Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 30 aprile 2018
domenica 29 aprile 2018
Sprechi, l’Europa del rigore fa la cattiva maestra: commissari si regalano più soldi e auto blu per 3 anni prima di lasciare. - Thomas Mackinson
L'indennità da 13.500 euro al mese non bastava, arriva lo scivolo d'oro per la "transizione" alla normalità. E' il regalo che si stanno facendo i 28 commissari della Commissione europea in previsione della fine del loro mandato: una volta cessati, avranno a disposizione per altri 36 mesi auto blu con autisti, uffici presso la Commissione con segretari e personale. Il tutto esentasse. L'iniziativa chiama in causa direttamente Juncker e il nuovo segretario. La presidente tedesca della Commissione Bilancio chiede chiarimenti.
Uno scivolo d’oro per i tre anni di “transizione”, dalla bambagia alla normalità. Stavolta l’Europa dà dei punti al nostro Parlamento. I suoi commissari uscenti, senza troppa pubblicità, hanno infatti deciso di concedere a se stessi un piccolo ma sostanzioso regalo: tra 19 mesi usciranno di scena e ad attenderli, puntuali, troveranno materassi imbottiti d’euro e nuovi irrinunciabili benefit. A loro disposizione, oltre a stipendi da 8-15mila euro al mese per tre anni, potranno usufruire nello stesso periodo anche di auto blu con autista, di un ufficio con personale e segreteria dedicati, il tutto sempre a carico dei contribuenti dell’Unione. Tre anni da nababbi per i 28 ex commissari la cui ragione di fondo – o il cui pretesto, per i critici – riesiederebbe nella volontà di evitare che finiscano al soldo di qualche multinazionale o società di lobby come José Manuel Barroso, l’ex presidente della Commissione (2004-2014) trasferitosi con armi e bagagli alla Goldman Sachs. L’iniziativa, va da sé, solleva vari problemi e altrettanti imbarazzi.
Il primo è che le regole valgono per gli stessi commissari che le devono approvare in palese conflitto di interessi, visto che saranno i primi a sperimentarne i benefici potenzialmente equivalenti anche al triplo di ciò che attualmente ricevono. Non a caso, ed è il secondo elemento della storia, l’iniziativa è passata sotto silenzio. A segnalarla è stato un quotidiano tedesco, non atti ufficiali, non comunicazioni interne, nulla di nulla. Il 18 aprile scorso la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato un articolo che dava conto dei benefit citando alcuni punti del trattamento allo studio. Da lì è partita anche la corsa a codificare politicamente la mossa. Da più parti viene attribuita infatti allo stesso presidente Jean Claude Junker e alla sua volontà di far quadrato attorno alla nomina (a sorpresa e indigesta a molti) a segretario generale della Commissione del suo capo di capo di gabinetto, il potente Martin Selmayr. La lettura malevola suggerisce che l’elargizione sia un viatico per rabbonire gli animi dei commissari contrari a tale scelta: perché rischiare di mordere la mano che ti darà ancora da mangiare?
Il terzo è che, come detto, di altre concessioni forse i commissari avrebbero in realtà ben poco bisogno, visto il trattamento d’oro che ricevono mentre sono in carica, grazie a stipendi da 20mila a 25mila euro al mese per cinque anni, rigorosamente esentasse così come i tanti benefit. Vista poi la sontuosa liquidazione. Ulteriori benefici economici finiscono fatalmente per stridere con l’idea romantica da “Europa solidale dei popoli”. Ma di cosa si tratta realmente?
“L’indennità di transizione” sarebbe pagata per tre o cinque anni e non due come è stato dal 2016. Questa indennità, che varia dal 40 al 65% dello stipendio base in base alla durata dei compiti precedente, vale a dire un minimo compreso tra 8.400 e 13.500 euro al mese, viene aggiunta a quella di “reinsediamento“, corrispondente al salario di un mese. Soprattutto, a queste somme, si aggiungeranno una serie di prestazioni in natura: un ufficio presso la Commissione (in precedenza solo gli ex presidenti avevano diritto), una macchina aziendale con autista e due assistenti. Grazie a questa operazione, un ex commissario riceverà effettivamente il doppio, se non il triplo, di ciò che attualmente riceve. Il tutto grazie anche a un’ulteriore piccola astuzia: mentre l’allungamento della durata del risarcimento (o il suo aumento) richiede l’accordo del Consiglio dei ministri (dove siedono gli Stati), questo non è il caso per le “prestazioni in natura” che dipendono dal bilancio della Commissione.
