sabato 7 giugno 2014

I quanti, questi sconosciuti del progresso tecnologico. - Antonio Lo Campo


Alla meccanica quantistica e alle sue molteplici applicazioni, spesso provenienti dalla ricerca di base, è stato quindi dedicato il 
convegno biennale di Torino, considerato tra i maggiori in Europa.

A Torino duecento “maghi” della fisica quantistica per un convegno biennale.

Si intitola “Quantum 2014”, ed è un convegno internazionale che si svolge in questi giorni a Torino (fino al 30 maggio). Perché “Quantum”? È il termine latino di “Quanto”, termine assai diffuso in fisica per indicare una quantità discreta ed indivisibile di una certa grandezza. Il termine è a volte utilizzato come sinonimo di “particella”.  

Alla meccanica quantistica e alle sue molteplici applicazioni, spesso provenienti dalla ricerca di base, è stato quindi dedicato il convegno biennale di Torino, considerato tra i maggiori in Europa, organizzato dall’INRIM (Istituto Nazionale di Metrologia), in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari. Cinque giorni di approfondimenti su un tema poco conosciuto dal grande pubblico, ma fondamentale nell’ambito della ricerca di base e applicata. Vediamo il perché.  

Quanto importanti i...quanti  
La meccanica quantistica è una teoria fisica che descrive il comportamento della radiazione, della materia e le loro interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni tipici delle scale di lunghezze o di energie atomiche e subatomiche: “L’incapacità della meccanica e dell’elettromagnetismo classico di spiegare fenomeni riguardanti la luce e la sua interazione con la materia, furono le motivazioni principali che portarono allo sviluppo della meccanica quantistica nella prima metà ‘900” – ci spiega il professor Augusto Garuccio, già Prorettore dell’Università di Bari, presente al workshop di Torino – “e il nome “meccanica quantistica”, dato alla teoria, deriva dalla scoperta che alcune grandezze fisiche, come l’energia o il momento angolare, possono variare soltanto di quantità discrete, chiamate appunto “quanti”.  
Una caratteristica fondamentale della meccanica quantistica è il cosiddetto dualismo onda-corpuscolo: a differenza della meccanica classica, che descrive la radiazione elettromagnetica (ad esempio la luce) come un’onda e gli oggetti massivi (ad esempio l’elettrone) come una particella, in meccanica quantistica radiazione e materia possono entrambe essere descritte sia come onde che come corpuscoli. 
“Teoria e pratica vanno di pari passo e noi scienziati evitiamo di scindere questi due aspetti” – aggiunge Garuccio – “poiché un aspetto fondamentale della ricerca in questo campo è lo stretto legame tra gli studi di fisica fondamentale e le tecnologie emergenti che direttamente ne derivano. Pochi sanno che grazie alla fisica quantistica è stato possibile realizzare strumenti come il laser e le risonanze magnetiche, sviluppare la tecnologia alla base delle apparecchiature elettroniche, le telecomunicazioni e le reti informatiche. Persino la fotocopiatrice è basata su un fenomeno prettamente quantistico: l’effetto fotoelettrico. Gran parte della tecnologia che utilizziamo quotidianamente è frutto di questa teoria”. 

