lunedì 25 febbraio 2019

BBC – L’occupazione britannica tocca un altro record. - Rododak

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Un articolo della BBC riporta – con una certa qual cautela – i nuovi, ottimi dati sul record di occupati nel Regno Unito, che hanno toccato il livello più alto dal 1971, con un effetto particolarmente favorevole sulla disoccupazione femminile. Naturalmente, i commenti – in casi come questo – sottolineano che gli effetti della Brexit non si fanno ancora sentire (fossero dati negativi, però, sarebbero stati attribuiti alla Brexit senza fallo) e non demordono dal lanciare fosche previsioni per i prossimi mesi. Ma continuare a discutere di ipotesi è ormai diventato perfino noioso: limitiamoci ai fatti, che oggi dicono che la disoccupazione nel Regno Unito è calata e – soprattutto – che i salari di conseguenza crescono al di sopra del livello dell’inflazione, più di quanto è avvenuto negli anni scorsi. Il potere d’acquisto dei lavoratori quindi aumenta, i salari reali hanno raggiunto il livello più alto da marzo 2011: non è interessante? 

Il numero di persone che lavorano nel Regno Unito ha continuato a salire, con un record di 32,6 milioni di occupati tra ottobre e dicembre, come mostrano le ultime cifre dell’Ufficio per le statistiche nazionali.

La disoccupazione è variata di poco nel trimestre, attestandosi a 1,36 milioni.

Il tasso di disoccupazione, fermo al 4%, è al livello minimo dall’inizio del 1975.

I salari medi settimanali sono aumentati del 3,4% toccando le 494,50 sterline, calcolando fino a dicembre, – tenuto conto dell’aggiustamento per l’inflazione, è il livello più alto dal mese di marzo 2011.

I salari reali più alti da marzo 2011. Salario medio settimanale, aggiustato per l’inflazione. Fonte: Office for National Statistics, UK.

Il numero delle persone occupate tra ottobre e dicembre è aumentato di 167.000 unità rispetto al trimestre precedente, e di 444.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2017.

Il tasso di occupazione – definito come la percentuale di persone di età compresa tra 16 e 64 anni che hanno un lavoro – è stato stimato pari al 75,8%, superiore al tasso del 75,2% registrato l’anno precedente e a pari livello con il tasso più alto mai toccato da quando si è iniziato a confrontare i livelli di occupazione in modo comparabile, nel 1971.

Il ministro per l’Occupazione Alok Sharma ha dichiarato: “Mentre l’economia globale sta affrontando diverse sfide, in particolare nei settori come il manifatturiero, queste cifre mostrano la resilienza di fondo del nostro mercato del lavoro – che ancora una volta offre livelli record di occupazione”.

Matt Hughes, vice capo del settore che si occupa del mercato del lavoro dell’ONS (Office for National Statistics, l’istituto nazionale di statistica britannico, ndt) ha dichiarato: “Il mercato del lavoro rimane solido, con il tasso di occupazione rimasto ai massimi livelli e le posizioni vacanti che raggiungono un nuovo livello record. Anche il tasso di disoccupazione è diminuito, e per le donne è sceso sotto il 4% per la prima volta in assoluto.”

Tasso di occupazione massimo dal 1971. Percentuale della popolazione UK tra 16-64 anni con un lavoro. Fonte: Office for National Statistics, UK. Margine di errore: +/- 0.4%

Tuttavia, Andrew Wishart, economista britannico di Capital Economics, ha avvertito che i dati del mese prossimo potrebbero non essere così vivaci:

“I dati sul mercato del lavoro, con l’occupazione in aumento, non rispecchiano lo scivolone registrato nelle inchieste sulle assunzioni a dicembre “, ha affermato.

“Tuttavia, i risultati delle indagini sono peggiorati in modo più marcato a gennaio, quindi un effetto Brexit potrebbe iniziare a indebolire la crescita dell’occupazione nella prossima serie di dati ufficiali”.

Analisi. 

di Dharshini David, giornalista economico della BBC. 
Il mercato del lavoro rimane in forma robusta nonostante la perdita di slancio dell’economia verso la fine dello scorso anno – tuttavia l'”effetto nebbia” della Brexit potrebbe non essere ancora stato registrato.

Proseguendo le recenti tendenze, la maggior parte di coloro che sono entrati nel mercato del lavoro erano precedentemente inattivi (studenti, persone a casa per accudire familiari, malati a lungo termine ecc.).

