martedì 16 marzo 2021

QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO. - Bruno Fusco

 

Da quando è caduto il governo Conte sembra non esserci più un governo.
Almeno, prima, il cazzaro di Rignano ti faceva sapere cose, sputacchiava parole tipo MES, vulnus, shock because, animava il dibattito parlamentare, anche l'altro cazzaro, quello dei rutti, ogni tanto sganciava una flatulenza e i suoi lo applaudivano orgogliosi, ma pure l'altra, la Mattea Meloni, ad ogni seduta veniva posseduta da qualche spirito maligno, e vomitava in parlamento, con espressioni da esorcismo, insomma, c'era da discutere, vedevi i talk show pieni di giornalisti in lacrime per i poveri ristoratori,
potevi apprezzare la stazza oleosa di Vissani a pieno schermo che inventava ricette per i ristori, Briatore che ti faceva divertire più di Crozza, un Formigli che animava le mie palle che cambiavano canale da sole, la Merlino e la Panella preoccupate per gli operai della Whirlpool:
"qualsiasi cosa noi ci siamo!"

Adesso li guardi è sembrano tutti lobotomizzati,
ti viene in mente "Qualcuno volò sul nido del cuculo", aspetti che McMurphy (Jack Nicholson)
mandi a fare in culo tutti e ci salvi da questo incubo, ma anche il Beppe nazionale,
sembra aver perso quella grinta, che faceva tanto speranza, McMurphy dove sei?

Guardi il TG UNO, che dopo i numeri della pandemia ti racconta notizie di cronaca rosa, sempre questa casa reale inglese tra le palle, il cane di Lady Gaga, l'ultimo amore di Platinette, e non ti resta che guardare il TG della Corea del Nord, non ci capisci nulla, ma è molto più credibile!

Un Paese allo sbando, con tutte la paure ancora intatte, non ultima un vaccino che viene sospeso, mandando nel panico milioni di persone, per non parlare dei ristori, ancora nei cassetti del Parlamento dal 20 Gennaio, soldi per il 2020!
E questo Recovery Fund, argomento urgentissimo fino a Natale, bisognava correre, lavorare anche di notte, non c'è più tempo, lo stiamo perdendo, vai con il defibrillatore, e adesso sembra che sia ancora vivo, che c'era tutto il tempo necessario, forse fino a Maggio!
E avete martellato Conte ogni giorno, che non ha finito nemmeno la cena di Natale per correre a palazzo Chigi con un consiglio dei ministri?

Ma questo governo dei migliori forse era inteso come i migliori paraculo in giro?

Adesso arriva Draghi e ci vaccinerà al volo, mentre dormiamo, non ce ne accorgeremo nemmeno, una specie di Babbo Natale con il sacco pieno di vaccini, favole per bambini, la verità sta sempre in un altro luogo, e i giornalisti non ci vanno mai, e dobbiamo ringraziare quei pochi che ce ne danno conto, tutto si ferma nell'ipocrisia vergognosa di chi è ancora seduto in parlamento con la scusa del bene del Paese,
in un'orgia da restaurazione che tanto bene non sta facendo, se non ai loro redditi personali.

Intanto i Benetton incassano ancora i pedaggi di Autostrade e tirano sul prezzo del regalo che hanno avuto da Prodi e Berlusconi, e la giustizia è sempre lenta a definire i danni e le colpe, e la memoria diventa acqua, ma non per i parenti delle 43 vittime.

Adesso Letta si diletta, e ha il coraggio di sfidare Salvini, e mette dei temi sul tavolo fastidiosi per la destra,
non entro nel merito, ma gli devo riconoscere che ha osato, in un clima di leccaculo lobotomizzati che hanno messo da parte i temi divisivi, ma che metti da parte?

