venerdì 25 settembre 2020

Non solo tagli: il referendum ha rafforzato la democrazia. - Gian Giacomo Migone













La maggioranza del popolo italiano, che malgrado la pandemia, è andata a votare, ha conseguito alcuni risultati per la democrazia, non soltanto nostra. Vediamo quali.

1. In un momento cruciale, il sistema elettorale, che sta scricchiolando in alcune culle della democrazia (Stati Uniti e Regno Unito), ancora una volta ha funzionato in maniera esemplare nel nostro Paese. Non solo l’alta percentuale dei votanti che hanno capito l’entità della posta in gioco – per il contenuto del referendum, l’importanza di alcune elezioni regionali (Puglia e Toscana), la solidità di un governo che ha bene operato – ma il corretto funzionamento, senza contestazioni di rilievo, di oltre 61.000 sezioni a cui aggiungerne 3.000 ospedaliere, in piena pandemia.

2. Finalmente i reiterati tentativi di ridurre il numero prolifico dei nostri parlamentari hanno sortito un risultato concreto che apre la strada alla modifica di una scandalosa legge elettorale, opera di governi multicolori precedenti; che, tra premi di maggioranza e listini, sortisce centinaia di parlamentari nominati che non rispondono se non a centri di potere partitici che li distribuiscono a piacere, senza radicamento territoriale. Una prova ulteriore di serietà, in controcanto rispetto agli stereotipi negativi nei nostri confronti, tuttora circolanti in Europa. Ma attenzione ai Germanicum e ai Brescianum in agguato!

3. Sono stati sonoramente sconfitti i potentati economici, esemplarmente rappresentati dai giornali posseduti dalla famiglia Elkann, a null’altro interessati se non a continuare a puppare soldi pubblici italiani ed europei, magari con l’aiuto di qualche cambiamento di governo o, quantomeno, rimpasto compiacente. È ripreso un balletto osceno di dichiarazioni da parte di presunti vincitori, ingrandito e stimolato da giornali i cui editori sfruttano il bisogno di visibilità dei politici per ottenerne dei vantaggi con un gioco di bastone e carota.

4. Sono stati egualmente sconfitti Salvini, Renzi e altri protagonisti minori di una pseudosinistra, pariolina e di vocazione aretina, premiando coloro che con coerenza hanno sostenuto il molto di buono conseguito dal governo in carica, la sua politica antipandemica ed europeista. Non soltanto Conte, ma il prudente e sagace Zingaretti che, contrariamente a quanto sostenuto in prima pagina da Repubblica (22.09) e dal G7, ha rifiutato di lasciarsi tentare dai bocconi avvelenati che gli sono stati lanciati in diretta, quali il Mes e richieste ultimative, in grado di minare la necessaria alleanza tra Pd e un M5S, in evidente difficoltà, in cui con fatica ha prevalso una gestione responsabile.

Invece, Recovery Fund a tutta birra, come occasione per riformare e rilanciare un’economia più giusta e più sana; sostenere una sanità non più a sostegno di profitti privati, incapaci di gestire la pandemia; eliminare ingenti sprechi di denaro pubblico (cosa fece il prof. Cottarelli, quando presiedeva alla spending review, se non parole?) in modo da legittimare e investire nella scuola e nella ricerca come nella semplificazione delle procedure pubbliche e nel rafforzamento della giustizia civile.

Come ovvio, nulla è scontato. Per uscire, più liberi e forti, da una situazione di grande sofferenza sociale, aggravata dalla crescita mondiale della pandemia e da crescenti minacce alla sopravvivenza del pianeta, la strada è lunga, irta e piena d’insidie. Occorrerà anche il valido contributo di molte persone oneste e intelligenti che si sono lasciate ingannare dalla propaganda avversaria. Ma, come diceva Rhett Butler, domani è un altro giorno.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/25/non-solo-tagli-il-referendum-ha-rafforzato-la-democrazia/5943309/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-09-25

Bravi ed eroici maestri.

 


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Dai rimborsi del 10% sugli acquisti al super premio di 3mila euro per chi usa di più la carta: cosa c’è nel piano cashless del governo.

 

Il progetto per incentivare gli italiani a usare il denaro elettronico. Chi partecipa beneficerà in tre modi, spiegano fonti di Palazzo Chigi. Per il premio a chi fa più operazioni con carte non sarà importante la cifra totale: chi paga un caffè ha le stesse chance di chi compra una borsa. 50 milioni di euro saranno distribuiti in premi con la Lotteria degli scontrini.

