martedì 14 maggio 2024

La scoperta del Grande Anello mette in crisi le attuali conoscenze sull’Universo. - Dènise Meloni

 

Una struttura su grade scala chiamata Grande Anello presente nell’Universo sta mettendo in crisi il modello standard che non prevede la possibilità che esistano strutture così grandi, in quanto la materia nell’universo dovrebbe essere distribuita in modo uniforme mentre una struttura così grande implica un’anomala alta concentrazione di materia in una regione relativamente limitata.

La scoperta del Grande Anello.

Gli astronomi hanno hanno individuato il un Grande Anello di galassie, con un diametro di circa 1,3 miliardi di anni luce e non corrisponde ad alcuna struttura conosciuta.

La scoperta, guidata dall’astronoma Alexia Lopez dell’Università del Lancashire Centrale, è stata presentata al 243esimo incontro dell’American Astronomical Society nel gennaio 2024 ed è stata riportata in un documento disponibile su arXiv.

Si tratta della seconda struttura gigante scoperta da Lopez e dai suoi colleghi. La prima, chiamata Arco dei Giganti è stata in realtà individuata nella stessa parte di cielo, alla stessa distanza. Quando la scoperta dell’arco è stata annunciata nel 2021, ha lasciato perplessi gli astronomi. Il Grande Anello non ha fatto altro altro che approfondire il mistero.

Che cos’è il Grande Anello?

Nessuna di queste due strutture ultra-grandi è facile da spiegare nella nostra attuale comprensione dell’Universo“, ha detto Lopez: “E le loro dimensioni ultra-grandi, le forme distintive e la vicinanza cosmologica devono sicuramente dirci qualcosa di importante, ma cosa esattamente?”.

Il collegamento più immediato sembra essere con qualcosa chiamato Oscillazione Acustica Barionica (BAO). Si tratta di gigantesche disposizioni circolari di galassie che si trovano in tutto lo Spazio. In realtà sono sfere, fossili di onde acustiche che si propagarono attraverso l’Universo primordiale e poi si sono congelate quando lo Spazio è diventato così rarefatto che le onde acustiche non potevano più viaggiare.

Il Grande Anello non è un BAO. I BAO hanno tutti una dimensione fissa di circa 1 miliardo di anni luce di diametro. E una sua ispezione approfondita mostra che è più simile a una forma di cavatappi allineata in modo tale da sembrare un anello.

Cosa significa questo per il Principio cosmologico, il quale afferma che, in tutte le direzioni, ogni dato pezzo di Spazio dovrebbe apparire più o meno uguale a tutti gli altri pezzi di Spazio?

Ci aspettiamo che la materia sia distribuita uniformemente ovunque nello Spazio quando osserviamo l’Universo su larga scala, quindi non dovrebbero esserci irregolarità evidenti al di sopra di una certa dimensione“, ha spiegato Lopez.

I cosmologi hanno calcolato che l’attuale limite teorico delle dimensioni delle strutture sia di 1,2 miliardi di anni luce, ma entrambe queste strutture sono molto più grandi: l’Arco Gigante è quasi tre volte più grande e la circonferenza del Grande Anello è paragonabile alla lunghezza dell’Arco Gigante”.

Le dimensioni sono solo uno dei problemi. L’altro è cosa significa per la cosmologia, lo studio dell’evoluzione dell’Universo. Il modello attuale è quello che attualmente si adatta meglio a quello che osserviamo, ma ci sono alcune caratteristiche che sono difficili da spiegare nel suo quadro.

Esistono altri modelli che sono stati proposti per affrontare queste particolarità. In uno di questi modelli, la cosmologia ciclica conforme di Roger Penrose, in cui l’Universo attraversa infiniti cicli di espansione e contrazione, sono previste strutture ad anello, anche se vale la pena notare che la cosmologia ciclica conforme presenta problemi significativi.

Un’altra possibilità è che le strutture siano un tipo di difetto topologico nel tessuto dello spazio-tempo noto come stringhe cosmiche. Si pensa che queste siano emerse nell’Universo primordiale quando lo spazio-tempo si è allungato, per poi stabilizzarsi al loro posto. Non sono state trovate molte prove fisiche dell’esistenza di stringhe cosmiche, ma le prove teoriche sono piuttosto promettenti.