C'è un conflitto d'interessi spaventoso da mettere immediatamente in discussione, ci sono i salari che fanno schifo, c'è l'acqua pubblica da togliere dalle mani delle multinazionali francesi, e dai tanti consorzi privati, c'è da rivedere questo codice rosso per i femminicidi che non serve ad un cazzo!
Se una donna si sente minacciata bisogna agire subito, ed è già troppo tardi!

C'è una RAI da riformare, una legge Gasparre da stracciare, c'è una opacità sulle prossime 500 nomine nelle partecipate di Stato, ci sono De Scalzi e Profumo da prendere a calci in culo!

C'è una mafia fin troppo silenziosa, e questo è un sintomo spaventoso, non gli pareva vero il cambio di governo, e come una vecchia serie intitolava: All'ultimo minuto! "Picciotti il recovery è cosa nostra! Via le regole dagli appalti!"

Da quando Conte non c'è più, nessuno ha il coraggio di metterci la faccia, anche perché le hanno tutti a somiglianza dei loro culi!

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Coronavirus, si sperimenterà anche a Palermo il vaccino tutto italiano.

 

Il Policlinico Paolo Giaccone coinvolto, insieme ad altre 27 realtà ospedaliere, nella seconda fase dello studio condotto sul siero GrAd-Cov.2.

PALERMO - L’Azienda ospedaliera Universitaria Policlinico Paolo Giaccone di Palermo è tra i centri clinici individuati per sperimentare il vaccino anticovid italiano. Il Policlinico è coinvolto, insieme ad altre 27 realtà ospedaliere, 26 in Italia e 1 in Germania, nella seconda fase dello studio condotto sul vaccino GrAd-Cov.2 (meglio conosciuto come ReiThera) dalla società biotecnologica italiana ReiThera in collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma.

Nella Fase 1 della sperimentazione, partita ad agosto 2020 e terminata lo scorso gennaio, sono stati raccolti i dati preliminari sulla sicurezza e l’immunogenicità del vaccino sull'uomo. A novembre sono stati resi noti i primi risultati di efficacia che hanno dimostrato non solo che il vaccino è stato ben tollerato, ma che è stato immunogenico, ovvero l’organismo in cui è stato inoculato ha prodotto sia anticorpi che linfociti T.

La sperimentazione proseguirà ora con la Fase 2 e 3, per verificare in modo più avanzato quali sono le risposte al vaccino da parte di soggetti volontari. I risultati registrati da ciascuna struttura saranno successivamente raccolti ed elaborati a livello centrale con l'obiettivo di produrre in tempi brevi il primo vaccino anti-Covid made in Italy.

«Diversamente dai vaccini Pfizer e Moderna, che si basano sulla tecnologia a mRNA - spiega Antonio Cascio, direttore della Uoc di Malattie Infettive e Tropicali e referente per la sperimentazione - il Reithera, come i vaccini AstraZeneca, Johnson & Johnson e Sputnik, si basa su una piattaforma vaccinale del vettore virale che contiene l’informazione genetica per produrre la proteina spike del Sars Cov2. Lo studio prevede l’arruolamento di soggetti volontari di entrambi i sessi e di età superiore ai 18 anni (anche anziani) che presentino queste condizioni: Non aver contratto in precedenza un’infezione da Sars Cov2 confermata da test molecolare; avere condizioni cliniche stabili; assenze di malattie gravi e/o incontrollate; non essere in gravidanza (confermata con test positivo) o in allattamento».

Probabilmente a breve si raccoglieranno le candidature di quanti vorranno avere iniettato il vaccino. L’impegno per chi sceglierà di diventare un volontario si traduce in un controllo iniziale per valutare lo stato di salute e, se idoneo, in successive 7 visite a distanza di tempo per monitorare gli anticorpi. I volontari dovranno effettuare la ricerca di Sars Cov2 con tampone naso-faringeo molecolare prima delle somministrazioni e saranno sottoposti a stretto monitoraggio clinico e sierologico, nonché a contatti telefonici settimanali. Nei due giorni (1 e 22) in cui sarà inoculato il vaccino verrà richiesto di restare in osservazione presso il centro clinico per almeno 30 minuti.