L’astuzia rischia di costare parecchio ai contribuenti e di dare un segnale contrario alle consuete rampogne di Bruxelles agli Stati spendaccioni e di aiutare gli antieuropeisti nell’opera di demolizione dell’immagine delle istituzioni europee. Non a caso c’è chi pretende immediate spiegazioni. Il 24 aprile scorso la presidente della Commissione controllo di bilancio del parlamento europeo Ingeborg Grässle (PPE) ha mandato una lettera al Commissario al Bilancio Günther Oettinger chiedendo spiegazioni. Sbigottito anche Marco Valli, membro della stessa commissione in quota M5s: “Siamo venuti a conoscenza della proposta di questi nuovi privilegi per i Commissari uscenti, grazie ad un articolo pubblicato da un giornale tedesco. Per questo chiediamo, attraverso una lettera della Commissione controllo dei bilanci del Parlamento europeo l’accesso al documento di lavoro. Vogliamo vedere le carte ed evitare abusi e conflitti di interesse. Non è la prima volta che la Commissione prende decisioni discutibili in modo opaco, basti vedere il recente caso di nomina diretta dell’uomo di fiducia di Juncker, Martin Selmayr come Segretario generale”.
venerdì 27 aprile 2018
Riflettiamo.
Leggo i commenti e mi domando: è più intelligente perseverare nelle proprie idee oppure ragionare e cambiare opinione in virtù del cambiamento dei tempi e delle circostanze?
Del resto la "sinistra" è scivolata a destra, ha governato con la destra, ha privato i lavoratori dei diritti acquisiti in anni di lotte sindacali, li ha privati del lavoro, unica fonte di sostentamento, come sancito dalla Costituzione;
li ha privati anche della democrazia tanto decantata ma mai rispettata....;
perchè meravigliarsi, allora, se, per colpa di una legge elettorale malconcepita, chi ha vinto le elezioni deve necessariamente allearsi con chi ha affossato economicamente la nazione per poter organizzare un governo?
Aspettiamo di vedere all'opera chi ha vinto le elezioni con il consenso del 32% degli aventi diritto al voto, poi, casomai, potremo avanzare le nostre lamentele.
E non venitemi a dire che è oro ciò che è piombo, perchè i partiti preesistenti sono gli unici colpevoli del disastro economico del nostro paese!
Oltre ad essi nessun altro ci ha messo le mani!
mercoledì 25 aprile 2018
lunedì 23 aprile 2018
Paul Craig Roberts: La crisi e' solo all'inizio.
Questa domanda diffusa sbaglia completamente il bersaglio.
L’attacco degli US sulla Siria è un chiaro crimine di guerra contro un paese sovrano, indipendentemente dal fatto se la Siria ha usato armi chimiche, favorendo i terroristi di Douma supportati da Washington.
Nessuno si è mosso per fermare il crimine di guerra di Washington.
Alcuni vassalli degli USA, come Italia e Germania, hanno rifiutato di partecipare a questo crimine di guerra, ma nessuno ha tentato di bloccarlo. L’impotente Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nel quale la Russia sta perdendo il suo tempo prezioso, la Ue, la NATO, la Russia e la Cina stesse non hanno fatto niente per fermarlo.
L’attacco degli US sulla Siria è un chiaro crimine di guerra contro un paese sovrano, indipendentemente dal fatto se la Siria ha usato armi chimiche, favorendo i terroristi di Douma supportati da Washington.
Nessuno si è mosso per fermare il crimine di guerra di Washington.
Alcuni vassalli degli USA, come Italia e Germania, hanno rifiutato di partecipare a questo crimine di guerra, ma nessuno ha tentato di bloccarlo. L’impotente Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nel quale la Russia sta perdendo il suo tempo prezioso, la Ue, la NATO, la Russia e la Cina stesse non hanno fatto niente per fermarlo.
La Russia ha detto che se l’attacco Washington ha danneggiato i cittadini, potrebbero esserci conseguenze militari, ma la Russia non ha protetto il suo alleato da questo attacco.
Se l’attacco è stato condotto dagli USA, non c’è nessun significato, eccetto servire come salva-faccia di Trump. Apparentemente nessuno è stato ucciso e nessun danno è stato fatto, tranne una struttura in cui si produceva un antidoto contro i morsi dei serpenti velenosi.
Dall’altra parte, ciò ha un significato, a causa della percezione che le prostitute americane hanno provocato: una grande vittoria americana contro il diavolo siriano e la cattiva Russia. Questa percezione, che le prostitute hanno creato con le loro fake news, giustifica il crimine di guerra e porterà ad altri attacchi sulla Siria.