Una verifica dell’ ”ultimo sogno di Einstein” con le correlazioni quantistiche  
Le cinque giornate del workshop di Torino (dedicato in memoria al fisico Carlo Novero) stanno illustrando i recenti sviluppi nel campo delle emergenti tecnologie quantistiche; avveniristiche applicazioni e studi fondamentali circa le proprietà di particolari sistemi di luce quantistici aprono nuove prospettive negli ambiti più svariati. Stati di luce quantistici possono essere sfruttati per realizzare comunicazioni criptate più sicure o per studiare campioni biologici con più accuratezza; circuiti fotonici con capacità di calcolo infinitamente superiori a quelle dei computer attuali cominciano a diventare realtà: “I computer finora realizzati” – dice Garuccio – “non hanno ancora sfruttato appieno le opportunità offerte dalla fisica del quanti. In futuro, grazie a queste sperimentazioni, si potranno realizzare elaboratori con capacità di calcolo inimmaginabili in base alla tecnologia attuale”. 
A “Quantum 2014” sono state anche presentate alcune novità. Tra queste, le teorie legate al sogno di costruire una teoria che unifichi tutte le forze note, inclusa la gravità; un elemento chiave della fisica teorica negli ultimi 60 anni, che ha portato a numerose proposte di quantizzazione della gravità, ma senza aver sinora avuto alcuna significativa verifica sperimentale. 
In particolare gli ultimi lavori di Einstein furono diretti, da un lato, a questo scopo e, dall’altro, allo studio delle peculiari correlazioni tra sistemi quantistici che, a suo avviso, erano un’indicazione dell’incompletezza della meccanica quantistica.  
In un lavoro realizzato da ricercatori INRIM (Ivano Ruo Berchera, Ivo Degiovanni, Marco Genovese) e Università di Milano (Stefano Olivares) si è ora dimostrato come queste peculiari correlazioni della meccanica quantistica possano condurre ad un esperimento realizzabile su un semplice tavolo ottico, volto a dare una risposta all’ultimo “sogno di Einstein”. 
“Ciò è possibile grazie alla luce “quantistica”” - spiega Marco Genovese - “che garantisce un grande miglioramento della sensibilità in particolari sistemi interferometrici. La possibilità di realizzare tali sistemi con le presenti tecnologie dischiude la porta ad un rapido raggiungimento di questo risultato. Inoltre tale risultato promuove lo studio di interferometri ultra-sensibili basati sulla luce quantistica le cui applicazioni alle misure di ultra precisione sono ancora soltanto vagamente ipotizzabili, ma che potrebbero essere una vera rivoluzione nel campo”.  

Individuare un oggetto altrimenti invisibile, superando i limiti classici della misura  
E’ lo scopo dell’esperimento realizzato nei laboratori INRIM dal gruppo guidato da Marco Genovese in collaborazione con l’Università di Milano pubblicato sul Physical Review Letters. 
“Immaginiamo di poter avere un oggetto in una stanza illuminata”- spiega Marco Genovese - “e di dover scoprire la sua presenza inviando attraverso un foro un impulso di luce ed osservando la luce di ritorno. Se la luce presente nella stanza è troppo intensa la piccola quantità di luce eventualmente riflessa dall’oggetto non sarà sufficiente ad identificarlo. Tuttavia se si sfruttano le proprietà di correlazione quantistica tra due fasci di luce, uno inviato all’oggetto l’altro tenuto come riferimento, allora sarà possibile identificarlo in condizioni altrimenti proibitive”.  
“Questo è il risultato ottenuto in INRIM” - aggiunge - “basato sulla generazione di fasci gemelli di luce, in cui il numero di fotoni del singolo fascio fluttua casualmente, ma ove il numero di fotoni nei due fasci fluttua all’unisono”. 
Le possibili applicazioni dello schema sono al momento ancora ipotetiche, ma spaziano dall’identificazione di un oggetto scarsamente riflettente in volo nel cielo diurno. Inoltre, questo esperimento rappresenta uno dei primi esempi di come i sistemi quantistici permettano di superare i limiti classici della misura, avviando una “metrologia quantistica”.  