https://www.lasicilia.it/news/covid/399736/coronavirus-si-sperimentera-anche-a-palermo-il-vaccino-tutto-italiano.html

Berlino blocca AstraZeneca, Draghi si accoda e spiazza i suoi. - Alessandro Mantovani e Paola Zanca

 

La decisione tedesca cade come una bomba sulla campagna vaccinale italiana. Arriva all’ora di pranzo di ieri con una telefonata del ministro cristiano-democratico della Salute Jens Spahn a Roberto Speranza: lo avverte che la Germania sospende il vaccino AstraZeneca; poco dopo esce la notizia. I due si sentono spesso, si erano parlati anche domenica ma Spahn non aveva fatto parola della decisione, forse non ancora presa. Il ministro della Salute, ieri mattina, aveva parlato anche con la sua omologa spagnola, Carolina Darias, pure orientata allo stop e per ben 15 giorni. Poi ha sentito il francese Olivier Véran e a quel punto ha chiamato Mario Draghi. “Se lo fa la Germania…”.

Fin qui erano state Danimarca, Islanda, Norvegia, Bulgaria, Irlanda e Olanda. Fonti di Palazzo Chigi confermano che “la decisione” di sospendere AstraZeneca è stata “adottata insieme al ministro Speranza e in linea con gli altri Paesi europei” ed “è temporanea e cautelativa, in attesa delle prossime valutazioni da parte dell’Ema”, l’agenzia europea del farmaco, che dovrebbe pronunciarsi domani e potrebbe introdurre qualche limitazione per età o patologie. Ma proprio l’Ema con il suo responsabile per la strategia vaccinale, Marco Cavaleri, nelle stesse ore di ieri spiegava al Parlamento europeo che “non vediamo alcun problema nel proseguire le vaccinazioni”. L’ingrato compito di annunciare il dietrofront in Italia è stato affidato all’Aifa, l’agenzia del farmaco. “Chi ha fatto la prima dose – ha detto il direttore Nicola Magrini – stia tranquillo e avverta il suo medico se ha sintomi”. Solo domenica il professor Giorgio Palù, che di Aifa è presidente, aveva rassicurato tutti in tv. Sembra un devastante assist ai no vax. Draghi peraltro, a differenza di Emmanuel Macron che ha annunciato personalmente lo stop, è rimasto in silenzio. È toccato a Speranza e al direttore della Prevenzione della Salute, il professor Gianni Rezza, ribadire che la “sospensione” è solo “temporanea” e “in via precauzionale”. Matteo Renzi se la prende con Aifa, Matteo Salvini attacca la Commissione Ue.

Perfino ai ministri la notizia è arrivata con un messaggino, pochi minuti prima che fosse di pubblico dominio. Motivata qua e là anche con il timore di cause milionarie, da cui le aziende farmaceutiche si sono tenute al riparo nei contratti firmati con la Commissione Ue, la decisione è stata accolta con “sconcerto” da diversi membri del governo. Si rischia di minare la “reputazione” di uno dei vaccini: da qui a settembre l’Italia ne attende 34 milioni di dosi, da Pfizer/Biontech 50, da Johnson & Johnson 26 (ma è monodose). Ora invece prenotazioni sospese, migliaia di appuntamenti annullati via sms, l’incognita dei richiami. A Roma, hanno chiuso i grandi hub della Nuvola di Fuksas, Termini e Fiumicino. Nicola Zingaretti, ormai solo presidente della Regione Lazio, ieri, dopo aver visto Draghi, ha chiesto: “L’Ema lavori h 24 come fanno medici e infermieri”. Lo ribadisce Pierpaolo Sileri, anche lui impegnato domenica in tv a rassicurare: “E lo rifarei – dichiara –. Se lo stop è necessario che sia di breve durata”.

