domenica 26 febbraio 2017

Sono ex burocrati di Ars e Regione Ecco i cinquanta pensionati d'oro. - Accursio Sabella

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Ex dirigenti, segretari generali e prossimi candidati alle elezioni regionali. Tutti i nomi.


PALERMO - Costano tanto. E lo abbiamo detto. Circa 700 milioni di euro l'anno. Ma chi c'è dietro i numeri? Quali facce si nascondono dietro le prestigiosissime pensioni di Assemblea regionale e Regione? Eccoli i nomi di chi in questi anni ha goduto, dopo aver lasciato i ranghi delle pubbliche amministrazioni regionali, di pensioni superiori ai 140 mila euro lordi. In qualche caso, si arriva persino a 260 mila euro. E dietro ogni nome, c'è una storia.

Ars, le misteriose pensioni dei segretari generali

A Palazzo dei Normanni, una di queste pensioni è ancora avvolta da un fitto mistero: è quella dell'ultimo segretario generale dell'Ars, Sebastiano Di Bella. E celato dalle nubi è stato per lungo tempo il suo stipendio, mai reso noto pubblicamente dall'Assemblea regionale. E così, non resta che affidarsi a quanto dichiarato dal presidente della Regione Crocetta, che ha parlato di 600 mila euro annui. Che si tradurranno in una pensione non molto distante da quelle cifre e si è già tramutato in una buonuscita milionaria. Insomma, una uscita di scena ricca e anche molto tempestiva. Giunta proprio poco prima dell'arrivo dei nuovi tetti a stipendi e pensioni, fissati a 240 mila euro. Prima di Di Bella, era stato il turno del suo predecessore, Giovanni Tomasello. In questo caso la liquidazione è stata di “appena” mezzo milione. Mentre la pensione, giunta all'età di 57 anni, dovrebbe oscillare attorno ai 12 mila euro netti al mese. Superiori ai 200 mila euro anche le pensioni degli altri segretari generali andati in quiescenza, da Silvio Liotta a Gianliborio Mazzola. In alcuni di questi casi, le liquidazioni hanno sfiorato i due milioni di euro.

Il caso Crosta

Era diventato un caso nazionale, invece, la pensione di Felice Crosta, ex dirigente dell'Agenzia regionale per l'acqua e i rifiuti ai tempi del governatore Cuffaro. Una pensione record da 1.400 euro al giorno, frutto di un mega-stipendio da 460 mila euro l'anno, guadagnato per pochi mesi prima della pensione, ma poi tornato utile come base pensionabile in forza a una legge che l'Assemblea regionale siciliana varò proprio alla vigilia della sua nomina. Una pensione-monstre, contro la quale si oppose il governo Lombardo. "Non si tratta certo di un regalo, io ho lavorato per 45 anni", spiegò Crosta. Nel 2010, in primo grado, la Corte dei Conti ha riconosciuto il suo diritto, ma in appello ha ribaltato il verdetto, stabilendo che al manager pubblico spettava "soltanto" una pensione commisurata all'indennità percepita prima del brevissimo "compito" assegnatogli da Cuffaro: 227mila euro, circa la metà del vitalizio percepito fino a quel momento. Oggi Crosta sta restituendo a poco a poco le somme “illegittimamente” ricevute.

Il caso Russo

Tra le pensioni d'oro della Regione ce n'è una andata a un pensionato “baby”: Pier Carmelo Russo è andato “a riposo” ad appena 47 anni, grazie alla famosa legge 104 che riguarda i parenti di persone che necessitano di assistenza. Ex segretario del Pci a Bagheria nei primi anni ’90, Russo ha fatto carriera come funzionario regionale, fino ad occupare il massimo livello burocratico dell'Isola: quello di segretario generale. Russo è andato in pensione nemmeno cinquantenne per accudire il padre malato, ma pochi giorni dopo è stato nominato da Raffaele Lombardo assessore all'Energia e Rifiuti del suo terzo governo. In compenso, Russo non ha mai percepito l'indennità assessoriale, che ha devoluto in beneficenza, scegliendo di contare 'solo' sulla sua pensione da 11 mila euro lordi al mese. Ma ha anche collaborato per anni, in qualità di consulente legale, con la Regione sulla vertenza milionaria relativa al fallito progetto dei termovalorizzatori voluto da Cuffaro e bocciato da Lombardo.

