lunedì 23 novembre 2020

La metà dei prestiti garantiti al Nord. Sud a rischio usura. - Patrizia De Rubertis

 

Le imprese chiedono sempre più liquidità, anche perché la ottengono a basso prezzo grazie alle garanzie statali. Ma il flusso di questi soldi si ferma soprattutto al Nord, con un rischio usura nelle regioni del Sud. A otto mesi dall’avvio dei prestiti garantiti, introdotti dal dl Liquidità, da una parte ci sono i dati forniti dall’Associazione bancaria (Abi) che rilevano l’ingente crescita delle richieste di finanziamento arrivate al Fondo centrale di garanzia che hanno smosso crediti per oltre 106 miliardi. Dall’altra parte ci sono i numeri che arrivano dal territorio elaborati dal sindacato dei bancari Fabi che mostrano uno “squilibrio” nell’erogazione dei soldi: oltre il 52% dei finanziamenti garantiti dallo Stato sono andati a quattro Regioni (Lombardia 23%, Veneto 11,4%, Emilia-Romagna 10,2%, Toscana 8,2%) dove opera, però, appena il 37% di Pmi e partite Iva. Due facce della stessa medaglia.

Dal 17 marzo al 20 novembre, ha spiegato il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini, nel corso di un’audizione in commissione Bilancio, sono arrivate 1 milione e 290 mila domande al Fondo di garanzia per le Pmi per un importo che ha già superato i 100 miliardi di liquidità, soglia ipotizzata dal governo all’emanazione del decreto. Di queste domande, 991 mila (oltre 19,4 miliardi) sono per prestiti fino a 30 mila euro con garanzia statale del 100% e durata di 10 anni concessi in automatico senza necessità di un’istruttoria. Poco più di 277 mila le richieste di finanziamento fino a 800.000 (non si deve superare il 25% dei ricavi) per un totale di 82,2 miliardi. Si tratta di prestiti con durata massima di 72 mesi e garanzia al 90%, ma estendibile fino al 100%.

Una massa senza precedenti di denaro che si è fermata a Bologna. La rilevazione della Fabi mostra evidenti discrepanze su base territoriale. Gli estremi sono dati da Lombardia ed Emilia-Romagna che hanno ricevuto più di un terzo del totale. dall’altra parte c’è il Molise con 4.854 richieste pari allo 0,5% del totale e 89 milioni di euro complessivi. È nelle Regioni del Centro-Nord che si concentra sia l’erogazione dei mini-prestiti che di quelli fino a 800.000 euro. Eppure in questi territori la maggior parte delle fabbriche non ha chiuso durante il lockdown di marzo e aprile. Mentre al Sud, dove c’è più bisogno di liquidità, i prestiti garantiti scarseggiano spingendo il ricorso a forme alternative di finanziamento non legali. “In una situazione così difficile non bastano i finanziamenti: sono indispensabili anche stanziamenti a fondo perduto anche per evitare che famiglie e imprese possano essere costrette a chiedere denaro agli usurai”, commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Tanto che nei primi sei mesi dell’anno, le segnalazioni di operazioni sospette lavorate dalle banche hanno raggiunto quasi 50 miliardi, di cui il 99% relativo al rischio riciclaggio.

Le moratorie sui crediti scadranno il 31 gennaio. Al ministero dell’Economia stanno valutando la possibilità di prevederne un ulteriore prolungamento da inserire nella manovra o nel Milleproroghe. Con un occhio alla possibile esplosione dei crediti deteriorati da parte di imprese e famiglie che potrebbero non essere in grado di restituire i prestiti ottenuti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/la-meta-dei-prestiti-garantiti-al-nord-sud-a-rischio-usura/6012174/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-11-22#

PER QUALCHE ...... VOTO IN PIÙ - Rino Ingarozza













È un post che ho scritto un paio di giorni fa, ma che non ho pubblicato perché ho avuto altro a cui pensare e cioè ai miei concittadini, alle prese con questa terribile alluvione che ha colpito Crotone. La situazione adesso è leggermente migliorata e sono rinfrancato dalla notizia che, almeno, non ci sono vittime, e quindi lo pubblico, anche se, credetemi, ho ancora la morte nel cuore.

