venerdì 5 giugno 2020

Quanto è usurante l’ultima prova del cavallo morente. - Daniela Ranieri

Quanto è usurante l’ultima prova del cavallo morente

Matteo Renzi - Il nuovo libro del Signor Due Per Cento.
“Ero l’uomo più potente d’Italia, non lo sono più”. Sarebbe bastato lanciare questo epitaffio politico – o tweet, come lo chiamerebbe il suo autore – nel grande mare delle Lettere, e si sarebbe dato a esse lo stesso contributo; invece no: intorno a questa scabra ed esaustiva verità si sviluppano 214 pagine di “interventi concreti”, un vero “patto tra le generazioni”, anzi “un appello a non disperdere energie”. Le abbiamo lette tutte. Non saremo certo noi a negargli un seggio in Parnaso, ma siamo un po’ delusi da questo La Mossa del cavallo (Marsilio), titolo-calco del best-seller di Camilleri (hai visto mai i commessi delle librerie, opportunamente riaperte dopo il lockdown come l’autore chiedeva da tempo, rifilino questo ai clienti, invece dell’omonimo), nonché di un racconto di Viktor Šklovskij (che narra di quando, siccome a San Pietroburgo i gabinetti gelavano, nei giorni feriali le focacce si cuocevano su feci umane, la domenica, invece, su quelle di cavallo).
“Eppure ho fatto il presidente del Consiglio dei ministri a 39 anni, il più giovane nella storia d’Italia”. Sì, lo sappiamo, più giovane anche di Mussolini, che aveva 39 anni e 3 mesi, mentre il narratore li aveva compiuti da un mese soltanto (perciò #enricostaisereno, sennò gli scattava la quota Benito).
Stiamo temporeggiando. In realtà non si sa da dove cominciare. Il menù è quello turistico: un secondo Jobs Act, “perché il primo ha funzionato”; il “Piano Shock”, nome croccante per il vecchio Sblocca Italia; un nuovo “Rinascimento” affidato a Italia Viva (lui, Rosato e Marattin al posto di Lorenzo il Magnifico, Poliziano e Pico della Mirandola), ma stavolta c’è una pietanza in più: il condono sui contanti. Infatti, pare, l’Italia ha “cento miliardi di contante dormiente nelle cassette di sicurezza e sotto i materassi”, su cui si potrebbe agevolmente metter mano con una tassa del 10 o 15%. È un’idea geniale: finora, quando si parlava di condono sul nero, si pensava al rientro dei capitali esotici dall’estero (format di Berlusconi, Tremonti, lo stesso Renzi e l’anno scorso pure Salvini). Mai nessuno aveva pensato di regolarizzare “quei centomila euro che il nonno – carpentiere o ristoratore – ha lasciato in eredità al nipote e che sono stati frutto di pagamenti in nero”, nonno che magari è pure spirato sotto Covid. Ebbene, “sblocchiamoli. È inutile perseverare con i giudizi moralistici su ciò che è avvenuto magari vent’anni fa”, e qui si riconosce il marchio di fabbrica: la confusione tra moralismo e essere morali, e va da sé che nella nuova cashless society, in questa Italia senza contanti dove si paga tutto via smartphone mentre i materassi eiettano banconote (ministro delle Finanze sarà Fabrizio Corona?), bisogna essere garantisti, non giustizialisti. Ecco il conticino: “Cento miliardi di liquidità che finiscono direttamente nelle banche”, che poi naturalmente faranno i prestiti ai nipoti dei carpentieri, questo nel caso le mamme dei vostri amici non siano disposte a prestarvi 700 mila euro sull’unghia per comprarvi la villa. Questo Rinascimento voluntary disclosure è propagandato in forza di citazioni di Machiavelli, Seneca, Hannah Arendt, Shakespeare, Goethe e finanche del povero Kafka, che se fosse in vita riscriverebbe Il Processo intorno a un’accusa di fatture false.
