sabato 22 ottobre 2016

Fisco, peso reale delle tasse sugli italiani è al 49%.

Fisco, peso reale delle tasse sugli italiani è al 49%

Sui contribuenti italiani fedeli al fisco grava una pressione fiscale 'reale' che, per l'anno in corso, si attesta al 49 per cento: 6,4 punti in più rispetto a quella ufficiale. E' quanto stima l’Ufficio studi della Cgia.

Chi fa impresa, ad esempio, e si trova a subire un aggravio fiscale che sfiora il 50 per cento fa fatica a reggersi in piedi" afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo. "Sebbene il Governo Renzi abbia previsto nella nuova legge di Bilancio tutta una serie di misure che vanno nella direzione auspicata, il peso delle tasse -avverte- rimane ancora eccessivo e del tutto ingiustificato rispetto alla qualità e alla quantità dei servizi pubblici erogati".

La Cgia, che da anni fa un monitoraggio attento sull’andamento della pressione fiscale 'reale', è giunta a questo risultato ricordando che "il nostro Pil nazionale include anche l’economia non osservata ascrivibile alle attività irregolari che, non essendo conosciute al fisco, almeno in linea teorica non versano né tasse né contributi".

Secondo l’Istat, infatti, nel 2014 l’economia non osservata ammontava a 211,3 miliardi di euro (pari al 13 per cento del Pil): di questi, quasi 194,5 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 16,8 alle attività illegali. In questa nuova metodologia di calcolo, comunque, non viene inclusa tutta l’economia criminale, ma solo quelle attività che si compiono attraverso uno scambio volontario tra soggetti economici (come il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette).
"E' evidente - afferma il segretario della Cgia, Renato Mason - che con un peso fiscale simile sarà difficile trovare lo slancio per ridare fiato all'economia del Paese, in una fase dove la crescita rimane ancora molto debole e incerta".

venerdì 21 ottobre 2016

Caso Saguto, la Finanza sequestra i beni all'ex magistrato antimafia. - Salvo Palazzolo

Caso Saguto, la Finanza sequestra i beni all'ex magistrato antimafia

Provvedimento urgente dei pm di Caltanissetta anche per l'avvocato Cappellano Seminara e per altri cinque indagati. Il sequestro ammonta a 900 mila euro in totale.

Per anni, ha firmato sequestri contro i boss. Adesso, un provvedimento di sequestro colpisce il suo patrimonio. Secondo la procura di Caltanissetta e il nucleo di polizia tributaria di Palermo, Silvana Saguto, l'ex presidente della sezione Misura di prevenzione del capoluogo siciliano, avrebbe gestito in maniera allegra i beni sottratti alla mafia. Con la complicità dell'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, diventato nel giro di pochi anni il ras delle amministrazioni giudiziarie: anche per lui è scattato un sequestro di beni. Un decreto urgente è stato firnato dal sostituto procuratore di Caltanissetta Cristina Lucchini, dagli aggiunti Lia Sava e Gabriele Paci, dal procuratore capo Amedeo Bertone. Sequestro di beni anche per altri cinque amministratori giudiziari del cerchio magico della Saguto. Sono Carmelo Provenzano, Maria Ingrao, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga e Luca Nivarra. Sequestrati beni per 900 mila euro in totale. Sigilli per conti bancari, beni immobili e quote societarie fino a coprire “il prezzo e il prodotto di delitti di corruzione, concussione, peculato, truffa aggravata e riciclaggio”. Sono venti gli indagati.

Gli investigatori del nucleo di polizia tributaria di Palermo, guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, hanno ricostruito la rete di relazioni che legava l'ex presidente delle Misure di prevenzione ai professionisti nominati. Cappellano Seminara avrebbe anche offerto somme di denaro al giudice, che teneva un tenore di vita altissimo e spesso era indebitato. Per questa ragione Cappellano e Saguto sono accusati anche di concorso in corruzione.

