d’appello della Commissione tributaria regionale della Lombardia, già detenuto a Opera nell’ambito della stessa inchiesta: per lui si tratta del terzo mandato di arresto) e l’imprenditore Matteo Invernizzi, residente a Trescore Balneario (Bergamo), amministratore di fatto della Eurocantieri Srl, società attiva nell’edilizia e sottoposta ad accertamenti fiscali, che nel 2013 avrebbe comprato due sentenze. Una dalla Commissione tributaria regionale e l’altra dalla Commissione tributaria provinciale, secondo l’accusa con il contributo determinante dei giudici Luigi Pellini (commercialista, di Milano) e Gianfranco Vignoli Rinaldi (avvocato, anche lui di Milano). Per entrambi la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari, “in ragione della loro età, essendo ultra 70enni”. Le richieste degli inquirenti sono state accolte dal Giudice per le indagini preliminari, Manuela Cannavale.
Indagato a piede libero anche un ex finanziere, Agostino Terlizzi, che ha rivestito ruoli di comando nella Fiamme Gialle, lavorando presso la tenenza di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza, dove vive. Numerosi i contatti tra l’ex Gdf (la cui abitazione è stata perquisita) e Vassallo. In una mail Terlizzi trasmette al giudice tributario alcuni documenti che riguardano la situazione dell’imprenditore Invernizzi e la Eurocantieri Srl.
La Procura mette nero su bianco le enormi difficoltà nel condurre l’indagine, che vede in Vassallo un vero dominus. Quest’ultimo “non ha inteso chiarire alcunché rispetto alle proprie condotte”, come del resto “nessuno (fra indagati e coinvolti) ha inteso fornire un contributo spontaneo, che pure ci si poteva attendere da chi esercita funzioni giurisdizionali”. Neppure Marina Seregni (commercialista 70enne di Monza, giudice tributario di primo grado, arrestata lo scorso 28 gennaio e interrogata in carcere: ha fornito elementi utili all’inchiesta. Per i pm Pedio e Fusco, attorno al nebuloso mondo della giustizia tributaria, vige “la regola del silenzio”. Una tesi già proposta da Antonio Di Pietro a metà degli anni ‘90.
Ma la svolta nelle indagini è comunque arrivata. Fondamentale la perquisizione dello studio Vassallo, dove sono stati trovati quattro telefoni cellulari (due Blackberry e due Smartphone), sei ‘chiavette’ elettroniche, tre pc portatili e cinque fissi, oltre a vari documenti (fra cui una bozza di sentenza favorevole all’imprenditore Invernizzi) e agende per gli appuntamenti. Prezioso il contributo della segretaria di Vassallo, Mirella Orbani. È stata lei, testimone oculare e parte attiva nella preparazione delle bustarelle, a fornire alcune importanti conferme e ad aiutare la Guardia di finanza a decifrare la “contabilità riservata”.
Gli inquirenti hanno ricostruito l’incontro tra Vassallo e Invernizzi, quando l’imprenditore consegnò al giudice tributario la somma di 60mila euro in contanti: “Ricordo – riferisce Orbani – che Matteo Invernizzi (il giorno 11 dicembre 2013) è venuto in studio da noi (…) con una busta contenente 60 mila euro in contanti e la consegnò a Vassallo. Quando siamo rimasti soli, io e Vassallo, quest’ultimo ha aperto la busta in mia presenza e ha contato il denaro. Ricordo che erano tutte banconote da 500 euro”.
La tangente sarebbe poi stata suddivisa. Lo testimonierebbero alcuni appunti sulla agende e sulle buste, puntualmente interpretati dalla segretaria Orbani. Il 18 dicembre 2013 si legge: “-5 (Agostino) = 55”. Secondo i pm Pedio e Fusco, questo “lascia intendere che Vassallo abbia effettuato un prelievo di 5 mila euro da destinare verosimilmente a Terlizzi (ex Gdf, ndr)”. Due giorni dopo, il 20 dicembre, un altro prelievo dalla busta, sempre di 5 mila euro. Ricostruisce Orbani: “Vassallo aveva pronto un cesto natalizio da consegnare al dottor Luigi Pellini (giudice tributario, ndr). Mi disse che sarebbe andato all’appuntamento per consegnare la busta coi contanti e il cesto”. Il 23 dicembre, infine, è il turno del giudice Vignoli Rinaldi: altri 5 mila euro. “Come per Pellini – chiarisce la Orbani – (Vassallo) portò un cesto di Natale”.
I rimanenti 45mila euro vengono depositati in una cassetta di sicurezza presso la Banca Unicredit di piazza San Babila a Milano, dove infatti il denaro viene trovato dalla Guardia di finanza. Assieme a un’altra busta con dentro 1.400 euro. Anche questo contante proviene, secondo i pm, dall’imprenditore Invernizzi, il quale si sarebbe accordato con Vassallo per la consegna (avvenuta solo parzialmente) di ulteriori 5 mila euro in caso di sentenze favorevoli. Circostanze che si sono in effetti verificate, in un caso con qualche difficoltà. Lo scrive lo stesso giudice Vignoli Rinaldi in una mail indirizzata a Vassallo: “Ho dovuto lottare, o meglio tenere a bada (…) la testardaggine del giudice relatore (Rag. Antonio Rigoldi). Quest’ultimo sosteneva – a ragione – che nel ricorso (della Eurocantieri Srl, ndr) era stata chiesta solo la sospensione della cartella e non il suo annullamento”. Ma alla fine, chiosa il giudice soddisfatto, “ho convinto presidente e relatore ad accogliere il ricorso, anche nel merito”.