Dietro la decisione tedesca c’è la valutazione del Paul-Ehrlich-Institut di Berlino che scrive di “un accumulo impressionante di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale molto rara (trombosi della vena del seno) in connessione con una carenza di piastrine del sangue (trombocitopenia) e sanguinamento in prossimità temporale alle vaccinazioni con il vaccino AstraZeneca”. Sarebbero 7 casi su 1,6 milioni di vaccinati. Non trombosi in genere, dunque, che nel Regno Unito sono state leggermente di più nella popolazione vaccinata con Pfizer/Biontech che con quella che ha avuto AstraZeneca, ma sempre poche. Infatti Boris Johnson va avanti per la sua strada.

La Commissione Ue prima non ha commentato, poi ha fatto sapere che “aspetterà la valutazione scientifica dell’Ema”. L’esecutivo di Bruxelles ha puntato dall’inizio soprattutto sull’anglo-svedese AstraZeneca, entrando in conflitto con Berlino che avrebbe preferito un maggiore investimento sul vaccino prodotto da Pfizer con la tedesca Biontech. Che stanno accelerando mentre AstraZeneca accumula ritardi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/16/berlino-blocca-astrazeneca-draghi-si-accoda-e-spiazza-i-suoi/6134662/

Il Figliuol prodigo. - Marco Travaglio

 

Noi auguriamo al Gen. Comm. Grand’Uff. F. P. Figliuolo le migliori fortune, anche perché sono pure le nostre. Ma l’altra sera, vedendolo in tv collegato con Fazio in adorazione e col prof. Burioni in estasi mistica, ci siamo sentiti un po’ a disagio. Delle due l’una: o eravamo noi a non capire ciò che Fazio&Burioni intuivano al volo (“Oh finalmente! Una rivoluzione! Li sente gli applausi nello studio vuoto?”, “È un grande onore esser qui con lei! Mi viene in mente un suo collega: il generale Eisenhower!”); o il famoso “Nuovo Piano Vaccini”, peraltro già da buttare dopo lo stop ad AstraZeneca, è leggermente fumoso. Sarà che il Gen. Comm. Grand’Uff. alterna il linguaggio dei giornaloni (“accelerare”, “cambio di passo”, “svolta”) a quello delle furerie (“fare fuoco con tutte le polveri”, “legioni” invece di “regioni”) a quello delle mezzemaniche ministeriali (“capillarizzare”, “sistema Paese”). E spende gran parte dell’intervista a raccontare che spende gran parte del tempo a parlare “quotidianamente”, “una o più volte al giorno”, a voce o “via whatsapp”, con Draghi, Curcio, Speranza, Guerini, Gelmini (“attentissima a tutte le problematiche”) e Bonaccini, che “colgo l’occasione per ringraziare” a uno a uno. E, già che c’è, ringrazia pure se stesso che, modestia a parte, è “il centravanti della squadra”.

Il suo segreto? “Tutto sta all’arrivo dei vaccini”. Ma tu guarda. “500mila dosi al giorno, 80% di vaccinati a settembre”. Lo diceva già il putribondo Arcuri. Ma ora “Draghi ha chiamato quasi tutti gli ad delle case produttrici” (che sono quattro: andiamo bene). Poi la moltiplicazione dei pani e dei pesci: “J&J è monodose, quindi averne 25 milioni sarà come averne 50 dei vaccini odierni” (dev’essersi laureato in matematica con Gallera). E la conferma delle “tre linee operative”: “approvvigionare, somministrare, controllare”. Guai a invertire l’ordine, specie fra prima e seconda: iniettare un vaccino che non è ancora arrivato potrebbe causare al paziente bolle d’aria ed embolie. “Tutto pianificato”, nota Burioni in un lago di bava. Inclusa la vexata quaestio delle dosi eccedenti. Tenetevi forte: “Se ci sono classi prioritarie, ok, se no chiunque passa va vaccinato”. Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. E il Figliuol prodigo lo è di tutto. Che sia un tipo vispo ognun lo vede: capillarizzare e programmare serve appunto a vaccinare “chiunque passa”. Il segreto è passare di lì al momento giusto, fischiettando o fingendo di fare jogging. “Dottore, passavo di qui per caso, c’è niente per me?”. “Lei è fortunato! Ho giusto qui una dose di Johnson&Johnson che, essendo monodose, vale doppio: non è che vuole chiamare anche la sua signora?”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/16/il-figliuol-prodigo/6134659/