E’ altamente improbabile che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condannerà Washington, che paga per il 25% del budget dell’ ONU, inoltre il Consiglio di Sicurezza è pieno di vassalli degli USA, e loro non voteranno mai per censurare il loro capo. Putin sta sprecando tempo per cercare il significato di tutto ciò al Consiglio di Sicurezza, a meno che il suo fine sia provare la totale corruzione di ogni istituzione occidentale. Come molte persone già sanno, io non capisco il fatto di dover provare ciò che già si conosce. Putin dovrebbe leggere l’articolo di Eric Zuesse prima di riporre tutta questa fede nelle Nazioni Unite. https://www.strategic-culture.org/news/2018/04/17/how-us-has-virtually-destroyed-un.html
Come ho scritto in numerose occasioni, ammiro il carattere cristiano di Putin di evitare le botte che prende da Washington per salvare il mondo da una probabile morte di una guerra mondiale. Il problema è che porgendo l’altra guancia Putin incoraggia le aggressioni da Washington. Putin ha a che fare con dei neoconservatori psicopatici. Non sta dialogando con il buon senso.
Durante tutta la Guerra Fredda, nessun ambasciatore statunistense alle Nazioni Unite ha parlato aggressivamente e in modo sprezzante verso i rappresentanti sovietici come ha fatto Nikki Haley verso l’ambasciatore russo. Durante la Guerra Fredda nessun presidente americano avrebbe tollerato Nikki Haley. Quella puttana impazzita sarebbe stata immediatamente eliminata.
Il governo russo è colto dalla delusione se crede che il governo americano, in cui Nikki Haley è la scelta di Trump come portavoce del mondo, in cui il folle neoconservatore john Molton è il principale influenzatore sull’esercito US e sulla politica estera, e in cui il Presidente stesso è sotto ricatto per il tentativo di calmare le relazioni con la Russia, abbia una qualunque prospettiva di evitare la guerra.
La migliore chance di prevenire la prossima guerra è un’unione siriana-russo-cinese e una sconfitta per gli americani in un contesto regionale non degno di una risposta nucleare da parte di quegli psicopatici statunitensi. Fino a quando Washington resisterà, i vassalli europei di Washington, l’ONU e l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche saranno al fianco degli USA. Quando gli USA sperimenteranno la sconfitta, la NATO si dissolverà, e, con essa, la capacità di Washington di minacciare altri paesi evaporerà definitivamente.
Fonte: www.paulcraigroberts.org
17.04.2018
Il governo dell’Alta Finanza e gli elettori coglionati. - Eugenio Orso
Chi è che decide il governo, nella democrazia italiana, prossima, come un frutto troppo maturo, quasi allo sfacimento?
Aristotele, in veste di costituzionalista ateniese nel mondo degli Elleni al crepuscolo, riteneva che solo i governi espressione dei possidenti di medio bordo potessero dare stabilità a uno stato sovrano, sebbene limitato a una illustre città.
Oggi che lo stato unitario, nazionale e sovrano è al crepuscolo, come la Polis ateniese al tempo di Aristotele, il governo democratico lo decidono pochi attori di una nuova classe dominante, al di fuori dello stato e sopra di lui.
Da noi non è passato Filippo II il Macedone, re conquistatore padre di Alessandro il Grande e distruttore di città, vittorioso nella battaglia di Cheronea, ma si è verificato qualcosa di peggio, dagli anni novanta a oggi: il dominio del sopranazionale e dell’Alta Finanza.
Un giorno futuro, in altro Evo della storia, si ricorderà il momento della nascita formale dell’Unione Europea, con il trattato di Maasticht del 7 febbraio 1992, come l’inizio di un processo che ha tolto progressivamente ossigeno alla nazione italiana e l’ha portata all’irrilevanza.
Per la verità, l’embrione di questo processo maligno, la cui fine segnerà il definitivo trionfo della Classe Globale Finanziaria dominante, attore impersonale del nuovo capitalismo, è la dichiarazione (solenne!) sulla UE del 1983, a Stoccarda, che prevedeva il pensionamento della CEE.
La sottomissione militare e in termini di definizione della politica estera data dalla fine della seconda guerra mondiale e si è concretizzata nella Nato, con un centinaio di basi militari sul suolo nazionale, e per noi il 1945 è un po’ come fu il 338 avanti Cristo per gli Elleni, quando furono sconfitti a Cheronea da Filippo II.
Grazie al percorso maligno che conosciamo, dal febbraio del 1992 ai giorni nostri, con la premessa della “dichiarazione solenne” del 1983, in Italia si vota nell’universalità del suffragio democratico, ma i governi si decidono altrove, ribaltando gli esiti del voto, se necessario, e coglionando gli elettori.
L’espressione “coglionando” segnala che il momento didattico e storico è finito e inizia l’articoletto del vecchio Orso sulle prospettive di un nuovo governo dopo il presunto terremoto elettorale del 4 di marzo.