Stasera Pizza!



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Goliardia.



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domenica 13 marzo 2016

Muos, Cassazione conferma il sequestro per la salute degli abitanti.

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“E’ la notizia più bella che potessi mai ricevere, finalmente la tutela della salute degli abitanti di Niscemi e la salvaguardia del nostro territorio vengono riconosciuti come un diritto inalienabile dalla Cassazione” ha detto il sindaco di Niscemi Franco La Rosa.
E’ “certamente sussistente quantomeno per la prosecuzione dei lavori in epoca successiva all’annullamento del provvedimento di revoca delle revoche” la consumazione a livello indiziario del reato di abuso edilizio nella realizzazione di infrastrutture militari costituenti il sistema radar Usa ‘Muos’ in Sicilia. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi di conferma del sequestro del ‘Muos’ che, rileva il verdetto, è stato disposto con finalità di salvaguardia dell’ambiente e della salute degli abitanti.
Ad avviso della Cassazione, non ha meritato accoglimento la tesi dell’Avvocatura dello Stato che, per conto del Ministero della Difesa, chiedeva l’annullamento della conferma del sequestro del ‘Muos’.
“Mi chiedo a questo punto a che servono le rilevazioni in corso da ieri sulle emissioni delle antenne, disposte dal Consiglio di giustizia amministrativa. Sul Muos, per ora, la partita è chiusa” ha detto il sindaco di Niscemi.
Da ieri nella base militare sei tecnici nominati dal Cga hanno cominciato le rilevazioni sulle emissioni elettromagnetiche per stabilire se sono nocive per la salute. Le operazioni si concluderanno domani.

Per Renzi un buffet da 120mila euro in una galleria dell'autostrada.



Per l'arrivo del premier il cantiere per qualche ora si è trasformato in una sorta di loft, con tanto di divani in vimini e buffet molto ricercato.

COSENZA - Sono diverse le cose rimaste dalla visita del premier Matteo Renzi. 
Fra queste l’incredibile banchetto organizzato all’interno della galleria di Mormanno. Il cantiere per qualche ora si è trasformato in una sorta di loft, con tanto di divani in vimini e buffet molto ricercato. Pare ci fosse anche un carretto con gelati artigianali. Il tutto organizzato da una ditta di Tarsia per una cifra vicina ai 120mila euro.
Chi ha pagato? C’è chi dice l’Anas, chi la ditta che sta effettuando i lavori. 
L'Anas fa intanto sapere di non aver richiesto il buffet che è stato invece un'iniziativa della Italsarc (il consorzio di imprese che fa da general contractor dell'opera) che a ogni inaugurazione di tratto di autostrada offre un rinfresco ai suoi dipendenti. 
L'Anas precisa anche che il presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha preso parte al buffet.
Un fatto è certo: in pochi hanno approfittato del buffet vista la location.