I pensionati a lavoro

Quello di Russo non è l'unico caso di pensionati chiamati a lavoro nonostante fossero andati poco prima a riposo. Antonino Scimemi, già dirigente del dipartimento alla Programmazione, poi direttore generale dei Beni Culturali e dell'Urbanistica in epoca cuffariana, ad esempio, rientrò tra le maglie della pubblica amministrazione dell'Isola in qualità di capo di gabinetto di Raffaele Lombardo (poi sostituito da Patrizia Monterosso). Scimemi ha fatto parte anche dei consigli d'amministrazione di Sicilia e-Servizi, Irfis Siciliacque e Italkali e nel 2007 è stato assessore comunale al centro storico a Palermo in quota Mpa e direttore generale della Provincia di Catania quando Lombardo era presidente.

Alfredo Liotta, ex dirigente generale del Dipartimento del personale, era andato in pensione alla fine del 2008, dopo 40 anni di servizio. Liotta poi fu nominato dell'allora assessore Caterina Chinnici, come capo di gabinetto, ma si dimise presto. Santino Cantarella, da dirigente di seconda fascia alla Motorizzazione civile di Catania è diventato direttore generale dell'Ente Acquedotti. Per lui, fino al 2010, oltre alla pensione, anche il ruolo di commissario straordinario dello Iacp (l'Istituto autonomo case popolari). Girolamo Di Vita guidò il Dipartimento bilancio e tesoro in epoca cuffariana per poi guidare l'Aran, l'ente che si occupa dei contratti dei regionali. Saverio Ciriminna era uno degli uomini più potenti della sanità siciliana. Dopo il pensionamento rientrò nel mondo della Sanità diventando il nuovo capo della Croce Rossa regionale. Tutti questi percepiscono oggi pensioni superiori ai 150 mila euro annui lordi.

Il pensionato candidato

C'è anche uno dei candidati alla corsa per la presidenza della Regione, tra i “pensionati d'oro”: si tratta di Francesco Paolo Busalacchi, ex direttore regionale alla Programmazione. Tra i nomi degli ex regionali destinatari di pensioni superiori ai 140 mila euro lordi poi ecco Luigi Castellucci, ex direttore generale della Sanità, tra i diversi ruoli ricoperti nell'amministrazione regionale, vanta anche quello di capo di gabinetto del presidente Lombardo. Tra i dirigenti eccellenti della Sanità dell'Isola, ad essere andati a riposo con ricche pensioni anche Michele Bagnato, Antonio Mira, Santo Amandorla. Tra gli ex dirigenti dell'assessorato alla Presidenza spunta il nome di Tullio Martella.

I superpensionati che provengono dall'assessorato all'Agricoltura e alle Foreste sono invece il già citato Felice Crosta, Benedetto Lucchese e Ignazio Sciortino. Quest'ultimo nel 2008 si era candidato alla Camera, ma in posizione non eleggibile, con l'Mpa. Dall'assessorato ai Beni culturali provengono invece Marco Aurelio Lo Franco e Giuseppe Grado. Mentre tra i pensionati d'oro spunta anche un nome legato all'assessorato al Bilancio e Finanze: si tratta di Ercole Rabboni che ha chiuso la sua carriera alla Regione da dirigente generale alla Formazione. Ex dirigente dell'assessorato alla Cooperazione è Beniamino Landolina, dall'Industria proviene invece Michele Sarrica, che era stato anche capo di gabinetto dell'ex governatore Salvatore Cuffaro, nonché dell'ex assessore all'Industria Pippo Gianni. E ancora, la lunga lista dei pensionati d'oro si riempie coi nomi dell'ex segretario Gaetano Di Fresco, e degli ex dirigenti generali Domenico Pergolizzi, Agostino Porretto, Giovanni Sapienza, Americo Cernigliaro.