L'anno scorso erano scattate le perquisizioni e gli avvisi di garanzia. Erano già emersi ripetuti incarichi offerti dal legale al marito di Saguto, l'ingegnere Lorenzo Caramma. Incarichi per 750 mila euro. In questi mesi la procura nissena e il gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di polizia tributaria hanno esaminato una gran mole di documentazione, anche bancaria. Hanno interrogato più di 100 persone. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno poi offerto un quadro desolante di rapporti equivoci e complicità, all'ombra dell'antimafia.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/10/20/news/caso_saguto_la_finanza_sequestra_i_beni_al_giudice_simbolo_dell_antimafia-150179938/

Cappellano e i soldi nel trolley Un architetto 'inguaia' la Saguto. - Riccardo Lo Verso

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Silvana Saguto

L'amministratore giudiziario, una sera di giugno, avrebbe portato il denaro a casa del magistrato.

PALERMO - Per mesi è stato uno dei punti più controversi dell'indagine. Pubblici ministeri e finanzieri non hanno dubbi: Gaetano Cappellano Seminara, una sera di fine giugno dell'anno scorso, ha consegnato ventimila euro in contanti dentro una valigia a Silvana Saguto.

Gli uomini della Polizia tributaria sono giunti a questa conclusione incrociando conversazioni telefoniche e dati bancari. Poi, è arrivata una conferma inaspettata da un testimone che ha cambiato versione. Altro che documenti, dentro il trolley c'erano soldi. E adesso si scava a ritroso nei conti correnti di Silvana Saguto e Lorenzo Caramma per trovare altri anomali passaggi di denaro.

Non solo incarichi in cambio di consulenze per il marito, ma anche banconote per dare respiro alla famiglia del magistrato che, dicono gli investigatori, spendeva troppo. Cappellano Seminara avrebbe affidato una raffica di consulenze all'ingegnere Caramma. Consulenze che dal 2006 al 2015 hanno consentito al professionista di incassare parcelle per 750 mila euro. Ad un certo punto, però, la crisi finanziaria della famiglia Saguto li avrebbe spinti a commettere un passo falso.

Tra il 2007 e il 2015 sui conti correnti dei coniugi Caramma-Saguto sono state registrate uscite per tre milioni e 154 mila euro, di cui 450 mila euro per pagare mutui e finanziamenti, 40 mila euro trasferiti dai genitori e 140 mila euro versati in contanti. Nello stesso periodo Caramma ha fatturato parcelle per un milione e 200 mila euro. Soldi che non bastano a giustificare le uscite, anche sommandoli allo stipendio percepito dalla moglie magistrato: 5.500 euro al mese.

I finanzieri si sono concentrati su quattro versamenti eseguiti tra il 1 e il 7 luglio 2015 per un importo complessivo di 9 mila e 500 euro. Secondo l'accusa, sarebbero parte dei 20 mila euro che Cappellano Seminara avrebbe consegnato al magistrato dentro una valigia la sera del 30 giugno 2015.

A partire dal 10 giugno  il magistrato e il marito iniziano a mostrare segni di insofferenza. I conti sono in rosso. “Vabbè non vieni pagato, ti campo io come ti ho campato finora. Farai qualche sacrificetto e tiriamo Elio, come stiamo facendo tutti, speriamo che arrivino le cose che devono arrivare”, dice il magistrato al figlio Elio.

L'11 giugno Saguto parla con Cappellano Seminara: “Quei documenti non sono arrivati... è passato un mare di tempo e siamo un poco persi”. Nel frattempo il figlio Elio incalzava, gli servivano i soldi per pagare l'affitto. “Non ho niente da dire a papà, io con altri devo parlare”, le risponde la madre che il 12 giugno chiede all'amministratore giudiziario: “Ascolta, tu le hai guardate quelle cose, quei documenti?”; “Li sto preparando”.

Il 15 giugno la situazione precipita. “Sono disperata, anche se tu mi paghi una tranche da 8.500 per il calcestruzzo io non ho più soldi”. Il 28 giugno la banca, nonostante il deficit, paga lo stesso il conto dell'American Express. Si scende sotto di altri 8 mila, ma “è un miracolo del cielo”. Due giorni dopo la doccia fredda: la banca inizia a pressare, serve un versamento.

