lunedì 28 marzo 2022

Armi biologiche in Ucraina: Biden jr. inguaiato dalle mail. - Sabrina Provenzani

 

LA METABIOTA - Per il “Daily Mail” il figlio del presidente avrebbe veicolato finanziamenti a una società per sviluppare virus. Secondo i russi, esisterebbe un'organizzazione che mira, fra l’altro, alla produzione di una “variante estremamente patogena di antrace”.

È vero che, come sostiene il Cremlino, Hunter Biden, il figlio del Presidente degli Stati Uniti, ha cofinanziato una società americana impegnata, per conto del Pentagono, nella ricerca e sviluppo di armi biologiche in Ucraina?

Per fare chiarezza su questa storia, potenzialmente l’ennesimo imbarazzo provocato da Hunter all’amministrazione statunitense, bisogna riannodare fili complessi muovendosi nel terreno minato della propaganda, uno dei principali fronti dello scontro in corso in Ucraina. E tornare indietro di qualche giorno.

Giovedì scorso il ministro della Difesa russo indice una conferenza stampa in cui accusa Biden figlio di finanziare laboratori di armi biologiche in Ucraina, e il miliardario vicino al Partito Democratico americano George Soros di supportare la produzione di antrace. Il documento, intitolato “Il coordinamento di laboratori biologici e ricerca scientifica fra Ucraina e Stati Uniti” vuole dimostrare l’esistenza di una organizzazione ad altissimi livelli che mirerebbe, fra l’altro, alla produzione di una “variante estremamente patogena di antrace”. Per l’agenzia russa Sputnik, bandita in occidente perché considerata fonte di propaganda del Cremlino, le informazioni sarebbe contenute in documenti riservati ritrovati da soldati russi in Ucraina.

Secondo il diagramma mostrato in conferenza stampa, di questo piano farebbero parte anche due prestigiose istituzioni scientifiche Usa, l’Agency for International Development e il Centers for Disease Control and Prevention (noto anche alle recenti cronache italiane per il suo ruolo nel contrasto al Covid) e almeno 31 laboratori finanziati dal Pentagono per condurre ricerche illegali.

Secondo Igor Kirillov, capo del dipartimento per la difesa radiologica chimica e biologica delle forze armate russe, “la portata del programma è impressionante”.

La conferenza stampa viene liquidata da una serie di analisti occidentali come propaganda russa, con il chiaro scopo di trovare una giustificazione all’invasione dell’Ucraina e di accusare gli Stati Uniti e i suoi alleati di volere utilizzare armi biologiche. Il Pentagono replica ricordando di aver investito 200 milioni di dollari dal 2005 nel Programma di riduzione della minaccia biologica, cioè nella sorveglianza ucraina dei rischi biologici.

Ma, lo rivela il Daily Mail in esclusiva, nelle accuse russe ci sarebbe un elemento di verità, sulla scia di quanto già scritto dal New York Times, inizialmente dubbioso sulla vicenda. Secondo email riservate ottenute dal quotidiano britannico, Hunter Biden avrebbe effettivamente ottenuto e veicolato finanziamenti a Metabiota, una società americana fornitrice del ministero della Difesa e specializzata in agenti patogeni in grado di provocare pandemie. Tramite la sua società di investimenti Rosemont Seenca Technology Partners, il figlio del presidente avrebbe investito in Metabiota almeno 500 mila dollari, al contempo raccogliendo milioni per la società da investitori come Goldman Sachs.

E avrebbe presentato i vertici di Metabiota alla controversa società energetica ucraina Burisma, nel cui consiglio di amministrazione Hunter ha servito dal 2014 al 2019, cioè proprio negli anni in cui gestiva gli investimenti di Metabiota. Lo scopo della proposta di collaborazione? Lavorare a un “progetto scientifico”, chiamato Science Ukraine Project, che avrebbe coinvolto laboratori biologici ucraini.

