Altro capolavoro a cura di Fazi Editore è il libro di Nils Melzer: "Storia di una Persecuzione, Il processo a Julian Assange".
Nils Melzer è un ex Relatore speciale delle Nazioni Unite, non un quaquaraquà. In questo libro l'autore documenta in modo encomiabile come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Svezia su tutti e anche molti altri Stati che si reputano liberi e democratici, attraverso il loro protagonismo spietato i primi e attraverso la loro indifferenza tutti gli altri, abbiano messo illegalmente a tacere il fondatore di WikiLeaks.
Si tratta di una delle inchieste più rilevanti dell'ultimo secolo che dovrebbe occupare la nostra informazione "libera" proprio perché viene evidenziato quanto lo stato di diritto sia precario nella nostra società.
Melzer racconta con rimpianto anche di come prendeva sottogamba e sottovalutava il caso Assange, al punto da rifiutarsi più volte di indagare cestinando qualsiasi informazione e richiesta ricevuta relativa a questa persecuzione. Testimonia senza veli che questo suo comportamento era figlio dell'invadenza della propaganda e di una informazione disonesta, la quale le aveva creato una realtà maledettamente distorta sulla vicenda Assange.
Solo dopo, quando decide di approfondire il caso, si rende conto che le cose erano totalmente diverse rispetto al racconto della stampa mainstream; si rende conto che Assange era ed è tutt'ora vittima di una persecuzione politica. Attraverso atti ufficiali dimostra senza rischio di smentita che tutto è stato architettato ad arte per mettere a tacere Assange solo perché ha svelato i crimini di guerra perpetrati in giro per il mondo dagli Usa e vari satelliti.
Questo libro andrebbe diffuso in tutte le scuole, soprattutto nelle aule dove si studia Diritto internazionale. Andrebbe letto da tutti coloro i quali credono che Assange stia scontando una giusta detenzione, per rendersi conto che hanno una realtà che non combacia con la verità; esattamente come ce l'aveva l'autore Nils Melzer.
E se un relatore speciale dell'ONU, a posteriori si rammarica di aver sottovalutato la vicenda Assange per poi scriverci un libro per sensibilizzare la pubblica opinione, allora possiamo affermare con certezza che la questione è molto grave.
C'è una citazione di Otto Gritschineder sulle prime pagine di questo libro che mi ha molto colpito: "Chi dorme in una democrazia si risveglierà in una dittatura". Ecco, questo libro ci permetterà di restare svegli...
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 10 giugno 2023
Il processo a Julian Assange. - Giuseppe Salamone
Il PD della Schlein - Giuseppe Salamone
A me non stupisce affatto che il PD della Schlein non abbia invertito la tendenza elettorale italiana. A dirla tutta non mi aspettavo nulla di diverso rispetto a quanto successo.
La fotografia di questa tornata elettorale non è altro che il consolidamento di ciò che si manifesta ormai da qualche anno a questa parte. La destra prende sempre gli stessi voti il che significa che il suo consenso va verso una stabilizzazione. Dall'altra parte, i voti che dovrebbero confluire nello schieramento opposto di cui il PD si arroga con saccenza e presunzione la guida, finiscono nel calderone dell'astensionismo sempre più pieno.
È la fotografia di un'Italia assuefatta e senza alcuno stimolo per recarsi alle urne a causa di una politica incapace di mobilitarla. Davanti a tutto ciò, la "sinistra" o presunta tale, dovrebbe essere quella parte in grado di rappresentare e incarnare una voglia di cambiamento; invece è quella parte che più di tutte risulta priva di un'ideologia, senza strategia e progetto politico valido e con una leadership tutto fumo e niente arrosto. Colori e armocromisti a parte eh...
La destra prospera perché manca la sinistra o perché siamo davanti a una "falsa sinistra" che ormai non riesce più a distinguersi dalla destra. Un consiglio non richiesto alla Schlein: vuole rappresentare un cambio di passo e una nuova rinascita per la sinistra? I temi da cui partire oggi sono i seguenti: NO alla guerra, NO all’invio di armi, NO alla servile sudditanza alla NATO e NO all'imperialismo.
