martedì 14 aprile 2020

Coronavirus, ecco le attività che riaprono, stretta sugli ingressi in Italia.


Dpcm: le attività che possono riaprire e le misure da tenere.

Librerie e negozi per bimbi possono riaprire, restano chiuse in diverse regioni. Per la spesa obbligo di guanti e orari più lunghi ma non in tutte le città.

Secondo l'ultimo DPCM riaprono il 14 aprile le librerie, le cartolerie e i negozi di vestiti per neonati e bambini. Ripartono le attività forestali, l'industria del legno e anche la produzione di computer. Ecco i primi spiragli nel lockdown da coronavirus. La serrata pressoché totale viene prorogata ancora, da domani fino al 3 maggio, compresa la stretta sui rientri dall'estero e sui viaggi di lavoro nel nostro Paese, con controlli agli imbarchi e stop ai viaggi per chi ha la febbre.
Restano tutti i limiti agli spostamenti, la chiusura delle scuole, lo stop alle attività produttive non essenziali. E resta la possibilità per le Regioni di emettere ordinanze ancora più restrittive di quelle dello Stato. Ma arrivano singole deroghe e nuove norme per le attività che saranno aperte, con l'obbligo di mascherine per i dipendenti e disinfettanti mani vicino alle casse o anche alle tastiere dei bancomat. Ad esempio LE LIBRERIE non apriranno in Lombardia, Veneto Piemonte e nel Lazio apriranno solo dal 20 aprile.
ALLO STUDIO L'ANTICIPO DELLA RIAPERTURA DI MODA AUTOMOTIVE E METTALLURGIA - Far ripartire alcune attività prima della fine del lockdown, magari già dalla prossima settimana, partendo da alcune filiere nelle quali il lavoro si può con più rapidità riorganizzare in sicurezza: è una delle ipotesi cui lavora il governo per preparare con 'gradualità' la fase 2. Tra le 'candidate' a riaprire i cancelli, secondo quanto apprende l'ANSA, ci sarebbero le filiere della moda, l'automotive e della metallurgia. Al momento si tratterebbe solo di ipotesi, da valutare anche con le parti sociali.
RIPARTONO ALCUNE ATTIVITA', DA BOSCHI A PC: dall'uso delle aree forestali, per tagliare i boschi ad esempio, alla fabbricazione dei computer, si allunga di una decina di voci la lista dei codici Ateco, che vanno da un ampliamento delle attività legate all'agricoltura alla ripresa per gli organismi internazionali presenti in Italia, come le sedi delle agenzie delle Nazioni Unite. Aggiunte tra le grandi opere, quelle idrauliche. Riparte il commercio all'ingrosso di carta e della cancelleria, per poter rifornire le cartolerie di penne, pennarelli, quaderni pronte alla riapertura insieme alle librerie e ai negozi per bambini, un'eccezione perché sul resto dell'abbigliamento le serrande restano giù.
IN AZIENDA POSSIBILE SMALTIRE LE SCORTE: per le attività che restano sospese, sarà comunque possibile entrare in azienda per vigilanza o manutenzione, per la gestione dei pagamenti (a partire dalle buste paga) e per la sanificazione. Si potranno anche spedire e ricevere merci, previa comunicazione al prefetto. Le fabbriche e le attività aperte devono assicurare "prioritariamente la distribuzione e la consegna di prodotti deperibili e dei generi di prima necessità".
LUNGO ORARIO AL SUPERMERCATO, GUANTI PER LA SPESA: il Dpcm elenca le misure per gli esercizi commerciali aperti, indicando la necessità di usare guanti usa e getta per fare la spesa e la mascherina in tutte le fasi lavorative dove non si può mantenere la distanza. Prevista la sanificazione due volte al giorno. In più, nei piccoli negozi, entro i 40 metri quadri, l'entrata è uno per volta e con due operatori al massimo. Per scaglionare gli accessi si prevedono anche "ampliamenti delle fasce orarie". Alla cassa si deve trovare l'igienizzante per le mani, anche prima di digitare il pin del bancomat.Su questa materia comunque le regioni legiferano per prorio conto: e nell'ordinanza del Lazio gli opari sono rimasti invariati fino al 3 maggio con la chiusura degli esercizi il 25 aprile e il 1 maggio.
SPOSTAMENTI E SPORT VIETATI, RESTA L'ATTIVITA' MOTORIA: per altre tre settimane bisognerà rimanere a casa, salvo "comprovate esigenze lavorative", necessità o motivi di salute. Niente eventi, chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, pub e discoteche. Aperti i luoghi di culto ma niente messe né funerali. Vietati i trasferimenti da dove ci si trova, vietatissimi gli spostamenti verso le seconde case di vacanza. Parchi e aree gioco restano chiusi, così come è confermato lo stop per tutte le attività sportive, anche gli allenamenti dei professionisti. Rimane consentita l'attività motoria nei pressi di casa, da soli e mantenendo le distanze.
STRETTA SUGLI INGRESSI, STOP A CHI HA LA FEBBRE. Confermata la disciplina sugli ingressi nel Paese e sui transiti brevi dall'estero: chi rientra avrà l'obbligo di isolamento fiduciario anche in assenza di sintomi. Prevista la possibilità di spostarsi per lavoro per un massimo di 5 giorni (72 ore prorogabili di 48). Regole più stringenti, in entrambi i casi, alla partenza dall'estero: bisognerà consegnare una dichiarazione ai vettori (con motivo del viaggio, indirizzo di dove si starà in isolamento e con quale mezzo privato ci si arriva), che dovranno misurare la temperatura e bloccare il viaggio di chi ha la febbre. Stop confermato per le navi da crociera con passeggeri e di bandiera italiana. Per quelle ancora in viaggio, al momento dello sbarco i passeggeri italiani e che abitano in Italia sono soggetti a 14 giorni di quarantena nella loro dimora, che raggiungeranno esclusivamente con mezzi provati. Gli stranieri (di origine e residenti fuori dall'Italia) vengono trasferiti immediatamente all'estero, in aereo o macchina, a spese dell'armatore. 