La domanda di lavoro continua a sostenere la crescita dei salari. I salari reali sono aumentati di oltre l’1% all’anno, complessivamente meglio rispetto agli ultimi anni, sebbene ancora circa la metà rispetto all’era pre-crisi.

Finora quindi non ci sono grandi tracce del fatto che l’incertezza sulla Brexit ostacoli le assunzioni – ma va detto anche che la domanda nel mercato del lavoro ha una marcata tendenza a non tenere il passo con le variazioni della produzione.

Indagini più recenti sull’occupazione mostrano un deciso deterioramento a gennaio, quindi l’effetto Brexit potrebbe iniziare a indebolire la crescita dell’occupazione nella prossima serie di dati ufficiali.

E la produttività – produzione oraria – è diminuita dello 0,2% nel quarto trimestre del 2018 rispetto a un anno prima, poiché la produzione è aumentata più lentamente dell’occupazione. La mancanza di progressi in questo settore potrebbe pesare sulla crescita dei salari nel lungo periodo.

Carenza di specializzazione. 

Guardando le cifre medie dei guadagni, Samuel Tombs, capo economista britannico di Pantheon Macroeconomics, ha dichiarato: “Con un surplus di lavoro estremamente scarso e le offerte di lavoro che toccano un nuovo massimo storico, i lavoratori hanno più successo nell’ottenere aumenti salariali al di sopra dell’inflazione. Guardando al futuro, dubitiamo che la crescita dei salari scivolerà al di sotto del 3% quest’anno”.

Nonostante gli aumenti salariali e il basso tasso di disoccupazione, Suren Thiru, capo del settore economico delle Camere di commercio britanniche, non ritiene che una High Streets in difficoltà ne trarrà benefici.

Ha affermato: “L’aumento della spesa dei consumatori derivante dal recente miglioramento della crescita dei salari reali sarà probabilmente limitato dalla scarsa fiducia dei consumatori e dagli elevati livelli di debito delle famiglie. L’aumento del numero di posti vacanti a un nuovo massimo storico conferma che la carenza di manodopera e di competenze specializzate è destinata a rimanere un significativo ostacolo per le attività economiche per un certo tempo a venire, impedendo la crescita e la produttività del Regno Unito”.

