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martedì 28 maggio 2024
lunedì 19 febbraio 2024
La storia e l'interpretazione della creazione sumera. - Manvi Goswami
Nell'antica città di Nippur , fondata intorno al 5000 a.C., è stata portata alla luce un'enigmatica tavoletta sumera raffigurante la "Creazione dell'uomo" , che fa luce sull'affascinante storia della creazione sumera. Questa meraviglia archeologica documenta la storia degli Annunaki, potenti esseri dalle sembianze umane centrali nella mitologia sumera. Ora approfondiamo la storia della creazione sumera.
Indipendentemente dal loro scopo iniziale, l'arrivo degli Annunaki sulla Terra segnò un momento cruciale nella storia della creazione sumera. Questi esseri avanzati portarono con sé conoscenze e tecnologie che avrebbero alterato per sempre il corso dello sviluppo umano.
La ribellione e la nascita dell'umanità.
La storia della creazione sumera racconta come i lavoratori Annunaki, dopo aver sopportato millenni di lavoro estenuante nelle miniere, alla fine si ribellarono contro il loro re. Anu, il “dio degli dei”, riconobbe la tensione insopportabile e incaricò suo figlio Enki di trovare una soluzione. Enki, insieme a sua sorella Ninki, concepì l'idea di creare “un uomo nuovo” per alleviare il peso del lavoro.
Per dare vita a questa visione, un dio fu sacrificato e il suo corpo e il suo sangue (DNA) furono mescolati con quello dell’“uomo scimmia” – un antenato umano primitivo. Dopo anni di sperimentazione, questa fusione di essenze divine e terrene diede vita ai primi esseri umani, modellati a somiglianza degli dei stessi.
Questa narrazione della creazione dell'umanità attraverso l'ingegneria genetica e l'intervento divino è in netto contrasto con il racconto biblico più familiare. Presenta uno scenario in cui la nostra esistenza è stata creata con cura da esseri avanzati, piuttosto che un atto spontaneo di creazione divina.
Il giardino dell'Eden e le origini di Adamo.
Facendo eco al racconto biblico, i Sumeri credevano che l’uomo fosse stato creato a immagine di Dio. Tuttavia, il loro concetto di “Giardino dell’Eden” differiva in modo significativo. La parola sumera “Edin” fu decifrata come “steppa” o “terreno pianeggiante”, portando gli studiosi moderni ad abbandonare la nozione di un “Giardino dell’Eden babilonese”.
Invece, l’Epopea di Gilgamesh descrive l’Eden come il giardino degli dei, situato da qualche parte in Mesopotamia tra i fiumi Tigri ed Eufrate.
La parola stessa “giardino” era sinonimo di “paradiso”, derivato dal greco “paradeisos”, che significa “recinto” o “parco”. Curiosamente, approfonditi studi linguistici rivelano che il nome “Adamo” deriva dalla parola sumera che significa “animale”.
Con questa nuova intuizione, il concetto di “paradiso” assume un significato diverso: un’area chiusa dove vengono tenuti gli animali. Il “Giardino dell’Eden” non era un paradiso utopico ma piuttosto una piantagione o un campo minato, in linea con la narrativa sumera di creare lavoratori umani per curare i loro campi e le loro miniere.
La modificazione genetica dell'umanità secondo la storia della creazione sumera
Secondo la storia della creazione sumera, alcune forme di esseri umani popolavano già il pianeta quando gli “dei” sumeri arrivarono dai cieli per stabilire la loro nuova casa. Lo stadio evolutivo di questi primi umani al tempo della discesa degli Annunaki rimane un mistero ancora da svelare.
Ciò che è chiaro, tuttavia, è che il dio sumero Enki ha modificato il DNA umano per creare una forza lavoro conforme. Il cromosoma umano 2 è una caratteristica distintiva che ci distingue dagli altri animali, garantendoci logica, coscienza e capacità di discernere il bene dallo sbagliato. La fusione complessa e precisa di questo cromosoma nel nostro corredo genetico non può essere spiegata solo dalla teoria dell'evoluzione, come proposta da Charles Darwin.