lunedì 15 marzo 2021

Letta, primo atto d’accusa al Pd: basta correnti, via i capigruppo. - Wanda Marra

 

860 Sì. Le parole dell’ex premier che ringrazia Zingaretti e nemmeno cita gli altri “big”. Lui li attacca, loro applaudono.

“Senso del limite, decoro e rispetto”. Per imprimere la discontinuità più forte Enrico Letta, che parla per oltre un’ora, illustrando all’Assemblea del Pd, parte dallo stile. E dalla differenza (citando Pirandello), tra “maschere” e “volti”. Atti di accusa velati, ma durissimi, con un sottotesto evidente: i dem hanno sbagliato tutto e il neo segretario ha tutte le intenzioni di andare avanti per la sua strada. Il voto più che bulgaro (860 sì, 2 no, 4 astenuti) ricorda l’applauso in piedi dei partiti a Giorgio Napolitano, che dopo la sua rielezione li criticava senza pietà (ma anche l’acclamazione di Romano Prodi a candidato al Colle, poi impallinato dai 101).

Il Letta tornato al Nazareno dopo l’autoesilio parigino lo dice chiaramente: “Serve un nuovo Pd”, che torni sul “territorio”, che sia “radicale nei comportamenti”, prima ancora che “progressista e riformista”. Che “superi le correnti” e passi per una “verifica” con i gruppi parlamentari. Nella formazione degli assetti del suo Pd, l’ex premier non ha intenzione di procedere con il bilancino delle correnti. Mentre la lealtà e la tenuta dei gruppi andranno verificate, a partire da chi li guida (Graziano Delrio e Andrea Marcucci). Frutto di liste fatte da Matteo Renzi, la diffidenza è d’obbligo. Dal segretario non arrivano esplicite intenzioni di azzeramento. Ma tra gli altri big della maggioranza già circola l’idea di sostituire quanto meno Marcucci, mandandolo alla vice presidenza del Senato, dove ora c’è Anna Rossomando (orlandiana), che prenderebbe il suo posto. Letta va oltre, guarda soprattutto al futuro più prossimo: il superamento di questo modello di partito (beghe personali incluse) passa per l’immissione di altre energie, altre realtà. Da oggi inizia una consultazione nei circoli, previa consegna di un Vademecum. Ma l’appuntamento clou sono le agorà digitali in autunno: l’idea è quella di allargare la partecipazione il più possibile, a partire da giovani e donne. Da notare le omissioni del discorso. Mentre Letta ringrazia Nicola Zingaretti per averlo cercato e ricorda Sergio Mattarella, nemmeno nomina i capi corrente, Orlando, Franceschini, Guerini. Ma cita Sassoli e Gentiloni (la linea europea del Pd) e Romano Prodi, con tutto il riferimento all’eredità dell’Ulivo e Enrico Berlinguer. E Papa Francesco.

Pare che l’accordo sul suo nome sia stato fatto dopo una riunione tra Zingaretti, Bettini, Orlando e Franceschini. Ma lui non ha intenzione di rendere conto alle correnti. Sono le regole d’ingaggio.