Alexia, insieme al consulente Dr. Roger Clowes, entrambi del Jeremiah Horrocks Institute dell’UCLan, e al collaboratore Gerard Williger dell’Università di Louisville, USA, hanno scoperto la nuova struttura osservando le linee di assorbimento negli spettri dei quasar dello Sloan Digital Sky Survey (SDSS).

Utilizzando lo stesso metodo che ha portato alla scoperta dell’Arco Gigante, hanno osservato i sistemi di assorbimento del Magnesio-II (o MgII – significa che l’atomo ha perso un elettrone), intervenuti retroilluminati dai quasar, che sono remote galassie super luminose. Questi quasar molto distanti e molto luminosi e si comportano come lampade giganti che puntano un riflettore attraverso galassie lontane, ma molto più deboli, che altrimenti resterebbero invisibili.

Conclusioni.

Al momento nessuno sa con certezza cosa significhino il Grande Anello e l’Arco Gigante. Potrebbero semplicemente essere disposizioni casuali di galassie che volteggiano nel cielo, anche se la probabilità che questo accada sembra piuttosto remota.

La migliore speranza sarebbe quella di trovare altre disposizioni di galassie simili, sparse in tutto l’Universo, nascoste in bella vista.

Dalle attuali teorie cosmologiche non pensavamo che strutture di questa scala fossero possibili“, ha concluso Lopez: “Potremmo aspettarci forse una struttura estremamente grande in tutto il nostro Universo osservabile. Eppure, il Grande Anello e l’Arco Gigante sono due strutture enormi e sono persino vicini cosmologici, il che è straordinariamente interessante”.

https://reccom.org/scoperta-grande-anello-crisi-conoscenze-universo/

lunedì 13 maggio 2024

IL MISTERO DI CHI C’ERA PRIMA DEGLI EGIZI.

 

Analizzando la storia egizia, risulta evidente che la loro civiltà non partì completamente “da zero”. Alcuni dei massimi capolavori della civiltà egizia sono stati creati quando questo popolo era appena agli inizi del suo sviluppo. Risulta quindi piuttosto evidente che i “primi egizi” si sono appoggiati alla tecnologia di qualcuno vissuto nella stessa zona geografica prima di loro. Facciamo qualche esempio.
In base alla ricostruzione della storia fatta dagli egittologi, la “Piramide a gradoni di Djoser” è una sorta di “pietra di paragone” per tutte le piramidi che si trovano in Egitto. Questa è la prima piramide di cui si è ragionevolmente certi di conoscere il costruttore, il committente e il periodo di costruzione. Venne costruita per ordine del faraone Djoser, dietro progetto del suo famosissimo funzionario Imhotep, verso il 2.630 a.C. Su questa piramide, quindi, sono tutti abbastanza d’accordo.
Ne deduciamo che, ogni piramide che, in maniera ipotetica, si trovasse sul suolo egiziano ma che risulterebbe essere “precedente” alla “Piramide a gradoni di Djoser”, costruita verso il 2.630 a.C., non potrebbe essere considerata “egizia” nel senso che noi oggi diamo a questo termine. Sarebbe stata costruita da qualcuno che è venuto prima dei faraoni. I faraoni, quindi, si sarebbero solo limitati a “prenderne” possesso, facendola apparire come “roba loro”. Le cose sono andate così? Facciamo alcuni esempi basati sulle ultime scoperte della scienza.
Con una rilevazione effettuata con il metodo della “Luminescenza stimolata otticamente (OSL)”, compiuta dal Dipartimento di Archeometria dell´ Università dell’Egeo, in Grecia, è stato rilevato che la roccia calcarea del tempio di Qasr-el-Sagha può risalire addirittura al 5550 a. C. (datazione media: 4700 ± 850 a.C.). Questo tempio può essere fino a 3.000 anni precedente alla Piramide di Djoser.
Usando lo stesso metodo di datazione, si è scoperto che Il granito rosso utilizzato per coprire la base della facciata della Piccola Piramide (Piramide di Micerino), esaminato con questo moderno sistema di datazione restituisce come data più antica il 4.400 a.C. (Datazione media 3450 ± 950 a.C.). Quella roccia può essere sta posta anche 2.000 anni prima della costruzione della Piramide di Djoser. E parliamo dello strato esterno della piramide, che potrebbe essere stato restaurato in tempi successivi. Il sui ‘cuore’ può essere molto più antico.
Chi ha edificato quelle e altre costruzioni che noi chiamiamo comunemente ‘egizie’? Certo non gli ‘egizi’ che noi conosciamo…
L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

domenica 12 maggio 2024

FILM ANUNNAKI | ANUNNAKI FILM COMPLETO 2024 | Libro perduto di Enki Stor...