Alle 22.35 del 30 giugno Cappellano Seminara arriva con un trolley in via De Cosmi a casa della Saguto. L'1, il 2 e il 7 luglio Lorenzo Caramma versa con il bancomat sul conto aperto a Banca Nuova 8 mila euro in e 1.500 sul conto Unicredit.

Un passo indietro, il 30 giugno entra in gioco un altro personaggio. È un architetto, Giuseppe Caronia,che ha fatto dei progetti per Cappellano Seminara. Ai finanzieri all'inizio dice di avere consegnato davvero dei documenti all'amministratore, anche se le sue dichiarazioni non convincono. A metà settembre del 2015 torna a parlare con gli investigatori. “Rettifica” i suoi precedenti ricordi. Allora era “confuso e frastornato”, ma adesso vuole dire che lui è “estraneo ai fatti”. Lo scandalo giudiziario è esploso. L'ufficio dell'ex presidente è già stato perquisito. E l'architetto spiega che “i documenti” altro non erano somme di denaro. Li ha consegnati a Cappellano Seminara che lo aspettava a bordo della sua Mercedes bianca a piazza Sturzo. Ventimila euro, in banconote da 50 euro, dentro una busta di plastica.


http://livesicilia.it/2016/10/21/cappellano-seminara-soldi-saguto-trolley-corruzione-scandalo-palermo_793575/

Leggi anche:
http://livesicilia.it/2016/10/21/cosi-e-stabilito-e-cosi-si-fa-saguto-virga-e-lex-prefetto_793592/

Risolto il mistero del 'bisonte di Higgs'.

Bisonte dipinto nella grotta di Marsoulas (fonte: Carole Fritz) Bisonte dipinto nella grotta di Marsoulas (fonte: Carole Fritz)


E' stato l'antenato del bisonte europeo.


Dna e pitture rupestri hanno risolto il mistero del bisonte ibrido, una specie irriconoscibile e così difficile da trovare che i ricercatori anglosassoni, con un gioco di parole, l'hanno chiamata 'il bisonte di Higgs', alludendo alla particella elementare cercata per decenni dai fisic e scoperta al Cern nel 2012. 

Come è accaduto per il bosone, anche il bisonte misterioso ha richiesto una lunga caccia e solo adesso si è capito che è stato l'antenato del bisonte europeo, nato da un incrocio fra il bisonte della steppa e il papà dei bovini moderni, l'Uro. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Communications, si deve al gruppo coordinato da Alan Cooper, dell'università australiana di Adelaide.

''Scoprire che un incrocio ha portato a una specie completamente nuova è stata una vera sorpresa'', ha detto Cooper, che dirige il centro per lo studio del Dna antico dell'università di Adelaide. I ricercatori hanno analizzato il Dna estratto dalle ossa di 64 bisonti rinvenute nelle grotte di tutta Europa, degli Urali e del Caucaso. Hanno scoperto in questo modo che la specie misteriosa ha avuto origine oltre 120.000 anni fa dall'incrocio tra l'antenato dei bovini moderni, l'Uro, e il bisonte della steppa, che viveva nelle fredde praterie dall'Europa all'Asia, fino al Giappone e al Canada. Il Dna ha mostrato, inoltre, che questo bisonte è l'antenato del bisonte europeo comparso circa 11.700 anni fa e che ancora sopravvive in alcune riserve protette, tra Polonia e Bielorussia. 

L’aspetto singolare è che tutti questi cambiamenti sono ‘fotografati’ in modo sorprendente nei dipinti rupestri scoperti nelle grotte francesi, comprese le famose grotte di Chauvet e Marsoulas. ''E' come se questi dipinti fossero stati fatti per noi'' ha detto scherzando Julien Soubrier, dell'università di Adelaide, che ha partecipato alla ricerca. I dipinti di oltre 18.000 anni fa, per esempio, raffigurano creature con lunghe corna e la parte anteriore del corpo molto grande, come nei bisonti americani, mentre i dipinti più recenti (realizzati nel periodo compreso tra 12.000 e 17.000 anni fa) raffigurano animali dalle corna più corte e gobbe più piccole, simili al bisonte europeo moderno.