Come risulta dal documenti ufficiali, fra il febbraio 2014 e il novembre 2016 il ministero della Difesa Usa finanzia Metabiota con 18,4 milioni di dollari, di cui 307.091 destinati a progetti di ricerca in Ucraina. Progetti ucraini su cui Metabiota avrebbe lavorato sotto il controllo di Black&Veatch, fornitore del Pentagono che, scrive il Daily Mail, ha “profondi legami” con le agenzie di intelligence miltare, e che in Ucraina “ha costruito laboratori di massima sicurezza destinati ad analizzare malattie fatali e armi biologiche”. Che ora, questo il timore, potrebbero cadere in mani russe.

Secondo la ricostruzione del Mail, Hunter Biden sarebbe stato particolarmente coinvolto nelle attività di Metabiota: in una mail a lui diretta, nell’aprile 2014, la vice presidente Mary Guttieri invia un memo che fornisce una panoramica della presenza della società in Ucraina e suggerisce come “potremmo far leva sul nostro team, network, e idee per rafforzare l’indipendenza culturale ed economica dell’Ucraina dalla Russia e la sua integrazione nella società occidentale”.

Propositi molto ampi, per una società specializzata in ricerca scientifica. “Viene da chiedersi, qual era il vero scopo dell’impresa?” è il commento al Daily Mail di Sam Faddis, ex ufficiale della Cia che ha esaminato le email.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/28/armi-biologiche-in-ucraina-biden-jr-inguaiato-dalle-mail/6539288/

Joe Biden scaricato da tutti. Il figlio nei guai per bio-armi. - Giampiero Gramaglia

 

FIGURACCIA - L’Occidente prende le distanze da Sleepy Joe e gli Usa fanno retromarcia: “Non vogliamo rovesciare lo zar”. Erdogan: ok negoziati in Turchia.

Non era forse mai capitato a un presidente degli Stati Uniti, neppure all’imprevedibile e vulcanico Donald Trump, di essere così coralmente “corretto” da alleati e collaboratori. Per tutta la domenica, la Casa Bianca e l’intero staff di Joe Biden hanno sostenuto che il presidente non intendeva dire quel che ha detto: che gli Usa vogliono un “cambio di regime” a Mosca, mettere cioè politicamente fuori gioco il presidente russo Vladimir Putin, a causa dell’invasione dell’Ucraina.

L’operazione coordinata di damage control vuole evitare che il Cremlino prenda sul serio le parole di Biden, che su Putin si lascia spesso scivolare la frizione lessicale: assassino, criminale di guerra, dittatore, macellaio sono alcuni degli epiteti già appioppati al leader russo, con cui, se vuole la pace, l’Occidente dovrebbe negoziare.

Vanno intanto avanti le trattative dirette tra Ucraina e Russia: le due delegazioni si vedranno, da oggi a mercoledì – domani e mercoledì, precisano i russi – probabilmente in Turchia, visto l’accordo raggiunto ieri tra Putin e il numero 1 di Ankara Recep Erdogan. Pare un passo avanti, almeno rispetto agli ultimi round solo virtuali.

Il segretario di Stato Antony Blinken assicura che gli Usa non hanno una strategia per un cambio di regime in Russia, nonostante Biden, sabato, a Varsavia abbia detto che Putin “non può restare al potere”. Blinken arzigogola che Biden voleva solo dire che “Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in aggressioni”; e ammette che il destino di Putin è “una scelta dei russi”.

Il presidente francese Emmanuel Macron, che è il più attivo fra i leader Ue e Nato a tenere i contatti con Putin, ammonisce: “Non si deve alimentare una escalation di parole o azioni, non avrei detto ‘macellaio’” – e, sicuramente, non avrebbe detto il resto –. Tra oggi e domani Macron organizzerà con Putin un’evacuazione di civili da Mariupol.

Anche Londra prende le distanze dalla sortita di Biden: esponenti del governo di Boris Johnson riconoscono che “sta ai russi decidere da chi essere governati”, pur esprimendo l’auspicio che l’invasione e i contraccolpi economici determino “la sorte di Putin e dei suoi accoliti.” Il “ministro degli Esteri” Ue Josep Borrell chiarisce che l’obiettivo è “fermare la guerra”, non rovesciare Putin.