lunedì 13 aprile 2020

Coronavirus, l’Aifa “chiede” studi su eparina. Ricerca inglese: “Riduce mortalità del 20%”, ma Locatelli (Css) invita alla prudenza.

Coronavirus, l’Aifa “chiede” studi su eparina. Ricerca inglese: “Riduce mortalità del 20%”, ma Locatelli (Css) invita alla prudenza

Alcuni pazienti affetti da Covd muoiono per trombosi diffusa. Secondo due studiosi con il farmaco "si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite". Ma l'efficacia è ancora tutta da dimostrare.
Sono necessari studio clinici. È l’Aifa che in una nota lo chiede perché si verifichi la sicurezza e l’efficacia dell’eparina nella cura di Covid 19. “Poiché l’uso terapeutico delle eparine a basso peso molecolare sta entrando nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete e con importanti incertezze anche in merito alla sicurezza, si sottolinea l’urgente necessità di studi randomizzati che ne valutino efficacia clinica e sicurezza”.
Il farmacologo: “Convinti così di poter prevenire i trombi” – “L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) con le indicazioni di oggi ha dato un segnale per quello che riguarda l’uso in prevenzione delle eparine a basso peso molecolare nei pazienti Covid-19, ma ha anche già approvato – dice Filippo Drago, docente di Farmacologia e direttore dell’Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania all’Adnkronos – uno studio specifico proposto da me e da Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa Malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna – per valutare gli effetti della somministrazione di dosi medio-alte del farmaco non tanto per prevenire eventi trombo-embolici, ma per curare quelli già in atto e che spesso portano alla morte dei pazienti. Si attende ora il via libera del comitato etico dell’Istituto Spallanzani di Roma”.
“Dati preclinici – spiega – ci dicono che il Sars-Cov-2 si lega a un analogo dell’eparina, all’eparina endogena per capirsi, quella prodotta dal nostro corpo, inattivandola. C’è quindi la necessità di supplementare l’eparina dall’esterno con una molecola come l’enoxeparina. Ma l’uso di questo tipo di medicinale, le eparine a basso peso molecolare, è già previsto nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) anche per i pazienti Covid, come preventivo di eventi tromboembolici”. Il punto ora è un altro. “Il problema è diverso perché abbiamo l’impressione, supportata da esami autoptici su diversi pazienti, che questi pazienti muoiano non tanto per insufficienza polmonare grave – sottolinea – quanto per eventi tromboembolici, problemi che sono legati a un danno da parte del virus sull’endotelio basale e alveolare del polmone. Siamo convinti che somministrando enoxeparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte, si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite”.
“Siamo convinti – ribadisce l’esperto – che l’uso dell’enoxaparina possa fare molto di più che prevenire coaguli in questi pazienti. Ho visto le Tac di questi pazienti e sono sconvolgenti: il polmone non c’è più, i pazienti non respirano più se non con margini di tessuto, il problema però è che con la respirazione assistita questi pazienti possono durare di più se non ci sono fenomeni tromboembolici. Il danno endoteliale è catastrofico e c’è persino il rischio di una coagulazione intravascolare disseminata (Cid) che quando si verifica è inarrestabile: il paziente muore per trombosi diffusa“. Una situazione che si tenterà di arginare proprio con l’uso dell’eparina.
