Israele è moralmente e politicamente un progetto coloniale già fallito. È uno stato paria sempre più isolato ed odiato dal mondo intero tenuto artificialmente in vita coi soldi e la copertura politica dei suoi complici occidentali e in particolare degli americani. Il giorno in cui la lobby sionista non riuscirà più a corrompere il congresso americano e decidere la politica estera statunitense in Medioriente, il giorno in cui gli americani la smetteranno di tenere ostaggio le Nazioni Unite col loro veto e verrà ristabilito il diritto internazionale, ai sionisti non resterà che risalire sulle navi e tornarsene da dove sono venuti. In Terra Santa rimarranno gli ebrei che desiderano convivere in pace coi palestinesi come prima dello sbarco del 1948 ed insieme potranno autodeterminarsi democraticamente. È questa la soluzione più intelligente ed indolore, ripartire da zero con uno stato laico federale israelo-palestinese che bandisca il sionismo come successo per le ideologie del secolo scorso, e che dopo un processo di Norimberga che inchiodi i responsabili delle atrocità di Gaza consenta di girare questa atroce pagina storica per sempre. Una soluzione che andrebbe imposta dall’Occidente e da tutta la comunità internazionale anche attraverso l’embargo economico e militare che faccia cedere il regime di Netanyahu come successo con quello sudafricano ai tempi dell’apartheid. Già, sarebbe questa la soluzione più intelligente ed indolore per tutti, altrimenti la fine di Israele avverrà in un bagno di sangue. Il sionismo non vuole nessuna soluzione politica e pacifica alla crisi palestinese, vuole completare l’occupazione con la forza fregandosene di tutto e di tutti. Nessuna novità. A seguito del fatidico atto terroristico del 7 ottobre per mano di Hamas, il governo sionista di Netanyahu si è giusto tolto la maschera ed ha rotto ogni indugio convinto di avere finalmente carta bianca, ma non c’è nulla di nuovo se non la magnitudo e la sfacciataggine. Israele porta avanti da sempre una politica di pulizia etnica, Gaza è sotto assedio e sotto le bombe da decenni e dall’altra parte della Palestina l’oppressione e l’apartheid non hanno conosciuto un giorno di riposo. La novità è che col 7 ottobre i sionisti hanno finito per esagerare con le atrocità facendo crollare il loro schema propagandistico di copertura internazionale e compromettendo per sempre la reputazione loro e di Israele, un danno politico incalcolabile. L’ottusità e la violenza sionista, ha poi nel tempo favorito la nascita di movimenti di resistenza palestinese altrettanto oltranzisti e violenti compromettendo l’unico modo per uscirne che è il dialogo. E se non se ne esce con un accordo, non resta che il bagno di sangue con la fine di Israele che potrebbe avvenire con una cruenta guerra regionale che cova sotto la cenere come non mai. Netanyahu si è messo a bombardare anche i nuovi vicini siriani e quella è gente che non scherza. Lo Yemen intanto lancia missili che distruggono i deliri di onnipotenza sionisti mentre gli Hezbollah non hanno nessuna intenzione di andare in pensione. Pare poi che la Turchia si stia muovendo dietro le quinte mentre l'Iran non si e' mai mosso, e pare che il re giordano sia più traballante che mai mentre il regime egiziano passa il tempo libero a fare esercitazioni militari coi cinesi. Altro che solite trumpate, nessun palestinese potrà essere deportato altrove e dopo tutto il vento seminato, si preannuncia una tempesta tremenda che potrebbe riportare le bandiere dei seguaci di Maometto tra le mura di Gerusalemme. Ma la fine di Israele potrebbe anche avvenire con una guerra civile tra sionisti ed israeliani più democratici e con un minimo di sale in zucca, quelli che da mesi protestano per strada. La società israeliana è profondamente lacerata e anche a livello istituzionale si cominciano a intravedere inquietanti fratture. Ed essendo un paese militarizzato fino al midollo, che inizino a spararsi tra loro non è affatto da escludere. Potrebbe succedere quando gli israeliani con un minimo di sale in zucca capiranno che il sionismo non è altro che un autodistruttivo vicolo cieco e che solo un accordo coi palestinesi potrebbe salvarli. A quel punto magari vorranno tornare ai confini del 1967 e alla soluzione a due stati che potrebbe rivelarsi però pericolosa. Dopo decenni di massacri e traumi tramandati tra generazioni, non appena la Palestina sarà uno stato libero e indipendente sorgeranno movimenti politici che in nome della giustizia e della vendetta e di Gerusalemme o di chissà cosa, cominceranno a riarmarsi fino ai denti in vista di un conflitto che si preannuncia ancora più cruento perché tra due stati, tra due eserciti e coi palestinesi magari alleati con altri paesi limitrofi. L’unica fine di Israele che potrebbe prevenire un bagno di sangue è quella politica, con la comunità internazionale che costringe Netanyahu e tutto il sionismo alla resa anche attraverso l’embargo come successo con l’apartheid in Sudafrica. E che costringa israeliani e palestinesi a ripartire da zero con un processo costituente sotto l'egida dell'ONU che porti alla nascita di uno stato laico federale israelo-palestinese e a girare questa atroce pagina storica per sempre.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 16 maggio 2025
giovedì 15 maggio 2025
Cratere di Batagaika. (Porta dell'inferno) - Russia
Il cratere Batagaika ( russo : Батагайский кратер ) è una depressione termocarsica nell'area dei monti Chersky . [ 1 ] Il più grande cratere di permafrost del mondo, [ 2 ] appartiene amministrativamente alla Repubblica di Sakha , in Russia , [ 1 ] e si trova nel suo distretto di Verkhoyansky .