La durezza verbale di Biden nei confronti del presidente russo ne incrina la credibilità diplomatica e non gli fa guadagnare punti in politica. Per un sondaggio della Nbc, il gradimento del presidente è al 40 per cento, come una settimana fa in un altro sondaggio, in calo dal 43 per cento di gennaio. Sette americani su 10 hanno scarsa fiducia nelle sue capacità di gestire il conflitto in Ucraina; otto su 10 ritengono che l’invasione si tradurrà in prezzi della benzina più alti – già successo – e temono che inneschi una guerra nucleare.

A soffiare sul fuoco del conflitto sono le fonti di Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky torna a chiedere armi offensive, carri armati e caccia-bombardieri, mentre il capo dell’intelligence Kyrylo Budanov sostiene, sul Guardian, che Mosca, avendo fallito nel prenderne il controllo, mira a dividere in due il Paese; e annuncia azioni di guerriglia nei territori occupati dalla Russia.

Per tranquillizzare i russi e gli alleati, l’ambasciatrice degli Usa presso la Nato Julianne Smith parla di “una reazione umana” da parte del presidente, dopo quello che aveva visto e sentito incontrando rifugiati ucraini nello stadio nazionale di Varsavia. Il Giappone giudica la crisi ucraina la più grave dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Pare che i funzionari della Casa Bianca siano stati colti di sorpresa dalla sortita di Biden, che non era nella traccia del discorso di Varsavia.

Non è la prima volta che il presidente non sta al copione e improvvisa. Esponendosi al fuoco amico: “Una gaffe orrenda”, sottolinea il senatore repubblicano James Risch. Si rifà vivo pure Donald Trump: “Putin è intelligente, ma invadere l’Ucraina è stato un errore”, da un estremo all’altro.

Un ex diplomatico di rango statunitense, attualmente presidente del Council on Foreign Relations, Richard Haas, ammonisce che le parole di Biden hanno reso “una situazione difficile più difficile e una situazione pericolosa più pericolosa”. Non sarà semplice, aggiunge Haas, citato dalla Bbc, “rimediare al danno provocato, ma suggerisco ai collaboratori del presidente di mettersi in contatto con le controparti e di chiarire che gli Usa sono pronti a relazionarsi con il governo russo in carica”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/28/che-errore-su-putin-biden-sbugiardato-da-macron-e-blinken/6539286/

sabato 26 marzo 2022

L’accordo sul gas tra Stati Uniti e Unione Europea.

 

Prevede l’aumento delle forniture, con l'obiettivo di rendere i paesi europei meno dipendenti dalla Russia.


Venerdì Stati Uniti e Unione Europea hanno annunciato un nuovo accordo che prevede l’aumento delle forniture di gas americano ai paesi europei, con l’obiettivo di ridurre e progressivamente eliminare la dipendenza europea dal gas russo. Non potendo farne a meno, infatti, i paesi europei stanno continuando a comprarlo, nonostante la guerra: pagano alla Russia centinaia di milioni di euro al giorno, e allo stesso tempo si rifiutano di imporre sanzioni specifiche sulle esportazioni di gas. L’accordo è dunque un segnale positivo per l’Europa, anche se per varie ragioni è ancora molto limitato rispetto agli obiettivi complessivi.

L’accordo prevede che nel 2022 gli Stati Uniti, il primo paese per produzione di gas al mondo, inviino almeno altri 15 miliardi di metri cubi di gas in Europa, in aggiunta ai 22 miliardi già previsti, arrivando quindi ad almeno 37 miliardi di metri cubi di gas per quest’anno. L’obiettivo finale dell’accordo è arrivare a importare 50 miliardi di metri cubi di gas l’anno entro il 2030.

Anche se dimostra la reale intenzione dei paesi europei nel diversificare i propri fornitori di fonti energetiche, l’accordo non è comunque sufficiente a rendere i paesi europei indipendenti dal gas russo, almeno nel breve termine.