Bisonte della steppa dipinto nella grotta di Chauvet (fonte: Carole Fritz)


Bisonte europeo (fonte: Rafa Kowalczyk)

http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/biotech/2016/10/18/risolto-il-mistero-del-bisonte-di-higgs-_bd70e71b-e942-4251-b1a1-4467dbea8181.html

Passante ferroviario, rischio incompiuta: "Sis chiude in cantiere, 250 licenziamenti"

Passante ferroviario, rischio incompiuta: "Sis chiude in cantiere, 250 licenziamenti"
Il cantiere di via Notarbartolo - foto Giuseppe Campagna, Ferrovie Siciliane.

Passante ferroviario, rischio incompiuta: "Sis chiude in cantiere, 250 licenziamenti"
Chiude il cantiere del passante ferroviario, con 110 milioni di opere ancora da eseguire. Saranno licenziati tutti i lavoratori. Lo ha comunicato oggi la Sis ai sindacati. Duecentocinquanta operai erano stati mandati a casa a luglio: adesso perderanno il lavoro altri 250 lavoratori. Si prospetta un'altra grande incompiuta per la città di Palermo. I segretari provinciali di Feneal Filca Fillea sono stati convocati stamattina dal direttore della Sis, l'ingegnere Massimiliano Colucci, che ha di fatto annunciato che il cantiere verrà chiuso in quanto l'azienda non è nelle condizioni di andare avanti, perché in “gravi condizioni economiche”.
Lanciano un grido di forte allarme i sindacati: rischia di restare monca un'opera pubblica da 700 milioni di euro, tre volte il valore del tram, che avrebbe dovuto modificare con i suoi 37 chiloimetri e le sue tre tratte il volto della mobilità urbana assieme al tram, aggiungendo i vantaggi della metropolitana leggera, in stretta correlazione con i lavori dell’anello ferroviario. Assieme a Feneal, Filca e Fillea, che si oppongono allo stop e all'allargamento della platea dei licenziati, protestano i segretari di Cgil, Cisl e Uil. “Abbiamo scritto al prefetto di Palermo per aprire con urgenza un tavolo di confronto con Ferrovie, con la Sis, con il Comune di Palermo e con noi organizzazioni sindacali per affrontare la vertenza. Chiediamo di essere ascoltati al più presto”, dichiarano i segretari di Feneal Filca e Fillea, Ignazio BaudoAntonino Cirivello e Francesco Piastra, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Enzo Campo, Daniela De Luca e Claudio Barone.
La Sis nei giorni scorsi alle segreterie provinciali aveva preannunciato di voler ampliare i licenziamenti già scattati nel luglio scorso, quando però si era trattato di esuberi reali, giustificati da uno stato di avanzamento dei lavori del 70 per cento. Adesso a perdere il lavoro sono tutti gli operai del cantiere, 500 su 530. In pratica la totalità: rimarrebbero all'opera solo gli addetti alla sicurezza. “Secondo l'azienda la commessa è in forte perdita, da qui la possibilità che la Sis apra un contenzioso con la Rfi su aspetti tecnici e finanziari dell'opera non esplicitati al tavolo. Noi ci siamo opposti ad allargare i licenziamenti a tutti i lavoratori del cantiere in quanto non sussistono le motivazioni – aggiungono i sindacati degli edili e i confederali -. Dal nostro punto di vista e secondo il cronoprogramma che c'era stato consegnato dalla stessa Sis, l'opera si sarebbe dovuta concludere entro il giugno 2018 e quindi l'attuale forza lavoro è congrua alle attività da svolgere. Richiamiamo al senso di responsabilità sia l' azienda sia Rfi, perché l'opera si definisca. La città di Palermo non può subire un ennesimo arresto di un'opera pubblica così importante dal punto d vista occupazionale e non può sopportare i rischi legati a una nuova incompiuta, che insiste in modo così invasivo sulla città, anche per l’impatto che ha per la mobilità”.
Il passante ferroviario parte da Brancaccio e arriva a Carini. E' stato completato l'80 per cento dei lavori. A dicembre era prevista la consegna della galleria di via Belgio. La tratta tra Belgio a Isola è interrotta e ciò preclude ancora il transito dei treni da Palermo a Trapani. La galleria Imeria bloccata è un altro tassello mancante. E poi c'è la tratta B, dal valore di 83 milioni su 110 milioni di opere complessive ancora da completare. Per realizzare la galleria della tratta B, alla stazione Notarbartolo, è stata acquistata una “talpa”, un macchinario da 10 milioni di euro, consegnato, collaudato ma ancora mai entrato in funzione. Martedì 25 dalle 7 alle 9 si terrà al cantiere della Sis un'assemblea sindacale e saranno discusse le iniziative da prendere. 
"Questa vicenda - commenta il sindaco Leoluca Orlando - è estremamente grave per le ripercussioni che può avere sulla vita della città. Si tratta, infatti,di un cantiere importantissimo per la mobilità futura e per la vivibilità odierna, con attuali gravi disagi alla cittadinanza e possibili gravi ripercussioni occupazionali. Anche se, formalmente, la vicenda attiene esclusivamente al rapporto fra Rfi, ente appaltante, e Sis, impresa esecutrice dei lavori, l'attenzione del Comune è massima e per questo crediamo sia necessario un intervento ai massimi livelli, con un interessamento del Governo nazionale e in particolare del Ministro per le Infrastrutture, Graziano Delrio. In prima istanza, anche per dare subito un segnale di attenzione forte da parte delle Istituzioni, non possiamo che concordare con le Organizzazioni sindacali nel chiedere un tavolo di confronto, sotto l'egida della Prefettura, al quale siamo ovviamente interessati e disponibili a partecipare. Il passante ferroviario costituisce, per la città di Palermo, un'opera di importanza strategica e non più differibile".