I fedelissimi dei presidenti

Tra i destinatari di assegni assai “pesanti” anche due ex dirigenti che, a vario titolo, sono stati tra i più graditi agli ultimi due governatori. Gesualdo Campo è stato infatti tra i burocrati più influenti durante l'era di Lombardo, e al centro anche di diverse polemiche. Mentre Vincenzo Sansone deve in qualche modo ringraziare il governo Crocetta: la scelta del governatore di nominarlo a capo del dipartimento tecnico ad appena un anno dalla pensione, ha consentito al burocrate stesso di calcolare il suo assegno sulla base di quel (ben remunerato) incarico di dirigente generale. Non era per niente amato dal governo in carica, invece, Marco Salerno. Fino a pochi mesi fa unico dirigente di prima fascia della Regione. Un titolo non sufficiente per ottenere incarichi di primo piano dal governo Crocetta, che invece l'ha “relegato” nell'ultima parte della sua carriera, al “Centro regionale del catalogo”. “Forse perché sono un bibliotecario” ironizzava un po' di tempo fa su Livesicilia.

Le altre pensioni d'oro

Tra i nomi dei pensionati d'oro spuntano anche quelli di Vincenzo GaliotoFrancesco Castaldi, ex dirigente dell'ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana; Francesco Castiglione ex capo dell'ufficio di Genio Civile di Agrigento poi alla guida dell'Ente Acquedotti Siciliano; Giorgio Colajanni, ex direttore all'Agenzia Regionale per i rifiuti e le acque; Antonino Colletti, ex ispettore generale dell’Azienda regionale foreste demaniali; Giuseppe Geraci, che è stato direttore ufficio idrografico regionale; Giuseppe Turturici, ex capo di gabinetto dei Lavori Pubblici. Godono delle invidiabilissime pensioni anche l'ex dirigente generale del Dipartimento della cooperazione, del commercio e dell'artigianato, Francesco Paolo Guerrera; l'ex dirigente generale del Dipartimento regionale ai Beni Culturali, Antonino Lumia; l'ex dirigente generale dell'ispettorato tecnico dell'assessorato ai Lavori Pubblici, Rosario Navarra Tramontana; l'ex segretario di giunta, Carmelo Ruffino; l'ex segretario generale di Palazzo d'Orléans, Gaetano Scaravilli. E ancora, ecco i nomi di Maria Teresa Ribaudo, Michele Cipolla, Maria Vitale, Piero Di Maggio, Castrense Marfia, Giovanni Arnone. Tutti in pensione. Tutti con un'indennità compresa tra i 132 mila e i 256 mila euro annui. 
Pensioni d'oro, in una Sicilia che è stata per tanto tempo terra di privilegi.

giovedì 23 febbraio 2017

Scoperto un sistema solare con 7 pianeti 'fratelli' della Terra.

Rappresentazione artistica della stella Trappist-1 con il suo sistema planetario (fonte: NASA/JPL-Caltech) © Ansa
Rappresentazione artistica della stella Trappist-1 con il suo sistema planetario (fonte: NASA/JPL-Caltech)


Potrebbero avere le condizioni per ospitare la vita.


Il più grande sistema planetario mai scoperto con tanti possibili 'sosia' della Terra, a nemmeno 40 anni luce dalla Terra. Mondi che potrebbero avere acqua liquida in superficie e forse le condizioni per ospitare la vita. La straordinaria scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve a un gruppo internazionale coordinato dall'università belga di Liegi. Aumenta così anche il numero dei pianeti esterni al Sistema Solare finora scoperti.

I pianeti ruotano intorno alla stella Trappist-1, molto più piccola e debole del nostro Sole. "E' un sistema planetario eccezionale, non solo perché i suoi pianeti sono così numerosi, ma perchè hanno tutti dimensioni sorprendentemente simili a quelle della Terra", spiega il coordinatore della ricerca, Michael Gillon. Utilizzando il telescopio Trappist, installato in Cile presso lo European Southern Observatory (Eso), i ricercatori hanno scoperto che tre dei sette pianeti dei Trappist-1 si trovano nella zona abitabile, cioè alla distanza ottimale dalla stella per avere acqua allo stato liquido. Potrebbero quindi ospitare oceani e, potenzialmente, la vita.