Un workshop in sinergia tra Torino e Bari  
Il convegno di Torino è stato realizzato in collaborazione tra INRIM e Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. L’ateneo barese infatti è tra quelli maggiormente impegnati, a livello internazionale, nel settore della fisica quantistica, e dispone anche di moderni laboratori di Meccatronica (dove meccanica ed elettronica si fondono per lo sviluppo di tecnologie innovative). “Il nostro gruppo di fisica quantistica” – dice il Prorettore Augusto Garuccio – “è stato fondato negli anni settanta dal professor Franco Selleri. Da Bari sono poi iniziati studi e collaborazioni nazionali ed internazionali, da Parigi al Portogallo, fino alla Russia, al Giappone, a Baltimora, negli Stati Uniti e in Corea”.  
L’INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica) è il centro d’eccellenza nazionale per lo studio sulla metrologia, cioè la scienza delle misure. Nasce alcuni anni fa dalla fusione delle competenze tra Istituto nazionale «Galileo Ferraris» (celebre per l’altrettanto famoso segnale orario della Rai), e l’Istituto Colonnetti, entrambi con sede a Torino. È un ente pubblico di ricerca, afferente al Miur, e si occupa di scienza delle misure e dei materiali, e sviluppa tecnologie e dispositivi innovativi. Molti i settori in cui opera: realizza i campioni primari delle unità di misura fondamentali e derivate del Sistema internazionale dell’Unità di misura, e ne assicura il mantenimento; partecipa ai confronti internazionali, permette in Italia riferibilità di ogni misura al Sistema Internazionale di Misura, e rappresenta l’Italia negli organismi metrologici internazionali.  

L'antichissimo pianeta "abitabile" della porta accanto.



Su uno degli antichissimi pianeti che ruotano attorno alla stella di Kapteyn, ad appena 13 anni luce da noi, potrebbe esserci acqua liquida, e non solo. Strappata dalla Via Lattea dall'ammasso globulare di cui è originaria, Kapteyn appartiene a una delle prime generazioni stellari dell'universo e i suoi due pianeti hanno oltre 11 miliardi di anni: un lasso di tempo che secondo i ricercatori potrebbe aver dato alla vita diverse possibilità di svilupparsi.

Due vecchissimi pianeti, uno dei quali potrebbe ospitare acqua liquida e forse forme di vita, sono stati identificati attorno a una piccola stella dalla veneranda età di quasi 12 miliardi di anni, la stella di Kapteyn, che per singolari vicende si trova ad appena 13 anni luce di distanza dal Sole. La scoperta è di un gruppo di astronomi della Queen Mary University of London (QMUL) che firmano un articolo in corso di pubblicazione su “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (MNRAS)” (qui il preprint). 

Dai dati raccolti grazie agli spettrometri ad alta precisione HIRES del Keck Observatory a Mauna Kea, nelle Hawaii, e del PFS dell'osservatorio Magellan/Las Campanas, in Cile, i ricercatori hanno stabilito che il pianeta Kapetyn b è almeno cinque volte più massiccio della Terra e compie una rotazione completa intorno alla stella ogni 48 giorni, lungo un'orbita che si trova nella cosiddetta zona abitabile, ossia a una distanza dalla stella che permette la presenza di acqua allo stato liquido, condizione indispensabile per lo sviluppo di forme di vita.

Il secondo pianeta, Kapteyn c, che è sette volte più più massiccio della Terra, ha invece un periodo di rotazione di 121 giorni e riceve dalla sua stella appena il dieci per cento della radiazione che il nostro pianeta riceve dal Sole: appare quindi troppo freddo per conservare acqua allo stato liquido. 

L'ipotesi che Kapetyn b possa ospitare o aver ospitato forme di vita è considerata particolarmente plausibile dai ricercatori sulla base della storia di Kapteyn e dell'età dei pianeti, circa 2,5 volte quella delle Terra. 


L'antichissimo pianeta "abitabile" della porta accanto
La stella di Kapteyn e i suoi pianeti provengono da una galassia nana che in tempi remoti si è fusa con Via Lattea. (Cortesia Victor H. Robles/James S. Bullocks/Miguel Rocha)
La stella di Kapteyn - una nana rossa scoperta nel XIX secolo dall'astronomo olandese Jacobus Kapteyn - è infatti nata all'interno di un'antica piccola galassia, Omega Centauri, che nel corso della sua storia è stata assorbita e parzialmente dissolta dalla Via Lattea, e che ora forma un ammasso globulare a 16.000 anni luce dalla Terra, costituito da centinaia di migliaia di astri risalenti alle prime generazioni stellari. Kapteyn è una delle stelle strappate da questa piccola galassia, che nella sua deriva ha finito per trovarsi nelle vicinanze del nostro Sole.