Il 27 Gennaio di quest'anno ho fatto un post che recitava: "L'ultimo Presidente della Regione Calabria, di destra, è ancora in carcere. A questi nuovi diamogli un po' di tempo".
Come dice quella pubblicità? "Ti piace vincere facile eh ......" Ponzi ponzi popopo'..... Direi che era una previsione talmente scontata che non mi potrò certo candidare a "novello NOSTRADAMUS". D'altronde è noto a tutti che, a destra, se non presenti un curriculum con almeno un avviso di garanzia, non ti candidano. Specialmente se sei in odore di mafia. In questo caso scavalchi tutti gli altri. Perché? Semplice, perché la mafia vota e fa votare. Uso il termine "mafia" per semplificare, visto che, in Italia, per non farci mancare niente, abbiamo diverse denominazioni, per definirla, a seconda delle Regioni. Una sorte di DOP (denominazione di origine protetta). E allora abbiamo la "cosa nostra" siciliana, la "ndrangheta" calabrese, la "camorra" campana, la "sacra corona unita" pugliese e "mafia capitale" romana e quindi laziale. Poi ci sono varie "imitazioni" tipo "la mafia del Brenta" o la generica" mafia dei Casamonica", che però non si "pregiano" della DOP. Sia chiaro, però, che come tutti i prodotti DOP seri, anche la mafia ha "esportato" i propri, in tutta Italia e anche all'estero. E se non trovi "acquirenti" anche in questi territori, non attecchisci. Questo per essere chiari.
Parlando della mia regione e, cioè, la Calabria, ad oggi, i consiglieri regionali, tra inquisiti e arrestati, sono gia' un numero congruo, ma, diamo tempo al tempo, la legislatura è appena all'inizio.
L'ultimo, in ordine temporale è stato,
l'ormai famoso, Presidente del consiglio regionale, Domenico Tallini.
L'accusa è molto grave ma può sorprendere noi che magari non lo conoscevamo, non sorprende sicuramente le procure e la commissione antimafia, che lo aveva inserito nell'elenco degli "impresentabili" e quindi incandidabili.
Ora, il discorso è questo, se un giornalista sbaglia un articolo, il direttore è anch'esso responsabile, per questo. Se un dirigente di una qualsiai azienda sbaglia qualcosa, l'amministratore delegato o il presidente, ne devono dar conto, di questo sbaglio. Persino se, un giocatore di calcio, sbaglia un rigore, l'allenatore è "correo" in quanto è quello che lo ha designato a tirarlo. Perché, allora, in questo caso, che è di una gravità inaudita (collusione con la mafia) nessuno dei suoi superiori viene chiamato in correità? Perché nessuno paga?
Perché, signor Tajani? Perché, signor Berlusconi? Perché, signor Gasparri? Perché, signora Gelmini? Perché?
Delle due, una: o sapevate e avete taciuto, per qualche dollaro (voto) in più e non importava se era sporco di sangue, o non lo sapevate e allora vuol dire che non indagate su certi candidati sospetti. Certo, non lo si può fare con tutti, ma almeno su quelli segnalati dalla commissione antimafia, si. Era, ed è, sempre doveroso.
Certo, c'è una terza ipotesi (questa per i malpensanti) e cioè che se è vero come è vero, che Forza Italia è stata fondata da un mafioso, non c'è da meravigliarsi. Infatti io non meraviglio. Mi meraviglio del contrario, quando vedo gente onesta e perbene.
Per tutto ciò ho detto, in un altro post, che Morra avrebbe fatto meglio a non dire quello che ha detto. O meglio poteva e doveva dire che la Santelli e gli altri dirigenti del partito, non dovevano candidare un simile personaggio. E non dire, come ha detto, che i Calabresi sapevano della sua malattia e l'hanno votata lo stesso. Avrebbe dovuto sapere, da persona intelligente qual è, che queste sue affermazioni sarebbero state strumentalizzate e quindi, come è successo, spostato il centro dell'attenzione. Si sarebbe, invece, dovuto tambureggiare su questa notizia, si sarebbe dovuto chiederne conto alla destra del perché di questa candidatura. Il Movimento, questo non lo fa mai. Si fa aggredire ma non aggredisce mai. Si fa deridere per un divieto di sosta ma non dice niente per un arresto per mafia dell'altra parte. Questo è sbagliato. Le cose che arrivano alla gente sono le grida e non i sussurri.
Le incazzature e non il fair play.
Ad essere buoni, si può dire che quando lo fa, lo fa non con l'impeto necessario.
E non parlo certo della base, dei simpatizzanti, degli attivisti. Questi lo fanno, si dannano l'anima. Parlo della classe dirigente. Devono andare in TV e, anche se nessuno glielo chiede, perché non se ne deve parlare, una volta che hanno il microfono in mano, devono denunciare queste malefatte. Devono informare i più distratti, i rincoglioniti (volutamente) dalle reti Mediaset. Se non fa questo, continuerà a perdere voti e a chiedersi il perché. L'Italia è fatta anche da gente comune (per fortuna), di gente che gli devi dire, in maniera semplice, come vanno le cose, altrimenti continuerà a credere che a Madrid c'è un porto, che il ponte di Genova è fatto con pannelli solari al metano e che Ruby è la nipote di Mubarak.
Forza Crotone, ti rialzerai.

Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

Il sensale. “Melania vuole lasciare Donald? Fonti vicine alla coppia presidenziale mi dicono che il gossip è completamente privo di fondamento” (Matteo Salvini, segretario Lega, Un giorno da pecora, Radio1, 10.11). Non so voi, ma io i Trump li vedo maluccio. Manca solo la benedizione di Fassino.

Draghi e draghetti. “Governo Draghi nel 2021” (Renato Brunetta, deputato FI, Repubblica, 22.11). Ci parla lui.

Orgoglio e pregiudizio. “C’è pregiudizio sui calabresi. Non siamo tutti ‘ndranghetisti” (Nino Spirlì, presidente reggente Regione Calabria, La Stampa, 19.11). Vero: certa gente la ‘ndrangheta la scarta.

Parole sante. “Rimpianti? Uno solo, forse. Non essermi levato di torno, e per sempre, subito dopo la sconfitta al referendum” (Matteo Renzi, segretario Italia Viva, Sette-Corriere della sera, 20.11). Ma sei sempre in tempo.

Un americano a Roma. “Avevo tre offerte di lavoro dagli Usa, avevo già optato per una. Poi tutto lo stato maggiore del Pd mi convinse” (Renzi, ibidem). A me m’ha bloccato la malattia. Se io mi trovo in questo suolo è perché è il babbo che lo vuole, sennò a quest’ora io sarei a Broadway e non in questo zozzo letamaio!

AAA cercasi palo. “La novità è che oggi si sta ampliando il numero delle persone disponibili a riconoscere a Berlusconi un ruolo importante. Sta all’intelligenza delle forze di governo e del presidente del Consiglio dare segnali concreti: non tappeti rossi, ma disponibilità a lavorare insieme” (Giorgio Gori, Pd, sindaco di Bergamo, La Stampa, 19.11). Serve qualcuno che gli tenga il sacco.

Energie migliori. “Il segnale di Forza Italia va raccolto subito. Chiamare al governo le energie migliori” (Goffredo Bettini, Pd, Corriere della sera, 16.11). Possibilmente prima che ce le arrestino tutte.

Bongiorno giustizia/1. “Sarà la Bongiorno a incastrare Grillo e il figlio. Da quandoassiste una delle ragazze che avrebbero subìto violenza i 5Sstelle tremano” (Pietro Senaldi, Libero, 22.11). E da quando riuscì a far dichiarare Andreotti colpevole di mafia fino al 1980, i suoi clienti pregano.

Bongiorno giustizia/2. “Sono positiva al Covid: Bonafede non ha protetto noi frequentatori dei tribunali, non ha fatto nulla per evitare che chi – pur con mascherina – è costretto nelle aule, senza ricambio d’aria e spesso senza finestre, si ammalasse” (Giulia Bongiorno, senatrice Lega, 20.11). Covid governo ladro.

L’emerito. “La pioggia di misure non aiuta” (Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta, Corriere della sera, 20.11). A proposito, emerito: com’era quella dello stato di emergenza senza più emergenza?