Lo studio inglese e la riduzione del 20% della mortalità – Uno studio inglese segnala la riduzione fino al 20% della mortalità fra i pazienti Covid-19 con un marcato aumento di un indicatore di presenza di coaguli del sangue, grazie all’uso dell’eparina. La ricerca sul ‘Journal of Thrombosis and Haemostasis’ guidato dall’ematologo Jecko Thachil del Department of Haematology del Manchester Royal Infirmary segnala che il farmaco nei pazienti Covid-19 potrebbe avere effetti anticoagulanti, oltre che antinfiammatori e persino antivirali. “È stato dimostrato che all’infezione da nuovo coronavirus – si legge sul paper – è associata un’alta mortalità in presenza di valore elevato di D-dimero, marcatore particolarmente importante per la coagulopatia”. In uno studio precedente dello stesso gruppo, si ricorda, “è stato dimostrato che l’uso della terapia anticoagulante con eparina riduce la mortalità. In quel documento, tuttavia, solo 99 su 449 pazienti avevano ricevuto eparina in via preventiva. Un piccolo numero perché la terapia anticoagulante è stata presa in considerazione solo dopo che sono stati notati micro-trombi nella dissezione polmonare da un paziente in condizioni critiche. Questo ha però aiutato gli autori ad analizzare retrospettivamente la differenza sugli esiti tra i pazienti con e senza terapia anticoagulante”.
Secondo gli esperti inglesi, “l’eparina a basso peso molecolare alla dose profilattica dovrebbe essere presa in considerazione nei pazienti con D-dimeri marcatamente elevati. Rapporti aneddotici dall’Italia – evidenzia lo studio – suggeriscono un aumentato rischio di tromboembolia venosa nei pazienti ricoverati negli ospedali con Covid-19. Chiaramente, la profilassi anticoagulante gioverebbe a questi pazienti. Ma potrebbero esserci altri benefici perché è nota anche la funzione antinfiammatoria dell’epatina, che può essere rilevanti in questo contesto”. Ancora, “l’eparina può influire sulla disfunzione microcircolatoria e ridurre il danno d’organo” e “agire sulla disfunzione endoteliale che contribuisce agli effetti cardiaci, un’altra complicazione sempre più riconosciuta del Covid19”.
“Un altro concetto interessante – rilevano gli ematologi inglesi – è il ruolo antivirale dell’eparina, che è stato studiato in modelli sperimentali: è in grado di legarsi a diverse proteine e quindi agire come efficaci inibitori dell’attaccamento virale. Ad esempio, nel caso di infezioni da virus dell’herpes simplex, l’eparina compete con il virus a livello delle glicoproteine della superficie della cellula ospite, per limitare l’infezione, e nell’infezione da virus zika, previene la morte cellulare indotta da virus di cellule progenitrici neurali umane”.
Gli autori parlano infine di “uno studio italiano” del 2004 “in cui l’uso di eparina (100 microg/mL) ha dimezzato l’infezione in cellule sperimentali iniettate con espettorato da un paziente con polmonite da coronavirus”. Certo, “i benefici clinici in una qualsiasi di queste infezioni virali devono ancora essere determinati”. Ma ci sono diversi modi in cui l’eparina può rivelarsi utile contro Covid19, bisognerà approfondire però con quale dosaggio. Secondo Thachil, “occorrerebbe studiare in vitro le funzioni antinfiammatorie, la protezione endoteliale e l’inibizione virale dell’eparina indipendentemente dalle proprietà anticoagulanti nello scenario Covid”.
Il professor Locatelli (Css) chiede prudenza – “Questo è il tempo della sobrietà comunicativa in ambito medico, della responsabilità nel diffondere messaggi e nel condurre studi clinici solidi. Si possono fare, anche in tempi di ‘guerra epidemica, studi che siano solidi e rigorosi” sui farmaci aveva detto appena ieri il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, in conferenza stampa a Roma all’Istituto superiore di sanità. Lo scienziato ha ricordato che le analisi autoptiche hanno messo un luce il fatto che “una risposta esageratamente infiammatoria può contribuire in maniera rilevante” alle problematiche dei pazienti Covid, “e questo ha portato a sperimentare sostanze mirate a bloccare questa risposta. Ci sono anche immagini di occlusioni coagulative, micro-trombi a livello del microcircolo, e questo invece ha offerto lo spunto per le speculazioni sull’eparina. Non dimentichiamo però che l’eparina è un farmaco che ha qualche effetto collaterale, ci sono stati alcuni pazienti deceduti per complicanze emorragiche”, ha concluso l’esperto, invitando a “cautela, rigore e approcci metodologici inappuntabili”.

domenica 12 aprile 2020

Pasqua 2020


- Siete ridicoli - di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 12 Aprile