Quindi: dalla pandemia e dalla crisi che ne segue, come non fossero disgrazie abbastanza grandi, nasce la mossa del cavallo (morente): l’autore, condottiero del 2%, si sente chiamato alla Rinascita d’Italia. A questo punto si registra un divertente cortocircuito epistemologico. Come alla Leopolda – che è per i renziani ciò che è la Sala del Regno per i testimoni di Geova – Renzi si “intesta” la Scienza, nelle persone dei virologi Burioni e Capua, vittime dei novaxcinquestellegiustizialisti, ma al contempo deve tenere accesa la fiamma sotto le terga del governo che in teoria sostiene e che si rifiutava di riaprire tutto quando diceva lui. Come conciliare il vitalismo dannunziano dalle sfumature bergsoniane con la prudenza del Comitato scientifico? Facile, attaccando gli epidemiologi, i nuovi professoroni: “Nel momento in cui scrivo il contagio è sceso sotto le mille unità in terapia intensiva (questa frase non vuol dire niente, ndr). Sostenere dunque (?,ndr) che in virtù di un’apertura generalizzata e senza protezioni… si possa arrivare a oltre 150 mila casi da terapia intensiva, è matematicamente falso. Ma serve perfettamente allo scopo: a diffondere ansia e paura” (come vedete, si passa da Goethe a una citazione apocrifa del generale Pappalardo).
Del resto, questo è “un libro di cuore, non è un libro del cavolo”, ha asserito l’autore, che con l’organo apposito disprezza il reddito di cittadinanza e tesse l’elogio di Berlusconi, “un grandissimo innovatore nel settore televisivo, nel calcio, nell’edilizia, persino nell’organizzazione politica” che aveva solo un difetto: “Ha sempre preferito una linea più di compromesso, perdendo una storica opportunità di rivoluzionare l’Italia”, ma proprio a volergliene trovare uno.
Infine, il topos letterario dell’opera omnia renziana, ciò che è la masturbazione per Philip Roth: la stigmatizzazione dell’“invidia per chi ha successo” (chi non desidera essere ultimo nei consensi dopo Crimi e Mattia Santori delle Sardine?), stante ovviamente la visione del mondo che la sostiene, quella neo-liberista (perpetrata dal suo governo) grazie alla quale quando arriva una pandemia ci si trova senza terapie intensive, senza medici, con otto milioni di poveri.
PS: siccome l’autore lamenta di essere vittima di “un’inedita ferocia”, tanto da chiedersi “quanta paura devo fare perché mi trattino così?”, ci teniamo a dire che il nostro giudizio non è ascrivibile alla paura che abbiamo di lui, ma alla fatica improba di prendere sul serio quello che scrive (anzi, stiamo vedendo con Travaglio se si può fare qualcosa affinché l’Inps, insieme ai lavori in galleria, cava, miniera, nelle fonderie di seconda fusione e nell’asportazione di amianto, riconosca la qualifica di “lavoro usurante” anche alla lettura dei nuovi libri di Matteo Renzi).
La dignità dov'è finita?
Usare una sede istituzionale per pubblicizzare un libro con un titolo scopiazzato da un best sellers, è di pessimo gusto.
Renzi non mi fa neanche pena;
- come pensavo, è un personaggio in cerca d'autore, senza idee, senza carattere, senza forma, emulo di chiunque sia riuscito ad ottenere un successo sia in senso positivo che negativo. E' un nulla assoluto. E chi lo scelse come presidente del consiglio lo fece perchè sapeva che avrebbe fatto tutto ciò che gli sarebbe stato richiesto di fare.
E non si può dire che sia finito come uomo politico, perché non è mai neanche esistito come tale.
Ritengo, però, che andrebbe accusato alla "Corte internazionale dei diritti dell'uomo" per incriminarlo definitivamente come distruttore dello "Statuto dei lavoratori", del quale, ne sono certa, non conosceva neanche l'esistenza.
Chi non ha mai lavorato nella sua vita, ma ha solo eseguito ordini dietro elargizioni di natura rappresentativa, peraltro ben remunerate, non può capire la discriminazione e sofferenza di chi lavora e non si vede riconosciuto il giusto compenso o il riconoscimento che meriterebbe.
Cetta