L'età dei pianeti che possono ruotare intorno a queste antiche stelle, e a Kapteyn in particolare, è stimata intorno agli 11,5 miliardi di anni, appena due miliardi dopo il big bang. “Questo ci fa interrogare su quale tipo di vita potrebbe essersi evoluta su quei pianeti in un arco di tempo così lungo”, ha detto Guillem Anglada-Escude, primo firmatario dell'articolo.

“La scoperta è davvero eccitante – ha commentato Richard Nelson, direttore dell'Istituto di astronomia della QMUL, non coinvolto nella ricerca – perché fa pensare che grazie a osservatori spaziali come PLATO, nei prossimi anni potranno essere trovati molti altri mondi potenzialmente abitabili attorno a stelle vicine alla Terra.”


http://www.lescienze.it/news/2014/06/05/news/antico_pianeta_abitabile_stella_kapteyn_deriva_galassia_nana-2170732/

Perchè..................?



https://www.facebook.com/ilrompipallone/photos/a.136973916313433.26029.126859533991538/826917940652357/?type=1&theater

QUESTIONE DI (BRUTTO) STILE: IL POTERE CAFONAL FINISCE ALLA GOGNA - Mattia Feltri

POL AFF

La prossima volta si accenderanno la sigaretta con la banconota da cento euro. Berranno lo champagne dalla scarpetta di qualche Samantha. Con la Limousine, i tangentisti moderni hanno già dato: sono rimasti loro, insieme con le quattordicenni che ci fanno dentro le feste di compleanno, a palpitare per l’auto bislunga. 
L’ex generale della Guardia di finanza, Emilio Spaziante, la noleggiava a Dubai per andare dall’aeroporto all’albergo e viceversa. 
La banda del Mose è stata individuata così: entrate un po’ troppo alte, uscite decisamente altissime. Spaziante, nell’attesa del dettaglio che sarà irresistibile, leniva i dolori della vita al volante di auto sportive, al timone di barche da diporto, ammollo in piscine con villa. È tutto già ampiamente sceneggiato e, guarda un po’, Marco Milanese, l’ex braccio destro di Giulio Tremonti rientrato alla grande nelle vicende veneziane, qualche anno fa vantava un parco macchine comprensivo di una Ferrari e una Bentley, automobile che a memoria d’uomo è stata posseduta soltanto dalla regina Elisabetta e da Gianfranco Funari. E intanto prenotava e disdiceva dei costosi fine settimana a New York perché contava di andarci con Sabrina Ferilli e Christian De Sica.
Succede da quando lo stile del corrotto è diventato la prosecuzione di Vacanze di Natale con altri mezzi. È tutto quello che ci rimane impresso. Il Suv Bmw X5 di Francone Fiorito. La foto di Roberto Formigoni con slippino e marsupio Eastpak sulle bianche spiagge caraibiche. Lo scatto glorioso e vanaglorioso del povero Claudio Scajola con moglie sottobraccio e alle loro spalle il finestrone stile Berghof che incornicia il Colosseo. Le feste in toga del consigliere laziale Carlo De Romanis, con maschere da suino e grappoli d’uva calanti su gioiose scollature. Si ruba, si arraffa, si malversa, si intasca ormai semplicemente per vivere in una dimensione strabiliante e caricaturale.