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Nelle democrazie, ciascuno dice quel che gli pare: le opposizioni criticano il governo quando e come vogliono, il capo e i membri del governo rispondono quando e come vogliono; i mass media riprendono le parole di tutti (“notizie”), ne esaminano la rispondenza ai fatti (“analisi”) e le giudicano come pare a loro (“commenti”); i cittadini incamerano tutte le informazioni e si formano le opinioni che vogliono. Nelle dittature, il tiranno parla da solo senza tema di smentite, e gli oppositori e i critici tacciono, perchè imbavagliati, o aboliti per legge, o detenuti, o esiliati, o morti. Quindi non si vede dove stia il problema se il presidente del Consiglio, in conferenza stampa davanti a giornalisti, dopo aver illustrato un decreto e la posizione del governo nelle trattative europee, risponde alle critiche di due oppositori sul nuovo Mes senza condizionalità per spese sanitarie. Anzi, alle loro calunnie che gli attribuiscono crimini tanto gravi (Meloni: “Gualtieri ha firmato per attivare il Mes, niente Eurobond, Italia messa sotto tutela. Hanno vinto i diktat di Germania e Olanda, il governo si è piegato ai dogmi nordeuropei. Un atto di alto tradimento verso il popolo italiano”; Salvini: “Caporetto, drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli. Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus”), quanto inesistenti (né Conte né Gualtieri hanno mai “firmato” né “attivato” alcunché, anzi hanno ribadito che l’Italia non userà il Mes e continuerà a chiedere gli eurobond fino alla fine).

Se Conte non avesse risposto alla prima occasione, la gente avrebbe pensato che quelle accuse fossero vere. Invece sono balle sparate per nascondere i disastri in Lombardia e i veri responsabili del Mes: approvato nel 2011 dal governo B.-3 (Salvini alleato e Meloni ministra) e ratificato nel 2012 dal governo Monti (Pdl con Meloni alleato, ma senza più Lega). Carta canta: “Consiglio dei Ministri n.149 del 03/08/2011. La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica: Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi, ed ha definitivamente approvato su proposta del Ministro degli affari esteri, Frattini: - due disegni di legge per la ratifica e l’esecuzione dei seguenti Atti internazionali: 1)Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE, che modifica l’art. 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità (MES - Mechanism European Stability)…”. Sanguinante per la sbugiardata, Salvini è corso a piagnucolare da mammà Mattarella perchè il premier cattivo gli aveva fatto la bua.

La Meloni, meno petulante, s’è limitata a paragonare Conte al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che però piace tanto a Salvini, che nel 2014 andò in pellegrinaggio da lui con Razzi, elogiando “lo splendido senso di comunità” di quel paradiso di democrazia. E ora, per non contraddirsi, equipara l’Italia di Conte all’Urss. Resta da capire come spieghino, il partigiano Cazzaro e la partigiana Giorgia, i dati Agcom che li vedono onnipresenti su tutte le reti Rai, Mediaset e La7, molto più del premier e dei leader di maggioranza. Ma tutto questo fa parte delle normali polemiche tra governo e opposizione (a cui ormai s’iscrive di diritto la masnada renziana). Non è normale, invece, che insigni verginelle sostengano che Conte non deve replicare alle calunnie dell’opposizione, o lacrimino per la fine dell’agognata “unità nazionale” (con chi dà al premier del “criminale” e del “traditore del popolo”), o invochino interviste riparatrici a Meloni&Salvini in nome del “contraddittorio”: come se a garantirlo, in una conferenza stampa, non fossero le domande dei giornalisti; e come se il premier, ogni volta che nomina Salvini e Meloni, dovesse portarseli appresso.
Persino una persona seria come Enrico Mentana si pente di non aver censurato le parole di Conte su Salvini e Meloni. Fermo restando che ciascun giornalista è libero di trasmettere ciò che vuole, sarebbe curioso se il direttore di un tg – tra l’altro abituato a trasmettere nelle sue “maratone” i flatus vocis di qualunque politico – oscurasse la notizia del giorno perché non gli garba. Le notizie si danno tutte, a prescindere dall’opportunità, e Mentana ce lo insegna (un mese fa anticipò la bozza del decreto che chiudeva la Lombardia, innescando la fuga da Nord a Sud, e fece bene). Poi, se qualcosa non piace, lo si critica e si dà la replica agli interessati. Trattandosi poi di una conferenza stampa e non di un videomessaggio (tipo quelli di B. e di Bin Laden), se Mentana o altri avevano qualcosa da dire, potevano collegarsi e obiettare. Sarebbe comico un direttore di tg che chiedesse al premier: “Ci dica se nominerà Salvini e Meloni invano e, se sì, batta prima tre volte le palpebre, così io la taglio all’istante”. Poi c’è il caso umano del direttore di SkyTg24, Giuseppe De Bellis, altro ex dipendente Mediaset, che costringe i suoi giornalisti a declamare un suo editoriale in cui, mentre accusa Conte di fake news sul Mes, ne racconta una lui, negando che il Mes sia opera del governo B. Dopodiché, si capisce, il Fatto sparisce dalla rassegna stampa perché il titolo non gli piace (W la democrazia). Ancora una volta, come sempre da quando il premier vola nei sondaggi, si sente un gran stridio di unghie sugli specchi: prima Conte doveva parlare di più, anzi di meno; poi non doveva parlare dopo le 23; poi non doveva parlare su Facebook; poi non doveva parlare in ritardo; poi non doveva parlare con videomessaggi; ora non deve parlare in conferenza stampa. Fate la cortesia: dite una volta per tutte che non deve parlare mai. Anzi, non deve proprio esistere, perché ha il grave torto di non essere Draghi. Così la facciamo finita con tutte queste pippe.

sabato 11 aprile 2020

Mes, Salvini e Meloni si chiamano fuori: “Noi contro nel 2012”. Ma ad approvarlo nel 2011 fu il governo con la Lega e Meloni ministra.