Di Maio, Macron o il PD? Chi fa l’europeo col c..o degli altri? - Marco Giannini



Marcucci (PD) imputa il recente smottamento dell’industria italiana al Reddito di Cittadinanza che ancora deve entrare in vigore. Allo stesso tempo, come fanno anche molti altri del monopartito PD-FI, afferma che a causa dello spread gli italiani dilapidano soldi pubblici.
In realtà se la BCE svolgesse il suo lavoro in modo efficace e non nazionalista (Aquisgrana), ma onesto, lo spread non dovrebbe proprio esistere, ma questo ai poveri cittadini non viene detto.
Non viene detto nemmeno che quando Di Battista ha informato sul doping con cui la Francia riesce a resistere nella moneta unica (cioè lo sfruttamento dei paesi africani che ancora colonizza e che paghiamo anche noi italiani, economicamente e socialmente), lo spread si è impennato e questo perché molto probabilmente soggetti finanziari francesi amici di “Didì” Macron hanno venduto titoli decennali italiani (magari comprandone di tedeschi). Una ritorsione quindi di nazionalista oltre che, ovviamente, di stampo speculativo. Sarebbe interessante che in questo splendido contesto di identità europea “spinelliana” (spero si colga l’ironia) nell’Europarlamento qualcuno si incaricasse di chiedere una indagine su come si sono mossi i capitali in questione.
Adesso autorevoli figure politiche francesi affermano che la recessione italiana mette in pericolo la Francia (www.italiaoggi.it/news/le-maire-altro-che-brexit-il-pericolo-e-la-recessione-in-italia-201902202030577987), restituisco tanta gentilezza e tanto spirito “europeo” informandoli che “spread” è un termine anglosassone che significa “ampiezza” nel senso di “dislivello” e ricordo loro che senza quel rifornimento immorale chiamato neocolonialismo la Francia nell’euro sarebbe forte quanto la sua nazionale di calcio senza giocatori oriundi africani.
Sono sicuro che anche i non addetti all’economia possono farsi una idea in questo modo.
Vorrei anche tranquillizzare Marcucci informandolo che lo spread si alza e si abbassa e che, nel secondo caso, gli italiani risparmiano, cosa che stranamente non rimarca quando avviene, come se, restando sul concetto di “dislivello”, fosse un geografo che riuscisse a leggere le isoipse (cioè linee con la stessa altitudine) solo in un senso.
A tal proposito mi chiedo cosa aspetti il Governo a vietare la truffa, a spese dei contribuenti, delle “aste marginali”.
Se l’Industria italiana è “finalmente” (ironia) franata (deindustrializzazione), le ragioni risiedono in questi 8 anni di austerity targata PD-FI-Sindacati (cui il Governo Conte ha cercato di porre un freno in modo stoico ma parziale) e ad una valuta che sul finire degli anni ’90 (Ecofin) fu imperniata su un rapporto di cambio Marco-Lira per noi devastante, con effetti che agiscono in modo irreversibile (quello di cui sto parlando è il “doping tedesco”unitamente alla violazione del TFUE sulla bilancia commerciale che gonfia peraltro il Target-2, paradossalmente e falsamente imputato a noi “romani” dai “teutoni”!).
A questo punto avendoci preso gusto con le questioni finanziarie voglio dare qualche dritta ai lettori: noi italiani siamo i legittimi proprietari della terza riserva d’oro più grande al mondo (circa 100 miliardi di euro). Tale riserva è gestita dalla Banca d’Italia e qualcuno sta cercando di sfruttare questa situazione per trasferire il “malloppo” nelle tasche della finanza privata e sarebbe il più grande scippo della storia.
Siccome il Governo sta cercando di legiferare per rendere trasparente il campo cercando di impedire che con qualche interpretazione di comodo questo “esproprio proletario al contrario” avvenga (anche se il Presidente Conte non mi risulta abbia ancora dichiarato “l’oro è degli italiani”, mi auguro per una svista) il PD e la Bonino, fieri difensori della finanza internazionale, stanno già starnazzando gridando alla lesione dell’Indipendenza di Bankitalia manco se una banca di natura opposta (non indipendente cioè socialdemocratica) equivalesse a qualcosa di sovietico, fascista o mafioso. A proposito la Bonino di speculazione se ne intende essendo legata a Soros.
Ricordo che per valutare l’indipendenza di una BC si devono utilizzare dei coefficienti teorici che tengono conto di variabili politiche (responsabilità finale della politica economica, presenza di un funzionario governativo nel Consiglio, facoltà di nominare Consiglieri indipendentemente dal Governo) e finanziarie (autonomia di bilancio, autodeterminazione delle retribuzioni dei Consiglieri, potere decisionale sulla redistribuzione degli utili, responsabilità formale in materia di politica monetaria) e che ci sono fior fior di BC occidentali poco indipendenti (Regno Unito, Usa ecc vedasi www.rspi.uniroma1.it/index.php/monetaecredito/article/viewFile/10961/10836 …).
Ciò che non vi dicono è che la “indipendentissima” BCE ha emesso quantità folli di danaro (stampa) e l’inflazione non si è mossa dal suo stato quasi deflattivo (ma anzi la BCE ha creato le condizioni per una immane bolla finanziaria che pagheremo noi “cittadini del mondo”) perché il QE è stato una forma di finanziamento verso le banche private in difficoltà (il denaro non è percolato nell’economia reale come ampiamente prevedibile). In pratica Robin Hood al contrario (cioè francese o tedesco).