Fake news. “Recovery, allarme Ue sul ritardo dell’Italia. Restano 45 giorni per la presentazione dei progetti di rilancio dell’economia” (Claudio Tito, Repubblica, 19.11). Ora, posto che i progetti vanno presentati a gennaio, siamo a novembre e nessun Paese Ue ha presentato un progetto, delle due l’una: o l’Italia è in ritardo, o Repubblica è in anticipo.

Er Più. “I grillini governano senza trasparenza. La Azzolina che nasconde i dati del suo concorso. Bonafede che ha liquidato Di Matteo e scarcerato i boss. Patuanelli che incontra Castellucci con una senatrice ex assistente di volo e quindi esperta di Alitalia. La Castelli che andrebbe bene per dare ripetizioni serali a ragioneria. Un gaffeur come Di Stefano. Di Maio che inciucia, rinnega, si accoda, piazza i suoi uomini” (Gianluigi Paragone, senatore ex M5S, ora leader di Italexit, La Verità, 16.11). E dimentica la più bella: quei dementi hanno fatto eleggere addirittura Paragone.

Gaudium magnum. “Perchè non voglio più fare il commissario alla Sanità in Calabria? Motivi personali e familiari me lo impediscono. Mia moglie non ha intenzione di trasferirsi a Catanzaro. Non ho intenzione di aprire una crisi familiare” (Eugenio Gaudio, rettore uscente dell’Università La Sapienza di Roma, Repubblica, 17.11). Un “tengo famiglia” alla rovescia.

Calabria Saudita. “Ma che cazz! Ma cosa c’entra Gino Strada? La Calabria è una Regione dell’Italia, non abbiamo bisogno di medici missionari africani, vergogna! La Calabria non è l’Afghanistan, non siamo uno Stato del quarto mondo, dovranno passare sul mio corpo!” (Spirlì, presidente reggente della Calabria, La zanzara, Radio24, 11-3). Infatti Gino Strada è nato a Sesto San Giovanni (Milano), a metà strada tra l’Africa e l’Afghanistan.

Papa Donald I. “Se gli italiani potessero, dovrebbero collocare Trump al posto del Papa. Dico sul serio. Dovreste prendere Trump, metterlo su un aereo e installarlo in Vaticano. Le sue idee vi tornerebbero molto utili” (Edward Luttwak, politologo, La Verità, 9.11). Ecco chi ha messo il like alla foto della modella osé dall’account Instagram del Papa.

Il titolo della settimana. “I parlamentari azzurri: ‘Non ci saranno più fughe’” (il Giornale, 21.11). Poi comprano una vocale.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/23/ma-mi-faccia-2/6012872/

Ingenuo. - Massimo Erbetti

 

Eh sì…sono un ingenuo, un sempliciotto, un inesperto, uno sprovveduto, un allocco…mi sono fatto fregare…ci sono cascato anche io, un po' come tutti del resto…sono due giorni che non facciamo altro che cercare di andare in soccorso di Morra, quando invece dovevamo parlare di altro.
La difesa di Morra è sacrosanta, è dovuta, è d'obbligo, Morra non ha detto altro che la pura verità, ma noi abbiamo, anzi io ho sbagliato, sono stato inconsapevole mezzo della distrazione di massa…
“Con i farmaci faremo 100 milioni l'anno”. “Giovà…, gli antitumorali che costano 2 mila euro, gli ospedali li comprano a mille, e nell’Inghilterra li vendono a 5 mila. Quindi tu compri a mille e vendi a 5 mila. Allora se noi entriamo con due ospedali, che ti danno 10 farmacie…”
Queste sono alcune frasi tratte dalle intercettazioni emerse nelle indagini calabresi e noi di questo dovevamo parlare…solo di questo…quanta gente non avrà potuto curarsi a causa della sottrazione dei farmaci? Quanta sofferenza? Quanto dolore, quanta disperazione può creare una cosa del genere? Qualcuno sarà morto a causa dei farmaci dirottati altrove? Qualcuno avrà dovuto provvedere in altro modo? E se si come?
Le parole di Morra sono gravi? Sì forse per qualcuno lo sono state, la famiglia della Santelli si sente offesa? Sì, sicuramente. È stato forse incauto? Sì, forse…
Ma qui il problema è un altro: questi si fregavano i farmaci antitumorali…capito? Gli antitumorali!! Mica le aspirine…100 milioni di euro l'anno…sulla pelle della gente…sui malati di cancro!!
"Cento milioni"...e io mi sono fatto fregare, distrarre, sono caduto nella trappola di questi maledetti…io parlo di Morra e questi mostri speculano sulla vita delle persone.
Che siate maledetti, che siate stramaledetti voi e la vostra avidità, voi e la vostra ingordigia, voi e la vostra schifosa fame di soldi. Spero che i calabresi insorgano contro tutto questo, spero abbiano un sussulto d'orgoglio e d'amor proprio, che chiedano giustizia, che pretendano giustizia per loro stessi e per tutti quei poveri cristi che non possono usufruire di una sanità degna di un popolo civile. È arrivato veramente il momento di dire basta…vi prego alzate la testa e ribellatevi a tanto schifo, a tanta ingiustizia…la vita è una…la salute è la prima cosa…e tutelarla è un diritto, non permettete a degli schifosi delinquenti di privarvene. 

