giovedì 6 agosto 2020

Vincenzo Maria Tripodi. - Massimo Erbetti



E chi è? Direte voi, beh Vincenzo è un ragazzo di 27 anni di Reggio Calabria, un ragazzo che ha sempre sognato di fare il poliziotto e fortunatamente ci è riuscito e alla faccia di chi, come Daniele Martinelli giornalista del bergamasco che commentò i fatti della caserma di Piacenza scrivendo:
"Sei meridionali su sei. Ora qui nessuno dice che essere meridionale significa essere deliquente, ci mancherebbe. Va però ribadito che la predisposizione a delinquere e a fare del male è solitamente propria di chi nasce, cresce e si forma al sud"...ecco alla faccia di questo pseudo giornalista, Vincenzo è un eroe, un ragazzo del sud con un sogno, quello di servire i cittadini.
I fatti risalgono a domenica sera, quando è arrivata l’insolita telefonata di una donna dall’accento sudamericano: “Buonasera, vorrei una pizza baby per mio figlio, all’indirizzo…”.a quel punto sul monitor del computer è comparsa l’annotazione dell’operatore del numero unico di emergenza 112, che segnalava la chiamata come “possibile richiesta di aiuto”. A quel punto Vincenzo ha messo in pratica il protocollo per la gestione dei casi di emergenza: “Le ho domandato se fosse consapevole di aver contattato la Polizia e, dopo il primo ‘sì’, le ho chiesto se stesse bene. Ma la risposta è stata negativa”.
Al che l'agente ha capito che non era un errore, c'era una violenza in atto, infatti i poliziotti arrivati in casa, hanno trovato il bambino che piangeva e la donna era in stato di shock. Il marito della donna è stato arrestato e fortunatamente per questa volta sembrerebbe esserci un lieto fine.
Tutto questo per dire che generalizzare, fare di tutta l'erba un fascio, oltre che ad essere un pensiero dannoso e qualunquista, offusca il lavoro di chi ogni giorno, nel silenzio più assoluto, riesce a salvare la vita alle persone.
Cosa sarebbe accaduto se la donna avesse perso la fiducia nelle forze dell'ordine, proprio per le parole di uno pseudo giornalista? Avrebbe fatto lo stesso quella telefonata? E se non la avesse fatta, oggi staremmo qui a piangere l'ennesimo femminicidio?


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Si arrampica sul balcone e salva 4 bambini da incendio.



Si è arrampicato su un balcone in una casa in fiamme e ha salvato quattro bambini intrappolati nell'incendio. E' accaduto a Isnello, piccolo paese delle Madonie. Protagonista dell'acrobatico salvataggio Nunzio Mogavero, un operaio forestale di 49 anni, richiamato dalle grida disperate provenienti da un appartamento del centro storico vicino a una chiesa dove si stava celebrando un funerale.
Dopo l'intervento è stato portato in ospedale per una ferita alla gamba. Le fiamme sono divampate al piano terra e si sono propagate al primo piano dove si trovavano tre sorelline e un loro cuginetto. La madre delle bambine si era allontanata per fare la spesa poco prima che divampasse un incendio provocato, a quanto pare, da un corto circuito all'impianto elettrico.
Mogavero ha tentato di entrare nell'edificio ma il portone d'ingresso era bloccato. Con l'aiuto di due carabinieri che stavano partecipando al funerale è riuscito a raggiungere, inerpicandosi sulla parete, il balcone al primo piano. Ha quindi afferrato i piccoli e a uno a uno li ha calati dall'alto porgendoli alle persone che si erano radunate sulla strada. Nunzio Mogavero è conosciuto per altri episodi di generosità.
L'anno scorso ha tratto in salvo un turista che si era perso nei boschi e in precedenza aveva salvato un daino intrappolato in una rete metallica.
Persone delle quali si parla poco, dando loro un risalto solo marginale, ma che vanno elogiate e portate ad esempio, specie in un periodo in cui se una donna si dà fuoco, l'unica cosa che fa un deficiente è filmarla...