Lo sconto del 10% sull’importo pagato, ma anche una sorta di superpremio da tremila euro per i 100mila italiani che useranno maggiormente carta e bancomat. Anche per spese piccole e piccolissime. È il piano del governo per incentivare i pagamenti elettroniciche partirà a dicembre come previsto dal decreto Agosto. Dopo che il premier Giuseppe Conte ne ha parlato in un’intervista alla Stampa, fonti vicine a Palazzo Chigi hanno dato alcuni dettagli. Stando alle anticipazioni delle scorse settimane, il cashback varrà solo per le spese nei negozi fisici e non per quelle online.

Il rimborso del 10% con tetto di 300 euro – Il progetto per incentivare gli italiani a usare il denaro elettronico sarà promosso grazie ai 3 miliardi di euro l’anno stanziati dall’esecutivo. Chi partecipa all’iniziativa beneficerà in tre modi: con il 10% di “cashback”, cioè un rimborso degli acquisti effettuati con moneta elettronica. Il massimale di spesa è di 3mila euro e il rimborso cashback massimo di 300 euro. Per cautela si è previsto che tutti i partecipanti raggiungeranno il massimo della spesa. Ma se non fosse cosi ci saranno più risorse per superare quella cifra. I rimborsi si potranno ottenere attraverso la App Io ma – in vista dell’emanazione del decreto attuativo – si sta studiando anche la possibilità di registrarsi attraverso il proprio banking online.

Premi per i 100mila che usano di più la carta – In più ci sarà il ‘super cashback’ cioè tremila euro di premio per i primi 100mila che usano maggiormente la carta. Per questo premio conterà il numero di operazioni, non la cifra finale. “5 caffè equivalgono a 5 borse di lusso“, sottolineano le fonti.

La lotteria degli scontrini – Infine 50 milioni di euro saranno distribuiti in premi con la Lotteria degli scontrini (solo con carta di pagamento). Alcuni premi singoli potranno arrivare a 5 milioni di euro. Le vincite saranno esentasse e il fisco avviserà i vincitori con una raccomandata. Stando alle anticipazioni, premi sono previsti anche per gli esercenti che accetteranno pagamenti elettronici e che sono incentivati a cambiare registratore di cassa con un credito d’imposta di 250 euro o ad aggiornarlo con uno sconto fiscale da 50 euro.

Sulle norme per incentivare l’uso della moneta elettronica, Conte alla Stampa ha spiegato: “È una riforma su cui mi sono impegnato personalmente. Dal 1° dicembre è previsto un cashback, cioè un rimborso del 10% su quanto si spende, fino a una spesa massima di 3000 euro: più usi la carta e più guadagni. Ma non solo. Il famoso bonus befana, che da oggi si chiamerà super cashback, sarà di 3000 euro l’anno. Lo abbiamo ribattezzato così, perché – esattamente come il cashback – sarà rimborsato ogni sei mesi. I 100mila cittadini che useranno maggiormente la carta – cioè faranno più transazioni a prescindere dalla cifra spesa – avranno un rimborso di 3000 euro l’anno. Inoltre, ci saranno fino a 50 milioni di euro in palio con la lotteria degli scontrini, solo per chi usa la moneta elettronica”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/25/dai-rimborsi-del-10-sugli-acquisti-al-super-premio-di-3mila-euro-per-chi-usa-di-piu-la-carta-cosa-ce-nel-piano-cashless-del-governo/5943179/

Andrea Scanzi




Eccolo, il branco. Eccoli, i bravi ragazzi. I bambini immacolati, bianchi e italiani, protetti e viziati, non criticabili e iper-giustificati.

È una storia di bullismo durata un anno, finita con un’ultima esplosione di violenza. La vittima ha 13 anni. La sua colpa? Il colore della pelle.

Roma, quartiere Collatino. Tutto inizia nel settembre 2019 quando la vittima, allora dodicenne, viene presa di mira da compagni di scuola superiore più grandi di lei. La bambina ha così paura che smette di andare a scuola.

Il lockdown, paradossalmente, le ridà sicurezza. Poi la scuola riparte e le vessazioni pure. Offese razziste. E poi violenza.