Perché poi lo dice con una nettezza che fu solo di Renzi: “Sono qui per vincere”. Parola chiave, coalizione. Gli interlocutori che cercherà nei prossimi giorni li nomina uno per uno, compreso chi lo spodestò da Palazzo Chigi: “Speranza, Bonino, Calenda, Renzi, Bonelli e Fratoianni”. E aggiunge, “questo nostro centrosinistra andrà all’incontro con i 5 Stelle guidati da Conte”. Quest’ultimo ricambia con gli auguri e con il rilancio di un “confronto necessario”. Come conseguenza in serata a Che tempo che fa spiega che il proporzionale non gli è mai piaciuto e dice no alle liste bloccate.

Il resto viene da sé. “Il governo di Mario Draghi è il nostro Governo. È la Lega che deve spiegare perché ci sta”, chiarisce Letta (che in questi giorni ha sentito il premier). Mette lo ius soli come priorità, come scelta di civiltà. Anche un modo per sottolineare la differenza rispetto alla Lega di Salvini. Il quale non a caso reagisce “comincia male”.

Ma sarà sui temi economici che si misurerà davvero la presa del Pd sugli elettori e la sua identità. Letta ieri inizia dall’Europa, ponendo due obiettivi: rendere permanente il Next Generation Eu e un patto di stabilità fondato sulla “sostenibilità sociale e ambientale”. Poi enuncia una serie di riforme: voto ai 16enni, modifiche costituzionali contro il trasformismo, nuovo metodo di elezione dei parlamentari.

Si ferma senza averle mandate a dire, il nuovo Segretario. Pubblicamente, il coro di lodi da parte dei big è unanime. Ma poi i ragionamenti sono diversi. E ruotano intorno a un punto: Letta di “noi” (nel senso di capi corrente) ha bisogno. Mentre si pensa già a un seggio in Parlamento per lui, che ha azzerato tutti i suoi incarichi retribuiti: oltre a quello di Siena, ci sono anche quelli lasciati liberi da Martina e Minniti. Cita anche Sartre, Letta: “L’identità è per metà quello che siamo e per metà quello che vedono gli altri”. Affonda: “L’immagine che abbiamo dato è quella di una torre di Babele”. Viene in mente la Torre di Pisa (sua terra natale): pure se inclinata, una torre è difficile da abbattere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/15/letta-primo-atto-daccusa-al-pd-basta-correnti-via-i-capigruppo/6133279/

Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

Un po’ per uno. “Il prossimo sindaco di Roma? Io voterei Bertolaso” (Matteo Salvini, segretario e deputato Lega, 11.3). Giusta par condicio: non può distruggere solo la Lombardia.

Sala trucco. “La mia svolta green. Vado con i Verdi europei” (Giuseppe Sala, ex commissario di Expo Milano 2015, sindaco Pd di Milano, Repubblica, 12.3). Ché quelli italiani potrebbero riconoscerlo.

ControSenso. “Il voto è dibattito; Le regole non sono scritte per gli amici; La formazione è la madre della competenza; Rinnovare vuole dire evolvere; Uno non vale l’altro; La piramide è rovesciata; La comunità è maggiore della somma delle sue parti; Il sogno non è utopia; L’esempio è cambiamento; La felicità è partecipazione; Nessun limite all’immaginazione” (le dieci regole del manifesto “ControVento lanciato da Davide Casaleggio ed Enrica Sabatini per l’associazione Rousseau, 10.3). Ma anche: Non calpestare le aiuole; Non sporgersi dai finestrini; Non lanciare oggetti; Non parlare al conducente; Non ci sono più le mezze stagioni.

L’identikit/1. “Boschi in Procura: ‘C’è uno stalker che mi perseguita” (Messaggero, 10.3). Non dirlo a noi.

L’identikit/2. “Il mio stalker era ovunque” (Maria Elena Boschi, deputata Iv, Messaggero, 11.3). Noi una mezza idea ce l’avremmo.

Agenzia Sticazzi. “Draghi segreto. Macché Palazzo Chigi! Ogni sera torna a casa dalla sua Serenella” (Oggi, 1.3). Apperò.

