giovedì 18 febbraio 2021

Amenità.



 

GENERALE LA GUERRA È FINITA. - Rino Ingarozza



Ma l'alouatta de Roma ha ben presente cosa significhino termini come Patria, patriottismo, patriota?

Non c'è giorno che non pronunci queste parole e non c'è giorno che non le pronuncino i suoi adepti. È chiaro che è stata "la bestia" a suggerirgliele. E' chiaro che e' stato il suo pool di esperti che le ha detto che sono termini che fanno presa e portano voti, ma fracassarci i maroni ogni giorno con questi termini .....ma anche basta.
Siamo nel 2021, non nel 1945. ...Generale la guerra è finita (diceva il poeta). Garibaldi non c'è più e neanche Mazzini e la "'giovine Italia". .....Il nemico è scappato, è vinto, è battuto ..(diceva sempre il poeta).
"Faremo un'opposizione patriottica" e che diavolo vuol dire? Farà un'opposizione sventolando la bandiera italiana e cantando avanti popo ....pardon ...l'inno di Mameli? E lo so, l'Italia sembrava essersi destata ma poi è ricaduta in un oblio che sembra non aver fine. Povera Patria (cit.) ad avere gente come voi (questo si). Povera Patria che crede che i fautori del degrado italiano, siano la soluzione. Povera Patria che affida la sentenza ai ladri e malfattori. Povera Patria che vivi ancora di espedienti. Povera Patria che togli dalle mani pulite e indiscutibilmente oneste, miliardi di euro e li affidi a mani sporche ('persino di sangue'), a chi ha già dimostrato di badare solo ai propri interessi. E anche (e scusate la volgarità) se hanno usato la vaselina, possibile che non avete sentito nessun dolore? Come se il passato non fosse mai esistito, come se il passato fosse stato rimosso dalle menti e dai cuori. Ma che popolo siamo?
Si dirà.....ma è stato Renzi, è stato Rospo Bean ...no, non è così, il potere appartiene al popolo, recita la nostra Costituzione e che popolo siamo se scendiamo in piazza per 100 euro in più e non lo facciamo per difendere il nostro futuro e quello dei nostri figli? Che popolo siamo se non mostriamo i denti quando veramente occorre? Siamo un popolo assuefatto al ladrocinio e alle malefatte. Siamo un popolo assuefatto alla rassegnazione. Al quieto vivere (il nostro). All'ubbidienza e non alla partecipazione. E allora mettiamoci in fila e a novanta gradi e ......ti prego non farmi molto male.
Ma poi patriota de che?
Ma se è alleata da oltre un quarto di secolo con uno che diceva che con il tricolore, cioè il simbolo del patriottismo, ci si puliva il culo.
Come mai non glielo ha mai rimproverato? Non le bruciava questo fatto? Non le bruciavano queste parole?
Cosa non si fa per due etti di consenso in più. Che idea politica vuole difendere se va a braccetto con chi calpesta la costituzione? Che patriottismo è il suo?
Falla finita.
......Tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore ...('F. De Gregori).
....E e a culo tutto il resto ...(F. Guccini).

Imprese vs salari e diritti confronto Draghi-Conte. - Salvatore Cannavò

 

Diceva il Nerone di Petrolini: “Quando il popolo si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai niente, sei sempre bravo”. Al posto del popolo mettete il 90 per cento del Parlamento, uno stuolo di giornalisti compiacenti e l’equazione regge lo stesso. Quello bravo è Mario Draghi, ma se si ha la pazienza di andarsi a rileggere il discorso con cui Giuseppe Conte inaugurò il suo secondo governo, si scoprirà che era bravo anche lui e che la distanza tra i due è invece misurabile in una diversa attitudine sociale: più legato al lavoro e ai diritti sociali Conte; più attento all’impresa Draghi. Se questo àncora il proprio governo a uno “spirito repubblicano”, l’ex avvocato del popolo si rifaceva a un “nuovo umanesimo” basato su principi “non negoziabili” saldamente allacciati alla prima parte della nostra Costituzione. A rigore istituzionale, insomma, sono almeno pari.

Sui temi Draghi deve concentrarsi sulla crisi pandemica, ancora inesistente nel settembre del 2019, ma egli stesso invita a guardare oltre. Sulla Scuola, ad esempio, sottolinea con forza “l’attenzione agli Istituti tecnici”, richiesta storica di Confindustria. Conte si dilungava invece sul diritto allo studio, sui costi per le fasce più deboli e sugli asili nidi, assenti nel discorso di ieri. Su università e ricerca invece dicono circa le stesse cose: “Investire adeguatamente, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale” (Draghi); “La qualità della nostra ricerca, già eccellente, può e deve essere ulteriormente accresciuta anche attraverso un più intenso coordinamento tra centri universitari ed enti di ricerca” (Conte).