Altrimenti, in queste condizioni, la destra dilagherà non solo alle prossime elezioni Europee, ma anche per il prossimo ventennio a seguire. Non perché viene vista come una speranza, ma per ritiro degli avversari senza nemmeno aver provato a giocarsi la partita. Purtroppo il problema sta sempre da un'altra parte, ovvero che per decidere qualcosa, bisogna chiedere il permesso alla Casa Bianca...
T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
Giuseppe Salamone
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Lucio Caracciolo: “Ucraina nella Nato? Saremmo in guerra”
(DI SALVATORE CANNAVÒ – ilfattoquotidiano.it) – Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei massimi esperti di geopolitica, facciamo il punto sulla situazione in Ucraina dopo l’esplosione della diga di Kakhovka.
LUCIO CARACCIOLO – Strategie “Il nuovo attacco si basa sulla tattica delle ‘cento punture di spillo’. Il crollo della diga può destabilizzare la Crimea”. Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei […]
Pensa che sia in atto, come il presidente ucraino Zelensky ripete da tempo, una vera offensiva ucraina?
L’annuncio che è in corso un’offensiva fa parte dell’offensiva stessa. Non dobbiamo aspettarci un’operazione in senso classico. I rapporti di forza tra Ucraina e Russia in termini numerici sono tali da impedire la concentrazione di una massa di soldati sufficiente a sfondare il fronte russo e soprattutto, successivamente, a controllare i territori riconquistati. Gli ucraini hanno finora dimostrato fantasia e abilità tattica, ma sono consapevoli di questi dati e quindi sembrano orientati ad adottare la tattica delle “cento punture di spillo”, che possono essere anche molto acuminati e velenosi. E preludere a una sorpresa finale, anche molto rischiosa.
Una tattica articolata?
Sì, basata ad esempio su attacchi di commandos nei territori russi, con un effetto destabilizzante sotto il profilo psicologico. L’idea è di mostrare ai russi la possibilità che la guerra si estenda sul loro territorio. Poi la linea del fronte ucraino non corrisponde automaticamente a una linea di possibile offensiva: l’estuario del Dniepr, ad esempio, è fuori dalla possibilità di una grande battaglia dopo la catastrofe della diga. Questo accorcia le linee difensive che i russi devono proteggere e quindi anche lo spazio che gli ucraini possono considerare per la offensiva. L’obiettivo finale di questa tattica articolata, che può durare diversi mesi, a mio avviso è quello di destabilizzare la Crimea.
L’obiettivo strategico?
Il Donbass interessa ormai relativamente poco a Kiev. Parliamo di un territorio devastato da quasi dieci anni di guerra, abitato in gran parte da una popolazione filo-russa, visto che gli ucraini se ne sono quasi tutti andati. La priorità per gli ucraini è la regione che da Zaporizhzhia porta in Crimea. Se riescono a scavalcare i russi metteranno in crisi Mosca. Per puntare a destabilizzarne il gioiello geopolitico: Sebastapoli.
E cosa significa destabilizzare?
Destabilizzare vuol dire rendere la vita impossibile ai russi in quell’area e in prospettiva tagliarne i collegamenti con la madre patria. In questo senso l’aspetto strategico del crollo della diga consiste nel tagliare l’acqua dolce alla Crimea. Non sarà per niente facile trovare alternative da parte russa. Già oggi in Crimea arriva acqua inquinata e presto dal bacino del Dniepr potrebbe arrivarne poca o niente.
L’esplosione della diga danneggia quindi la Russia?
La crisi idrica in Crimea è senza dubbio un vantaggio notevole per l’Ucraina. Se poi la Crimea fosse davvero allo stremo, per i russi si aprirebbero due alternative: o una umiliante resa, che forse lascerebbe loro il Donbass ma senza la Crimea; oppure il rilancio di una offensiva più ampia con una mobilitazione generale in Russia. Il passaggio dalla “operazione speciale” alla vera e propria guerra. Rischio esistenziale per Putin.
Ha preso quota nelle ultime settimane l’ipotesi della “pace tedesca” con l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e la concessione di territori alla Russia. Ipotesi che è stata rilanciata anche da Henry Kissinger. Che ne pensa?