Per portare a livelli “fisiologici” l’inflazione bastava emettere quantità relativamente modeste di moneta unica per finanziare la costruzione di nuovi ospedali con posti letto disponibili, per acquistare TAC e RSM e ridurre le file (e il cancro negli italiani), per costruire scuole, assumere insegnanti e ricercatori, per l’S&I (Sviluppo & Innovazione) e per riportare l’IVA italiana al 20%. (Capito Beppe cosa deve fare il MoVimento?).
L’inflazione sarebbe salita perché sarebbero cresciuti i salari e l’occupazione (benessere) e con essi l’economia avrebbe ripreso a girare (consumi e crescita) senza contraccolpi “friedmaniani”. Ma l’Europa è dei ricchi!
A proposito di ricchezza e di Robin Hood non deve stupire che oggi la UE abbia attaccato il Reddito di Cittadinanza (misura notoriamente rivolta a persone altolocate).
Ironia a parte mi ha reso felice constatare il ritiro di quell’emendamento leghista (che avevo segnalato nel mio precedente articolo) che voleva trasformare il RDC in un mero sussidio (perché lo avrebbe reso limitato nei rinnovi); questo significa che il 5s sta cercando con le poche risorse a disposizione (scellerato vincolo esterno europeo che sta ammazzando il Movimento) di fare il massimo.
Sono felice altresì di apprendere l’approvazione di alcuni emendamenti: quello che impone il vagliare che gli stranieri non abbiano beni incompatibili col RDC nei paesi di origine, quello che non esclude dall’erogazione i coniugi con un partner che si è licenziato, quello inerente l’invalidità di parenti stretti e quello riguardante la vigilanza sulle separazioni “strategiche”.
Come di buona abitudine quindi, per sostenere il M5s in vista delle Europee, propongo alcuni approcci programmatici sui quali, a partire dalle sedi europee, i futuri europarlamentari mi auguro interverranno:
Il primo è di stampo mediatico i successivi no:
  • Il M5s dovrebbe comunicare pubblicamente che è lieto (positività che non appaia però forzata) di lavorare per il paese e con la Lega, che deve lealtà alla Lega e che la Lega si è dimostrata a sua volta leale con il MoVimento, che le sconfitte ci stanno ma che si va OLTRE le polemiche, consapevoli del proprio impegno che è nell’interesse del paese e degli italiani; aggiungendo infine che quando si perde significa che il cittadino ha comunicato di pretendere di più, magari un rinnovamento (affinché l’innamoramento non diventi amore (Cit.Alberoni) ed infine minestra riscaldata, ma questo non va detto).
  • Riformare Bankitalia come espresso nel pezzo (l’oro). Lo so, lo scrissi anche nei miei due pezzi precedenti ma a quanto pare è servito!
  • Questione “aste marginali”.
  • L’abolizione dei Senatori a vita.
  • Lo scioglimento ed il divieto di formazione di correnti politiche interne alla Magistratura. E’ conflitto di interesse bello e buono il solo sentir citare “Magistratura Democratica”, “Magistratura Azzurra” ecc; queste concrezioni non sono nell’interesse dei cittadini.
  • Legiferare affinché la retroattività riguardante le pensioni, i vitalizi dei politici, in futuro non rappresenti un precedente per incidere sulle pensioni dei cittadini comuni.
  • Ristrutturare totalmente gli acquedotti italiani (che perdono 1/3 della risorsa e non sono sicuri) ed assumere tecnici, chimici, geologi, naturalisti per i controlli al fine di porre fine al business dell’acqua in bottiglia che costa agli italiani parecchi soldi.
  • Ristrutturare le decine e decine di ospedali abbandonati sparsi sul territorio italiano trasformandoli ove possibile in carceri (magari per i detenuti non pericolosi) o in…Ospedali, o altro.
Concludo riferendomi ad una vicenda su cui non sono praticamente intervenuto dato che lo facevano anche in troppi: la vicenda Salvini.
Dobbiamo chiederci quale sia stato il criterio che il Legislatore ha seguito quando creò la garanzia dell’immunità parlamentare. Voleva per caso permettere a corrotti, mafiosi, “fiscalmente fraudolenti” di farla franca o piuttosto, grazie alle conoscenze che la storia ha trasmesso (conflitti secolari tra politica e giustizia), è stato visto come un peso-contrappeso creato affinché la Magistratura non invadesse il campo, minacciasse, si sostituisse alla Democrazia elettiva? Non creasse cioè forzature?
C’è una certa differenza tra la legalità e l’eccesso di zelo (legalismo) cioè la negazione della legge utilizzando le trappole presenti nei meandri dei commi e nelle interpretazioni. Salvini sequestratore e che magari chiede pure riscatti è talmente una cazzata che solo menti Magistralmente Democratiche potevano partorire. Menti perbeniste, superiori intellettualmente, menti così umaniste da essere…reazionarie. Se mi chiamassi Matteo d’estate eviterei di mettere il VAPE anti zanzare in camera per non essere querelato per maltrattamento animali.
Anche se non mi chiamo così e ragiono con serenità, ho come la sensazione (e mi sa l’abbia avuta pure lui…) che se Salvini si fosse fatto processare lo avrebbero condannato ed avrebbero gettato la chiave e con lui sarebbe sparito dalle cronache pure… il 5s.
Con buona pace di Soros, di Fico, di Nugnes, di Fattori, di Raggi e di Nogarin (si ricordino chi erano prima del MoVimento) che sono costati molti voti, il MoVimento ha sbagliato ma non in modo letale.
Lunga vita al MoVimento, lunga vita a Di Maio (meriteresti una birra).

