Lavorare di solito stanca, e figurarsi se sei un presidente del Consiglio che da marzo affronta una pandemia e che dentro il suo governo ha anche Matteo Renzi. Giuseppe Conte si presenta ad Accordi&Disaccordi, sul Nove, con un volto che racconta la fatica del milionesimo tavolo sul Covid e sulle chiusure. Stamattina vedrà Renzi e la delegazione di Iv, in un incontro dall’esito imprevedibile.
Nell’attesa Conte si mostra ricettivo ai desideri dei partiti, mica solo del fu rottamatore, aprendo addirittura spiragli a un rimpasto: “Se ci sono richieste in tal senso e del malessere è giusto ascoltarli”. È pronto anche ad ascoltare proposte alternative sulla struttura che dovrà gestire il Recovery Fund, il premier: “Ben vengano, le aspettiamo, io e il Paese”. Ma ciò a cui proprio non pare disposto è vivacchiare, arrangiarsi. “Il governo non può andare avanti senza la fiducia di tutte le forze politiche di maggioranza, e ciascuna forza ha la massima dignità. Se non ci fosse questo sostegno, è inutile sottolineare quali sarebbero le conseguenze”. Per lui sarebbe la fine, ovvero la porta verso un voto anticipato. E chiaramente dipenderà innanzitutto da lui, da Renzi. “Con Iv vedremo se ci sono le condizioni per andare avanti” dice in fretta Conte. E l’aggiunta immediata, “secondo me le condizioni ci saranno”, non cancella la sensazione di un burrone che è lì, a pochi passi. “Ho sentito le richiesta che Italia Viva mi fatto in tutte le tv, ma io non voglio rispondere in tv” morde simulando di non farlo il premier.
Ma di più non vuole dire, forse anche per non dare alibi o varchi a nessuno. “Iv è una componente essenziale di questo governo, dobbiamo chiarirci e dirci le cose che non vanno” continua Conte. Ma la realtà dei morti per Covid, una valanga in Italia (“ho consultato tanti esperti, ma è difficile dare una risposta sul perché di questi numeri” dice a voce bassa) bussa fortissimo. E allora, “sarebbe irresponsabile se questa maggioranza non andasse avanti per un mancato confronto interno”. Proprio ora, che il governo si affanna a cercare punto di caduta sulle restrizioni aggiuntive per Natale. “Stiamo lavorando, e poi al tavolo oggi mancava Iv” fa melina il premier. Però nuove misure arriveranno, “ce le hanno chieste gli esperti”. Ma la strada è stretta, su tutto. Andrea Scanzi lo chiede dritto: “Si sente vicino al suo capolinea politico?”. Conte quasi s’infiamma: “Il mio compito non può essere facile, non l’ho mai pensato”. Però ci tiene a dirlo: “Chi si esalta o si deprime per i sondaggi è fuori di testa, io non mi sono mai affidato alle stime sul consenso”. Lui punta sul lavoro, anche quello per tenere assieme forze che nascono opposte come Pd e M5S. Scanzi e Sommi gli fanno notare una certa freddezza nei suoi confronti anche dei dem, “perfino di una parte del Movimento”. E Conte riparte da lì, da quella distanza tra partiti un tempo nemici: “Non c’è ancora un’assonanza in un’ottica di prospettiva, spero che si faccia qualche altro passo nelle prossime Comunali. Ma per costruire serve pazienza”. Però Renzi di pazienza non ne ha, a naso.
Conte prima cerca di scherzare: “Iv ha messo a disposizione le sue poltrone? Ormai è gara a farlo…”. Poi non scherza affatto: “Porre delle condizioni da ‘prendere o lasciare’ sarebbe sbagliato, significherebbe che non c’è il metodo per lavorare”. Però lui la mano la tende, fino dove può, perfino sulla task force: “È l’Europa ad averci chiesto una struttura, ma serve solo al monitoraggio, a gestire i progetti saranno i ministri. E poi la norma va ancora scritta”. Ma tutto va definito, trattato. E c’è sempre quel nome a incombere, Mario Draghi. Conte sorride: “Lo chiamerò presto, perché ho sentito il suo intervento al G30 e mi ha molto incuriosito. È da un po’ che non lo sento”. Ma di problemi il premier ne ha ben altri.