Intanto è interessante che festeggiando il suo centesimo compleanno, Kissinger si sia smentito rispetto all’Ucraina nella Nato, cui prima era contrario. Però dobbiamo essere consapevoli che far aderire subito l’Ucraina alla Nato significa che noi oggi saremmo in guerra con la Russia: quel che gli Usa e molti europei non vogliono. Quindi non mi sembra una soluzione, almeno di sconfitta totale della Russia. Non è un caso che gli Stati Uniti segnalino costantemente a Kiev che di Nato oggi non si deve parlare.
Che giudizio dà della missione di pace a opera di monsignor Zuppi?
Non so che cosa abbia prodotto, al di là di quello che si è letto sulla stampa. Certamente il Vaticano si muove da tempo, con alcuni risultati, sulle questioni umanitarie, favorendo lo scambio di prigionieri o il ritorno a casa dei bambini e dei ragazzi rapiti dai russi. Non credo che la Santa Sede possa dire una parola decisiva sulle questioni di fondo. Come può la Chiesa cattolica dirimere il conflitto tra due chiese ortodosse?
Il Vaticano però continua ad agire con molta determinazione, quasi non volesse lasciare nulla di intentato.
Si tratta di una delle missioni della Chiesa cattolica, tentare l’impossibile, e molte volte ha saputo lasciare il segno. Del resto la Santa Sede è stata tra le prime a dire che bisognava ragionare sulla pace.
Chi si frappone maggiormente alla sua missione, gli ucraini o i russi?
Le due posizioni si tengono. Si potrebbe immaginare freddamente a tavolino un compromesso che muova dall’attuale linea del fronte, dichiari un cessate il fuoco indicando una forza internazionale di interposizione e poi avviare un lungo negoziato sugli assetti finali, che potrebbe durare anni. Ma tutto questo è impossibile oggi, perché sia Putin che Zelensky non possono accettare l’attuale situazione sul terreno. Ovvero, non possono venderla come vittoria al proprio pubblico.
Sembra una trappola senza soluzione, come potrebbe finire la guerra?
A oggi sembra poter finire solo per esaurimento di uno o entrambi i contendenti. A soffrire di più è l’Ucraina, basti guardare il dato demografico: da 53 milioni di abitanti l’Ucraina è passata a 30 milioni, con in più una perdita di capitale fisico che, secondo la Banca mondiale, equivale a 400 miliardi. Per questo la ricostruzione ucraina sarà molto importante. Noi dovremmo impegnarci su questo dossier per non lasciare quel Paese in balia della Russia, del caos interno o di entrambe le cose. Urge il cessate-il-fuoco, per quanto provvisorio. Tutto il resto è secondario.
Gli Usa hanno rivelato che dietro l’attentato al Nord Stream c’è forse l’Ucraina. Cosa vuol dire?
La rivelazione sui progetti ucraini per far saltare il Nord Stream, che viene da ambienti del Pentagono, costituisce l’ennesima pressione su Kiev. Gli Stati Uniti vorrebbero che la guerra si concludesse entro la fine dell’anno e spingono perché venga accettato un “compromesso sporco”. Biden ha interesse che il conflitto si concluda prima che la campagna presidenziale entri nel vivo. Possibilmente anche prima di una guerra atomica con la Russia.
https://infosannio.com/2023/06/09/lucio-caracciolo-ucraina-nella-nato-saremmo-in-guerra/
Continuano ad arrivare ordini dai padroni. - Giuseppe Salamone
venerdì 9 giugno 2023
Quando la notizia c'è…ma non si trova… - Massimo Erbetti
Ieri 8 giugno 2023 e precisamente alle 13:36 esce un'ANSA:
*Truffa da oltre un milione sui fondi del Pnrr, 4 arresti Inchiesta Gdf, 'contatti con 'ndrangheta e sequestro maxi villa'*
(ci ho anche fatto un post).