Fino allo scorso 16 settembre. Racconta il Fatto: “Un’amica invita la tredicenne alla sua festa di compleanno. La ragazzina passa a prendere una terza compagna e insieme si avviano al locale per la festa. Per arrivarci passano davanti a un parco. E’ qui che incrociano la coppia di compagni di scuola che l’hanno presa di mira da un anno.

“Araba di m… Tornate al vostro Paese. Figli di pu….”. Dalle parole ai fatti: uno schiaffo, la caduta a terra, una dei due aggressori le salta addosso, la colpisce al volto. Il gruppo di amici dei due bulli violenti non li ferma, anzi: li incita. Ci sono sputi. E un filmato che poi girerà sulle chat della scuola, racconta la 13enne ai carabinieri”.

Siamo al crepuscolo del genere umano. 

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M5s, i tre scenari che Crimi ha presentato ai parlamentari: dal voto online per la leadership al percorso per gli Stati generali.

 

La riunione congiunta di deputati e senatori è stata convocata per parlare di riorganizzazione del Movimento, alla luce della sconfitta alle Regionali e in vista del rinnovo della carica di capo politico. La maggioranza dei presenti ha scartato l'opzione di ricorrere alla piattaforma Rousseau e chiesto l'avvio di un percorso di condivisione dei temi con i territori. Nei prossimi giorni gli eletti saranno consultati via mail sulla road map da seguire.

Votare subito online per una nuova leadership, che sia un singolo leader o un organo collegiale, oppure iniziare un percorso di avvicinamento agli Stati generali. E’ stato il capo politico Vito Crimi, aprendo l’assemblea dei parlamentari del Movimento 5 stelle, a illustrare i tre scenari possibili per il futuro del M5s. “Su questi vi chiedo di riflettere”, il suo esordio. La strada preferita dal gruppo è anche quella che chiedono da mesi: l’avvio di una fase congressuale. Crimi ha chiesto comunque un dibattito e annunciato che, nei prossimi giorni, saranno raccolti via mail i contributi dei portavoce. Una consultazione e non un voto. “Anziché”, ha spiegato, “decidere autonomamente, come prevede lo Statuto ho avviato un percorso di confronto con tutte le realtà“. “Il metodo è quello del coinvolgimento della nostra assemblea degli iscritti, da cui non si può prescindere”.

Il confronto, arrivato dopo la sconfitta alle Regionali, è stato reso necessario anche dai forti malumori dei gruppi verso i vertici del Movimento. “Vi chiedo di fare in fretta, perché mi sento delegittimato”, è il concetto espresso dal leader che sostituisce Luigi Di Maio da sette mesi. Ad emergere è stata soprattutto la necessità di tornare sui territori e confrontarsi con tutti i portavoce, evitando “i soliti caminetti”. Si è chiesta una soluzione “politica” e non solo tecnica. E ancora una volta si è evidenziata la necessità di far tornare la piattaforma Rousseau al Movimento. Intanto lunedì prossimo Crimi vedrà prima i rappresentanti regionali del M5s e poi la squadra di governo. La road map, insomma, che dovrebbe portare al primo vero congresso del Movimento 5 stelle è iniziata.

I tre scenari previsti da Crimi: “Se Stati generali, il percorso deve iniziare entro il 15 ottobre” – L’assemblea è stata convocata da Crimi poche ore dopo i risultati dell’election day e aveva come obiettivo prioritario quello di sbloccare una situazione di impasse che dura da troppi mesi. Il capo politico, con tanto di slide, ha spiegato cosa potrebbe succedere ora e chiesto ai parlamentari di esprimere osservazioni. Il primo scenario prevede il voto su Rousseau sul capo politico; il secondo prevede “una votazione esclusivamente sul tema governance con due step: governance monocratica o collegiale”. E se collegiale, dovrà essere scelto il modello. Infine il terzo scenario, prevede che “entro il 15 ottobre” siano convocate “assemblee regionali o provinciali con l’obiettivo di proporre un documento sintetico con l’indicazione delle questioni su cui il M5s deve interrogarsi. Nello stesso termine” ci sarà la “costituzione di una commissione composta da 10 persone, da individuare tra i portavoce Camera, Senato, Europa, regionali, comunali e membri del governo, scelti direttamente dalle singole realtà”. La commissione entro 10 giorni, utilizzando il lavoro già svolto nelle varie assemblee regionali, i documenti pervenuti, “predisporrà un compendio delle questioni su cui l’assemblea degli iscritti del Movimento si ritiene debba esprimersi: questioni organizzative; eventuali questioni che necessitano di argomento e studio”. Le questioni oggetto di votazione “saranno sottoposte al capo politico” che predisporrà una consultazione online.