Scoperto un buco nero mostruoso con 6 galassie intrappolate nella sua rete gravitazionale, guarda il video.

 

Gli astronomi hanno scoperto nel 2020 sei galassie intrappolate nella “ragnatela” cosmica di un buco nero supermassiccio quando l’Universo aveva meno di un miliardo di anni.

Gli astronomi hanno trovato nel 2020 sei galassie intorno a un buco nero supermassiccio osservato quando l’Universo aveva meno di un miliardo di anni (osservazioni effettuate grazie al VLT dell’ESO). Questa è la prima volta in cui un raggruppamento così compatto è stato visto così presto dopo il Big Bang e la scoperta ci aiuta a capire meglio come i buchi neri supermassicci, uno dei quali si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, si siano formati e siano cresciuti fino alle odierne enormi dimensioni così velocemente. La scoperta viene in supporto alla teoria secondo cui i buchi neri possono crescere rapidamente all’interno di grandi strutture, simili a ragnatele, che contengono gas in quantità sufficiente per alimentarli.

Le osservazioni del buco nero.

Buco nero supermassiccio
Rappresentazione artistica della ragnatela del buco nero supermassiccio. Credit: ESO / L. Calçada

Queste galassie circondano un buco nero supermassiccio e sono contenute da una “ragnatela” cosmica di gas che si estende fino a 300 volte le dimensioni della Via Lattea. L‘Universo aveva solo 0,9 miliardi di anni!

La crescita dei buchi neri.

I primissimi buchi neri, che si pensa si siano formati dal collasso delle prime stelle, devono essere cresciuti molto velocemente per raggiungere masse di un miliardo di soli entro i primi 0,9 miliardi di anni di vita dell’Universo. Ma gli astronomi non riuscivano a spiegare come quantità sufficientemente grandi di “combustibile da buchi neri” avrebbero potuto essere disponibili per consentire a questi oggetti di crescere fino a dimensioni così grandi in così poco tempo. La “ragnatela” e le galassie al suo interno contengono abbastanza gas per fornire il carburante di cui il buco nero centrale ha bisogno per diventare un gigante supermassiccio.

Galassie deboli

Le galassie che ora vengono rilevate sono tra le più deboli che gli attuali telescopi possano osservare. L’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO studierà ancora questo incredibile oggetto.

https://www.passioneastronomia.it/scoperto-un-buco-nero-mostruoso-con-6-galassie-intrappolate-nella-sua-rete-gravitazionale-guarda-il-video/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR32-JPZGOvBh6YQi8IJEH8IdM9VRcNF45wauJiPyWBL-sfA6Z3CaQ1Itv4_aem_AWksu4N8ylH78cjzqzQoUq4qH-SyTLBGw8bBau4AsquT-exn54_G1Yhpto4GJtz9tSugcVPHx-nbSS2Xm4ZGKcAx

Auguri a tutte le mamme del mondo.

 




sabato 11 maggio 2024

Idol Rock - Inghilterra

 

L'espansione di Brimham Moor nel North Yorkshire, Inghilterra, ospita una serie di curiose formazioni rocciose formate da decine di migliaia di anni di erosione, ma la più impressionante di tutte è Idol Rock, un monolite di 200 tonnellate che oscilla su una piccola base piramidale.
Sembra che l'Idol Rock alta 4,5 metri stia per crollare, ma non succede mai. Pesando circa 200 tonnellate, questa gigantesca formazione rocciosa sta compiendo il suo sorprendente atto di equilibrio da quando abbiamo fatto uso della ragione, sfidando le leggi della fisica e lasciando i visitatori di Brimham Moor a grattarsi la testa in soggezione. Conosciuta anche come The Druids Idol o The Druid's Writing Desk, questa attrazione unica si trova su un minuscolo pezzo di roccia a soli un piede di circonferenza. Le sue foto circolano su internet da anni, e molti sostengono che sia solo il risultato della manipolazione di Photoshop, ma il Brimham Idol è molto reale, un esempio del talento artistico di Madre Natura.
Tutta la Brimham Moor è considerata una delle ambientazioni più strane del Regno Unito. Durante l'era vittoriana, decine di rocce dalla forma curiosa fecero credere a tutti che fosse un luogo creato dai druidi, e fu solo nel XX secolo che la gente si rese conto che era solo il risultato di 18.000 anni di costante erosione.

