venerdì 2 marzo 2018

Elezioni – La guida per un voto consapevole: 146 tra indagati, condannati, prescritti (vince il centrodestra). 39 voltagabbana (vince il centrosinistra). Eccoli divisi per nome e per regione. - Diego Pretini e Thomas Mackinson

Elezioni – La guida per un voto consapevole: 146 tra indagati, condannati, prescritti (vince il centrodestra). 39 voltagabbana (vince il centrosinistra). Eccoli divisi per nome e per regione

Ilfatto.it ha analizzato i circa 5mila nomi dei candidati di centrosinistra, centrodestra, M5s e Liberi e Uguali. Una lista che tutti gli elettori - regione per regione, collegio per collegio - possono consultare per capire se la loro scelta è quella giusta. Tre requisiti: candidati sotto inchiesta, a processo o prescritti; quelli con una particolare predisposizione al cambio di casacca; e quelli che si sono fatti segnalare: dagli espulsi M5s per i rimborsi ai politici finiti nelle dichiarazioni dei pentiti. Non una lista di proscrizione, dunque, ma una mappa per sapere come muoversi.


Un sistema elettorale come il Rosatellum in cui si sceglie un candidato o un partito e si finisce per favorire qualcuno o qualcosa che non si immagina neanche, deve spingere l’elettore ad imbracciare l’unica arma: un voto consapevole. Così ilfattoquotidiano.it ha analizzato le storie e le biografie di tutti i candidati sia nei collegi uninominali sia nei listini bloccati del proporzionale. Ne sono venuti fuori 273 che, per motivi diversi, possono spingere gli elettori a una riflessione sul voto. La scelta, ovviamente, è libera, ma è bene essere informati.
I requisiti che hanno guidato questa ricerca sono tre. Il primo: gli “impresentabili” classici, cioè chi è indagato, imputato, condannato o prescritto per vicende giudiziarie di varia natura. Si va dai reati comuni fino a quelli contro la pubblica amministrazione, passando anche attraverso quelli di natura politica (ad esempio un radicale condannato per aver coltivato cannabis, che immaginiamo verrà valutato in modo diverso dagli elettori).
Il secondo: i voltagabbana conclamati, cioè coloro che hanno cambiato più volte partito o schieramento oppure l’hanno cambiato proprio negli ultimi mesi prima delle elezioni.
Il terzo criterio, che abbiamo chiamato “Hanno detto, hanno fatto“, raccoglie tutto ciò che l’elettore deve conoscere di “particolare” sul candidato: qui dentro, per esempio, ci sono dichiarazioni xenofobe, passioni per ideologie fascistedebitori, episodi particolari nelle esperienze amministrative di chi si presenta per fare il parlamentare, i “furbetti” del rimborso dei Cinquestelle, gli esponenti politici finiti in intercettazioni o deposizioni di pentiti o appartenenti alle associazioni mafiose.
La lista non vuole essere “di proscrizione”, ma uno strumento in più in mano all’elettore per capire se ciò che vota è davvero quello che vuole. “Il cambiamento – disse una volta Paolo Borsellino – si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello”. Dall’altra parte, aggiungeva il giudice ucciso da Cosa Nostra, dev’essere la politica a fare la selezione. “La magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire: be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. 