Chiedevate un percorso dal basso“, ha detto Crimi nel suo intervento, “ed è quello che sta avvenendo. Non state vedendo un post direttamente sul Blog con una decisione”. Ma, Crimi ha anche ricordato l’importanza della comunità di iscritti della piattaforma Rousseau per il Movimento: “Noi possiamo dare degli indirizzi, ma c’è, ricordiamocelo, l’assemblea degli iscritti è la nostra linea vitale e che ha l’intelligenza, collettiva, di capire e valutare cosa sta succedendo e dove andare. Anche a ferragosto ci sono stati quasi 50 mila votanti, abbiamo una forza potentissima”. E, ha concluso: “Questo dibattito è necessario”, però “vorrei ricordare anche che fuori il Paese ci chiede altro“. Quindi, “la stessa veemenza con cui dibattiamo tra di noi usiamola per parlare di come dovremo spendere i 209 miliardi del Recovery Fund”.

Il dibattito in assemblea – Subito dopo l’intervento di Crimi, si è aperto il dibattito. In generale, raccontano a ilfattoquotidiano.it alcuni dei presenti, i parlamentari si sono schierati per l’avvio degli Stati generali e contro il voto subito sulla leadership. Tra i primi a intervenire c’è stata la deputata Dalila Nesci che si è presentata come esponente della corrente Parole guerriere (di questa fanno parte tra gli altri Giuseppe Brescia e Luigi Gallo). Nesci ha definito “irricevibili” le proposte di voto online: la gestione della piattaforma Rousseau nelle mani di Davide Casaleggio è uno dei nodi che una parte dei parlamentari chiede di risolvere al più presto. Si chiede un confronto che coinvolga in maniera attiva i territori e i portavoce.

Un concetto condiviso anche dai senatori Emanuele Dessì Primo Di Nicola. “Non è il momento della rissa… diamoci il tempo necessario per parlare alla nostra gente, i contenuti hanno bisogno di mesi”, ha detto Di Nicola. Le perplessità, espresse da alcuni dei parlamentari, riguardano il rischio che a un problema “politico si dia una risposta tecnica”. Per questo è stato chiesto che gli Stati generali inizino “il prima possibile” e che siano in un certo senso “permanenti”. “Se il tema”, ha detto ancora Di Nicola, “è la mancanza di identità, l’identità non te la dai facendo gli Stati generali in tre giorni”. Il gruppo ha quindi chiesto una “riflessione” su quanto fatto finora, sui successi e gli insuccessi. Una autoanalisi che, in maniera assembleare, non è mai stata fatta finora. Tra gli altri ha preso poi la parola il senatore Nicola Morra: ha parlato di “un tradimento degli ideali M5s con il metodo verticistico” e ha chiesto di rivitalizzare i Meetup.

All’assemblea non hanno partecipato molti dei big del Movimento. Non c’erano ad esempio Luigi Di Maio e Roberto Fico. Tra i pochi ministri presenti Fabiana Dadone e Federico D’Incà. E pure Lucia Azzolina che uscendo, ha commentato: “È una discussione complessa, è normale che sia così. Il Movimento ne ha bisogno”.

I malumori e le tensioni delle ultime settimane, Buffagni: “Basta fare gli struzzi” – Negli ultimi giorni l’impressione dentro e fuori il Movimento è che si sia arrivati a un punto di non ritorno: non è più possibile evitare una riorganizzazione e per farlo bisogna fare i conti con problemi troppe volte ignorati. Anche per questo, nei soli ultimi quattro giorni, molti dei principali esponenti si sono esposti più volte per chiedere un cambio di passo. Oggi lo ha ribadito Roberto Fico: “Basta con le battaglie intestine, dobbiamo avere una collegialità maggiore, perché alcuni problemi ancora vivi nel M5S derivano da verticismo troppo spinto che c’è stato”. E quelle parole, in molti, le hanno lette come un attacco all’ex capo politico (ancora molto presente) Luigi Di Maio. Un’altra riflessione che oggi ha fatto molto discutere è quella di Stefano Buffagni, viceministro M5s: “Io continuo la mia lotta”, ha scritto su Facebook, “anche se spesso è sfiancante e demotivante: l’inadeguatezza di certe scelte, di talune persone, e dei toni nel Movimento 5 stelle è alla base della situazione che stiamo affrontando. Spero finiremo di fare gli struzzi, capendo nei modi e nelle sedi giuste come cambiare, cacciando anche ‘i mercanti dal tempio'”.