http://www.palermotoday.it/cronaca/passante-ferroviario-sis-chiude-cantiere.html

lunedì 17 ottobre 2016

Report: “Bagno personale nell’ufficio alle Poste”. Alfano junior prova a bloccare il servizio. Gabanelli: “Andrà in onda”.

Report: “Bagno personale nell’ufficio alle Poste”. Alfano junior prova a bloccare il servizio. Gabanelli: “Andrà in onda”

Il servizio in onda stasera racconta del privilegio accordato dall’azienda al fratello del ministro dell’Interno. Diffida: “Frasi ottenute senza mia volontà. Rete pubblica deve informare”.

Un bagno chimico privato pagato 5600 euro da Poste italiane e le contestazioni sulla carriera nell’azienda. Il fratello di Angelino Alfano vuole bloccare il servizio di Report su Rai3, in onda questa sera, in cui il giornalista Giorgio Mottola racconta del suo privilegio ottenuto nella direzione “Sud 2”. Domenica 16 ottobre Alessandro Alfano, il parente del ministro dell’Interno ha inviato personalmente una diffida per chiedere che le sue dichiarazioni, “ottenute contro la mia volontà e da una persona che non si è qualificata come giornalista”, non siano trasmesse: “Vi ricordo”, ha aggiunto, “che compito del servizio pubblico nazionale è quello di informare, non creare tesi diffamatorie“. La conduttrice Milena Gabanelli ha replicato: “Le assicuro che andrà in onda e avrà modo di sentire che il collega si è presentato con nome e cognome e qualifica”.
Al centro del servizio tv c’è la sua contestata carriera come dirigente delle Poste, ma non solo. Nel pezzo, come spiega Repubblica che ha potuto vederlo in anteprima, si racconta di un bagno chimico che Alessandro Alfano si è fatto costruire ad hoc nel suo ufficio. Dopo aver valutato tubature e struttura, il dirigente responsabile ha dovuto accontentarsi di un bagno chimico e non in muratura. La richiesta è costata, sempre secondo Report, 5600 euro all’azienda durante i lavori dell’adeguamento della sede del 2016. L’intervista che Alfano si rifiuta venga mandata in onda è stata raccolta davanti al suo ufficio di dirigente responsabile. Il giornalista ha chiesto spiegazioni ad Alfano junior anche in merito alla sua assunzione nel 2013, attualmente al vaglio della Corte dei conti come raccontato dal Fatto Quotidiano. Nella relazione inviata dalla Procura di Roma si spiegano le tappe della sua carriera sulla base degli elementi emersi nell’inchiesta Labirinto che vede indagato l’uomo vicino ad Angelino Alfano Raffaele Pizza (arrestato il 6 luglio scorso). Proprio lui, in una intercettazione del 2015, diceva al collaboratore del ministro Davide Tedesco di aver permesso l’assunzione di Alfano junior grazie ai suoi rapporti con l’ex amministratore di Poste Massimo Sarni: “Lui come massimo (di stipendio, ndr) poteva avere 170mila euro e io gli ho fatto avere 160mila. Tant’è che Sarmi stesso gliel’ha detto ad Angelino: ‘Io ho tolto 10 mila euro d’accordo con Lino’ (Pizza, ndr), per