Come il povero Aristotele, nato a Stagira il 384 a.C. e morto in esilio a Calcide di Eubea nel 322, dopo essere scappato da un’Atene al crepuscolo per non finir male, anche il sottoscritto, in modo infinitamente più modesto, sta assistendo alla fine di un mondo e, forse, anche alla fine dell’Italia, democrazia matura nel mondo globale e nell’Europa unionista e atlantica.
Solo che noi, a differenza del malcapitato Aristotele che osservava la fine di un mondo, non abbiamo un posto dove scappare per sottrarci agli strali del sistema, che ci raggiungerebbero ovunque …
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L’Italia avrà uno straccio di governo?
La risposta è sì, anche se non sarà nel rispetto della volontà degli elettori, caduti ancora una volta nella trappola della democrazia, liberale e matura, con percentuali di partecipazione alla kermesse del voto molto alte, superiori al settanta per cento.
Prendiamo in considerazione alcuni elementi utili, per prevedere quale governo sarà propinato agli italiani:
- Mattarella, nonostante l’alta carica che ricopre, non è “super partes”, avendo in tasca, nei fatti, la tessera del piddì. Piccolo particolare, questo, che lo fa lavorare per riportare il piddì al governo, magari con il cinque stalle di Di Maio, o per mantenerlo almeno in area di governo, con un governo tecnico o semi-tecnico (per non dare troppo nell’occhio) gradito all’Alta Finanza. Infatti, Mattarella non potrà prescindere dagli interessi dell’Alta Finanza, che ci tiene in pugno con il “rispetto delle regole” dei trattati imposti e ci imprigiona nel “sistema delle alleanze occidentali”.
- Berlusconi è rientrato in gioco in qualità di “agente sabotatore” nei confronti di Salvini (e Meloni) e questo sta facendo. Due sono le motivazioni che muovono l’ottuagenario sabotatore/incursore. La prima è garantirsi una sorte diversa da quella di Craxi, o peggio, del suo amico Gheddafi, ammortizzando le noie processuali (olgettine, Ruby Rubacuori, etc.) e preservando il suo ingente patrimonio personale, a beneficio della prole. La seconda, riconosciamolo pure, è il suo smisurato ego, che gli acciacchi dell’età non riducono, e la sua mania di essere sempre il protagonista, in ogni situazione, anche se così nuova che lui non la comprende. Per poter scamparla, deve mostrarsi utile all’Alta Finanza dominante, cioè disponibile a governi con i collaborazionisti piddini, come dimostrano le sue ultime dichiarazioni, e colpire alle spalle Salvini, o almeno fargli qualche sgambetto, ogni volta che è possibile. Tramontata la prospettiva di un solido governo con il piddì di Renzi, rinverdendo il “patto del Nazareno”, non gli resta che sabotare Salvini fino in fondo, apparentemente riconoscendogli la guida della coalizione (non coesa) del cosiddetto centro-destra, in base ai risultati elettorali. Per quanto vagamente rincoglionito, come alcuni sospettano, sta svolgendo il suo compito egregiamente, dal punto di vista dell’Alta Finanza, esattamente come il piddino Mattarella svolge il suo …
- Salvini ha avuto solo il diciassette per cento, anche se beneficia della maggioranza relativa della coalizione con FI e FdI, e per tale motivo non può fare a meno di Berlusconi. Vorrebbe ardentemente dare il colpo di grazia al Cav, per liberarsene e andare con Di Maio, ma ancora non può farlo, se non rischiando tutta la sua brillante carriera politica, perché per pappare i voti di FI e terminare Berlusconi ci vuole tempo, mentre incombe la necessità di fare un nuovo governo. Un paese “indebitato” come l’Italia, sotto osservazione della UE e sotto ricatto dell’Alta Finanza/Mercati&Investitori, non può indugiare troppo a lungo, come invece ha fatto senza particolari patemi il Belgio. Salvini rischia di infilarsi in un vicolo cieco, proprio come vorrebbero i dominanti, grazie ai sabotaggi di Berlusconi e all’”arbitro” del gioco che in questo momento è Mattarella.
- Di Maio scalpita per la presidenza del consiglio dei ministri e, per tale motivo, sarebbe disposto a dichiararsi anche satanista, oltre che di sicura fede atlantista, come ha fatto di recente in televisione davanti alla Bilderberg Gruber, ma solo dopo il voto. Dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato alla Casellati, non gli resterà che lo sconfitto piddì, il quale stando al gioco, è già un po’ meno “aventiniano” e possibilista su eventuali “alleanze di governo”. Il cinque stalle rischia grosso, con Di Maio, che ha stravolto le posizioni come se il presunto movimento, fosse una scatola vuota, da riempire a talento, quando conviene, con eurismo, fedeltà alla troika e atlantismo occidentalista. Rischia grosso anche perché, fra qualche mese, sarà evidente ai più poveri e in difficoltà, che i soldini del sussidio di povertà chiamato reddito di cittadinanza non arriveranno nelle loro tasche vuote.