Però i consigli comunaliregionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto”. Questo, insomma, lo spirito con cui abbiamo fatto questo lavoro.
Il totale di 273 si basa su una ricerca effettuata su circa 5mila nomi, i candidati che cercano di essere eletti attraverso il sostegno di 10 partiti: Forza Italia, LegaFratelli d’Italia e Noi con l’ItaliaPdPiùEuropaInsiemeCivica PopolareM5sLiberi e Uguali. Da questo lavoro ilfattoquotidiano.it ha escluso tutti i candidati di CasaPound e di Italia agli Italiani (la lista che riunisce Forza Nuova e Fiamma Tricolore) che per i continui richiami al fascismo avrebbero finito per ingolfare i nostri elenchi. La ricerca ha coinvolto anche Potere al Popolo, ma tra le file della lista di sinistra sono emerse solo due condanne (una più grave a Livorno e una meno a Torino) per incidenti durante delle manifestazioni di piazza.
I numeri dicono che nella prima categoria (gli “impresentabili” giudiziari) vanno in 146. Il primato ce l’ha il centrodestra con 36 candidati all’uninominale più altri 59 nei listini proporzionali, divisi in 25di Forza Italia7 della Lega9 dei Fratelli d’Italia e 18 di Noi con l’Italia (il partito che in proporzione alla propria dimensione è certamente al top in questa categoria). Il centrosinistra arriva a un totale di 19 candidati indagati, imputati, condannati o prescritti nei collegi uninominali più 25 nei listini proporzionali, distribuiti tra Pd (15), PiùEuropa (4), Insieme (2) e Civica Popolare (4). Restano infine due grillini e 5 candidati di Liberi e Uguali.
Tra i voltagabbana (che sono in tutto 39) vince invece il centrosinistra anche per via della mareggiata di alfaniani dentro Civica Popolare17 candidati all’uninominale un tempo erano dall’altra parte. Nella categoria “Segni particolari“, per finire, si segnalano i Cinquestelle: il grosso lo fanno i candidati già espulsi (quelli dei rimborsi, ma anche l’indagato Caiata), ma poi ci sono alcune figure che hanno fatto parlare di sé per opinioni in libertà, magari sui migranti, sui vaccini o sulla chemioterapia. Tra le Regioni la spinta principale viene dalla statistica: dove ci sono più candidati, ci sono più casi da segnalare. Quindi in testa c’è la Sicilia e a seguire vengono PugliaCampaniaLombardia. Tra le Regioni più piccole una menzione la meritano Marche e Basilicata.
Il lavoro è stato curato da Diego Pretini e Thomas Mackinson con le collaborazioni e i contributi fondamentali di Vincenzo BisbigliaMartina CastiglianiEmanuele Di LoretoAndrea GiambartolomeiVincenzo IurilloErsilio Mattioni, Monia MelisLucio MusolinoGiuseppe PipitoneFerruccio SansaAndrea TundoGiulia Zaccariello.
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giovedì 1 marzo 2018

Corruzione, arrestati un giudice e l'imprenditore Ricucci.

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In manette anche Liberato Lo Conte. La vicenda su cui indaga la procura di Roma riguarda un accordo volto ad aggiustare una sentenza.

ROMA - L'imprenditore Stefano Ricucci e il magistrato Nicola Russo, giudice della Commissione tributaria del Lazio e consigliere di Stato, già sospeso dal servizio, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza. L'accusa nei loro confronti ipotizzata dalla Procura d Roma è corruzione in atti giudiziari. In manette anche un altro imprenditore, Liberato Lo Conte. Secondo inquirenti e investigatori l'accordo prevedeva l'aggiustamento di una sentenza in cambio di denaro e altre utilità.

Il magistrato è ai domiciliari, mentre Ricucci e Lo Conte sono in carcere. Dagli accertamenti investigativi è emerso un accordo corruttivo tra i tre indagati, legato all'emissione di una sentenza 'pilotata' nell'ambito di un contenzioso tributario tra la Magiste Real Estate Property (riconducibile a Ricucci) e l'Agenzia delle Entrate, che ruotava attorno al riconoscimento di un credito Iva di oltre 20 milioni di euro, vantato dalla stessa società nei confronti dell'Erario.

Gli approfondimenti eseguiti sulla documentazione e sui file che vennero sequestrati già nel 2016 (nel contesto dell'operazione 'Easy judgement' culminata con gli arresti di Ricucci e dell'imprenditore Mirko Coppola) hanno permesso di accertare le responsabilità dei protagonisti della vicenda. Russo, scrive il gip nella misura cautelare, era legato agli indagati "da vincoli di fiducia basati sull'amicizia, comune colleganza di interessi e frequentazione, alla base dell'accordo illecito corruttivo concretato anche in regalie e disposizioni economiche e di favore", consistenti, fra l'altro, nel pagamento di cene e serate in hotel di prestigio, ristoranti e locali notturni romani. Il magistrato, anziché astenersi come avrebbe dovuto in quanto in conflitto di interessi, avrebbe favorito i suoi 'amici', nella sua qualità di relatore ed estensore della sentenza di secondo grado, favorevole alla Magiste, che aveva riformato la precedente pronuncia della Commissione Tributaria Provinciale, di segno opposto.


