mercoledì 26 settembre 2012

Regione Sardegna, diciannove consiglieri rinviati a giudizio per peculato. - Giorgio Meletti


Consiglio Regionale Sardegna

Nel Consiglio Regionale, esponenti del Idv, Pdl, mastelliani, casiniani, sardisti e autonomisti, socialisti, tutti sotto accusa per una "paghetta" di 2500 euro al mese. Nell'ordinamento della regione non c'è alcuna norma sull’obbligo di rendiconto.


La Sardegna è molto più avanti della Regione Lazio. Non solo perché già domani si svolgerà l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio di ben 19 consiglieri regionali accusati, tutti insieme, di peculato. Ma anche perché al Consiglio regionale di Cagliari già da anni si è consolidata la prassi di spendere allegramente i soldi pubblici per farsi gli affari propri, senza rendiconto e in un clima di generale accordo tra tutti i partiti. E dunque la richiesta di rinvio a giudizio pende su due esponenti dell’Italia dei Valori, svariati del Pdl, e poi mastellianicasinianisardisti e autonomisti,socialisti. Tutti accusati di aver utilizzato una paghetta mensile di 2.500 euro assegnata a ciascun consigliere dal gruppo misto e dal gruppo “Insieme per la Sardegna” durante la legislatura 2004-2009, quando era presidente Renato Soru.
GIÀ RINVIATO a giudizio risulta un ventesimo ex consigliere regionale, oggi senatore del Pdl, Silvestro Ladu. Sulla carta di credito assegnatagli dal gruppo dal gruppo è riuscito ad addebitare anche il conto del carrozziere per l’auto di sua moglie. “Per sbaglio”, ha detto al pubblico ministero Marco Cocco, che non gli ha creduto, anche perché ha scoperto che la carta di credito personale di Ladu era scaduta da anni. Il senatore Pdl deve rispondere di 253 mila euro pubblici spesi senza rendiconto. Il caso è esemplare. La prassi della regione Sardegna era che tutti i mesi il capogruppo versava sui conti correnti dei consiglieri la paghetta da utilizzare, come suol dirsi, per l’attività politica.
Non essendoci nell’ordinamento della regione alcuna norma sull’obbligo di rendiconto, è difficile per il senatore rinviato a giudizio dimostrare che, dopo l’errore, ha rimborsato a se stesso come consigliere le spese del carrozziere sostenute da se stesso. L’altro insegnamento che viene dalla Sardegna è che in questo caso qualcuno ha rotto il muro del silenzio e ha innescato l’inchiesta della magistratura. Non un politico, naturalmente, ma una funzionaria del Consiglio regionale, Ornella Piredda, che ha pagato un prezzo salato al suo coraggio.
È stata demansionata e trasferita, ha perso parte della retribuzione, non è più stata in grado di pagare le rate del mutuo e ha dovuto vendere la casa. “Chi prova a rompere il silenzio va incontro a ritorsioni molto pesanti”, ha detto alla “Nuova Sardegna”. Spalleggiata dall’avvocato Andrea Pogliani, ha intrapreso e vinto una causa davanti al giudice del lavoro, che ha condannato a risarcirla l’allora presidente del gruppo misto, il sardista Giuseppe Atzeri. Atzeri a questo punto, oltre alle accuse di peculato, deve fronteggiare un’altra pendenza penale, quella per abuso d’ufficio legata al mobbing inflitto alla Piredda. La quale, paradossalmente, è garantita solo dall’allegria con cui i gruppi consiliari della Regione Sardegna facevano le assunzioni. Insieme ad altri 25 funzionari, è stata assunta dal Consiglio Regionale a tempo indeterminato ma senza concorso, in un rapporto privatistico. In seguito, con gli altri 25, è stata trasferita con una delibera alle dipendenze della Regione, dove oggi si occupa di servizi sociali mentre gli altri sono rimasti ai gruppi grazie al nobile istituto del distacco. Secondo Piredda, che ha lavorato solo per il gruppo misto e per “Insieme per la Sardegna”, si può comunque dedurre che la musica non cambia negli altri gruppi, visto anche l’isolamento subito dopo la denuncia.
LE STORIE ricostruite dalla procura avrebbero richiesto un buon romanziere per essere inventate. A un certo punto il gruppo “Insieme per la Sardegna” si scioglie, e tutti i suoi membri confluiscono nel gruppo misto. Rimangono però in cassa dei soldi, che quattro consiglieri (Sergio Marracini dell’Udc, Salvatore Serra della Sinistra autonomista, Giuseppe Giorico dell’Udeur e Carmelo Cachia della Margherita) decidono di dividersi, secondo l’accusa, con assegni per 17mila euro a testa. E c’è il consigliere dell’Idv Giommaria Uggias, ex sindaco democristiano di Olbia e oggi unico europarlamentare sardo, che è accusato di aver pagato con i soldi della Regione le bollette telefoniche del suo studio legale. Stranezze del partito dipietrista: il suo difensore è un altro esponente idv, Federico Palomba, ex presidente della Regione nella legislatura 1999-2004, che due giorni fa ha attaccato gli attuali consiglieri regionali, chiedendo perentoriamente di “pubblicare subito sul sito istituzionale del Consiglio il rendiconto dettagliato delle spese dei gruppi consiliari, in modo che i cittadini sappiano come sono stati spesi i soldi pubblici”. Ma per adesso l’unico modo che hanno i cittadini di sapere come sono stati spesi i loro soldi è aspettare il processo al suo compagno di partito e cliente. 
da Il Fatto Quotidano del 25 settembre 2012

Madrid, proprietario di un bar protegge manifestanti.



MANIFESTANTI SI RIFUGIANO IN UN BAR, IL PROPRIETARIO LI DIFENDE E CACCIA LA POLIZIA!

Il proprietario di un bar litiga con un agente di polizia mentre i manifestanti cercano rifugio all'interno durante la manifestazione degli indignados di ieri a Madrid.

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Telefonata shock in tribunale: "Ingroia morirà" Rafforzata la scorta al procuratore aggiunto. - Salvo Palazzolo


Telefonata shock in tribunale: "Ingroia morirà" Rafforzata la scorta al procuratore aggiunto


Una chiamata anonima ha fatto scattare misure di sicurezza straordinarie attorno al magistrato che coordina l'inchiesta sulla trattativa mafia-Stato.

Lunedì mattina una telefonata anonima al centralino del palazzo di giustizia di Palermo ha annunciato: "Ingroia morirà". Un uomo, dal marcato accento siciliano, ha parlato di un progetto di attentato nei confronti del procuratore aggiunto che coordina l'inchiesta sulla trattativa mafia-Stato. L'allarme è scattato immediatamente: la questura ha deciso un rafforzamento delle misure di sicurezza attorno al magistrato, che segue anche le indagini su uno dei clan mafiosi più potenti della città, quello di San Lorenzo-Resuttana.

Secondo quanto risulta a Repubblica, la scorta del procuratore aggiunto sarebbe stata potenziata anche con un apposito servizio di bonifica antibomba. Ingroia ha annunciato ieri pomeriggio di aver chiesto una proroga alle Nazioni Unite, per posticipare ancora di quindici giorni l'inizio del suo incarico in Guatemala: il magistrato resterà in Sicilia sino a fine mese, anche per partecipare alla prima udienza davanti al gup Piergiorgio Morosini, per l'inchiesta trattativa mafia-Stato. Poi, dovrebbe trasferirsi in Sud America per ricoprire l'incarico di responsabile di una unità investigativa che opera all'interno di una commissione Onu.

Il meccanismo europeo di stabilità - Claudio Messora

Presunta estorsione di Dell’Utri a Berlusconi, l’inchiesta va a Milano.


Presunta estorsione di Dell’Utri a Berlusconi, l’inchiesta va a Milano


Il procuratore generale di Cassazione toglie alla Procura di Palermo il procedimento sui pagamenti dell'ex premier al suo braccio destro. Accolta la richiesta dai difensori Ghedini e Longo, basata sul fatto che i pagamenti oggetto dell'indagine sono avvenuti nel capoluogo lombardo o ad Arcore.

Il procuratore generale della Cassazione ha spostato a Milano la competenza dell’indagine sulla presunta estorsione di Marcello Dell’Utri ai danni di Silvio Berlusconi. Una ulteriore ‘sconfitta’ per la procura diPalermo che aveva rivendicato la titolarità dell’inchiesta.
La Procura generale della Suprema Corte, come confermano anche fonti della difesa, ha accolto l’istanza che, nelle scorse settimane, era stata avanzata dai legali di Berlusconi, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo. Il Pg di Cassazione ha dunque ritenuto che la competenza territoriale sull’inchiesta fosse della Procura milanese, e non dei Pm di Palermo. Anche il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso aveva espresso, nei giorni scorsi, il suo parere in tal senso.
Nell’istanza accolta, i legali dell’ex premier hanno sostenuto che i versamenti sono avvenuti ad Arcore, dove Berlusconi risiede, o a Milano. Dunque lì si sarebbe consumato il reato di estorsione, che in ogni caso Berlusconi e Dell’Utri hanno sempre negato
“Allo stato delle indagini tutti i bonifici risultano essere pervenuti sui conti correnti accesi da Dell’Utri presso banche di Milano, eccetto due”, scrive infatti la Procura generale della Cassazione. “Il richiamo da parte del pm della sentenza di condanna di Dell’Utri (per concorso esterno in associazione mafiosa, ndr) non appare rilevante ai fini di una eventuale competenza per connessione – scrive il magistrato – come rilevato dal procuratore nazionale non vi è coincidenza temporale tra le vicende, dal momento che la responsabilità penale di Dell’Utri è stata affermata fino al 1992 mentre i fatti per cui si procede sono tutti successivi. Inoltre”, continua il pg, “i due procedimenti si trovano in diverse fasi procedimentali, sicchénessuna connessione è ipotizzabile”.
Nessuna presa di posizione è arrivata dalla Procura di Palermo: “Confermo che c’è questa decisione e ne prendiamo atto. Ma non voglio commentarla”. C’e’ amarezza in procura? “Non dico nulla”.
Nei giorni scorsi, nell’ambito dello stesso filone, era finita nel registro degli indagati la moglie del senatore, Miranda Ratti, con l’accusa di riciclaggio.  Nell’ambito dell’inchiesta sono stati gia’ sentiti Silvio e Marina Berlusconi che hanno respinto lo scenario dell’accusa, ed e’ stata indagata la moglie del senatore, Miranda Ratti, per riciclaggio in quanto avrebbe trasferito i soldi a Santo Domingo.

Il buon Beppe.



Rai1, Rai 2 e Rai 3 sono occupate dai partiti, Canale 5, Italia 1 e Retequattro sono di proprietà di Berlusconi, a capo di un partito, la7 appartiene a Telecom Italia. La Repubblica è di De Benedetti, tessera numero uno del Pdmenoelle, La Stampa è della famiglia Agnelli, gli azionisti di riferimento del Corriere della Sera sono le banche e Confindustria. Siamo manipolati dai partiti, dalle banche e dalle industrie che, attraverso i media, stravolgono la realtà. 
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Roberto Formigoni.



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