Questo aspetto della storia della creazione sumera solleva domande profonde sulla natura della coscienza umana e sulle origini delle nostre capacità cognitive. Se il nostro DNA fosse effettivamente modificato da esseri avanzati, si aprirebbero possibilità per una comprensione più profonda del nostro vero potenziale e delle capacità nascoste che potrebbero giacere dormienti nel nostro codice genetico.
Il conflitto tra Enki ed Enlil.
Le azioni di Enki erano guidate dal desiderio di “illuminare” l'umanità, una missione che si scontrava con l'agenda del suo fratellastro Enlil di mantenere gli esseri umani come schiavi sottomessi, incapaci di autodeterminazione. Questo scontro di ideologie scatenò un conflitto tra Enki ed Enlil, i due dei di rango più alto della civiltà sumera.
Questo conflitto riflette l’antica lotta tra coloro che cercano di potenziare ed elevare l’umanità e coloro che desiderano controllarla e sottometterla. Risuona con i dibattiti in corso e le lotte di potere che hanno plasmato le società umane nel corso della storia, dove la ricerca della conoscenza e della libertà spesso si scontra con il desiderio di dominio e controllo.
L'influenza sulle narrazioni bibliche.
Curiosamente, quando gli studiosi compilarono il Libro della Genesi intorno al 300 a.C. e successivamente assemblarono la Bibbia nel 400 d.C., alcuni ipotizzano che elementi del testo originale fossero stati deliberatamente omessi per rafforzare il dominio delle organizzazioni religiose e dei governi centrali sulla popolazione – un parallelo con Approccio sumerico.
Questa speculazione solleva interrogativi sulla misura in cui le narrazioni antiche sono state modellate e manipolate per servire gli interessi di coloro che detengono il potere. Supponiamo che gli elementi della storia della creazione sumera siano stati intenzionalmente esclusi dal racconto biblico. In tal caso, si pone la questione di quali altre verità potrebbero essere state oscurate o distorte nel corso della storia.
L'eredità della storia della creazione sumera.
Mentre approfondiamo l'antica saggezza dei Sumeri, la storia della loro creazione mette alla prova la nostra comprensione delle origini umane e della natura della nostra esistenza. Questa narrazione accattivante ci invita a mettere in discussione i confini della nostra conoscenza e ad abbracciare la possibilità di un passato molto più complesso e straordinario di quanto avessimo mai immaginato.
La storia della creazione sumera offre uno sguardo allettante sulla possibilità di un intervento extraterrestre negli affari umani, nonché sul potenziale di ingegneria genetica avanzata e di manipolazione della nostra specie. Solleva anche domande profonde sulla natura della coscienza, sulle origini delle nostre capacità cognitive e sul ruolo delle strutture di potere nel modellare e controllare le narrazioni.
In definitiva, la storia della creazione sumera serve a ricordare che la nostra comprensione del mondo è in continua evoluzione e che potrebbero esserci verità e misteri più profondi ancora da scoprire. Ci invita ad avvicinarci alle nostre origini con una mente aperta, abbracciando la possibilità di rivelazioni che cambiano il paradigma e che potrebbero ridefinire la nostra comprensione di chi siamo e da dove veniamo.
Riferimenti:-
“Il mito della creazione sumera” – L’Enciclopedia della storia antica https://www.ancient.eu/article/225/the-sumerian-creation-myth/
“The Electronic Text Corpus of Sumerian Literature” – Università di Oxford https://etcsl.orinst.ox.ac.uk/section1/tr111.htm
https://lorelibrarymyth.com/sumerian-creation-story-anunnaki-creation
venerdì 26 maggio 2023
la Creazione di Michelangelo.
Sapete perché nella Creazione di Adamo di Michelangelo sul soffitto della Cappella Sistina le dita di Dio e Adamo non si toccano?
Questo è uno dei dipinti più famosi al mondo, ma vi darà i brividi, se comprendete la storia che c’è dietro. La scena raffigura Dio ed Adamo che si guardano negli occhi. Dio tende la mano verso Adamo e Adamo tende la mano verso il suo creatore. Se guardate bene però noterete che c’è uno spazio che li divide, grande poco meno di un pollice. Ma perché non farli toccare?
Ecco, si racconta che quando Michelangelo completò l’affresco, i cardinali rimasero per ore ad ammirarlo, ma poi gli dissero: ‘Rifallo!’ Erano rimasti scontenti di un dettaglio apparentemente senza importanza. Michelangelo aveva disegnato le dita di Dio e di Adamo che si toccavano. I cardinali chiesero invece che le dita di entrambi fossero separate, e anzi, che il dito di Dio fosse sempre teso al massimo, ma che quello di Adamo si contraesse nell’ultima falange. Perché? Perché se l'uomo vuole toccare Dio, deve allungare il dito, ma se non allunga il dito, può vivere tutta la vita senza cercarlo. L'ultima falange del dito di Adamo rappresenterebbe il libero arbitrio della coscienza.
E se adesso osservate con più attenzione questo dipinto, noterete un altro dettaglio che a molti sfugge: la nuvola che circonda Dio in realtà ricorda la forma di un cervello umano. Il cervello è il simbolo del pensiero. Perché Michelangelo gli diede questa forma? Che cosa vi sta dicendo? Che il pensiero umano, la ricerca dell’infinito, di Dio, devono partire da voi. Se qualcun altro pensa al posto vostro, se qualcun altro vi dice in cosa credere, se rinunciate al vostro libero arbitrio, non potrete mai raggiungere ciò che state cercando.
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (Cari amici è da poco uscita la nuova ristampa del mio romanzo Clodio, se vi piacciono la storia e la filosofia, potete leggerne un estratto gratuito a questo link: https://www.amazon.it/Clodio-G-Middei/dp/8832055848
#arte #arteitaliana #michelangelo
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domenica 14 febbraio 2021
La lezione della sociologa Guillaumin: “Sesso e razza sono un’invenzione del potere.” - Angelo Molica Franco
Pubblicato in Italia un saggio del 1992: secondo l'attivista femminista (scomparsa pochi anni fa), tutto parte dal corpo, che viene studiato quale costruzione sociale, materiale e simbolica, che genera una differenza essenzializzata, carica di sfruttamento, oppressione, discriminazione.
Non fu il solo, Michel Foucault, nel Novecento a occuparsi dello stretto e ambivalente legame che intercorre tra sesso e potere. Pionieristica e poco tradotta in Italia, l’opera della sociologa Colette Guillaumin (1934-2017) è stata una ricerca incessante per scindere, teorizzare e scardinare i rapporti di dominazione. Ancorché obliata, fu una delle intellettuali che più hanno coadiuvato la riflessione sul rapporto tra corpo, sesso e razza.
Al centro delle sue riflessioni, due temi intrinsecamente connessi: l’ideologia razzista intesa come una costruzione e rappresentazione che tende a naturalizzare le differenze sociali e, dall’altra, i rapporti fra i sessi, intesi come effetto storico-sociale di una particolare forma di “razzizzazione”. In un contesto, come quello odierno, in cui la lettura biologica del mondo sociale continua a guadagnare terreno, la sua critica della legittimazione naturalista dei rapporti sociali di razza e sesso costituisce uno degli apporti maggiori e mai inattuali della studiosa. Se oggi, infatti, l’idea che il “naturale” sia costruito dalla cultura ha guadagnato terreno in alcuni ambiti delle scienze umane, è grazie a Guillaumin.
Per questo, le vanno doverosamente versate alcune righe biografiche: Guillaumin è stata sociologa e antropologa, ricercatrice presso il Centre National de la Recherche Scientifique en France (Cnrs) e docente ospite presso le università di Amiens, Ottawa, e Montréal. Negli anni ’70 e ’80 ha fatto parte del collettivo di Questions Feministes e della redazione di Le Genre Humain, ambedue riviste francesi. I suoi titoli più noti sono L’idéologie raciste. Genèse et langage actuel (1972); Sexe, Race et Pratique du Pouvoir (1992). Quest’ultimo, ripreso e rilanciato con grande fermento negli anni 2000 dal grande editore francese Gallimard, è uscito in Italia: Sesso, razza pratica del potere (edizioni ombre corte, a cura di Sara Garbaroli, Vincenza Perilli e Valeria Ribeiro Corossacz, pp. 245, euro 22).