Innanzitutto perché le forniture previste di gas americano restano comunque irrisorie rispetto a quelle importate dalla Russia, equivalenti a circa 150 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il gas russo copre attualmente circa il 40 per cento del fabbisogno energetico complessivo (in Italia, il paese più dipendente dal gas russo insieme alla Germania, nel 2021 quasi il 40 per cento del gas è arrivato dalla Russia): l’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea ne garantirà poco più della metà, il 24 per cento.

Il gas americano, poi, arriverà ai paesi europei allo stato liquido, dato che non esiste un gasdotto diretto che colleghi Stati Uniti ed Europa. Per poter usare il gas che arriverà dagli Stati Uniti serviranno quindi attrezzature specifiche: navi metaniere, terminal per riceverlo e gasdotti per trasportarlo, innanzitutto, e soprattutto i rigassificatori, cioè le strutture che servono per far tornare il gas allo stato gassoso grazie a un processo di riscaldamento controllato all’interno di un vaporizzatore.

Sia i terminal per importare il gas naturale liquefatto che i rigassificatori attualmente esistenti in Europa non bastano per gestire l’intero approvvigionamento energetico dell’Unione: il paese con più impianti in questo senso è la Spagna, che ha 6 rigassificatori, seguita da Regno Unito e Francia. L’Italia ne ha tre, la Germania nessuno. Sia la costruzione di rigassificatori che quella dei terminal per ricevere il gas naturale liquefatto fanno parte degli obiettivi della “task force” congiunta annunciata venerdì da Stati Uniti e Unione Europea, insieme all’accordo sulle forniture del gas.

Per rendersi davvero indipendenti dal gas russo, infine, i paesi europei dovranno fare accordi anche con altri paesi fornitori di gas naturale liquefatto (come l’Algeria, il Qatar o l’Australia), oltre che investire sulle fonti rinnovabili.

Foto: Un impianto di trattamento del gas negli Stati Uniti (AP Photo/Keith Srakocic, File)

https://www.ilpost.it/2022/03/25/gas-accordo-unione-europea-stati-uniti/

Dimezzato l’import di metano dalla Russia, a gennaio balzo di arrivi sui rigassificatori. - Jacopo Diliberto

 

In gennaio il primo Paese che alimentava l’Italia con il suo metano non era stata la Russia bensì, ribaltone, l’Algeria.

Sorpresa. Già in gennaio, prima ancora che la crisi russa si facesse sentire, l’Italia aveva già cominciato a ridurre le importazioni di metano russo, quasi dimezzate, e si era spostata verso altri fornitori. E in gennaio il primo Paese che alimentava l’Italia con il suo metano non era stata la Russia bensì, ribaltone, l’Algeria.

Il mese di gennaio è quello più recente di cui sono già disponibili i dati certificati dal ministero della Transizione ecologica, il quale tiene il censimento del metano. Le prime indicazioni incomplete del mese di febbraio confermano questa tendenza già osservata in gennaio mentre marzo potrebbe segnare una ripresa di importazioni italiane di gas russo proprio in coincidenza con i terribili eventi in Ucraina.

Che cosa dicono i numeri di gennaio? Dicono che risale l’import dal Nord Europa attraverso il metanodotto del passo Gries. Lavorano a pieno regime il rigassificatore Adriatic Lng al largo del delta del Po e il Tap.

I numeri di gennaio.

Qualche numero. In gennaio l’Italia ha usato 9,7 miliardi di metri cubi di metano, il leggero calo rispetto al gennaio 2021. Le importazioni sono in aumento, 6,4 miliardi di metri cubi, ma l’import russo è precipitato del -43,8% a 1,7 miliardi di metri cubi contro i 3,05 del gennaio 2021. Crescono tutte le altre provenienze, cioè tutti gli altri metanodotti e tutti i rigassificatori.