http://www.repubblica.it/cronaca/2018/03/01/news/corruzione_arrestati_un_giudice_e_ricucci-190069643/

domenica 25 febbraio 2018

La politica in Italia.

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Sanguisuga

Purtroppo i partiti consolidati hanno i voti sicuri dei loro raccomandati, (quelli che hanno usufruito di posti di lavoro a tempo indeterminato, quelli che hanno usufruito dei soldi nostri per aprire un'azienda, quelli che hanno usufruito di una spintarella presso il docente universitario per superare alla grande un esame, quelli che.....) è naturale, pertanto, che siano destinati a vincere le elezioni. 

Noi siamo vittime della mala politica e di chi approfitta della mala politica privando noi cittadini liberi di sperare in un posto di lavoro, nella possibilità di avere un aiuto per aprire un'azienda ed altro. 

Siamo anche vittime di chi, con l'aiuto della mala politica, ricopre cariche sensibili nella medicina, nell'insegnamento, nella costruzione di edifici pubblici e privati, senza averne l'adeguata responsabilità e preparazione e con tutte le conseguenze del caso.


In Italia va avanti chi corrompe e si fa corrompere, per tutti gli altri non c'è speranza.


Debbono smettere di presentare nelle loro liste elettorali personaggi famosi per raccogliere voti. 


Noi vogliamo essere rappresentati e governati da persone responsabili e preparate.

Berlusconi, perchè?

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- Berlusconi ha frodato lo stato del quale è stato presidente del consiglio; - è stato condannato in via definitiva a quattro anni di carcere, dei quali tre condonati; - non ha scontato un solo giorno di galera e, invece di essere radiato da ogni pubblica attività, fa campagna elettorale in politica. Sorge spontanea una domanda: ma da chi è raccomandato? - Ricordiamo che la sua attività imprenditoriale è iniziata con una fideiussione ottenuta da Banca Rasini i cui correntisti erano Reina, Calò, Provenzano; - sappiamo che ha avuto uno stalliere factotum di nome Mangano, mafioso pluriomicida legato a cosa nostra; - pare abbia anche avuto un incontro, procurato da Dell'Utri, suo stretto collaboratore, con alcuni capi di cosa nostra; - Dell'Utri, suo stretto collaboratore sin dagli anni '70 e con cui ha fondato Forza italia, è stato condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, essendo stato riconosciuto mediatore tra cosa nostra e Silvio Berlusconi. Berlusconi ha avuto, inoltre, 21 processi archiviati per "sopraggiunta prescrizione", per "amnistia", per "intervenuta modifica della legge (il fatto non costituisce più reato)". Strano, vero? Ma è ancora lì, per quanto ancora dobbiamo sopportare la sua presenza imbarazzante? Lui è il colpevole del degrado nel quale bazzica la politica italiana. E la disgrazia maggiore è che sono ancora tanti quelli che lo seguono, c'è da domandarsi: con quale illogico criterio?

Elezioni 2018 - Milena Gabanelli: I condannati candidati e il senso dello stato.

giovedì 22 febbraio 2018

Boschi, sorveglianza 24 ore su 24 contro la stampa e le proteste: la casa di Laterina ora è un bunker. - Davide Vecchi