Referendum e proporzionale: rischio sconfitta doppia per il Pd. - Wa. Ma.

Referendum e proporzionale: rischio sconfitta doppia per il Pd

Il Pd si appresta a un’estate da equilibristi, con sconfitta incorporata: un “ni” al Referendum costituzionale che taglia i parlamentari nel nome della mancata riforma della legge elettorale e una battaglia per un accordo su un proporzionale, che è praticamente impossibile blindare prima del 20 settembre.
Astenersi sul testo base del proporzionale per permettere di iniziare a lavorare: è la proposta che gli sherpa del Pd stanno portando a Matteo Renzi. Lui prende tempo e si crogiola nel ruolo di ago della bilancia (con uno sguardo a Berlusconi che può contenderglielo). L’obiettivo è ottenere che la soglia passi dal 5% al 3%. Potrebbe spuntarla. Ma comunque, è tutto rimandato a dopo la pausa estiva. Nel frattempo, il Pd comincia ad accarezzare l’idea di boicottare il referendum. Se al Nazareno parlano di libertà di coscienza, in molti cominciano a mobilitarsi per il no. Hanno iniziato i senatori Tommaso Nannicini e Gianni Pittella. Ma il fronte si allarga. Si sono espressi per il no Matteo Orfini e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, esponente di Base Riformista. Sono in arrivo alla causa una serie di intellettuali. Molti dem nel segreto dell’urna diranno no. Posizione pericolosa: rischiano di accusare una sconfitta, senza aver neanche combattuto la battaglia. Mentre dentro il partito c’è chi considera le barricate sul proporzionale il segno evidente che il Pd, nato nel segno della vocazione maggioritaria, ha abdicato al suo ruolo.

Stop licenziamenti: il governo diviso vara la “mezza proroga”. - Marco Palombi

Stop licenziamenti: il governo diviso vara la “mezza proroga”