- Il piddì sta aspettando l’assist del suo Mattarella, per rientrare in gioco a sorpresa. Subito dopo il voto, ancora e sempre nelle mani di Renzi, è salito su un grottesco Aventino, apparentemente chiamandosi fuori dai giochi. Si può credere che il piddì faccia l’opposizione al suo stesso governo Gentiloni, ancora in carica con la benedizione di Mattarella e non solo per gli affari ordinari, data l’espulsione dei diplomatici russi? Il piddì aspetta il momento buono dopo la malaparata del mandato esplorativo alla presidentessa forzaitaliota del senato, per farsi avanti in coordinamento con Mattarella, che si rivelerà degno sostituto di Napolitano. Infatti, il piddì si tiene pronto con i suoi tre punti programmatici, che sono fuffa propagandistica come sempre: inclusione, famiglia, lavoro.
- Infine la legge elettorale (quasi) proporzionale, voluta da piddì e Berlusconi, ma accettata frettolosamente anche da Salvini, che non avrebbe permesso, come si sapeva fin dall’inizio, il rapido formarsi di maggioranze di governo troppo in linea con il voto degli italiani.
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Dove voglio arrivare?
Voglio semplicemente presentare due ipotesi, per il prossimo futuro.
PRIMA IPOTESI
Se dopo la Casellati al senato, il mandato esplorativo dovesse essere concesso da Mattarella a Fico, presidente della camera, anche qui ci potrebbe essere la “delimitazione del perimetro”, in termini di tempi e di partiti, pensata per far fallire Casellati.
Si tratterebbe, in tempi limitati, di esplorare la possibilità di un governo fra cinque stalle e piddì, magari con l’appoggio dei pochi Leu, quattro al senato e quattordici alla camera, oppure con la “benevolenza” di Berlusconi, che impegnerebbe forza Italia già moribonda, accelerandone la fine, e giocando un brutto tiro a Salvini.
Come risolveranno, in tal caso, il vulnus della presidenza del consiglio, tanto cara a Di Maio rampante, forse con Fico stesso o incaricando un’altra personalità accettata da tutti?
Potrebbe essere anche lo stesso Di Maio a ricoprire la carica, perché è possibile che il piddì, tornato improvvisamente in gioco, lo accetti a sorpresa digerendolo tutto, con grande sollievo dell’Alta Finanza globalista …
Ciò rappresenterebbe un punto a favore di Mattarella, perché un siffatto governo monstre, che mette improvvisamente insieme gli “alternativi” – ma non più tali su euro e atlantismo! – scongiurerebbe a favore dei dominanti globali un esecutivo Cinque Stalle e Lega, seppur transitorio per tornare alle urne, che per loro è l’ipotesi peggiore.
Inoltre, vista la presenza preponderante del 5 stalle, si potrebbe affermare che la volontà popolare, espressa con il voto politico del 4 di marzo, non è stata calpestata per l’ennesima volta, visto che 5s è il partito più votato.
Ancora inoltre, Mattarella avrebbe rispettato le prerogative della sua carica, nonché tutte le istituzioni e la costituzione!
Per irrobustire la maggioranza di governo, soprattutto al senato, potrebbe partire una “campagna acquisti” (o scouting, secondo il fallito Bersani dopo le politiche del 2013) di parlamentari neo eletti che non hanno voglia di veder finire in un lampo la XVIII legislatura … Costoro vorranno mantenere il più a lungo possibile il comodo posto ben pagato, essendo questo il loro scopo (non troppo?) recondito.
SECONDA IPOTESI
Se la prima ipotesi non andasse in porto e anche qualche altro tentativo per il nuovo governo fallisse, si potrebbe ricorrere, come Regum di ultima ratio, a un “governo del presidente”, se non tutto tecnico, per non suscitare proteste risultando troppo sfacciati, almeno semi-tecnico, con una personalità “di valore” accettata dalla nuova maggioranza, come ad esempio il tagliatore di spese, proveniente dal FMI, Sergio Cottarelli, noto “revisore” della spesa pubblica già in Osservatorio.
Si badi bene, Cottarelli è un possibile candidato, ma ce ne saranno altri, perché la scelta di personaggetti non manca (che ne dite di Tito Boeri, attualmente all’INPS, o di Ignazio Visco, in Bankitalia?).
