Visualizzazione post con etichetta Bellanova. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Bellanova. Mostra tutti i post

domenica 3 gennaio 2021

“Ministre Iv, ora liberatevi da Matteo”. - Lorenzo Giarelli

 

La filosofa femminista: “Pensate al bene comune e alla libertà delle donne”.

“Ministre Bellanova e Bonetti, date prova della vostra indipendenza e non seguite Renzi nella crisi”. L’appello della professoressa Luisa Muraro, tra le più illustri pensatrici del femminismo italiano (fino ad averne inaugurato un filone autonomo, quello della cosiddetta “seconda ondata”) è insieme politico e simbolico.

In una lettera pubblicata sul sito de “La Libreria delle Donne di Milano”, Muraro si è rivolta alle due ministre renziane chiedendo di dissociarsi dal loro leader e “non farsi strumentalizzare” dalle sue manovre contro il governo, non solo per “il bene comune”, ma anche per un gesto di “libertà femminile”.

Professoressa Muraro, perché leggere la posizione di Bellanova e Bonetti in chiave femminista?

Io intendo il femminismo non come uguaglianza tra uomo e donna, ma come ricerca femminile della libertà. Un gesto forte delle ministre darebbe forza a questa libertà, sarebbe una prova di non subordinazione. Mi auguro diano prova di indipendenza, nel rispetto della Costituzione, aiutando questo governo a fare meglio.

C’è qualcosa che non va nei rapporti tra le ministre e Renzi?

Renzi è un uomo egocentrato, non ne faccio un discorso di incapacità politica. Pongo attenzione sulla arroganza con cui parla delle ministre Bellanova e Bonetti, senza neanche nominarle e minacciando di ritirarle come fossero pedine a sua disposizione. Per questo mi sono rivolta a loro chiedendo non mettersi a disposizione delle sue manovre, dando prova di indipendenza.

Oltre a un discorso di libertà femminile, lei cita il ‘bene comune’. Che cosa intende?

Questo contesto di pandemia rende irresponsabili manovre destabilizzanti. Veniamo da anni di difficoltà economiche e l’Europa ci ha dato un credito enorme, nonostante in passato non avessimo dimostrato buone capacità di gestione. Eppure l’Unione, per altro guidata da diverse donne in ruoli di potere, ci ha dato un aiuto che non possiamo far naufragare nelle difficoltà e nelle beghe interne, tipicamente italiane. Una risposta positiva dell’Italia darebbe più forza a tutta l’Ue.

Crede che le ministre di Italia Viva seguiranno il suo consiglio?

Ho voluto dare voce a una opinione che mi pare molto diffusa e su cui, pur con grande misura, ha pronunciato parole importanti anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non ho motivo per non stimare le ministre Bellanova e Bonetti, ma ho voluto far sentire loro questa voce e renderle partecipi delle mie aspettative. Indipendentemente da come andrà, mi piace provare a dare un contributo e sono contenta quando posso farmi sentire, anche perché sono convinta che il femminismo abbia sempre dato un grande impulso alla politica.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/03/ministre-iv-ora-liberatevi-da-matteo/6053898/

mercoledì 23 dicembre 2020

Italia Viva alza bandiera bianca. Ma spaccia la resa per vittoria. Bellanova esulta: la task force sul Recovery Plan non c’è più. Invece ci sarà perché prevista dall’Unione europea. - Raffaella Malito

 

Matteo Renzi sembra uno di quei bambini che prima fanno i capricci e poi, quando si convincono che è ora di farla finita, devono trovare il modo di “rientrare nei ranghi” senza perdere la faccia. Dunque se, da una parte, abbandona i toni aggressivi e gli ultimatum all’indirizzo di Giuseppe Conte, dall’altra ci tiene a mantenere viva la tensione. Ecco allora che, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi col premier, finalizzato a ridefinire il Recovery plan, la delegazione di Iv si lascia andare a nuovi segnali distensivi ma nello stesso tempo tira un po’ la corda, riproponendo la questione dell’attivazione del Mes.

“Il problema di questo Paese non è se Bellanova o Bonetti si dimettano ma dare risposte ai cittadini. La task force nel testo del Recovery non c’è più, dunque avevamo ragione. Ora discutiamo nel merito delle questioni. Oggi si è fatto un passo avanti”, dichiara il capo delegazione Teresa Bellanova. Eppure come un disco rotto continua a risuonare la richiesta di attivazione del Mes: “Se nel documento che ci è stato consegnato continuano a esserci solo 9 miliardi per la sanità, perché non si riflette sulla possibilità di utilizzare i 37 miliardi del Mes, che hanno minori condizionalità rispetto a quelle del Recovery?”, chiede Bellanova, rilanciando la richiesta sul Salva Stati avanzata dal suo leader anche ieri nella consueta newsletter.

A Iv sul Mes risponde Leu: “La strumentalità a volte è commovente, qui il problema non è di accaparramento dei soldi ma di rafforzare i progetti che intrecciano la sanità con gli altri” pilastri del piano, “il green soprattutto”, dice la capogruppo al Senato, Loredana De Petris, che era nella delegazione di Leu che ha incontrato il premier dopo Iv. “Serve mettere in campo una strategia di lungo respiro che tenga insieme green, salute e infrastrutture sociali e questo significa anche un riequilibrio delle risorse”, spiega De Petris. Per Federico Fornaro (Leu) “è fondamentale che questa massa di investimenti abbia la cornice di una riforma del lavoro. Servono una nuova legge sulla rappresentanza e ammortizzatori sociali per rendere più stabile il lavoro, combattere la precarietà e aumentare i salari”.