I sei pianeti più vicini alla stella sono paragonabili alla Terra per dimensioni e temperatura, hanno probabilmente una composizione rocciosa e si trovano in una zona in cui la temperatura è compresa fra zero e 100 gradi. Il sole di questo sistema planetario, Trappist-1, è una vecchia conoscenza per gli astronomi: era stato scoperto nel maggio 2016 insieme ai tre pianeti che si trovano nella fascia abitabile. 

Trappist-1, nella costellazione dell'Acquario, è una stella nana ultrafredda, con una massa pari all'8% del nostro Sole. In termini stellari quindi è molto piccola, solo un po' più grande di Giove. Gli astronomi ritengono che queste stelle nane possano ospitare molti pianeti di dimensione terrestre in orbite molto strette, rendendoli quindi promettenti obiettivi per la caccia alla vita extraterrestre, ma Trappist-1 è il primo di questi sistemi a essere stato scoperto. 

"La produzione energetica delle stelle nane come Trappist-1 è molto più debole di quella prodotta dal Sole. Perché ci sia acqua liquida in superficie, i pianeti dovrebbero essere in orbite più vicine di quanto vediamo nel Sistema Solare. Fortunatamente sembra che questa configurazione compatta sia proprio ciò che troviamo intorno a Trappist-1", spiega il co-autore della ricerca, Amaury Triaud, dell'università britannica di Cambridge. 

Molti dei sette i pianeti di Trappist-1, osservati anche con il telescopio spaziale Spitzer della Nasa, potrebbero avere acqua liquida in superficie, anche se le distanze orbitali rendono alcuni candidati più promettenti di altri. Modelli climatici suggeriscono che i tre pianeti più interni siano probabilmente troppo caldi per avere acqua liquida. E il pianeta più esterno è probabilmente troppo distante e freddo per averne. Ma quei tre pianeti che si trovano con le loro orbite giusto nel mezzo rappresentano per gli astronomi una sorta di Santo Graal poiché hanno le condizioni ideali per poter ospitare la vita.


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lunedì 20 febbraio 2017

La sinistra è il popolo! La sinistra siamo noi!


"Ho avuto l'impressione che il Pd in questi due mesi non si sia rispettato e abbia sprecato il suo tempo" ha detto Renzi nel suo intervento, sottolineando che ora la responsabilità va "verso il Paese e verso chi sta fuori". (Sky Evening news)
Qualcuno è disposto a spiegarmi che cosa intendesse dire il mentecatto, non chè rottamatore da rottamare?
Io ho non-poche-difficoltà a seguirlo nelle sue elucubrazioni da pubblicitario-sloganist di bassa levatura.
Che cosa intende quando parla del Paese a cui fa riferimento? E chi sarebbe "chi sta fuori"?
Si rende conto del fatto che se il PD si trova a dover analizzare il proprio operato per riacquistare consensi, oltre a quelli messi in cassaforte per puro clientelismo e asservimento, è per colpa sua?
Lui, più di chiunque altro prima di lui, ha allontanato dal partito chi credeva ancora nella politica della sinistra.
L'unico maggior colpevole dell'insuccesso di questo PD è lui!
Faccia un passo indietro, si allontani dalla politica definitivamente e lasci il campo libero a chi la politica vuole farla con responsabilità, senza protagonismi da guitto d'avanspettacolo.
Faccia il comico o l'imbonitore di pentole (tralasciando il porta a porta, glielo sconsiglio, non credo sia preparato ad un eventuale rifiuto) e, forse, avrebbe più fortuna.
Non è adatto alla politica, non sa neanche che cosa sia, figurarsi se è in grado di capire la differenza tra la politica di destra, e quella di sinistra.
E non credo che sia in grado di decidere nulla, tutto ciò che ha fatto, infatti, è stato obbedire agli ordini calati dall'alto.

Infine sarebbe il caso di fargli capire che la sinistra siamo noi, non è lui, la sinistra è il popolo ed al popolo deve adeguarsi chi vuole far parte della sinistra.