poi evitare. Adesso va dicendo che l’ho fottuto perché non gli ho fatto dare i 170 mila”. Ma non è la sola macchia nella carriera di Alfano: nel 2009 ha ottenuto la laurea triennale in Economia e commercio, ma nel 2011 finisce indagato insieme a trenta studenti con l’accusa di aver pagato un’impiegata della segreteria per far inserire nel database esami mai sostenuti. La sua posizione verrà poi archiviata. Poi c’è la questione del concorso vinto per diventare segretario generale della Camera di Commercio di Trapani (mettendo nel curriculum una carica in Confindustria mai ricoperta), esito che era stato predetto da un esposto anonimo che lo costringerà alle dimissioni.
Anche di questo il giornalista di Report ha chiesto spiegazioni ad Alfano junior, che ora vuole sia bloccato il servizio. “Non si tratta di una mia intervista”, ha detto in una nota, “ma di dichiarazioni che sono state registrate da un soggetto che non si è in alcun modo qualificato come giornalista e riprese da una telecamera inizialmente occultata. Metodologia che sicuramente non risponde ai canoni professionali del giornalista e, ancor più grave in questo caso, del servizio pubblico”. Il fratello del ministro ha quindi chiesto “di non mandare in onda dette dichiarazioni poiché le stesse sono state ottenute contro la mia volontà e non sono accompagnate dal alcuna mia dichiarazione liberatoria. Qualora mi fosse stata richiesta un’intervista l’avrei senz’altro rifiutata in pieno ossequio alle direttive aziendali che regolano la comunicazione esterna dei dirigenti di Poste Italiane. Solo il rispetto di questi obblighi, quindi, mi impedisce di entrare nel merito, in questa sede, delle infamanti e non veritiere accuse che mi vengono mosse con il citato servizio televisivo”. Alfano junior ci tiene quindi a sottolineare che qualsiasi accusa riguardo la sua carriera in Poste italiane è infondata: “Sarebbe stato sufficiente al giornalista un semplice approfondimento per verificare la infondatezza delle accuse che mi vengono mosse sia con riferimento alla natura del mio titolo di studio, sia ai titoli da me posseduti all’atto dell’instaurarsi del rapporto di lavoro, sia con riferimento alle procedure relative alla selezione per Segretario Generale della Camera di Commercio di Trapani. Bastava forse ricordare che quasi tutti gli episodi citati sono già stati oggetto di approfondite verifiche giudiziarie che hanno certificato la correttezza del mio operato, la mia evidente condizione di parte lesa in un procedimento penale nel quale sono stato archiviato e cioè a seguito del quale non ho nemmeno subito un processo perché tutto si concluso ben prima del processo, con parole nette e chiare del giudice”. Ha chiuso dicendo che nel caso il servizio andasse in onda “sarà mio dovere tutelare la verità, il prestigio mio e dell’azienda privata per cui lavoro nelle opportune sedi giudiziarie”.