Il premier, il giorno prima a Pd e M5S, ha spiegato che sulla governance ci sarà una riflessione seria e condivisa, che non sarà una struttura invasiva ma ha tenuto il punto: ce la chiede l’Europa. Il ministro per gli Affari Ue, Enzo Amendola, ha ribadito il concetto: “A pagina 33 la Commissione Ue chiede che ci siano strutture per il monitoraggio, per aiutare le pubbliche amministrazioni. La Commissione chiede che ogni Paese si organizzi con una struttura, che non sostituirà i ministeri, ma aiuterà la Pa a fare un lavoro positivo”. E ancora: “Avevamo 600 progetti, ora ne abbiamo 52 e saranno razionalizzati e resi coerenti”.

La delegazione di Iv ha preso qualche giorno di tempo per esaminare la documentazione illustrata nel corso dell’incontro. Già lunedì faranno pervenire un loro contributo di sintesi così come faranno le altre forze politiche. Subito dopo partiranno i tavoli di confronto. Amendola conferma quanto già detto da Conte sulla volontà di voler parlamentarizzare il processo: “Dopo la sessione di bilancio, ci saranno altri incontri al Mef. Presenteremo poi una proposta al Parlamento e successivamente ne discuteremo anche con gli enti locali e gli attori sociali. L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa che ha deciso di lavorare sul Recovery con il Parlamento. Vogliamo condividere tutti i passaggi”. Obiettivo: “Ci auguriamo che per metà febbraio si possano già presentare i piani nazionali”.

Rimane tra gli alleati lo stupore per i comportamenti del leader di Rignano: “Noi avevamo capito che volesse lavorare con noi per fare un patto di legislatura e invece ci siamo ritrovati con la possibilità di interruzione della legislatura”, dice Andrea Orlando del Pd che non si stanca di ribadire: “Non vediamo la possibilità di altre maggioranze, riteniamo che non ci siano altre formule praticabili come governi tecnici che non hanno portato benissimo”. Tagliente il ministro Francesco Boccia: “Si minacciano ultimatum che diventano penultimatum con liturgie che allontanano i cittadini dalla politica”.

Rimane sullo sfondo l’ipotesi di un rimpasto da varare a gennaio dopo la sessione di bilancio. Un’uscita di emergenza che, secondo alcuni, potrebbe definitivamente ricomporre la situazione saziando la fame di potere dei renziani. Nel mirino la delega ai Servizi segreti che il premier ha voluto mantenere nelle sue mani. Se Conte si decidesse a mollarla, quella potrebbe essere la prima pedina che avvierebbe il riassetto dell’attuale squadra di governo.

https://www.lanotiziagiornale.it/italia-viva-alza-bandiera-bianca-ma-spaccia-la-resa-per-vittoria-recovery-plan/

mercoledì 16 dicembre 2020

La Vispa Teresa. - Marco Travaglio

 

Lo spettacolo d’arte varia chiamato prima “rimpasto”, poi “verifica” e domani forse “crisi di governo” si arricchisce di un nuovo numero d’alta scuola: l’incontro fra Conte e il nulla cosmico detto ossimoricamente Italia Viva è rinviato a data da destinarsi perché la cosiddetta ministra Bellanova ha scoperto con sua grande sorpresa di essere a Bruxelles, per la gioia delle restanti capitali europee. Un impegno talmente inderogabile, per le sue braccia rubate all’agricoltura, da far slittare sine die l’incontro a Palazzo Chigi dell’intera delegazione di Iv, dove com’è noto decide tutto la Bellanova. L’Ansa parla di un imprescindibile vertice Ue su “un tema strategico per i prodotti alimentari italiani: la questione dei semafori” e delle etichettature. La versione 2.0 dei “legittimi impedimenti” di B. per scappare dai tribunali. Infatti il 4 dicembre la stessa Bellanova annunciava che “l’Italia non proseguirà nel negoziato europeo per un testo sulle etichettature alimentari” perché “le trattative a Bruxelles non sono state ispirate a un approccio neutrale e hanno confermato l’impossibilità di un’intesa”.

Insomma, un’inutile passerella. Infatti la Vispa Teresa ha parlato 5 minuti e ora dovrà tornare a piedi per giustificare il rinvio di due giorni della verifica. Utilissimo per non dover spiegare che diavolo vogliono quelli di Iv, ora che persino il Pd ha capito di non potersi fidare di loro, Salvini (che incredibilmente si fidava) è stato stoppato dalla Meloni e tutte le scuse inventate per le minacce di crisi si sono rivelate false. Falso che il governo non sia mai stato consultato sul Recovery Plan: 16 incontri al ministero su governance e ripartizione dei fondi. Falso che la task force sia nata nottetempo in uno stanzino dalle menti malate di Conte e Casalino per aggirare governo e Parlamento: l’ha chiesta l’Ue e ne avrà una ogni Paese (l’ha confermato Sassoli), non progetterà né attuerà le opere ma ne monitorerà l’esecuzione (affidata a ministeri, regioni e comuni, su progetti del governo approvati dal Parlamento). Ora l’Innominabile vuole un “salto di qualità del governo” e, siccome nessuno sa cosa sia, annuncia “un documento scritto” per la sua “battaglia per le idee, non per le poltrone”, tant’è che le ministre Bellanova e Bonetti “sono pronte a dimettersi”. Ogni sua minaccia è una speranza. Come quando provò a spaventarci col ritiro suo e della Boschi in caso di No al referendum. Anziché sprofondare nello sconforto, gli italiani corsero in massa a votare No sperando che fosse di parola. Ora gli inconsolabili per la dipartita di Bellanova&Bonetti si contano sulle dita di quattro mani: quelle della Bellanova e della Bonetti. Tutti gli altri sanno bene che la minaccia è troppo bella per essere vera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/16/la-vispa-teresa/6038227/