Memory non deve morire. - Marco Travaglio

È l'ipocrisia il vero motivo per cui le tecniche di memoria non ...
Se un giorno gli storici dovranno battezzare l’epoca che stiamo vivendo, la chiameranno l’Era del Mitomane e dello Smemorato. Del resto fra mitomania e smemoratezza c’è un preciso nesso causale: se conservassimo un po’ di memoria, non saremmo infestati da tanti mitomani di successo.
Prendete l’Innominabile. A 45 anni non si ricorda più chi era. Come Alberto Sordi nel film Troppo forte di Carlo Verdone, nei panni dell’avvocato Giangiacomo Pignacorelli in Selci, che un bel mattino si sveglia ballerino e coreografo, indossa una tutina aderente e improvvisa una danza sull’aria di Oci Ciornie davanti ai clienti disperati, mentre le anziane sorelle ricordano “quando faceva il dentista e cavò tre denti al fruttivendolo che gli fece causa perché erano tutti sani”. Ora l’Innominabile si crede garantista e, nel tentativo di promuovere quella ciofeca del suo nuovo libro, strilla contro Piercamillo Davigo, reo di ricordare che la responsabilità politica e morale, diversamente da quella penale, può essere accertata e sanzionata prima delle sentenze. “Parole gravissime, enormi, incredibili!”, bercia lo statista rignanese:
“Dire che non bisogna aspettare le sentenze va contro la civiltà giuridica europea! Mi sorprende che un membro del Csm non distingua giustizia e giustizialismo!”.
Eppure qualche anno fa c’era un presidente del Consiglio ipergiustizialista che, insensibile alla civiltà giuridica europea, predicava il dovere di non attendere le sentenze per licenziare i presunti assenteisti dalla PA. Dovevate sentirlo come ululava, lanciando la riforma Madia: “Per i furbetti del cartellino è finita la pacchia! È una legge cattiva ma giusta. D’ora in poi si va subito a casa!” (15.6.2016). “Chi fa il furbo col cartellino viene licenziato in 48 ore!” (29.11.2017). Cioè senza aspettare non solo le sentenze, ma pure le indagini. E molti gli diedero retta, pensando che prima non si potesse licenziare un assenteista dalla PA: invece si poteva, ma non in 48 ore, bensì in 4 mesi, per consentire all’accusato di difendersi. Infatti la Consulta rase al suolo la sua boiata e lui si rimise a strillare: “La Corte ci impedisce di licenziare i furbetti del cartellino”. Era una balla, ma molti se la bevvero perché lui era il capo del governo. E con la spensierata (in senso etimologico) Madia aveva lanciato il licenziamento in 48 ore al teatro Ariston di Sanremo per fare demagogia sul vigile lì filmato e arrestato perché timbrava in mutande o in tuta, additato al pubblico ludibrio e poi licenziato dal Comune senza uno straccio di condanna e né di rinvio a giudizio. Come voleva il premier giustizialista. La sentenza è poi arrivata sei mesi fa.
E ha assolto il vigile “perché il fatto non sussiste”: l’imputato spacciato per simbolo dell’assenteismo lavorava più degli altri e “la timbratura in abiti succinti non costituisce neppure un indizio di illiceità penale e ha una spiegazione logica” (una disposizione del comandante che imponeva al vigile incriminato, in funzione di custode, di timbrare il cartellino in abiti borghesi dopo aver aperto all’alba il mercato municipale). Resta da precisare il nome di quel premier giustizialista che non voleva attendere le sentenze e nemmeno le indagini: Matteo Pignacorelli in Renzi. Lo stesso che ora accusa Davigo di essere un aguzzino incivile per aver detto molto meno di quel che diceva lui.
Dicevamo della smemoratezza e mitomania. Ieri tal Bruno Astorre, nientemeno che senatore e segretario del Pd nel Lazio, ha molto rosicato perché Virginia Raggi ha vinto la sua battaglia solitaria per lo sgombero degli occupanti abusivi di Casa Pound dopo 17 anni e 4,5 milioni di danni erariali. Così ha pensato bene di negarla, ringraziando “la Procura di Roma” (non si sa mai) e “la Questura”, ma anche “i cittadini che hanno sempre portato avanti questa battaglia di legalità” e attaccando la sindaca “che al solito ha assistito dal balcone del suo Facebook”. In realtà la Raggi, dopo aver sollecitato infinite volte lo sgombero al Demanio (ministero dell’Economia) padrone dello stabile, contro i rinvii della Prefettura pidina e salviniana, si era recata personalmente lì sotto per far scalpellare l’insegna di Casa Pound e metterci la faccia, buscandosi qualche simpatica minaccia di morte, in aggiunta a quelle seguite all’abbattimento dei villini del clan Casamonica. Non sappiamo su quale balcone fosse quel giorno l’Astorre. Sappiamo però chi era sindaco nel 2003 quando Casa Pound occupò il Palazzo: Veltroni. Poi Alemanno e Marino, ma anche lì zero sgomberi (a parte quello di Marino per mano del Pd). Al Mef si susseguivano i ministri (anche il Pd Padoan), ma nessuno pareva interessato a riprendersi lo stabile. Quindi, per favore: astenersi smemorati e mitomani.
A proposito: leggiamo sul Corriere che Zingaretti dice sì a “un’anima patriottica” comune con B. e sul Foglio che il capo dei senatori Pd Marcucci iscrive B. e tutta FI in “un approdo liberale e fortemente europeista”. Parole pronunciate nel giorno dell’ennesimo arresto di Sergio De Gregorio, che una sentenza definitiva definisce “corrotto” da B. con 3 milioni in cambio del suo passaggio dall’Italia dei Valori a FI per rovesciare il governo Prodi-2. Ma lo sanno Zinga e Marcucci che il B. “patriota” e “liberale” è lo stesso corruttore che comprava senatori per rovesciare il loro ultimo governo? O serve un disegnino?