Roma Metropolitane, pignorati 10 milioni di euro: azienda sull’orlo del baratro. A rischio Metro C e conti del Comune. - Vincenzo Bisbiglia

Roma Metropolitane, pignorati 10 milioni di euro: azienda sull’orlo del baratro. A rischio Metro C e conti del Comune

Giovedì la Salini-Impregilo ha ottenuto dal giudice il blocco dei conti della municipalizzata, che da tempo in perdita costante, non ha mai approvato il bilancio 2015 e non ha proceduto alla ricapitalizzazione da 11 milioni di euro fondamentale per mantenerla in vita. Il fallimento dell'azienda, che ha contenziosi per 1 miliardo di euro, comporterebbe un effetto domino sulle casse del Campidoglio.

Un pignoramento da 10 milioni di euro rischia di far fallire la società del Comune di Roma che realizza le opere di trasporto pubblico (metro, tram, filobus, funivie, ecc). Conti correnti bloccati, azienda sull’orlo del baratro e l’amministratore unico – nominato appena 2 mesi fa da Virginia Raggi – che attacca la giunta grillina e minaccia le dimissioni. Roma Metropolitane è una polveriera e, se non accadrà qualcosa nei prossimi giorni, rischierà seriamente di essere al centro del prossimo ciclone di questa tempesta infinita che sta mettendo a dura prova l’amministrazione pentastellata. Anche perché in gioco c’e’, ancora una volta, la grande opera per eccellenza della Capitale: la metro C.
I CONTI IN ROSSO – Partiamo dalla fine. Giovedì scorso la Salini-Impregilo, nota società di costruttori romani, ha ottenuto dal giudice il pignoramento dei conti della municipalizzata, in virtù di un credito vantato di “appena” 10 milioni di euro, relativo alla costruzione (ultimata nel 2015) della linea B1 del metrò. 
Nonostante Roma Metropolitane abbia contenziosi aperti per quasi 1 miliardo di euro con varie aziende del settore, la visita pomeridiana dell’ufficiale giudiziario è bastata a bloccare definitivamente i flussi di cassa, già da tempo sono pressoché nulli.
Da dove nascono le difficoltà? L’azienda, da tempo in perdita costante, non ha mai approvato il bilancio 2015 e, seguendo l’indirizzo di una mozione presentata dalla maggioranza M5S e approvata a novembre in Assemblea Capitolina, non ha proceduto alla ricapitalizzazione da 11 milioni di euro fondamentale per mantenerla in vita. Tuttavia, a causa delle forti diversità di vedute fra l’assessore ai Trasporti, Linda Meleo, e quello alle Partecipate, Massimo Colomban, la sindaca Raggi ha comunque deciso di nominare un nuovo amministratore unico, Pasquale Cialdini, in attesa di varare un piano complessivo di riordino delle società capitoline, che però tarda ad arrivare.
TENSIONE AI VERTICI – La tensione si taglia a fette. E’ probabile che questo mese i circa 200 dipendenti fra ingegneri e impiegati non prenderanno lo stipendio, motivo per il quale da giorni sono in assemblea permanente. Durante un incontro con i sindacati, l’amministratore Cialdini – già dirigente del Mit – ha avuto parole durissime nei confronti della giunta, minacciando di dare dimissioni e di portare i libri contabili in tribunale se entro la fine di febbraio non arriveranno direttive sul futuro della società. I lavoratori venerdì pomeriggio hanno occupato simbolicamente il cantiere della metro C a San Giovanni, ma finora nessuno della maggioranza M5S si è espresso sul tema.
RISCHIO EFFETTO DOMINO – Ma cosa accadrebbe con il (possibile) fallimento di Roma Metropolitane? Il rischio è una specie di effetto domino che andrebbe a pesare direttamente sulle casse del Campidoglio, con ripercussioni economiche ben superiori all’effettivo valore della municipalizzata stessa. Come detto, Roma Metropolitane funziona da “stazione appaltante” per le grandi opere; questo significa che la società si accolla per conto del Comune tutti i rapporti finanziari con le aziende private che svolgono materialmente i lavori legati ai trasporti della Capitale.
Solo con il consorzio di imprese che sta costruendo la metro C – Vianini Caltagirone, Ansaldo Sts, Astaldi, Ccc e Cmb – la municipalizzata oggi diretta da Cialdini ha un debito certificato di quasi 200 milioni e un contenzioso aperto in tribunale civile per almeno altri 300 milioni. L’ex amministratore unico, Paolo Omodeo Salè, stimava in 1 miliardo di euro l’importo totale di questi contenziosi, che in caso di fallimento andrebbero a pesare tutti sul Campidoglio, mandandone in tilt i flussi di cassa.
GLI EFFETTI SULLA LINEA C – Come noto, la metro C di Roma ad oggi è in funzione in un tratto ancora piuttosto decentrato, ovvero dall’estrema periferia est di Pantano fino a piazza Lodi (appena dentro le mura Aureliane). Dopo molti tentennamenti, pare che Virginia Raggi e i suoi si siano convinti di portare avanti l’opera lungo il tracciato previsto, nonostante gli sprechi (extracosti per quasi 1 miliardo), i ritardi (ben 6 anni sulla tabella di marcia) e le inchieste aperte da Procura di Roma e Corte dei Conti.
In questo momento, il Campidoglio punta tutto sull’apertura della stazione di San Giovanni, ipotizzata per fine 2017, che permetterebbe alla linea C di incrociare la linea A. Un risultato che potrebbe essere messo in dubbio proprio dall’eventuale fallimento di Roma Metropolitane, punto di riferimento per il contraente generale e parafulmine economico per il Comune.

Basta!

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La domanda sorge spontanea:
ma, dopo gli avvenimenti ai quali abbiamo assistito, possiamo ancora dire che il PD sia un partito di ideologia di sinistra? 


Un partito tendenzialmente comunista?

A me sembra che abbia cambiato rotta e che sia diventato un partito con tendenze fasciste e liberali al massimo!


- Impone regole e leggi che privilegiano le banche e le grandi industrie; 
- non tutela i lavoratori tassandoli a dismisura (quando un lavoro ce l'hanno), e li costringe ad accettare stipendi sempre più bassi e orari di lavoro massacranti e schiavizzanti;           -  permette alle aziende di trasferire le attività altrove all'estero; 
- non punisce gli evasori, chi trasferisce denaro nei paradisi fiscali, chi commette reati contro la pubblica amministrazione, ......

Io non mi sento tutelata, mi sento perseguitata da questo PD!

venerdì 17 febbraio 2017

Milleproroghe, ok del Senato. Ecco tutte le novità da taxi a editoria.

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Via libera tra le proteste dall'aula del Senato. Sulla richiesta del governo di fiducia al maxiemendamento al decreto che "recepisce sostanzialmente le modifiche della commissione", ha spiegato la ministra per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro 153 i sì, 99 no e nessun astenuto. Il provvedimento passa ora all'esame della Camera che deve approvarlo entro la scadenza del 28 febbraio.
Numerose le modifiche al decreto "Omnibus" del governo in cui, come da tradizione, è finito un po' di tutto, dalla proroga alla Dis-coll a quella per le norme antincendio in asili, hotel e rifugi, passando per la proroga alla Bolkestein sul commercio a quella sull'applicazione delle norme che regolamentano gli Ncc e Uber, entrambe misure che hanno suscitato le proteste degli ambulanti, martedì, e dei tassisti, oggi. Il maxiemendamento - che inglobava i circa 100 emendamenti approvati in commissione Affari costituzionali - ha richiesto ieri sera diverso tempo per la bollinatura da parte della ragioneria dello Stato, facendo slittare il voto dell'aula a stamattina. Nel testo finale sottoposto oggi alla commissione Bilancio, sono state espulse alcune norme considerate doppioni o senza copertura.
COMMERCIO
Le principali modifiche approvate riguardano innanzitutto la proroga all'applicazione della direttiva Bolkestein al 31 dicembre 2018, superando quindi l'emendamento Mirabelli - che escludeva i Comuni che avevano già attivato i nuovi bandi - e che aveva scatenato la rumorosa protesta degli ambulanti che per ore martedì avevano fatto sentire la loro voce sotto palazzo Madama.
TAXI 
Protesta dei tassisti su corso Rinascimento, davanti il Senato, contro l'emendamento inserito nel decreto milleproroghe che, è l'accusa, favorirebbe servizi come Uber. La norma rimanda al 31 dicembre il termine entro cui il ministero delle Infrastrutture deve emanare il provvedimento finalizzato a impedire le pratiche di esercizio abusivo dei taxi e quelle di noleggio con conducente.
FISCO
Tra gli emendamenti approvati, c'è l'ok a due soli invii all'anno delle fatture Iva durante i primi dodici mesi di applicazione dello spesometro, il primo entro il 16 settembre 2017 e il secondo entro febbraio 2018. Restano invece le 4 scadenze annuali per le liquidazioni Iva.
TASSA DI SBARCO Un'altra modifica al testo inserisce invece la possibilità di introdurre una tassa fino a 2,5 euro per sbarcare sulle isole minori, in alternativa alla tassa di soggiorno.
PRECARI ISTAT
Soddisfatti i precari Istat: dopo le vibranti proteste dei 350 ricercatori precari dell'istituto, che nei giorni scorsi si erano "impossessati" dell'account Twitter dell'istituto ed erano stati anche ricevuti in direzione Pd potranno partecipare al concorso interno per l'assunzione.