Fra i dati di gennaio spicca la ripresa delle importazioni dal Nord Europa attraverso il metanodotto che arriva dalla Svizzera al passo Gries, in Valdossola. Sono numeri piccoli (l’Olanda sta fermando il colossale giacimento di Groninga, ormai quasi disseccato) ma il dato di gennaio segna il triplo. Corre anche il Tap, attivo da circa un anno, che rispetto ai primi timidi volumi di gas del gennaio 2021 ora lavora a doppia potenza. Il rigassificatore Adriatic Lng è appena stato autorizzato ad aumentare da 8 a 9 miliardi di metri cubi l’anno la capacità di inviare gas verso terraferma a Cavàrzere.

Meno gas dai giacimenti italiani.

Sempre più sofferente l’utilizzo dei giacimenti nazionali. Nel mese di gennaio l’Italia ha estratto ancora meno gas del solito dal suo sottosuolo, appena 279 milioni di metri cubi, un altro 13,4% in meno rispetto a un anno fa e in discesa anche rispetto ai 287 milioni di metri cubi estratti nel dicembre 2021.

Le anticipazioni di febbraio.

Incompleti e non ancora certificati, i primi dati di febbraio confermano questa tendenza, con 1,78 miliardi di metri cubi dall’Algeria attraverso il metanodotto Transmed che prende terra a Mazara del Vallo e la Russia ancora seconda con 1,3 miliardi di metri cubi. Le indicazioni arrivare nelle prime settimane di marzo fanno pensare a una ripresa dell’import russo, che potrebbe avere riscavalcato l’Algeria.

Riserve, scorte e stoccaggi

Uno sguardo agli stoccaggi di metano in Europa dice che l’Italia è seconda per quantità di metano acquistato e immagazzinato nei vecchi giacimenti vuoti riutilizzati come serbatoi.

Alla rilevazione del 21 marzo in Europa era immagazzinato metano pari a 284 miliardi di chilowattora, con un grado medio di riempimento del 25,6%. Da qualche giorno è prima la Germania, che sta riempiendo quanto più possibile le scorte ed è arrivata a immagazzinare 61,4 miliardi di chilowattora (percentuale di riempimento al 25%), seguita dall’Italia con 61,2 (riempimento al 31%). Seguono Olanda (28,1 miliardi di chilowattora), Francia (26,2), Polonia (22,3) e Spagna (19,8 miliardi di chilowattora immagazzinati). Tra gli stoccaggi più piccoli, è pieno quello del Portogallo (76,8% di riempimento).

https://24plus.ilsole24ore.com/art/dimezzato-l-import-metano-russia-gennaio-balzo-arrivi-rigassificatori-AEVgEpMB?s=hpl

Covid: Iss, aumenta incidenza, tasso massimo fra 10 e 19 anni.

 

Più reifezioni Covid fra no vax o vaccino oltre 120 giorni. Con il booster rischio morte 14 volte piu' basso.

Aumenta l'incidenza settimanale a livello nazionale ed il tasso piu' alto ha riguardato la fascia d'età degli adolescenti fra i 10 e i 19 anni. Lo indica il report esteso settimanale dell'Istituto Superiore di Sanita' che integra il monitoraggio sull'andamento dell'epidemia.

I dati del flusso ISS nel periodo 14/3/2022 - 20/3/2022 evidenziano un aumento dell'incidenza, pari a 784 per 100.000.

In aumento l'incidenza a 14 giorni in tutte le fasce d'età. Nella fascia 10-19 anni si registra il più alto tasso di incidenza a 14 giorni, pari a 2.165 per 100.000, mentre nella fascia di età 80+ anni il più basso, 801 casi per 100.000 abitanti.

Il tasso di ricoveri in terapia intensiva nel periodo 4/2/2022-6/3/2022 per i non vaccinati e' 4 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni e circa 11 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Il tasso di mortalità nel periodo 28 gennaio 2022-27 febbraio 2022, per i non vaccinati e' circa 4 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni e circa quattordici volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

Stabile il tasso di ospedalizzazione dei malati di Covid in tutte le fasce d'eta' ad eccezione delle fascia sotto i 5 anni in cui risulta in aumento.