Il Consiglio dei ministri era ufficiosamente convocato per stasera, ma non è detto che si tenga: le trattative nella maggioranza attorno al cosiddetto “decreto Agosto” non sono affatto terminate. La questione che divide di più (tra loro e al loro interno) i partiti che sostengono il governo Conte è la proroga del blocco dei licenziamenti da affiancare al prolungamento per altre 18 settimane della Cassa integrazione “Covid-19”: la ratio del provvedimento è tenere bloccata la situazione fin quando l’economia non sarà ripartita del tutto, presumibilmente all’inizio dell’anno prossimo. Venendo alle squadre in campo: M5S, LeU e un pezzo del Pd sono a favore della proroga, il resto dei dem (maggioranza in Parlamento e al governo) e i renziani sono contrari. Mentre andiamo in stampa, è in corso l’ennesimo vertice giallorosa sul decreto.
Il problema è che ormai sull’impossibilità di cacciare i lavoratori dalla sera alla mattina s’è scatenata una campagna a metà tra l’ideologico e l’interessato che vede, ovviamente, in prima fila Confindustria. Citeremo, a titolo di esempio, solo il parere dell’economista Tito Boeri, che ieri su Repubblica ha sostenuto – nominando en passant la “Nord Corea” – che il blocco dei licenziamenti blocca in realtà le nuove assunzioni perché gli imprenditori non sanno se potranno licenziare e quando: può essere che sia così, anche se la gelata piovuta sull’economia non induce all’ottimismo su futuribili aumenti degli organici, oppure che in molti finiscano per licenziare i costosi e rigidi vecchi contratti per assumere, con calma, dipendenti più giovani, meno pagati e sacrificabili a prezzi modici (vedi la modifica all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del Jobs Act). In sostanza, tante ristrutturazioni aziendali pagate dai redditi da lavoro e dalla fiscalità generale via sussidi.
Come che sia, questa spaccatura politica e sociale si riflette anche nel governo producendo bizzarri cortocircuiti. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo (M5S) martedì sera ha garantito ai sindacati la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 dicembre, negli stessi minuti veniva prodotta una bozza del decreto in cui, col guizzo dell’artista, la proroga rimaneva, ma a metà: una sorta di compromesso che, tecnicamente, allunga il blocco al 15 ottobre e poi fino al 31 dicembre, come da proposta delle imprese, ma solo per chi usufruisce della Cassa “Covid-19”.
D’altronde è ora – ha scritto ieri il viceministro dell’Economia dem, Antonio Misiani, – di iniziare “il percorso di fuoriuscita dall’emergenza”, di “nuova normalità” anche quanto alla tutela dei lavoratori. E la mezza proroga, dicono, è farina del sacco del Tesoro, benedetta da Roberto Gualtieri. L’ex sindacalista Guglielmo Epifani, deputato di LeU, non pare però convinto dal ragionamento: “Preoccupano le notizie che vorrebbero limitare il blocco dei licenziamenti solo fino alla metà di ottobre, altre erano state le dichiarazioni delle settimane scorse: il blocco va allungato fino alla fine dell’anno”.
Silenziosi i partiti, è toccato alle parti sociali impugnare la clava. Cgil, Cisl e Uil – dopo le rassicurazioni di Catalfo – non hanno preso bene la novità: “Se il governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino a fine 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale” fino all’ipotesi che l’iniziativa unitaria già convocata per il 18 settembre si trasformi “in uno sciopero generale”.
Confindustria, in serata, vaticinava catastrofi: “Se l’esecutivo intende ancora protrarre il divieto dei licenziamenti, il costo per lo Stato sarà pesante” visto che “il divieto per legge assunto in Italia – unico tra i grandi paesi avanzati – non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa”. Quel divieto “impedisce ristrutturazioni d’impresa (corsivo nostro, ndr), investimenti e di conseguenza nuova occupazione. Pietrifica l’intera economia allo stato del lockdown”. Guai, nel caso, a pensare di mettere paletti sulla cassa integrazione ai “furbetti”, cioè a chi ne ha usufruito pur non avendo avuto cali di fatturato: “Sarebbero inaccettabili”.
Tra i litiganti sta, fino a notte silenzioso, il governo: la trattativa continua. “Nodo politico”, c’è scritto nella bozza.

mercoledì 5 agosto 2020

Andrea Scanzi

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Ha votato la fiducia al governo Monti.
Ha sostenuto e approvato il Salva Italia.
Ha sostenuto e approvato il trattato europeo di Lisbona.
Ha sostenuto e approvato l'accordo di Dublino sui migranti.
Ha votato la Legge Fornero.
Ha votato lo scudo fiscale e tutti i condoni per salvare gli evasori dalla galera.
Ha votato il Lodo Alfano, il Legittimo Impedimento e tutte le leggi ad personam per salvare Berlusconi (che vorrebbe senatore a vita) dalla galera.
Ha votato Ruby nipote di Mubarak.
Ha nel partito nostalgici del Duce, capibastone assortiti e gigli in fior come La Russa e Santanché.

Ha un passato politico quasi trentennale (benché giovane, ma nella vita non ha fatto altro) oltremodo imbarazzante e colpevole: di sicuro fino al 2011, di sicuro durante e dopo il lockdown.

Eppure ancora parla, anzi urla, e ha il coraggio di dare lezioni politiche agli altri, dall’alto di non si sa bene cosa, parlando (anzi urlando) alla pancia del paese e titillando troppo spesso gli istinti peggiori degli elettori (per esempio su temi come famiglia e immigrazione). E cresce pure nei sondaggi.

Ormai in questo paese vale tutto. È davvero tutto fantastico.