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domenica 22 novembre 2020

Paradisi fiscali, ecco quali Paesi «rubano» più soldi a tutti gli altri. - Mario D’Angelo


 










L’evasione fiscale è responsabile del «furto» di $427 miliardi dalle casse pubbliche ogni anno. Ecco i maggiori paradisi fiscali.

Quanto costa l’evasione fiscale nel mondo? Uno studio senza precedenti, effettuato su scala globale, lo ha scoperto. La cifra è agghiacciante: 427 miliardi di dollari tolti ogni anno alla spesa pubblica degli Stati: soldi che potrebbero essere utilizzati per istruzione, sanità, servizi.

Quanto costa l’evasione fiscale nel mondo.

Il Tax Justice Network ha diffuso il suo primo rapporto State of Tax Justice, il primo studio a misurare con accuratezza quanti soldi perdono i Paesi del mondo ogni anno a causa di evasione fiscale aziendale e privata.

“Un sistema di tassazione globale che perde $427 miliardi l’anno non è un sistema rotto, è un sistema programmato per fallire”, ha detto Alex Cobham, executive di Tax Justice Network.

Secondo il Tax Justice Network, che ha svolto la ricerca, gli Stati perdono ogni secondo l’equivalente di uno stipendio annuo di un infermiere. Di questa perdita - lo studio è molto chiaro su questo - i responsabili sono gli Stessi Paesi che non mettono in campo misure efficaci di contrasto all’evasione.

Quali sono i maggiori paradisi fiscali.

“Sotto la pressione dei colossi corporate e delle potenze dei paradisi fiscali come Paesi Bassi e la rete del Regno Unito, i nostri governi hanno programmato il sistema fiscale globale per dare la priorità ai desideri delle aziende e degli individui più ricchi rispetto ai bisogni di tutti gli altri”, ha aggiunto.

Secondo il rapporto, l’impatto dell’evasione fiscale sul pubblico non è mai stato così evidente. La pandemia di coronavirus, salvo poche eccezioni, ha esposto la difficoltà di reazione di sistemi pubblici sotto-finanziati, dal punto di vista di tecnologia e monitoraggio, sanitari e coscienza civile. Nei Paesi più poveri, i soldi persi a causa dell’evasione fiscale corrispondono al 52% della spesa sanitaria.

I principali responsabili, però, sono i Paesi occidentali. I paradisi fiscali delle Isole Cayman, dell’orbita britannica, sono la causa della perdita di $70 miliardi fondi pubblici degli altri Paesi. Il Regno Unito si porta via altri $42 miliardi. Al terzo posto ci sono i Paesi Bassi ($36,4 miliardi), al quarto il Lussemburgo ($27,6 miliardi). Gli Stati Uniti sono al quinto posto nel mondo, togliendo ad altri Paesi $23,6 miliardi ogni anno.

Bertolaso nel cda del colosso che ricostruirà Milano Nord. - Vincenzo Bisbiglia e Marco Pasciuti

 

Il caso - Dal 29 maggio è consigliere di Milanosesto Spa: con Prelios farà la riqualificazione di Sesto San Giovanni, “la più grande d’Europa”.