Dal 24 agosto 2021 al 23 marzo 2022 sono stati segnalati 282.654 casi di reinfezione, pari a 3% del totale dei casi notificati. Nell'ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati è pari a 3,4%, stabile rispetto alla settimana precedente. Il rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021 (inizio della diffusione della variante Omicron), segna l'aumento del rischio di reinfezione in chi non ha il vaccino, in chi aveva avuto una prima diagnosi da oltre 210 giorni, in chi ha avuto almeno una dose da oltre 120 giorni, nelle donne

Il rischio di reinfezione piu' alto per le donne viene legato verosimilmente per la maggior presenza di donne in ambito scolastico dove viene effettuata una intensa attività di screening e al fatto che le donne svolgono più spesso la funzione di factotum in famiglia.

Un rischio piu' alto riguarda anche le fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni per comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d'età over 60 e negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione.

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2022/03/26/covid-iss-aumenta-incidenza-tasso-massimo-fra-10-e-19-anni_fbdd8adc-59cc-4c7f-86b2-92a765c99578.html

Gaetano Fuardo, il siciliano che inventò la benzina solida e rischiò di cambiare la storia. - Samuele Schirò

 

Il nome di Gaetano Fuardo e della sua benzina solida avrebbe potuto essere presente in tutti i libri di storia del ‘900, eppure oggi pochi lo ricordano.
In un’Europa interessata dai grandi conflitti che ne hanno segnato il profilo, l’invenzione di un carburante solido, non infiammabile e facile da conservare e trasportare, ha natualmente attirato l’interesse di molti governi, ma anche dei servizi segreti di molti paesi, che hanno fatto di tutto per sabotarne la realizzazione, pur di non lasciarla nelle mani sbagliate.

Iniziamo il racconto di questo grande inventore siciliano e della sua Benzina F (dall’iniziale del suo cognome), partendo da una citazione dello stesso Fuardo:

«La mia benzina renderà inutili le petroliere, il costo di trasporto diminuirà enormemente perché qualsiasi nave potrà caricare la benzina F nelle sue stive senza pericoli o danni. I mari non verranno più inquinati. Gli incendi verranno evitati e così gli scoppi e cento altre disgrazie provocate dal petrolio o dalla benzina».

La storia di Gaetano Fuardo, tra scienza e spionaggio.

Gaetano Fuardo

Gaetano Fuardo è nato a Piazza Armerina nel 1878 da una famiglia di speziali (gli antenati dei moderni farmacisti), professione che lui stesso intraprese in giovane età, appassionandosi ai composti e alla chimica.
Dopo la morte dei suoi genitori visse con uno zio benestante, che alla sua morte gli lasciò una discreta somma in eredità, denaro che utilizzò per trasferirsi a Milano e conseguire la laurea in ingegneria chimica al Politecnico.
Proprio durante i suoi studi sviluppò l’idea a cui avrebbe dedicato tutta la sua vita, la creazione di un carburante solido, non infiammabile e non inquinante. La Benzina F.

Naturalmente un prodotto del genere non si può realizzare nella propria cucina in un pomeriggio. A Gaetano occorreva il supporto di una grande industria chimica che gli fornisse tutti gli strumenti necessari a realizzare la sua visione. La trovò in Francia, dove si stabilì nel 1920 per lavorare al suo progetto, che si concluse con successo, nel 1935.
La Benzina F era realtà, ma questo era solo l’inizio di una complessa vicenda che avrebbe coinvolto i servizi segreti di mezza Europa, scatenando una guerra di spionaggio degna di una saga alla 007.

L’Inghilterra fu la prima nazione a farsi avanti per ottenere la concessione esclusiva del brevetto. Lo scienziato si trasferì a Londra dove il governo inglese avviò subito le trattative. Forse a causa di una divergenza di vedute (il siciliano sognava un prodotto che migliorasse la vita delle persone, mentre il Regno Unito intendeva utilizzarlo per usi esplicitamente militari) l’accordo non si trovò, ma quando Fuardo tentò di tornare in Italia, gli fu negato il permesso di lasciare il paese.
L’invenzione era troppo importante dal punto di vista bellico, se l’Inghilterra non poteva averla nessun altro avrebbe dovuto metterci sopra le mani.