Conte: “Io leader M5s? L’impegno di governo è assorbente”. E Zingaretti auspica una soluzione – In questi delicati equilibri interni, si inserisce la figura di Giuseppe Conte. Che oggi, intervistato da la Stampa, ha risposto a una domanda sulla possibilità che sia lui a guidare il Movimento. “Parliamo di una straordinaria esperienza che ha profondamente innovato la politica italiana e che ora è chiamata a compiere un salto che auspico avvenga all’esito di un confronto franco e sereno fra le varie anime. Per quanto mi riguarda, l’impegno di governo è assorbente e richiede la mia massima concentrazione”. Insomma, diventare guida del Movimento non è nei suoi piani imminenti, ma non esclude categoricamente di poter avere un ruolo (anche in vista della prossima legislatura). La principale preoccupazione dalle parti del governo è che, le dinamiche interne del Movimento, possano avere una cattiva influenza sulla maggioranza. Tanto che oggi in merito si è espresso anche il segretario Pd Nicola Zingaretti: “Non voglio fuggire alle domande”, ha detto, “ma non è corretto che sia io a mettere bocca, nel Movimento c’è dibattito ed è confermato che M5s è composito, non è un monolite da regalare alla destra di Salvini. Mi auguro che l’esito del confronto interno porti a capire che ora abbiamo una missione comune, abbiamo salvato l’Italia, ora abbiamo la missione di rilanciare l’economia, rimettere in campo un progetto, creare lavoro e combattere disuguaglianze”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/24/m5s-i-tre-scenari-che-crimi-ha-presentato-ai-parlamentari-dal-voto-online-per-la-leadership-al-percorso-per-gli-stati-generali/5942479/

M5S, tre exit strategy: capo politico, organo collegiale o avvio stati generali. - Dario Borriello

 



Divisioni interne. Crimi descrive i possibili scenari.

Sono tre le carte sul tavolo che il Movimento Cinque stelle può giocarsi per assicurarsi un futuro e dare il via ad un percorso che faccia compiere il salto definitivo al M5S, soprattutto a livello territoriale. E' Vito Crimi, attuale capo politico, a descrivere i possibili scenari dopo l'assemblea congiunta dei parlamentari: mantenere lo status quo eleggendo un nuovo leader tramite la piattaforma Rousseau; virare verso un cambio dello Statuto e selezionare, sempre online, un organo collegiale e infine, la terza via verso gli Stati Generali, ovvero nominare un comitato composto da 19 persone, da scegliere tra gli eletti di Camera, Senato, Europarlamento, Consigli regionali e Consigli comunali, per avviare un percorso 'congressuale' entro il 15 ottobre, coinvolgendo anche i territori.

La 'parola magica', dunque, è stata pronunciata. Perché è proprio dal livello locale che diversi big hanno indicato di ripartire. Primo tra tutti Luigi Di Maio, che da settimane sta girando le piazze, soprattutto del Sud, per riprendere il contatto con attivisti, elettori e simpatizzanti. Peraltro riscontrando un buon livello di partecipazione, cosa non affatto scontata dopo due anni di governo e un traumatico cambio di maggioranza.

Prima, però, bisogna sciogliere i nodi più difficili. Perché in questa partita il M5S rischia di giocarsi l'osso del collo. Le truppe, infatti, sono divise, anche se esistono almeno quattro 'macro-aree'. Quella più popolata vede ancora in Di Maio il leader giusto, oltre che una garanzia di tenuta del governo. Ma c'è anche chi guarda a Roberto Fico come guida politica, come la capogruppo in Consiglio regionale del Lazio, Roberta Lombardi, che apertamente sceglie il presidente della Camera nella contesa tra Di Maio e Alessandro Di Battista. La terza carica dello Stato, però, è orientato verso una leadership collegiale, condivisa e larga e non crede a un'ipotetica scissione del Movimento.