MojitoZeneca. “Sì, ho detto che avrei aiutato Speranza. Sto cercando i vaccini” (Salvini, 3.3). Ecco, bravo, metti un annuncio sul giornale.

Good news. “Un lockdown per ripartire” (Repubblica, 8.3). “Da luglio ripartono i licenziamenti, ma solo per le grandi aziende in crisi” (Repubblica, 12.3). Ah beh allora.

Agendine. “Sicurezza, ristori e vaccini: i pilastri dell’agenda Draghi” (Repubblica, 11.3). Allora mi sa che è l’agenda del 2020.

Pompe funebri/1. “Industria, sport, editoria e arte. L’Italia celebra il secolo dell’Avvocato” ( Stampa, 12.3). Ecco cos’erano ieri tutti quegli assembramenti nelle piazze.

Pompe funebri/2. “Henry Kissinger: ‘Gianni Agnelli era un uomo del Rinascimento’” (intervista di Maurizio Molinari, Repubblica, 11.3). Però i giornalisti non li faceva tagliare a pezzi: si limitava a comprarli.

Pompe funebri/3. “L’Avvocato. Prevalenza dell’occhio, accelerazione, sintesi estrema erano i suoi dati caratteristici. Angelli capì molto prima di tanti le implicazioni, non solo economiche, della globalizzazione, nel Paese che già il nonno considerava piccolo” (Marcello Sorgi, La Stampa, 12.3). Ecco perchè nascondeva miliardi all’estero: l’Italia gli stava stretta.

Piano con le parole. “Mio nonno, un Draghi. Lapo Elkann e Gianni Agnelli: ‘C’è soltanto un italiano che mi ricorda lui: Draghi’” (Lapo Elkann a Francesco Merlo, Venerdì di Repubblica,12.3). Ora si spera che il premier non lo quereli.

Sei anni e non sentirli. “L’accusa è inventata. Ma i giudici incarcerano il regista antimafia. Il fratello: ‘Come Tortora’” (Luca Fazzo, Giornale, 12.3). “Crespi: un altro innocente va in carcere. E la giustizia nella tomba” (Piero Sansonetti sulla condanna a 6 anni in primo, secondo grado e Cassazione per Ambrogio Crespi per concorso esterno in associazione mafiosa, Riformista, 17.3). Se li assolvono sono innocenti, se li prescrivono sono innocenti, se li condannano sono innocenti. Ma che deve fare uno per essere colpevole?

La Migliora. “Vezzali sottosegretaria. Sullo sport la scelta pop del governo dei migliori” (Repubblica, 12.3). In effetti, quand’era deputata, era fra i migliori assenteisti.

L’importanza di chiamarsi. “Rispunta la battaglia per una donna leader del Pd” (Repubblica, 11.3). Infatti Letta finisce con la a.

Gorgoglio e pregiudizio. “Un pregiudizio devastante ha ridotto il politico a sinonimo di criminale” (Luciano Violante, ex giudice, ex deputato Pci-Pds-Ds-Pd, ex presidente Camera, ora presidente Fondazione di Leonardo-Finmeccanica, Il Dubbio, 12.3). Ma tu guarda che stranezza.

Di Lotti e di governo. “Autonomi anche dal M5S: i dem recuperino identità” (Luca Lotti, deputato Pd, Messaggero, 13.3). Nei cassetti della Consip dev’esserne rimasta un po’.

Il titolo della settimana/1. “Il ministro della Salute non è neppure infermiere” (Pietro Senaldi, Libero, 11.3). E, quel che è peggio, il ministro dei Trasporti non è neppure tramviere.

Il titolo della settimana/2. “Antigone: investire su un modello di pena e non su nuove carceri” (Il Dubbio, 12.3). Quel modello di pena che, in pratica, te ne vai a spasso come prima.