Il ponte sullo Stretto di Messina è costato 960 milioni. (13 Gennaio 2017)



Il ponte sullo Stretto di Messina esiste solo sui rendering promozionali diffusi dalla società concessionaria e probabilmente resterà in tale forma, ma finora è costato al contribuente italiano quasi un miliardo di euro. Un record mondiale per un'opera fantasma. Nel verdetto che chiede una rapida chiusura della procedura di liquidazione della società Stretto di Messina, la Corte dei Conti ha calcolato che questa società ha speso dal 1981, anno della sua costituzione, al 2013, anno della decisione di liquidarla, 958.292 milioni di euro, cui vanno aggiunti altri sei milioni dal 2013 al 2016, perché la società esiste ancora, e spende.
I giudici hanno articolato la storia della società in sei periodi. Nel primo, dal 1981 al 2001 ha speso 74,443 milioni per studi di fattibilità, ricerca e progetto di massima. Nel biennio successivo (2002-2003) ne ha spesi altri 91,246 per il progetto preliminare e gli atti di convenzione, per poi spenderne 146,999 nel 2004-2006 per la gara di appalto, il piano finanziario, i sistemi informativi e gestionali.
La sospensione delle attività nel biennio 2007-2008 è costata, paradossalmente, 160,612 milioni. Nel 2008 sono iniziate le attività per gli accordi con i contraenti, l'aggiornamento delle convenzioni e il piano finanziario terminate l'anno successivo, che hanno comportato un esborso di 172,637 milioni. Ma il maggiore salasso è arrivato tra il 2010 e il 2013, quando la Stretto di Messina ha speso ben 312,355 milioni. Le causali sono la stesura del progetto definitivo, il monitoraggio ambientale, l'aggiornamento del piano finanziario e la stipula dell'atto aggiuntivo. Nel 2013 è stata decisa la liquidazione della società, che però è costata quasi due milioni l'anno nel 2014 e 2015 ed è prevista una spesa di 1,4 milioni per il 2016.
Ma non è tutto, perché è in corso la vertenza giudiziaria avviata da Eurolink, la società che ha vinto l'appalto per la progettazione e la costruzione del ponte, per ottenere un indennizzo per la mancata realizzazione dell'opera. Una vertenza che comporta ovviamente costi di avvocati e periti e che comporterà un esborso notevole se Eurolink vincerà la causa. La società ha chiesto, infatti, 700 milioni.