Si tratterebbe di un governo molto gradito all’Alta Finanza, in carica per un periodo di tempo limitato, con scopi limitati, ma, ci scommetto, coerenti con le “direttive europee” e troikiste, più che con le aspirazioni di un elettorato che non ha votato per questo (semmai contro il piddì e le “regole europee”!).
Con il “Pilota Automatico” di Draghi ancora innescato, con tanto di rispetto delle “clausole di salvaguardia” (lo spauracchio degli aumenti IVA!), potrebbe propinarci una tanto agognata nuova legge elettorale per tornare alle urne …
La maggioranza si troverebbe nel nuovo parlamento, perché piddì e forca Italia ci si butterebbero a corpo morto e il cinque stalle potrebbe dare il suo apporto, forse soltanto con una parte dei seggi che attualmente occupa, non potendosi escludere una sua (drammatica?) spaccatura, cosa che farebbe gioire ancor di più l’Alta Finanza globalista.
Bene ancora una volta per Mattarella e anche Berlusconi al crepuscolo, appoggiando un “governo del presidente” e, naturalmente, della troika, potrebbe avere qualche soddisfazione …
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Sia che si verifichi la prima ipotesi, sia che si concreti la seconda, o qualcosa di molto simile a queste, gli sconfitti non saranno Salvini e Meloni e, forse, lo stesso Di Maio a livello di ambizioni personali, ma soprattutto gli italiani, che ancora una volta saranno andati alle urne colmi di sciocca speranza per assistere all’ormai “eterno ritorno delle stesse cose”, da Monti in poi.
Non preoccupatevi, elettori incalliti: non resterete sine die senza governo!
Ci stanno pensando le marionette dell’Alta Finanza trionfante …
Soldi sporchi o politica sporca? L’ipocrisia del Regno Unito sugli “oligarchi russi”. - Neil Clark
Secondo il procuratore generale della Russia, 61 criminali, colpevoli di aver indebitamente accumulato in Russia almeno 10 miliardi di dollari, stanno facendo la bella vita nel Regno Unito. La Gran Bretagna asserisce di essere preoccupata per i “soldi sporchi”, ma ha rigettato le richieste di estradizione da parte di Mosca.
Era stata la truffa finanziaria del secolo. Il saccheggio delle ricchezze della Russia sovietica, da parte di un gruppo di oligarchi molto ben ammanigliati, aveva, nei primi anni ‘90, arricchito poche persone, ma aveva impoverito vaste fasce della popolazione locale. Le basi di questa massiccia redistribuzione della ricchezza (il contrario di quello che avrebbe fatto Robin Hood) erano state gettate dalle riforme economiche “per la ristrutturazione ” di Gorbachev, alla fine degli anni ‘80.
I beni statali erano stati regalati come confetti ai membri della cerchia ristretta di Yeltsin. Nel 1996 il popolo russo, che aveva visto il proprio tenore di vita andare in caduta libera dopo la fine del comunismo, ne aveva avuto abbastanza. La popolarità di Yeltsin nei sondaggi era arrivata alla cifra unica, mentre i comunisti erano sulla cresta dell’onda. Perciò, gli oligarchi amici del Presidente, insieme ai loro alleati occidentali, avevano lavorato di comune accordo affinchè le elezioni andassero nel modo “giusto”.
Gli Stati Uniti avevano fatto in modo che il FMI concedesse alla Russia un prestito di 10,2 miliardi di dollari, in modo che i salari degli statali, che erano senza stipendio da mesi, potessero essere finalmente pagati. Con i media controllati dal governo, o dagli oligarchi, era stata lanciata una massiccia offensiva propagandistica. Arrivati al ballottaggio, Yeltsin era stato dichiarato vincitore con il 54% dei voti. C’erano state numerose accuse di frodi elettorali, ma l’Occidente aveva fatto orecchie da mercante. “Americani al salvataggio; La storia segreta di come i consulenti americani hanno aiutato Yeltsin a vincere,” titolava in prima pagina Time Magazine. “Bill (Clinton) chiamava con il telefono rosso e parlava con Yeltsin. Gli diceva quali erano gli spot elettorali da mandare in onda, dove andare a parlare, quali posizioni prendere, era (il Presidente degli Stati Uniti) diventato in pratica il consulente politico di Yeltsin,” aveva ammesso Dick Morris, un manager della campagna Clinton.
Bisognerebbe ricordare gli eventi del 1996, quando si sentono le asserzioni gratuite sui russi che avrebbero “aggiustato” in favore di Trump le elezioni presidenziali del 2016. Con Yeltsin nuovamente al potere, gli oligarchi avevano stappato lo champagne e si erano preparati a fare ancora più soldi sulle spalle del popolo russo.