E siccome sono molto, ma molto curioso, ho cercato di approfondire…di cercare più notizie in merito…e anche di vedere se ci fossero altri giornali che ne parlassero…
Allora…cercando su internet però ho avuto un'amara sorpresa…la notizia non c'è…o quasi…ne parla solo "Il Giorno" "Strettoweb" il "Corriere di Calabria" è "La Sicilia"...insomma tranne l'ANSA sembra che un milione di euro e infiltrazioni della ndrangheta sia cosa di poco conto…notizie che non destano interesse…
Devo fare una precisazione…circa 9 ore fa (dal momento in cui sto scrivendo) ANSA esce con una precisazione:
"Sono fondi pubblici e non del Piano nazionale di ripresa e resilienza quelli al centro della presunta truffa oltre un milione di euro, di cui circa 500mila euro incassati, ai danni di Simest, società del gruppo Cassa depositi e prestiti"
Il che non è che migliori la situazione, o che renda la cosa meno grave…sempre di truffa e sempre di infiltrazioni mafioso camorristiche parliamo.
E la considerazione che avevo fatto al momento dell'uscita della prima ANSA non cambia di molto, allora avevo detto: "e adesso che facciamo? Aboliamo il PNRR?"
Al massimo posso modificarlo in:
e adesso che facciamo? Aboliamo i Fondi pubblici?"
Quello che però mi colpisce più di ogni altra cosa è che nessuno ne parli…dove sta la notizia? Quando c'erano gli "scandali" dei furbetti del reddito di cittadinanza avevamo titoli a nove colonne in prima pagina, intere trasmissioni televisive di ogni genere a parlarne per giorni e giorni anche per poche migliaia di euro…
e ora invece il silenzio? Perché? Come mai?
Ma niente niente, truffe e infiltrazioni mafiose non fanno notizia perché ormai "cosa normale"?
Ma non è che niente niente, c'è qualcosa che non funziona in questo paese?
Ma non è che niente niente, un poveraccio che ruba un tozzo di pane fa indignare…e la criminalità organizzata e i potenti fanno invidia?
(…rifletteteci…riflettiamoci…)
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cetta
Zygmunt Bauman, Amore liquido.
Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l'opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento.
Basta pensare al cambiamento di valore della parola amico tra ieri e oggi in internet per capire come i rapporti siano diventati facili e superficiali. I nuovi rapporti vivono di monologo e non di dialogo, si creano e si cancellano con un clic del mouse, accolti come un momento di libertà rispetto a tutte le occasioni che offre la vita e il mondo.
In realtà, tanta mancanza d'impegno e la selezione delle persone come merci in un negozio è solo la ricetta per l'infelicità reciproca. L'amore invece richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l'amore. Non troveremo l'amore in un negozio. L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana, ha bisogno di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno.
Zygmunt Bauman, Amore liquido.
#filosofia #amore #vita
Nella foto: autoritratto del pittore Leon Bonnat
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Amore smitizzato, mercanteggiato, surrogato; troppo impegnativo per gettarvisi in abbandono totale (come meriterebbe il vero amore) se si vuole mantenere sempre il controllo...
cetta
giovedì 8 giugno 2023
Dal riciclaggio agli stagionali. Pieno di infrazioni da Bruxelles. - Carmine Gazzanni
(La Notizia - Carmine Gazzanni) Il ministro Raffaele Fitto avrà sicuramente un bel da fare considerando che, tra le sue deleghe, non c’è solo la gestione del Pnrr ma anche gli affari di politica europea. Sembrerebbe una inezia ma invece non lo è. Specie dopo aver visto la mole delle procedure di infrazione che Bruxelles ha aperto contro il nostro Paese. Al momento, andando a visionare la banca dati ufficiale, ne risultano ben 82. E qui se ne trova di ogni. Basti pensare che la più “vecchia” risale addirittura al 2003. Venti anni fa. E riguarda la “non corretta applicazione delle direttive 75/442/CE sui ‘rifiuti’, 91/689/CEE sui ‘rifiuti pericolosi’ e 1999/31/CE sulle ‘discariche’”.
RISULTANO APERTE 82 INFRAZIONI CONTRO L’ITALIA. ALCUNE PROCEDURE AVVIATE DALL’UE E MAI CHIUSE RISALGONO A 20 ANNI FA
In pratica, l’Italia non ha rispettato le norme comunitarie in materia di gestione delle discariche. Un tema, come noto, scottante e per il quale – proprio in virtù di questa procedura – l’infrazione si è tramutata in una condanna milionaria che ancora paghiamo. Non è l’unica procedura giunta a sentenza pecuniaria, d’altronde. E i conti sono inverosimili. Altro che Pnrr. Secondo un recente dossier consegnato un mesetto fa alla Camera parliamo di circa un miliardo di euro che l’Italia ha pagato all’Ue per sei procedure di infrazione che gravano sul nostro Paese.