Emergenza abitativa? - Massimo Erbetti

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Emergenza abitativa un par di palle, qui l'unica emergenza è quella della legalità.
Ieri su tweetter e apparso un post:
"#Raggi che vuoi mettere in strada 20 famiglie italiane, ti ricordo che fra un anno l'ettenzione mediatica e la scorta spariranno e tu tornerai ad essere la nullità che eri, ma il tuo nome resterà in eterno scritto nel libro nero dei camerati.
Che hanno buona memoria."
Per cui voi non lo sapevate, ma esiste un" libro nero dei camerati" e questo dovrebbe farci preoccupare non poco. Questo dovrebbe farci capire contro chi ha dovuto combattere la Raggi in questi anni. Quel post fa rabbrividire, ma vediamo chi sono alcuni degli occupanti in emergenza abitativa del palazzo in Via Napoleone III: (L'elenco è preso dal Fatto Quotidiano) ".. due dipendenti del ministero Economia e Finanze, ente proprietario dell’immobile. La prima, D.D.G., è una donna di 41 anni impiegata presso la Direzione centrale sistemi informativi e innovazione, che fra il 2014 e il 2017 ha dichiarato un reddito imponibile di Latina di circa 17mila; la seconda S.G., invece è un’altra 41enne, che lavora alla Ragioneria territoriale dello Stato ma che nel 2017 ha dichiarato solo 11mila euro di reddito. C’è anche F.C., dipendente del Policlinico Gemelli di Roma e uno stipendio medio annuo di 20mila euro.
Poi ci sono i dipendenti di Regione Lazio e Comune di Roma. D.N., impiegato 54enne di LazioCrea Spa, con 19mila euro di imponibile, è sposato con E.C., dipendente della municipalizzata capitolina Zetema, 17mila euro di reddito. Sempre in Zetema lavora M.C., 17mila euro annui. S. P. invece, è una dipendente Cotral, la società dei trasporti della Regione Lazio. Nel 2016 è stata candidata al Comune di Roma nelle liste della tartaruga frecciata: dichiara in media 27mila euro l’anno, mille euro in più del marito, che lavora sempre in Cotral. Dipendente diretta del Comune di Roma è invece S.C., con uno stipendio medio annuo imponibile che si attesta sui 22mila euro.... "
Capito? Questi sono gli occupanti di quel palazzo, queste sono le persone in emergenza abitativa di cui si parla nello scandaloso post su tweetter. Questi sono i bisognosi che secondo lo squallido individuo del post, la Raggi avrebbe buttato in mezzo alla strada.
Ognuno tragga le proprie conclusioni, ognuno si faccia un'idea in merito alla questione...io la mia idea me la sono fatta...solidarietà a Virginia Raggi, unico sindaco di Roma che con coraggio ha fatto quello che a nessuno prima di lei è riuscito di fare e se il suo nome finirà davvero in quel fantomatico libro nero dei camerati non sarà altro che una medaglia d'oro al valore.


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giovedì 4 giugno 2020

Giuseppe Conte, in conferenza stampa da Palazzo Chigi - Riapertura confini nazionali.