domenica 24 febbraio 2019

Reggio Emilia, 18 dirigenti indagati per “violazioni nell’assegnazione di incarichi esterni”. C’è la moglie del sindaco Pd. - Paolo Bonacini

Reggio Emilia, 18 dirigenti indagati per “violazioni nell’assegnazione di incarichi esterni”. C’è la moglie del sindaco Pd

I dipendenti erano in servizio nel 2013, quando il primo cittadino era l'attuale deputato Graziano Delrio. La Procura della Repubblica contesta a loro i reati di falso ideologico e abuso d’ufficio. Nel 2016 i 5 stelle presentarono una serie di esposti alla Corte dei Conti e si rivolsero all'Anac per segnalare le presunte anomalie.

Diciotto dirigenti del Comune di Reggio Emilia, in servizio nel 2013, indagati dalla Procura della Repubblica per i reati di falso ideologico e abuso d’ufficio. Tra gli altri la moglie dell’attuale sindaco Pd Luca VecchiMaria Sergio, dirigente all’urbanistica di allora, quando a vestire la fascia tricolore era l’attuale capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio. La materia del contendere è il regolamento comunale per l’assegnazione degli incarichi esterni, realizzata per anni nella Città del Tricolore, come rilevava la Corte dei Conti già nel 2008, senza la necessaria “procedura comparativa per la valutazione dei curricola con criteri predeterminati, certi e trasparenti, in applicazione dei principi di buona andamento ed imparzialità dell’amministrazione sanciti dall’art.97 della Costituzione”. Sette anni dopo, nel 2015, la sezione emiliano-romagnola della Corte dei Conti scriveva nuovamente al Consiglio Comunale di Reggio Emilia evidenziando che il regolamento, non modificato dopo la prima contestazione, era da considerarsi “illegittimo”, poiché escludeva la previsione di procedure comparative con avviso pubblico rivolto a tutti i potenziali interessati. Il presidente facente funzioni della Corte, dott. Marco Pieroni, trasmise gli atti anche alla Procura regionale della medesima Corte e, in seguito, la Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia, ha sviluppato indagini su quegli anni sfociate negli avvisi di garanzia. Il Comune di Reggio Emilia nel 2015 ha poi modificato le procedure, ma resta da capire perché non lo abbia fatto prima, lasciando inascoltati quei rilievi della Corte dei Conti. Procedendo invece in centinaia di casi, tra il 2008 e il 2015 e per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro, ad affidare incarichi senza i necessari criteri di trasparenza e comparazione.
Il primo fronte caldo aperto a Reggio Emilia riguarda dunque gli avvisi di garanzia inviati dal sostituto procuratore Giacomo Forte. Martedì 26 febbraio sono previsti i primi interrogatori da parte della Guardia di Finanza dei 18 dirigenti. Diversi di loro, stando alle prime dichiarazioni dei legali, si avvarranno presumibilmente della facoltà di non rispondere in attesa di conoscere i dettagli delle contestazioni. Perché i reati ipotizzati sono cosa diversa dalla messa in discussione di un regolamento illegittimo la cui stesura è però di competenza del Consiglio Comunale. Il secondo fronte è lo scontro politico che la notizia ha immediatamente aperto in città. Il Movimento 5 stelle attacca la giunta e il sindaco rivendicando di essere stata la prima e unica forza politica, con i propri consiglieri comunali, a segnalare il problema degli incarichi affidati senza adeguate procedure con esposti alla Corte dei Conti nel settembre 2016 e all’Autorità Nazionale anticorruzione nell’ottobre dello stesso anno. La candidata sindaco del movimento, Rossella Ognibene, e la consigliera Alessandra Guatteri che firmò gli esposti alla Corte dei Conti, annunciano una richiesta di accesso agli atti per spulciare tutti gli incarichi affidati fino al 2015.
L’attuale sindaco Vecchi, all’epoca dei fatti, era capogruppo del Pd in quel Consiglio Comunale che deliberava i regolamenti per l’affidamento degli incarichi esterni, e la presenza della moglie nell’elenco degli indagati complica la sua posizione in piena campagna elettorale. La prima voce che si alza dalla coalizione di maggioranza che governa il Comune è quella del vicesindaco Matteo Sassi (Mdp, non si ricandida) che attacca i dirigenti in una intervista alla Gazzetta di Reggio. Sassi sostiene (senza fare nomi) che “hanno tramato per non fare aggiornare il regolamento”, e aggiunge che “qualcuno di loro andrebbe sospeso”. Ma dice anche che serve “una posizione più netta della maggioranza, a tre mesi dal voto, rispetto alle frasi di circostanza pronunciate dal sindaco”. Il riferimento è a Luca Vecchi, che ha commentato la vicenda limitandosi ad esprimere fiducia nell’operato della magistratura e contemporanea fiducia nell’operato dei dirigenti comunali. Difficile tenerle assieme le due fiducie, secondo il vicesindaco Matteo Sassi, ma altrettanto difficile è credere all’idea che fossero i dirigenti a fare il bello e cattivo tempo, senza rendere conto a chi governava. Cioè ai partiti di maggioranza in quel consiglio comunale al quale, fino a prova contraria, toccava il compito di stendere e approvare i regolamenti. Anche di modificarli se avessero voluto, soprattutto per gli incarichi esterni.

Mammografia addio, basta un test del sangue per la diagnosi precoce del tumore al seno.

Mammografia addio, basta un test del sangue per la diagnosi precoce del tumore al seno

La procedura richiede solo poche gocce di sangue e si basa sul controllo di alcuni biomarcatori spia della presenza del tumore. Mentre uno studio danese basato sull’analisi metabolica predice il rischio di sviluppare la malattia già 5 anni prima.


Un test del sangue sarà in grado di fornire una diagnosi del tumore al seno. La nuova scoperta destinata a rivoluzionare la medicina e la prevenzione in campo oncologico è opera di un team di ricerca di Heidelberg, di cui ha dato notizia in Germania la Bild. Il nuovo test, ritenuto "sensazionale" sarebbe in grado di fornire indicazioni "con lo stesso grado di probabilità di una mammografia".

Studio tedesco: biopsia liquida.

La procedura richiede solo poche gocce di sangue e si basa sul controllo di alcuni biomarcatori spia della presenza del tumore. Gli scienziati spiegano di aver analizzato il sangue della donne malate di tumore e di aver rilevato la presenza di 15 diversi biomarcatori grazie ai quali è possibile diagnosticare la presenza dei tumori, anche più piccoli. Nello specifico, gli esperti spiegano che l’esame del sangue è basato su un’innovativa procedura di biopsia liquida in grado di identificare la presenza della malattia senza essere invasivo. “Il test del sangue sviluppato dal nostro team di ricerca è un modo nuovo e rivoluzionario per rilevare il cancro al seno in modo non invasivo e rapidamente utilizzando biomarker nel sangue. La procedura dovrebbe essere disponibile già quest'anno, dopo però la pubblicazione dello studio.

In attesa della valutazione.

"Quanto il test sia sicuro nella prassi, si dovrà verificare in studi più ampi", hanno spiegato i ricercatori intervistati dal tabloid. "I nostri risultati si basano sui test a 650 donne, la metà delle quali era ammalata, l'altra no". Su 500 pazienti affetti da cancro al seno il test ha riconosciuto la malattia nel 75% dei casi. I risultati tuttavia non possono essere ancora giudicati. Secondo il centro tedesco di ricerca sul cancro (DKFZ) finora non è uscita alcuna valutazione dello studio su una rivista di settore. Per questa ragione il responsabile del Centro tedesco per la ricerca sul cancro si è astenuto dal commentare il test, dicendo che ogni valutazione sarebbe al momento solo una semplice speculazione.

Studio danese: l'analisi metabolica.

Anche un team di ricercatori della Danimarca tenta la via del test del sangue per predire il rischio di cancro al seno nelle donne. Lo studio danese dal titolo “Forecasting individual breast cancer risk using plasma metabolomics and biocontours“ pubblicato sulla rivista Metabolomics sostiene, in effetti, che la rilevazione può anche essere fatta attraverso un semplice esame del sangue. Addirittura, lo stesso campione di sangue potrebbe anche prevedere la probabilità di sviluppare il cancro al seno in una periodo successivo, compreso tra due e cinque anni.

Meglio della mammografia.

“Il metodo è migliore della mammografia, che invece risulta utile solo quando la malattia è già presente” assicura l’autore dello studio, Rasmus Bro,  Per sviluppare questo metodo, gli scienziati hanno analizzato campioni di sangue di 838 donne individuate tra da un panel di 57.053 uomini e donne arruolati da sani e seguiti per 20 anni, e delle quali 400 di loro hanno sviluppato il cancro al seno tra due e sette anni dopo il prelievo di sangue conservato dai ricercatori. Lo studio mostra una precisione dell’80% nel predire il cancro della mammella attraverso il campione di sangue quando invece la mammografia individua la presenza di un tumore con una precisione del 75%.