“Avevamo ingaggiato il Primo Ministro Chubais. Avevamo investito grosse somme di denaro. Avevamo garantito la rielezione di Yeltsin. Adesso abbiamo il diritto di occupare posti di governo e godere i frutti della nostra vittoria,” si era vantato Boris Berezovsky, il cosiddetto “Padrino del Cremlino” al Financial Times nel 1997.
Gli anni ‘90 sono stati un decennio che la gente normale in Russia preferirebbe dimenticare. Per loro le cose avevano iniziato a migliorare solo quando erano stati fatti i primi passi per reintrodurre nel sistema un minimo di legge e di ordine. Il processo era iniziato con il Primo Ministro Yevgeny Primakov, ma aveva acquistato velocità con Vladimir Putin.
Un momento determinante era stato l’arresto, nel 2003, di Mikhail Khodorkovsky, ritenuto allora l’uomo più ricco di tutta la Russia. Infatti, l’attuale “Guerra Fredda 2.0” nei confronti della Russia, portata avanti dai neoconservatori occidentali, è riconducibile a questo evento. Al momento del suo arresto, Khodorkovsky era in contatto con alcune compagnie petrolifere americane, in vista di una fusione con la sua multinazionale Yukos. L’Occidente, come ho spiegato nel New Stateman, ha sempre considerato gli oligarchi un mezzo con cui assumere il controllo della Russia. Avevo fatto notare che: “Ora, con il loro uomo di Mosca dietro le sbarre, era arrivato il momento, per i neoconservatori, di spingere al massimo la propaganda bellica contro Putin. Richard Perle era stato il primo ad uscire dai blocchi di partenza, con la richiesta di espulsione della Russia dal G8, la sua esclusione dai contratti petroliferi postbellici iracheni e con l’accusa di collusione con il programma iraniano per l’energia nucleare.”
Un momento determinante era stato l’arresto, nel 2003, di Mikhail Khodorkovsky, ritenuto allora l’uomo più ricco di tutta la Russia. Infatti, l’attuale “Guerra Fredda 2.0” nei confronti della Russia, portata avanti dai neoconservatori occidentali, è riconducibile a questo evento. Al momento del suo arresto, Khodorkovsky era in contatto con alcune compagnie petrolifere americane, in vista di una fusione con la sua multinazionale Yukos. L’Occidente, come ho spiegato nel New Stateman, ha sempre considerato gli oligarchi un mezzo con cui assumere il controllo della Russia. Avevo fatto notare che: “Ora, con il loro uomo di Mosca dietro le sbarre, era arrivato il momento, per i neoconservatori, di spingere al massimo la propaganda bellica contro Putin. Richard Perle era stato il primo ad uscire dai blocchi di partenza, con la richiesta di espulsione della Russia dal G8, la sua esclusione dai contratti petroliferi postbellici iracheni e con l’accusa di collusione con il programma iraniano per l’energia nucleare.”
Il caso Khodorkovsky era diventato famoso, mentre anche Boris Berezovsky era stato trattato come una celebrità da certi esponenti dell’establishment quando aveva rinunciato a ritornare in Russia, dove lo attendeva un procedimento penale, ed aveva ottenuto asilo politico in Gran Bretagna.
Una segnalazione (Red Notice) dell’Interpol, con una richiesta per il suo arresto, era stata ignorata. Il controverso oligarca, ora trasformato in “sostenitore della democrazia”, mangiava e beveva con i rappresentanti dei media anglosassoni, ed era anche stato invitato al programma televisivo della BBC Question Time, per offrire (al pubblico) le sue idee di “democrazia.”
Una segnalazione (Red Notice) dell’Interpol, con una richiesta per il suo arresto, era stata ignorata. Il controverso oligarca, ora trasformato in “sostenitore della democrazia”, mangiava e beveva con i rappresentanti dei media anglosassoni, ed era anche stato invitato al programma televisivo della BBC Question Time, per offrire (al pubblico) le sue idee di “democrazia.”
All’epoca, a Londra c’era scarsa o nessuna preoccupazione per i soldi russi “sporchi”. Più ricchi erano i Russi che si riversavano a Londra, meglio era. Ma, negli ultimi mesi, tutto è cambiato. La deliberata escalation della tensione di (questa) Guerra Fredda 2.0, dovuta alla frustrazione causata dal sabotaggio russo ai piani per il cambio di regime in Siria, ha avuto come risultato che i Russi facoltosi residenti in Gran Bretagna sono ora nel centro del mirino.
“Ai Russi in Gran Bretagna è stato comunicato di rendere pubblica la loro ricchezza,” ha riportato un titolo del quotidiano neoconservatore Times.