Guillaumin, dunque, è stata tra le più inflessibili teorizzatrici dei nessi tra sessismo e razzismo. Tutto parte dal corpo, che viene studiato quale costruzione sociale, materiale e simbolica, che genera una differenza essenzializzata, carica di sfruttamento, oppressione, discriminazione. Esso viene determinato dal corpo “altro” (cioè il corpo dell’altro e dell’altra) e dalle ideologie sessiste e razziste. Il tentativo teorico di Guillaumin è quello di snidare il luogo dove si situa il fenomeno razzista e sessista prima ancora delle sue manifestazioni materiali. Quale sia dunque il sistema di sensi e significati che vede attivi contemporaneamente il razzizzante e il razzizzato. Guillaumin spiega si tratta di schermi di relazione inconsapevolmente interiorizzati con ciò che è socialmente designato e dunque avvertito come differente. “Vale a dire – scrive la sociologa – che non è all’ordine del contenuto, sia esso di immagini o di valori, che si fa riferimento, ma a quello dell’organizzazione ideologica latente”. Essere altri per natura – per questioni di razza e di sesso – induce a ricevere un trattamento di appropriazione, esclusione e dominio.
La visione di Guillaumin è radicale: le razze e i sessi non esistono al di fuori della biologia. Sono “fatti sociali” ma non realtà. Sono il razzismo e il sessismo come ideologie che producono la nozione di “razza” e di “sesso”; non sono il “sesso” e la “razza” a produrli. Le razze al pari dei sessi sono “costruzioni sociali” e il razzismo come il sessismo una struttura ideologica legata alla naturalizzazione dei fenomeni sociali. Guillaumin combatte la strana e diffusissima idea che le azioni di un gruppo umano, di una classe, siano “naturali”, che cioè siano indipendenti dai rapporti sociali, e che preesistano a tutta la Storia, a tutte le condizioni concrete determinate. Ogni gesto, attuato o subito, fisico o mentale, anche il più innato, è un risultato. Ed è qui che mette in luce la doppia esistenza di un “sistema dei marchi” (assimilabile al concetto di “ghetto” e “ghettizzazione”). Da una parte c’è l’applicazione, dall’esterno, di un marchio alla persona, per rendere visibile l’appartenenza a un gruppo sociale: un esempio, l’abbigliamento; altro esempio, le persone possono essere marchiate con un segno permanente, direttamente sul corpo, come gli schiavi e i deportati. Dall’altra parte, esiste quel marchio che strumentalizza elementi somatici a fini sociali, economici e politici. Il concetto di marchio, che classifica e divide gli individui all’interno di una gerarchia, è basilare per la formazione dell’ideologia razzista e sessista.
L’analisi che fa della nozione di differenza è implacabile. “Dietro l’idea di differenza – scrive Guillaumin – si cela la dominazione: in altre parole l’ideale che tutti appartengano allo stesso universo, che tutti possiedano lo stesso referente ma in termini di differenti forme dell’essere, per sempre fissate”. L’autrice, dunque, già negli anni 80 metteva la società in guardia rispetto al pericolo ideologico del “diritto alla differenza culturale” perché il rischio che si correva era di sottolineare troppo le specificità culturali dei gruppi dominanti rispetto alle minoranze. Basta sfogliare un qualsiasi giornale e lanciare un’occhiata alla cronaca (italiana o estera) per comprendere quanto abbia avuto e abbia ancora ragione.
sabato 28 novembre 2020
Galassia cerca di resistere ad enorme buco nero al centro per non essere divorata del tutto.