Mes, Salvini e Meloni si chiamano fuori: “Noi contro nel 2012”. Ma ad approvarlo nel 2011 fu il governo con la Lega e Meloni ministra

I leader dell'opposizione contro Giuseppe Conte per le parole pronunciate in conferenza stampa. Ma nel 2011 furono Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti a dire sì alla creazione di un Fondo Salva-Stati nel Consiglio europeo e all'Eurogruppo. Il 3 agosto 2011, il Consiglio dei ministri guidato da Silvio Berlusconi approvò il disegno di legge per la ratifica: il Carroccio era al governo e la leader di Fratelli d'Italia faceva parte del governo. 

Adesso Matteo Salvini e Giorgia Meloni si chiamano fuori, ricordando che in Parlamento nel 2012 dissero no o erano assenti. E attaccano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo la conferenza stampa in cui ha ricordato quali furono le loro posizioni sul Mes e li ha accusati di “mentire” agli italiani. Ma quali sono state le tappe del Meccanismo europeo di stabilità? L’ok dell’Aula arrivò otto anni fa sotto il governo Monti: la Lega votò contro, Meloni era assente. Ma a preparare il Fondo Salva-Stati – basta guardare le cronache dei quotidiani dell’epoca – fu il governo Berlusconi nel 2011, con il via libera all’Eurogruppo e l’approvazione del disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio europeo del 25 marzo che cambiava il Trattato sul funzionamento unico dell’Ue e dava il là alla creazione del Fondo Salva-Stati. Un governo sostenuto dalla Lega, di cui Salvini all’epoca era europarlamentare, e di cui l’attuale leader di Fratelli d’Italia faceva parte.
Il Consiglio dei ministri è il numero 189 del governo Berlusconi IV e si riunisce a Palazzo Chigi il 3 agosto 2011, tre mesi prima delle dimissioni e ad appena due giorni dalla lettera congiunta del presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet e di quello in pectore Mario Draghi con la quale indicarono all’Italia una serie di misure urgenti per superare la crisi.
Tra codice antimafia, nomina di prefetti e altre deliberazioni, il Consiglio dei ministri approva, su proposta del ministro degli Esteri Franco Frattini, il disegno di legge per la ratifica e l’esecuzione della “decisione del Consiglio europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente ad un meccanismo di stabilità (ESM – European Stability Mechanism) nei Paesi la cui moneta è l’euro”, si legge nel comunicato stampa diffuso quel giorno da Palazzo Chigi. È il Mes, il fondo Salva-Stati definito poi nel febbraio 2012 che oggi i partiti di minoranza, sostenitori e parte di quel governo, non vogliono. E imputano al governo Conte di aver accettato come strumento europeo per affrontare l’emergenza sanitaria legata al coronavirus.
Lo ha ricordato anche Mario Monti in un editoriale sul Corriere della Sera: “Il Mes rappresenta l’evoluzione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Fesf). Il Fesf prima e il Mes poi sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo. Quel governo si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega. Giorgia Meloni ne faceva parte come ministro per il Pdl, Matteo Salvini era europarlamentare della Lega”.
L’obiettivo – continuava il governo nella nota stampa diffusa nei giorni in cui lo spread galoppava – è “far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area dell’euro”. La decisione del Consiglio dei ministri di dire sì alla decisione del Consiglio europeo è l’architrave della definizione del Fondo Salva-Stati che sarà poi perfezionata dal governo di Mario Monti, subentrato nel novembre 2011 al governo Berlusconi.
Di quel governo era ministro della Gioventù Giorgia Meloni che ora parla di “alto tradimento”, al tavolo sedeva da poco Anna Maria Bernini alle Politiche Europee, Umberto Bossi aveva le deleghe per le Riforme, Roberto Maroni guidava l’Interno, Giulio Tremonti era il titolare dell’Economia e Maria Stella Gelmini era la ministra dell’Istruzione.
Le contrattazioni andavano avanti da tempo. Basta sfogliare i quotidiani di nove anni fa. Il giorno dopo l’Eurogruppo che approvò la modifica del Trattato per creare il Salva-Stati, era il 22 marzo 2011La Stampa titolava: “I ministri economici hanno chiuso ieri l’intesa”. Non appariva molto preoccupato Il Giornale: “Fondo salva Stati a 700 miliardi”, si leggeva a pagina 22. Mentre il Corriere della Sera precisava: “Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha lasciato la riunione a Bruxelles senza rilasciare dichiarazioni nemmeno sulle conseguenze di finanza pubblica italiana di questi impegni di salvataggio”. Tre giorni dopo arrivò la decisione del Consiglio europeo presieduto dall’olandese Herman Van Rompuy. Quindi ad agosto 2011 il voto in Consiglio dei ministri. Il Mes – definito nel febbraio 2012 – approdò in Parlamento quando ormai c’era Mario Monti. Il 19 luglio 2012 il via libera definitivo della Camera al trattato – insieme al Fiscal Compact – con 325 sì, 53 no e 36 astenuti.
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Traditori del popolo! - Massimo Erbetti