Nel dettaglio, la relazione quantifica in 877,9 milioni le sanzioni pecuniarie a nostro carico alla data del 31 dicembre 2021. Nell’elenco i 281,8 milioni per le nuove discariche in Campania e i 252,8 milioni sempre per discariche abusive su tutto il territorio nazionale (la procedura del 2003, per intenderci) e anche i 114 milioni per il mancato recupero degli aiuti concessi alle imprese nel territorio di Venezia e Chioggia.
Ma gli esperti di palazzo Madama fanno notare che, “non essendo stata ancora archiviata nessuna delle infrazioni allo stadio di sentenza, le somme versate dall’Italia a titolo di sanzione risultano, per il protrarsi delle penalità di mora, sensibilmente maggiori rispetto a quelle indicate” dal documento governativo, che ha un orizzonte fino al 30 giugno 2022. Di qui la sollecitazione a presentare relazioni con dati aggiornati alla fine del semestre precedente a quello di presentazione.
Un salasso, dunque. E parliamo solo di sei infrazioni mai sanate e dunque giunte a sentenza. Immaginiamo se tutte le procedure oggi aperte – lo ricordiamo: sono 82! – finissero allo stesso modo cosa significherebbe per il nostro Paese. Ma, al di là delle sei infrazioni già menzionate, per cosa ci bacchetta l’Ue? Un po’ per tutto. Si va da una riguardante lo stabilimento ex Ilva di Taranto (risale al 2013) alle famosissime quote latte. Fino alle “condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo in Italia”. E anche qui ce ne sarebbe da dire considerando che la procedura risale al 2012. A spiccare, però, sono soprattutto le questioni ambientali. Si va dal livello delle Pm10 fino addirittura alla “cattiva applicazione della direttiva relativa alla qualità dell’acqua destinata al consumo umano”, relativamente ai “valori di arsenico”.
E ancora la mancata “programmazione nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi”, altro nervo scoperto del nostro Paese. Ma, come detto, ce n’è per tutti i gusti. Perché una procedura riguarda, ancora, la Xylella fastidiosa, un’altra la gestione dell’autostrada Civitavecchia-Livorno, un’altra la “normativa italiana relativa all’aliquota ridotta dell’imposta di registro per l’acquisto della prima casa non di lusso in Italia”. Fino addirittura ai ritardi nei pagamenti per le spese di giustizia. L’Italia certamente fa poco a quanto pare per rimettersi in regola, ma anche l’Ue ci mette del suo se pensiamo che ci contesta pure la “diffusione delle specie esotiche invasive”.
Il risultato, però, è che nel frattempo, sebbene qualche procedura sia stata chiusa, altre se ne affacciano all’orizzonte. Solo nel 2023 ne sono state aperte ben sei. Una, tanto per dire, riguarda il fatto che l’Italia – insieme peraltro ad altri 9 Paesi – non avrebbe pienamente recepito la direttiva comunitaria sui lavoratori stagionali. Procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia anche per il mancato corretto recepimento della direttiva dell’Unione in materia di antiriciclaggio. Il nostro Paese, insieme a Lettonia e Portogallo, “avevano notificato il pieno recepimento delle norme comunitarie, ma la Commissione europea ha individuato diversi casi di mancata conformità su aspetti ritenuti fondamentali – come, nel caso dell’Italia, la licenza o regolamentazione dei prestatori di servizi -, decidendo pertanto di inviare alle autorità nazionali una lettera di messa in mora”, si legge sul sito dell’esecutivo comunitario.
Finita qui? Certo che no. Bruxelles pochi mesi fa ha avviato un’ulteriore procedura d’infrazione contro Roma per non aver applicato correttamente le norme destinata eliminare ritardi eccessivi nei pagamenti pubblici. Nel mirino sono finite le disposizioni che consentono alla Regione Calabria di effettuare pagamenti nel settore sanitario al di là dei limiti temporali fissati dalla direttiva.