La nomina porta la data del 29 maggio 2020. Quel giorno, nel silenzio più totale, Guido Bertolaso viene nominato consigliere di amministrazione di Milanosesto Spa, società controllata dalla Prelios, la ex Pirelli Re, colosso della gestione immobiliare in Italia e in Europa. L’ex capo della Protezione civile ai tempi del G8 del 2009 e del terremoto all’Aquila, è richiestissimo, a lui si affidano le Regioni per far fronte alla scarsità di posti Covid negli ospedali. Il 14 marzo Attilio Fontana l’ha fatto consulente della Lombardia per l’emergenza, otto giorni dopo Luca Ceriscioli lo ha voluto nello stesso ruolo per le Marche e il 4 novembre si è assicurato i suoi servigi anche la governatrice leghista dell’Umbria Donatella Tesei. Nel frattempo è arrivato l’incarico nella società che ha il compito di firmare la rinascita urbanistica di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.

Capitale sociale da 84 milioni di euro, Milanosesto Spa gestisce la più grande operazione immobiliare in atto nel Paese: la riqualificazione dell’ex area industriale Falck di cui è proprietaria, sulla quale sorgerà la nuova Sesto. Un progetto da 1,5 milioni di metri quadrati di cui un milione di edilizia privata, gestito con Prelios e imperniato sulla Nuova Città della Salute – 135mila mq e 600 posti letto affidati all’Istituto nazionale dei tumori e all’Istituto neurologico “Carlo Besta” – attorno a cui nasceranno una stazione ferroviaria, cinque piazze, viali, parchi, torri, uffici, quartieri residenziali, attività commerciali e 45 ettari di verde. Uno “shopping center con un parco divertimenti”, secondo Renzo Piano che dopo aver realizzato il masterplan nel 2016 si era fatto da parte “amareggiato” per la perdita di “una grande occasione”. L’avvio dei lavori è previsto a giugno 2021 per il primo lotto, sul quale il colosso Usa Hines e la Kuwait Investment Authority metteranno 500 milioni.

Cosa ci fa Bertolaso nel cda della società che metterà in opera “la più grande rigenerazione urbana d’Europa”, popolato negli anni da manager di altissimo livello e storici boiardi di Stato? Il presidente è Enrico Laghi, ex commissario di Alitalia e di Ilva insieme a Piero Gnudi, ex numero uno di tutto tra cui Enel e Iri, che di Milanosesto Spa fu consigliere tra il 2011 e il 2012. L’ad è il leghista Giuseppe Bonomi, già presidente di Sea, società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, ed ex ad di Arexpo, proprietaria dell’area di Expo 2015. C’era anche Raffaele Tiscar, democristiano, ex dirigente della Regione Lombardia con Formigoni e segretario generale della presidenza del Consiglio con Renzi, uscito di scena un mese prima dell’ingresso di Bertolaso, che scadrà nel 2022 con il resto del cda. “La nomina l’ha decisa l’azionista, in questo caso Prelios”, spiegano da Milanosesto. “L’ad Bonomi non lo ha neanche mai incontrato”, sottolinea un’altraa fonte. Comunque sia “è un consigliere senza alcuna delega operativa”. Tradotto: prende “un gettone” di cui non viene comunicata l’entità. E si torna al primo quesito: perché “sprecare” un “uomo del fare”, come lo definì Silvio Berlusconi, per un’alzata di mano?

Fra l’altro, il coinvolgimento di Bertolaso nella galassia Prelios potrebbe creare qualche imbarazzo nella sua Roma, dove pare in procinto di tornare da candidato sindaco del centrodestra. Fedelissimo dell’ex Cavaliere, Antonio Tajani l’ha proposto per il Campidoglio incassando l’ok di Matteo Salvini. Con il veto iniziale di Fratelli d’Italia che ora vacilla, visto che Giorgia Meloni gli contrappone solo la sua “figlioccia” Chiara Colosimo, la quale però sconta un evidente deficit di popolarità. Il prossimo sarà anche il sindaco del Giubileo 2025 (Bertolaso è stato vicecommissario all’evento nel 2000), con relativa pioggia di milioni pronta a scendere sulla città. Proprio Prelios da anni mira a espandersi nella Capitale. Già nel 2015, dopo lo scandalo Affittopoli, l’ex Pirelli ottenne da Ignazio Marino la gestione degli immobili comunali al posto della Romeo Gestioni, mentre la manager dell’epoca, Claudia Bugno, volava ai vertici del Comitato di Roma 2024: l’intero quadro venne cancellato da Virginia Raggi, che revocò Prelios in favore della pubblica Aequa Roma e fermò la candidatura ai Giochi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/bertolaso-nel-cda-del-colosso-che-ricostruira-milano-nord/6012158/