Tumore che colpisce anche gli uomini.

Il dr. Lars Ove Dragsted, capo-team di ricerca e professore biomedicina presso il Dipartimento di Nutrizione dell’Università di Copenhagen, per questo studio ha adottato un metodo del tutto nuovo che non è ottenuto attraverso l’individuazione di un profilo di biomarcatori bensì con l’analisi metabolica nel sangue in base a livelli specifici e molteplici metaboliti.
L‘incidenza del tumore al seno in Italia, cioè il numero di donne colpite ogni anno, è molto elevata, la più alta di tutti i tipi di tumore: e del 29% nelle donne, ovvero quasi un tumore maligno su tre. E’ importante sottolineare che anche gli uomini si ammalano di cancro alla mammella: secondo il report “I numeri del cancro”preparato annualmente da AIRTUM (Registro Tumori) con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), in Italia si prevede che si ammaleranno di tumore della mammella circa 47 mila donne (4 diagnosi l’ora) e 1000 uomini.

Cercasi commessa per panetteria. La paga? 80 euro a settimana (in nero).

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L’annuncio è apparso sul gruppo Facebook «Cerco e offro lavoro a Palermo»Chi ha chiesto informazioni, o ha effettuato la giornata di prova, racconta di condizioni da sfruttamento.

(Charlotte Matteini – open.online) – «Cercasi banconista pratica per panificio zona via Dante». Questo il brevissimo annuncio apparso pochi giorni fa su Facebook nel gruppo Cerco e offro lavoro a Palermo. L’uomo che ha pubblicato l’offerta di lavoro non ha fornito alcuna informazione ulteriore ai commentatori interessati alla posizione, nessun dettaglio su orari, paga o tipologia contrattuale applicata. Di primo acchito l’offerta sembra non destare alcun sospetto, in realtà, le condizioni proposte dalla panetteria palermitana sono al limite dello sfruttamento.

Nessun contratto di lavoro regolare, la paga ammonta a 80 euro a settimana in nero per sei giorni e 7 ore di lavoro, più la domenica pagata a parte. In sostanza, la banconista ricercata dovrebbe accontentarsi di un compenso inferiore ai due euro lordi all’ora, in nero. A raccontare pubblicamente le condizioni di lavoro offerte è stata Domenica, una ragazza che ha effettuato una giornata di prova nel negozio palermitano.
Open ha raggiunto telefonicamente Domenica, che ci ha raccontato la sua storia: «Sono calabrese e mi sono trasferita da poco a Palermo. Ho iniziato a cercare lavoro e, a un certo punto, ho trovato l’annuncio di questo Francesco che proponeva un lavoro come banconista in panificio. Mi sono presentata, ho fatto la prima delle tre giornate di prova e al termine sono rimasta d’accordo che avrei dovuto ripresentarmi anche la mattina successiva. Alle nove meno un quarto di sera, Francesco, il nipote del titolare, mi manda un messaggio dove si scusa e mi dice che lo zio aveva deciso di provare un’altra ragazza perché io, secondo lui, non avevo abbastanza esperienza. Loro offrivano 80 euro a settimana per sei giorni di lavoro più la domenica pagata a parte, circa 13 euro per la giornata. A Palermo, purtroppo, è difficile trovare un’occupazione perché la gran parte dei lavori sono in nero e sottopagati».
Cercasi commessa per panetteria. La paga? 80 euro a settimana (in nero) foto 1
«Cercano banconista in via Dante dalle 7:30 fino alle 14:30, io ho fatto la prova per un giorno. Mi hanno dato 10€ che poi non ho preso. Per dignità personale… Ecco i negozianti di Palermo», ha scritto la giovane nel gruppo Cerco e offro lavoro a Palermo. Tra i vari commenti al post pubblicato dalla ragazza ci sono anche numerose altre giovani che testimoniano la veridicità del racconto: «Sì io mi ero informata della paga, vi dico solo 1,60 all’ora !!! Vomito!!!!», scrive Damiana. «Io non ci sono andata perché appunto in privato mi avevano detto 80 euro a settimana e se facevo la domenica 20 euro in più », racconta invece Laura.
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Alla testimonianza della giovane banconista ha risposto anche l’autore dell’annuncio di lavoro, raccontando la sua versione dei fatti e confermando però le condizioni proposte: «La ragazza non ha ricevuto 10 ero ma ben 14, rifiutati. Sapeva del prezzo di 80 euro a settimana. Ha effettuato un lavoro dalle 7:30 alle 14:30 ed ha svolto la metà delle prestazioni perché si è rivelata non pratica in tutto. Fatto sta che prima il titolare e la moglie l’hanno aiutata fino alle 12.00, poi è scesa l’altra ragazza in anticipo di due ore per aiutarla. Ma siamo tutti bravi a giudicare». Pronta la replica della giovane: «La tua cara zia mi ha messo 10€ nel bancone e poi, quando ha visto che me ne stavo andando ha messo i tre euro in più. I soldi non me li sono presi per mia dignità, ma me ne sono pentita».
Open ha provato a contattare svariate volte la panetteria in questione, ma il titolare risulta al momento irreperibile.