Ci sono buchi neri supermassicci così voraci che possono arrivare ad inghiottire buona parte del materiale presente in un’intera galassia e quindi a distruggerla. I ricercatori hanno scoperto una galassia che sta correndo proprio un pericolo del genere ma che sembra in realtà resistere stoicamente grazie ad una notevole capacità di innescare ancora la crescita delle stelle.
I ricercatori hanno calcolato, utilizzando lo Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (SOFIA), che questa galassia sta infatti formando tantissime stelle ad un ritmo abbastanza veloce, ben 100 stelle delle dimensioni del Sole ogni anno.
I quasar possono non fermare la nascita delle stelle.
Si tratta di una scoperta che mostra che i buchi neri supermassicci attivi, quelli che di solito chiamiamo quasar e che si trovano al centro delle galassie, possono non fermare la nascita delle stelle, una cosa che va contro le previsioni scientifiche attuali, come spiega Allison Kirkpatrick, un assistente professoressa dell’università dell’Arkansas a Lawrence: “Ci sta portando a ripensare le nostre teorie su come si evolvono le galassie”.
Quasar “freddo” scoperto nella galassia CQ4479.
La razza presa in esame, denominata CQ4479, si trova all’enorme distanza di 5, 25 miliardi di anni luce da noi. Al centro di questa galassia gli astronomi hanno individuato un quasar, anzi un tipo speciale scoperto proprio dalla stessa Kirkpatrick che la scienziata denominato “quasar freddo”.
Si tratta di un buco nero supermassiccio attivo che “aspira” materiale circostante, anche intere stelle, ma che non ha ancora consumato tutto il grasso freddo. Questo significa che le stelle intorno ad esso possono ancora arrivare a formarsi e quindi la galassia tutto sommato sopravvive. Si tratta del primo “quasar freddo” analizzato con tale dettaglio.
Il buco nero triplicherà di dimensioni.
“Se questa crescita in tandem continuasse sia il buco nero che le stelle che lo circondano triplicherebbero di dimensioni prima che la galassia raggiunga la fine della sua vita”, spiega Kevin Cooke, ricercatore della suddetta università e autore principale della ricerca.
L’eccezionalità di queste osservazioni sta nel fatto che i quasar rappresentano tra gli oggetti più luminosi, oltre che più distanti, dell’universo. A causa del materiale che gira vorticosamente intorno ad essi, infatti, si viene a creare un livello tale di energia, di calore e di luce che quest’ultima eclissa tutto ciò che si trova intorno al buco nero stesso, anche l’intera galassia.
Formazione stellare e cattura del gas freddo possono coesistere.
La teoria attuale dei quasar prevede che questa energia catturi e in parte espella anche il gas freddo che è necessario per la formazione di una stella. Ciò provoca un colpo “letale” per l’intera galassia e ne arresta praticamente la naturale crescita. Tuttavia questo studio mostra che esiste un breve lasso di tempo in cui i due processi (formazione stellare e cattura ed espulsione del gas freddo da parte del buco nero) possono coesistere.
I ricercatori, grazie al telescopio SOFIA, hanno rilevato la luce infrarossa irradiata dalla polvere calda che innesca la formazione delle stelle in questa galassia ed hanno stimato anche la velocità di formazione stellare media degli ultimi 100 milioni di anni.
Si tratta di una fase temporanea e breve.
Si tratta comunque di una fase breve, temporanea e che può essere considerata come la fase iniziale della morte stessa della galassia. Il destino di CQ4479 è infatti segnato: prima o poi cederà agli effetti devastanti del quasar che comincerà ad inghiottire seriamente di tutto, anche i gas che servono per la creazione delle stelle.
Ora i ricercatori vogliono capire se sono molte le galassie che attraversano questa fase prima di “morire”. A tal proposito intendono utilizzare il telescopio James Webb che dovrebbe essere lanciato nello spazio tra pochi anni.
Approfondimenti
- Dying of the Light: An X-Ray Fading Cold Quasar at z ~ 0.405 – IOPscience (IA) (DOI: 10.3847/1538-4357/abb94a)
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