Mosul, l’Italia in prima linea: elicotteri da attacco e 130 incursori per i blitz. A 20 km dal fronte i bersaglieri presidiano la diga. - Enrico Piovesana

Mosul, l’Italia in prima linea: elicotteri da attacco e 130 incursori per i blitz. A 20 km dal fronte i bersaglieri presidiano la diga

I nostri connazionali impegnati in operazioni di combat search and rescue. Vale a dire blitz in teatro di guerra per evacuazioni di combattenti alleati o curdi feriti. Agli uomini dell'aeronautica si affiancano gli elicotteri da combattimento A-129 Mangusta armati di missili e cannoncini rotanti. A correre i rischi maggiori sono però gli uomini a presidio della diga della città: armati di equipaggiamento leggero, non sono direttamente coinvolti al fronte, ma sono un bersaglio potenzialmente fragile dei razzi dello stato islamico.

La battaglia per Mosul è cominciata e i militari italiani schierati in Iraq – 700mila euro al giorno il costo della missione – si trovano impegnati in prima linea. La loro principale missione sarà quella di combat search and rescue, ovvero compiere blitz in zone di combattimento per evacuare i combattenti curdi o alleati feriti. Una missione di guerra a tutti gli effetti, che verrà condotta in ambienti “non permissivi” (come si dice in gergo militare) e comporterà quindi elevati rischi per il personale coinvolto. Non a caso gli elicotteri militari da trasporto Nh-90 dell’Esercito saranno scortati da elicotteri da attacco A-129 Mangusta armati di missili e cannoncini rotanti e a scendere a terra saranno gli incursori del17° stormo dell’Aeronautica, cioè forze speciali da combattimento. La base operativa del Task Group Personnel Recovery, composta in tutto da 130 uomini, è l’aeroporto di Erbil, un’ottantina di chilometri a est di Mosul.
Secondo fonti irachene riprese dalla stampa nei giorni scorsi, anche i 300 (presto 500) bersaglieri del 6° reggimento della brigata meccanizzata “Aosta” che presidiano la diga di Mosul “potrebbero intervenire per aiutare l’esercito iracheno in caso di necessità”, ma la loro capacità di combattimento sarebbe molto limitata, poiché il governo italiano ha inviato un contingente “leggero”, senza mezzi corazzati e né artiglieria pesante. Una scelta fatta proprio per evitare che la Coalizione a guida statunitense possa chiedere agli italiani un maggiore coinvolgimento. Non avendo grossi assetti da combattimento, non possono chiederceli.
Questo però espone i bersaglieri a maggiori rischi poiché, trovandosi a solo venti chilometri dalle postazioni dell’Isis, sono un soft target, facile obiettivo di attacchi da parte dello stato islamico, come già accaduto una decina di giorni fa quando sei razzi Grad Bm-21 da 122 millimetri sono caduti a poche centinaia di metri dal campo italiano.
Fondamentale, in questa prima fase di massicci bombardamenti aerei su Mosul, sarà poi il ruolo della componete aerea italiana schierata in Kuwait, impegnata in continue missioni di ricognizione e identificazione obiettivi con quattro cacciabombardieri Amx e due droni Predator, più un aero-cisterna che rifornisce in volo i bombardieri alleati.
Non è da escludere, infine, il coinvolgimento di team di forze speciali italiane in operazioni clandestine, come avvenuto fino allo scorso giugno nella provincia di Al-Anbar con l’operazione “Centuria” condotta dagli uomini della Task Force 44 basata all’aeroporto militare di Taqaddum, tra Ramadi e Fallujah. Se la TF-44 verrà impiegata anche sul fronte di Mosul in attività outside the wire, cioè sul campo a fianco dei corpi d’élite iracheni, non verrà certo reso pubblico dal Ministero della Difesa. Al momento è nota la partecipazione all’offensiva di forze speciali americane, inglesi, francesi, australiane e, secondo fonti non confermate, anche tedesche.
Articolo 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
I nostri governanti aggirano la Costituzione?