Napoli, l'arcobaleno «abbraccia» il Vesuvio: le immagini spopolano sui social.



Non c'è bisogno di Photoshop. E' tutto vero. Dopo un po' di pioggia pomeridiana, verso il tramonto un grande arcobaleno ha abbracciato il golfo di Napoli e ha fatto da "corona" al Vesuvio. Sui social sono stati tantissimi gli scatti "postati" dagli utenti, accompagnati da una miriade di like e di condivisioni. Ecco il Vesuvio che non lava col fuoco ma che regala, complice il meteo, emozioni da panorama mozzafiato, invidiato in tutto il mondo. 

https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_l_arcobaleno_abbraccia_il_vesuvio_le_immagini_spopolano_sui_social-1746059.html?fbclid=IwAR2SFN_bPz2nNKNiJN3cyeHDjIqY-pEZp9XsgSoqvo8SeXKVDPwsSNCxxCU

Ryanair e bagaglio a mano, multa-stangata da 3 milioni di euro.

Maxi multa per Ryanair

L'Antitrust ha irrogato a Ryanair e Wizzair una sanzione rispettivamente, di 3 milioni e 1 milione di euro, accertando che le modifiche rispettivamente apportate alle regole di trasporto del bagaglio a mano grande, il trolley, costituiscono «una pratica commerciale scorretta in quanto ingannano il consumatore sull'effettivo prezzo del biglietto, non includendo più nella tariffa base un elemento essenziale del contratto di trasporto aereo quale è il bagaglio a mano grande».
Lo riferisce una nota dell'Antitrust.Come emerso dalle istruttorie svolte, le due imprese consentono ai passeggeri di trasportare una sola borsa piccola, da posizionare sotto il sedile, e non il trolley, - con una significativa riduzione dello spazio a disposizione (rispettivamente -65% e -52%) - ed utilizzano per il nuovo servizio a pagamento proprio lo spazio dedicato negli aeromobili al trasporto del bagaglio a mano grande, le cappelliere. Dall'istruttoria è emerso che corrisponde alle abitudini di consumo della quasi totalità dei passeggeri viaggiare con un bagaglio a mano grande al seguito. Inoltre - afferma l'antitrust - «il bagaglio a mano costituisce un elemento essenziale del servizio di trasporto aereo e il suo trasporto deve essere permesso senza sostenere alcun costo aggiuntivo. Infatti, anche sulla base della normativa europea in tema di trasporto aereo, i supplementi prevedibili ed inevitabili devono essere ricompresi nel prezzo del servizio base presentato sin dal primo contatto e, quindi, non possono essere separati da questo con la richiesta di somme ulteriori».
Pertanto, con la richiesta di un supplemento variabile tra i 5 ed i 25 euro per il bagaglio a mano grande (a seconda delle diverse modalità di acquisto in fase di prenotazione, al check in ovvero al gate), «le due imprese - afferma l'Antitrust - hanno proceduto ad un aumento del prezzo del biglietto in modo non trasparente, scorporando dalla tariffa un servizio essenziale, prevedibile e inevitabile per la quasi totalità dei passeggeri. Da ciò l'inganno per i consumatori, in quanto il prezzo da pagare alla fine del processo di prenotazione sarà quasi sempre superiore alla tariffa che viene presentata all'inizio del processo, quando avviene l'aggancio, nonché l'alterazione del processo di comparazione con i prezzi degli altri vettori che invece includono il bagaglio a mano».
Le compagnie dovranno comunicare all'Autorità entro 60 giorni le misure adottate in ottemperanza a quanto deciso.