Il campione assoluto è stato Luigi Lusi, il cassiere della Margherita che si era comprato una palazzina nel più lussuoso quartiere di Toronto, e nel frattempo tirava a fine mese in una villa di Genzano, mille e seicento metri quadri con ascensore interno, sala biliardo, idromassaggio, palestra, sauna, impianto di domotica. Se ne andava in giro per il mondo. A Parigi soggiornava al Mercure Ivry sur Seine (in fondo un atto di modestia), a Londra al Carlton (già meglio: 2mila e 600 euro a notte). Un regime mensile da 30mila euro di media, con un record personale di 78 mila, esclusi gli extra tipo la settimana con moglie alla Bahamas per 70 mila euro. Le ricevute dei suoi ristoranti testimoniano gusti sintonizzati sul prezzo: spaghetti al caviale, tartufi di mare, ostriche, cannolicchi, ricci, aragoste, astici.
La mitologia del mollusco ha attraversato questa lunga stagione a cui, a fine cena, manca soltanto lo stuzzicadenti d’oro. Andate su google, digitate qualcosa come “tangenti” e “lusso” ed escono tavolate da dozzine di fauci, in Sicilia o a Verona, in Piemonte o a Bari, con cozze pelose, ostriche di Normandia, e poi tagliolini al tartufo bianco d’Alba, Barolo, Sassicaia, ed ettolitri di champagne, lo champagne arriva a cascate, forse perché la mazzetta non si abbina più col Lambrusco.
I soldi non finiscono mai, ma è la fantasia a fare la differenza. È vero, andavano tutti a farsi l’aperitivo all’Hotel De Russie, tutti a mangiare gamberi vivi da Assunta Madre, intanto che si facevano intercettare anche il ruttino. Tutti a scattare il selfie delle vacanze invernali con Francesco Totti e Christian Panucci alle Maldive. Tutti avevano al polso Patek Philippe da 20 mila euro o Rolex acquistati a SanktMoritz coi brillanti al posto dei numeri. Nel giro di Diego Anemone (quello della casa a Scajola) si scambiavano Audemars Piguet e Chopard. Però uno come Francesco Belsito, il cassiere della Lega del Cerchio magico, si era fermato sulla concretezza da fumetto investendo in lingotti d’oro e diamanti. Un consigliere regionale piemontese (Marco Botta) coi quattrini dei rimborsi si era dotato di mazze da golf. In Calabria – un po’ più al pane e ’nduja – si erano comprati i biglietti per lo spettacolo della lap dance. Angelo Balducci, già gentiluomo di Sua Santità, è riuscito a farsi pagare tende per 19 mila euro, che non si osa immaginare quante finestre avesse. La consigliera regionale del Pdl del Lazio, Veronica Cappellaro, non soltanto aveva accumulato un conto da 17 mila euro da Pasqualino al Colosseo, ma aveva messo in nota spese un book fotografico da mille euro, per un profilo patinato.
Si va ormai oltre la criminalità, si sconfina quotidianamente in commedia, di quelle con le attrici sotto la doccia e caratteristi flatulenti. Infatti Veronica Cappellaro finì poi alla festa della cacca – spiacenti, è testuale – proprio davanti a Palazzo Chigi, in casa di un certo Paolo Pazzaglia, autodefinitosi imprenditore e playboy. Tazze da bagno all’ingresso, scopini col pongo marrone, buffet modellato sul tema, diciamo così, e per completare fialette aromatizzate. Era una protesta contro la politica a causa della quale siamo immersi fino al collo dentro l’elemento in questione. Si affogò l’amarezza un flûte via l’altro.

Dal marciume dell'Expo allo Tsunami del Mose. - Elio Veltri

  

  