Il megascivolamento di Batagay: il cancello verso il mondo sotterraneo della Siberia.

Un’immagine satellitare del cratere di Batagaika in Siberia nel 2016. (Osservatorio della Terra della NASA)

 

Il megascivolamento di Batagay in Siberia continua ad allargarsi a ritmo accelerato a causa del disgelo del permafrost, rilasciando tonnellate di carbonio. Lo studio rivela impatti e connessioni con i cambiamenti climatici.

Il megascivolamento di Batagay, noto come il “cancello verso il mondo sotterraneo della Siberia”, continua a destare preoccupazione per le sue dimensioni in costante aumento. Nuove ricerche hanno rivelato che questa gigantesca cicatrice geologica ha visto crescere il suo volume fino a 1 milione di metri cubi all’anno dal 2014, con l’emissione di migliaia di tonnellate di carbonio durante le fratture che si verificano.

La fenditura, lunga 1 chilometro, si estende nel paesaggio della Repubblica di Sacha, nella Siberia orientale, in Russia. Originariamente, negli anni ’60, era solo una piccola crepa, ma a causa dell’aumento delle temperature che hanno provocato lo scongelamento del permafrost nella zona, la crepa si è allargata in modo allarmante nel corso degli anni.

Il megascivolamento è stato scoperto solo nel 1991 grazie alle immagini satellitari, a causa della sua posizione remota. Le temperature in aumento nella regione, legate ai cambiamenti climatici, hanno causato lo scioglimento del permafrost nel terreno, che ha portato al cedimento della terra e alla formazione di questa enorme frattura geologica.

Uno studio condotto recentemente da scienziati dell’Università Statale di Mosca Lomonosov e dell’Istituto del Permafrost Melnikov, insieme a colleghi tedeschi, ha utilizzato la modellazione geologica in 3D per analizzare il megascivolamento di Batagay. Questo approfondimento ha permesso di comprendere meglio l’evoluzione passata, presente e futura di questo fenomeno.

Secondo i ricercatori, il cedimento ha già spostato circa 35 milioni di metri cubi di terreno dagli anni ’90, con la maggior parte costituita da ghiaccio terrestre e sedimenti di permafrost. Le dimensioni del megascivolamento continuano a crescere, passando da una larghezza di 790 metri nel 2014 a 890 metri nel 2019.

Anche se il megascivolamento di Batagay è attualmente il più grande in termini di dimensioni, i cambiamenti climatici stanno portando alla formazione di nuovi cedimenti da disgelo del permafrost nelle regioni più settentrionali del pianeta. Studi hanno evidenziato migliaia di cedimenti da frana innescati dal clima in ambienti ad alto artico negli ultimi decenni, con una situazione particolarmente critica in Russia, dove la maggior parte del suolo è costituita da permafrost.

Un esempio recente di questo fenomeno è stata l’apertura di una cratera nella remota tundra della Siberia, causata dall’esplosione di una bolla di gas metano sotto il terreno nell’agosto 2020. Questo evento ha proiettato pezzi di rocce e suolo per centinaia di metri attraverso la penisola di Yamal, evidenziando ancora una volta l’impatto dei cambiamenti climatici sul territorio.

Lo studio dettagliato di queste dinamiche è stato pubblicato sulla rivista Geomorfologia, contribuendo a una maggiore comprensione di come il riscaldamento globale stia influenzando i paesaggi artici e le conseguenze che ne derivano.

https://www.scienzenotizie.it/2024/05/11/il-megascivolamento-di-batagay-il-cancello-verso-il-mondo-sotterraneo-della-siberia-0085471?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook