Considerato dalla rivista Nature uno degli eventi scientifici più attesi per il 2017, porterà ad avere un’immagine 'in negativo' del buco nero super massiccio Sagittarius A.
Gli scienziati li hanno ipotizzati, li hanno rappresentati e anche simulati ed è stato anche osservato per la prima volta un risveglio, senza dimenticare che il segnale catturato che ha permesso di rilevare le onde gravitazionali è stato emesso dalla fusione di due buchi neri. Ora si avvicina il momento della prima foto di un buco nero, quello che si trova al centro della Via Lattea: lo ‘scatto’ è previsto nel marzo del 2017 anche per lo ‘sviluppo’ saranno necessari mesi. Dalle immagini, che saranno raccolte dalla rete mondiale di telescopi del progetto Event Horizon Telescope, sarà possibile capire molto su questi enigmatici mostri cosmici.
Considerato dalla rivista Nature uno degli eventi scientifici più attesi per il 2017, porterà ad avere un’immagine ‘in negativo’ del buco nero super massiccio Sagittarius A al centro di molti studi, tra cui il recente lavoro guidato da Matthew Kuntz, dell’università di Princeton, e pubblicato su Physical Review Letters che ha messo in dubbio molte delle certezze su come i buchi neri si sfamino, inghiottendo la materia che li circonda. “Event Horizon è un progetto atteso da tanto tempo e ci fa davvero sognare”, ha commentato Marcello Giroletti, dell’Istituto di Radioastronomia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Ira-Inaf). “‘È un’osservazione quasi impossibile. Difficilissima a livello tecnico – ha aggiunto – perché il buco nero per definizione non emette radiazione, infatti ne vedremo l’ombra, ed è un oggetto lontanissimo e molto piccolo”. “Le immagini ci faranno capire molto meglio cosa succede quando la materia cade al suo interno”, ha detto Giroletti, se la materia viene ‘strizzata’ dalla forza di gravità oppure ‘fritta’ a causa degli effetti quantistici che creano una sorta di barriera di fuoco attorno ai buchi neri.
Il via alle osservazioni è programmato per la metà di marzo, con otto telescopi che collegati tra loro ne formeranno uno unico grande come la Terra e che vede come punta di diamante Alma, il radiotelescopio dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso). Le osservazioni saranno ripetute per alcune settimane e i dati saranno poi inviati a un super computer che combinerà i molti dati per creare le immagini finali.