Entrambi insistono sulla riforma della Pubblica amministrazione e la sua digitalizzazione. Anche sul terreno scabroso della Giustizia si legge che occorre “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile” (Draghi) e che “il nostro Paese necessita di una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi” (Conte, il quale aggiunge la riforma del metodo di elezione del Csm – Palamara doveva ancora arrivare, ndr –, ma anche una preoccupazione per la lotta alla mafia, che Draghi non cita mai).

Di Draghi si dice che è il miglior governo sull’Ambiente, anche se si è limitato solo ad alcuni slogan, a parte il riferimento a Papa Francesco. Conte parlava già a fine 2019 di “transizione ecologica”, riferendosi al Green New Deal, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico ed economia circolare”. E indicava subito lo stop alle trivellazioni come impegno immediato. Quasi simili sul Mezzogiorno: “Capacità di attrarre investimenti privati, creare lavoro, irrobustire le amministrazioni” (Draghi); “Banca pubblica, investimenti, capitale fisico umano e sociale, zone economiche speciali, Fondi europei di sviluppo e coesione” (Conte). Identici sul Fisco: “Ridurre gradualmente il carico fiscale preservando la progressività; rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale” (Draghi). “Graduale rimodulazione delle aliquote a sostegno dei redditi medio-bassi, in linea con il fondamentale principio costituzionale della progressività della tassazione” (Conte, che segna qui la sua differenza sociale: “Il nostro obiettivo è ridurre le tasse sul lavoro a totale vantaggio dei lavoratori e individuare una retribuzione giusta”). Quando parla di lavoro, Draghi si limita a citare le “politiche attive”, l’assegno “di riallocazione” e il personale per i centri per l’impiego.

Draghi vincola il governo all’Europa? Conte aveva detto che “l’Italia sarà protagonista di una fase di rilancio e di rinnovamento dell’Unione” e che “l’interesse nazionale sarà rafforzato se le istituzioni dell’Ue e la sua coesione interna ne usciranno rafforzate”. Pressoché analoghi gli impegni sulle migrazioni: rigore sui rimpatri, accoglienza ai richiedenti asilo, patto di Dublino. E poi si arriva alla tanto decantata svolta atlantica di Draghi come se l’Italia nell’ultimo anno e mezzo si fosse iscritta al Cominform. Eppure Conte aveva indicato chiaramente “tre assi fondamentali”: Unione europea, relazioni transatlantiche, con il corollario della nostra appartenenza alla Nato, “e l’imprescindibile legame con gli Stati Uniti e la stabilizzazione e lo sviluppo del Mediterraneo allargato”. Anche i rapporti con India, Russia e Cina, aveva aggiunto, devono essere “compatibili con la nostra vocazione euro-atlantica”.

Il binomio “bravo” e “incompetente”, come si nota, è solo propaganda. Basti pensare al Ricovery Fund che Draghi non intende riscrivere, ma solo “approfondire e completare” perché i progetti costruiti finora sono di “alto livello”. Appunto. Lo farà, però, da solo, con i ministri fidati che si è scelto lui. E alla fine, la sostanza è tutta qui.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/18/imprese-vs-salari-e-diritti-confronto-draghi-conte/6105229/

L’interlocutore del premier sarà l’Avvocato. - Antonio Padellaro

 

Ho fatto il cronista politico per molto tempo, mai però avevo ascoltato un applauso così largo e intenso come quello che ha salutato il premier Mario Draghi al termine del suo discorso in Senato. È pur vero che mai un presidente del Consiglio aveva potuto contare su una maggioranza così bulgara, e che mai nella storia repubblicana era sceso in campo direttamente il Quirinale per sollecitare il sostegno unitario delle forze politiche, e “per il bene supremo del Paese”. Detto ciò, gli applausi non sono tutti uguali e una volta esaurita la luna di miele del governo con il Parlamento (da certi segnali, il miele già scarseggia) Draghi potrà e dovrà misurare la differenza tra chi oggi lo appoggia per convenienza (e dunque domani chissà) da chi invece si spella le mani per convinzione (e dunque per necessità). Due, infatti, sono le parole chiave del programma esposto, che ci aiutano a distinguere applauso da applauso. La prima parola è “irreversibile”. Matteo Salvini, a proposito dell’irreversibilità dell’euro ha detto che “solo la morte lo è”? Draghi replica: “Sostenermi significa accettare l’irreversibilità dell’euro”. Come dire che sull’argomento non sono ammessi ripensamenti: prendere o lasciare, ben sapendo che la Lega oggi quella minestra deve mandarla giù.