traditori

Si, siete traditori del popolo italiano!
Falsi, bugiardi, venduti, affamatori di popolo!
Si mi riferisco a voi, voi che da ieri riempite le pagine dei social, con insulti e sproloqui verso il governo. Si proprio voi, che da quando il vostro capo, il vostro capitano, o come cavolo lo chiamate, si è inventato la balla che il governo italiano ieri notte avrebbe firmato il MES, cosa falsa come una banconota da 7€…perché proprio da 7€? Perché sette sono gli euro che il vostro idolo andava dicendo sarebbero spettanti ad ogni italiano per l'emergenza alimentare…andatelo a dire a tutti quelli che invece passeranno una pasqua con qualcosa da mangiare grazie a quella che chiamavate "elemosina". Voi che non fate altro che gioire. Ma non provate neanche un minimo di schifo verso voi stessi? Si proprio voi, che festeggiate come se aveste vinto i mondiali. Voi che ridete perché il governo avrebbe calato le braghe. Voi…si proprio voi, voi nazionalisti, voi sovranisti, voi che "prima gli italiani", voi che..solo voi pensate agli italiani, voi che prima di tutto vengono gli interessi della nazione. Voi che “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana". Si proprio voi che andate in giro con il rosario in mano, voi che recitate preghiere in TV. Voi che volete le chiese aperte a Pasqua… Eh si "Chiese aperte per Pasqua solo per i capifamiglia: il resto è cianciare di politici senza virilità" come chiede un vostro consigliere, che in una frase ci ha rimandato indietro nel tempo di cento anni. Uno per famiglia, anzi il capo famiglia e le donne a casa mica meritano di uscire, no, le donne a casa e gli uomini in chiesa…roba da far accapponare la pelle..chiese aperte? Tanto che pure il papa si è dovuto scomodare per dirvi che è una grande cazzata. Voi, si parlo proprio a voi. Se il vostro interesse principale fosse stato veramente il popolo italiano, il suo bene, la sua felicità, avreste dovuto essere i primi a piangere, a disperarvi, a maledire i paesi del nord che non sentono ragioni, che non vogliono aiutarci, che vogliono affamarci. Voi avreste dovuto spargere lacrime per i nostri diciottomila morti, per la sofferenza che ogni giorno vediamo, per quei poveri cristi che muoiono soli senza nessuno accanto, per i loro familiari chiusi nelle loro case, senza poter dare l'ultimo saluto a chi se ne è andato senza neanche un funerale e per tutto il disastro economico che questo maledetto virus porterà dopo di se. Voi avreste dovuto piangere per tutti quelli che avrebbero perso il lavoro, per le aziende che avrebbero chiuso, per i tagli alla sanità che ci sarebbero stati, per i tagli alle pensioni, agli stipendi, ai servizi, avreste dovuto piangere perché avremmo dovuto vendere monumenti, stazioni aeroporti, perché è questo che avrebbe portato la sottoscrizione del MES. E invece voi sghignazzavate, vi sfregavate le mani, già speravate nella sommossa popolare, nella caduta del governo. I veri traditori del popolo siete voi, che sperate nella distruzione di questo paese, nella fame e nella disperazione di un popolo, per un unico, solo scopo: il potere, il potere ad ogni costo, il potere passando sui cadaveri di migliaia di italiani, quelli che dite di mettere al primo posto, il potere fregandovene di tutto e di tutti. Come i cani festeggiano sui cadaveri dei leoni, voi già festeggiavate sui cadaveri degli italiani, ma ricordate che i cani rimangono cani e i traditori rimangono traditori.


https://www.facebook.com/massimo.erbetti/posts/10217085322350849

Coronavirus, un primario dell’ospedale di Alzano: “Mancata chiusura? Lo ha ordinato il dg della Regione”. Polemica sul servizio del Tg1. Lega: “Tv della vergogna, caso in Vigilanza”. M5s: “Giornalismo d’inchiesta”.