PROROGA DIS-COLL 
Via libera all'emendamento per la proroga della Dis-Coll, cioè l'indennità di disoccupazione per i Collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co), mentre si conferma lo stop del mini aumento delle pensioni anche nel 2017.
RIENTRO CERVELLI IN FUGA
Approvata anche la norma che estende al 30 aprile 2017 il regime fiscale agevolato per il rientro dei cervelli in fuga, che permette di considerare reddito complessivo soltanto il 70% dell'intero reddito, con una riduzione della base imponibile ai fini Irpef del 30%.
TERREMOTI
Misure anche per i terremotati: via libera all'emendamento Pezzopane (Pd) che assicura per un ulteriore anno e fino a dicembre 2018 i contratti dei lavoratori precari del comune dell'Aquila e dei comuni del cratere. Il decreto conferma anche il differimento del pagamento dei mutui presso la Cassa Depositi e Prestiti, accesi dai Comuni colpiti dal sisma del 2012.
PARTITI POLITICI
Un altro anno di tempo, fino al 31 dicembre 2017, per i partiti politici per trasmettere i rendiconti relativi agli anni 2013, 2014 e 2015.
SLITTANO OBBLIGHI ANTINCENDIO
Rinviata l'entrata in vigore, al 31 dicembre 2017, delle norme antincendio negli asili nido, negli alberghi e nei rifugi.
CIGS SETTORE ITTICO
Ok anche allo stanziamento di 17 milioni di euro per la copertura della Cassa integrazione in deroga rivolta ai lavoratori del settore ittico nel 2016.
BONUS IRPEF PER CHI COMPRA CASAEsteso per tutto il 2017 il bonus Irpef per chi acquista una casa di classe A o B. Fino al 31 dicembre si potrà detrarre dall'imposta lorda il 50% dell'importo corrisposto per il pagamento dell'Iva per all'acquisto di un immobile ad alta efficienza energetica.
AFFITTI
I proprietari di case in affitto, non dovranno più registrare il contratto di locazione nel 730 per avere diritto alla cedolare secca.
LOTTERIA SCONTRINI
Rimandato al primo novembre 2017 l'avvio della sperimentazione della lotteria nazionale legata agli scontrini per gli acquisti con carta di debito o credito, introdotta nella legge di bilancio.
SALVI I PRECARI AGCOM
Cresce l'Autorità garante del mercato e della concorrenza, con un emendamento he consente di portare il totale dei dipendenti da 150 a 180 unità.
DIRITTI TV CALCIO
Slitta il trasferimento del 10% dei diritti audiovisivi incassati dalla Lega calcio di serie A ai settori giovanili, che scatterà a partire dal primo luglio 2017 (il vecchio termine era il 31 gennaio).
CINEMA E FONDAZIONI LIRICHE
Una parte delle risorse per le imprese di produzione cinematografica, per il 2017, potrà essere destinata all'Istituto Luce per la cineteca nazionale. Aumentano di 12 milioni le risorse per le fondazioni lirico sinfoniche con una quota massima di 4 milioni, dovrà essere destinata ad Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dagli eventi sismici dello scorso anno.
ANAS E RFI
Niente limiti alle assunzioni e stop alla spending review in Anas, mentre viene prorogato fino al 30 settembre 2017 del contratto di programma 2012-2014 con Rfi, in attesa dell'approvazione del nuovo.
EDITORIA
Rimandata anche l'applicazione della legge sull'editoria per quanto riguarda il contributo alle imprese e le regole di calcolo. Il contributo pubblico massimo liquidabile non può eccedere il 50 per cento dell'ammontare complessivo dei ricavi riferiti alla testata.
PROROGA IRES E IRAPProroga di 15 giorni per la trasmissione delle dichiarazioni Ires e Irap, da trasmettere entro il 16 ottobre.
AGENZIA ENTRATE
Prorogata di un anno la durata del mandato dei delegati nei consigli di rappresentanza militare e la finestra dei concorsi pubblici per coprire le vacanze di organico dei dirigenti delle Agenzie fiscali.