Dopo il marciume dell'EXPO, neanche il tempo di elaborare il lutto del paese in mutande, ecco lo tsunami di Venezia
Tutto il ceto politico, quello arrestato e quello indagato, ma anche quello che ha taciuto o ha girato la testa dall'altra parte, c'è  dentro fino al collo. 
La verità è che i partiti non arrivano mai prima della magistratura e non perchè non sanno, ma perchè non vogliono
E' tipico dei partiti del nostro tempo. 
Nella prima repubblica c'era la partitocrazia con i partiti. 
Ora scorazza la partitocrazia senza partiti. 
E quando arrivano le manette ascoltiamo espressioni di meraviglia: Orsoni, una persona tanto per bene, ma chi l'avrebbe mai detto! 
Galan , si è vero un po' disinvolto, ma tutto sommato uno che ha saputo governare!. 
Gli organi di garanzia nei partiti non esistono. 
Nessuno ha la curiosità di conoscere le spese elettorali effettive dei candidati; le assunzioni con lauti stipendi dei familiari e degli amici; gli acquisti di case di lusso e le ristrutturazioni milionarie; i tenori di vita  che nessuna indennità di carica potrebbe giustificare. 
Nessuno. 
Tutti tacciono;  l'omertà e i ricatti la fanno da padroni. 
Questo sono diventati i partiti oggi. 
Risultato: il Mose che sarebbe dovuto costare un miliardo e ottocento milioni di euro, è già costato cinque e ne serve ancora uno, se va bene, per completarlo. 
E poi ci si meraviglia che l'Europa ci considera un vigilato speciale e che il debito pubblico, nonostante il pareggio di bilancio in Costituzione, continua ad aumentare. 
Mi viene in mente che  nel 1991, esattamente un anno prima di Mani pulite, usciva per Laterza il libro Milano degli scandali di Gianni Barbacetto e mio, con la prefazione di Stefano Rodotà. 
A Milano, nessun editore aveva voluto pubblicarlo. 
Vito Laterza aveva dovuto superare molti ostacoli nella sua stessa casa editrice. Mi aveva detto: caro Veltri,   non posso correre il rischio di chiudere la casa editrice, è necessario trovare un prefatore autorevole. 
Gli chiesi se Bobbio sarebbe andato bene e andai a Torino a parlargli.  Gli raccontai un po' del libro e mi chiese di mandargli i due primi capitoli. Lo feci, li lesse e mi scrisse che era rimasto shoccato perchè mai avrebbe pensato che il paese fosse ridotto tanto male e la corruzione imperversasse persino a Milano. Ma trovò una scusa: la carica di senatore a vita, super partes, e non scrisse la prefazione. 
Laterza gli mandò una lettera che era una frustata: caro Bobbio, troppo comodo non sporcarsi mai le mani. 
A quel punto proposi all'editore Stefano Rodotà, il quale accettò. 
Era presidente del PDS e quando si seppe che aveva accettato di scrivere la prefazione al libro scoppiò un putiferio. 
Da una parte Craxi ordinò ai socialisti di non partecipare ad alcuna presentazione e dall'altra l'ala migliorista del vecchio PCI minacciò di deferire il Presidente del partito alla Commissione di garanzia. 
Ma Stefano non arretrò di una virgola, sfidò i suoi interlocutori a un confronto pubblico e scrisse una prefazione che sembra scritta oggi. 

“Sono queste storie di ordinaria corruzione. In esse non si riflette una patologia, ma quella che ormai sta diventando (è già diventata?) la fisiologia dell'intero sistema politico amministrativo dell'Italia Repubblicana. 
Non sono cronache di una lontana provincia, isolata e dissonante, ma del centro produttivo del paese. 
Non sono campioni estratti con un'opera minuziosa d'indagine da un mondo in ombra, ma vicende ben note, già arrivate alla conoscenza dell'opinione pubblica”. 
E poi la stoccata: ”La corruzione si è fatta da tempo metodo di governo”. Sono passati ben 23 anni da quelle cronache, nella organizzazione sempre più vasta e raffinata della tela della corruttela e nella indifferenza sempre più assordante dei cittadini che ci convivono. Aveva ragione Calvino, il quale “nell'Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti”, che introduce il libro, scriveva: ”Avevano potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti”. E ancora:”In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare”.