Vista la situazione Gaetano Fuardo decise di rivolgersi all’ambasciata italiana che tramite il S.I.M. (Servizio Informazioni Militare), inscenò un rapimento per prelevare lo scienziato da Londra e trasferirlo nei Paesi Bassi. Nel frattempo la notizia di questa prodigiosa invenzione era giunta sino ad Hitler, che volle assolutamente produrla per includerla nei suoi piani di ricostruzione di un grande impero tedesco.
Intercettato lo scenziato, con il benestare del governo italiano, gli fu offerta la possibilità di produrre la sua Benzina F su larga scala ad uso esclusivo dell’esercito tedesco.
Forse costretto dalle minacce dei nazisti, o forse dai morsi della fame (in mancanza di denaro era stato costretto a vendere tutto, inclusa la tomba della moglie) Fuardo stavolta accettò la proposta e il Führer gli mise a disposizione un intero stabilimento industriale a Düsseldorf.

Dopo una lunga fase di studio la produzione della benzina solida iniziò nel 1944, ma la cosa non durò a lungo.
Il ritorno sulla scena di questa incredibile quanto strategicamente pericolosa invenzione, mise subito in allerta i servizi segreti inglesi, che già lavoravano sul caso. Nel giro di pochi giorni dall’inizio della produzione, un attacco aereo mirato della RAF rase al suolo la fabbrica ed interruppe nuovamente il lavoro di Fuardo.

Dopo la guerra.

Al termine della guerra lo scienziato siciliano decise di riprovare a coronare il suo sogno, ovvero quello di produrre la benzina solida per usi civili, quindi decise di tornare in Italia e rivolgersi alla FIAT. L’azienda torinese, dopo un iniziale interesse, si rese conto che un cambio di carburante sarebbe costato molto in termini di modifiche ai veicoli e ai sistemi di distribuzione, pertanto accantonò l’idea e Fuardo, scosso dall’ennesima delusione, si rivolse ancora alla Francia, dove trovò nuovamente sostegno.
I transalpini infatti erano impegnati nella Guerra d’Indocina e, ormai consapevoli del potenziale di questa invenzione che aveva incantato persino Hitler, il 17 giugno 1952 decisero di stipulare un contratto per la produzione massiva di benzina solida.

Qualche tempo dopo, nonostante la Benzina F fosse già stata usata con successo dall’esercito francese nella battaglia di Dien Bien Phu, il governo decise di interrompere bruscamente la fornitura. Pochi giorni dopo Fuardo fu aggredito e pestato da sconosciuti che gli rubarono parte della sua preziosa documentazione e lo costrinsero ad un lungo ricovero in ospedale per riprendersi dalle percosse.

Lo scienziato fece una causa milionaria alla Francia, tuttavia la giustizia ebbe tempi lunghi e il processo si concluse solo dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 1962, in estrema povertà. I suoi eredi ricevettero in seguito un indennizzo di 1 miliardo di franchi, che oggi equivarrebbero a circa 152,5 milioni di euro.

Cosa è la benzina solida.

La benzina solida ininfiammabile, brevettata con il nome di Benzina F, è un carburante trattato chimicamente in modo da assumere una forma solida dall’aspetto spugnoso. Questo nuovo composto ha la caratteristica di essere resistente al fuoco e all’acqua, quindi molto più sicuro da trasportare. Date le sue caratteristiche, Fuardo aveva calcolato un taglio netto dei costi di trasporto, visto che poteva essere facilmente stoccata su qualsiasi mezzo, senza richiedere l’uso di cisterne e petroliere. Durante la stessa battaglia di Dien Bien Phu, l’unica in cui sia stata ufficialmente utilizzata, la Benzina F fu trasportata in comuni sacchi di iuta e paracadutata sul luogo in cui l’esercito francese era asserragliato.