Quel solido asse Conte-Mattarella. - Antonio Padellaro

 

“Oltre che uomini a sangue ghiaccio, Mattarella e Conte hanno un’altra caratteristica comune. Sono entrambi giuristi. Ma giuristi di discipline assai diverse. Diritto civile da una parte e diritto costituzionale e parlamentare dall’altra… Tra Mattarella e Conte c’è una grammatica comune: la grammatica giuridica”.

Paolo Armaroli, “Conte e Mattarella” (La Vela)

È il premier più sottovalutato (e insultato) dall’opposizione – quella sovranista e quella televisiva –, mentre la cosiddetta grande stampa continua a osservarlo con un misto di stupore e disappunto, come se si trattasse di un intruso che prima o poi sarà sloggiato da Palazzo Chigi. Certo, nessuno è eterno, figuriamoci nella politica italiana, ma ciò che sorprende è, in particolare da parte di chi legittimamente lo detesta, l’analisi sommaria del personaggio e delle circostanze che si è trovato a governare. Colpisce il giudizio superficiale, sempre pencolante tra sonore bocciature (tante) e striminziti apprezzamenti, come se l’esercizio del governo del Paese al tempo del Covid fosse frutto di un’interpretazione personale e improvvisata. E non invece il procedere di un asse portante che si è saldato, sulle decisioni fondamentali da prendere, tra il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica. Tra Giuseppe Conte e Sergio Mattarella.

Se n’è accorto un giurista, Paolo Armaroli, già parlamentare di An, tutt’altro che schierato con Conte ma interessato a esplorare il rapporto tra due personaggi assai diversi, e dalla storia assai diversa, che il destino (non solo quello politico) ha collocato al vertice delle istituzioni in una emergenza drammatica, forse la più drammatica della storia repubblicana. Chi vuole saperne di più su questa strana ma funzionante diarchia legga il libro di Armaroli: a noi qui interessa cogliere la mediocrità politica di un’opposizione (con dattilografi al seguito) che continua a dare formidabili testate contro un muro che si ostina a non cedere. Quello edificato sulla triangolazione Quirinale, Palazzo Chigi, Commissione europea. Quello del gradimento all’avvocato di Volturara Appula che, antipatico a lorsignori, nei sondaggi oscilla sempre intorno al sessanta per cento. Quello cementato sull’emergenza Covid che, a dispetto di Salvini&Meloni, rischia di resistere fino alle elezioni del 2023. E forse anche oltre. Come auspica il premier che nel settembre scorso, interpellato alla Festa del “Fatto Quotidiano” su un secondo mandato di Mattarella, rispose entusiasta: “Se ci fossero le condizioni, anche da parte sua, lo vedrei benissimo”. E i ripetuti inviti del Colle alle forze politiche per trovare un modo di collaborare per il bene del Paese, non suonano come una richiesta al sovranismo riottoso affinché non si ostacoli chi è al timone nel mare in tempesta? Per carità, mai dire mai, ma sottovalutare il nemico da abbattere non è mai saggio. Nel caso in esame rinviamo alla godibile cronaca dell’esame a cui furono sottoposti da Di Maio e Salvini, al tempo del patto gialloverde, Conte e Giulio Sapelli in una specie di finale per la scelta del futuro premier. “Vince Conte non ai punti ma per ko”, sentenzia Armaroli. L’uno “elegante, prodigo di parole al miele, arrendevole quanto basta e disponibile a indossare i panni dei due interlocutori”. L’altro che, “vestito come capita”, “mette bene i puntini sulle ‘i’, pone condizioni”, detta quasi la lista dei ministri e rende subito chiaro “che se lui va a Palazzo Chigi, intende esercitare le sue prerogative”. Ahi! A fare fuori Conte bisognava pensarci allora, adesso è un po’ tardi. Vero Salvini?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/quel-solido-asse-conte-mattarella/6012177/