Il Ministro alla Sicurezza Ben Wallace, come ha riferito ITV, ha detto che saranno utilizzati “i pieni poteri del governo” nei confronti dei criminali stranieri e dei politici corrotti che usano la Gran Bretagna come rifugio. Il suo riferimento alla serie televisiva McMafia, sugli oligarchi russi, ha chiarito quali fossero i “criminali stranieri” a cui si riferiva.
Verranno utilizzati gli Unexplained Wealth Orders per chiedere alle persone facoltose una giustificazione dei patrimoni in loro possesso. Ma solo a certe persone.
Chiaramente, il sistema è aperto agli abusi. I Russi facoltosi che odiano Putin e che dicono le cose giuste sul governo russo, probabilmente non hanno nessun motivo di preoccupazione. Ma, tutti quelli che a Mosca non sono “personae non gratae” troveranno tutta la faccenda molto più dura.
Verranno utilizzati gli Unexplained Wealth Orders per chiedere alle persone facoltose una giustificazione dei patrimoni in loro possesso. Ma solo a certe persone.
Chiaramente, il sistema è aperto agli abusi. I Russi facoltosi che odiano Putin e che dicono le cose giuste sul governo russo, probabilmente non hanno nessun motivo di preoccupazione. Ma, tutti quelli che a Mosca non sono “personae non gratae” troveranno tutta la faccenda molto più dura.
Nel mese di Gennaio, il Daily Telegraph ha riferito che Roman Abramovich, proprietario del Chelsea Football Club, che non è in rotta con il governo russo, era stato incluso per la prima volta in un “elenco di funzionari ed oligarchi” che potrebbe servire da “base per future sanzioni alla Russia.”
Abramovich era stato anche incluso, il 18 marzo, in una “hit list” del Times sugli “oligarchi amici di Putin con miliardi in beni inglesi” che potrebbe servire da ”base per future sanzioni alla Russia.”
Penso che ormai tutti vedano la piega che stanno prendendo le cose. I Russi facoltosi che vivono in Gran Bretagna dovranno prendere le distanze dal Cremlino, se vorranno essere lasciati in pace. La chiave di tutto non sarà “dove hai preso i soldi?”, ma (piuttosto) “chi sostieni?”Qualcuno se la sta già facendo sotto. Nel mese di marzo, subito dopo i fatti di Salisbury, Sergei Kapchuk, un uomo d’affari russo residente in Gran Bretagna, aveva lasciato il paese, riferendo di essere stato spaventato dai servizi di sicurezza inglesi, dopo essere stato messo sotto pressione, durante un’intervista televisiva, da un uomo che “sembrava un funzionario dell’intelligence”, che aveva insistito molto affinchè lanciasse un appello a Putin.
La caccia alle streghe anti-russa ha portato anche all’assurdo spettacolo dell’”attivista per i diritti umani” Peter Tatchell che auspica che i figli delle “famiglie e dei funzionari del regime” siano espulsi dalle scuole.
La settimana scorsa, su The Independent una donna russa residente in Gran Bretagna ha scritto: “Ho capito in fretta che, in Gran Bretagna, ammettere di essere russi è come ammettere di soffrire di una malattia mortale e di avere solo poche settimane di vita.” Il fatto che si sia sentita obbligata a scrivere il pezzo utilizzando lo pseudonimo di “Valerie Stark” ci fa capire quanto grave sia ormai la situazione.
E’ chiaro che ciò che sta alla base della cosiddetta “lotta al denaro sporco” del governo inglese non è moralità (e come potrebbe esserlo, con un governo che ha imposto dure misure di austerità al suo popolo), ma geopolitica. Bisogna vederlo in un contesto più ampio, come parte di una campagna di russofobia da parte delle elites guerrafondaie. “Fino ad ora non se ne erano preoccupati perché approvavano il latrocinio indiscriminato dei beni russi di allora ed il regime di Yeltsin che lo aveva facilitato,” ha recentemente detto a RT George Galloway.
Ora però, con la Russia che, in Medio Oriente, ostacola le aspirazioni egemoniche dei neoconservatori, è tutta un’altra storia.
Neil Clark è giornalista, scrittore, commentatore radiofonico e blogger. Ha scritto su molti quotidiani e riviste in Gran Bretagna e all’estero, inclusi The Guardian, Morning Star, Daily and Sunday Express, Mail on Sunday, Daily Mail, Daily Telegraph, New Statesman, The Spectator, The Week e The American Conservative. Collabora regolarmente con RT ed è anche apparso alla BBC radio e TV, Sky News, Press TV e The Voice of Russia. E’ co-fondatore della Campaign For Public Ownership @PublicOwnership. Il suo pluripremiato blog può essere raggiunto all’indirizzo www.neilclark66.blogspot.com. Twitta di politica e di affari internazionali @NeilClark66.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARKUS
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