Ah! Grande Calvino. Come ci manchi! E Come ci mancano gli intellettuali come Pasolini. Sono scomparsi e nel momento in cui la loro presenza sarebbe stata più necessaria. Ma è impossibile che se ne affaccino in un paese senza anima e senza memoria.

venerdì 6 giugno 2014

Ma non dovevano portarlo in Italia due giorni fa?



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Inchiesta Mose, il pizzino con i soldi a Davide Zoggia (Pd) e Lia Sartori (Pdl). - Marco Lillo


Nelle carte dell'indagine la contabilità delle elargizioni della coop Coveco, impegnata nell'appalto. Il deputato democratico ed ex presidente della Provincia di Venezia, non indagato, chiarisce al Fatto: "Soldi registratati per la campagna elettorale e per una consulenza come commercialista".


Soprattutto nell’elenco spicca un politico di livello nazionale: Davide Zoggia, già presidente della Provincia di Venezia, ma poi nominato nel 2009 (fino all’avvento di Renzi) responsabile enti locali del Pd, infine eletto deputato e divenuto celebre come uno dei fedelissimi di Pierluigi Bersani. Sul foglio sono riportati tre pagamenti nei suoi confronti: “40. 000 euro contributo volontario candidato Zoggia” e poi due fatture da 7. 428, 72 euro ciascuna e pagate a Davide Zoggia che dovrebbero esser e state pagate il 28 luglio 2009. È stato trovato a casa dei genitori di Elena Scacco, una dipendente del Consorzio Nuova Venezia, che lo aveva scritto su richiesta di Pio Savioli, l’uomo che si occupava dei pagamenti per conto della cooperativa rossa che fa parte del CVN, il Coveco.
Secondo le testimonianze raccolte quelle somme provenivano dalle sovrafatturazioni per operazioni inesistenti fatte da Coveco al CVN. I manager avevano dato disposizione che fosse scritto tutto su “carta mangiabile” però gli investigatori l’hanno trovato. I pm contestano solo i 25 mila euro alla Sartori anche se nell’elenco ci sono versamenti più ampi (ma probabilmente esclusi dagli accertamenti penali perché registrati e legali) come per esempio i 100 mila euro dati alla Fondazione Studium Marcianum creata dall’allora Patriarca di Venezia Angelo Scola. A prescindere dalla loro qualificazione da parte dei pm i versamenti ai politici del Pd sono politicamente sensibili. Reolon al Fatto dice: “Non ricordo quel versamento di 10 mila euro e non mi risulta tra quelli registrati. Anche i contributi per le provinciali devono essere registrati. Quindi sarà stata un’intenzione del Coveco poi non attuata. Comunque il Mose non c’entra perché non potevo fare nulla per loro. Io ho lavorato alla Lega delle Cooperative e Coveco fa parte della Lega”.
Così Zoggia risponde al Fatto: “I contributi delle provinciali non vanno denunciati a differenza di quelli per l’elezioni della Camera. I 40 mila euro mi sono stati dati con delibera del CoVeCo. per la campagna elettorale delle provinciali del 2009. Sono stati registrati ovviamente anche nel conto corrente della campagna. Quanto alle due fatture, io dal giugno 2009 al dicembre 2009 ho continuato a svolgere l’attività di commercialista perché non ero più presidente della Provincia ma solo consigliere provinciale. Divento responsabile enti locali del Pd nel dicembre 2009. La prestazione risale al periodo in cui non ero né presidente della Provincia né responsabile enti locali”. 
Non riscontra nessun conflitto di interessi
“No. Mi pare non ci sia nessuna contestazione penale, Co. Ve. Co. non faceva mica solo il Mose”. 
Se poi gli si chiede qualche dettaglio sulle prestazioni fatte in cambio dei 15 mila euro, Zoggia si innervosisce: 
“Ritengo di averle dato la risposta. Ho fatto consulenza varia, sono un commercialista: controllo di contabilità, cose varie dal punto di vista fiscale”. 
Chi le ha dato il mandato? 
“Non ricordo”.
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