La seconda parola chiave è in realtà un elogio: “Voglio ringraziare il mio predecessore Giuseppe Conte, che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Non ricordiamo nessuno degli alleati del suo predecessore essersi mai spesi con la stessa convinta gratitudine (quanto a Matteo Renzi si starà mangiando il fegato). Ma la standing ovation

partita dai banchi Pd, M5S e LeU può significare molto di più che non l’omaggio dovuto a chi c’era prima. Al di là dei suoi personali sentimenti, il premier mastica abbastanza politica per comprendere che il garbato rifiuto di Conte, da lui sollecitato a far parte del nuovo governo, non è il segnale di un ritiro bensì un modo per tenersi le mani libere. Punto d’equilibrio dell’intesa della vecchia maggioranza (esclusa ovviamente Italia Viva), l’avvocato del popolo si propone come interlocutore privilegiato di Mario Draghi. Infatti, Salvini non è irreversibile.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/18/linterlocutore-del-premier-sara-lavvocato/6105222/

Dire e non dire. - Marco Travaglio


Ieri Draghi ha parlato 53 minuti, 13 in più di Conte per la fiducia giallorosa e 18 in meno di Conte per la fiducia gialloverde. Ma questi sono dettagli trascurabili, almeno per noi che badiamo al sodo, diversamente dai turiferari che annunciavano da giorni un discorso di mezz’ora al massimo per inaugurare la “rivoluzione del linguaggio” e la “svolta della brevità”. Anzi, gli avremmo concesso volentieri qualche minuto in più per uscire dalla vaghezza o dall’afasia su alcuni temi che meriterebbero una parola chiara. Il discorso è stato ottimo sull’ambiente (poi vedremo se si tradurrà in pratica) e sull’euro (vero, Salvini?). Doveroso nel grazie a Conte e al suo governo (9 ministri ora stanno con Draghi). Buono su pandemia e Recovery Plan (sostanziale continuità col governo uscente: altro che fallimento e disastro). Interessante sulla governance accentrata dal Tesoro per controllare e non sprecare i 209 miliardi (ma Conte, che ne proponeva una presso Tesoro, Mise e Affari Ue, non era un dittatore-accentratore?). Generico sulle eventuali modifiche al piano Ue e sulla riforma della Pa. Opportuno, ma un po’ “coda di paglia”, nello smentire il fallimento della politica. Vago sul Reddito e il blocco dei licenziamenti. Ragionevole sul fatto che, a lungo andare, i sussidi dovranno aiutare chi regge il mercato e abbandonare chi non sa riconvertirsi (ma quando la grillina Castelli disse cose analoghe fu lapidata). Saggio sulla progressività del fisco (altro che Flat tax). Propagandistico sulla scuola in presenza e non in Dad (con le varianti Covid, vedremo se Bianchi farà meglio dell’Azzolina, appena promossa dall’Unesco). Perdonabile per le gaffe “da emozione” sui numeri delle terapie intensive e della cassa integrazione (ma, se fosse stato il predecessore, l’avrebbero massacrato).

Ma più di quelle che ha detto contano le cose che Draghi non ha detto. Niente Mes (benissimo: avevano ragione Conte, M5S, Gualtieri, i sovranisti e torto il Pd, FI, Iv, Calenda, Bonino e tutti i giornaloni). Niente Costituzione e mafia solo in replica (malissimo). Zero conflitto d’interessi (male per noi, bene per certi ministri “tecnici”, FI e Iv). Un cenno di circostanza alla corruzione (male). Non una sillaba sulla blocca-prescrizione di Bonafede (chiesta dalla Ue), che finora tutti tranne i 5S volevano cancellare, provocando le dimissioni del Conte-2. Scelta comprensibile per chi vuol governare un mese e vincere facile. Ma chi vuol governare due anni (o uno?) deve sciogliere anche i nodi divisivi: prima o poi la politica, anche se è commissariata, presenta il conto.

Ps. Eccellente il richiamo a Russia e Cina sul rispetto dei diritti umani. Noi, parlando con pardòn, ci avremmo aggiunto pure l’Arabia Saudita.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/18/dire-e-non-dire/6105175/ 

mercoledì 17 febbraio 2021

I geologi insorgono: «Giù le mani dall'Uomo di Altamura. È lì da 150mila anni.»

 

No alla rimozione, anche solo parziale, dello scheletro di Ciccillo.