Se disperso in mare il carburante galleggia mantenendo la sua forma, quindi non inquina l’ambiente, può essere conservato anche in casa in un qualsiasi contenitore e si utilizza riconvertendolo in forma liquida, tramite un apposito macchinario inventato dallo stesso Fuardo.

L’idea di rimettere la Benzina F in produzione è stata riconsiderata più volte nel corso degli anni, ma è evidente come un simile prodotto possa influenzare gli equilibri e le economie internazionali, andando a minare degli interessi diffusi su scala mondiale che costarono molto anche allo stesso Gaetano Fuardo, un siciliano la cui intuizione geniale rischiò di cambiare il mondo e che meriterebbe di essere ricordato ancora oggi.

https://www.palermoviva.it/gaetano-fuardo-il-siciliano-che-invento-la-benzina-solida/?fbclid=IwAR1okuq5Kctg9ZReqsrb4Xyys79akkNkaihoq5pG74SDtguPTk48sYVEYCs

Tank show. - Marco Travaglio

 

Gustavo Zagrebelsky cita spesso un aforisma contro la guerra attribuito a Karl Kraus: “Quando squillano le trombe, si fanno avanti le trombette”. Il che spiega il titolo del Corriere sul no di Conte al quasi raddoppio delle spese militari: “Escalation anti armi del capo M5S” (a saperlo, Orwell l’avrebbe aggiunto agli slogan della neolingua del Ministero della Verità: “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”). Ma spiega anche la presenza nei talk di Nathalie Tocci, che l’altra sera a Piazzapulita linciava Alessandro Orsini mentre Fu(r)bini e Calabresi lo tenevano fermo. Testuale: “Orsini non ha mai messo piede in Russia, non ha amici né colleghi russi, quindi non so perché parli di Russia”. Direttrice dello Iai (fondato dall’incolpevole Altiero Spinelli, che non ebbe la prontezza di portarselo nella tomba) e Cda dell’Eni, esperta di Russia e Ucraina perché c’è stata o ha amici in loco (probabilmente benzinai), la signora parlava “in veste di ricercatrice” (dell’Eni, il che fa di lei la meno titolata per parlare e sgasare di Russia). Infatti ha spalancato alla ricerca scientifica nuove frontiere inesplorate, abolendo la storia, la storia della letteratura e dell’arte, ma anche l’astrofisica. Come si permette un Canfora di scrivere biografie di Giulio Cesare senz’averlo mai conosciuto? E di che cazzo parlano tutti questi dantisti fuori tempo massimo se con l’Alighieri non hanno preso neppure un caffè (anche perché nei bar di Firenze non era ancora arrivato)? Per non dire del Papa, che parla di Dio senz’averlo mai visto neppure in cartolina, anche se molti vorrebbero anticipargli l’incontro.

All’ovvia obiezione di Orsini che, allora, nessuno può parlare di Napoleone o di guerre mondiali (e, a maggior ragione, puniche), la ricercatrice per insufficienza di prove ha risposto che infatti lei non parla di Napoleone né di guerre mondiali, dimostrando di non aver afferrato il concetto (ma lo sta ricercando). Dunque si confronterà sulla Russia solo con tour operator, oligarchi, fotomodelle, piloti, steward e hostess della rotta Roma-Mosca. Senza dimenticare B., Salvini e Savoini. Non vediamo l’ora di un bel talk (anzi tank) show per soli competenti: cioè la Tocci con Al Bano e Romina, Toto Cutugno, Pupo e la Muti, che in Russia erano di casa, la qual cosa fa di loro automaticamente degli esperti di geopolitica. Orsini invece no, anche se fu tra i primi (insieme a Giulietto Chiesa) a prevedere l’invasione russa in Ucraina già nel 2018 e, da putiniano doc, raccomandò all’Occidente di mantenere le sanzioni a Putin. Un altro grande umorista, non avendo fatto in tempo a conoscere la Tocci, disse che nessuno dovrebbe parlare di ippica se non è un cavallo. Ma per gli asini avrebbe fatto senz’altro un’eccezione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/26/tank-show/6538063/