Mani Pulite, 25 anni dopo: Di Pietro, il malaffare si è evoluto. - Francesca Brunati



'C'è ancora ma si è ingegnerizzato per garantirsi più impunità.


"Da una parte rimane l'amarezza nel constatare che nonostante tutto quel che ha scoperchiato Mani Pulite, il sistema della corruzione e del malaffare nella pubblica amministrazione è rimasto ma non come prima: si è 'ingegnerizzato' per garantirsi maggiore impunità. Dall'altra parte bisogna sottolineare, come dimostrano le inchieste quotidiane, che la magistratura, nella lotta alla corruzione, non ha abbassato la guardia". 

A 25 anni di distanza dall'avvio dell'inchiesta Mani Pulite è la "riflessione a due facce" di Antonio Di Pietro, ex pm e tra i protagonisti, accanto a Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e all'allora Procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli, di quella stagione cominciata il 17 febbraio 1992 con l'arresto di Mario Chiesa. Le parole di Di Pietro non sono inedite. Le va ripetendo da tempo e spesso in occasioni pubbliche. L'ultima una decina di giorni fa al Palagiustizia milanese dove l'incontro per celebrare il venticinquesimo anniversario dalla nascita dell'indagine, la quale ha comunque ridisegnato la geografia dei partiti italiani, è andato semi deserto. In quell'occasione, davanti a una platea risicata, e a fianco di Davigo, ora presidente del'Anm, aveva affermato: "Tangentopoli è ancora qui" mentre "Mani Pulite è finita" e da allora ad oggi l'unica cosa che è cambiata è che adesso "c'è desolazione da parte dell'opinione pubblica perché non crede più che possa cambiare qualcosa". E la dimostrazione è "quest'aula che vedo vuota". 

Ancora oggi, sentito al telefono, Di Pietro ha ricordato che "Mani Pulite non aveva scopi politici ed è stata solo una inchiesta giudiziaria che ha preso 'con le mani nella marmellata' anche i politici. Non è stata colpa della magistratura - ha aggiunto - se a rubare erano politici, uomini delle istituzioni e funzionari pubblici". Tutt'altra cosa Tangentopoli: "Era il sistema del malaffare. C'era allora e c'è adesso", solo che adesso si è in sostanza riprogrammato in modo più sofisticato per garantirsi sempre più l'impunità. Un sistema che non è stato intaccato visto che nella classifica mondiale dell'Indice di percezione della corruzione (Cpi) elaborata da Transparency International, l'Italia è al sessantesimo posto ed è terzultima in Europa, seguita da Grecia e Bulgaria. Qualcosa ha fallito? "Ha fallito chi doveva attivarsi affinché ci fossero leggi, mezzi e prevenzione... E non voglio aggiungere altro".