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Nuove e rivoluzionarie teorie per la descrizione dell’universo. - Emanuele Tumminieri



Per decenni, alcuni teorici rivoluzionari hanno portato avanti una guerra contro uno dei concetti cardine della cosmologia – l’idea che l’universo sia costituito primariamente da una forma invisibile e intangibile di materia.
La presenza di questa materia oscura, che sembra essere in rapporto 5 a 1 con quella di cui siamo fatti, è evidenziata da alcune osservazioni: per citarne alcune, la stretta coesione di galassie e di aggregati di galassie, il modo in cui la luce delle galassie più lontane viene deflessa nel suo percorso verso i telescopi terrestri e la struttura a chiazze dell’universo primordiale.
Gli aspiranti rivoluzionari sono alla ricerca di una ricetta cosmica alternativa, che consiste nel sostituire la materia oscura con una forza di gravità leggermente modificata. Ma, finora, ogni tentativo di trasformare questa loro idea in un linguaggio matematico preciso è stato ostacolato da osservazioni puntuali. Alcune formulazioni concordano con la configurazione delle galassie, altre concordano con la deflessione dei raggi di luce, ma nessuna formulazione è riuscita a superare la prova più palese dell’evidenza della materia oscura: la precisa mappatura della luce primordiale, nota come radiazione cosmica di fondo (o fondo cosmico di microonde, secondo la terminologia anglosassone: Cosmic Microwave Background). Secondo Ruth Durrer, un cosmologo dell’Università di Ginevra, qualunque nuova teoria deve comunque essere in linea con questi dati.
Lo scorso 30 giugno, due fisici teorici, Costantinos Skordis e Tom Zlosnik (Institute of Physics of the Czech Academy of Science, Prague), hanno pubblicato un lavoro, ancora in fase di valutazione, con il quale propongono una teoria gravitazionale alternativa. I due scienziati utilizzano una versione ottimizzata della teoria gravitazionale di Einstein per riprodurre una mappa dell’universo primordiale; un’impresa che persino i rivoluzionari pensavano fosse impossibile.
Relativamente allo studio condotto dai due scienziati, lo stesso Durrer, nonostante si tratti di una ricerca veramente rivoluzionaria, è ottimista sui risultati che essa potrà raggiungere.
Anche se la maggior parte dei cosmologi ancora è legata al paradigma della materia oscura, la nuova teoria viene considerata abbastanza interessante, soprattutto se riuscirà a concordare con altre osservazioni cosmologiche.
Le sfide sostenute dalle teorie gravitazionali alternative, note come Dinamica Newtoniana Modificata (MOND – MOdified Newtonian Dynamics), sono state pubblicate anche in un altro articolo, apparso il giorno successivo rispetto al lavoro di Skordis Zlosnik. La principale di queste sfide si riferisce a una profonda rivisitazione del ruolo che gioca la materia oscura nel tenere insieme l’universo, così come descritto dal modello cosmologico noto come Materia oscura fredda lambda (LCDM – Lambda Cold Dark Matter). In poche parole, questo modello LCDM asserisce che noi non saremmo qui senza la materia oscura. L’universo primordiale era così fluido che la sola attrazione gravitazionale della materia ordinaria non sarebbe stata in grado di far aggregare le particelle in galassie, stelle e pianeti. Ecco che quindi intervengono le particelle di materia oscura. Il modello LCDM fa uso della massa collettiva della materia oscura per trasformare la materia ordinaria nelle strutture cosmiche oggetto di studio degli astronomi.
E quindi l’LCDM è diventato il modello cosmologico standard anche perché esso si allinea in modo abbastanza preciso alla Radiazione Cosmica di Fondo. Questa mappa dell’universo primordiale mostra dei punti impercettibilmente spessi e sottili che si increspano nel cosmo. Più recentemente, alcuni ricercatori sono riusciti a misurare, con una più elevata precisione, la polarizzazione della luce di radiazione cosmica di fondo. Qualunque teoria cosmologica pretenda di riscuotere successo, dovrà essere in grado di descrivere, in maniera comprensibile, la storia del cosmo, riproducendo queste tre caratteristiche: la temperatura della Radiazione Cosmica di Fondo, la polarizzazione della Radiazione Cosmica di Fondo, e l’attuale distribuzione delle galassie e degli aggregati di galassie.