BARI - No alla rimozione, anche solo parziale, dello scheletro dell’Uomo di Altamura dalla Grotta di Lamalunga. Il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari Aldo Moro, il Parco Nazionale dell’Altra Murgia e la Società Italiana di Geologia Ambientale si appongono a questa ipotesi «che sarebbe stata 'giustificatà - dicono - dalla necessità di salvaguardare il reperto, in quanto esposto a degrado nella sua attuale collocazione».

Secondo le tre organizzazioni, «stupisce che si torni a parlare di estrazione dell’intero reperto fossile dell’Homo neanderthalensis, o almeno della rimozione del cranio, dalla sua sede naturale, in cui è stato scoperto e ben conservato per 150mila anni. Il merito della conservazione - spiegano - va proprio alle particolari condizioni ambientali in cui l’Uomo di Altamura si è fossilizzato: le grotte carsiche, infatti, per le loro caratteristiche chimiche, fisiche e micro-ambientali, vengono considerate tra i più preziosi archivi geologici del pianeta Terra per gli studi che permettono la ricostruzione dei climi e degli ambienti del passato. Ciò dimostra che lo studio del reperto non può prescindere dall’analisi integrata degli altri dati che in quella grotta e nei suoi dintorni sono preservati».

«Qualunque ipotesi di rimozione, parziale o addirittura totale, appare a nostro avviso assolutamente ingiustificata, anche a causa dell’elevatissimo rischio di distruzione e perdita irreversibile del reperto stesso» dichiarano Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari, Francesco Tarantini, presidente del Parco Nazionale dell’Altra Murgia, e Antonello Fiore, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale.

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/newsweek/1280138/i-geologi-insorgono-giu-le-mani-dall-uomo-di-altamura-e-li-da-150mila-anni.html?fbclid=IwAR0SQB_MFYcR0u9GyrIEv-8-8eufHfqKuFUkGQhNp4tqOk7NbR4Cn_ICP5Q#.YC0FO6l-y1M.facebook

L’umanizzazione di Supermario detto il messia. - Antonio Padellaro

 

Spassoso come sempre, Gian Antonio Stella ci delizia sulla prima pagina del Corriere della Sera con un’antologia degli “elogi (di troppo) al potere”, da Garibaldi ai giorni nostri, e con l’appello “salvate il soldato Draghi” quasi soffocato dagli “osanna” e dai “salamelecchi”. Un grande benvenuto tra noi visto e considerato che sul tema “Santo subito” il Fatto è prodigo di citazioni, un paio tratte dal Corriere che, causa la natura bastarda di questa rubrica, il meschino gestore è andato subito a sbirciare.

Per carità, niente di paragonabile ai busti di De Nicola e De Gasperi che in un corridoio di Montecitorio “sorridono pensando a Draghi”, o al Draghi di Città della Pieve che “al bar in piazzetta si siede sempre vicino alle piante per non farsi riconoscere” (capolavori di cui non citeremo le fonti in quanto patrimonio dell’umanità). Invece, riguardo al Corriere, come non apprezzare l’eleganza del titolo: “Pasquino e le partite di calcio in America: Draghi era riflessivo anche in campo”, quando nell’articolo il politologo, con scarso tatto, lo definisce “poco scattante, troppo riflessivo, riluttante a ostacolare gli avversari” (non proprio un Maradona, insomma). Nell’improvviso bagno di realtà della stampa italiana, di cui non possiamo non compiacerci, spicca il titolo del Foglio: “Non fate di Draghi il nuovo messia”, che rappresenta un responsabile passo indietro rispetto al Draghi che cammina sulle acque sfogliando la miracolosa Agenda Draghi.

Lungi da noi il bieco pensiero che nella vulgata dei giornali adoranti l’umanizzazione di colui che si è reincarnato a palazzo Chigi avvenga soltanto dopo che quel figuro del predecessore si è finalmente tolto dalle scatole. No, “il premier non è qui per salvare l’Italia, ma per permettere all’Italia di salvarsi da se stessa”, leggiamo nell’editoriale fogliesco: magistrale doppio salto carpiato che ricorda il chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese, ovvero per SuperMario, di kennediana memoria. Sottoscriviamo, a patto che dopo averci un po’ deluso con i ministri che non sembrano tutti “di alto profilo”, oggi in Parlamento il premier pronunci, come leggiamo, un discorso breve ma di “ampio respiro”. E che sia soprattutto provvisto di una “visione”. Quando c’era Conte ci avete sbomballato che era privo di visione e adesso alla visione no non ci rinuncio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/17/lumanizzazione-di-supermario-detto-il-messia/6103699/