Poi c'è 'l'area Dibba', anche se al momento è la più debole numericamente. I rumors interni raccontano che l'ex deputato 'pasionario' stia tentando un riavvicinamento a Beppe Grillo (l'altra 'area vasta' dei Cinquestelle, anche se concava e convessa con tutte le altre), ma l'operazione presenta più intoppi del previsto. Di sicuro un raffreddamento con Davide Casaleggio c'è stato, dopo un lungo periodo in cui sembravano viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda, soprattutto nella 'crisi di rigetto' all'alleanza con il Pd. I due non hanno ancora cambiato idea sul tema, ma prima di avviare una campagna di cannoneggiamento aspettano di capire come andranno i ballottaggi alle comunali e se l'asse con i dem funzionerà sui territori.

Così si torna al punto di partenza, perché tra i vertici è ormai chiaro a chiunque il bisogno di attivare una struttura capillare, per cambiare la condizione del Movimento, un 'gigante dai piedi di argilla' capace di ottimi risultati a livello nazionale e flop assoluti nei voti locali. L'anno prossimo, infatti, si voterà in Comuni chiave come Napoli, Milano, Bologna, Roma e Torino. Le contromisure vanno prese prima che sia troppo tardi. Già agli stati generali, anche se, al di là delle parole, una data non c'è e nemmeno l'accordo sul futuro del simbolo, ancora di fatto nelle mani di Grillo.

https://www.lapresse.it/politica/m5s_tre_exit_strategy_capo_politico_organo_collegiale_o_avvio_stati_generali-2995826/news/2020-09-25/

Gli Stati Generici. - Marco Travaglio





                                “Portavoce, facilitatori, garanti, capi politici uscenti e aspiranti, ex pentumviri, mandati 0, mandati 1, mandati 2, mandati affanculo, scappati di casa, do inizio agli Stati generali 5Stelle: la parola alla Mozione 1”.

“Dobbiamo ridiscutere le alleanze locali e quella di governo, perché siamo più ganzi da soli”.

“Le alleanze nazionali e locali le han votate gli iscritti. Questo governo ha più membri e punti programmatici nostri di quanti ne avranno quelli dei prossimi 30 anni. Ed è guidato da un premier scelto da noi, molto più popolare di decine di predecessori. Quindi i ganzi solitari continuino a fare le loro cosine allo specchio, ma la Mozione 1 è bocciata. La 2?”.

“Dobbiamo spingere la Raggi a ritirarsi perché è perdente, così il Pd prende Roma e ci dà il Lazio”.

“Senti, Roberta, Virginia s’è candidata a sindaco e ha stravinto. Tu ti sei candidata a presidente della Regione Lazio e hai perso. Mozione 2 bocciata. La 3?”.

“La gente non ci vota perché non abbiamo un programma”.

“Veramente la gente stravota partiti senza un programma, ma con un leader. E noi non ne abbiamo uno da quasi un anno. Partiamo di lì, visto che noi un programma ce l’abbiamo, e pure eccellente, da ancor prima di nascere, da quando andavano in giro con i meetup: ambientalismo, acqua pubblica, wi-fi gratis per tutti, tecnologie, lotta alla casta, alle mafie e alla corruzione, reddito universale. Molte cose le abbiamo fatte in due anni, l’ultima il taglio dei parlamentari, e molte restano da fare. Rivediamoci i vecchi show di Beppe, incontriamo i Verdi europei che spopolano e chiediamogli come fanno, invitiamo le migliori teste in circolazione e mettiamo su una scuola di politica per selezionare la futura classe dirigente. Mozione 3 bocciata. La 4?”.

“Ci sarebbe da discutere di Rousseau e delle nuove espulsioni dei dissidenti del No…”.

“Abbiamo problemi più seri. E non si espelle più nessuno. Mozione 4 bocciata. La 5?”.

“Noi vogliamo un capo che scaldi i cuori e riempia le piazze”.

“Noi siamo da sempre contro i capi. Abbiamo un garante, peraltro piuttosto nervosetto per le nostre beghe: ci basta. Il capo politico serviva quando c’era da indicare un premier, ma ora ce l’abbiamo e per puro culo è così bravo che non sembra neanche nostro. E, siccome noi andavamo molto meglio col direttorio, scegliamo tre persone normali tra gli eletti (inclusa Chiara: mica ha rubato, al massimo ha sbagliato una posta di bilancio), poi per due anni non vola una mosca. E tutti gli altri vanno sui territori a riorganizzare il movimento e a selezionare il meglio della società per le prossime elezioni. Mozione 5 bocciata. Adesso ci contiamo, votiamo e poi tutti al lavoro senza tante pippe. Fine degli Stati generali”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/25/gli-stati-generici/5943267/