Descrizione.
La depressione si presenta sotto forma di uno squarcio lungo un chilometro e profondo fino a 100 metri (328 piedi), che si estende nella taiga della Siberia orientale , situata a 10 km (6,2 miglia) a sud-est di Batagay e 5 km (3,1 miglia) a nord-est dell'insediamento di Ese-Khayya , circa 660 km (410 miglia) a nord-nord-est della capitale Yakutsk . La struttura prende il nome dal vicino Batagayka, un affluente di destra del fiume Yana . Il terreno iniziò ad affondare a causa dello scioglimento del permafrost negli anni '60 dopo che la foresta circostante fu disboscata. [ 3 ] Anche le inondazioni contribuirono all'allargamento del cratere. I paleontologi hanno trovato fossili dell'era glaciale sepolti nel fango attorno al bordo del cratere. [ 3 ] Il bordo è estremamente instabile poiché si verificano regolarmente frane nel cratere e il permafrost si sta costantemente sciogliendo. Il cratere sta attualmente aumentando di dimensioni. [ 3 ] [ 4 ] [ 5 ] [ 6 ]
Secondo Mary Edwards dell'Università di Southampton , il processo di erosione che aumenta le dimensioni del cratere avviene nel seguente modo: [ 4 ]
Sotto la parete rocciosa, ripide colline e canaloni precipitano a picco sul fondo del Batagaika. Man mano che il materiale alla base del pendio si scioglie e si stacca, una parete più ampia viene esposta all'aria, il che a sua volta aumenta la velocità di disgelo del permafrost. Il cratere probabilmente eroderà l'intero pendio prima di rallentare. Ogni anno, non appena le temperature superano lo zero, il fenomeno ricomincia. Una volta che si è scoperto qualcosa del genere, è molto difficile fermarlo.
Secondo un documento di conferenza pubblicato nel 2016 [ 7 ] il cratere non ha mostrato alcun segno di stabilizzazione dopo diversi decenni (a partire dagli anni '80) di crescita del crollo, con la parete di testa che si ritirava con tassi osservati generalmente > 10 m e fino a 30 m all'anno più vicini al 2016. La ricostruzione di una paleosuperficie ha rivelato che il crollo aveva scavato all'epoca nella topografia ondulata fino a una profondità fino a 73 m. Le dimensioni attuali del crollo erano allora > 69 ha e aveva scongelato > 25 × 106 m³ di permafrost ricco di ghiaccio fino al 2016.
Fossili e relazione con il clima
La rapida espansione del cratere sta portando alla luce una moltitudine di materiali fossilizzati , tra cui antiche foreste, polline e carcasse di animali come il bue muschiato , il mammut lanoso e il cavallo Lena , insieme ad altri animali. [ 1 ] [ 5 ] Permette inoltre di comprendere i dati climatici di un periodo compreso tra 200.000 e 650.000 anni. [ 8 ] [ 9 ]
Riprese con droni [ 6 ] [ 10 ] hanno rivelato nel 2023 maggiori dettagli del cratere, e Nikita Tananayev, ricercatore capo del Melnikov Permafrost Institute di Yakutsk intervistato dalla Reuters per l'occasione, [ 11 ] ha avvertito che l'espansione del cratere di Batagaika è un segno di pericolo; con l'aumento delle temperature e della pressione antropica è probabile che in futuro si formino sempre più mega-fratture simili. Il terreno sotto la frana, che in alcune aree è profondo circa 100 metri (328 piedi), contiene riserve di carbonio organico che verranno rilasciate nell'atmosfera quando il permafrost si scioglierà, alimentando ulteriormente il riscaldamento del pianeta. [ 11 ]
mercoledì 14 maggio 2025
Ursula von der Leyen - caso Pfizer - sms - Albert Bourla
La decisione della Commissione europea che ha negato a una giornalista del New York Times l'accesso ai messaggi di testo scambiati tra la presidente
Ursula von der Leyen e l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, nel quadro delle trattative che portarono al maxi-accordo sui vaccini anti-Covid «è annullata». Lo ha stabilito il Tribunale Ue accogliendo il ricorso del New York Times.