Roma 03/06/2020 - Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in conferenza stampa da Palazzo Chigi.

Un pianeta abitabile a soli quattro anni luce di distanza? - Robert Krcmar

ESO/ M. Kornmesser-Rappresentazione della superficie del pianeta Proxima b in orbita attorno alla nana rossa Proxima Centauri, la stella più vicina al Sistema Solare.

GINEVRA - La stella più vicina al sistema solare, Proxima Centauri, è accompagnata da un pianeta simile alla Terra. Sul quale si potrebbe trovare dell'acqua in forma liquida, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics e ripreso in un comunicato rilasciato ieri dall'Università di Ginevra (UNIGE).
La scoperta è stata resa possibile grazie a delle misurazioni della velocità radiale di precisione senza precedenti, effettuate con ESPRESSO (Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanet and Stable Spectroscopic Observations), il più accurato spettrografo svizzero attualmente in funzione, installato sul "Very Large Telescope" in Cile.
Proxima b, che è situato nella fascia abitabile della propria stella, è stato rilevato per la prima volta quattro anni fa utilizzando un vecchio spettrografo, HARPS, anch'esso sviluppato dal team di Ginevra.
Misure migliori - «Eravamo già molto soddisfatti delle prestazioni dello spettrografo HARPS, che negli ultimi 17 anni è stato responsabile della scoperta di centinaia di esopianeti», ha detto Francesco Pepe, Professore del Dipartimento di Astronomia dell'UNIGE e responsabile di ESPRESSO.
«Siamo però molto lieti che ESPRESSO possa produrre delle misure ancora più precise. È una ricompensa gratificante per il lavoro di squadra che dura da quasi dieci anni», ha aggiunto il ricercatore, citato nel comunicato stampa. «Confermare Proxima b è stato un compito importante», ha dichiarato invece Alejandro Suarez Mascareño, autore principale della pubblicazione: «È uno dei pianeti più interessanti conosciuti nelle vicinanze del sole».
E per quanto riguarda la vita? - «ESPRESSO ha permesso di misurare la massa di questo pianeta con precisione», ha detto Michel Mayor, Premio Nobel per la Fisica 2019 e mente dietro a tutti gli strumenti di tipo ESPRESSO.
Sebbene sia circa 20 volte più vicina alla sua stella di quanto la Terra sia vicina al Sole, Proxima b riceve un'energia comparabile a quella che riceve la Terra, in modo che la temperatura alla sua superficie possa permettere all'acqua, se c'è, di essere in forma liquida in alcuni punti e quindi di ospitare forme di vita.
Detto questo, la stella Proxima Centauri è una stella rossa, attiva, che bombarda il suo pianeta con i raggi X: Proxima b riceve infatti circa 400 volte più raggi X della Terra. «Ma c'è un'atmosfera che protegge il pianeta da questi raggi? E se una tale atmosfera esiste, contiene gli elementi chimici favorevoli allo sviluppo della vita (ossigeno, per esempio)? E da quanto tempo esistono queste condizioni favorevoli?», sono ora le domande che circolano tra i ricercatori, tra cui anche Christophe Lovis, responsabile delle prestazioni scientifiche e dell'elaborazione dei dati.
«Affronteremo tutte queste questioni con l'aiuto di futuri strumenti che costruiremo appositamente per rilevare la luce emessa da Proxima b, e con lo spettrografo HIRES, che sarà installato sul futuro gigantesco telescopio ELT da 39 metri che l'European Southern Observatory (ESO) sta costruendo in Cile», ha aggiunto lo scienziato.
Una possibile sorpresa - Nel frattempo, la precisione delle misurazioni di ESPRESSO potrebbe portare a un'altra sorpresa.
Il team ha infatti trovato nei dati indicazioni di un secondo segnale, la cui causa non è stata definitivamente stabilita. «Se questo segnale fosse di origine planetaria, questo possibile altro pianeta, che accompagna Proxima b, avrebbe una massa inferiore a un terzo della massa della Terra e diventerebbe così il più piccolo pianeta mai scoperto con il metodo della velocità radiale», ha concluso Francesco Pepe.