Kris Pardo, un astrofisico del Jet Propulsion Laboratory della NASA, e David Spergelhanno evidenziato quanto sia difficile, per qualunque teoria gravitazionale alternativa, competere con i principi del modello LCDM. Quando zone con maggiore densità di materia oscura hanno attirato a sé la materia, determinando la creazione di galassie e stelle, si è verificata una considerevole, anche se non assoluta, eliminazione delle increspature che inizialmente si muovevano all’interno della materia stessa. Paragonando la polarizzazione della radiazione cosmica di fondo con l’attuale configurazione della materia, i cosmologi possono misurare, con elevata precisione, che persistono ancora oggi delle increspature residue, 100 volte più piccole delle ondulazioni osservate nella radiazione cosmica di fondo.
David Spergel, direttore del Center for Computational Astrophysics presso il Flatiron Institute, afferma che rigenerare queste, e altre condizioni, senza i principi essenziali del modello LCDM, diventa una sfida teorica di grande portata. Finora tutte le teorie gravitazionali alternative non sono state smentite, ma non si può obiettare che una qualunque di esse debba necessariamente soddisfare a delle condizioni precise.
Costantinos Skordis e Tom Zlosnik, del Central European Institute for Cosmology and Fundamental Physics, sono convinti di aver superato i vincoli imposti dalle condizioni sulle nuove teorie, sebbene lo abbiano fatto in un modo che potrebbe sorprendere sia i fautori che gli scettici della Dinamica Newtoniana Modificata. In pratica, i due fisici hanno costruito una teoria gravitazionale che include la presenza di un qualcosa che, su scale cosmiche, si comporta come una forma invisibile di materia, superando di fatto la linea divisoria tra il paradigma della materia oscura e quello della Dinamica Newtoniana Modificata.
La loro teoria, denominata RelMOND, aggiunge alle equazioni della relatività generale un campo onnipresente, il cui comportamento varia a seconda delle situazioni. Su scale più grandi, dove si evidenzia l’allungamento dell’universo in relazione alla sua espansione, questo campo si comporta come una materia invisibile. In questa situazione, che Zlosnik definisce polvere oscurail campo avrebbe potuto plasmare l’universo visibile allo stesso modo di come avrebbe fatto la materia oscura. Il modello ideato dai due fisici fornisce un valore della temperatura della radiazione cosmica di fondo abbastanza compatibile con quello del modello LCDM; inoltre Zlosnik è convinto che il loro modello possa essere in linea con i valori dello spettro di polarizzazione e con la distribuzione della materia, anche se ancora i risultati su questi aspetti non sono stati pubblicati.
Secondo Zlosnik, il modello RelMOND fornisce una rappresentazione dell’interno universo molto vicina a quella descritta dal modello LCDM.
Ma se ci si addentra all’interno di una galassia, dove il tessuto spaziale è quasi immobile, il comportamento del campo è molto vicino a quello descritto dalla dinamica newtoniana modificata (MOND): il campo si intreccia con il campo gravitazionale standard, rinforzandolo quanto basta per tenere unita una galassia, senza la necessità di materia aggiuntiva (i ricercatori non hanno delle certezze sul comportamento del campo per piani aggregati di galassie, una delle criticità delle teorie MOND, e ritengono che si possa comunque utilizzare questa scala intermedia per cercare quegli indizi che possono dare vita a nuove teorie gravitazionali).
Nonostante i risultati matematici raggiunti dai due fisici, a tutt’oggi l’ipotesi della materia oscura rimane la teoria più sempliceInfatti, la costruzione del nuovo campo, secondo l’approccio di Skordis Zlosnik, necessita di un’architettura matematica più complessa rispetto a quella impiegata dal modello LCDM per descrivere la materia oscura.
Da profana mi pare di capire che l'Universo, del quale siamo parte integrante, funziona come il corpo umano: L'Rna funziona da aggregante, incollante del Dna nel corpo umano, così come la materia oscura fa da aggregante, incollante  del Dna dell'Universo.
Molto affascinante come teoria ed anche abbastanza credibile, basandola sulla logica.
Noi, del resto, siamo figli delle stelle, siamo parte dell'Universo, funzioniamo allo stesso modo, la nostra composizione deriva dalla materia che compone l'Universo, noi siamo l'Universo.