Coronavirus, un primario dell’ospedale di Alzano: “Mancata chiusura? Lo ha ordinato il dg della Regione”. Polemica sul servizio del Tg1. Lega: “Tv della vergogna, caso in Vigilanza”. M5s: “Giornalismo d’inchiesta”

La testimonianza di un medico presente alla riunione del 23 febbraio, quando si decise di riaprire il pronto soccorso del comune in provincia di Bergamo: "E' arrivata la chiamata del direttore generale dell'assessorato al Welfare Cajazzo, che ha detto: non si può fare, riaprite tutto". Il Carroccio all'attacco, annuncia querele. Di Nicola (M5s): "Hanno la coda di paglia". A difesa dell'autrice del servizio Fnsi, Usigrai, il cdr del tg e i consiglieri d'amministrazione Borioni e Laganà.

Perché l’ospedale di Alzano Lombardo fu riaperto il 23 febbraio scorso? Perché non venne sigillato dopo il trattamento dei primi pazienti positivi ricoverati da più giorni vicino ad altri degenti? Perché non venne chiuso, quello che in seguito diventerà praticamente l’epicentro del contagio di coronavirus in Italia? “Il 23 febbraio è arrivata la chiamata del direttore generale dell’assessorato al Welfare Cajazzo, che ha detto: non si può fare, perché c’è almeno un malato di Covid in ogni provincia, non possiamo chiudere oggi Alzano, tra due ore Cremona…Quindi riaprite tutto“. A puntare direttamente i riflettori sulla Regione Lombardia e un primario dello stesso ospedale di Alzano, che – in forma anonima e con la voce camuffata- ha raccontato ai microfoni del Tg1 chi diede l’ordine di riaprire il pronto soccorso il 23 febbraio scorso: Luigi Cajazzo, direttore generale dell’assessorato regionale al Welfare, quello guidato da Giulio Gallera.
Lega all’attacco: “Tv della vergogna, caso in Vigilanza” – Il servizio del telegiornale della rete ammiraglia – andato in onda durante l’edizione delle 20 del 9 aprile – ha subito scatenato le polemiche con la Lega – il partito che da anni governa la Regione Lombardia – subito all’attacco. “Medici, scienziati e dirigenti che da settimane lottano per strappare pazienti da una morte tremenda trattati come delinquenti da quello che fu un telegiornale autorevole. Con un’aggravante, che una giornalista senza scrupoli ha infangato un bravissimo dirigente convalescente di Covid-19 ammalatosi sul campo”, ha detto l’assessore regionale al Bilancio, Davide Caparini, riferendosi all’autrice del servizio, l’inviata Stefania Battistini. “Questa è la dimostrazione – prosegue Caparini – di quanto sono caduti in basso nel disperato tentativo di assolvere gli unici colpevoli dei ritardi nell’adottare quelle misure di contenimento che proprio la sanità lombarda invocava da giorni. Non a caso – conclude Caparini – la Rai è la televisione di Stato. La tv della vergogna“. Toni molto forti anche quelli usati dal deputato Alessandro Morelli, responsabile Editoria del Carroccio, che definisce il servizio “uno sciacallaggio indegno su morti e professionisti che combattono una battaglia difficile per il bene di tutti”. Annuncia querele e l’intenzione di portare il caso in Vigilanza, anche Massimiliano Capitanio, che della commissione parlamentare è segretario: “Se il direttore non esiste più in redazione, vediamo se comparirà in Tribunale qualora venissero accertati aspetti penalmente rilevanti in questo modo di fare giornalismo che non condividiamo e condanniamo fermamente. Il primo passo sarà affrontare la pericolosa situazione del Tg1 in Vigilanza, poi vedremo cosa succederà in altre sedi”. Porterà il caso in Vigilanza anche Forza Italia, che con Maurizio Gasparri usa toni simili ai primi anni duemila definendo quella del Tg1 come “un’informazione parziale e senza contraddittorio”.
Di Nicola (M5s): “Da Tg1 giornalismo d’inchiesta” – A difesa dell’operato del Tg, invece, si schiera Primo Di Nicola del Movimento 5 stelle: “Leggo di imbarazzanti attacchi al Tg1 per un servizio andato in onda ieri sera sull’ospedale di Alzano. Dunque il Tg1 che ha, per dovere di cronaca, intervistato un primario, coprendone la voce per far luce su una vicenda tutta da chiarire, di cosa sarebbe colpevole? Di aver fatto grazie alla sua inviata Stefania Battistini un ottimo servizio all’insegna di quel giornalismo d’inchiesta che tutti a parole invochiamo?”. Il senatore ricorda che sulla vicenda ci sono “indagini in corso” e “la libertà di stampa è ancora un valore di questo Paese. Forse disturba chi, in queste drammatiche vicende, evidentemente ha la coda di paglia per la pessima gestione dell’emergenza covid che in Lombardia sta costando la vita a migliaia di cittadini? La giustizia farà il suo corso, così come l’informazione. Come è giusto che sia”. Attacca il Tg1 schierandosi praticamente con l’opposizione il renziano Michele Anzaldi: “In queste ore una polemica della Lega coinvolge il Tg1 e a sua difesa si sono schierati consiglieri di amministrazione, partiti, il sindacato, esponenti politici. A loro vorrei chiedere: il Tg1 che difendete è lo stesso che nel mese di marzo ha sostanzialmente cancellato il pluralismo e i partiti politici dall’informazione? Nelle prime 3 settimane di lockdown del Paese, dal 7 al 27 marzo, il Tg1 è diventato TgConte: spazio quasi elusivamente al Governo, che ha addirittura sfiorato il 60% (56,8%) nei tempi di parola, relegando i partiti a percentuali a una cifra, con il record censorio contro Italia Viva.