Il titolo della settimana/3. “Draghi spinge sulle dosi” (Giornale, 12.3). E senza neppure una goccia di Dolce Euchessina.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/15/ma-mi-faccia-6/6133278/

Italia divisa. Quelli che “la mascherina no” e i “fessi” che rispettano sempre le regole. - Nando dalla Chiesa

Leggete ed esercitate la memoria, per favore: “Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi… i quali, essendo forestieri o del paese, non hanno esercizio alcuno, od avendolo, non lo fanno… […] A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a’renitenti, e dà a tutti gli ufiziali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà, per l’esecuzione del- l’ordine”. Ricordate? Sono le celeberrime grida manzoniane. Così inizia infatti il bando dell’otto aprile dell’anno 1583, firmato dall’“Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d’Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d’Avola, ecc. ecc.”. Così inutile nella sua terribilità da dovere essere nuovamente (e altrettanto inutilmente) emesso quattro giorni dopo.

Ecco, mi sono venute in mente codeste grida osservando quel che succede nel quartiere milanese in cui mi è concesso dalle grida contemporanee di camminare e sfiorare con lo sguardo miei simili dalle mascherine alzate fino alle pupille. Già, perché questo lockdown lungo un anno mi sta rendendo un po’ strano. Mi trovo spesso a riflettere sulle disuguaglianze delle famose “opportunità di vita” con cui dobbiamo fare i conti. Che non dipendono più dai nostri talenti e dai nostri meriti (o dai nostri privilegi per nascita) ma dalla nostra braveria Ti farebbe piacere partecipare a un piccolo assembramento, vedere cinque minuti in faccia i tuoi amici, colleghi e allievi? Ti piacerebbe camminare senza museruola, respirando ossigeno nel parco? Ti farebbe piacere una sera al ristorante o prendere un aperitivo stando in piedi fuori dal bar o dall’ostello preferito, o guardando l’amatissimo cortile dell’università in cui insegni? Oh sì, e quanto! Ma ci sono le grida. E io non ho dentro di me la braveria necessaria per fottermene.

Così la mia vita è diversa, ha meno opportunità di altre. Ed è così da un anno perché da un anno ci sono i contagi. E i contagi ci sono, pare, perché si sta senza mascherina, perché ci si accalca, perché si ride e si grida stando a mezzo metro di distanza. Per carità, se non è vero mi rimangio tutto. Ma se è vero, se quelli che ci hanno martellato dalle tivù non sono dei cialtroni, vuol dire che coloro che si assembrano e ridono e brindano tutti i giorni, tutti i tardi pomeriggi, producono contagio. E contagiando – loro che stanno lì fuori – costringeranno me a stare in casa ancora a lungo. Perché arriverà la quarta ondata e poi le mutazioni di questa peste che sempre più (l’ho detto che mi sto facendo strano…) io penso sia nata – come era stato annunciato prima che ci piombasse addosso – in qualche stramaledetto laboratorio orientale.

Ormai vedo i nuovi bravi milanesi come gli evasori che non pagando le tasse mi costringono a pagare di più. La signora che si fa tutto parco Ravizza senza mascherina, non con la mascherina abbassata, dico, ma proprio arrivando e andandosene tracotante a faccia tutta nuda. Le coppie che camminano senza dare mostra di avere una mascherina in tasca. La ragazza che sta al telefono e urla senza museruola né per sé né per il suo cane. I gruppi di cinquanta, sessanta, sbevazzanti davanti ai bar, da via Ripamonti alla Bocconi, senza che nessuno intervenga, per carità, nemmeno a chiamata, le chiamate vere o finte per cui si interviene sono altre.

Poi scopri che la zona in cui vivi è una delle tre a più alto indice di contagio a Milano. E allora te la prendi anche con le grida, con gli araldi e con la gendarmeria. Con chi protegge la braveria e farà recitare nuove grida. Mentre i timorati di Dio e delle leggi attendono i vaccini. Intanto la cerimonia di 40 persone con mascherine per ricordare le vittime innocenti di mafia non si può fare. Logico, siamo al rosso. Ma che senso ha?

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