Il fiuto di zia per i grossi affari, dal cambio di sesso agli immobili. - Daniele Luttazzi

Quartieri di Roma: Balduina » Rome Vatican Card
Durante il lockdown, nel condominio di zia alla Balduina, la situazione si era fatta insostenibile per colpa di tre famiglie (i Pirzio-Biroli, i Tracchia e i Facta) che facevano i loro porci comodi. A maggioranza passò la proposta di zia: ipotecare gli appartamenti di tutti gli altri, e coi 10 milioni accantonati comprare una nuova palazzina altrove, delegando alle gemelle Mastrocinque (due fragili zitelle con chignon di cui si vocifera un passato burrascoso nei Nar) il compito della rappresaglia, una volta completato l’esodo.
La vicina di zia, dopo il suo voto contrario (è in buoni rapporti con la zia, ma sono acerrime nemiche sul piano geopolitico e finanziario), ha preso la palla al balzo: perché non approfittare della maxi cartolarizzazione 2004 di immobili pubblici realizzata dal governo Berlusconi, e comprare a sconto un edificio di pregio dal Fondo immobili pubblici (Fip)? La dritta gliel’ha data un ex-dirigente del Fip stesso, un suo trombamico, e la scelta è caduta su un palazzo di 22mila metri quadrati nel cuore di Roma, in piazza Augusto Imperatore. Già che c’erano, hanno comprato anche i 15mila metri quadrati dell’altro palazzo nella piazza, pure quello progettato dall’architetto Morpurgo negli anni 30. Gli appartamenti in più si potranno rivendere o riaffittare a valori di mercato, cosa che permetterà di ammortizzare in breve tempo i 400 milioni di euro necessari all’acquisto (li ha anticipati la banca di cui zia è fra gli azionisti, i 10 milioni dell’ipoteca come garanzia). “Senza contare che, con la riqualificazione della piazza e del mausoleo pagata con 8 milioni da Fondazione Tim, tutta l’area sarà valorizzata”, dice zia, raggiante, mentre le lecco la figa. Zia si diverte un mondo a fare queste cose. L’unico suo vero rimpianto? L’operazione con cui cambiò sesso negli anni 80. “Il cazzo mi manca così tanto!” dice sempre. Per questo è una ninfomane.
Completato l’affare, però, gli affittuari dei due palazzi acquistati non hanno accettato lo sfratto, e hanno fatto causa perché non è stato riconosciuto il loro diritto di prelazione. Così, adesso, zia, la vicina e gli altri condomini esodati sono in causa con i ristoranti Gusto e Alfredo l’originale; con quaranta giornalisti che dal 2014 lavorano nella Sala stampa italiana, ristrutturata a spese loro con un affitto che scade tra due anni; e con Jas Gawronski, l’ex giornalista Rai, senatore berlusconiano ed eurodeputato, che da 18 anni vive nell’attico con terrazzo da dove si ammira il mausoleo di Augusto. La vicina di zia ha già contattato Franco Coppi e Giulia Bongiorno, preparate i lupini. Nel frattempo, le gemelle Mastrocinque non sono restate con le mani in mano: il palazzo alla Balduina, seriamente danneggiato da un’esplosione notturna, è stato dichiarato pericolante. I Pirzio-Biroli, i Tracchia e i Facta, costretti a ricoveri di fortuna, sono imbufaliti, ma i loro sospetti possono poco: le gemelle Mastrocinque hanno fatto visita a una vecchia conoscenza dei servizi, ed è partito un depistaggio in grande stile, gestito da un gruppo d’intervento composto da un ex-generale piduista, un ex-militante di Avanguardia Nazionale/Terza posizione, due ex della Banda della Magliana e un latitante di Cosa Nostra. Pare che la strategia stia funzionando: si comincia a parlare di attentato, e Bruno Vespa l’ha già attribuito a Pietro Valpreda.