Borioni e Laganà: “Si esprimano l’ad e il presidente” – Al fianco dell’inviata Battistini anche la Federazione nazionale stampa italiana, l’Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti di viale Mazzini, e comitato di redazione del Tg1. Ma anche due membri del cdr: Rita Borioni Riccardo Laganà. “I giornalisti e i medici non sono eroi a tempo determinato, altrimenti la storia degli eroi diventa trita retorica così come la libertà di stampa. Quando al caso di Alzano Lombardo, se qualcuno ha la certezza che quello che sta dicendo il primario intervistato è una sciocchezza, ne porti le prove”, dice la consigliera, eletta in cda in quota Pd. Il membro del cda eletto dai dipendenti, invece, chiama in causa l’amministratore delegato, Fabrizio Salini, e il presidente, Marcello Foa: “La Rai come Servizio Pubblico deve rappresentare l’interesse alla notizia dei cittadini non dei partiti o di privatissimi interessi finanziari. Auspico che l’Ad ma soprattutto il Presidente di garanzia della Rai intervengano sul tema”.
La testimonianza del primario: “E’ arrivata la chiamata del dg” – Sulla gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo dopo la scoperta dei primi casi di contagio e sulla mancata istituzione della zona rossa della Bergamasca, la procura della città orobica ha aperto un’indagine contro ignoti, ipotizzando l’epidemia colposa. “Il 23 febbraio ero a una riunione con tutti primari e i capidipartimento di Alzano. Il pronto soccorso era chiuso e doveva decidere cosa fare. C’era stato Codogno due giorni prima. Tutti noi abbiamo espresso il nostro parere: l’ospedale andava chiuso. Si discuteva come fare”, è il racconto del medico al Tg1. “A un certo punto – continua – arriva la chiamata del direttore generale dell’assessoreato al Welfare Cajazzo, e dice: non si può fare perché c’è almeno un malato di Covid in ogni provincia, non possiamo chiudere oggi Alzano, tra due ore Cremona. Quindi riaprite tutto“. L’ordine, quindi, sarebbe arrivato dal cuore della Regione Lombardia. “Noi – continua il testimone – non sapevamo che Alzano sarebbe stata epicentro italiana, sapevamo solo di Codogno e quindi credevamo si dovesse fare come a Codogno”. Cioè chiudere e sigillare tutto. Ma così non è stato. Cosa hanno pensato i medici dopo che da Milano è arrivato l’ordine di riaprire il pronto soccorso ?”Siamo morti. Abbiamo pensato: se noi tecnici dobbiamo dipendere da loro, siamo morti“.
La lettera del direttore: “Serve intervento urgente” – Dopo tre giorni metà delle persone presenti a quella riunione si è ammalata. Ventiquattro ore prima, invece, il direttore dell’ospedale di Alzano, Giuseppe Marzulli, scrive alla direzione generale. Una lettera ufficiale, pubblicata da Tpi, in cui il dirigente spiega che “presso il Pronto Soccorso stazionano tre pazienti senza che vengano accolti né dall’ospedale di Seriate né da altre strutture aziendali. È evidente che in queste condizioni il Pronto Soccorso di Alzano Lombardo non può rimanere aperto”. In un primo momento all’ospedale è stato chiesto di attendere l’esito del tampone sui 3 pazienti. “Tale indicazione” – continua il direttore – “è assurda (ed uso un eufemismo) in quanto come noto i tempi di refertazione sono mediamente intorno alle 48 ore e ciò vuol dire far stazionare tali pazienti per 48 ore presso il Pronto Soccorso di Alzano Lombardo, cosa contraria a qualunque protocollo e anche al buon senso”. Una volta sollevata l’assurdità della disposizione, ad Alzano era stato comunicato che il problema era diventato “la mancata disponibilità di posti letto”. “Ridengo indispensabile un intervento urgente“, chiude la sua missiva Marzulli. Era già troppo tardi pero: ad Alzano, a Nembro, in tutta la Bergamasca, il virus aveva cominiciato a fare strage. A Bergamo il 26 febbraio c’erano “solo” 20 casi che però diventano 72 il giorno dopo, quasi quattro volte in più. Si passa a 103 il 28 febbraio, il 1 marzo raddoppiano a 209, poi 243 e in pochi giorni il focolaio si espande inarrestabile. Così inarrestabile che per poter cremare i deceduti il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha dovuto chiedere aiuto ad altre città e regioni.