La sentenza - da alcuni già definita storica - era molto attesa non solo per le sue implicazioni giuridiche, ma anche per il potenziale impatto politico sulla leadership della tedesca al suo secondo mandato alla guida dell'esecutivo comunitario. Il caso ruota attorno all'ipotesi che la Commissione europea abbia violato le regole sulla trasparenza: la richiesta di accesso agli sms - avanzata dal quotidiano statunitense e dalla sua giornalista Matina Stevis ai sensi delle norme Ue sull'accesso agli atti delle istituzioni comunitarie - si riferiva ai messaggi di testo scambiati tra von der Leyen e Bourla tra gennaio 2021 e maggio 2022.
Nella sua sentenza di primo grado, il Tribunale ricorda che, in linea di principio, «tutti i documenti delle istituzioni europee dovrebbero essere accessibili al pubblico», sottolineando che le risposte offerte da Bruxelles - che ha sostenuto di non essere in possesso di quei messaggi - «si basano o su ipotesi, oppure su informazioni mutevoli o imprecise».
Leggi l'articolo completo sul Corriere
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Artefatto in ceramica. - Bulgaria
Questo artefatto in ceramica nasce dal periodo calcolitico, databile al V millennio a.C. Scoperto a Ovcharovo, situato nel nord-orientale della Bulgaria, l'artefatto presenta una rappresentazione schematica di una figura umana, potenzialmente raffigurante una divinità. L'esistenza di figurine simili nella regione indica una tradizione culturale comune tra le persone di quest'epoca. Oggi, il reperto è conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Sofia, Bulgaria.
È morto José Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay.
È morto l'ex presidente dell'Uruguay Josè ‘Pepe' Mujica. Aveva 89 anni, era malato e da tempo riceveva cure palliative per un tumore all'esofago diagnosticato nel 2024. Mujica fu presidente dell'Uruguay dal 2010 al 2015. In precedenza era stato senatore e ministro dell'Agricoltura. Nato nel 1935, avrebbe compiuto 90 anni il 20 maggio.
Pochi mesi fa, il 9 gennaio, Mujica aveva annunciato che il tumore si era espanso dall'esofago al fegato e che avrebbe fermato le cure: "Il mio corpo non ce la fa più. Il mio ciclo è finito e un guerrigliero ha diritto a riposare", aveva detto. Ieri poi la moglie Lucía Topolansky (ex senatrice e vicepresidente del Paese dal 2017 al 2020) aveva fatto sapere che l'ex presidente era "alla sua fine". E aveva aggiunto: "Sono con lui da più di 40 anni, sarò con lui fino alla fine. È stata la mia promessa". La sua morte è stata annunciata dal presidente in carica dell'Uruguay, Yamandú Orsi, che l'ha definito "presidente, attivista, guida e leader".
La vita di Pepe Mujica, da contadino e guerrigliero a presidente
Mujica era stato un guerrigliero con i Tupamaros (o MLN-T), un movimento di guerriglia urbana di sinistra ispirato alla rivoluzione cubana e attivo in Uruguay tra gli anni Sessanta e Settanta e durante la dittatura, quando ‘Pepe' passò dodici anni in carcere, in isolamento totale, subendo durissime torture. Venne liberato solo nel 1985, con il ritorno della democrazia, quando i detenuti politici ricevettero l'amnistia.
Fu tra i fondatori del Movimento di partecipazione popolare, o MPP, la formazione politica principale del Fronte Ampio. Eletto deputato per la prima volta nel 1994, venne poi nominato ministro dell'Allevamento nel 2005. Nel 2009 vinse le elezioni presidenziali con il 48% dei voti.
Era noto per il suo carisma e il suo approccio frugale – dovuto alle origini contadine e all'essere cresciuto in povertà, tanto che si definì il "presidente più povero del mondo", anche perché donava la grande maggioranza del suo stipendio in beneficienza – ma anche per la sua attività intellettuale. Il suo mandato da presidente portò numerose innovazioni: dalla legalizzazione della marijuana a quella dell'aborto e dei matrimoni omosessuali. In quegli anni i salari minimi aumentarono del 250%, e il tasso di povertà nel Paese passò dal 45% all'11%. L'Uruguay divenne anche uno Stato leader nel settore delle energie rinnovabili.