https://www.tio.ch/dal-mondo/attualita/1440344/proxima-pianeta-espresso-anni-distanza?fbclid=IwAR0R_pvhTAQBJaeichjrgJlVxx4Q4bCNUP5CYytPevnRlLtAgxrSeU4iufQ

Disastro ambientale nell’Artico, Putin dichiara l’emergenza. - Antonella Scott

Un’immagine del fiume Ambarnaja, nella Siberia centrale, rilasciata dalle autorità marittime russe (Afp)


La furia del presidente contro i responsabili che avrebbero tenuto nascosto l’accaduto per due giorni: «Dobbiamo venire a saperlo dai social media?»

In uno dei momenti più delicati della propria vita politica, all’ennesima brutta notizia, Vladimir Putin ha perso pubblicamente le staffe. Da settimane appare ogni giorno sui teleschermi, piuttosto rabbuiato, incorniciato insieme a funzionari di vario tipo in interminabili collegamenti che hanno lo scopo di mostrare al Paese che tutto è sotto controllo. Malgrado l’epidemia, la quarantena, la crisi economica, il calo di popolarità che getta ombre sull’imminente referendum costituzionale.
A tutto questo si è aggiunto un nuovo disastro ambientale nella regione artica, risalente al 29 maggio. Secondo quanto chiarito dalla Commissione investigativa, in seguito a un calo di pressione in una centrale termo-elettrica presso Norilsk, 300 km oltre il Circolo polare, 20mila tonnellate di combustibile diesel e lubrificanti sono fuoriusciti da una cisterna: 15mila tonnellate si sono riversate nel fiume Ambarnaja, 6.000 sono state assorbite dal terreno.
A rischio la rete dei fiumi siberiani: si teme che sia stato il permafrost, a rischio scioglimento per il riscaldamento climatico che scuote la Siberia più di ogni altra regione al mondo, all’origine dell’incidente. Avrebbero ceduto pilastri che finora, sostenuti dalla terra gelata, avevano resistito per decenni senza problemi, dichiarano i proprietari dell’impianto. E ora ci vorranno decenni per sanificare il fiume, che nelle fotografie pubblicate sui social dai residenti, o scattate dal satellite, appare soffocato da gigantesche chiazze rosse e viola.
L’importanza dei social media.
Mentre Norilsk Nickel - il colosso minerario su cui poggia la regione, primo produttore al mondo di nickel e palladio - è al lavoro per contenere le conseguenze dell’incidente, Putin ha confermato la necessità di dichiarare lo stato d’emergenza. Ma quello che lo ha fatto infuriare è stato sapere che i proprietari dell’impianto - NTEK, sussidiaria di Norilsk Nickel - avrebbero tenuto nascosto l’accaduto. Le autorità locali e il governatore di Krasnojarsk, Aleksandr Uss, avrebbero saputo tutto - due giorni dopo - dai social.
«Perché le agenzie governative lo hanno scoperto solo due giorni dopo? Dobbiamo venire informati delle emergenze dai social media? - ha sibilato Putin in videoconferenza rivolto al responsabile di NTEK,Serghej Lipin - È sicuro di stare bene?». Saranno ora gli inquirenti a stabilire le rispettive responsabilità, che gli interlocutori di Putin hanno iniziato a riversare uno sull’altro, in diretta tv. Giovedì mattina il ministro Evghenij Zinichev, responsabile per la Protezione civile, ha fatto sapere di aver individuato la strada per gestire le conseguenze dell’incidente: «Penso che sia stata trovata la soluzione, e la eseguiremo», ha detto Zinichev, citato dall’agenzia Ria Novosti. Senza entrare nei dettagli.