Maria Elena Boschi

Dopo le proteste dei risparmiatori l’abitazione di Laterina viene “fortificata”.
Pubblichiamo un estratto dal libro di Davide Vecchi “Lady Etruria, tra papà e Matteo: tutti i segreti di Maria Elena Boschi” con prefazione di Marco Travaglio e postfazione di Giorgio Meletti, edito da Paper First da oggi nelle edicole e nelle librerie.
In pieno scandalo banca Etruria la famiglia Boschi diventa inavvicinabile. Il 28 febbraio 2016 l’associazione vittime del salva banche organizza un presidio a Laterina, nei pressi dell’abitazione dei Boschi. L’arrabbiatura del resto è giustificata. Il governo è da poco intervenuto azzerando le obbligazioni subordinate e molti risparmiatori si sono ritrovati con i risparmi di una vita volatilizzati. 
Inoltre, in quel febbraio 2016, Pier Luigi Boschi è indagato per bancarotta. Non solo. Ma è da poco emerso che il papà del ministro, due anni prima, appena nominato vicepresidente di banca Etruria, nel tentativo di individuare un nuovo direttore generale per sostituire l’ormai ex Luca Bronchi, aveva usato canali poco istituzionali: si era rivolto a un conoscente massone piuttosto discusso e poi arrestato, Valeriano Mureddu, che lo aveva messo in contatto con Flavio Carboni, l’ultraottantenne faccendiere passato in quasi tutte le vicende più losche e misteriose della storia della Repubblica italiana. Pier Luigi per ben due volte si mette in auto per raggiungere l’ufficio romano di Carboni e chiedere udienza e consiglio.
Per i clienti dell’istituto di credito che si sentono truffati è quasi naturale andare a protestare fuori da casa di quello che viene indicato come uno dei responsabili del tracollo della popolare. Poche decine di persone. Nulla da impensierire l’ordine pubblico. Tutto si svolge senza alcun tipo di problema, scontro o momento di tensione. Anche perché l’iniziativa è davvero spontanea e non ha alcun tipo di strumentalizzazione politica: sono risparmiatori. Nient’altro. Per l’occasione però arrivano massicce le forze dell’ordine. E da allora non se ne andranno mai più. A papà e mamma Boschi viene infatti riconosciuta una sorta di scorta. Per proteggersi da risparmiatori e giornalisti.
Per essere tecnicamente precisi si tratta di una “vicinanza fissa all’abitazione” e di una “vicinanza dinamica dedicata”. Il testo dei dispositivi è conservato presso il Comitato per la Sicurezza in prefettura e questura di Arezzo. Vi si leggono i dettagli di quello che diventerà un presidio fisso delle forze di Polizia al fianco della famiglia Boschi. Fuori dall’abitazione diventa impossibile anche solo avvicinarsi.
Quella che nel 2014, quando Maria Elena sbarca al governo come ministro, era una casa di tre piani senza recinzione né altro, spuntata a un incrocio della statale e incastrata tra capannoni industriali e appezzamenti di campagna coltivati, nel tempo si trasforma in un vero e proprio bunker. 
Di pari passo con le inchieste che riguardano banca Etruria e che vedono il padre Pier Luigi indagato – alla bancarotta semplice e fraudolenta si aggiunge poi l’accusa di falso in prospetto e di accesso abusivo al credito – la residenza di famiglia si fortifica. Prima spuntano due garage così da permettere a papà e mamma Boschi di entrare in casa senza dover passare dall’esterno, dove ovviamente i giornalisti si presentano a ogni novità che emerge dalle indagini, come è giusto che sia. La stampa, si sa, per sua natura deve controllare il potere. E se il padre di un ministro è indagato per una vicenda oggetto di interventi del governo rientra nel potere da controllare. Che ovviamente si infastidisce. Dopo i garage spunta una recinzione lunga tutto il perimetro della villetta. Poi viene piantata anche una siepe alta tanto da coprire la visuale. Infine appare un’auto fissa di piantone delle forze dell’ordine con due uomini 24 ore su 24. Il plurindagato Pier Luigi Boschi può stare tranquillo. Nessuno può disturbarlo.
Proviamo in molti a fare comunque il nostro mestiere. Ma chi prova anche solo ad accostare lungo la statale nei pressi della casa viene fermato e identificato. Se invece un’auto passa due, tre volte davanti alla casa gli agenti la seguono per capire i motivi dei ripetuti passaggi. Insomma casa Boschi diventa un bunker inavvicinabile.
Il dispositivo parla di due Carabinieri fissi 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Divisi su turni, in pratica, ben 10 uomini dell’Arma al giorno sono utilizzati per la casa dell’ex vicepresidente plurindagato della popolare di Etruria. 
E se deve allontanarsi da casa, lui come anche la moglie, basta telefonare e subito arriva un’altra auto di servizio con altri due uomini per accompagnarli dove devono. Una fonte qualificata della questura di Arezzo ci tiene però a far sapere che in realtà i genitori del ministro non hanno mai abusato di questa vigilanza, tutt’altro: sono stati rari i casi in cui hanno telefonato per chiedere assistenza. E sempre e solo per colpa dei giornalisti insistenti.
Quando poi a Laterina c’è la ministra, la presenza dei militari si raddoppia. A volte si sono presentate persino delle camionette della Polizia per presidiare l’abitazione. Ma la scorta riconosciuta al parlamentare membro dell’esecutivo prescinde da Laterina, le era stata assegnata a Roma. Da ministro anche perché, in quei mesi, riceveva minacce ed era in una “situazione obiettiva di rischio”.
Leggi anche:

Il Cern prepara il primo trasporto su strada dell'antimateria.

Una delle 'trappole' per l'antimateria realizzate al Cern (fonte: CERN) © Ansa
Una delle 'trappole' per l'antimateria realizzate al Cern (fonte: CERN)

Progettano per quantità record, i primi test nel 2022.

Sembra uscito dalla sceneggiatura del film 'Angeli e demoni', il nuovo progetto del Cern di Ginevra che punta a realizzare il primo trasporto su strada dell'antimateria. Nel 2022 partiranno i primi test sulle tecnologie che serviranno a 'intrappolare' una quantità record di antimateria e a caricarla in tutta sicurezza sul camion che dovrà spostarla di poche centinaia di metri: in questo modo sarà possibile portare l'antimateria a in un secondo laboratorio del Cern che studia nuclei atomici radioattivi molto rari, che decadono così in fretta da non poter essere trasportati altrove per fare esperimenti.
Grazie allo scontro con l'antimateria, sarà possibile capire le loro proprietà, le stesse che regolano anche il funzionamento delle stelle di neutroni, gli oggetti più densi dell'Universo che contengono una massa paragonabile a quella del Sole ma strizzata nel volume di una città. A raccontarlo sul sito di Nature è il coordinatore del progetto Puma (anti-Proton Unstable Matter Annihilation), il fisico Alexandre Obertelli dell'Università tecnica di Darmstadt, in Germania.
"L'antimateria di per sé è stata studiata a lungo, ma ora la padroneggiamo a sufficienza per iniziare a usarla come una sonda per studiare la materia", spiega il fisico Alexandre Obertelli che coordinerà il progetto 'Puma' (anti-Proton Unstable Matter Annihilation) al Cern di Ginevra.
Con il suo gruppo di ricerca Obertelli si propone di usare campi elettrici e magnetici per intrappolare la cifra record di un miliardo delle particelle-specchio dei protoni, gli antiprotoni, alla temperatura di quattro gradi sopra lo zero assoluto e in condizioni di vuoto paragonabili a quelle dello spazio intergalattico.
Questa gabbia dovrebbe poi essere caricata su un camion per essere trasportata a poche centinaia di metri di distanza in un secondo laboratorio del Cern dove, nell'ambito dell'esperimento Isolde, si producono nuclei atomici radioattivi molto rari, che decadono così in fretta da non poter essere trasportati altrove.
Facendoli interagire con l'antimateria, i ricercatori potrebbero capire come sono formati i loro nuclei ricchi di protoni, il cui comportamento è regolato da interazioni simili a quelle presenti nel cuore delle stelle di neutroni, che sono la chiave per comprendere come si formano gli elementi più pesanti dell'Universo.

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2018/02/21/il-cern-prepara-il-primo-trasporto-su-strada-dellantimateria-_fea0b8d6-241c-4b79-be88-0e914aa96e1d.html